Era successo qualcosa di strano quella sera.
Qualcosa di magico.
Uscire da casa di Ron e Hermione con un vago senso di
soddisfazione; tornare a casa e trovare Draco intento ad apparecchiare la
tavola per una cena a sorpresa preparata da lui, chiaramente rovinata dal suo arrivo
anticipato ma affatto sminuita di dolcezza; sorridergli
dolcemente pensando di amarlo intensamente; lanciare un’occhiata a Vincent che
arrivava tutto soddisfatto per mostrare un ritratto del nuovo arrivato; pensare
di adorare quel bimbo ogni oltre misura…
Tutto per un istante gli parve… quotidianità.
Se, fino ad allora, una parte di lui
si era sentiva come estranea, per un semplice istante quella sensazione di
distacco svanì facendo il posto ad una di totale famigliarità.
Era intensa, quasi dolorosa, tanto da fargli venire le lacrime
agli occhi dalla gioia.
- Harry che hai? - gli chiese in apprensione il marito.
- Sono solo felice. - rispose di slancio il moro, chinandosi a baciarlo
con non troppo trasporto poiché il bimbo li osservava.
Meglio non fargli imparare certe cose all’età di soli otto anni, poi avrebbero
dovuto spiegargli la storia dell’ape e i fiori, e lui stesso non era ben consapevole di come quel bimbo fosse nato da due
padri.
Effettivamente gli era ancora un mistero…
Quella fu la serata più felice della sua vita, da quando aveva memoria almeno.
Quella sera, una volta soli in camera, l’ex-Grifondoro non
resistette e strinse tra le braccia il suo Draco, amandolo con intensità e per
lunghe ore. Godendo di ogni suo sospiro e ansito,
facendolo proprio e inebriandosi del battito dei loro cuori che sembravano
andare all’unisono.
- Ti amo. - gli sussurrò stanco accanto a lui. Il biondo si
limitò a sorridere con un’espressione così dolce e spossata, che non poteva che
significare la reciprocità di quel sentimento.
Chiuse gli occhi e si addormentò, con nel
cuore il desiderio segreto che quella serenità non finisse mai…
- Potter! -
Malfoy
aveva un’espressione strana sul volto. Sembrava completamente rosso.
- Draco… -
sentì la propria voce soffiare.
- Che
significa che… mi ami?! -
Che sciocco, il suo Draco!
- Quanti
significati ci trovi tu…? -
Che dolce
quel visetto tutto imbarazzato e imbronciato. Effettivamente era la prima volta che vedeva
il biondo così, e lo trovò ovviamente… stupendo.
Gli occhi
grigi si persero in un silenzio pensieroso, mentre amalgamava quella
rivelazione.
- E… - esordì d’un tratto con voce flebile - …se io… accettassi…
questa cosa… - prese un respiro - …cosa… succederebbe ora? -
Il moro
sorrise, prima di scostare dal viso una ciocca di capelli, che ormai erano tanto lunghi da dargli fastidio agli occhi. Strano
come ricordasse un simile particolare…
Ricordare…?
- Potremmo
uscire. - rispose Harry - E tu potresti capire se ti piaccio, almeno un po’. -
Nuovamente,
quegli occhi di mercurio liquido si tinsero di imbarazzo.
Quanto erano belli!
- Beh… forse…
- balbettò il biondo - E dico “forse”…
- ribadì austero - Potrebbe darsi che… - fece un
sospiro profondo - …potrei provare un sentimento simile anche io. -
Oh, Merlino,
quanto era adorabile… Harry non riuscì ad impedirsi di curvare ancora una volta
le proprie labbra all’insù. Un sorriso, e poi un tentativo
impacciato di prendergli la mano, esitante sì, ma riuscito.
Con quel
tocco, Draco e Harry erano diventati una coppia.
Aprì piano gli occhi, mettendo lentamente a fuoco la figura del
giovane al suo fianco.
Il suo Draco…
- Amore… - sussurrò a bassa voce, rannicchiandosi di più
accanto a lui e cingendolo per un fianco.
- Uhm… - mugugnò di rimando l’altro ancora addormentato, ma comunque non infastidito da quel contatto.
- Sono con te… lo sarò sempre. - un bisbiglio
lieve e roco. - Non ti lascerò mai più. -
Le pensava sul serio quelle parole,
sebbene fossero dettate da un dormiveglia profondo e… inconscio.
Mai più avrebbe lasciato quel ragazzo.
Draco d’istinto gli si accomodò meglio accanto, sebbene non
avesse la forza di muoversi.
- Ti amo, Harry… - gli brontolò così malamente
che quasi non si capì il significato della frase. Ma
il moro, sebbene non del tutto conscio, la comprese ugualmente.
- Sono con te… - ripeté in un soffio, prima di ripiombare in un
sonno profondo e questa volta senza sogni.
La mattina successiva, nessuno dei due ricordò
quell’avvenimento.
Quando si svegliarono, iniziarono
la loro giornata, svolgendo ognuno le proprie incombenze.
Accompagnarono insieme Vincent a scuola, approfittandone per
parlare anche con le maestre di scuola della nuova situazione familiare.
Poi il biondo ammise, colpevole, di aver trascurato per ovvie
ragioni il lavoro e quindi vi si recò, mentre Harry tornò a casa per sistemare.
Le giornate cominciarono a trascorrere così, in quella piccola
quotidianità tutta loro.
L’ex-Grifondoro passava praticamente tutti i pomeriggi dai coniugi Weasley per conquistare
pezzi del suo passato. Pian piano, l’amicizia con Hermione stava diventando più
salda, mentre Ron era più restio anche se cominciava
ad aprirsi un poco, sebbene si capisse che per lui fosse difficile accettare quella
nuova visione dell’amico.
Ogni cosa stava lentamente tornando al proprio posto, e una
nuova serenità si affacciava in quella vita altrimenti distrutta.
Tuttavia, un giorno, Harry percepì nuovamente che c’era qualcosa
di diverso…
Sempre più spesso gli capitava infatti
di provare queste sensazioni così intense da farlo quasi star male. E, quando per l’ennesima volta avvertì un forte senso di familiarità,
sentì anche a livello fisico qualcosa di tutt’altro che gradevole.
Sembrava che il suo stesso corpo gli gridasse che non poteva continuare
così, che doveva fare qualcosa. Così, quel giorno, decise di recarsi allo
studio di Pansy…
- Va tutto bene, Potter. - lo rassicurò la donna dopo la visita
- Fisicamente stai bene. Quindi, se vi è un disturbo è
sicuramente psicosomatico. Potrei indirizzarti ad un Medimago Psicologo, se
vuoi… -
La donna tuttavia non sembrava tanto tranquilla come voleva dimostrarsi.
- E tutto ok, Parkinson? - fece quindi
in apprensione più per lei che per la sua stessa salute.
La corvina s’inumidì le labbra - C’è qualcosa
di cui vorrei parlarti. - iniziò a dire come se non aspettasse altro che quella
domanda per iniziare il discorso - Ma… - esitò - …non so
come affrontare l’argomento. -
- E’ grave? - chiese subito il moro, agitato.
- No. No… ecco… - prese un grosso respiro - Potresti aspettare
un attimo, vorrei che vedessi una persona… -
- Come? -
- Si tratta della la tua memoria,
Harry. -
Quelle ultime parole fecero scorrere nell’ex-Grifondoro un
brivido intenso, tanto che iniziò ad avere la pelle d’oca.
Si sentì strano.
- In… -inghiottì a vuoto - In che senso? -
I capelli della giovane si mossero un poco, seguendo il
movimento gentile del capo.
- Preferisco che sia questa persona a parlartene. - decretò.
Detto questo, prese la cornetta in mano e compose un numero. Chiese a chiunque fosse dall’altro capo di raggiungerli subito, poi attaccò.
Harry tentò di ottenere maggiori informazioni,
ma Pansy replicò solamente che era molto meglio parlasse con la
specialista.
Non ci volle molto prima che qualcuno bussasse alla porta e che
questa venisse aperta.
Incuriosito, il moro si voltò a guardare il nuovo arrivato,
trattenendo inconsciamente il fiato quando si trovò
davanti proprio la stessa Dottoressa che si era presa cura di lui, durante la
sua degenza subito dopo il trauma che gli aveva provocato la perdita di
memoria. Portava un lungo camice bianco e i capelli raccolti in una coda di
cavallo elegante e pratica.
- Ciao Harry. - lo salutò con un sorriso al quale il giovane
rispose con un’espressione perplessa.
- Ginny… ciao! - la salutò più come James Evans che come Harry
Potter. In quel momento gli sembrò di essere tornato indietro a quei giorni
d’oblio.
- Spero che tu non abbia rancore nei miei
confronti. - esordì seria la rossa avanzando nella stanza,
seguita passo passo dagli occhi smeraldini dell’inconsapevole ex-ragazzo.
- Cosa devi dirmi a proposito della
mia memoria? C’è qualcosa che non va? - chiese subito il moro, con impellenza.
Ginny annuì - Vedi Harry… - esordì gentilmente - Ho studiato
approfonditamente il tuo caso, il che mi ha permesso di formulare una mia
teoria al riguardo, avallata dal fatto che tu abbia già ricordato
qualcosa. - disse. - Il mio parere personale è che tu possa ancora ricordare
molto altro. Se non tutto, almeno buona parte della tua vita.
-
- Ovviamente la terapia che useremmo, nel caso tu accettassi di sottoportici, fornisce solo delle possibilità.
- si affrettò a specificare Pansy. - Personalmente non condivido in pieno la
teoria della Signorina Weasley, tuttavia mi ha presentato diverse ipotesi
incoraggianti. - tentò di dare manforte. - Ma è vitale
che tu capisca che non offre alcuna garanzia di riuscita. -
Le due donne attesero per qualche secondo la risposta dell’ex-Grifondoro,
evidentemente confuso. Tant’è che si guardarono perplesse.
- In che consiste? - fece lui dopo qualche minuto.
- Ipnosi. - rispose la rossa.
L’espressione allibita del moro non sfuggì
affatto all’ex-ragazza, quindi optò per una spiegazione pratica. Si
avvicinò alla scrivania e prese la prima cosa fragile che trovò: un portacenere
di porcellana che evidentemente era lì solo per abbellimento
poiché non solo era vietatissimo fumare, ma sapeva per certo che Pansy
non aveva questo vizio.
- Questa era la tua mente prima dell’anatema. - spiegò
alzandolo in aria, per poi scaraventarlo a terra in modo che si frantumasse. -
Questa, invece… - indicò i pezzi sparsi sul pavimento - …è la tua mente così
com’è ora. -
- Distrutta… - sibilò Harry, quasi rapito da quei cristalli
sparsi sul pavimento.
- Distrutta, sì. - acconsentì - Ma ancora presente. -
- Presente? -
- Se noi ora ci armassimo di pazienza, raccogliessimo ogni
singolo pezzo di questo posacenere e li incollassimo
assieme, tornerebbe ad essere un oggetto intatto. Certo, non senza
crepe e decisamente malridotto, ma… -
- Presente. - concluse per lei il
moretto.
- La mia teoria è questa. - ribadì la
rossa - A mio avviso, la tua memoria è ancora lì, sparsa in così tanti
frammenti, semplicemente scollegati gli uni dagli altri. -
- Con l’ipnosi… - riprese - …potremmo creare delle piccole connessioni
neurali per riuscire ad incanalare tutta la memoria rimasta e ricostruirla. -
Harry fece scorrere lo sguardo da lei a tutti quei minuscoli frammenti
per un tempo che gli sembrò eterno.
- E’ una possibilità quasi nulla, devo ammetterlo purtroppo. -
professò ancora la rossa - Ma non dirmi che
preferiresti non tentare il tutto per tutto, prima di rinunciare. -
Già, come poteva?
Eppure…
Quel giorno tornò a casa pensieroso,
deciso a riposarsi anche in vista dell’impegno che aveva l’indomani.
Aveva infatti programmato di tornare
nel paese che lo aveva accolto in quei due anni di oblio, per mettere in ordine
alcune cose lasciate in sospeso a causa della sua brusca partenza.
La mattina dopo vi si recò in treno, non gli riusciva ancora di
Smaterializzarsi, e in poche ore, sbrigò tutte le pratiche per la casa in modo
da far arrivare la posta alla sua nuova abitazione, pur restando proprietario
di quella.
Poi si recò al bar dove aveva lavorato per tutto quel tempo.
Sulla soglia esitò.
Il capo gli era stato molto vicino, trattandolo
come un figlio e dandogli una mano quando Draco era stato male.
Poi era partito, facendo solo un veloce saluto con la promessa però
che sarebbe tornato a salutarlo ogni tanto.
Entrò quindi con passo lento, osservandosi attorno.
Aveva trascorso più tempo in quel bar che in casa sua, quindi
ne sentiva particolarmente la mancanza.
Trovò Nancy, una cameriera molto carina che gli aveva spesso fatto
il filo, Kevin, Ally e poi il grande capo che lo aveva
adocchiato e subito gli aveva sorriso dolcemente.
- Ciao Jam… - si fermò - Harry? -
Questi annuì.
- Quanto tempo! - esclamò il moro sorridendo radioso.
- Come mai in paese? - chiese dolcemente l’uomo, indicandogli uno
degli sgabelli davanti al bancone - Allora? Cosa ti porto?
-
- Un caffé, grazie! -
- Arriva subito! -
Il capo si voltò per armeggiare con la macchinetta del caffè,
mentre il ragazzo lo osservava e salutava chiunque lo riconoscesse.
Sorrise ancora, con tutto il cuore, grato per
quegli anni passati assieme e dicendo addio a tutti, ma particolarmente a se
stesso, a James.
Quando l’uomo gli portò il caffè
parlarono di molte cose: la sua nuova vita, la sua famiglia, gli amici…
Harry aveva trovato nell’altro un caro amico, quindi parlò tranquillamente. Sapeva che era in apprensione per lui
dato che lo considerava come un figlio, quindi era ovvio che avesse a cuore il
suo futuro.
- Sto bene. - lo rassicurò teneramente - Sto davvero bene. -
L’ex capo rise di cuore, poi scompigliò
un po’ i capelli del moretto.
- E la tua memoria? - chiese pacato. Con lui c’era questo vantaggio: parlare della sua
vita passata non era un tabù.
- Sai… forse ho ancora una possibilità.
- esordì.
- Sul serio?! -
- Sì. - annuì - Certo non c’è alcuna sicurezza, ma è comunque qualcosa… -
- Meglio che sentirsi dire che non c’è
più nessuna speranza, no? -
- Già. -
- E con quel biondino…? Draco, giusto?
Come l’ha presa lui? -
Harry abbassò gli occhi sulla tazza di caffè girandola piano,
chiudendosi in un significativo silenzio.
- Non gli ho detto ancora nulla. - confessò dopo un po’.
- Non intendi farlo? - replicò l’uomo serio.
- Non voglio illuderlo… - rispose con tristezza.
- Capisco. - rimbeccò l’altro - E se non dovessi ricordare? Cosa farai? -
Gli occhi color speranza si alzarono sull’ex capo e un sorriso
dolcissimo apparve sul suo volto.
- Amo la mia vita, amo Draco e amo Vincent. - esordì con uno
sguardo denso di sincerità - Questo basta. Ho tutto il tempo del mondo per
costruirmi dei ricordi nuovi. -
L’uomo rise nuovamente con gioia, felice per quel ragazzo che
era apparso dal nulla conquistando tutti e sarebbe rimasto per sempre nei loro
cuori.
- Allora va da loro. - gli sussurrò delicatamente - Riprendi in
mano le redini della tua vita… - aggiunse ancora - Ma non ti azzardare a dimenticarti
di noi. - lo prese in giro.
Harry sorrise grato, poi
annuì. Si alzò e gli tese la mano.
- Addio, capo. -
L’altro afferrò la mano con onore - Addio James. -
Tutti fecero a gara per salutarlo.
Sapevano di non poterlo trattenere lì, che ora aveva una vita
sua da vivere non più solitaria ma con una famiglia
che lo aveva accolto a braccia aperte.
Furono tutti felici per lui, consapevoli che sarebbe mancato
terribilmente ad ognuno di loro.
- Tornerò. - promise. - Non vi dimenticherò mai - rincarò.
Una volta fuori due stille solitarie gli scesero sulle guance.
Tutto sommato, quel piccolo paese gli era sempre piaciuto e si
era sentito in un certo senso a casa. L’aria,
l’ambiente… le persone.
Anche lì avrebbe continuato ad
avere una famiglia: loro.
- Addio. - sussurrò tra sé e sé, asciugandosi le lacrime.
**°**°**
Era ormai trascorso qualche mese, quando una sera Harry rientrò
a casa più tardi del solito, trovando Draco sul divano intento a litigare con
il telecomando, in attesa.
Gli occhi grigi si puntarono sulla figura mora non appena varcò
la soglia. - Bentornato. - soffiò con qualcosa di mesto nella voce.
L’ex-Grifondoro aggrottò le ciglia, quindi si
tolse il cappotto poggiandolo su una sedia per poi avvicinarsi all’amato.
- Ciao. -
- Dove sei stato? - chiese ancora seriamente, mentre tornava a
guardare la televisione sebbene fosse sintonizzata su
un noioso documentario.
Harry sorrise leggermente, prima di accomodarsi sul divano accanto
a lui.
- A risolvere alcune questioni. - rispose.
Il biondo si girò nuovamente verso di lui, per poi tornare a
guardare la televisione.
- Avvisare, magari?! -
Il moretto inizialmente sorrise, poi al tenero broncio del
marito scoppiò a ridere e lo afferrò attirandolo a sé, stringendolo forte.
- Ti amo, Draco. - sussurrò portando una mano al suo viso e
voltandoglielo, per dargli un leggero bacio sulle labbra - Non ti lascerò mai
più… -
Lo sentì rabbrividire sotto il suo tocco, quindi rigirarsi
nell’abbraccio per ricambiarlo e accettare il bacio.
- Mai? - mormorò l’altro capriccioso.
- Mai. - confermò - Sarò sempre qui, con te… -
- Papà… - la voce del bimbo impiastrata dal sonno si udì a
pochi passi. I due genitori si voltarono verso il figlio che sbadigliava sonoramente.
Harry sorrise e allargò le braccia come ad invitarlo in
quell’idillio familiare, e Vincent accettò di buon grado.
Trottolerò dai padri e si lasciò abbracciare.
La felicità di quell’istante fu indescrivibile.
- Dorme tranquillo…
-
Due uomini
osservavano con attenzione l’interno di una culla.
- Ti somiglia molto… ha i capelli disastrosi come i tuoi. Finirò col
diventare pazzo! -
- Ma è bello come te! -
Uno dei
due arrossì tenuemente - Lecchino! -
- Ti amo. - L’uomo moro passò
una mano su un fianco dell’altro e lo attirò a sé baciandolo, per poi poggiare
il capo sulla sua spalla. - Siete la mia famiglia… non vi
lascerò mai. -
Il biondo
scoccò un piccolo bacio sulla nuca del compagno, dimostrando con i fatti il
medesimo desiderio.
Quel bambino che dormiva tranquillo era splendido,
semplicemente perché era figlio suo e del suo amore.
E ora lo ricordava…
Fine
Note di alicesimone: e
anche questa storia è giunta al suo compimento. Che emozione è stata, per me,
avere l’onore di betarla… anche se solo verso la fine.
Però, come ho già detto ad Hachi, io voglio e pretendo
almeno un “missing moments” in cui ci descriva la reazione di Draco quando
scopre che Harry ricorda… per me è d’obbligo. Voi cosa ne pensate? Per il
resto, che dire… ho pianto con Vincent, con Draco e
con Harry… ma adesso, il solo saperli nuovamente insieme, uniti, mi riempie di
gioia. Un bacio a tutti e alla prossima!!
Note dell’autrice:
E’stato un onore e un piacere regalarvi emozioni.
Grazie.