Anime & Manga > Suzumiya Haruhi no yūutsu
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Autore: DistantJohn    11/08/2013    2 recensioni
Per evitare di doversi trasferire, Kyon ottiene la possibilità di abitare a casa di Haruhi. Sapendo che questo significherebbe dover conoscere i suoi genitori, Kyon scopre velocemente che la mela non cade lontano dall'albero. KyonXHaruhi
Scritta in origine dall'autore americano JonBob0008, la fiction è ora tradotta completamente in italiano!
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amo ancora le reazioni che sto ricevendo dai lettori di questa fic. È proprio una bella cosa che il mio lavoro vi piaccia ancora.
Ho parlato abbastanza, però. È ora di arrivare al prossimo capitolo.


Capitolo 11
Durante tutta la notte ebbi i sogni più vividi che avessi fatto da un po' di tempo a quella parte. Uno di questi era anche più strano di quello in cui avevo seppellito il gatto.
In questo sogno, ero un cane. Esatto, un cane. E nemmeno uno grande. Ero uno di quei piccoli terrier. Non ero solo, però. All'inizio ero con Haruhi, che portava un vestito bianco e blu, con delle pantofole rosse glitterate. Poi incontrammo Koizumi, che era uno spaventapasseri, Nagato, che era una specie di donna di latta, e Asahina-san, che era una leonessa codarda ma carina. Camminavamo lungo questa strada dai mattoni gialli verso una strana città.
Lungo la strada, incontrammo l'Asahina-san più grande, che era la strega buona del nord, Tsuruya-san, che era la malvagia strega dell'ovest, Taniguchi e Kunikida, che erano più o meno degli uomini-scimmia con le ali, e perfino il Presidente del Club d'Informatica, che era l'uomo di sorveglianza dell'ingresso città. Abbiamo perfino incontrato Il Mago, chiunque esso dovesse essere. Sembrava una specie di testa gigante malvagia. Oh, e il padre di Haruhi interpretava quel ruolo.
Sfortunatamente, prima che potessi scoprire la conclusione di quel ridicolo sogno, iniziai a sentire un dolore tremendo sull'occhio sinistro. Diventava man mano sempre peggio fino a che non fui costretto ad alzarmi.
Scoprii presto che Haruhi, che aveva già indosso la divisa scolastica. Stava punzecchiando il mio occhio sinistro, lo stesso che era stato particolarmente maltrattato la sera precedente. Proprio mentre stavo per urlare dal dolore, Haruhi mi piazzò la mano sulla bocca per zittirmi. Poi si mise un dito davanti alle labbra per enfatizzare il silenzio.
Le tolsi la mano dalla mia bocca e sibilai. «Perché l'hai fatto?»
«Cosa? Stavo cercando di svegliarti,» disse Haruhi, la sua voce un sussurro.
«Dovevi punzecchiarmi l'occhio?»
Haruhi scosse le spalle e si alzò. «Ha funzionato, no? Sbrigati a prepararti.»
Sbadigliai profondamente prima di guardare l'orologio... Ehi, ma era un'ora prima del l'orario in cui di solito ci svegliavamo. Qual era il motivo?
Scesi infine dal letto e... sentii un'enorme dolore su tutto il corpo. Le endorfine che viaggiavano per il mio corpo la sera prima erano ormai sparite, e ora il mio corpo sentiva per intero il danno che aveva ricevuto. Perfino il polso e il coccige mi facevano male, probabilmente dal ripetuto impatto con il terreno. Facendo tutto ciò che fosse possibile per attutire il dolore, mi mossi lentamente verso la porta. Proprio appena uscito, mi vidi volare qualcosa contro la faccia. Lo presi al volo istintivamente, e scoprii che era la mia uniforme scolastica. Era pulita.
«Sembra che mia madre abbia finito di pulirli proprio ieri sera,» disse Haruhi incamminandosi giù per le scale. Appoggiai i vestiti sul letto e andai in bagno.
La prima che feci fu guardarmi allo specchio. E con una totale mancanza di sorpresa, notai che avevo un fantastico occhio nero, quello sinistro. Quello e l'occhio era completamente rosso per tutti i capillari scoppiati. Anche la guancia destra era gonfia. Quando iniziai a farmi la doccia, noitai che avevo diverse ferite anche sul petto. Una cosa era certa. Chiunque mi avesse guardato avrebbe capito che ero stato pestato. Accidenti, sarebbe stato fastidioso.
Dopo aver finito di farmi la doccia ed essermi vestito, raggiunsi lentamente la cucina al piano di sotto. Haruhi aveva già preparato la colazione, anche se era una di quelle da riscaldare al microonde. Aveva anche preparato i nostri pranzi.
«Perché siamo così di fretta, nell'uscire?»
Haruhi guardò storto. Non me, però. Guardava storto qualunque cosa avesse voglia di guardare storto in quel momento. «Perché non voglio vederlo, ecco perché.»
Non mi ci volle molto per capire a chi si stava riferendo. Ad essere onesti, nemmeno io volevo vederlo. Finimmo il più velocemente possibile la colazione per poi uscire.
I marciapiedi erano deserti mentre andavamo verso la scuola. Credo che non fosse una cosa strana, nessuno andrebbe a scuola così presto il mattino. La camminata fu molto silenziosa. Haruhi non si preuccupò di dirmi qualcosa, e continuò a sembrare rinchiusa in uno stato di intontimento per tutto il tragitto. Fu abbastanza imbarazzante, davvero.
Una volta arrivati alla scuola, scoprimmo che la porta non era ancora aperta. Come conseguenza, dovettimo sederci fuori ad aspettare. Una volta seduti, vidi Haruhi aprire la cartella. «Hai mai fatto i compiti?»
«No.»
«Nemmeno io,» disse Haruhi. Immagino che nemmeno questo fosse una sorpresa considerando come si sentiva la sera prima. È raro per Haruhi rimandare qualcosa. «Dovremmo farli ora. Non dovremmo metterci molto.»
Quindi Haruhi ed io decidemmo di fare i compiti mentre aspettavamo l'apertura della scuola. Lo trovai abbastanza faticoso, dato che la mano che usavo per scrivere era anche quella col polso che faceva un male tremendo. Immagino che la buona notizia fu che fare i compiti con Haruhi significava che li avrei risolti molto velocemente. Accidenti, avrei voluto essere sveglio come lei.
Più o meno quando ebbimo finito, notammo le porte venire aperte. Entrammo subito e ci dirigemmo immediatamente nella nostra aula. Fummo i primi ad entrare, e devo ammettere che fu una sensazione piuttosto strana. Haruhi si sedette subito al suo banco e sotterrò la testa fra braccia, appoggiata sul banco. Già, era in modalità malinconia. Accidenti, era terribile. Davvero non potevo sopportarla quando faceva così.
Decisi di parlarle comunque, se non altro per passare il tempo e magari distrarla dalla sua malinconia. «Quindi... come hai fatto a convincere i tuoi genitori che eri nel Club di Letteratura?»
Haruhi sollevò di poco la testa per guardarmi. Fu silenziosa per qualche secondo, come se stesse lottando per trovare la voglia di parlare. «All'inizio fu difficile. Inizialmente, andai a comprare qualche libro a caso per fingere di doverli leggere per il club. Era abbastanza per i miei genitori all'inizio, ma mio padre poi divenne sospettoso quando notò che alcune delle sue cose erano sparite. Gli dissi che ne avevamo bisogno per il club, ma iniziò a chiedere qualche prova. Iniziò davvero a starmi col fiato sul collo fino a che non gli ho dato una copia del giornale a cui abbiamo lavorato per salvare il Club di Letteratura di Yuki.»
Già. Me lo ricordavo. Per evitare che il Club di Letteratura venisse chiuso, facendosi perdere l'aula, il Presidente del Consiglio Studentesco ci costrinse a scrivere un vero e proprio giornale. Anche se fu abbastanza fastidioso scrivere quella stupida storia non romantica che alla fine ero riuscito a buttare giù, pensai che l'intera esperienza fu davvero interessante. Ovvio che riuscì ad ingannare i genitori di Haruhi. Il giornale aveva i nostri nomi sopra, quindi era facile pensare che fosse legittimo.
«Smisero di preoccuparsene dopo quello, fino a che non ti sei trasferito da noi.» Sospirò profondamente e sotterrò ancora di più la testa fra le sue braccia. Continuava a parlare, ma la sua voce era come attutita. «Non so perché debbano spingermi così tanto all'unirmi ad un normale club, comunque. Non sono più una bambina. Perché non posso avere la libertà di fare quello che voglio del mio tempo libero? Quei due possono andarsene a divertirsi ogni volta che vogliono. Mi fa impazzire. Non riesco a sopportare ne uno ne l'altra...»
«Anche tua madre?» chiesi. «Ora che ci penso, che c'è che non va con tua mamma? Intendo, riesco a capire che non vai d'accordo con tuo padre, ma immaginavo che saresti stata molto più vicina a lei.»
Haruhi si voltò verso la finestra prima di rispondere. «Si mette sempre dalla sua parte. Non importa cosa succeda, non è mai stata dalla mia parte. E qualche volta, le ho confidato qualche segreto che volevo tenere solo fra me e lei, ma lei andava a dirgli tutto quanto comunque. Non riuscivo a credere che l'aveva fatto. Dopo quello, realizzai che non potevo riporre in lei la mia fiducia. Avrebbe scelto sempre lui prima di me.»
«Capisco,» dissi scoprendo un altro pezzo del Puzzle Suzumiya. Non avevo idea che il rapporto fra Haruhi e i suoi genitori fosse così complicato. Avrei voluto dirle che mi ci ritrovavo, ma sarebbe stata una bugia. Non ho mai avuto questo tipo di problemi con i miei genitori. C'era una parte di me che desiderava di poter fare qualcosa, ma l'altra parte disse subito che potevo fare ben poco. Alla fine sarebbe stato a questi tre il compito di mettere a posto le cose tra di loro. Speravo solo che sarebbe accaduto prima della distruzione totale dell'universo.
Haruhi si rialzò dal banco e prese un pezzo di carta dalla sua cartella assieme ad un marker. «Meglio occuparsi di questo, adesso.» Ci scrisse velocemente qualcosa. Una volta finito, lo appoggiò sul banco per farmelo vedere. C'era scritto:
"Attenzione membri della Brigata: Tutte le attività della Brigata sono sospese fino a nuovo avviso."
Fisso il foglio piena di dolore per un minuto. Chiuse con forza gli occhi per evitare di far uscire quelle che sembravano essere lacrime. «Devo attaccarlo alla porta dell'aula del club durante il pranzo.» Poi mise con cura il foglio di carta nel sottobanco e sotterrò di nuovo la testa fra le sue braccia.
Dopo, i nostri compagni iniziarono ad entrare, e ci volle poco prima che tutti iniziarono a notare la mia condizione. Mi lamentavo silenziosamente dall'esasperazione ogni volta che qualcuno entrava e notava l'occhio nero e la guancia gonfia che avevo. Dopo un po', cercai di nascondere l'occhio con la mano, ma ormai era troppo tardi. Quelli che mi avevano già visto prima raccontarono velocemente il tutto agli altri. Quando arrivarono Taniguchi e Kunikida, avevo ormai rinunciato all'idea di nascondere l'occhio e avevo accettato il mio destino. Le dicerie sarebbero volate per la scuola. Probabilmente qualcuno avrebbe pensato che mi fossi picchiato con qualcuno. Non era una lotta, dannazione! Sarebbe statstata una lotta solo se avessi provato a difendermi.
Dopo aver messo giù le loro cartelle, Taniguchi e Kunikida vennero a parlarmi.
«Che diamine ti è successo?» chiese Kunikida.
«Sembra che tu abbia combattuto contro un camion,» disse Taniguchi.
Girai gli occhi verso la finestra, cercando di rendere ovvio il fatto che volevo essere lasciato in pace. «Ne parleremo dopo.»
Mi lasciarono in pace e le lezioni iniziarono poco dopo. Ogni insegnante che entrava si fermava brevemente ogni volta che mi vedevano. Sì, era un occhio nero! E allora? Per favore, smettetela di fissarlo! È così fastidioso!
Arrivata l'ora di pranzo, Haruhi lasciò silenziosamente la stanza in un modo che mancava della più minima quantità di energia. Si assicurò di portarsi dietro il foglietto di carta su cui prima aveva scritto il messaggio. Questo ovviamente significava che dovetti sedermi con gli altri due mentre mangiavo il pranzo. Anche il polso mi stava dando dei problemi, quindi mangiare fu faticoso.
«Quindi, dicci che è successo,» disse Taniguchi senza perdere tempo. «Con chi è che hai lottato?»
«Non era una lotta. È più accurato dire che sono stato attaccato.»
«Chi è che ti attaccherebbe?» chiese Kunikida.
Risposi con una certa riluttanza. «Il padre di Haruhi...»
«Ahia!» urlò Taniguchi facendosi piccolo. «Che è successo, ti ha beccato mentre ti baciavi con Suzumiya-san?»
«No!» alzai la voce nella totale esasperazione. Dannazione se era odioso quel tipo. «È venuto fuori che Haruhi non ha mai detto ai suoi della Brigata SOS, e loro l'hanno scoperto. È stata messa in punizione e non può più andare al club, e nel cercarei convincere suo padre a lasciarla andare, mi ha pestato.»
«Cavoli, sembra un tipo orribile,» disse Kunikida. «Ho notato che lei era davvero giù, oggi.»
«Già...» dissi guardando il mio pranzo. Notai che era stato ricavato dalla cena della sera prima. Sapendo che i Suzumiya non lasciano mai qualcosa di avanzato dai loro pasti, iniziai a sospettare che Haruhi non avesse mai mangiato la sua cena la sera prima e che avesse usato quello che c'era nel piatto per farci il nostro pranzo. Scossi mentalmente le spalle e mangiai comunque. Anche se era cibo avanzato, aveva un ottimo sapore.

La scuola era finita, e per la sola seconda volta da quando il club esisteva, mi ritrovai a camminare verso casa alla fine delle lezioni anziché andare al club. Mi ricordai di come era così strano camminare con così tante altre persone anch'esse dirette verso casa. Immaginai che fosse strano anche per Haruhi. Rimase in silenzio per tutto il tempo, però, quindi non ero davvero sicuro di quello che le stava passando per la testa. Il suono delle chiacchere degli studenti intorno a noi e delle macchine che passavano per strada fu tutto ciò che sentii durante il tragitto verso casa.
Non potei non notare che anche se stavamo scendendo una collina la camminata di Haruhi era decisamente più lenta del suo solito. E più ci avvicinavamo a casa sua, più si faceva lenta. Quando fummo arrivati alla strada dove si trovava casa sua, il suo passo era praticamente trascinato. Realizzai a quel punto che Haruhi stava semplicemente cercando di rimandare il ritorno a casa, probabilmente perché non voleva incontrare suo padre.
Cercai di assicurarla meglio che potei. «Magari se siamo fortunati, non incontreremo tuo padre una volta tornati.»
Sentii Haruhi sospirare profondamente mentre aumentava il passo, anche se solo di poco, magari per chiudere velocemente la faccenda.
Sfortunatamente, il momento in cui aprimmo la porta, Oruki era dall'altra parte. Meraviglioso... notai che Haruhi portò lo sguardo sul terreno, nemmeno preoccupandosi di guardare suo padre in faccia.
«Fermi qui,» disse con la mano alzata. «Io e tua madre abbiamo discusso su cosa dovremmo fare riguardo il tuo club, e abbiamo deciso questo.» Notai Naru-san raggiungerci da dietro di lui, dandoci un piccolo sorriso prima che suo marito continuasse. «La verità dei fatti è che ci hai mentito. Questo non può passare impunito. Di conseguenza, sei in punizione per il resto della settimana. Devi tornare immediatamente da scuola e andare direttamente nella tua stanza. Però, il Sabato...»
Ci colpì come con una bomba.
«...terrai qui una delle riunioni del club.»
Gli occhi miei e di Haruhi si spalancarono non appena lo sentimmo. Aspetta, voleva che tenessimo una riunione del club... qui? A casa di Haruhi?
Oruki incrociò le braccia e fece un sorrisetto. «Io e tua madre vogliamo vedere questo club con i nostri occhi. Dopotutto, Kyon-kun stesso ha detto che voi ragazzi avete il compito di risolvere misteri per gli altri, no? Voglio vedervi in azione. Voglio vedere questa... come avevate detto che si chiamava, il club?»
«La Brigata SOS,» risposi.
Oruki si fermò per un secondo nel rammentare il nome. «O... ok... Se questa... Brigata SOS è tutto quello che ci avete detto essere, allora puoi continare ad andarci. Altrimenti, non ci andrai mai più.»
Haruhi ed io ci guardammo a vicenda nel sentirlo. Non ero sicuro di come si sentisse, ma io provavo una mistura composta dal sentirsi sollevati e dall'essere nervosi. Dopotutto, anche se questa era un'occasione per salvare il club, la maggior parte di quello che avevo detto era alla buona una grossa tiratura. La maggior parte del tempo ci limitavamo a passare la giornata.
«A voi va bene? Non dovrebbe essere un problema dopotutto. Mi stavi dicendo la verità ieri, veeerooo?»
«S... sì,» dissi. «Sembra... sembra una grande idea.»
Haruhi non rispose. Magari non sapeva che dire. Sicuramente era stata presa sottogamba dall'idea.
«Ottimo!» disse Oruki indicando le scale con il pollice. «In questo caso, è ora che andiate di sopra. Vi chiameremo all'ora di cena.»
Haruhi ed io ci dirigemmo verso le scale, ma una mano mi afferrò prima che potessi proseguire. La mano di Oruki, in effetti.
«Dove credi di andare? Tu hai del lavoro da fare.»
Mi prendevi in giro? Dopo tutto quelli che mi avevi fatto la sera prima, volevi ancora costringermi a lavorare? Mi ero sbagliato. Eri davvero una persona malvagia.
«Smettila di lamentarti! Non sarà così dura!»
Non era quello il punto. Eri stato fortunato che non avessi chiamato la polizia per una cosa come quella.
«Senti, tutto quello che voglio che tu faccia è dare una lavata ai tappeti. Mi sono anche preso la libertà di spostare i mobili e preparare la macchina per lavare i tappeti. Il resto è semplice.»
Quando andai nel soggiorno, notai che aveva effettivamente spostato i mobili. L'unica cosa rimasta nella stanza era la macchina. Dopo che Oruki mi ebbe mostrato come si usava, iniziai ad usarla. Ovviamente Oruki mi rimase col fiato sul collo per tutto il tempo, continuando a sgridarmi per l'andare troppo veloce o per aver mancato un punto. Quello che doveva essere un semplice lavoro fu reso molto più lungo per colpa sua. Alla fine, riuscii a finirla e iniziai ad aspettare che il tappeto si asciugasse. Mentre aspettavo, Oruki decise di dirmi qualcosa.
«Senti... riguardo ieri sera. So di avere esagerato.»
Oh, lo pensi davvero? Sai, fino a che non l'avevi detto io proprio non lo pensavo.
«Ero così arrabbiato per essermi fatto mentire, non solo da te, ma anche da mia figlia.»
E quindi questo giustificava il tuo assalto?
«Ma ora capisco che l'hai fatto per proteggere mia figlia e il tuo club.»
Be'. L'avevo fatto principalmente per proteggere il club... e magari anche Haruhi per estensione. Aspetta, mi importava davvero così tanto quel club? Credo... credo di sì.
«Ovviamente se questo club non fosse stato così importante per te, non ti saresti permesso di prendere tutte quelle botte. Ecco perché vi sto permettendo di riscattarvi. In ogni caso, dovremmo considerarci pari. Tu mi hai mentito, io ti ho picchiato. E quello mette le cose a pari.»
Cosa? Su quale pianeta quello mette in pari le cose? Non c'è modo che quello che io avessi fatto sia sullo stesso piano di ciò che avevi fatto tu. Non ci va nemmeno vicino...
«Credo che sia meglio se dimentichiamo che l'intera cosa sia successa.»
Ero d'accordo. Mi sarebbe piaciuto tanto dimenticare tutto. C'era un problema, però. Vedi, il mio corpo non dimentica così facilmente. In effetti, proprio in quel momento mi stava mandando dolorosi ricordi di ciò che era successo la sera prima. Quindi fino a che non la smetteva di ricordarmelo, potevi scommetterci che non mi sarei dimenticato nulla, Capitan Cavernicolo!
Alla fine, realizzai che era la cosa più vicina ad una scusa che Oruki avrebbe mai potuto dire. Dopo che ebbe finito con il suo imbarazzante discorso, andai in cucina per prendere qualcosa da bere. Lì, trovai Naru-san che preparava la cena. Stava pelando le patate. Proprio mentre stavo per aprire il frigorifero, mi parlò.
«Che ne pensi dell'idea di farvi riunire il club qui? È una mia idea.»
Sbattei le palpebre con sorpresa prendendo una soda. «Davvero?»
Annuì con fervore. «Ho pensato che l'idea del tuo club sembrava così divertente che volevo vederlo io stessa. L'idea di un club che risolve misteri.» Saltellava sempre più eccitata. «Oh, mi sarebbe piaciuto avere un club del genere quando andavo a scuola io! Sono così gelosa! E amo il nome del vostro club! Brigata SOS! Yay!»
Ti piaceva davvero, non è così? Tu e tua figlia sareste state le uniche persone dell'universo a cui piaceva quel nome.
«Penso che farò una bandiera e delle decorazioni! Magari possiamo fare una bella festa e divertirci un sacco! Cosa pensi che dovrei scrivere, sulla bandiera?»
Ingoiai a fatica la saliva, cercando di pensare cosa avrei dovuto dire. «Uh... credo che una bandiera sarebbe fin troppo.»
Naru-san fece una smorfia carinissima sentendomi. «Aw... va bene...» E poi tornò a pelare la patata che aveva lsciato giù prima. «È solo che... ho pensato che era il minimo che potessi fare...»
«Che intendi dire?»
Si voltò verso di me con lo sguardò ancora più incurvato. «È stata colpa mia se è successo tutto quel trambusto, ieri!» Dopo aver sospirato profondamente, continuò. «Mi ero preoccupata quando mi avevi detto che c'è una sola persona nel tuo club che legge veramente, quindi l'ho detto ad Oruki.»
Tutto tornava. Haruhi aveva ragione. Diceva tutto a suo marito.
«E per colpa di questo, Oruki è andato a cercare nella tua stanza e ha scoperto quella roba, e tutto è andato sempre peggio dopo quello. Oh, sono proprio una persona terribile!»
Le sorrisi rassicurandola. «Non c'è possibilità che lei avesse saputo ciò che sarebbe accaduto. Lei era solo un genitore preoccupato.»
Naru-san sembrava quasi in lacrime a questo punto. «Probabilmente mia figlia mi odia adesso.»
«No, non è vero.»
«Sì, invece. Non mi parla più, ormai. Deve sicuramente odiarmi.»
Nella mia testa, sospirai profondamente dall'esasperazione. Qualche volta, parlare con Naru-san era come parlare ad un bambino. Era fin troppo innocente per la sua età. Era carina, lo ammetto, ma mi faceva contnuamente pensare a quante viti non erano state avvitate bene nella sua testa. Ciononostante, ricordai del discorso di Haruhi di quella mattina e sfruttai le mie conoscenze per aiutare.
«Senta, non dico di sapere tutto quello che passa per la testa di sua figlia. Ma... non lo so... certe volte penso che anche lei abbia bisogno di un modello da seguire. Qualcuno... con cui parlare quando è confusa... di cose "da ragazze"...»
Naru-san sbatté le palpebre. «Uh?»
Non poteva essere così dura di comprendonio. Seriamente. Adesso capivo da chi dei due Haruhi aveva preso l'intelligenza.
«Ha bisogno di sapere che quando le parla, lei non andrà a dire tutto a suo marito.»
«Oh...» disse annuendo. «Hai ragione. Non dovrei farlo, ma è difficile per me. Ho questo vizio del voler dire alle persone ciò che mi passa per la testa, ed è davvero difficile per me tenermi. Ogni volta che ho un segreto, per me è impossibile tenerlo per me. Non c'è da stupirsi se Haru-chan mi odia.» Riuscivo a vedere le lacrime iniziare a raggrupparsi sui suoi occhi mentre iniziava a tirarsi leggermente una ciocca di capelli.
Ancora una volta cercai di calmarla. «Senta, magari potrebbe scriverle, invece, oppure trovarsi qualcosa con cui tenersi occupata quando sente il bisogno di rivelare un segreto. O magari lo può dire a me, invece. Io sono bravo a tenere i segreti.» Maledizione, ne stavo tenendo alcuni piuttosto grandi, da un anno a questa parte. Va bene, tecnicamente ho detto ad Haruhi la verità sugli altri membri della Brigata SOS un po' di tempo fa, ma non mi aveva creduto, e non cercai mai di provarle che invece avevo ragione.
Naru-san sospirò profondamente prima di mostrare un grande sorriso. «Grazie, Kyon-kun! Sei il migliore!» Poi mi diede un grande abbraccio. All'inizio ero preoccupato che suo marito, che era nell'altra stanza, potesse beccarci, ma quando sentii il dolore causato dal suo premere sopra alle mie ferite, le mie preoccupazioni cambiarono.
«Uh... Naru-san... mi sta facendo male...»
Naru-san si fermò per un secondo, forse per la confusione, per poi capire cosa stava succedendo. «Oh, mi dispiace.» Mi lasciò andare e fece un sorriso imbarazzato. «Spero di non averti fatto male.»
Cercai di comportarmi come se non fosse un problema. «Sto bene. Ci vediamo, Naru-san.»
Aspetta, farmi dire da lei i segreti di Haruhi era una buona idea? Magari dovevo chiederle di non farlo... ma ripensandoci, imparare qualcosina non sarebbe stato... ah, magari non mi avrebbe raccontato nulla.
Dopo aver lasciato la cucina, vidi Oruki affaticarsi nel tentativo di riportare il divano nel soggiorno. Per quanto sapevo che fosse forte, era sorprendente che perfino lui facesse fatica a riportarlo dentro.
«Tutto a posto?» chiesi.
«Sto bene,» disse appoggiandosi sul divano. «Non è nulla, me la posso cavare. L'ho tirato fuori, posso riportarlo dentro.»
Magari ero pazzo, ma vederlo affaticarsi tanto con quel divano mi fece dispiacere per lui. Davvero non avrei dovuto dispiacermi per lui. Meritava di soffrire, dopotutto. Eppure, qualcosa dentro di me mi diceva che dovevo aiutarlo, anche se mi sentivo male. Magari volevo avercelo in simpatia, o qualcosa del genere.
«Mi lasci dare una mano.»
«Scordatelo!» urlò Oruki nel momento in cui mi proposi. Dopo poco lasciò andare il divano per recuperare il fiato. «Non sono tanto vecchio da avere bisogno d'aiuto con ogni piccola cosuccia.»
C'è una bella differenza tra ogni piccola cosuccia e l'alzare un divano.
«E poi, non sei ancora dolorante da ieri sera?»
«Vivrò.»
Ghignò sentendomi. «HO capito. Cerchi di sembrare duro, vero?»
No, affatto! Eri pompato con dosi di testosterone talmente assurde che non riuscivi a capire quando qualcuno cercava di essere semplicemente gentile? Mi arrendo...
«Va bene, vieni ad aiutarmi. Tanto, cercavo di riuscire a finire prima che la partita di stasera iniziasse.»
In due spostammo il divano e il resto dei mobili di nuovo dentro al soggiorno. Ancora una volta dovetti cercare di ignorare il dolore al polso, che mi stava quasi facendo pensare che era slogato, o qualcosa di simile. Ciò che peggiorò le cose fu che Oruki sembrava stesse cercando di approfittare dello spostamento in corso per trovare una nuova sistemazione dei mobili.
«Ero stanco della vecchia disposizione comunque.»
Non potevamo finirla e basta? Chi se ne fregava della disposizione dei mobili del tuo soggiorno? Se non fossi più furbo, avrei pensato che ti stessi approfittando della mia gentilezza.
Ci volle una mezz'ora per finire... e il soggiorno era quasi identico a prima. Dannazione, iniziavo davvero ad odiare quel tipo.
Tornai nella mia stanza prima di scoprire altri motivi per assassinare brutalmente Oruki (non che avrei potuto farlo se l'avessi voluto). Avevo inziato a tirare fuori i compiti quando squillò il mio cellulare. Quando lo guardai, scoprii che era Koizumi.
«Che succede?» chiesi.
«Abbiamo finalmente finito di eliminare lo spazio chiuso,» disse Koizumi, che era riuscito a stento a nascondere la sua ovvia stanchezza. «Ho chiamato perché mi sarebbe piaciuto un aggiornamento riguardo ciò che succede dalla tua parte.»
Ci era voluto così tanto per eliminarlo? Quanto eravamo vicini alla fine del mondo?
«Haruhi è in punizione fino a Sabato. E quel giorno dovremo tenere qua una riunione della Brigata.»
«Capisco,» disse Koizumi ponderando sull'aggiornamento. «Ho già contattato Nagato-san e Asahina-san. Vogliono che ci incontriamo il più presto possibile per discutere degli eventi recenti. E ovviamente vorremmo che tu fossi lì con noi.»
Questo era ovvio, no? Oppure voi tre tenevate delle riunioni segrete alle mie spalle quando non guardavo.
«Quanto presto ci puoi incontrare?»
«Non credo di poterlo fare stasera senza fare insospettire Haruhi o i suoi genitori. Dovrei potervi incontrare domani dopo la scuola.»
«Bene. Credo che sarà meglio se ci incontrassimo al solito caffè dove ci incontriamo di solito. Abbiamo molto di cui discutere. Le cose si sono fatte molto... incerte. Dobbiamo prepararci al peggio.»
«A me va bene,» dissi preparandomi ad attaccare il telefono. «Ci vediamo domani, allora.»
Quindi riagganciai, sospirando per la mia fatica mentale. Perché le cose non potevano essere più semplici, almeno per una settimana? Comunque, non avrei voluto essere Haruhi, in quel momento. Conoscendola, rimanere rinchiusa nella sua stanza conterebbe come tortura per lei, anche se aveva un computer.
Fui preso alla sprovvista da un colpetto sulla finestra. Finestra? Aspetta, quello poteva essere solo...
Ovviamente, appena aprii la finestra, la testa di Haruhi poteva essere vista spuntare dal lato del tetto. Sapevo che non poteva rimanere seduta nella sua stanza. E dovevo ammettere che vederla sottosopra con i capelli che cadevano verso il terreno era abbastanza divertente.
«Vorrei parlarti di Sabato,» disse.
«Va bene, che hai in mente?»
Haruhi mostrò un'espressione preoccupata. «So che questo incontro potrebbe essere un ottimo modo per riuscire a convincere i miei genitori a lasciarmi in pace per quanto riguarda il club, ma che cosa faremo? Per tutto l'anno che abbiamo tenuto il club abbiamo avuto solo due clienti. Quali sono le possibilità che ne arriverà un altro entro Sabato?
Aveva ragione. Ci sono state solo due persone che erano venute da noi durante tutto l'arco d'esistenza della Brigata. La prima fu Emiri Kimidori, che però era in realtà era un'altra interfaccia umanoide come Nagato. Ci chiese di cercare il Presidente del Club d'Informatica quando venne "catturato" da una specie di cavalletta... E poi c'era Sakanaka-san, che ci chiese di invesigare quello strano posto di cui tutti i cani del vicinato avevano paura. E poi, lei e qualcun altro furono attaccati da forme di vita composte da dati, rendendoli ammalati e letargici. Grazie all'aiuto di Nagato, però, riuscimmo a rimuovere le forme di vita di  dati e piazzarli sul mio gatto... aspetta, Shamisen aveva ancora quei cosi addosso, non è vero? Speravo che non gli sarebbe successo nulla, senza di me.
Guardai Haruhi e cercai di farmi venire qualche idea. «Magari possiamo consegnare di nuovo volantini. Chi lo sa, magari saremo fortunati e qualcuno arriverà.»
Haruhi non sembro farsi piacere l'idea. «Non c'è modo che io trovi il tempo di farlo. Devo tornare direttamente a casa per il resto della settimana, ricordi? E anche se l'avessimo fatto, quali sono le possibilità che funzioni? La prima volta non ha funzionato...»
Era raro vedere Haruhi così pessimistica. Diventava sempre così, quand'era depressa, però. Desiderai di poterla rassicurare in qualche modo.
«Be', pensa a qualcosa, Haruhi. Abbiamo ancora tre giorni. Magari qualcosa succederà.»
Haruhi annuì quando glielo dissi, ma con un'espressione ancora scoraggiata. Gli occhi le si spalancarono all'improvviso e sparì dalla mia vista. Sentii quindi bussare alla mia porta. Poi Naru-san la aprii e mise la testa nella stanza.
«La cena è pronta, Kyon-kun.»
«Va bene, grazie, Naru-san.» Sentii Haruhi tornarsene velocemente nella sua stanza mentre parlavo con Naru-san. Accidenti, doveva avere un udito acutissimo.
La cena fu una semplice zuppa cucinata da Naru-san. Era la serata americana, ma pensai che quel tipo di zuppa si potesse trovare quasi ovunque. Non che mi stessi lamentando, era deliziosa come al solito, ma forse quella sera Naru-san non si sentiva creativa come al solito.

Il resto della nottata, e della mattinata a scuola del giorno dopo, furono privi di eventi. Finite le lezioni, spiegai ad Haruhi che avrei incontrato il resto della Brigata per spiegare ciò che era successo e quali erano i nostri piani per Sabato. Sembrava non importarsene troppo, con la sua malinconia in piena azione. Dopo esserci separati, mi diressi verso il caffè, dove ero sicuro che gli altri mi stessero già aspettando.
Potevo solo immaginare quale sarebbe stata la loro idea...

E così i genitori di Haruhi incontreranno la brigata! Chissà cosa succederà quando si incontreranno!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. ^^


N D T
No, il capitolo non mi è piaciuto. Ma andiamo, come fa Kyon ad avere tanto riguardo per Naru-san? E come fa ad avere empatia per Oruki?
Ehm, scusatemi per lo sfogo... A quanto pare Kyon è una persona migliore di me, sempre a cercare di andare d'accordo con le persone nonostante tutto...
Chiedo venia, come da programma, ormai, per il ritardo. A questo proposito, non prometto più una scadenza per il prossimo capitolo, dato il forte rischio di non rispettarla... Davvero, mi duole non essere capace di mantere il ritmo e le promesse...
Ah, questa volta non ho incluso i riferimenti. Questo perché sono soltanto due. Il primo è il Misterique Sign (di cui ho già specificato la provenienza in un capitolo precedente). Il secondo, invece, non so dove viene trattato. Sicuramente non nell'anime, e non nei primi quindici volumi del manga. Potrebbe essere nel sedici, ma purtroppo non ho ancora avuto il tempo di leggerlo... scusatemi! Ovviamente, non so nemmeno dirvi qual è il romanzo.
Oh, un ultimo appunto. Ho deciso di rimettere i commenti dell'autore in grassetto. Non l'ho mai fatto prima, ma la fic originale faceva così... Avrei dovuto farlo prima.
Ci vediamo al prossimo capitolo!
  
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