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Autore: TheStoryteller    06/08/2013    5 recensioni
Dieci anni dopo il suo arrivo a Volterra con l'intento di salvare Edward, Bella ha perso ogni memoria del proprio passato e, vampira, è divenuta parte della Guardia dei Volturi. Offuscata da una coltre di menzogne si appresta ad usare i suoi talenti per regalare ai suoi Signori la vittoria di una guerra della quale non conosce davvero le trame, che la condurrà verso i propri ricordi e alla scoperta di una verità antica che sconvolgerà l'intera Corte di Volterra.
"Fuoco ardente che divampa e divora le membra duttili.
Si ciba di sospiri spenti.
Porta con sé ricordi di dolori e gioie, di risa e pianti.
Due occhi amorevoli mi osservano e poi scompaiono nei meandri del sonno eterno.
Chi sei?
La domanda si dissolve nel buio tormentato di una notte senza ritorno"
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Demetri, Edward Cullen, Isabella Swan, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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Non provate neanche lontanamente a fare l'abitudine ad aggiornamenti così tempestivi!!! :P
Vi lascio al quarto capitolo,
Buona lettura,
Thestoryteller
 

 
Volterra, 16 maggio 2016
Demetri
 
Ripercorsi la strada che conduceva fuori dai sotterranei abbandonati e feci il mio ingresso nel castello dalla porta principale. Aro mi aveva convocato per quel giorno e, qualora non mi fossi presentato, non avrei che alimentato i suoi sospetti riguardo il mio tentativo di sottrarmi ai suoi comandi.
Attraversai senza esitazione la parte umana del palazzo e, facendomi strada tra umani ignari della mia stessa natura, discesi nelle profondità della struttura municipale, sino a giungere al salone di pietra che Aro aveva eletto a propria sala del trono.
Uno spazio immenso dalla forma rettangolare si dispiegava, completamente vuoto, al di là di un’antica porta medievale, progettata per resistere agli attacchi di arieti e ai fuochi degli uomini che agli albori della storia avevano tentato di purificare con le fiamme le creature della notte. Sullo sfondo, tre troni di pietra si ergevano sopraelevanti, illuminati da fiaccole antiche e perennemente accese. Dalla loro posizione privilegiata dominavano l’intero spazio della corte, suggerendo un corretto senso di padronanza su qualunque cosa si ponesse ai loro piedi.
Aro mi aspettava là, seduto sul trono centrale, in una posa di perenne attesa. “Benvenuto Demetri”
A grandi passi percorsi l’intera sala, sino a fermarmi ai suoi piedi, in ginocchio, così come esigevano le consuetudini. “Mi avete fatto chiamare, Signore?”
La sicurezza vergata dei secoli conferiva ai suoi modi un’autorità assoluta, una padronanza di sé incontrastata che avrebbe dissuaso chiunque ad opporsi al suo volere. I suoi ordini erano legge e non esisteva perdono per la loro violazione. Didyme ne era stata la provava vivente…
“Partirai tra tre giorni, accompagnato da un gruppo ristretto e formato da Jane, Bella e Felix” comunicò con una fermezza che non ammetteva repliche. “Avete il compito di reperire quante più informazioni possibili sui dissidenti del Nord: il loro numero, abilità e strategie. Al vostro ritorno non dovranno più rappresentare alcun mistero per il nostro esercito. Non siete autorizzati ad ingaggiare battaglia, per nessuna ragione”
Lo sguardo a terra in segno d’assenso, questa volta, era solo un espediente per celargli la mia espressione di frustrazione. “Permettetemi di ricordavi, Signore, che le condizioni di Isabella sono peggiorate. I suoi mancamenti si sono fatti più frequenti e potrebbero pregiudicare l’intera operazione”.
Qualcosa nel tono usato dal mio interlocutore mi suggerì che aveva perfettamente chiara l’intera situazione. “Non essere apprensivo, comandante, si tratta soltanto di una missione ricognitiva”.
Se in quel momento Aro mi avesse ordinato di porgere la mano e mostrargli i miei pensieri starei stato certamente decapitato tanta era la rabbia che provavo nei suoi confronti. “Quali sarebbero gli ordini qualora i Cullen riconoscessero Isabella o, peggio, la loro presenza stimolasse la sua memoria fino a farla ricordare?” chiesi in un tono basso e fin troppo brusco per dissimulare l’ira che mi scorreva nelle vene.
Aro proruppe in una risata distesa, stridula e raccapricciante. “Speriamo tutti che ciò non accada. Come ben ricordi Isabella è vincolata da un giuramento perpetuo che non le consente di abbandonare la guardia, se non a pena di esecuzione”
“Sarei più tranquillo se non corressimo un simile rischio” insistei, sapendo di percorrere una strada pericolosa. “Potremo portare a termine l’incarico più facilmente senza di lei”
“Non ne dubito, ma non sarebbe ciò che ti ho ordinato”
“Se lei ricordasse…”
Le mie parole si persero nel suo avvertimento. “C’è una parola che racchiude il significato di quanto stai facendo, si chiama insubordinazione e tra le file del nostro esercito è duramente punita. È questo che vuoi, Demetri?”
Sostenni il suo sguardo per un momento intero, alla ricerca di una scappatoia, qualcosa che mi permettesse di risolvere quella controversa situazione, ma non trovai altra soluzione che piegarmi. “No, Signore”.

 
 
Volterra, 16 maggio 2016
Bella
 
Il sole stava tramontando sulle colline toscane, conferendo alle linee dolci dell’orizzonte quella calda sfumatura che, nei secoli, aveva avuto la capacità di incantare grandi artisti e poeti, le più grandi menti che l’umanità avesse mai conosciuto. I vigneti e li oliveti si dispiegavano a perdita d’occhio ai piedi della torre più alta del castello di Volterra, dando vita ad un mosaico fatto delle più vive sfumature del verde e dell’ocra, uno dei panorami dei più splendidi che si potessero vedere in primavera.
Un vento tiepido spirava leggero, regalando alle mie braccia scoperte un piacevole tepore. Era quella la sensazione di calore, di vita, che si provava ad essere umani?
Abbassai lo sguardo sulle mie mani, saldamente posate sul parapetto: emanavano riflessi di luce iridescente, abbaglianti e profondamente attraenti per qualunque essere vivente vi posasse lo sguardo… Un’illusione per circuire gli istinti umani e distrarli dalla sensazione di pericolo naturalmente stimolata dalla presenza di un predatore, uno stratagemma della natura per rendere appetibile una superficie altrimenti morta e ripugnante. L’immortalità dona a chiunque, si diceva. Dopo più di cinque anni dal mio mutamento non riuscivo ancora a convincermene…
“Vedo che ancora non ti sei abituata alle nostre regole”
Una voce di bambina interruppe il flusso dei miei pensieri senza tuttavia riuscire a cogliermi di sorpresa. Il profilo di Jane era coperto dal copricapo del mantello, avvolto nell’ombra. “Non è consentito uscire allo scoperto quando il sole è ancora alto”
Sorrisi all’orizzonte, consapevole che quello era uno dei motivi per i quali avevo deliberatamente deciso di prendere residenza fuori dalle mura del palazzo. “Nessun umano può vedermi e, se lo facesse, immagino che basterebbe ucciderlo”
Jane mi riservò uno sguardo colmo d’interesse.
Il viso dai tratti fanciulleschi e delicati, incorniciato dal biondo dei capelli sempre raccolti in una pettinatura ordinata, le avrebbe anche conferito l’aspetto di una bambola bellissima se non fosse per quegli occhi terribili, tinti di un rosso vivo e splendente. Bloccata sulle soglie della prima adolescenza, non aveva ritegno nell’accondiscendere i propri stessi capricci. Le sue labbra pallide si saziavano molto più spesso di quanto fosse necessario al proprio organismo. Per mantenere invincibile il proprio potere, si giustificava, ma nessuno ci credeva veramente.
“Sei cambiata” osservò, con una punta di compiacimento. “Un tempo avresti provato ribrezzo all’idea di un compiere un assassinio per il solo desiderio di goderti l’ultimo sole”.
Mi domandai se avesse ragione.
Il sole stava carezzando la terra coi suoi ultimi raggi. Presto sarebbe sopraggiunta la notte e, con essa, l’ora della caccia. Le mie scorte di sangue erano quasi terminate, ancora qualche giorno e avrei dovuto trovare un modo per procurarmene altro, senza destare sospetti…
“Ho bisogno di una confidenza” le comunicai con una fermezza che voleva nascondere la mia riluttanza. Jane era una creatura potente e pericolosa. C’era sempre stato qualcosa nel suo modo di essere che mi aveva indotto alla prudenza. Averci a che fare era qualcosa di più di un male necessario.
“Non riesco proprio ad immaginarmi di cosa si tratti, Isabella. Non esistono informazioni alle quali la compagna del neoeletto comandante della guardia dei Volturi non possa avere accesso” valutò con un tale entusiasmo da non far credere neanche un secondo alla spontaneità con cui mi aveva rivelato un’informazione tanto importante.
La guardai stranita, senza avere idea di cosa stesse parlando.
“Non te l’ha detto, non è vero?” chiese al solo beneficio di sottolineare l’ovvio. “Demetri ha ricevuto l’investitura da un paio di settimane. Chi poteva immaginare che ne fossi all’oscuro?” Una risatina gioiosa e crudele riempì l’aria, colpendomi tanto nel profondo da raggiungere dentro di me una ferita ancora sanguinante. Quel suono stridulo suggeriva al mio corpo un ricordo raccapricciante che, tuttavia, non riusciva a trovare alcuna collocazione nella mia memoria visiva. Istintivamente rafforzai il mio scudo, ricordando che il potere di Jane sapeva avere tante di quelle manifestazioni che solo comprenderle tutte avrebbe potuto distruggere il corpo di un vampiro. “Cosa ha a che fare la sua investitura con la campagna che sta organizzando in Nord America?” domandai bruscamente, tentando di porre fine quanto più in fretta possibile a quell’incontro.
“Tutto, immagino. Gli è stato assegnato un incarico molto rischioso ed Aro ricompensa sempre i sacrifici dei propri soldati”
Mantenersi calma fu uno sforzo terribile quando il mio istinto non suggeriva altro che attaccare la mostruosità che mi era vicino e ridurla in pezzi tanto piccoli da non poterne più ricordare la forma completa. “Cosa stai insinuando?”
“Demetri si appresta ad affrontare vampiri dotati di doni molto potenti e con i quali ha almeno una questione in sospeso” raccontò Jane con voce allegra, la medesima che una bambina avrebbe impiegato nel spiegare le regole di gioco particolarmente divertente. “Devi sapere che alcuni anni fa, quando ancora non eri parte del nostro esercito, giunse a Volterra un giovane vampiro dall’animo nobile, disperato e determinato nel porre fine alla sua interminabile esistenza. Si era innamorato di un’umana e nel tentativo di preservarne la vita aveva finito per indurla al suicidio. Reso folle dal dolore, decisi di porre fine a sua volta alla propria esistenza, ma un attimo prima di compiere il proprio ultimo sacrificio l’umana che amava terminò una corsa disperata tra le sue braccia. Era sogno o realtà? si domandò il vampiro, prima di rendersi conto che la sua amata era ancora viva e accorsa per salvarlo da sé stesso. Il problema, mia cara Isabella, è che, giungendo a Volterra, il giovane aveva malauguratamente confessato un crimine, quello di aver messo la ragazza a conoscenza dell’esistenza della nostra razza. Conosci le nostre leggi, avrebbero dovuto morire entrambi…” si interruppe con una pausa ad effetto e impiegò un secondo ad osservare il mio viso, esattamente come se stesse raccontando una favola. “Aro fu magnanimo e concesse al vampiro di trasformare la ragazza in vampiro, così da coronare con un lieto fine l’increscioso episodio. Quando il giovane ne assaggiò il sangue, però, la brama di trarne pieno appagamento fu più forte dei propri sentimenti e finì per ucciderla, dissanguata tra le proprie braccia”.
“È una storia triste” ammisi, senza riuscire ad intuire quale fosse il punto del discorso. “Ma non capisco cosa abbia a che fare con Demetri”
Jane regalò un sorrisetto ambiguo all’orizzonte. “Fu lui a strappare il corpo esangue della giovane dall’abbraccio del vampiro, che, ebbro di sangue e di disperazione, si scagliò contro i nostri sovrani nel tentativo di ucciderli. Quando riuscimmo a calmarlo e allontanarlo dalla nostra corte promise che si sarebbe vendicato con tutti noi, me compresa”.
“Che ne è stato del vampiro?”
“Dicono sia divenuto folle e abbia girato il mondo alla ricerca di un esercito che gli consenta di portare a termine la sua promessa. Sembra lo abbia trovato”
“In Nord America”
Jane annuì. “Non si può sapere quanto la follia abbia eroso le sue abilità, ma, un tempo, era dotato della capacità di leggere i pensieri, senza bisogno di alcun contatto”.
La sera aveva ormai dato il proprio commiato alle ultime luci del giorno, rabbuiando l’orizzonte e raffreddando l’aria e il vento. La sensazione piacevole che avevo provato nell’affacciarmi a quella torre, carezzata dalla brezza tiepida e i raggi caldi del sole morente, era scomparsa, lasciandomi in balia soltanto un gran senso di gelo. Pur provando il desiderio di allontanarmi quanto più velocemente possibile da quella creatura malvagia, c’era una domanda che mi tamburellava nella mente, esigendo soddisfazione. “Jane” chiesi incerta, senza comprenderne bene il motivo. “Qual era il nome del vampiro?”
Lei assunse un’espressione strana nel pronunciarlo, difficile da interpretare. “Il suo nome era Edward, Edward Cullen”. 
 
Volterra, 16 maggio 2016
Demetri
 
La vecchia casa colonica che avevamo scelto come nostra abitazione, appena fuori da Volterra, versava nel buio più totale, se non per la fioca fiamma di un candelabro antico che inondava di luce profumata il perimetro centrale del piccolo salotto, arredato con un mobilio originale appartenente alla mia epoca, il sedicesimo secolo. Bella mi aspettava seduta sul seggio del pianoforte, intenta a sorseggiare una bevanda rossa, appena tiepida. “Ho parlato con Jane”.
La osservai con attenzione, quasi disperazione, rendendomi conto ancora una volta di quanto le manipolazioni che aveva subito non fossero state in grado, nel profondo, di mutare il suo animo. Non si nutriva in modo tradizionale, non lo aveva mai fatto se non nelle sporadiche occasioni in cui, le circostanze, l’avevano obbligata a portare avanti la propria recita. Le sacche di plasma, donato consensualmente dagli umani alle banche del sangue, era un buon compromesso per la propria coscienza, incapace di sopportare il peso dell’assassinio. “Ne ho preso un po’ per te” le dissi con cautela, sapendo le difficoltà che aveva nel procurarselo. Non doveva destare sospetti tra i propri compagni d’armi, né fare in modo che i ripetuti furti in ospedale fossero pubblicizzati. Aro avrebbe certamente considerato una simile violazione del protocollo come disubbidienza e avrebbe meditato chissà quale terribile modo per punirla…
Isabella mi riservò uno sguardo affettuoso che non riuscì, tuttavia, a dissipare la preoccupazione che animava il suo viso. “Perché non mi hai parlato della tua nomina a comandante?”
“Cos’altro ti ha detto quell’arpia?”
La sua espressione afflitta mi fece pentire quasi istantaneamente del modo autoritario in cui le avevo posto quella domanda. Isabella non conosceva il male che mi affliggeva, né quale supplizio dovessi affrontare, ogni giorno nel tornare alla tenuta col dubbio di non trovarla là ad aspettarmi. Un milione di volte i miei pensieri avevano visto il disprezzo sul suo volto, l’orrore per me che l’avevo ingannata. Era questa la mia punizione per averla sottratta alla sua vita?
“Mi dispiace” ammisi con una punta di dolcezza. “Non intendevo parlarti in questo modo”.
Ci misurammo un secondo con lo sguardo e soltanto quando ebbe acquisito piena certezza del mio rimorso, abbassò le sue difese e si fece avanti. “Non ti fidi di me” disse, dimenticando di pronunciare la frase con tono interrogativo.
“Non è così”
Si era fermata ad un passo esatto da me, ostinata nel cercare una risposta alle sue tante domande. Avrei voluto dargliela, quella risposta, raccontarle tutta la verità e liberarmi una volta per tutte dal fantasma invisibile del suo amore passato. Se solo non avessi avuto la profonda convinzione che, qualunque cosa potessi fare, qualunque buona azione potessi compiere, avrei comunque finito per perderla per sempre...
Il mio tormento dovette indurla ad abbandonare ogni remora. Si issò in punta di piedi, poggiando la fronte sulla mia e posandomi le mani intorno al mio viso. “Demetri” I suoi occhi avevano mantenuto quella sfumatura castana che l’aveva contraddistinta da umana, calda e rassicurante. Mi osservò con attenzione, come se la semplice motivazione fosse capace di conferirle il dono di leggermi i pensieri. “Cosa ti succede?”
Le posai le braccia intorno ai fianchi, avvicinandola ancora più a me. Ogni paura cominciò ad affievolirsi, ogni dubbio a dissiparsi, diradarsi nella mia mente, senza tuttavia abbandonarla del tutto. “Domani ti racconterò ogni cosa, te lo prometto”. Ogni cosa, avrei dovuto aggiungere, tranne la verità…
“Sarà meglio per te” sussurrò, prima di posarmi un bacio appassionato sulle labbra.
Con mosse ferme e decise, le scostai i lunghi boccoli bruni dalla schiena e lentamente le abbassai la lampo del vestito. 
   
 
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