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Ma buonasera a tutti! Incredibile, ma
vero, sto cercando di ristabilire il ritmo. Chiedo ancora scusa per il
ritardo la volta scorsa e per la brevità di questo chap, ma è stato il
massimo che poteva fare in base agli impegni universitari che ho adesso.
Non prometto che il prossimo sarà lunghissimo, ma mi impegnerò. E adesso
recensioni:
Tigre94: La tua risata malefica mi
consola, adoro i deliri di potere e la volontà di uccidere, sopratutto se
è rivolta ai Dursley!!
iaco: Ciao, grazie mille sono contenta che il chap ti sia piaciuto. Baci
gokychan: Ecco il seguito, in tempo per fortuna! Grazie mille per il
commento ^_^
nihal93: Ovviamente sì, anche perché come accennato nei capitoli
precedenti Harry non apprezza molto la magia, per ora almeno... ecco qui
anche per te il nuovo aggiornamento!
Elysion: Spero in bene, cara. Almeno qui non muore nessuno... ancora...
jillien: Tempo al tempo, molto presto le cose cambieranno fra i due.
Cercherò di non ritardare più con gli aggiornamenti. Grazie per il
commento.
Akichan: Ciau! Non mi hai affatto rovinato la giornata, anzi! Beh, scusa
il ritardo nell’aggiornamento, i miei problemi si sono più o meno risolti,
ma più che altro è il modo in cui uno li affronta, ho bisogno di riposarmi
mentalmente... Dunque mi spiace tu abbia problemi con il sito, magari
senti Erika stessa o una delle amministratrici, grazie per il tuo appoggio
incondizionato e per i commenti finora. Non temere, stai pure tranquilla,
in più di 25 ff scritte nemmeno una delle mie è mai finita male... sono
una paladina dell’ happy ending, io...
lake: Ciao cara! Grazie per aver passato la mia ff, dovrò pagarti per la
pubblicità. Sarei curiosa di sapere cosa pensi che accadrà, magari mandami
una mail in pvt... e grazie del commento.
Chrystal_93: Beh, lo sperano anche loro, uh uh uh. Ma il cammino sarà
ancora lungo, credo... non so quanti capitoli farò...Grazie del commento.
Rotavirus: Beh, dai, martedì è arrivato... ^_^ ...Grazie mille per la tua
recensione e scusa se ti lascio sempre in uno stato ansioso. Dai, questo
chap finisce piuttosto tranquillamente.
Vale Lovegood: Eccomi qui, come promesso! Sono stata brava, yay!! Grazie
mille per il commento e per avermi lasciato le tue impressioni personali,
ho apprezzato molto.
Lexie89: Vero che sono due amorini??? Ma dopo sarà anche meglio, ho in
mente un paio di scene...
bufyna: Ehm, in realtà Snape è già qui da me... ^.^'''''''' Eh eh eh
scherzo... Grazie mille per il tuo commento, per la statua mi sento
onorata, thanks!
bombottosa: Grazie per la recensione, carissima. Oddio, non farmi pensare
ad un piccolo Malfoy. Uh, tenero e adorabile!! W l’uomo pelato di Lost!!!
Ed il suo cinghiale!!
ellinor: Non mi uccidere, questo è ancora più corto, ma se li facessi
lunghi come ero abituata a fare non potrei aggiornare così spesso e poi mi
passerebbe la voglia. Chiedo venia e mentre attendo clemenza ti ringrazio
per la recensione. In effetti Madam Pomfrey avrà il suo da farsi...
irelaw: Grazie, sono contenta di sapere che in qualcosina sono migliorata
è sempre un piacere ricevere una annotazione, così posso perfezionarmi via
via che scrivo. Grazie mille.
sam89: Ciao, oddio, addirittura una targa commemorativa... Wow, grazie!
Ecco qui il nuovo chap. Enjoy it!
Ron von Bokky: Oh, ti assicuro che Sev ha ben altro da fare piuttosto che
morire... uh uh uh. Grazie mille per il tuo entusiastico commento! Un
bacio.
protezione: Ecco qui, il prima che potevo, davvero. Grazie mille per la
recensione. Bax
Kary91: Grazie mille Karen, vero che non si può non amarli???
lucy6: Sì, in effetti Harry ha dimostrato grande fiducia, ma la battaglia
per ottenerla del tutto non è ancora finita... nel frattempo grazie mille
per i tuoi commenti e per aver letto le mie ff su Slam Dunk!
Nezu: Beh, che devo dire io che scrivo cose come ‛l’uomo gli era quasi
sopra’... ^///^ Oddio, non farmici pensare... Grazie mille per il
commento. Oddio non sono poi così veloce, questo chap è così corto,
oggi... (vergogn, vergogn).
Chiara Potter: Ciao, grazie per avermi lasciato una recensione, sono
contenta che la mia ff ti piaccia.
Psike: Grazie, fa sempre un gran piacere sentirselo dire...^___^
cesarina89: Grazie mille. Ecco qui il nuovo chap. Bacio
Mimica: Ciao, benché lievemente inquietata dalla tua (fantastica a detta
di una mia amica) recensione, ti ringrazio. Scherzo, scherzo. Grazie
mille. Sei la prima che mi rassicura sul fatto che si capisce la
differenza fra quando pensa Harry e quando lo fa Snape, mi ha fatto un
gran piacere!
hocuspocus: Molto interessante la tua recensione e la riflessione in essa
contenuta... in effetti sì. Amarsi, diceva qualcuno, è avvertire il simile
nel dissimile. A vederli magari i nostri due eroi potrebbero non apparire
simili nel senso compiuto del termine, ma indubbiamente lo sono e mi fa
piacere sapere che questa cosa si avverte leggendo. Sì, mi trovi d’accordo
anche sul tuo discorso sulla lingua, quando ho il tempo controllo sempre
su dizionari e pagine web dell’Accademia della Crusca. Mi piace esprimermi
in modo adeguato, penso che così la storia possa essere gustata a pieno e
seguita meglio. Merci.
LagoAiram: Uhm, Dumbledore è un po’ manipolatore, ma cattivo, per me no.
(E nemmeno gay come dice la Rowling!!) Per quanto riguarda la fine della
storia ancora non so bene, vedremo al momento, sai, scrivo un po’ come mi
viene lì per lì. Grazie mille per il tuo commento e per i complimenti.
clarissa parker: Non ti preoccupare, anche un ciao è graditissimo. Grazie
mille.
briciola88: Oh, sicuramente sì. Severus non è uomo da lasciare incompiute
le sue minacce, te lo assicuro!! Anche in questo chap non ci scherza su!!
dunky: Ciao, diciamo che Albus userà il pensatoio di Snape per un’altra
cosa, ma non dico niente perché deve essere una sorpresa... Grazie mille
per il tuo entusiastico commento!!
Eccoci alla fine dei ringraziamenti e all’inizio del chap! Un grosso bacio
anche a chi legge soltanto o che ha messo la mia fic fra le
preferite...Buona lettura
Mel Kaine
The Heart of Everything
11 - / The little bird’s nest /
Il piccolo Harry riaprì gli occhi quando la strana sensazione di nausea lo
lasciò, così com’era venuta.
Incredulo e sorpreso si guardò attorno.
Quella sembrava proprio la stanza dell’uomo-Sevreus.
C’erano il camino, la scrivania e le belle poltrone verde e argento.
Il bambino sospirò.
Non sapeva come, ma era contento di non essere più nella foresta, di
essere lontano da quegli uomini tutti vestiti, minacciosi e cattivi.
E di essere ancora insieme al suo uomo-Sevreus.
Sbadigliò.
Tutt’ad un tratto si sentiva così tanto stanco da non riuscire a tenere
gli occhi aperti.
Guardò l’uomo, e anche se era sempre fermo, sembrava stare meglio.
Forse perché erano nella sua stanza e adesso c’era il vestito nero a
coprirlo…
Posò le manine sul petto dell’uomo-Sevreus e provò a scuoterlo.
Niente.
Sotto i palmi il piccolo sentiva qualcosa battere, sentiva quel tamburo
nel petto del signore Sevreus e subito si mise una mano nello stesso
punto, sul proprio, piccolo, petto. Oh, anche lui aveva un tamburo lì!
Quindi se Harry aveva il tamburo nel petto e stava bene anche l’uomo-Sevreus
stava bene, perché lo aveva anche lui!
Forse l’uomo-Sevreus stava solo dormendo e quindi, adesso, anche Harry
doveva dormire con lui.
Oh, Harry era davvero, davvero stanco.
S’impegnò a spostare il braccio sinistro dell’uomo, quel tanto che bastava
a sgattaiolare sotto il vestito nero e accanto al corpo dell’uomo-Sevreus.
Più precisamente fra l’interno del braccio sinistro del signore Sevreus ed
il suo fianco, sotto l’ascella. Lì, il piccolo Harry si raggomitolò e non
fece in tempo a chiudere gli occhi che già il sonno lo aveva portato via.
Minerva si affrettò nuovamente verso Hogwarts. Aveva ardentemente
desiderato di trovare Albus presso l’abitazione di suo fratello Aberforth,
ad Hog’s Head, ma le sue speranze erano state disilluse. In gran fretta
aveva quindi deciso di tornare indietro per servirsi del suo camino e
raggiungere alcuni membri dell’Ordine.
Dopo la fine della Prima Guerra l’Ordine non si era affatto sciolto, ma
era rimasto nell’ombra, pronto a proteggere ogni singola famiglia di maghi
dai pericoli di molti dei più fedeli seguaci di Voldemort ancora in
libertà.
Probabilmente qualcuno di loro sapeva dove si trovasse Albus.
La situazione era piuttosto grave.
Era vero che il potente Mago Oscuro era scomparso, ma nessuno ancora
poteva sentirsi al sicuro.
Non quando le barriere anti-apparizione di Hogwarts erano state infrante!
Minerva gettò una manciata di Floo Powder nel suo focolaio e pronunciò
chiaramente:
“La Tana”.
Albus era in piedi davanti al grande tavolo di casa Weasley. Una mappa
spiegata sotto gli occhi dei fedeli membri dell’Ordine della Fenice.
“Minerva, mia cara, pensavo fossi ad Hogwarts in attesa di un possibile
ritorno di Severus…”
“Oh, Albus, presto. Le barriere anti-apparizione dell’intera scuola si
sono spezzate! Non so cosa sia accaduto… improvvisamente…”
Gli occhi di Dumbledore smisero di brillare.
“Arthur, Molly, informatemi se il piccolo gruppo inviato a Knocturne Alley
è riuscito a trovare Severus. Remus, seguimi ad Hogwarts. Minerva, fammi
pure strada”.
Severus Snape si destò con un sospiro spezzato fra le labbra.
Senza aprire gli occhi prese contatto con la realtà.
Non riteneva di essere morto.
Ma ovviamente ‘vivo’ non era sinonimo di ‘in buona salute’…
Si prese il suo tempo per ascoltare i suoni che lo circondavano… o la
completa assenza di questi…
Probabilmente erano stati nuovamente catturati ed imprigionati.
Eppure il pavimento non sembrava così duro e freddo come ricordava e
qualcosa gli pesava sul fianco.
Il bambino!
Dov’era il bambino?
Trovò la forza di tirarsi su un gomito e, quando ebbe piena visione della
quattro mura che lo circondavano, sentì il bisogno urgente di lasciarsi
ricadere a terra e giacere immobile fintantoché le allucinazioni, di cui
evidentemente soffriva, sparissero.
Non era assolutamente possibile.
L’ultima, certa, cosa che ricordava era il soffitto di fronde e rami della
foresta in cui stavano fuggendo.
Non c’era modo, al mondo, in cui potessero essere riusciti ad apparire ad
Hogwarts.
Nemmeno inciampando su di una Passaporta.
La scuola era protetta da potenti barriere anti-apparizione e nemmeno
Dumbledore, il loro creatore, aveva il potere di raggirarle.
Eppure, senza ombra di dubbio, quelle sembravano proprio le mura dei suoi
quartieri.
Lo stemma della casa di Salazar Slytherin, la piccola credenza, la
scrivania, le poltrone, il tappeto.
Impossibile.
Di nuovo il pensiero del bambino-Potter attraversò la sua mente.
In risposta ai suoi lenti e faticosi movimenti per sollevare il busto
Snape avvertì qualcosa.
Qualcosa che si muoveva, evidentemente disturbata dal suo spostarsi.
E fu allora che lo vide.
Un fagottino tutto avvolto sotto il suo mantello, al suo fianco, fra il
braccio sinistro ed il costato.
“Harry…”mormorò Severus scivolando di nuovo a terra e chiudendo gli occhi,
incredulo.
La sua mente girò attorno a spiegazioni impensabili per un momento, prima
che la debolezza delle sue precarie condizioni lo trascinassero di peso in
un dormiveglia assolutamente agitato e poco piacevole.
Nei pochi minuti che seguirono la porta dei suoi quartieri si spalancò ed
Albus, Minerva e Lupin entrarono in gran fretta.
“Severus” gridò la donna.
“Ragazzo mio” lo chiamò Albus.
Snape cercò nuovamente di tirarsi a sedere, improvvisamente destatosi.
Il bambino dormiva ancora placidamente al suo fianco e adesso che l’uomo
si era faticosamente sollevato di un poco il mantello era scivolato via,
rivelando il figlio dei Potter allo sguardo della piccola, preoccupata
congrega.
“Oh, grazie al cielo! – esclamò Minerva. – Oh, grazie! State entrambi
bene! Sia tu che Harry!”
Severus si guardò attorno, lievemente frastornato ed i suoi occhi neri
incontrarono il silenzioso sguardo di Lupin.
La quiete si allungò un attimo di troppo su di loro e Albus prese parola.
“Tutto bene, ragazzo mio? Puoi dirci cos’è accaduto?”
Di nuovo gli occhi neri come la morte di Severus tentarono di mettere a
fuoco ogni cosa e la sua mente tentò di ricordare con metodica precisione
il susseguirsi di tutti gli eventi. In bocca aveva ancora il sapore amaro
di chi ha dormito male e poco.
Nel loro infinito peregrinare le sue iridi incontrarono ciò che Lupin
ancora stava fissando con riservata preoccupazione.
Harry Potter.
Il bimbo si mosse impercettibilmente contro il fianco dell’uomo e, come
una cascata, i ricordi perfetti e precisi di tutto quello che era accaduto
si riversarono in lui, cadendo dall’alto, con impeto.
Chiuse gli occhi, mentre le ultime immagini che la Legilimens da lui
castata meno di dieci ore fa premevano dietro le sue palpebre chiuse.
La sua priorità adesso era portare il bambino da Madam Pomfrey.
Strani miracoli, un Preside sollevato, una docente di Trasfigurazione
prossima alle lacrime ed un lupo mannaro diffidente non erano cose
rilevanti al momento.
Severus si fece coraggio e provò ad alzarsi. Strinse i denti mentre
accettava malvolentieri il braccio di Albus.
Quando fu approssimativamente certo di poter restare in piedi da solo si
scostò e chinandosi prese in braccio il bambino, sorreggendolo sotto le
spalle e sotto le ginocchia, come fosse stato una povera vittima.
“Severus, puoi parlarci di cosa è accaduto dopo che il signor So…”
“Dopo, Albus. Ho bisogno di portare il giovane Potter in infermeria”.
Madam McGonagall trasalì vistosamente.
“Il bambino è stato ferito?”
“Di certo non mentre era sotto la mia tutela, Minerva” fu la risposta del
maestro di Pozioni mentre zoppicava dignitosamente verso la porta.
“Dove credi di…”
Snape si volse, gelando con uno sguardo penetrante lo scatto di rabbia
dell’astioso lupo mannaro.
Albus alzò un sopracciglio, comprendendo.
Severus si volse verso il Preside.
“Nel tuo studio Dumbledore, quando Madam Pomfrey mi riterrà libero di
lasciare la sua infermeria”.
E si allontanò, sparendo lentamente nel corridoio.
Remus Lupin sentì l’ira esplodergli nell’anima.
Il figlio di James nelle mani di quello sporco, disgustoso Death Eater.
Oh, non poteva tollerarlo.
Fece per inseguirlo e strappargli di mano il bambino quando una bianca,
anziana mano lo fermò, posandosi sulla sua spalla.
“Remus, devo chiederti un grande favore. Una di quelle cose che non provo
alcun diletto nel domandare, ma che ritengo necessaria. E so che da
compagno leale, e fidato membro dell’Ordine, troverai la forza di
ascoltare questo povero vecchio…”
Lupin si volse lentamente. Il ‘povero vecchio’ aveva appena ribadito
velatamente la loro diversità di condizione e l’ubbidienza che ogni membro
doveva al leader della loro organizzazione segreta.
Il giovane uomo comunque annuì, stoicamente.
Silenzio.
“Remus, per favore, ritorna da Molly e Arthur…”
Lupin chiuse gli occhi d’ambra e respirò a fondo, una sola volta.
In completo silenzio si diresse al camino di Snape e ben presto scomparve
in una fiammata verde.
A metà del silenzioso, deserto corridoio che portava lentamente verso la
sua agognata destinazione Snape decise di svegliare il bambino.
Non aveva la forza di portarlo in braccio ancora a lungo, per quanto poco
pesasse, e desiderava che fosse desto nei momenti in cui Madam Pomfrey lo
avrebbe visitato. Perché aveva bisogno di risposte. E non poteva che
rabbrividire di fronte ad uno degli ultimi pensieri che aveva maturato in
quei pochi minuti di agonizzante passeggiata.
A tutti i costi doveva conoscere i limiti entro i quali si erano spinti
quei disgustosi, abominevoli Muggle nella loro opera di distruzione.
Perché se alcuni di quei limiti fossero stati, sfortunatamente per loro,
oltrepassati, se l’innocenza di quel corpo fosse stata violata anche
nell’ultima, ignominiosa maniera Severus Snape avrebbe portato la
distruzione su quella casa di bestie.
Completa, violenta, atroce e , quanto è vero Iddio, insopportabilmente
dolorosa distruzione.
In quel caso al diavolo il Ministero, al diavolo Albus e tutto il resto
del mondo.
Severus Snape avrebbe ucciso e ucciso con gusto.
Il piccolo Potter si destò dopo un paio di tentativi e subito apparve
completamente privo di energie e quasi troppo assonnato per camminare da
solo.
Severus lo prese per mano e, facendo attenzione, lo guidò verso la loro
meta.
Severus aprì le porte dell’infermeria, zoppicando lentamente oltre la
soglia.
Il bambino era quasi un peso morto ancorato alla sua mano.
Il giovane Professore richiese a gran voce attenzione.
“Madam Pomfrey!”
Il silenzio di un ozioso mattino di vacanza rispose, tediosamente.
“Madam Pomfrey!”
La donna uscì dal suo piccolo studio, affrettandosi verso l’uomo. Le mani
graziosamente arricciate a tenere sollevato di un poco il suo lungo
grembiule.
“Severus, quante volte ancora dovrò chiederti di abbandonare le vecchie
abitudini e chiamarmi Poppy, sei un membro del corpo insegnanti da diverso
tempo ormai…”
“Molto bene, Poppy. Puoi preparare un letto?”
Lo sguardo della donna si fece attento.
“Non ti senti bene, Severus? Un incidente con una delle tue pozioni
sperimentali?”
“Niente di tutto questo. Non è per me, ma per lui” e con un breve
movimento Snape tirò gentilmente avanti il bambino.
La donna osservò il bimbo. Capelli neri. Pelle chiara. Massimo tre o
quattro anni, piccolo abbastanza da essere figlio di un giovane uomo di
ventisei e quella minuscola manina aggrappata a quella del suddetto
giovane uomo…
Madam Pomfrey si lasciò ad un’espressione sorpresa, prima di concedersi un
ampio, solare sorriso.
“Mi sono persa qualcosa durante queste vacanze, Severus? O dovrei dire
durante questi ultimi anni?”
“Non dire sciocchezze, Poppy. Il bambino è il figlio dei Potter” sibilò
Snape.
“Harry? Harry Potter?” domandò basita la donna.
L’uomo annuì.
Madam Pomfrey si ricompose immediatamente.
“Da questa parte”disse lei.
Velocemente la donna si diresse verso uno dei letti più vicini e si volse,
certa che Severus l’avesse già rapidamente seguita.
Ma l’uomo avanzava lentamente, trascinando per la mano il bambino e
zoppicando.
“Severus! Il tuo piede non…”
“Dopo, Poppy. Ho bisogno che il giovane Potter venga esaminato. Adesso”.
Gli occhi della donna si fecero seri e scuri.
“C’è forse qualcosa che devi dirmi, Severus?” ed il suo non era un tono
gioviale, né pronto allo scherzo.
“Ho motivo di credere che il bambino sia stato ripetutamente maltrattato e
abusato”.
La donna si portò le mani al viso e sussultò.
Albus guidò Minerva verso il suo studio e servì del tè caldo ad entrambi.
Quel mattino su Hogwarts erano arrivate le nubi ed il cielo presto avrebbe
minacciato pioggia. L’austera donna pareva assorta nei suoi pensieri, ma
una ruga di preoccupazione le solcava la fronte, contristando l’anziano,
affezionato mago.
“Quando sarà pronto, Minerva, quando saranno pronti, mia cara…”
“Sì, lo so Albus, lo so…”
“Oh, Merlino. Come…”
Madam Pomfrey appariva sconvolta come non lo era mai stata in tutti gli
anni in cui l’uomo l’aveva conosciuta.
Snape si lasciò cadere sulla sedia più vicina, inabile a mantenere la
stazione eretta anche solo per un altro istante.
“Dopo, Poppy. Nello studio di Dumbledore”.
La donna annuì.
Professionalmente prese subito in consegna il bambino e lo fece sedere sul
bordo di uno dei letti bianchi e puliti.
“Ciao piccolino, come ti senti?”
Il bimbo osservò la donna, con occhi stanchi e timorosi.
E non rispose.
Snape si fece attento.
“Senti male da qualche parte?” insistette lei.
Silenzio.
“Harry, Madam Pomfrey ti ha fatto una domanda…”
Il bimbo si volse a guardare confuso l’uomo-Sevreus ed annuì.
“Allora perché non le rispondi?”
Il bambino prese a torcersi le manine l’una nell’altra.
“Il signore Sevreus ha detto che Harry non doveva dire niente e non doveva
rispondere se gli veniva chiesto qualcosa. Harry ha promesso”.
Poppy si volse versò Severus.
L’uomo sospirò.
“Sì, lo ricordo, Harry. Ma adesso non siamo più nella casa di quegli
uomini, siamo tornati a scuola, sebbene nemmeno io sappia come…”
Il bambino pareva ancora confuso ed incerto.
Severus sospirò ancora, provato dagli eventi del giorno e della notte
precedenti.
“Harry, puoi e devi rispondere a Madam Pomfrey. Sempre”.
La donna lanciò uno sguardo in tralice al maestro di Pozioni,
promettendogli in silenzio che dopo ci sarebbero state molte, accurate
domande e probabilmente una buona dose di rimproveri.
Poppy si volse quindi nuovamente verso il giovane figlio dei Potter.
“Allora, giovanotto, dicevamo… come ti senti?”
“Ho sonno, signora” rispose finalmente Harry.
“Questo è normale Harry ed è una cosa buona. Dimmi, senti male da qualche
parte?”
Il piccolo si morse le labbra.
Poteva fidarsi della signora con il grembiule?
Quando Zio Vernon gli chiedeva se sentiva male da qualche parte, le prime
volte, Harry aveva risposto subito dicendo la verità, ma dopo aveva
imparato. Se Zio Vernon gli chiedeva qualcosa era per poterlo punire dopo
e sapere dove fargli più male, quindi Harry diceva sempre di no, anche
quando non era vero.
L’uomo-Sevreus sembrava avere fiducia nella donna, quindi anche Harry
doveva averne.
Con vocina tremante rispose:
“La pancia, signora…”
Ed Harry si chiese se adesso la donna lo avrebbe picchiato proprio lì…
Ma la signora annuì con decisione e tirò fuori il bastoncino di legno che
anche l’uomo-Sevreus aveva e con il quale faceva le magie.
Il bambino fece di tutto per non ritrarsi e fuggire.
“Molto bene, piccoletto, adesso passerò la mia bacchetta vicino al tuo
corpo per sapere cosa non va. Sarà come dal dottore, Harry, e ti prometto
che non sentirai niente…”
Allarmato Harry cercò subito con lo sguardo l’uomo-Sevreus.
Harry non era mai stato dal dottore e non sapeva bene chi fosse e cosa
facesse. Un paio di volte aveva sentito Zia Petunia dire a Dudley che lo
avrebbe portato dal dottore e Dudley non era mai contento di andarci e
faceva sempre un sacco di storie. No, il dottore non doveva essere una
brava persona…
E poi Harry non conosceva quella donna e adesso che aveva scoperto che
anche lei aveva uno di quei bastoncini per fare cose strane si sentiva
spaventato.
Non voleva che la donna facesse magie su di lui. Le magie erano brutte e
cattive. E facevano male.
Severus colse alcune di quelle paure e sentì l’urgenza di parlare.
“Madam Pomfrey è molto brava, Harry e se ti ha detto che non sentirai
niente, puoi crederle. Rimani fermo e fai come ti dice”.
Harry chiuse gli occhi, tristemente.
Se l’uomo-Sevreus aveva detto di restare fermo Harry lo avrebbe fatto,
anche se non voleva affatto.
Snape parlò ancora, ma questa volta si rivolse alla donna.
“Il bambino non muove affatto bene la spalla sinistra e ritengo abbia
rimesso ben più di una volta in questi giorni…”
Madam Pomfrey mormorò un incantesimo e subito la punta della sua bacchetta
s’illuminò di una luce rosa tenue.
Harry si ritrasse, impaurito.
Senza una parola Severus si alzò e si accomodò sul bordo del letto accanto
al bambino.
Si guardarono.
Il piccolo Harry si perse nello sguardo nero del suo uomo-Sevreus e si
sentì subito più calmo.
Poppy prese a far scivolare lentamente la sua bacchetta vicino ad ogni
angolo del corpo del bimbo, corrugando la fronte, con le labbra sempre più
strette e gli occhi lucidi. Giunta alla spalla sinistra si lasciò sfuggire
un gemito di disapprovazione e le sue iridi gentili si fecero più scure.
In completo silenzio prese atto delle condizioni del bambino e poco dopo
si rialzò.
Un’espressione furibonda sul viso contratto dal dolore e dall’ira.
“Severus! Chi ha os…”
“Poppy, per favore, esamina il bimbo completamente”.
La donna lo squadrò.
“Quali sono i motivi per i quali mi stai chiedendo una cosa simile,
Severus?”
“Poppy, il bambino mi è stato affidato da Albus e a quanto pare dovrà
restare con me. Ho bisogno di sapere. Di conoscere tutti i tipi di… abuso
che il giovane figlio dei Potter ha subito prima di arrivare da me…”
Lo sguardo di Madam Pomfrey si riempì d’orrore.
“Oh, Dio misericordioso, Severus, non starai parlando di…”
“Non lo so, Poppy – la voce dell’uomo era bassa e densa di emozioni ben
trattenute. – Non sono a conoscenza della reale estensione degli abusi ai
quali è stato sottoposto e voglio, devo, sapere cosa aspettarmi nei mesi
in cui resterà qui ad Hogwarts sotto le mie cure”.
La donna annuì, gravemente.
Di nuovo la sua bacchetta s’illuminò di rosa e Madam Pomfrey la ripassò
vicino al corpo del bimbo, sostando lievemente vicino al piccolo inguine
ed un poco più dietro.
Poppy lasciò uscire un sospiro lungo e profondo e si rialzò nuovamente,
ben dritta con la schiena e parlando con certezza e sollievo.
“Nessun segno di abusi sessuali Severus, ringraziando il cielo
misericordioso nemmeno uno”.
L’uomo, in silenzio, ne fu profondamente grato.
E chinò la testa per osservare il viso del bimbo.
Il piccolo Harry era sempre più stanco e assonnato, davvero non riusciva a
restare sveglio e gli occhi sembravano volersi chiudere da soli. Soffocò
malamente uno sbadiglio ed inclinò di un poco la testolina verso il
braccio dell’uomo-Sevreus.
Oh, quanto gli sarebbe piaciuto poter dormire ancora accanto al suo
uomo-Sevreus…
O, meglio ancora, sulle sue gambe. Oh sì, sarebbe stato meraviglioso, ma
non osava affatto sperarlo… non era permesso, non era permesso nemmeno
adesso, non era permesso mai…
Severus si alzò, barcollando leggermente.
Il bambino aveva sonno e se l’irreale spiegazione che egli stesso aveva
ritenuto possibile invero lo fosse, il maestro di Pozioni conosceva anche
la causa di tale spossatezza.
“Penso sia meglio lasciarlo riposare adesso, a meno che le sue condizioni
non richiedano il tuo tempestivo intervento, Poppy…”
La donna scosse la testa.
“Il bambino non sta bene, ma penso che iniziare la terapia con un po’ di
sano riposo non sia affatto una controindicazione, anzi…”
Severus annuì e senza dire niente lasciò che la donna preparasse il
piccolo paziente, rimuovendo scarpe e vestiti con un colpo di bacchetta
prima di fargli apparire addosso un morbida vestaglietta azzurra.
Il bambino apparve intimidito e non appena Madam Pomfrey fece per
avvicinarsi il piccolo si spostò un po’ più lontano.
Severus sospirò e si fece avanti.
Guidò il bambino sotto le coperte e lo guardò negli occhi.
“Dormi un po’ Harry…”
Il bambino rimase a sedere, ad osservarlo in silenzio mentre i suoi occhi
verdi come l’erba parevano riempirsi di ombre e di dubbi.
“Signore Sevreus…”
L’uomo si tolse dalle spalle il mantello nero che lo aveva accompagnato
nei momenti della loro cattura e lo avvolse attorno alle piccole,
incurvate spalle.
Harry sorrise.
“Questo è un posto sicuro, Harry ed io sarò là, in quella stanza e ti
sentirò se mi chiamerai”.
Il piccolo sorrise e non appena si stese si addormentò.
Severus ripensò alle proprie parole, guardandolo.
Un posto sicuro.
Un luogo dove leccarsi le ferite e prendersi del tempo per guarire.
Del tempo per iniziare a vivere felice.
Un nido accogliente, riparato, protetto.
Un nido per un piccolo uccellino smarrito e torturato.
Il figlio di Lily aveva disperatamente bisogno di tutto ciò e Severus era
più che deciso a provvederlo fintantoché il bimbo ne avrebbe avuto
bisogno.
Avvolto nel mantello del suo uomo-Sevreus finalmente Harry poté dormire
serenamente.
Continua…
Nota grammaticale: per
mia decisione personale in questa fanfic tutti i nomi propri ed alcuni
altri di vario genere sono mantenuti originali, quindi con i termini
inglesi, non solo per rispetto alla signora Rowling che così li ha creati,
ma anche perché non approvo la dilagante malattia del ‛traduzionismo-sempre-e-comunque’.
Per correttezza nei confronti di chi è in disaccordo con me alla fine di
ogni capitolo metterò i termini italiani corrispondenti. Grazie mille.
Floo Powder:
metropolvere.
Note del capitolo:
Aberforth Dumbledore è il fratello di Albus Dumbledore, ed un membro
dell’originale Ordine della Fenice, anche se dal carattere e dalla
moralità ambigui.
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