Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: MelKaine    12/02/2008    26 recensioni
Il piccolo Harry Potter ha sei anni e non ha assolutamente idea di cosa significhi essere felice. Quando viene portato via dalla famiglia dei suoi zii la sua vita è destinata ad intrecciarsi con quella di Severus Snape, giovane maestro di Pozioni. Una storia sulla compassione e l'affetto, il cuore di tutto ciò che è amore.
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Minerva McGranitt, Severus Piton
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The Heart of Everything 11
Disclaimers: These characters don’t belong to me. Eventual issueing gets me no profits. All rights reserved to the legitimate owner of the copyright.

 

 

 

Ma buonasera a tutti! Incredibile, ma vero, sto cercando di ristabilire il ritmo. Chiedo ancora scusa per il ritardo la volta scorsa e per la brevità di questo chap, ma è stato il massimo che poteva fare in base agli impegni universitari che ho adesso. Non prometto che il prossimo sarà lunghissimo, ma mi impegnerò. E adesso recensioni:

Tigre94: La tua risata malefica mi consola, adoro i deliri di potere e la volontà di uccidere, sopratutto se è rivolta ai Dursley!!
iaco: Ciao, grazie mille sono contenta che il chap ti sia piaciuto. Baci
gokychan: Ecco il seguito, in tempo per fortuna! Grazie mille per il commento ^_^
nihal93: Ovviamente sì, anche perché come accennato nei capitoli precedenti Harry non apprezza molto la magia, per ora almeno... ecco qui anche per te il nuovo aggiornamento!
Elysion: Spero in bene, cara. Almeno qui non muore nessuno... ancora...
jillien: Tempo al tempo, molto presto le cose cambieranno fra i due. Cercherò di non ritardare più con gli aggiornamenti. Grazie per il commento.
Akichan: Ciau! Non mi hai affatto rovinato la giornata, anzi! Beh, scusa il ritardo nell’aggiornamento, i miei problemi si sono più o meno risolti, ma più che altro è il modo in cui uno li affronta, ho bisogno di riposarmi mentalmente... Dunque mi spiace tu abbia problemi con il sito, magari senti Erika stessa o una delle amministratrici, grazie per il tuo appoggio incondizionato e per i commenti finora. Non temere, stai pure tranquilla, in più di 25 ff scritte nemmeno una delle mie è mai finita male... sono una paladina dell’ happy ending, io...
lake: Ciao cara! Grazie per aver passato la mia ff, dovrò pagarti per la pubblicità. Sarei curiosa di sapere cosa pensi che accadrà, magari mandami una mail in pvt... e grazie del commento.
Chrystal_93: Beh, lo sperano anche loro, uh uh uh. Ma il cammino sarà ancora lungo, credo... non so quanti capitoli farò...Grazie del commento.
Rotavirus: Beh, dai, martedì è arrivato... ^_^ ...Grazie mille per la tua recensione e scusa se ti lascio sempre in uno stato ansioso. Dai, questo chap finisce piuttosto tranquillamente.
Vale Lovegood: Eccomi qui, come promesso! Sono stata brava, yay!! Grazie mille per il commento e per avermi lasciato le tue impressioni personali, ho apprezzato molto.
Lexie89: Vero che sono due amorini??? Ma dopo sarà anche meglio, ho in mente un paio di scene...
bufyna: Ehm, in realtà Snape è già qui da me... ^.^'''''''' Eh eh eh scherzo... Grazie mille per il tuo commento, per la statua mi sento onorata, thanks!
bombottosa: Grazie per la recensione, carissima. Oddio, non farmi pensare ad un piccolo Malfoy. Uh, tenero e adorabile!! W l’uomo pelato di Lost!!! Ed il suo cinghiale!!
ellinor: Non mi uccidere, questo è ancora più corto, ma se li facessi lunghi come ero abituata a fare non potrei aggiornare così spesso e poi mi passerebbe la voglia. Chiedo venia e mentre attendo clemenza ti ringrazio per la recensione. In effetti Madam Pomfrey avrà il suo da farsi...
irelaw: Grazie, sono contenta di sapere che in qualcosina sono migliorata è sempre un piacere ricevere una annotazione, così posso perfezionarmi via via che scrivo. Grazie mille.
sam89: Ciao, oddio, addirittura una targa commemorativa... Wow, grazie! Ecco qui il nuovo chap. Enjoy it!
Ron von Bokky: Oh, ti assicuro che Sev ha ben altro da fare piuttosto che morire... uh uh uh. Grazie mille per il tuo entusiastico commento! Un bacio.
protezione: Ecco qui, il prima che potevo, davvero. Grazie mille per la recensione. Bax
Kary91: Grazie mille Karen, vero che non si può non amarli???
lucy6: Sì, in effetti Harry ha dimostrato grande fiducia, ma la battaglia per ottenerla del tutto non è ancora finita... nel frattempo grazie mille per i tuoi commenti e per aver letto le mie ff su Slam Dunk!
Nezu: Beh, che devo dire io che scrivo cose come ‛l’uomo gli era quasi sopra’... ^///^ Oddio, non farmici pensare... Grazie mille per il commento. Oddio non sono poi così veloce, questo chap è così corto, oggi... (vergogn, vergogn).
Chiara Potter: Ciao, grazie per avermi lasciato una recensione, sono contenta che la mia ff ti piaccia.
Psike: Grazie, fa sempre un gran piacere sentirselo dire...^___^
cesarina89: Grazie mille. Ecco qui il nuovo chap. Bacio
Mimica: Ciao, benché lievemente inquietata dalla tua (fantastica a detta di una mia amica) recensione, ti ringrazio. Scherzo, scherzo. Grazie mille. Sei la prima che mi rassicura sul fatto che si capisce la differenza fra quando pensa Harry e quando lo fa Snape, mi ha fatto un gran piacere!
hocuspocus: Molto interessante la tua recensione e la riflessione in essa contenuta... in effetti sì. Amarsi, diceva qualcuno, è avvertire il simile nel dissimile. A vederli magari i nostri due eroi potrebbero non apparire simili nel senso compiuto del termine, ma indubbiamente lo sono e mi fa piacere sapere che questa cosa si avverte leggendo. Sì, mi trovi d’accordo anche sul tuo discorso sulla lingua, quando ho il tempo controllo sempre su dizionari e pagine web dell’Accademia della Crusca. Mi piace esprimermi in modo adeguato, penso che così la storia possa essere gustata a pieno e seguita meglio. Merci.
LagoAiram: Uhm, Dumbledore è un po’ manipolatore, ma cattivo, per me no. (E nemmeno gay come dice la Rowling!!) Per quanto riguarda la fine della storia ancora non so bene, vedremo al momento, sai, scrivo un po’ come mi viene lì per lì. Grazie mille per il tuo commento e per i complimenti.
clarissa parker: Non ti preoccupare, anche un ciao è graditissimo. Grazie mille.
briciola88: Oh, sicuramente sì. Severus non è uomo da lasciare incompiute le sue minacce, te lo assicuro!! Anche in questo chap non ci scherza su!!
dunky: Ciao, diciamo che Albus userà il pensatoio di Snape per un’altra cosa, ma non dico niente perché deve essere una sorpresa... Grazie mille per il tuo entusiastico commento!!

Eccoci alla fine dei ringraziamenti e all’inizio del chap! Un grosso bacio anche a chi legge soltanto o che ha messo la mia fic fra le preferite...Buona lettura
 

Mel Kaine

 

 

 

 

                                                                    The Heart of Everything

 

 

 


11 - / The little bird’s nest /

 



Il piccolo Harry riaprì gli occhi quando la strana sensazione di nausea lo lasciò, così com’era venuta.
Incredulo e sorpreso si guardò attorno.
Quella sembrava proprio la stanza dell’uomo-Sevreus.
C’erano il camino, la scrivania e le belle poltrone verde e argento.

Il bambino sospirò.
Non sapeva come, ma era contento di non essere più nella foresta, di essere lontano da quegli uomini tutti vestiti, minacciosi e cattivi.
E di essere ancora insieme al suo uomo-Sevreus.

Sbadigliò.

Tutt’ad un tratto si sentiva così tanto stanco da non riuscire a tenere gli occhi aperti.
Guardò l’uomo, e anche se era sempre fermo, sembrava stare meglio.
Forse perché erano nella sua stanza e adesso c’era il vestito nero a coprirlo…
Posò le manine sul petto dell’uomo-Sevreus e provò a scuoterlo.
Niente.
Sotto i palmi il piccolo sentiva qualcosa battere, sentiva quel tamburo nel petto del signore Sevreus e subito si mise una mano nello stesso punto, sul proprio, piccolo, petto. Oh, anche lui aveva un tamburo lì! Quindi se Harry aveva il tamburo nel petto e stava bene anche l’uomo-Sevreus stava bene, perché lo aveva anche lui!
Forse l’uomo-Sevreus stava solo dormendo e quindi, adesso, anche Harry doveva dormire con lui.
Oh, Harry era davvero, davvero stanco.
S’impegnò a spostare il braccio sinistro dell’uomo, quel tanto che bastava a sgattaiolare sotto il vestito nero e accanto al corpo dell’uomo-Sevreus. Più precisamente fra l’interno del braccio sinistro del signore Sevreus ed il suo fianco, sotto l’ascella. Lì, il piccolo Harry si raggomitolò e non fece in tempo a chiudere gli occhi che già il sonno lo aveva portato via.


 

 

 

 



Minerva si affrettò nuovamente verso Hogwarts. Aveva ardentemente desiderato di trovare Albus presso l’abitazione di suo fratello Aberforth, ad Hog’s Head, ma le sue speranze erano state disilluse. In gran fretta aveva quindi deciso di tornare indietro per servirsi del suo camino e raggiungere alcuni membri dell’Ordine.
Dopo la fine della Prima Guerra l’Ordine non si era affatto sciolto, ma era rimasto nell’ombra, pronto a proteggere ogni singola famiglia di maghi dai pericoli di molti dei più fedeli seguaci di Voldemort ancora in libertà.
Probabilmente qualcuno di loro sapeva dove si trovasse Albus.
La situazione era piuttosto grave.
Era vero che il potente Mago Oscuro era scomparso, ma nessuno ancora poteva sentirsi al sicuro.
Non quando le barriere anti-apparizione di Hogwarts erano state infrante!
Minerva gettò una manciata di Floo Powder nel suo focolaio e pronunciò chiaramente:

“La Tana”.


Albus era in piedi davanti al grande tavolo di casa Weasley. Una mappa spiegata sotto gli occhi dei fedeli membri dell’Ordine della Fenice.

“Minerva, mia cara, pensavo fossi ad Hogwarts in attesa di un possibile ritorno di Severus…”

“Oh, Albus, presto. Le barriere anti-apparizione dell’intera scuola si sono spezzate! Non so cosa sia accaduto… improvvisamente…”

Gli occhi di Dumbledore smisero di brillare.
“Arthur, Molly, informatemi se il piccolo gruppo inviato a Knocturne Alley è riuscito a trovare Severus. Remus, seguimi ad Hogwarts. Minerva, fammi pure strada”.


 

 

 

 




Severus Snape si destò con un sospiro spezzato fra le labbra.
Senza aprire gli occhi prese contatto con la realtà.
Non riteneva di essere morto.
Ma ovviamente ‘vivo’ non era sinonimo di ‘in buona salute’…
Si prese il suo tempo per ascoltare i suoni che lo circondavano… o la completa assenza di questi…
Probabilmente erano stati nuovamente catturati ed imprigionati.
Eppure il pavimento non sembrava così duro e freddo come ricordava e qualcosa gli pesava sul fianco.

Il bambino!
Dov’era il bambino?

Trovò la forza di tirarsi su un gomito e, quando ebbe piena visione della quattro mura che lo circondavano, sentì il bisogno urgente di lasciarsi ricadere a terra e giacere immobile fintantoché le allucinazioni, di cui evidentemente soffriva, sparissero.

Non era assolutamente possibile.

L’ultima, certa, cosa che ricordava era il soffitto di fronde e rami della foresta in cui stavano fuggendo.
Non c’era modo, al mondo, in cui potessero essere riusciti ad apparire ad Hogwarts.
Nemmeno inciampando su di una Passaporta.
La scuola era protetta da potenti barriere anti-apparizione e nemmeno Dumbledore, il loro creatore, aveva il potere di raggirarle.

Eppure, senza ombra di dubbio, quelle sembravano proprio le mura dei suoi quartieri.
Lo stemma della casa di Salazar Slytherin, la piccola credenza, la scrivania, le poltrone, il tappeto.

Impossibile.

Di nuovo il pensiero del bambino-Potter attraversò la sua mente.
In risposta ai suoi lenti e faticosi movimenti per sollevare il busto Snape avvertì qualcosa.
Qualcosa che si muoveva, evidentemente disturbata dal suo spostarsi.
E fu allora che lo vide.

Un fagottino tutto avvolto sotto il suo mantello, al suo fianco, fra il braccio sinistro ed il costato.

“Harry…”mormorò Severus scivolando di nuovo a terra e chiudendo gli occhi, incredulo.
La sua mente girò attorno a spiegazioni impensabili per un momento, prima che la debolezza delle sue precarie condizioni lo trascinassero di peso in un dormiveglia assolutamente agitato e poco piacevole.

Nei pochi minuti che seguirono la porta dei suoi quartieri si spalancò ed Albus, Minerva e Lupin entrarono in gran fretta.

“Severus” gridò la donna.
“Ragazzo mio” lo chiamò Albus.

Snape cercò nuovamente di tirarsi a sedere, improvvisamente destatosi.
Il bambino dormiva ancora placidamente al suo fianco e adesso che l’uomo si era faticosamente sollevato di un poco il mantello era scivolato via, rivelando il figlio dei Potter allo sguardo della piccola, preoccupata congrega.

“Oh, grazie al cielo! – esclamò Minerva. – Oh, grazie! State entrambi bene! Sia tu che Harry!”

Severus si guardò attorno, lievemente frastornato ed i suoi occhi neri incontrarono il silenzioso sguardo di Lupin.
La quiete si allungò un attimo di troppo su di loro e Albus prese parola.

“Tutto bene, ragazzo mio? Puoi dirci cos’è accaduto?”

Di nuovo gli occhi neri come la morte di Severus tentarono di mettere a fuoco ogni cosa e la sua mente tentò di ricordare con metodica precisione il susseguirsi di tutti gli eventi. In bocca aveva ancora il sapore amaro di chi ha dormito male e poco.
Nel loro infinito peregrinare le sue iridi incontrarono ciò che Lupin ancora stava fissando con riservata preoccupazione.

Harry Potter.

Il bimbo si mosse impercettibilmente contro il fianco dell’uomo e, come una cascata, i ricordi perfetti e precisi di tutto quello che era accaduto si riversarono in lui, cadendo dall’alto, con impeto.
Chiuse gli occhi, mentre le ultime immagini che la Legilimens da lui castata meno di dieci ore fa premevano dietro le sue palpebre chiuse.
La sua priorità adesso era portare il bambino da Madam Pomfrey.

Strani miracoli, un Preside sollevato, una docente di Trasfigurazione prossima alle lacrime ed un lupo mannaro diffidente non erano cose rilevanti al momento.

Severus si fece coraggio e provò ad alzarsi. Strinse i denti mentre accettava malvolentieri il braccio di Albus.
Quando fu approssimativamente certo di poter restare in piedi da solo si scostò e chinandosi prese in braccio il bambino, sorreggendolo sotto le spalle e sotto le ginocchia, come fosse stato una povera vittima.

“Severus, puoi parlarci di cosa è accaduto dopo che il signor So…”

“Dopo, Albus. Ho bisogno di portare il giovane Potter in infermeria”.

Madam McGonagall trasalì vistosamente.
“Il bambino è stato ferito?”

“Di certo non mentre era sotto la mia tutela, Minerva” fu la risposta del maestro di Pozioni mentre zoppicava dignitosamente verso la porta.

“Dove credi di…”

Snape si volse, gelando con uno sguardo penetrante lo scatto di rabbia dell’astioso lupo mannaro.
Albus alzò un sopracciglio, comprendendo.

Severus si volse verso il Preside.

“Nel tuo studio Dumbledore, quando Madam Pomfrey mi riterrà libero di lasciare la sua infermeria”.

E si allontanò, sparendo lentamente nel corridoio.

Remus Lupin sentì l’ira esplodergli nell’anima.
Il figlio di James nelle mani di quello sporco, disgustoso Death Eater.

Oh, non poteva tollerarlo.

Fece per inseguirlo e strappargli di mano il bambino quando una bianca, anziana mano lo fermò, posandosi sulla sua spalla.

“Remus, devo chiederti un grande favore. Una di quelle cose che non provo alcun diletto nel domandare, ma che ritengo necessaria. E so che da compagno leale, e fidato membro dell’Ordine, troverai la forza di ascoltare questo povero vecchio…”

Lupin si volse lentamente. Il ‘povero vecchio’ aveva appena ribadito velatamente la loro diversità di condizione e l’ubbidienza che ogni membro doveva al leader della loro organizzazione segreta.

Il giovane uomo comunque annuì, stoicamente.

Silenzio.


“Remus, per favore, ritorna da Molly e Arthur…”


Lupin chiuse gli occhi d’ambra e respirò a fondo, una sola volta.
In completo silenzio si diresse al camino di Snape e ben presto scomparve in una fiammata verde.



A metà del silenzioso, deserto corridoio che portava lentamente verso la sua agognata destinazione Snape decise di svegliare il bambino.
Non aveva la forza di portarlo in braccio ancora a lungo, per quanto poco pesasse, e desiderava che fosse desto nei momenti in cui Madam Pomfrey lo avrebbe visitato. Perché aveva bisogno di risposte. E non poteva che rabbrividire di fronte ad uno degli ultimi pensieri che aveva maturato in quei pochi minuti di agonizzante passeggiata.
A tutti i costi doveva conoscere i limiti entro i quali si erano spinti quei disgustosi, abominevoli Muggle nella loro opera di distruzione. Perché se alcuni di quei limiti fossero stati, sfortunatamente per loro, oltrepassati, se l’innocenza di quel corpo fosse stata violata anche nell’ultima, ignominiosa maniera Severus Snape avrebbe portato la distruzione su quella casa di bestie.
Completa, violenta, atroce e , quanto è vero Iddio, insopportabilmente dolorosa distruzione.

In quel caso al diavolo il Ministero, al diavolo Albus e tutto il resto del mondo.
Severus Snape avrebbe ucciso e ucciso con gusto.


Il piccolo Potter si destò dopo un paio di tentativi e subito apparve completamente privo di energie e quasi troppo assonnato per camminare da solo.
Severus lo prese per mano e, facendo attenzione, lo guidò verso la loro meta.


Severus aprì le porte dell’infermeria, zoppicando lentamente oltre la soglia.
Il bambino era quasi un peso morto ancorato alla sua mano.

Il giovane Professore richiese a gran voce attenzione.

“Madam Pomfrey!”

Il silenzio di un ozioso mattino di vacanza rispose, tediosamente.

“Madam Pomfrey!”

La donna uscì dal suo piccolo studio, affrettandosi verso l’uomo. Le mani graziosamente arricciate a tenere sollevato di un poco il suo lungo grembiule.

“Severus, quante volte ancora dovrò chiederti di abbandonare le vecchie abitudini e chiamarmi Poppy, sei un membro del corpo insegnanti da diverso tempo ormai…”

“Molto bene, Poppy. Puoi preparare un letto?”

Lo sguardo della donna si fece attento.
“Non ti senti bene, Severus? Un incidente con una delle tue pozioni sperimentali?”

“Niente di tutto questo. Non è per me, ma per lui” e con un breve movimento Snape tirò gentilmente avanti il bambino.

La donna osservò il bimbo. Capelli neri. Pelle chiara. Massimo tre o quattro anni, piccolo abbastanza da essere figlio di un giovane uomo di ventisei e quella minuscola manina aggrappata a quella del suddetto giovane uomo…

Madam Pomfrey si lasciò ad un’espressione sorpresa, prima di concedersi un ampio, solare sorriso.

“Mi sono persa qualcosa durante queste vacanze, Severus? O dovrei dire durante questi ultimi anni?”

“Non dire sciocchezze, Poppy. Il bambino è il figlio dei Potter” sibilò Snape.

“Harry? Harry Potter?” domandò basita la donna.

L’uomo annuì.
Madam Pomfrey si ricompose immediatamente.

“Da questa parte”disse lei.

Velocemente la donna si diresse verso uno dei letti più vicini e si volse, certa che Severus l’avesse già rapidamente seguita.
Ma l’uomo avanzava lentamente, trascinando per la mano il bambino e zoppicando.

“Severus! Il tuo piede non…”

“Dopo, Poppy. Ho bisogno che il giovane Potter venga esaminato. Adesso”.

Gli occhi della donna si fecero seri e scuri.
“C’è forse qualcosa che devi dirmi, Severus?” ed il suo non era un tono gioviale, né pronto allo scherzo.

“Ho motivo di credere che il bambino sia stato ripetutamente maltrattato e abusato”.

La donna si portò le mani al viso e sussultò.



 

 




Albus guidò Minerva verso il suo studio e servì del tè caldo ad entrambi. Quel mattino su Hogwarts erano arrivate le nubi ed il cielo presto avrebbe minacciato pioggia. L’austera donna pareva assorta nei suoi pensieri, ma una ruga di preoccupazione le solcava la fronte, contristando l’anziano, affezionato mago.

“Quando sarà pronto, Minerva, quando saranno pronti, mia cara…”

“Sì, lo so Albus, lo so…”


 

 






“Oh, Merlino. Come…”
Madam Pomfrey appariva sconvolta come non lo era mai stata in tutti gli anni in cui l’uomo l’aveva conosciuta.
Snape si lasciò cadere sulla sedia più vicina, inabile a mantenere la stazione eretta anche solo per un altro istante.
“Dopo, Poppy. Nello studio di Dumbledore”.
La donna annuì.
Professionalmente prese subito in consegna il bambino e lo fece sedere sul bordo di uno dei letti bianchi e puliti.

“Ciao piccolino, come ti senti?”

Il bimbo osservò la donna, con occhi stanchi e timorosi.
E non rispose.
Snape si fece attento.

“Senti male da qualche parte?” insistette lei.

Silenzio.

“Harry, Madam Pomfrey ti ha fatto una domanda…”

Il bimbo si volse a guardare confuso l’uomo-Sevreus ed annuì.
“Allora perché non le rispondi?”

Il bambino prese a torcersi le manine l’una nell’altra.
“Il signore Sevreus ha detto che Harry non doveva dire niente e non doveva rispondere se gli veniva chiesto qualcosa. Harry ha promesso”.

Poppy si volse versò Severus.
L’uomo sospirò.

“Sì, lo ricordo, Harry. Ma adesso non siamo più nella casa di quegli uomini, siamo tornati a scuola, sebbene nemmeno io sappia come…”

Il bambino pareva ancora confuso ed incerto.
Severus sospirò ancora, provato dagli eventi del giorno e della notte precedenti.

“Harry, puoi e devi rispondere a Madam Pomfrey. Sempre”.

La donna lanciò uno sguardo in tralice al maestro di Pozioni, promettendogli in silenzio che dopo ci sarebbero state molte, accurate domande e probabilmente una buona dose di rimproveri.
Poppy si volse quindi nuovamente verso il giovane figlio dei Potter.

“Allora, giovanotto, dicevamo… come ti senti?”

“Ho sonno, signora” rispose finalmente Harry.

“Questo è normale Harry ed è una cosa buona. Dimmi, senti male da qualche parte?”

Il piccolo si morse le labbra.
Poteva fidarsi della signora con il grembiule?

Quando Zio Vernon gli chiedeva se sentiva male da qualche parte, le prime volte, Harry aveva risposto subito dicendo la verità, ma dopo aveva imparato. Se Zio Vernon gli chiedeva qualcosa era per poterlo punire dopo e sapere dove fargli più male, quindi Harry diceva sempre di no, anche quando non era vero.

L’uomo-Sevreus sembrava avere fiducia nella donna, quindi anche Harry doveva averne.
Con vocina tremante rispose:

“La pancia, signora…”

Ed Harry si chiese se adesso la donna lo avrebbe picchiato proprio lì…
Ma la signora annuì con decisione e tirò fuori il bastoncino di legno che anche l’uomo-Sevreus aveva e con il quale faceva le magie.
Il bambino fece di tutto per non ritrarsi e fuggire.

“Molto bene, piccoletto, adesso passerò la mia bacchetta vicino al tuo corpo per sapere cosa non va. Sarà come dal dottore, Harry, e ti prometto che non sentirai niente…”

Allarmato Harry cercò subito con lo sguardo l’uomo-Sevreus.
Harry non era mai stato dal dottore e non sapeva bene chi fosse e cosa facesse. Un paio di volte aveva sentito Zia Petunia dire a Dudley che lo avrebbe portato dal dottore e Dudley non era mai contento di andarci e faceva sempre un sacco di storie. No, il dottore non doveva essere una brava persona…
E poi Harry non conosceva quella donna e adesso che aveva scoperto che anche lei aveva uno di quei bastoncini per fare cose strane si sentiva spaventato.
Non voleva che la donna facesse magie su di lui. Le magie erano brutte e cattive. E facevano male.

Severus colse alcune di quelle paure e sentì l’urgenza di parlare.
“Madam Pomfrey è molto brava, Harry e se ti ha detto che non sentirai niente, puoi crederle. Rimani fermo e fai come ti dice”.

Harry chiuse gli occhi, tristemente.
Se l’uomo-Sevreus aveva detto di restare fermo Harry lo avrebbe fatto, anche se non voleva affatto.

Snape parlò ancora, ma questa volta si rivolse alla donna.
“Il bambino non muove affatto bene la spalla sinistra e ritengo abbia rimesso ben più di una volta in questi giorni…”

Madam Pomfrey mormorò un incantesimo e subito la punta della sua bacchetta s’illuminò di una luce rosa tenue.
Harry si ritrasse, impaurito.

Senza una parola Severus si alzò e si accomodò sul bordo del letto accanto al bambino.
Si guardarono.
Il piccolo Harry si perse nello sguardo nero del suo uomo-Sevreus e si sentì subito più calmo.

Poppy prese a far scivolare lentamente la sua bacchetta vicino ad ogni angolo del corpo del bimbo, corrugando la fronte, con le labbra sempre più strette e gli occhi lucidi. Giunta alla spalla sinistra si lasciò sfuggire un gemito di disapprovazione e le sue iridi gentili si fecero più scure. In completo silenzio prese atto delle condizioni del bambino e poco dopo si rialzò.
Un’espressione furibonda sul viso contratto dal dolore e dall’ira.

“Severus! Chi ha os…”

“Poppy, per favore, esamina il bimbo completamente”.

La donna lo squadrò.
“Quali sono i motivi per i quali mi stai chiedendo una cosa simile, Severus?”

“Poppy, il bambino mi è stato affidato da Albus e a quanto pare dovrà restare con me. Ho bisogno di sapere. Di conoscere tutti i tipi di… abuso che il giovane figlio dei Potter ha subito prima di arrivare da me…”

Lo sguardo di Madam Pomfrey si riempì d’orrore.
“Oh, Dio misericordioso, Severus, non starai parlando di…”

“Non lo so, Poppy – la voce dell’uomo era bassa e densa di emozioni ben trattenute. – Non sono a conoscenza della reale estensione degli abusi ai quali è stato sottoposto e voglio, devo, sapere cosa aspettarmi nei mesi in cui resterà qui ad Hogwarts sotto le mie cure”.

La donna annuì, gravemente.
Di nuovo la sua bacchetta s’illuminò di rosa e Madam Pomfrey la ripassò vicino al corpo del bimbo, sostando lievemente vicino al piccolo inguine ed un poco più dietro.

Poppy lasciò uscire un sospiro lungo e profondo e si rialzò nuovamente, ben dritta con la schiena e parlando con certezza e sollievo.
“Nessun segno di abusi sessuali Severus, ringraziando il cielo misericordioso nemmeno uno”.

L’uomo, in silenzio, ne fu profondamente grato.
E chinò la testa per osservare il viso del bimbo.

Il piccolo Harry era sempre più stanco e assonnato, davvero non riusciva a restare sveglio e gli occhi sembravano volersi chiudere da soli. Soffocò malamente uno sbadiglio ed inclinò di un poco la testolina verso il braccio dell’uomo-Sevreus.
Oh, quanto gli sarebbe piaciuto poter dormire ancora accanto al suo uomo-Sevreus…
O, meglio ancora, sulle sue gambe. Oh sì, sarebbe stato meraviglioso, ma non osava affatto sperarlo… non era permesso, non era permesso nemmeno adesso, non era permesso mai…

Severus si alzò, barcollando leggermente.
Il bambino aveva sonno e se l’irreale spiegazione che egli stesso aveva ritenuto possibile invero lo fosse, il maestro di Pozioni conosceva anche la causa di tale spossatezza.

“Penso sia meglio lasciarlo riposare adesso, a meno che le sue condizioni non richiedano il tuo tempestivo intervento, Poppy…”

La donna scosse la testa.
“Il bambino non sta bene, ma penso che iniziare la terapia con un po’ di sano riposo non sia affatto una controindicazione, anzi…”

Severus annuì e senza dire niente lasciò che la donna preparasse il piccolo paziente, rimuovendo scarpe e vestiti con un colpo di bacchetta prima di fargli apparire addosso un morbida vestaglietta azzurra.
Il bambino apparve intimidito e non appena Madam Pomfrey fece per avvicinarsi il piccolo si spostò un po’ più lontano.
Severus sospirò e si fece avanti.
Guidò il bambino sotto le coperte e lo guardò negli occhi.
“Dormi un po’ Harry…”

Il bambino rimase a sedere, ad osservarlo in silenzio mentre i suoi occhi verdi come l’erba parevano riempirsi di ombre e di dubbi.
“Signore Sevreus…”

L’uomo si tolse dalle spalle il mantello nero che lo aveva accompagnato nei momenti della loro cattura e lo avvolse attorno alle piccole, incurvate spalle.
Harry sorrise.
“Questo è un posto sicuro, Harry ed io sarò là, in quella stanza e ti sentirò se mi chiamerai”.
Il piccolo sorrise e non appena si stese si addormentò.

Severus ripensò alle proprie parole, guardandolo.

Un posto sicuro.
Un luogo dove leccarsi le ferite e prendersi del tempo per guarire.
Del tempo per iniziare a vivere felice.
Un nido accogliente, riparato, protetto.


Un nido per un piccolo uccellino smarrito e torturato.


Il figlio di Lily aveva disperatamente bisogno di tutto ciò e Severus era più che deciso a provvederlo fintantoché il bimbo ne avrebbe avuto bisogno.


Avvolto nel mantello del suo uomo-Sevreus finalmente Harry poté dormire serenamente.


 

 




Continua…

 

 

 

Nota grammaticale: per mia decisione personale in questa fanfic tutti i nomi propri ed alcuni altri di vario genere sono mantenuti originali, quindi con i termini inglesi, non solo per rispetto alla signora Rowling che così li ha creati, ma anche perché non approvo la dilagante malattia del ‛traduzionismo-sempre-e-comunque’. Per correttezza nei confronti di chi è in disaccordo con me alla fine di ogni capitolo metterò i termini italiani corrispondenti. Grazie mille.
 

Floo Powder: metropolvere.

 

Note del capitolo: Aberforth Dumbledore è il fratello di Albus Dumbledore, ed un membro dell’originale Ordine della Fenice, anche se dal carattere e dalla moralità ambigui.

 

   

   
 
Leggi le 26 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MelKaine