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Autore: bjpolarr    03/08/2013    11 recensioni
Annuì, ma non cambiai espressione.
Venne verso di me e si sedette sulla che stava di fronte al mio letto.
Si asciugò le lacrime che calavano dai suoi occhi e prese fiato.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Me ne andai da quella casa, lasciando Harry e Liam in lacrime, Louis e Zayn sconvolti, non mi interessava, non mi interessava più niente.
Alloggiai in un hotel poco conosciuto, due stelle, c’erano solo persone anziane, meglio.
La mia camera era piccolina, ma a me bastava.
Il cellulare non smetteva di squillare, Harry provava continuamente a chiamare, ma mai io gli avevo risposto e nemmeno avevo intensione di farlo.
Mi sedetti sul letto, provai a pensare, ma non ci riuscivo, sentivo una strana sensazione, come se mi facesse male il cuore, cosa che in realtà è impossibile che succeda. Ma sapevo perfettamente cos’era quel dolore, la provavo ogni volta e ogni volta, era sempre la solita, stessi sintomi, tutto uguale.
Decisi di sdraiarmi, ad un certo punto cominciarono a bruciare gli occhi, sentivo il bisogno di piangere e sentivo malinconia, ma poi mi ricomposi. No Niall, basta fare il debole, basta farti mettere i piedi in testa, adesso sei grande e devi difenderti. Nessuno più può proteggerti, nessuno!
Mi sentivo frastornato, disturbato, non sopportavo più quel maledetto cellulare che continuava a vibrare su quel maledetto comodino, ma non riuscivo a spegnerlo. Non volevo
Per fortuna smise di vibrare per cinque minuti, mi alzai dal letto, andai in bagno a sciacquarmi la faccia, sentivo quel maledetto dolore. In realtà non era un vero e proprio dolore, era solo una sensazione a cui poi ho associato un dolore, un dolore al cuore, mal di cuore.
Mi guardai allo specchio, avevo gli occhi rossi e cupi, avevo un’espressione che non avevo mai avuto, ero arrabbiato, furioso.
Pensavo alle parole dei ragazzi, più ci pensavo e più mi innervosivo, ero nervoso, ero un demone. Istintivamente presi il vasetto di vetro che c’era sul lavabo e lo gettai a terra con violenza.
 
« Vaffanculo, cazzo! »
 
Sospirai e tornai a fissare l’immagine riflessa su quel dannato specchio, no, non potevo essere io.
Volevo tirare un pugno a quello specchio, ma mi trattenni, quello non era lo specchio di casa mia, era un ambiente pubblico, tornai in camera da letto, presi a calci la mia valigia, sentì il cellulare vibrare, non ne potevo più.
 
« Che cazzo vuoi ancora? »
« Niall. »

 
Harry aveva la voce rotta dal pianto.
 
« Non posso stare lontano da te, torna, per favore. »
 
Riuscì a dire solo queste parole prima di tornare a singhiozzare di nuovo.
 
« Smettetela, state solo recitando, delle vostre recitazioni me ne sbatto. Ci pensavate prima. Addio Harry. »
 
Stavo per riagganciare, ma Harry cominciò a parlare di nuovo.
 
« Non fare così, per favore. Mi accorgo solamente adesso di quanto tu conti davvero qua dentro. Perdonami, perdonami, perdonami. »
« Basta Harry. »

 
Riagganciai.
Non aspettai la sua risposta.
Mi voltai, davanti a me c’era un vaso, lo presi, lo lanciai contro il muro.
 
« Cazzo, cazzo! »
 
Non riuscivo a trattenermi, avevo perso il controllo.
Qualcuno stava bussando alla mia porta, mi diressi verso quest’ultima e la aprì, ero furioso.
 
« Signore, va tutto bene? Sto sentendo dei rumori e mi sono preoccupata. »
« Va tutto bene, ho solo rotto sbadatamente dei vasi, se vuole glieli ripago. »
« No stia tranquillo, volevo solo assicurarmi che lei stava bene. Arrivederci. »

 
Chiusi la porta mandando a fanculo la ragazza che mi si era presentata davanti, forse era una dipendente.
Controllai che ora era, ormai era mezzogiorno, non avevo fame, ero solo nervoso. Decisi così di sdraiarmi per riposare, con difficoltà ci riuscì.
 
Mi svegliai alle 5:04 am, era molto presto, ma non avevo più bisogno di dormire, così mi alzai e mi diressi verso il bagno, feci una lunga doccia.
Ripensai a Liam, a Harry.
Riuscivo a pensare solo a loro due, gli altri non mi passavano nemmeno per la mente.
Infondo mi mancavano, ma dovevo fare il duro, far vedere a tutti di cosa era veramente capace Niall.
Ecco di nuovo quel mal di cuore, ancora. Stessi sintomi, stessa sensazione, tutto uguale.
Tirai un pugno non troppo forte al muro della doccia, maledicendo me stesso e questa situazione. Sapevo perfettamente a cosa era dovuto quel mal di cuore, ma speravo con tutto me stesso che il motivo non fosse quello, ma purtroppo lo era e dovevo sopportare.
Inaspettatamente cominciai a piangere. No, non poteva essere. Piangevo perché sapevo. Piangevo perché ero stanco di quella situazione, piangevo perché sapevo cosa mi stava succedendo, perché ero cambiato.
Me ne vergognavo, ma non potevo fare altro che tenere tutto per me e continuare a sopportare. Ma per quanto ancora avrei potuto sopportare?
Non riuscivo a smettere di piangere, prendevo a pugni il muro e mi sentì molto agitato, più nervoso del giorno prima.
Riuscì a smettere di piangere, uscì dalla doccia e andai in camera, controllai il cellulare, tantissime chiamate perse da parte di Harry e alcune di Liam.
L’interesse che adesso Harry provava verso me era strano.
Sentivo ancora quella sensazione, era insopportabile.
 
Erano ormai trascorsi tre giorni da quando ero andato via da casa, erano tre giorni che non sentivo nessuno dei ragazzi, nonostante provavano a chiamarmi, io non accettavo mai una loro chiamata. Ma cominciavo a sentirmi male, cominciavo a sentirmi solo, malinconico.
Nonostante fosse molto tardi, erano ormai le 23:30 pm, decisi di chiamare Harry. Non so perché lo feci, fatto stà che feci partire la chiamata. Ero convinto che non mi avrebbe risposto, invece lo fece.
 
« Niall, Niall finalmente, come stai? Niall parlami ti prego. »
« Sto bene. »
« Torna. Non riesco a calmarmi, piango da quando sei andato via, per favore. »

 
Harry ricominciò a piangere, il dolore al cuore si fece più forte.
 
« E dopo che torno? Che succede? Tutto ritorna come prima. »
« No. Niall qui piangono tutti da tre giorni, abbiamo bisogno di te. »
« Va bene. »
« Tornerai? »
« Forse. »
« Ho bisogno di te. »
« Dormi adesso. »
« Ho bisogno di sentirti vicino. »
« Riposati. »
« Ho bisogno di stringerti. »
« Cerca di calmarti. Riposa. »

 
Riattaccai.
Uscì dalla mia camera, volevo uscire un po’, dato che erano tre giorni che stavo chiuso dentro quell’Hotel.
Non sapevo dove andare, cosa fare, anche perché ero solo.
Avevo lasciato il cellulare in hotel, avevo già parlato abbastanza con uno di quelli e non mi andava di parlare ancora con loro. No.
Mi resi conto che avevo camminato tanto, ma ero troppo pensieroso e non ci avevo fatto caso.
Ero arrivato di fronte un locale, da lì uscirono delle ragazze ubriache, o magari erano strafatte. Urlavano. C’era lo schifo a quell’ora. Erano “nude”, facevano pena. Magari agli altri sembravano provocanti, ma a me facevano solo pena. Che gusto c’è ad uscire con una di loro? Avranno al massimo sedici o anche quindici anni e già si comportano così.. Che merda. Ma comunque sia, entrai in quel locale, volevo solo prendere una birra, non volevo ubriacarmi per nulla al mondo, avevo avuto delle brutte esperienze con l’alcol e non mi andava di riviverle. In quel momento però, ripensai a quello che era successo quattro mesi prima, era successo tutto per colpa dell’alcol, infatti da quella sera, notte, la mia vita diventò uno schifo. Sentì di nuovo quella dannata sensazione.
Mi recai al bancone dove c’erano delle cameriere ed ordinai una birra. Cominciai a berla lentamente e nel frattempo osservavo quello che accadeva in quel locale, inutile dire che mi si rivoltò lo stomaco quando vidi due ragazze di circa quindici anni slinguazzare con un uomo adulto. Perché accadevano queste cose? Dovrebbero godersi la vita, non andare in dei locali notturni a fare queste schifezze. Ma soprattutto, i loro genitori? Che facevano? Dov’erano? Se avessi una figlia, non lascerei andare in questi posti per nulla al mondo.
Mi si avvicinò una ragazza, era un po’ brilla, lo si notava da come parlava e da come gesticolava.
 
 
« Ehi ciao! »
« Ciao. »
« Senti, okay, posso sembrarti una rompi coglioni ubriaca, ma devo farlo perché ho fatto una scommessa con le mie amiche. Tranquillo, non voglio portarti a letto. »
« Scommessa? »
« Si esatto. Devo solo fare conoscenza e trascorrere la notte con te, ma senza fare sesso. »
« Senti, io devo andare. »
« Per favore, non dobbiamo fare niente, solo conoscenza, nulla di più. »
« Va bene, ma usciamo da qui. »
« Come vuoi. »

 
Uscimmo dal locale, non avevo bevuto tutta la birra, ma solo metà.
Le chiesi dove voleva andare e lei mi portò in un parco, c’erano poche luci ed era isolato, a me questa cosa non piaceva, ma lei mi aveva assicurato che non dovevamo fare sesso e mi fidavo.
 
« Piacere, Nataline! »
« Piacere. »
« Non mi dici il tuo nome? »
« Non mi pare il caso, infondo, questa è la prima e l’ultima volta che ci vediamo. »
« Giusto. »

 
Ci fu silenzio. Non volevo conoscerla e non volevo nemmeno dirle il mio nome,
 
« Quanti anni hai? »
« Quasi venti. Tu? »
« Diciassette. Assomigli tantissimo a quello biondo dei One Direction, siete uguali! »

 
Quello biondo.
 
« Capisco. »
« Cazzo non ricordo mai il suo nome! Non conosci i One Direction? »
« No. »
« Sono molto belli e bravi. Aspetta! Si cazzo, assomigli a Liam.. No aspetta, a Louis? No.. Non ricordo. »

 
Scoppiò a ridere, ma io rimasi serio.
Quello biondo.
 
« Sei un ragazzo misterioso, mi piacerebbe conoscerti meglio. »
« Non avremo occasioni per conoscerci meglio. »
« Peccato. Sei anche strano. »
« Perché? »
« Di solito, quando un ragazzo incontra una ragazza ubriaca fa le peggio porcate con essa, ma tu niente, nemmeno mi guardi in faccia. Sei gay? »

 
A quella domanda mi irritai. Cominciava a starmi sui coglioni quella ragazza.
 
« Non sono gay. »
« Non agitarti oh, era solo una domanda. »
« Non siamo tutti uguali. »
« Voi ragazzi ragionate solo col vostro amichetto che avete in mezzo alle gambe. Si, siete tutti uguali. »
« Invece ti sbagli. »
« E allora perché non fai pensieri perversi su di me? »
« Perché a me non piacciono queste stronzate. »
« Quindi non sei un ragazzo da una botta e via. Sei interessante e serio. »
« Può essere. »

 
Mi voltai, ero irritato. Molto.
In quel momento volevo solo mandarla a fanculo e tornarmene nella mia camera d’hotel, infondo io ero entrato in quel locale solo per prendere una birra, finirla e tornare, non per conoscere una ragazzina che pretende che io faccia pensieri perversi su di lei o che me la porti a letto, queste cose semplicemente non fanno per me e soprattutto, non ero gay.
 
« Senti, sono molto stanco, sono già le tre del mattino e credo che i tuoi genitori siano in pensiero per te, credo che sia meglio che io me ne ritorni a casa mia e tu a casa tua. »
« Hai ragione. »
« Allora andiamo. »
« Aspetta. »

 
Mi prese il viso fra le mani e mi baciò.
Mi arrabbiai moltissimo, mi staccai subito.
 
« Che cazzo hai fatto? »
« Questo bacio faceva parte della scommessa. »
« Non me lo avevi detto. »
« Perché ti sei staccato subito? »
« Perché non mi piacciono queste stronzate! »
« Sicuro di non essere gay? »
« Senti è tardi. Andiamo. »

 
Tornammo di fronte al locale, dove lei chiamò le sue amiche che quando uscirono erano in condizioni pietose, mentre io me ne tornai in hotel, a piedi. Ricordavo vagamente la strada, ma per fortuna riuscì a tornarci.
Appena fui entrato in camera mia, mi sentì tremendamente in colpa, non sapevo perché. Mi veniva da piangere. Non dovevo accettare di passare un paio di ore o minuti o secondi con quella ragazza di cui non ricordavo nemmeno il nome.
Mi spogliai e dalle tasche dei miei pantaloni cadde qualcosa, un bigliettino. C’era un numero di telefono e un nome.
Nataline
Non sapevo come avesse fatto a mettere quel biglietto dentro le mie tasche o almeno, non ricordavo che tra noi due ci fosse stato qualche contatto fisico, ma poi mi ricordai del bacio, l’avrà sicuramente messo quando mi ha baciato.
Sentì ancora quella sensazione, mi sentivo in colpa, come se avessi tradito qualcuno, ma chi? Io non stavo con nessuno!
Decisi di sdraiarmi, non riuscivo a dormire, volevo solo piangere, ma piangere per cosa? Perché continuavo a sentirmi male? In colpa?!
  
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