-Signorina Tassorosso- il maggiordomo fece un inchino così ampio che per poco non toccò con il naso il pavimento –Prego da questa parte- disse indicandole le scale.
La ragazza era rimasta in silenzio per tutto il viaggio in carrozza, continuava a guardare i palazzi londinesi che le sfrecciavano davanti agli occhi, un susseguirsi di tonalità grigie e nere che le faceva girare la testa.
Quando la vettura si era fermata bruscamente facendo inclinare il capello piumato di sua madre, Helga sentì una morsa allo stomaco. Voleva scappare, ma suo padre le fu subito accanto stringendole dolorosamente il braccio in una morsa d’acciaio.
-Non fare stupidaggini – le aveva sibilato all’orecchio, un brivido di paura salì per la schiena della ragazza.
Il palazzo del suo futuro marito si trovava poco fuori Londra, si innalzava maestoso per numerosi piani, all’entrata li aveva accolti una imponente scalinata in marmo.
Vennero subito portati nell’enorme giardino dietro la residenza, dove ad aspettare la sposa c’erano più di duecento invitati che le sorridevano, altri invece erano troppo occupati dal suntuoso banchetto per accorgersi di lei.
Quel giorno doveva essere presentata a familiari ed amici, poi, dopo una settimana nella residenza, si sarebbe sposata, rimanendo intrappolata lì per sempre.
Per sempre.
Helga ebbe un capogiro e per pochi istanti vide tutto nero, ma continuava a camminare meccanicamente, incastrata tra i suoi genitori.
-Helga sono fin troppo lieta di presentarti il Godric Grifondoro, lui è il tuo promesso- le disse sua madre, ma l’attenzione della ragazza era rivolta altr’ove, dietro all’altare si estendeva un labirinto di cespugli alti circa due metri, e in un’entrata le era parso di scorgere un guizzo azzurro e nero.
-State ammirando il labirinto di rose?- le chiese una voce sconosciuta riportandola alla realtà.
Helga alzò lo sguardo, davanti a lei c’era un giovane alto e snello, poco più grande di lei, i profondi occhi verde chiaro la guardavano divertiti, aveva i capelli rossicci e sul naso si poteva intravedere una spruzzata di lentiggini.
Ci mise un po’ a rispondere, perché pensava che si sarebbe sposata con un uomo molto più grande di lei.
-Io … emh sì- rispose imbarazzata, sentendo le guancie diventare rosse –Sono Helga Tassorosso, piacere di conoscervi- sbiascicò goffamente, inchinandosi, come voleva il protocollo.
-Il piacere è tutto mio signorina- le sorrise –Vi vedo un po’ pallida in viso, volete che chiami qualcuno?- il ragazzo la guardò preoccupato, stava per alzare la mano per toccarle la spalla, ma subito sembrò ripensarci e il braccio si bloccò a metà percorso, per poi afflosciarsi sul fianco.
-No, vi ringrazio, ma ho solo bisogno di camminare un po’- Helga fece due passi indietro cercando di evitare le occhiate di disapprovazione che i suoi genitori le lanciavano –Penso che andrò nel labirinto- vedendo che il ragazzo stava per controbattere, si sbrigò a dire –State tranquillo, non andrò lontano- cercò di sorridergli, anche se le sue labbra sembravano arrugginite e morte.
Si girò e senza guardare indietro entrò nel labirinto.
Al suo interno sembrava tutto più scuro, come se fosse già arrivata la notte, intorno a lei come soldati silenziosi si erigevano le colonne di cespugli.
Continuò a camminare imboccando strade sempre diverse, nel caso si fosse persa le bastava gridare aiuto, il labirinto continuava senza fine, ma nessuno dei cespugli era ricoperto da rose.
Allora perché si chiamava il labirinto delle rose?
La ragazza non fece in tempo a chiedersi il motivo di un nome così insolito, perché fu afferrata e sbattuta al cespuglio che le stava dietro.
Il grido le si soffocò in gola quando riconobbe chi aveva davanti.
Nota dell’autrice: Salve a tutti! Questo capitolo inizialmente racchiudeva anche la parte di Salazar, ma sarebbe stato troppo lungo. Quindi avrete il vostro bel Serpeverde nel prossimo capitolo <3
Detto questo non aggiungo se non
Ci vediamo al prossimo capitolo, grazie per le recensioni i preferiti ecc <3