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Autore: _Firestorm_    06/08/2013    2 recensioni
Una lettera che fa riaffiorare vecchi ricordi dimenticati costringerà una donna a fare i conti con il proprio passato. Solitudine e rabbia, orgoglio e amore: il tentativo di Erza Knightwalker di capire perchè è diventata la donna spietata che tutti conoscono.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Knightwalker, Mistgun, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ricordi 




Fiamme. Urla. Gente che correva. L’odore del fumo che le riempiva le narici, non sapeva dove andare, era sola in mezzo al villaggio in fiamme. Ricordava di aver sentito parlare dai suoi genitori delle sempre più frequenti razzie dei predoni che, alla fine, erano arrivati anche in quel villaggio sperduto e pacifico, saccheggiando e uccidendo senza pietà.
Cercava di capire come mettersi in salvo. Ansia, confusione e paura le impedivano di muoversi ma sapeva di non poter restare lì, era troppo caldo e l’incendio si stava espandendo sempre di più.
Si ricordò di come i genitori non si erano voluti trasferire nonostante i predoni si avvicinassero sempre di più al villaggio, convinti che sarebbe andato tutto bene: “Questo è un villaggio molto piccolo, nella maggior parte dei casi non viene segnalato nemmeno sulle mappe, è molto improbabile che ci trovino” era una delle frasi che suo padre ripeteva ogni volta che la questione veniva sollevata, alla fine però erano arrivati e adesso lei era sola.
Guardandosi attorno vide delle ombre e sentì delle voci, decise di seguirle per uscire dal villaggio in fiamme, per poi rendersi conto che erano i nemici.
Sapendo che se l’avessero trovata l’avrebbero probabilmente uccisa, si nascose aspettando che se ne andassero, cercando di non farsi scoprire e dopo un po’ di tempo, quando l’unico rumore udibile era il crepitare delle fiamme, si azzardò a uscire.
Scoprì che se ne erano andati ma lei non sapeva che cosa fare a quel punto: di restare non se ne parlava oramai restava solo cenere della sua casa quindi fece mente locale: raggiungere il villaggio vicino era fuori questione, sarebbe stato sicuramente assaltato e le speranze di salvarsi di nuovo a quel punto sarebbero state poche; quindi iniziò a vagare senza meta con la speranza di ritrovare la sua famiglia. Camminò per giorni, senza cibo né acqua, con la testa che le girava e le gambe erano doloranti. Capì che sarebbe morta lo stesso, anche senza l’intervento dei predoni e alla fine crollò esausta a terra. Passò del tempo che a lei sembrò un’eternità ma prima di perdere definitivamente conoscenza le parve di sentire delle voci, un tetro clangore di armi come quello che aveva sentito durante la devastazione del suo villaggio, poi tutto diventò nero.
 
 
Voci indistinte giungevano alle sue orecchie ripetutamente e ad un certo punto si sentì scuotere.
“ Aspettate si sta svegliando, state indietro” disse una voce maschile.
La bambina aprì gli occhi e si rese conto di essere in una tenda, vicino a lei c’erano un medico e un soldato.
“ Che cosa… Dove sono? Che cos’è successo? Dov’è la mia famiglia?” chiese lei ai due uomini.
“Non lo sappiamo, quando ti abbiamo trovata eri svenuta e da sola, speravo che potessi dircelo tu. Da dove vieni? Che ci facevi sola in una zona di guerra?” chiese l’uomo.
“Io… io stavo cercando la mia famiglia, sono fuggita quando il mio villaggio è stato attaccato ma ero da sola” disse la bambina “ci siamo separati nella confusione e non li ho più trovati”
“ Da dove…” iniziò l’uomo ma venne interrotto da un soldato che era entrato di corsa:
“ Capitano il re desidera che lei rientri immediatamente alla capitale, è  urgente, deve partire il prima possibile”  disse l’uomo. Il capitano annuì e lo congedò. Quando il soldato fu uscito tornò a rivolgersi alla bambina : “ Scusa, stavo dicendo.. da dove vieni?”.
“Da Yule, sull’altopiano” rispose lei.
Il capitano a quel punto le disse: “Mi spiace ma non posso aiutarti a cercare i tuoi genitori, devo tornare alla capitale, tu puoi restare qui al campo e alcuni dei soldati che resteranno qui ti aiuteranno a cercarli”.
“Non voglio restare qui! Vengo con lei”.
“Non posso portarmi dietro una bambina in un viaggio simile, sono 5 giorni da qui alla capitale e ci rallenteresti”.
“ Non succederà! Per favore non posso restare qui, è più facile che la mia famiglia si sia spostata verso la capitale!” disse lei.
L’uomo la guardò pensieroso poi cedette: “Io devo comunque tornare in città, posso portarti con me ma una volta che sarai laggiù dovrai cavartela da sola, mi dispiace, più di così non posso fare”
“ Davvero mi aiuterà?” il volto della bambina si illuminò a quelle parole.
Lui annuì poi le disse: “Riposati ancora un po’ non partiremo prima di domattina, a proposito come ti chiami?”.
“Erza Knightwalker”.
                                    
Erza si svegliò di soprassalto, sotto shock per quel sogno. Era da tantissimo tempo che quei ricordi non tornavano a farle visita e anche in passato ogni volta che era successo era stato un trauma per lei. “Maledizione, pensavo di avere chiuso con quella storia una volta per tutte e ora si ricomincia, ecco un altro buon motivo per non tornare” disse tra sé e sé per poi aggiungere “Tanto vale che mi alzi, per quanto mi scocci ammetterlo non riuscirei a riaddormentarmi, vado ad allenarmi. Maledizione”.
Quindi si vestì e presa la sua lancia poi usci dalla stanza diretta alle sale di addestramento. In un momento di cattiveria, accentuato dal malumore, svegliò tutti i membri della sua divisione per farli allenare. Il suo tenente si azzardò a chiedere spiegazioni, pur conoscendo il suo capitano non riusciva a spiegarsi il motivo di un gesto simile, ma la risposta che ricevette lo lasciò di stucco: “Perché non riuscivo a dormire mentre voi eravate tranquilli e beati, non mi pareva giusto, tutto qui” dopodiché Erza si girò è proseguì verso la sala.
“Adesso va meglio” pensò mentre sorrideva soddisfatta.
Qualche ora più tardi, dopo avere quasi ucciso dalla fatica i suoi subordinati, si accorse che era ora della solita riunione noiosa in cui venivano assegnate le mansioni da svolgere e mugugnando ci si recò. Arrivata fuori del salone si rese conto di essere in ritardo, cosa che non era mai successa, e notò gli sguardi perplessi che le indirizzarono gli altri comandanti una volta che fu entrata.
“Capitano, benarrivata finalmente. Stavo giusto per assegnarvi i vostri compiti per oggi” disse il re.
“Mpf… grazie altezza ma non doveva disturbarsi ad aspettarmi” fu la risposta di lei.
“Il vostro ritardo è insolito e sono certo che ci sia una spiegazione per cui non c’è nessun disturbo. Qui ci sono gli incarichi che vi sono stati assegnati” rispose lui porgendole un plico di fogli.
Intanto le orecchie di lei colsero un bisbiglio proveniente da fondo sala:
“Scommetto che entro la fine della riunione scoppia un putiferio” disse Hughes
“Ci sto” disse Sugar Boy.
Entrambi erano a conoscenza del compito che le era stato assegnato e prevedevano una sfuriata di quelle memorabili.
Riportando la sua attenzione sugli incarichi Erza scorse velocemente i fogli e non poté trattenersi dall’esclamare:
“Avete intenzione di rimettere in libertà questi criminali? Sono degli assassini” esclamò rossa in viso per la rabbia “ Mi rifiuto di fare una cosa del genere” e detto questo lasciò i fogli sul tavolo e uscì di corsa dalla sala, non prima di aver comunque pestato sia Hughes che Sugarboy dal momento che li aveva sentiti scommettere prima.
Rientrata nella sua stanza sbatté la porta e chiuse a chiave, dopodiché si mise a esaminare i candidati per l’ammissione nella Guardia Reale, giusto per fare qualcosa, per impedirsi di pensare.
 
La riunione nel frattempo proseguì ma alla fine Gerard lasciò la sala e si diresse verso la stanza del capitano per chiederle spiegazioni.
Erza Knightwalker non lo sopportava e di questo si era reso conto oramai da un bel po’, ma mai si era rifiutata di obbedire a un ordine anche se avrebbe preferito infilzare la sua testa su una picca e essere accusata di regicidio piuttosto che prendere ordini da lui.
 
La donna intanto aveva già esaminato quasi la metà dei candidati quando sentì bussare alla porta: stava per aprire ma riconobbe la voce di “Sua Maestà” e tornò di corsa alla scrivania decisa a lasciarlo lì fuori, ignorando allegramente i numerosi tentativi del re di avere spiegazioni.
“Pure questo ci mancava a rompere ma perché non se ne va” pensò esasperata dopo 10 minuti che sentiva bussare. Alla fine Gerard si scoraggiò e decise di lasciar perdere per il momento, con grande soddisfazione del capitano.
Erza continuò a scorrere la lista ma ad un certo punto la mancanza di sonno si fece sentire e prima che potesse accorgersene si era addormentata.




Angolo della pazza :
Tadaaaaah, rieccomi con il secondo capitolo, spero di essere rimasta fedele al personaggio e di aver scritto qualcosa che possa piacervi.
Grazie a chi ha recensito il primo capitolo e a chi ha messo la storia tra le seguite, mi ha fatto molto piacere.
Fatemi sapere che ne pensate, bacione 
_Firestorm_

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