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Autore: Astrea_    11/08/2013    1 recensioni
[Dal primo capitolo]
Sapevano che erano esattamente come tante piccole mine vaganti, senza passato né futuro, anime che si affannavano per sopravvivere, che si sbracciavano per rimanere a galla nell’oceano increspato della vita. Si sforzavano di cercare contatti, di trovare stabilità, amore ed affetto. Fingevano di comprendersi, di esserci l’uno per l’altro, di essere uniti, ma in realtà sapevano di essere terribilmente soli. Non erano un gruppo, ma solo l’unione di individualità problematiche, di adolescenti troppo presi ad affrontare le difficoltà del piccolo mondo nel quale si rinchiudevano. Erano fragili, talmente tanto che sarebbe bastata una sola folata di vento per raderli al suolo, ridurli a brandelli. Erano forti, tanto forti da mascherare le loro più grandi paure, l’incolmabile vuoto che sentivano nei loro petti e nelle loro menti.
STORIA ISPIRATA ALLA SERIE TELEVISIVA "SKINS".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MARGARET



Millie entrò con sicurezza nel locale, seguita da un’insicura e spaesata Margaret. A Manchester non frequentava posti tanto grandi ed affollati come quello. Non adorava la vita mondana, fatta di festini e trasgressioni, preferiva limitarsi al suo giro ristretto di amicizie affidabili. Tuttavia, quella volta aveva fatto un’eccezione. Aveva visto Millie, appena la mattina precedente, ed aveva subito capito quanto sarebbe stato facile per ambientarsi con l’aiuto di una come lei. Millie era bella, popolare, sicura, audace e per qualche strana ragione alla gente piaceva. La musica inondava l’enorme sala, gremita di giovani che ballavano senza troppo grazia nei loro movimenti.
“Andiamo di là, gli altri sono sicuramente già arrivati.”, esordì Millie trascinandola sul lato destro del locale.
L’aria era pesante, l’atmosfera soffocante, le luci si mischiavano stordendo i sensi e la musica rimbombava nelle orecchie. C’era un forte odore di tabacco ed alcool. Margaret non era abituata a ciò, ma per la prima volta pensò che una vita del genere le sarebbe potuta piacere. Avrebbe potuto gradire il divertimento, lo spasso, la leggerezza con la quale quel gruppo di adolescenti che aveva appena conosciuto si godeva la vita, senza preoccuparsi per neppure un istante delle conseguenze delle loro malsane azioni.
“Ragazze, finalmente siete arrivate!”, le salutò Liam, fiondandosi immediatamente sulla sua ragazza per poterla baciare.
La sua voce era melliflua e la sua espressione più vacua del solito, entrambi chiari segni del fatto che avesse bevuto. Non era ubriaco, ma brillo e tanto bastava a disinibirlo.
Niall li fissava, incapace di smuovere anche solo di poco lo sguardo. Si interrogava, rimuginava su come Millie potesse pensare di meritare così poco. A Niall piaceva Liam, ma detestava il modo in cui trattava la sua ragazza. Per lui Millie era quel genere di donna alla quale andavano riservate tutte le attenzioni possibili, carinerie, parole dolci, sorprese e complimenti.
“A chi va di ballare?”, propose un pimpante Louis, giungendo alle spalle dell’amico biondo.
Le sue pupille erano palesemente dilatate, gli occhi assenti, le labbra piegate in un perenne sorriso ebete.
“Si può sapere chi cazzo ha invitato Zayn?”, sbottò inviperita Charlotte che si affannava per non perdere mai di vista Louis.
“Non è colpa mia se il tuo ragazzo si impasticca.”, controbatté quest’ultimo con voce raschiata e dura, sibilando quasi.
Charlie stava per rispondere a quell’affermazione davvero poco carina ed educata, ma fu distratta dalle urla gioiose di Louis che si immergeva nella folla di gente e che danzava sventolando la maglia tra le mani.
Sbuffò, era stufa di doversi prendere cura di lui ogni qualvolta uscissero. Delle volte aveva la sensazione di comportarsi esattamente come una madre con il figlio adolescente. Doveva accudirlo, rincuorarlo, tenergli la fronte quando vomitava. Ma Charlie aveva appena diciassette anni e non era pronta per tutto ciò. Lei voleva solo un ragazzo da baciare e con il quale poter fare l’amore, ne voleva uno da amare con il quale poter essere felice. Tuttavia Charlie sapeva di non essere una ragazza fortunata, lei non lo era mai stata.
“Vado da lui.”, bofonchiò rassegnata, dirigendosi verso il punto esatto in cui lo aveva visto scomparire.
“Allora Harry, vuoi chiedere a questa bella ragazza di bere qualcosa?”, lo incitò Liam, lanciando una furtiva occhiata a Margaret.
La ragazza sorrise appena, mentre annuiva in un gesto tanto meccanico da far trasparire chiaramente l’imbarazzo.
“Ciao!”, trillò briosamente Bree, scuotendo la testa al ritmo dettato dal dj.
Dietro di lei, avvolta in una bolla di silenzio, si scorgeva la minuta figura di Audrey.
“Stasera è pieno di tante persone zuccherose.”, commentò ancora Bree sorridendo.
Aveva gli occhi puntati verso il cielo ed un’espressione sognante, assente, leggera. Volava, con le ali immaginarie che teneva ben saldate sulla schiena. Gli occhi di quel verde scuro tanto liquido parevano vagare in altre realtà, in un mondo di cui Bree era la padrona.
Margaret la squadrava in ogni minimo dettaglio, cercando di carpire quale fosse il segreto di quella bellissima ragazza dai capelli rossicci. Il suo viso era disarmante, quello strano fiocco dei colori dell’arcobaleno che fermava un ciuffo sulla nuca le conferiva un’aria sbarazzina, ma ingenua.
“Audrey, porta via questa pazza psicopatica.”, ordinò Millie alla sorella, indicando con aria di sufficienza la ragazza che ancora sorrideva.
“Non prendo ordini, benché meno da te.”, replicò senza scomporsi eccessivamente puntando la gemella con lo sguardo.
“Millie, balliamo?”, intervenne prontamente Niall, deciso ad evitare uno scontro aperto tra le due. Era risaputo che le gemelle Wood tendessero a rivolgersi la parola solo per inveire l’una contro l’altra. Lei indugiò qualche attimo sulla risposta, poi regalò un sorriso beffardo ad Audrey ed ancora fissandola accettò l’invito del ragazzo.
Liam non batté ciglio, si limitò ad osservare la scena dall’esterno.
“Margaret, Harry!”, chiamò Millie, rivolgendosi principalmente alla ragazza. “Venite con noi!”, esclamò afferrando per un polso Margaret.
In pochi istanti furono al centro della pista. Millie fece un mezzo giro, poi iniziò a muoversi. Subito Niall le prese la mano e la portò verso l’alto, con l’altra avvicinò il corpo della ragazza al suo. Voleva sentirla vicina, anche solo per un ballo. Avrebbe dato tutto, avrebbe fatto tutto pur di poterla stringere tra le sue braccia e non come amico. Avrebbe scalato montagne, attraversato oceani pur di poterla vedere addormentarsi e poi svegliarsi sul suo petto. Con una mano scivolò sulla schiena di Millie, premendola contro il suo busto. La musica li assordava, riempiva il vuoto dei loro corpi, scorreva nelle loro vene. Niall poteva sentire il profumo della pelle della ragazza infrangersi nelle sue narici, più forte dell’odore di fumo, sudore, vodka e rum. Gli occhi scuri di Mille brillavano, sorrideva mentre sensualmente dimenava le braccia.
Margaret si limitava a mosse meno audaci, mentre Harry la faceva volteggiare. Trovava carino quel ragazzo tanto bizzarro e silenzioso. Quell’aria impacciata e quel viso pulito le apparivano così dannatamente sexy. Scosse il capo, facendo ondeggiare la chioma di lunghi capelli ed incrociò gli occhi verdi del suo cavaliere. Con un unico passo si voltò, facendo scontrare la sua schiena contro il petto del ragazzo dai capelli ricci. Afferrò la sua grande mano e la portò sulla sua vita, poi riprese a muoversi insieme a lui, dettando il ritmo. Harry sorrise, sorpreso. Non pensava di riuscire ad ottenere un riscontro tanto positivo da quella serata. Non era pratico in questioni di ragazze, ma era ansioso di saperne di più.
Forse a Margaret iniziava già a piacere più del lecito il modo in cui quei ragazzi si divertivano.
Liam, intanto, continuava a tenere lo sguardo fisso sulla sua ragazza ed il suo amico che si dimenavano in sala. Non era geloso di Millie, sapeva di avere sotto controllo l’intera situazione. Era certo che nell’esatto momento in cui le sudice mani di Niall si fossero insinuate ben oltre dove gli fosse consentito, sarebbe intervenuto per portar via Millie, lasciando il ragazzo con una pulsante erezione insoddisfatta nei pantaloni.
“Non ti da fastidio?”, la voce di Audrey interruppe il flusso dei suoi pensieri.
“Cosa?”, chiese Liam fingendo di non aver compreso la domanda della ragazza.
Audrey soffocò una leggera risata ironica.
“Lo sai.”, dichiarò lei, puntellando con le dita sulla sbarra di metallo sulla quale teneva appoggiati i gomiti.
Liam non rispose. Si passò una mano tra i capelli ed inspirò profondamente.
“A lui piace giocare con le persone.”, commentò Bree, seduta poco dietro di loro su un divanetto.
A quelle parole il ragazzo ammiccò al suo indirizzo, sorridendo beffardo.
“Guardate ed imparate.”, annunciò incamminandosi in direzione di Millie.
Iniziò a fissarla già da lontano, procedendo con passo cauto e mordicchiandosi il labbro inferiore.
Gli sguardi di Audrey, Bree, Niall e Millie erano tutti per lui.
In poche falcate fu dietro alla sua ragazza. Poggiò una mano sui suoi fianchi ed iniziò ad ondeggiare. Con l’altra spostò i capelli che le pendevano sul lato destro, per lasciarle libero il collo e con le labbra si fiondò su di esso, baciandolo, mordendolo, leccandolo.
Niall ancora lo squadrava indignato, scombussolato, deluso da tale prepotenza. Era palese quanto lui tenesse a Millie, ma Liam non aveva avuto scrupoli nell’infrangere tanto duramente le sue speranze.
Spinta dall’esigenza di approfondire il contatto con Liam, Millie si voltò alla ricerca delle sue labbra, lasciando l’amico alle spalle, senza degnarlo neppure di uno sguardo o un cenno di scuse.
La ragazza che Niall amava era lì, davanti ai suoi occhi, che baciava Liam. Ogni volta quella patetica storia si ripeteva. Niall si imponeva che fosse l’ultima, ma puntualmente ricadeva in quel circolo vizioso. Non riusciva a rinunciare a quei pochi attimi in cui poteva sentire Millie sua, ma poi, come una gelida secchiata d’acqua, Liam tornava a rivendicare ciò che di fatto era suo, spezzandogli il cuore ancora una volta.
Si chiedeva perché ancora non riuscisse a darci un taglio netto, perché continuasse a vivere di illusioni e false speranze, ma poi nella sua mente balenavano gli occhi color nocciola di Millie.
Si allontanò di fretta dalla pista, diretto al bancone, con un unico semplice intento: bere qualcosa.
“Audrey, voglio ballare e volteggiare.”, sentenziò Bree scattando come una molla dal divanetto sul quale era adagiata.
“Bree, quanti tranquillanti hai preso prima di uscire?”, le domandò costatando le condizioni poco lucide dell’amica.
Bree alzò le spalle, lasciandosi andare in una risata cristallina.
“Non mi ricordo.”, ammise iniziando ad ondeggiare con le braccia.
Chiuse gli occhi e sorrise. Tutto quel rumore le appariva come lontano, ma allo stesso tempo più intenso. Sentiva il pulsare della musica, percepiva l’incalzante ritmo, le sarebbe potuta scoppiare la testa per quanto rimbombasse in essa. Tutto era così abbagliante, accecante che preferiva affidarsi al buio della sua mente e al suo istinto.
Audrey la guardava con espressione rapita. Bree era lì, a pochi metri da lei, che ballava in un angolo poco affollato, sperimentando quanto quella prigione, quella vita, la rendesse libera.
“Ti va se ci fumiamo qualcosa?”, una voce piombò alle sue spalle.
Audrey si voltò incontrando gli occhi ambrati di Zayn. Nonostante non fossero amici, Audrey non fu sorpresa di trovare proprio lui. Era capitato, poche altre volte, che in serate come quella si ritrovassero in corridoi deserti, parcheggi inquietanti o bagni luridi. Non c’erano parole tra loro, solo quel subdolo e superficiale desiderio di sentirsi meno soli.
Zayn era riservato, Audrey incurante.
“Ci sto, ma portiamo anche lei. Non mi va di lasciarla sola.”, contrattò lanciando un’occhiata a Bree che aveva preso a far ruotare la lunga chioma di capelli rossicci.
Zayn sogghignò a quella scena.
“Andiamo.”, concluse.
Uscirono dalla porta secondaria situata sul retro del locale e subito una ventata di aria gelida li colpì.
“Audrey, lo senti anche tu il freddo ?”, chiese Bree con gli occhi persi nel cielo cupo e buio.
Né Zayn, né Audrey sorrisero a quella domanda.
“Sì, se vuoi puoi tornare dentro a prendere la giacca.”, le concesse.
Bree scosse il capo. Aveva ancora le labbra piegate in un sorriso e lo sguardo rivolto verso l’alto.
“Il freddo al cuore.”, sospirò con tono ingenuamente infantile.
Audrey trattenne il fiato, lo stesso fece Zayn.
“Si riscalderà, prima o poi.”, la rincuorò gettando le spalle contro il muro, poi fece un tiro dalla canna che Zayn le aveva appena ceduto.
La suoneria del cellulare del ragazzo interruppe il silenzio che era calato tra i tre.
Zayn lo estrasse frettolosamente dalla tasca dei pantaloni e rispose.
“Hai visto Louis?”, la voce preoccupata e ansimante di Charlie gli assordò l’orecchio.
“No.”, rispose secco. “Che succede?”, chiese poi, immaginando già la risposta che avrebbe ricevuto di lì a qualche secondo.
“Mi sono allontanata un attimo ed è sparito!”, urlò per cercare di sovrastare tutto il rumore che la circondava.
Charlotte era palesemente scossa.
“Non lo trovo, Zayn!”, gridò agitata. “Non lo trovo da nessuna parte!”, ripeté in preda ad una crisi nervosa.
“Aspettami all’ingresso principale, lo cercheremo insieme.”, borbottò Zayn prima di chiudere la chiamata.
Volse un veloce sguardo ad Audrey, che aveva il viso rivolto altrove.
“Devo andare.”, disse a mo’di saluto, senza tuttavia ricevere risposta alcuna.
Rientrò nel locale e a passo di marcia si diresse nel punto in cui avrebbe dovuto incontrare Charlie, stando attento a tutti i volti che incontrava durante il breve tragitto.
“Niall!”, urlò Zayn, sbracciandosi per catturare l’attenzione del ragazzo che barcollava poco distante da lui.
Zayn lo afferrò per le spalle e lo scosse, come per risvegliarlo dallo stato penoso in cui verteva.
Puzzava terribilmente di alcool e probabilmente non sarebbe potuto essere d’aiuto in alcun modo.
“Dov’è Louis?”, gli chiese con tono duro.
Niall lo guardava senza capire cosa Zayn volesse da lui. Era ubriaco, troppo ubriaco.
“Louis, Louis!”, ripeté il ragazzo, sperando di riuscire a cavar qualcosa da quella testa bionda. “Dov’è?”, domandò ancora una volta.
“È andata via con Liam.”, balbettò con aria sommessa Niall.
Zayn non ci mise molto a capire che in realtà stesse parlando di Millie e non di Louis. Lo liberò dalla sua ferrea presa e riprese a camminare in direzione di Charlie, imprecando per il nervoso.
“Zayn, finalmente!”, esultò la ragazza non appena lo vide.
Aveva la fronte corrugata e gli occhi spaventati. Era terrorizzata all’idea che Louis stesse facendo chissà quale delle sue cazzate.
“Ho visto Niall, ma non ha saputo dirmi niente.”, la informò. “Che ne dici se vado a cercarlo con Harry?”, propose. “Credo sia meglio che tu vada a casa, sei troppo scossa.”, spiegò poi.
Charlie si buttò sul petto di Zayn e con una mano afferrò il tessuto della maglietta che il ragazzo indossava.
“Non voglio si metta in pericolo.”, piagnucolò cercando malamente di trattenere le lacrime.
“Non accadrà.”, provò a rincuorarla Zayn passandole una mano sui capelli con un gesto impacciato.
Non era bravo a consolare le persone, era uno di poche parole lui.
“Andiamo a cercare Harry.”, disse prima di trascinarla nuovamente tra la folla.
Poco dopo Zayn li vide, Margaret ed Harry erano di spalle, appoggiati al bancone che scherzavano allegramente, coadiuvati dall’effetto di qualche cocktail.
Margaret si stava divertendo come una delle poche volte nella sua vita. Il suo giudizio riguardo al trasferimento era ancora incerto. Da una parte sapeva perfettamente che la sua vita di Manchester le sarebbe continuata a mancare, ma forse aveva trovato qualcosa di nuovo a Londra. Quelle persone, quei luoghi, quei comportamenti la intrigavano, l’avevano già inconsapevolmente conquistata.
Persino la compagnia di Harry le risultava stramente piacevole. Era abituata a frequentare membri delle squadre di calcio e rugby della sua vecchia scuola, non dei tipi anonimi incitati dai loro amici e se quella sera aveva fatto un’eccezione era solo perché effettivamente lei non credeva affatto nei pregiudizi tra i quali aveva sempre vissuto. Forse quella sarebbe stata l’occasione giusta per trascurare le assurde regole della popolarità delle scuole strapiene di adolescenti ed andare oltre le apparenze dettate da una stupida e riduttiva etichetta.
“Harry!”, una voce maschile e forte catturò l’attenzione di entrambi, facendoli voltare nella direzione presso cui veniva.
Il viso di Zayn non lasciava trapelare alcuna emozione, mentre quello di Charlie era contratto in una smorfia di angoscia.
“Cosa succede?”, domandò il riccio scrutando meglio il volto afflitto della ragazza.
Charlotte non riuscì neppure a rispondere a quella semplice domanda. Nella maggior parte dei casi al suo ragazzo non capitava mai nulla di grave, ma la consapevolezza che lui fosse solo o chissà con chi e chissà dove, sotto l’effetto di chissà cosa la intimoriva. Lo aveva visto inghiottire una pasticca, ma non poteva avere la certezza che quella fosse stata l’unica.
“Credo sia ora di andare a cercare Louis.”, sentenziò Zayn al suo posto.
Harry comprese all’istante, mentre lo sguardo di Margaret saettava spaesato da Charlie, a Zayn e ad Harry, per poi riprendere dall’inizio.
“Potreste spiegarmi?”, provò a chiedere allora con cautela.
“Devo andare, tu rimani con Charlie.”, disse prontamente Harry, senza perdersi in spiegazioni. “Ciao.”, la salutò frettolosamente prima di allontanarsi con Zayn.
Margaret lo vide sparire tra la folla, scombussolata da quel repentino cambiamento che aveva assunto la sua serata.
Charlotte, invece, sembrava avere tutta l’intenzione di rimanere nel suo mutismo, troppo presa dalle sue mille preoccupazioni.
“Perché sono andati a cercare Louis?”, le chiese Margaret tutto d’un tratto, bisognosa di fare chiarezza.
Charlie si mordicchiò il labbro. Era raro vederla tanto vulnerabile come in quel momento.
“Ha preso delle pasticche, non so dove sia finito.”, confessò con un filo di voce e lo sguardo basso.
Senza aggiungere altro, Margaret le fece cenno di dirigersi verso i divanetti, così da potersi sedere e restare tranquille nell’attesa che sopraggiungessero notizie.
“Lo fa spesso?”, domandò ancora.
Probabilmente quello non era il genere di conversazione che Charlie avrebbe voluto sostenere, ma Margaret voleva provare ad essere d’aiuto e per farlo necessitava conoscere qualche dettaglio in più.
“Sì.”, confermò Charlotte iniziando a giocare con le dita delle mani, strusciandole sulle cosce.
“Perché?”
Quell’unica parola spiazzò completamente la bionda dalle ciocche rosa. Boccheggiò un paio di volte, riscoprendosi incapace di rispondere a quell’interrogativo. Aveva trascorso due anni con Louis senza mai conoscerlo davvero ed era stata una sconosciuta a farglielo realizzare per la prima volta. Charlie si preoccupava delle conseguenze, di mettere in ordine i casini che Louis procurava in giro, come quella volta che si era introdotto furtivamente nella casa dell’anziana signora che viveva a pochi isolati da lei. Non si interrogava sul motivo, non più. I primi tempi ci aveva provato, ma non aveva ottenuto alcun risultato discreto. Così alla fine aveva finito per abituarsi alla vita stravagante, impulsiva e immotivata del suo ragazzo.
Margaret si rese conto di aver esagerato, con le sue domande curiose ed invadenti.
“Sono sicura che sta bene.”, affermò accennando ad un sorriso.
Quando il cellulare di Charlotte squillò, dopo un lasso incommensurabile di tempo, le due ragazze trattennero il fiato.
Ogni volta si ripeteva la stessa stupida agonia.
Non esitò neppure un attimo e con un gesto fulmineo Charlie portò il telefono all’orecchio.
“Come sta?”, domandò impaziente di avere sue notizie.
“Ha un gomito sbucciato, ma sta alla grande.”, la voce di Harry le giunse serena, non stava mentendo.
Charlotte tirò un sospiro di sollievo e Margaret le sorrise, avendo intuito perfettamente la risposta giunta dall’altro capo.
“Dove siete adesso?”, riprese Charlie, continuando l’interrogatorio.
“A Trafalgar Square. L’abbiamo trovato sul cornicione della fontana che giocava a fare l’equilibrista. È caduto ed ora è ancora steso al suolo, Zayn sta provando a rialzarlo.”, spiegò.
“’Fanculo a lui e le sue stronzate! Ed io che sto anche a preoccuparmene!”, sbottò Charlotte irritata, scaricando tutta la tensione che aveva accumulato. “Fami un favore Harry, mandalo a ‘fanculo da parte mia!”, sbraitò ancora prima di chiudere la telefonata.
Era stanca, stremata da tutto ciò. Louis la stava distruggendo lentamente.
“Chiamo un taxi, ce ne andiamo?”, propose Margaret, senza far alcun riferimento alla sua reazione.
Da un certo punto di vista poteva dire di comprenderla.
Charlotte annuì ed insieme lasciarono il Sound.
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Angolo Autrice
Ehi, c'è nessuno??xD Ok, sono un po'... boh, titubante forse.
In realtà questo silenzioso inizio mi ha lasciata perplessa. xD
Insomma, non che pretendessi chissà cosa, ecco, però almeno un commentino anche se negativo,
anche per dirmi cosa cambiare, migliorare... u.u
Comunque, partiamo da tutte le cose che l'altra volta ho dimenticato di dire. xD
Allora, Skins è ambiantato a Bristol, mentre qui siamo a Londra visto che,
 invece di Sid (*.*), Tony (*.*) e company (*.*), qui si parla degli One Direction (**.** <3).
Per chi conosce ed ha visto Skins potrà sembrare che ci siano delle somiglianze,
ma vi assicuro che la storia si evolverà in modo completamente diverso. ;)
Tratterò esclusivamente dell'ultimo anno di un gruppo di ragazzi in un f. e. college, non degli ultimi due
come avviene per ogni generazione di Skins, anche perché vorrei dedicare più spazio ad ogni personaggio.
Ed ora parliamo del capitolo. Con questa storia sto superando davvero ogni mio limite,
i capitoli iniziano e non finiscono mai e la cosa comincia a diventare preoccupante. xD
Non so, forse sarebbe meglio dividerli in più parti? Che ne dite?
Ed i personaggi come vi sembrano?
Questa volta è stato il turno di Margaret, il suo mi è sembrato il punto di vista migliore
per dare un'inquadratura generale, visto che siamo appena al secondo capitolo.
Ok, vediamo di fare un po' di ordine. Nel capitolo Niall balla con Millie ed Harry con Margaret.
Ma mentre i primi due vengono divisi dall'arrivo di Liam, Margaret sembra piuttosto interessata al riccio.
E non dimentichiamoci di Louis e Charlotte! Lui che come al solito si sballa e lei che se ne preoccupa,
chiedendo l'aiuto di Zayn al momento impegnato con Audrey e Bree.
Ho dimenticato qualcuno?? Bah, mi pare di no. xD
Nel prossimo capitolo parleremo di... -rullo di tamburi- LOUIS! :D
Ok guys, scappo a rivedere tutti gli Stydia moments prima dell'episodio di lunedì!*.*
Che ne dite di lasciare un veloce piccolo commentuccio???????
Alla prossima,
                                                             Astrea_



  
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