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Autore: Mari24    03/08/2013    8 recensioni
dal capitolo 6: "Quando era rientrata dal matrimonio aveva staccato il cellulare e si era buttata sul letto. Voleva solo restare sola e pensare.
Accendendolo trovò due messaggi di Lanie che le chiedevano come stesse, ma nessuna chiamata o messaggio da parte di lui.
Si passò una mano fra i capelli, ancora incredula di aver combinato quel casino e aver mandato in fumo tutti i suoi miglioramenti."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Quarta stagione
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Era sera al distretto.

Beckett stava riponendo in una scatole tutte le foto e gli indizi del caso appena concluso e si accingeva a pulire la lavagna.

Ennesimo caso risolto. Aveva assicurato alla giustizia l’ennesimo assassino e dato un po’ di pace, per quanto fosse possibile, alla famiglia della vittima.

Sapeva cosa si provava, lei ci era passata con sua madre.

Ma non sapeva cosa si provava ad avere pace per un caso. Quel caso.

Aveva trovato l’assassino, e da un anno a questa parte erano andati avanti sul caso di Johanna, ma ancora, dopo la sua sparatoria, non avevano piste.

Tutti quelli che erano collegati al caso erano morti.

Al Lockwood, Johanna, Montgomery, Coonan. Erano tutti morti. Erano solo nomi ormai.

E in più la Gates non le permetteva di indagare.

Lei non era Montgomery, ma alla fine non era neppure così male rispetto a come si presentasse.

Non aveva un debole per Castle, ma per ora non aveva avuto altro da ridire su di lui.

Già, Castle.

Lui l’aveva salvata tante volte, in tanti modi, e se avesse potuto si sarebbe preso lui la pallottola al funerale di Montgomery.

Kate chiuse gli occhi e respirò a fondo.

Ricordava molto bene le parole che gli aveva detto. Lui l’amava. Ma lei?

Lei non lo sapeva. Aveva bisogno di fare ordine nella sua vita prima di impegnarsi con lui in una storia ed era per questo che stava andando in terapia.

Non era semplice per lei fare queste sedute dallo psicologo ma lo stava facendo per recuperare un po’ di serenità.

L’omicidio brutale di sua madre l’aveva fatta diventare ciò che era ora, aveva permesso che la morte di Johanna la plasmasse e si facesse guidare da essa.

Ma ora era pronta a lasciarsi tutto indietro e il Dr Burke la stava aiutando in questo.

Quando Castle all’ospedale le chiese se si ricordava qualcosa, lei aveva detto di no, ma lui sapeva che aveva mentito.

Non si erano sentiti per tre mesi. Per alcune settimane lui l’aveva cercata, ma vedendosi ignorato dopo un po’ smise di chiamare.

Quando si era presentata alla libreria mentre firmava i libri, lui era davvero arrabbiato con lei. Non una chiamata, non uno stupido sms. Nulla.

Ma lei gli aveva spiegato che in quei mesi aveva capito che non poteva essere la persona che voleva, non poteva avere la relazione che voleva fin quando non avesse risolto l’omicidio di sua madre.

E lui l’aveva accettato. Con quella frase gli aveva praticamente detto che a modo suo anche lei ci teneva a lui, ma che non era pronta.

Così, dopo aver chiamato il sindaco per farsi reintegrare al 12°, era ancora lì.

Erano passati quattro mesi da quando era tornato al distretto e Kate aveva dato piccoli segnali di voler abbattere quel muro, di aver davvero voglia di vivere. Ed erano questi piccoli segnali che non fecero arrendere lo scrittore.

Castle la osserva dalla sala relax.

Non voleva che tornasse a casa da sola, voleva passare la serata con lei. Anche solo per mangiare un boccone insieme. Voleva solo stare in sua compagnia al di fuori del distretto.

Così si decise ad invitarla a cena.

Con passo sicuro si avvicinò a lei.

-“Ehi!”- disse.

-“Ehi! Stai andando a casa?”- chiese la detective.

-“Si. Volevo…”- ma Beckett lo interruppe.

-“Ti va di mangiare un hamburger? Offro io!”- disse sorridendo e chiudendo la scatola con le prove.

-“Ho un’offerta migliore detective!”- rispose lo scrittore.

Beckett lo guardò con uno sguardo fra il curioso e il confuso, ma Castle non disse nulla. Si limitò a sorridere furbo e porgerle il braccio, che Kate accettò sorridente.

Castle la portò a casa sua. Avrebbe preferito portarla da qualche parte come un vero appuntamento.

Ci sarebbe stata la paura all’inizio di chiederglielo, ma lei poi avrebbe accettato, quindi colta dal panico avrebbe chiamato Lanie per chiederle un consiglio su come vestirsi.

Ci sarebbe stata l’ansia che si ha normalmente al primo appuntamento.

Ma sapeva che lei non era pronta e voleva lasciarle il suo spazio.

Per ora andava bene così. Era in sua compagnia, aveva accettato di cenare da lui. Non poteva essere più felice ora come ora.

Kate entrò in casa Castle e subito si ritrovò stritolata da quello che era un abbraccio di Martha.

-“Come stai, darling?!”- chiese la donna dai capelli rossi.

-“Bene Martha. E tu? Sei in gran forma!”-

-“Adulatrice!”- rispose la gran diva.

-“Madre, stai uscendo?”- chiese Castle togliendosi giacca e cappotto.

-“Si tesoro. Voglio insegnare ai miei studenti che un attore deve essere sempre pronto a recitare per il bene dell’arte! A qualsiasi ora e sotto ogni stagione! Che ci sia il sole o la neve! E direi che questa è l’ora buona!”- rispose Martha facendo ampi gesti con le braccia.

-“Alexis?”- chiese poi Castle interessato di più a sua figlia.

-“Oh è uscita con il suo nuovo amico. Ha detto che non farà tardi comunque! Beh io vado! Non aspettatemi in piedi bambini!”- disse Martha facendo una delle sue uscite teatrali.

Kate sghignazzò. Adorava Martha.

-“Penserai che siamo una famiglia di pazzi!”- disse Castle iniziando a cucinare.

-“In realtà penso che tua madre sia adorabile. Solo tu non stai apposto!”- disse stuzzicandolo.

-“In effetti è vero!”- ripose lo scrittore riflettendoci su.

Kate scosse la testa ridendo e si avvicinò allo scrittore per vedere cosa stava cucinando di buono.

Castle le preparò una favolosa carbonara e essendo a digiuno dalla mattina, Kate mangiò con fame il suo piatto.

Quando ebbero finito di cenare Kate prese una mela rossa dal cesto e la addentò.

-“Castle ne vuoi una?”- chiese.

-“No grazie. Non amo particolarmente la frutta.”- disse seguendo la detective e sedendosi sul divano.

Kate alzò le spalle e continuò a mangiare la sua mela.

-“Allora detective, com’era la cena?”-

-“Era davvero ottima Castle.”-

Lo scrittore gonfiò il petto in segno di soddisfazione. Il suo ego era appena stato alimentato.

-“No, non montarti la testa! Può essere stato solo un caso!”- disse Kate sorridendo furba.

-“Eh no. Io sono davvero bravo a cucinare. Se vuoi ti preparo qualcos’altro e ti dimostrerò che non è un caso!”-

-“Oh no Castle! Ti credo!” – disse Kate con le mani alzate in segno di resa.

-“E vedo anche come sei morbido ai lati!”- continuò scoppiando a ridere.

-“Ah e così eh?!”- rispose Castle con un ghigno malvagio e velocemente le prese la mela dalle mani.

-“Questa ora la mangio io!”- continuò addentandone un morso.

-“Ehi!”- disse Kate mettendosi in ginocchio sul divano cercando di riprendersi la sua mela.

Castle alzava la mano in alto mentre la detective si sporgeva verso di lui.

Ad un tratto lo scrittore si bloccò rendendosi conto della vicinanza col viso di Beckett, mentre la donna era così impegnata a riprendersi la sua mela, che non si era accorda di avere un ginocchio in mezzo alle gambe di Castle e la sua mano sulla sua spalla.

Quando finalmente riuscì ad afferrare la mela, anche le loro dita si sfiorarono e istintivamente Kate guardò negli occhi Castle rendendosi conto solo in quel momento che era davvero vicina a lui.

Potevano sentire il profumo dell’altro. Lui sentiva quell’inconfondibile profumo alla ciliegia di lei. Ormai associava le ciliegie a lei.

Mentre lei sentiva quel profumo dolce ma non troppo forte. Era leggero e delicato, fresco che sapeva di legno, arancio e vaniglia, ma sulla persona giusta era un profumo piccante che eccita. Era il suo profumo. Sapeva di lui.

Entrambi intrecciarono le loro dita notando come si incastrassero perfettamente, dimenticando completamente la mela che nel mentre era rotolata giù per il divano.

Continuavano a fissarsi negli occhi, quegli stessi occhi che ormai conoscevano bene e, come se fossero sincronizzati, entrambi abbassarono gli occhi sulle labbra dell’altro.

Si erano già baciati, una volta. Non ne avevano mai parlato, ma per tutti e due era un ricordo impresso a fuoco.

Kate voleva cambiare, stava cercando di abbattere quel maledetto muro, e senza Castle probabilmente non avrebbe neppure iniziato.

Voleva baciarlo. Voleva sentire le sue labbra sulle sue. Voleva solo sentirsi amata per una volta, e sapeva bene che lui l’amava.

E poi in un secondo Castle istintivamente annullò la distanza fra loro, premendo le sue labbra su quelle di Beckett.

Dopo qualche secondo di incertezza, la risposta di Kate non si fece attendere.

Avevano entrambi voglia di sentirsi.

Con delicatezza Castle strinse i fianchi di Beckett, avvicinando il suo corpo al suo, mentre Kate si sistemò a cavalcioni su di lui.

Inizialmente fu un bacio semplice, dolce, delicato, ma quando entrambi avvertirono il corpo dell’altro farsi sempre più vicino, quel bacio si trasformò in qualcosa di profondo facendo uscire tutta la passione che avevano represso in questo quattro lunghi anni.

Le grandi mani di Castle vagavano senza meta nella schiena di Beckett stringendola a se, mentre Kate affondava le sue mani sui capelli castani dello scrittore.

Le loro lingue esploravano ogni centimetro della bocca dell’altro, volendo conoscersi e assaporarsi all’infinito.

Ma non volevano fermarsi. Kate sapeva che se si fosse fermata avrebbe razionalizzato tutto e non avrebbe più avuto il coraggio di continuare. Mentre per una volta voleva vivere.

Castle invece era su un altro pianeta. Il fatto che lei non si fosse tirata indietro avrebbe dovuto essere per lui un campanello d’allarme, ma decise anche lui per una volta di non dire nulla, invece continuò a baciarla e con la sua bocca scese sul collo trovando quei punti che, aveva capito, facevano impazzire Kate.

Con mano tremante, forse per l’emozione, Beckett iniziò a sbottonare la camicia di Castle, bottone dopo bottone.

Castle le accarezzava la schiena da sotto la camicia, sentendo la sua pelle morbida.

Continuavano a baciarsi, a sentirsi vivi.

Si staccò da lei solo quando non ebbero più fiato e fissandola negli occhi vide stupore e confusione per aver interrotto il bacio, ma anche determinazione e passione. Vide anche che i suoi occhi brillavano per l’emozione e la felicità di quel momento.

-“Kate…”- ma venne subito interrotto da un bacio di lei.

Beckett aveva paura che ritornasse la detective razionale di sempre e se fosse successo, sarebbe scappata subito.

Riprese a baciarlo con foga con passione, facendo duellare la sua lingua per il dominio, mentre i suoi fianchi si appoggiavano sempre di più su quelli dello scrittore.

Kate faceva vagare le mani lungo il suo petto, mentre anche Castle iniziò a sbottonarle la camicia.

Gli unici suoni presenti nella stanza erano gli schiocchi dei loro baci.

Erano ancora così quando sentirono la serratura della porta scattare.

Kate si sollevò in due secondi, abbottonandosi velocemente la camicia e passandosi una mano fra i capelli.

Che cosa stava facendo? Pensava la detective.

Voleva davvero fare questo con Castle così?

Si. Perché la verità era che si desideravano da tanto tempo.

Anche lo scrittore dal canto suo si riabbottonò la camicia velocemente, mentre sua figlia entrò nell’appartamento.

-“Ciao papà! Oh, ciao Beckett!”- disse la ragazza notando Beckett rossa in viso e piuttosto imbarazzata.

Kate si sentiva colta in flagrante. Sapeva di avere le guance color porpora e le labbra gonfie, così afferrò il suo cappotto e salutando veloce Alexis, scappò via da quella casa.

-“Che succede papà?”- chiese piuttosto confusa.

-“Nulla zucca!”- rispose veloce, uscendo e inseguendo la sua musa.

-“Kate. Kate, aspetta!”- disse uscendo dall’appartamento.

Beckett aveva lo sguardo basso, come se fosse colpevole. In realtà l’unica sua colpa era quella di voler vivere finalmente.

Ma Kate non lo ascoltò. Ora aveva bisogno di stare sola.

Proprio mentre Castle arrivò all’ascensore, le porte si chiusero davanti a lui.




ANGOLO MIO: salve! :D ogni tanto ritornano! xD
dunque non ho tanto da dire se non che questa ff l'ho iniziata il 6 febbraio 2012 e ad ora non è ancora finita! xD 
quindi questa è ambientata a metà quarta stagione. L'immagine della ff è stata fatta dalla mia herm LaAngol! :D
Cliccando su questo link trovate il trailer di questa ff. Lo potete vedere anche in HD! 
http://www.youtube.com/watch?v=YDYR_T4OrVI

bon buona lettura e ci leggiamo presto! :3

   
 
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