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Autore: wale    07/08/2013    3 recensioni
“Dai Dean, anche noi ci meritiamo una vacanza ogni tanto, non trovi?”
“Sammy…”
“No, ascolta me per una volta! Non possiamo fare niente adesso per Lucifero, l’Apocalisse e tutta quella merda; quindi non ci vedo proprio nulla di male se ci fermassimo per un momento a prendere fiato. Abbiamo concluso l’ultima caccia solo tre ore fa!”
L’altro sbuffò consapevole che il fratello non avesse torto.
“E va bene…e com’è che ti vuoi fermare proprio in un paese sperduto come questo?”
“Bèh…prima di tutto perché è di strada e poi…”
Ma i Winchester, si sa, non riescono proprio a stare lontani dai guai...
Genere: Angst, Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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 Capitolo I






 
 
 
 
Era una splendida giornata di sole mentre un’Impala del ’67 sfrecciava a tutta birra in un sperduta  strada del Massachusetts.
“Dai Dean, anche noi ci meritiamo una vacanza ogni tanto, non trovi?”
“Sammy…”
“No, ascolta me per una volta! Non possiamo fare niente adesso per Lucifero, l’Apocalisse e tutta quella merda; quindi non ci vedo proprio nulla di male se ci fermassimo per un momento a prendere fiato. Abbiamo concluso l’ultima caccia solo tre ore fa!”
L’altro sbuffò consapevole che il fratello non avesse torto.
“E va bene…e com’è che ti vuoi fermare proprio in un paese sperduto come questo?”
“Bèh…prima di tutto perché è di strada e poi…”
“E poi..?” lo incoraggiò Dean.
“Oh ma dai, non dirmi che te ne sei dimenticato!” proruppe Sam.
“Dimenticato di cosa?” chiese il fratello incerto.
“Ci siamo già stati con papà per una caccia. Cadie Butler ti dice niente?”
Dean sembrò rifletterci un po’ su ma alla fine lo guardò confuso e gli scoccò un ‘no’ convinto.
Sam per tutta risposta roteò gli occhi e concluse che probabilmente avrebbe avuto più successo  in un altro modo.
“Dai, in quel periodo te la facevi con una chearleader…mi pare che si chiamasse Brianna…”
“Ah ma certo, Brianna Reed! Sammy perché non me l’hai detto subito?! “
“Come? Ti ricordi addirittura il suo cognome?” domandò il minore sorpreso.
Non aveva mai immaginato che quella ragazzina fosse stata così importante per lui…
Chissà quante volte Dean aveva sofferto di nascosto per dover lasciare quelle che Sam pensava fossero solo tacche in più sulla sua lista del perfetto don Giovanni…
Dopotutto suo fratello era più sensibile di quello che voleva dare a vedere
“Ma certo Sammy! Come potrei mai dimenticarmi di una bomba del genere!?! Lei è stata la prima ragazza con cui ho avuto rapporti, diciamo, più estremi. Ahahahah, non potrò mai dimenticare quella volta in cui a un certo punti mi ha-“
“PIANTALA DEAN!” esordì il fratello smorzando l’entusiasmo dell’altro.
Come non detto!
“Come siamo pudici, fratellino!” lo canzonò.  “Comunque ho capito, mi ricordo di Cadie. E’ la ragazza sensitiva, vero? Non ti facevo così romantico Sammy… Chi l’avrebbe mai detto che il vero motivo di questa vacanza fosse la mocciosetta per cui ti eri preso una sbandata quando credevi ancora alla cicogna!”
“Sempre il solito stronzo” disse offeso il minore, dopo aver incrociato le braccia al petto, spostando lo sguardo sul finestrino affianco.
Dean sorrise per quell’azione così infantile. Poi avvicinò la mano allo stereo e lo accese, lasciando che la musica scivolasse dentro l’impala, riempiendone l’aria consumata.
Era da tanto che non parlavano in quel modo, di cose che non avevano a che fare con il solito schifo.
Il sorriso scemò.
Per quanto volesse pensarlo loro non erano due ragazzi normali e non lo sarebbero mai stati.
All’improvviso tutto quello che voleva era solo bere qualcosa di forte
 
 
 
 
 
Erano da poco finite le lezioni e le scalette della tribuna del campo da rugby sarebbero state deserte se non fosse stata per la presenza di tre ombre.
“Tranquillo Dean, ho già fatto tutte le prove di routine e ti posso assicurare che non è un mostro. Lo sai che non sono uno sprovveduto.”
“Ok, quindi quello che mi stai cercando di dire è che questa mocciosa-“
“Mi chiamo Cadie”
“Ok… Dunque quello che vuoi dire è che Cadie” continuò marcando il suo nome ” conosce tutta quella roba sul soprannaturale e su quello che facciamo perché parla con i morti e legge le carte?” domandò Dean, divertito.
“Veramente non parlo ancora con i morti perché non ho una buona padronanza dei miei poteri e la storia delle carte è solo una truffa, non è possibile utilizzarle per leggere passato o presente; solo gli idioti ci credono”
Dean serrò la mascella per trattenere l’irritazione causata dalla sgradevole sensazione di essersi  sentito dare, implicitamente, dell’idiota.
“E cosa sarebbe capace di fare sua grazia?” disse con tono canzonatorio, non intenzionato affatto a farsi prendere per i fondelli da una bambina.
“A volte sono capace di leggere il pensiero, ma ciò che mi riesce meglio è percepire la presenza di auree sovrannaturali” rispose mantenendosi seria. A quelle parole Dean corrugò la fronte, per poi abbassarsi e portare il viso all’altezza di quello della ragazzina.
“Allora dimmi un po’ sensitiva, a cosa sto pensando ora?”
Un sorriso compiaciuto si dipinse sul suo volto quando la vide imbarazzata  per quella vicinanza.
Non c’era niente da fare, era impossibile restare impassibili a sei centimetri dalla faccia da schiaffi di Dean Winchester.
Anche Sam si accorse del rossore che imporporò le gote della ragazza e le sue labbra, invece, si serrarono in segno di disapprovazione.
“Ecco, non funziona così…Cioè, non posso controllarlo, succede e basta.”
Dean annuì poco convinto e, dando le spalle ai due ragazzini, si congedò.
“Bàh, per oggi ho sentito abbastanza…Io vado a fare delle commissioni Sammy, tu vedi di filare dritto al motel e rimani lì. Probabilmente farò tardi, non c’è bisogno che mi aspetti alzato”
Prese a camminare quando una voce alle sue spalle lo bloccò.
“Non è carino mentire così a tuo fratello, sai? Ho sentito chiaramente che in realtà hai intenzione di passare tutta la serata con Brianna e che non vedi l’ora di metterla in ginocchio per farti le-“
“BASTA! FERMATI!” Urlò Dean, rosso come un peperone “ E che diavolo! Ho capito, ok?! Grazie tanto per la seduta gratuita Jean Grey* però adesso smettila!”
Quella piccola pervertita era lì a fissarlo divertita e gonfia di orgoglio per essere la palese vincitrice di quello stupido confronto. E che cavolo però, quello era giocare sporco!
Non le aveva insegnato nessuno che le fantasie sessuali altrui sono off-limits a meno che non si è il diretto interessato?!
Il fatto che qualcuno potesse essere in grado di leggere i suoi pensieri era qualcosa che lo faceva andare fuori di testa, ma una risata incontrollata lo ridestò dalle sue angosce.
Sam, dapprima esterrefatto, era divenuto vittima di un’atroce ridarella che gli impediva di rimaner dritto sulla schiena e questa non era una cosa che il fratello vedeva tutti i giorni.
Era un peccato però che fosse così, sarebbe potuto rimanere lì ad ascoltare quella risata piena per ore e non se ne sarebbe mai stancato.
 
 
 
 
 
Quando arrivarono in paese la prima cosa che fecero fu quella di prenotare una stanza in motel per due giorni. A Dean era sembrato un giusto compromesso. Non avrebbe permesso una sola giornata in più per quella vacanza fuori programma.
Sam decise di cercare Cadie nel suo vecchio indirizzo, sperando che vivesse ancora lì dopo tutti quegli anni. Chissà se l’avrebbe riconosciuto…
A quel pensiero si diede dello stupido. Era una sensitiva, no?
Leggeva la mente delle persone come se fosse un bollettino meteorologico; per quanto ne sapeva poteva essere già a conoscenza del suo arrivo.
Così si fece una rapida doccia per eliminare l’odore del viaggio, ma quando uscì dalla stanza il suo buon umore se ne andò a farsi fottere, troppo irritato dal continuo sfottò del fratello che gli propinava invadenti incitamenti e stupide raccomandazioni, come ‘acchiappala tigre ’ o ‘niente coccole post-sesso, alle donne non piacciono!’.
 
Dopo che Sam se ne andò, Dean si buttò sopra il letto senza avere nemmeno la premura di togliersi le scarpe. Rimase a lungo disteso ad osservare il soffitto ma era ancora troppo stanco per l’ultima caccia e il viaggio che aveva sostenuto; così,  senza consapevolezza, l’abbraccio di Morfeo lo avvolse.
Non dormì molto, incubi ricorrenti lo svegliarono di soprassalto.
Gli mancava l’aria e poteva sentire il sudore scendere lungo le tempie e rendergli appiccicosi i vestiti.
Credeva di stare per morire
Buffo per uno come lui tirare le cuoia in quel modo,  con qualche fottuto incubo o stupido senso di colpa che lo tormentavano nel sonno.
I suoi pensieri vennero meno quando un senso di nausea salì su per la gola e gli diede l’impulso di reagire e correre in bagno, dove si ritrovò a vomitare anche l’anima.
Era tutto confuso, si sentiva debole e la testa non smetteva di girare.
Dopo un tempo che parve un’eternità il respiro iniziò a divenire meno affannato e riacquisì un po’ di quella lucidità che aveva perduto.
Non era la prima volta che aveva un attacco di panico, ma adesso la situazione era decisamente peggiorata; questo era il secondo nel giro di una settimana e non andava affatto bene.
Un sorriso amaro si allungò sul volto.
Da quando era diventato una donnicciola? Cavoli, se Sam lo avesse saputo lo avrebbe preso in giro a vita!
Sbuffò, sapeva che non era vero.
Probabilmente il suo Sammy lo avrebbe costretto a parlare a quattr’occhi e a condividere ciò che lo turbava… Ma cosa avrebbe dovuto dire? Attorno a lui la gente moriva e come al solito era colpa sua.
Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire sulla pelle il terrore negli occhi di Jo
Scosse il capo a quell’immagine e a tutti i pensieri successivi che ne derivarono.
Era stanco, troppo e a volte era assalito da forti dubbi su quello che stava facendo.
Forse Zaccaria aveva ragione, forse avrebbe dovuto dire si…
L’allarme di una macchina prese a suonare convulsamente, destandolo da quel torpore e da quelle idee malsane in cui era caduto. Si alzò da terra a fatica e, dopo essersi spogliato completamente, entrò nella doccia sotto un getto d’acqua gelata. Poi indossò dei vestiti puliti per sostituirli agli altri ormai troppo sudati e sporchi, e saltò sull’impala deciso a buttarsi dentro il primo bar squallido che avrebbe trovato.
 
 
“Un altro, grazie”
La barista lo guardò con aria materna. Quel giovane seduto al bar, con le spalle curve e il sospiro facile gli faceva tenerezza e simpatia. Ogni volta che le ripeteva l’ordine le rivolgeva un sorriso sfrontato, ma quando gli volgeva le spalle poteva notare, dal vetro dietro il bancone, che questo si andava ad inarcare verso il basso.
“Ecco a te” disse porgendogli il bicchiere “Ma penso che per questa sera possa bastare così, non credi tesoro? ” gli accennò con dolcezza, inconsapevole di come quelle parole e quel modo di fare gli facessero male al petto, ricordandogli una persona cara che non c’era più.
“Grazie”
‘Ma non sarà mai abbastanza’ fu tutto quello che pensò mentre bevve tutto d’un fiato.
“Prendo anch’io quello che ha preso lui” disse all’improvviso una voce al suo fianco, facendo voltare Dean poco discretamente.
Una ragazza…anzi doveva correggersi: una bellissima ragazza gli stava sorridendo.
Aveva lunghi capelli neri come la pece che arrivavano ad accarezzarne i piccoli seni. Gli occhi erano sottili, di un grigio intenso che però non avrebbero mai potuto distogliere l’attenzione dalle labbra, così rosse e piene.
“Ciao!” lo salutò ammiccando.
“Ciao” fece lui, voltandosi completamente verso di lei  per portare in bella vista uno dei suoi migliori sorrisi da conquista.
“Sei in vacanza?” domandò la ragazza dopo un cenno di ringraziamento verso la barista che le porgeva l’ordinazione.
“C-cosa?” si trovò a chiedere come un idiota.
“Bèh, qui in paese ci si conosce un po’ tutti e sono sicura di non averti mai visto da queste parti. Uno come te me lo ricorderei…”
Dean si maledisse per quell’uscita da sfigato.
 Al diavolo la sua maledetta paranoia!...Ehi, un momento, aveva sentito bene?! ‘Uno come te me lo ricorderei’…? Anche se era passato del tempo (un’infinità di tempo per i suoi gusti) quello era un chiaro indizio sul possibile buon esito della conversazione! Infondo rimorchiare era come andare in bicicletta no? E poi, anche se era un po’ arrugginito, aveva sempre il suo fascino dalla sua, giusto?
“Bèh, lo prendo per un complimento!” le rispose strafottente, come se tutto quel colloquio interiore non ci fosse stato.
La ragazza dopo aver bevuto il drink  tutto d’un fiato rise divertita e affermò ”Sei adorabile”
Dean le sorrise incerto, ignorando la riuscita o meno della sua corte,  fin quando quelle labbra così rosse e piene, che lo avevano precedentemente incantato, si adagiarono sulle sue con delicatezza, scacciando via ogni dubbio. Il ragazzo dapprima sorpreso, la ricambiò con maggior passione stringendola in un abbraccio che annullò qualsiasi distanza tra di loro.
Il maggiore dei Winchester uscì di tutta fretta con la sconosciuta e non appena i due varcarono la porta del locale sfogarono, di nuovo, quell’ondata di passione e presero a baciarsi intensamente riuscendo a malapena a prendere il fiato per respirare. Così, si spostarono in un piccolo vicoletto in un corpo a corpo che prevedeva solo il distacco necessario per muoversi. Erano entrambi troppo presi dall’urgenza di quel contatto per rispettare qualsiasi norma sul comportamento pubblico, ma un lampione mal funzionante e l’ora tarda si dimostrarono complici di quella violazione.
Dean la fece aderire al muro con il proprio corpo, tenendola per i polsi e continuando a baciarla con voracità.
La voleva, lì, adesso.
 Non era la prima volta che faceva sesso occasionale, con una sconosciuta di cui non sapeva neanche il nome, in qualche stanza schifosa di un motel o (nei casi strettamente necessari) dentro la sua piccola. Però non era mai arrivato a quel punto, fregandosene completamente di ogni minima decenza.
Ma ne aveva un disperato bisogno.
Era forse per colmare quel vuoto di cui parlava Carestia che agiva alla stregua di un animale, affogando nell’alcool e nelle cosce ben disposte delle sue ‘prede’?
Non riuscì a trattenere un suono gutturale quando la ragazza gli morse il labbro, staccandosi dalla sua bocca e prendendo a succhiargli il collo. Quello che seguì fu uno scatto che lo fece agire prima che il sangue potesse arrivargli al cervello.
In una manciata di secondi, con un rapido movimento spostò malamente la testa della donna all’indietro bloccandole il collo con l’avambraccio.
Un gesto automatico che aveva sviluppato dopo una vita dedicata alla caccia, ma che non aveva mai sbagliato il suo bersaglio…fino a quella volta almeno.
Dean non si rese subito conto di quello che aveva appena fatto e a risvegliarlo da quello stato di trans fu la flebile voce della donna alla sua mercè.
“Dean…ti prego…”
Non appena riacquistò un minimo di lucidità si allontanò come se quella pelle così chiara ardesse sotto il suo tocco. Le diede le spalle e si allontanò barcollando, stordito da ciò che era appena accaduto.
Avrebbe potuto ucciderla, ne era certo.
Che diavolo gli stava succedendo?!
Era così teso, sentiva l’adrenalina scorrere su tutto il suo corpo e l’eco frenetico del suo cuore diffondersi nella cassa toracica.
Si appese alla parete opposta e, preda di una rabbia cieca verso sé stesso, si sfogò assestando un pugno su quelle mura di cemento. Poteva sentire chiaramente il sangue delineare le sue dita e cadere rovinosamente a terra, seguito dal suo stesso corpo che si era lasciato andare in ginocchio.
“Dannazione!” sibilò a denti stretti e si sorprese quando sentì una voce alle sue spalle, convinto com’era che quella ragazza si fosse già dileguata, troppo terrorizzata.
“Non è successo niente, sto bene, stai tranquillo” cercò di rincuorarlo, posando una mano sulla sua spalla.
Dean ebbe un brivido a quel tocco così gentile, ma non diede a vederlo.
Poi si rialzò lentamente e dopo essersi passato la mano sul viso, si girò a guardarla.
“Non hai paura…?”
Lei lo guardò seria, poi avvicinò il viso al suo rivolgendogli un sorriso.
“Ovviamente no. Perché dovrei averne?”
Perché dovrei averne?
Era mai possibile che fosse l’unico ad avere paura di sé stesso?!
Sam, Castiel, Bobby… chiunque si fidava di lui. Possibile che fossero tutti così ciechi?!
“Mi hai chiamato Dean…” fece poi, tornando razionalmente indietro a ciò che era appena successo “ Io non ti ho mai detto come mi chiamo. Chi sei veramente?”
“Oh Dean, l’hai già capito chi sono” gli sussurrò sulle labbra.
“Cadie?” domandò incerto.
“Complimenti Winchester, hai fatto centro!” disse incrociando le braccia al petto con aria divertita.
Cavoli suo fratello lo avrebbe ucciso!
“Sei sempre il solito melodrammatico, io e Sam non siamo mica sposati!” disse in un sorriso.
Dean si destò, consapevole di non aver parlato ad alta voce e un dubbio lo colpì.
“T-tu mi hai letto la mente per tutto il tempo!?” domandò esterrefatto.
Lei si morse il labbro, colpevole, per poi annuire piano con la testa.
“Ma che cavolo… Ecco che ci risiamo! Come diavolo ti permetti ad intrufolarti nella mia testa!? Sono cose PRI-VA-TE!” disse con un tono deciso e minaccioso, scandendo soprattutto le ultime parole.
L’altra sorrise, facendolo irritare maggiormente.
“Calmati Dean! Ormai è diventato così automatico per me che mi è difficile controllarlo. E poi la tua anima grida così tanto che è impossibile ignorarla!”
“Smettila con queste stronzate. Non azzardarti mai più a farlo o questa volta non ti lascerò andare viva!” la minacciò.
E lei sapeva che diceva il vero
“Me ne vado” e così dicendo, il cacciatore si avviò verso la macchina, cercando di ignorare il dolore che pulsava sul dorso della sua mano. Ma prima di allontanarsi eccessivamente e continuando a darle le spalle, le domandò: “E Sam? Oggi è andato a cercarti, l’hai incontrato?”
“No, non l’ho visto…”
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
*Jean Grey; eroina di X-Men con poteri telepatici



Ciao a tutti! Volevo ringraziare chiunque legga la mia fic! :) 
Ho cercato di mantenere i protagonisti fedeli al proprio personaggio dato che è una delle cose a cui più tengo di una storia, ma non sono sicura di esserne stata abbastanza capace perchè è da tanto che non guardo più quel fantastico telefilm ed inoltre non è mai facile scrivere di personaggi noti in situazioni nuove. Comunque questo è il mio esperimento.
Per quanto riguarda il titolo della storia, ci tenevo a precisare che si tratta della prima frase di una stupenda canzone di John Lennon : "How?" vi consiglio di ascoltarla! 
E detto ciò mi dileguo!  
Ciaoooooooooo! ;)
  
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