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Autore: Astrea_    06/08/2013    2 recensioni
[Dal primo capitolo]
Sapevano che erano esattamente come tante piccole mine vaganti, senza passato né futuro, anime che si affannavano per sopravvivere, che si sbracciavano per rimanere a galla nell’oceano increspato della vita. Si sforzavano di cercare contatti, di trovare stabilità, amore ed affetto. Fingevano di comprendersi, di esserci l’uno per l’altro, di essere uniti, ma in realtà sapevano di essere terribilmente soli. Non erano un gruppo, ma solo l’unione di individualità problematiche, di adolescenti troppo presi ad affrontare le difficoltà del piccolo mondo nel quale si rinchiudevano. Erano fragili, talmente tanto che sarebbe bastata una sola folata di vento per raderli al suolo, ridurli a brandelli. Erano forti, tanto forti da mascherare le loro più grandi paure, l’incolmabile vuoto che sentivano nei loro petti e nelle loro menti.
STORIA ISPIRATA ALLA SERIE TELEVISIVA "SKINS".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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LIAM

Liam James Payne era uno dei ragazzi più popolari del Kensington & Chelsea College. In poco tempo era riuscito ad emergere dalla massa di centinaia di studenti che affollavano i corridoi della scuola ad ogni suono della campanella, distinguendosi per il suo carisma e la sua sicurezza. L’ultimo anno del college si prospettava per lui come l’apice della sua notorietà, il momento in cui tutto il suo lavoro avrebbe prodotto i frutti da lui tanto attesi. Liam era un ragazzo intelligente, acuto, sveglio, delle volte sin troppo da riuscire a vedere cose che gli altri neppure immaginavano. Amava organizzare la sua giornata, la sua vita, pianificare ogni sua mossa e prevedere quelle altrui in modo da poterne sapientemente gestire le conseguenze. Liam sentiva il bisogno, quasi ancestrale ed innato, di mantenere sotto il suo stretto controllo qualsiasi cosa potesse interferire, seppur soltanto minimamente, con la sua vita. La sua famiglia non gli aveva offerto alcuna sicurezza economica, non si era imposta socialmente affinché il loro unico figlio fosse trattato con estremo riguardo, ma lui era riuscito ugualmente ad ottenere tali risultati con il suo impegno e la sua perseveranza. Afferrò lo zaino e con un abile e veloce gesto ne poggiò una tracolla sulla spalla destra, poi si affrettò ad oltrepassare il portone di una delle casette che si affacciava su una piccola e sobria stradina marginale del quartiere.
Il college era piuttosto lontano, dunque al mattino era costretto a svegliarsi di buon ora per riuscire a raggiungere la meta in orario per la prima lezione della giornata.
Mise le mani nelle tasche dei pantaloni beige che indossava e strinse le spalle per contrastare l’aria fredda e tagliente che avvolgeva quotidianamente Londra alle prime ore.
Solo quando ebbe raggiunto la metro si decise a sfilare il cellulare per poter effettuare una chiamata.
Velocemente cercò nella rubrica il nome dell’amico, poi premette sul tasto che riportava una cornetta verde e portò  l’apparecchio all’altezza del viso.
Una voce femminile falsamente cordiale lo infornò dell’impossibilità di mettersi in contatto con l’utente da lui richiesto.
Sbuffò irritato, afferrando con vigore il palo di ferro che si ergeva al centro di una cabina affollata e maleodorante della metro.
Compose nuovamente il numero dell’amico, sperando che questa volta rispondesse alla sua chiamata.
Sorrise al suono del primo squillo e subito ebbe la certezza che pochi attimi dopo avrebbe sentito la voce di Harold Edward Styles dall’altro capo dell’apparecchio.
“Si?”, esordì ancora assonnato, arricchendo quella semplice sillaba con uno sbadiglio.
“Andiamo coglioncello! Sono le otto meno uno quarto ed oggi è il primo giorno di scuola, muoviti!”, lo incitò Liam.
“Non dirmi che sei ancora a letto, anche perché non ho intenzione di aspettarti stamattina.”, lo intimorì poi.
Harry non rispose, si lasciò solo scappare un altro leggero sbadiglio mentre passava una mano tra la scura chioma disordinata ed indomabile.
“Dammi dieci minuti e sono lì.”, asserì, costringendosi a scostare il lenzuolo di cotone dal suo corpo.
“Lo spero.”, concluse l’altro, interrompendo poi la chiamata un istante prima che la metro si arrestasse ad una nuova fermata.
Liam controllò la sua immagine riflessa in una delle scure vetrate. I capelli castani e corti erano perfettamente ordinati. I suoi occhi color nocciola erano chiara espressione della sua determinazione, bilanciato dal sorriso affabile e genuino in cui le labbra erano incrinate. Indossava una leggera maglietta bianca, coperta in parte da una di quelle camice a quadri che tanto adorava e dei pantaloni, rigorosamente stretti e a vita bassa. Si compiacque nel verificare che il breve spostamento non aveva per nulla alterato il suo aspetto. Con pochi decisi passi uscì dalla cabina e si diresse alla fermata del pullman. Detestava dover prendere tutti quei mezzi pubblici già di primo mattino, ma purtroppo gli impegni lavorativi dei suoi genitori gli impedivano di poter raggiungere il college comodamente con l’auto.
Liam cercava di non dar mai peso a quel piccolo dettaglio e, soprattutto, preferiva non doverne mai parlare in pubblico.
Quando finalmente giunse a destinazione un ampio e sincero sorriso prese forma sul suo viso. Era tutto esattamente come ricordava. La strada, l’ingresso principale, il cancello, gli alberi che si scorgevano ai lati del possente edificio, gli studenti intenti a parlottare in attesa del suono della prima campanella. Sapeva che quello che si accingeva ad iniziare era l’ultimo anno ed era consapevole di come, al termine di esso, la sua vita sarebbe radicalmente cambiata. Non ci sarebbe stato più tempo per i festini, la discoteca, le serate con gli amici, le cazzate e le bravate. Avrebbe dovuto solo pensare a come costruire il suo futuro, a lavorare per il suo avvenire, a studiare perché esso si potesse realizzare.
“Buongiorno amore!”, trillò una voce allegra che subito riconobbe come quella di Millicent Grace Wood, la sua fidanzata ufficiale da ormai oltre sei mesi.
Millie gli circondò le spalle con le braccia, lasciando un leggero bacio alla base del collo del ragazzo.
“Ciao piccola!”, ricambiò lui, voltandosi in sua direzione così da poterla avvolgere per poi poggiare le labbra sulle sue, coinvolgendola in un bacio passionale e poco casto.
Millicent era dotata di una singolare bellezza, forse era per quel motivo che Liam l’aveva scelta come sua ragazza, o forse in realtà si erano scelti a vicenda.
La sua pelle chiara contrastava adorabilmente con i lunghi capelli scuri che le scendevano in ordinati boccoli sulle spalle. Il suo aspetto era sempre curato in ogni minimo dettaglio, non trascurava mai nulla. Ogni ombretto, lipgloss, bracciale o collana veniva scelto con dedizione, affinché potesse abbinarsi al meglio con i vestiti, le scarpe, la borsa e tutti gli accessori da lei scelti. Era una perfezionista in campo di moda. Adorava vestire bene ed adorava anche essere notata per il suo stile. Il suo corpo era esile, forse troppo, la sua statura nella media, ma falsata dai tacchi che quotidianamente si imponeva di indossare.
“Avete finito di pomiciare? Millie, mi fai venire il voltastomaco!”, li interruppe disgustata Audrey Lilian Wood, osservandoli con sufficienza e disprezzo.
Liam si scansò di poco, sorridendo beffardo alle parole della ragazza.
“Sempre educata e cordiale tua sorella, vero?”, chiese ironico all’indirizzo di Millie.
Lei fece spallucce, non avendo nulla da dire in risposta.
Sarebbe stato davvero difficile agli occhi di un estraneo riconoscere in Millie ed Audrey due gemelle. Il volto della prima valorizzato da colori tenui e rosati che ne mascherassero le piccole e lievi imperfezioni, mentre quello della seconda era nascosto da colori scuri e forti. Doppi strati di matita nera circondavano gli occhi, rendendoli tenebrosi ed oscurando la luce che usciva da essi. Le labbra erano messe in risalto da un rossetto intenso e scuro ed i suoi capelli ricadevano disordinati e mossi. Audrey indossava sempre degli abiti dalle tonalità buie, come il nero che spiccava dalle sue unghie smaltate.
“Eccomi Liam!”, esclamò un affannato e sudaticcio Harry, giungendo a pochi passi dall’amico.
Aveva un aspetto trasandato e sciatto. I capelli erano prevalentemente coperti da un berretto di lana che ne lasciava intravedere solo le punte arruffate. La fronte era imperlata di alcune gocce di sudore, probabilmente dovute alla corsa appena fatta per poter arrivare in orario. Indossava dei jeans neri, di qualche taglia in più della sua, una maglietta arancione ed una grande felpa grigia le cui maniche erano alzate fino ai gomiti.
I suoi occhi verdi e luminosi quasi erano oscurati da quella massa riccia e senza forma dei suoi capelli.
“Ciao Millie, ciao Audrey!”, salutò poi rivolgendo due ampi sorrisi alle ragazze, le quali risposero con un poco partecipativo cenno della mano tanto simile da far intuire qualche somiglianza nel loro patrimonio genetico.
“Harry, ho un’ottima notizia per te.”, esordì Liam passando un braccio intorno alle spalle della ragazza per poi girarsi completamente in direzione dell’amico.
Come al solito gli erano bastate poche parole per catturare non solo l’attenzione di Harry, ma anche quella delle gemelle Wood.
“Ho saputo da fonti certe ed irrivelabili che quest’anno ci sarà una nuova ragazza nel nostro corso.”, iniziò con un sorriso soddisfatto.
Harry corrucciò il viso, non avendo compreso quale fosse il messaggio subliminale di quelle parole.
Pendeva completamente dalle labbra di Liam.
“Insomma, sarà difficile per lei ambientarsi ed integrarsi in una nuova scuola proprio all’ultimo anno e tu, caro amico mio, la aiuterai.”, dichiarò dandogli una leggera pacca sulla schiena.
“Se tu credi che uno sfigato come lui possa riuscire a portarsi a letto una qualsiasi ragazza semplicemente con due moine, allora credo proprio che non ci conosci affatto.”, lo screditò prontamente Audrey, incrociando le braccia al petto in chiaro tono di sfida.
Harry non replicò a quelle parole, impegnato a riflettere su esse.
“Vedremo Audrey, vedremo.”, controbatté Liam con tono pacato, sicuro delle sue affermazioni.”Millie, che ne dici di darci una mano? Ti va di andarla a conoscere?”, chiese poi alla sua ragazza, ammiccando al suo indirizzo.
“Sai già chi è?”, domandò lei di rimando, aspettando di capire di chi si trattasse prima di accettare una simile richiesta.
“Quella che fissa la bacheca.”, annunciò indicandole la direzione.
Millie la osservò per qualche istante, prima di acconsentire.
“E va bene.”, concesse un attimo prima che Liam la travolgesse in un altro bacio che costrinse Harry a distogliere lo sguardo.
“Io vado.”, si congedò poco dopo Millie e con passi decisi si avvicinò alla ragazza in questione.
“Ciao!”, la salutò cordialmente con un sorriso amichevole. “Sembra che tu abbia un’aria spaesata. Sei nuova?”, riprese cercando di avviare una conversazione.
Conosceva perfettamente la risposta alla sua domanda, ma chiedendo alla diretta interessata avrebbe potuto recuperare del tempo per pensare a come mantener vivo il dialogo tra le due.
“Si, sono appena arrivata.”, spiegò ricambiando il sorriso.
La sua voce era dolce e delicata, esattamente come il suo viso.
“Mi chiamo Margaret.”, si presentò poi porgendole una mano che Millie strinse.
“Io sono Millie.”, ricambiò. “Allora, da dov’è che vieni?”, le chiese squadrandola meglio.
Margaret aveva i capelli mossi di un biondo scuro, la carnagione ambrata ed un corpo esile e slanciato. Era alta nonostante indossasse delle ballerine ai piedi.
“Da Manchester, ci siamo trasferiti per il lavoro di mio padre.”, rispose non scendendo in ulteriori dettagli.
“Sono sicura che qui ti troverai bene, davvero!”, la incoraggiò. “Che hai alla prima ora?”, domandò poi per cambiare discorso.
In realtà conosceva la risposta anche a quella domanda. Liam le aveva detto che erano nello stesso corso, dunque avrebbe frequentato la classe di filosofia, ma ancora una volta preferì omettere quei dettagli.
“Filosofia. Sai per caso dove devo andare?”, le chiese dopo aver letto su un foglietto che riportava l’orario delle sue lezioni.
“Certo, anche io ho filosofia. Possiamo andarci insieme!”, propose entusiasta, avviandosi all’ingresso del grande edificio.
Entrate in aula, Millie prese posto in una delle ultime file, poi fece segno a Margaret di accomodarsi accanto a lei. Subito dopo anche Liam ed Harry fecero il loro ingresso nella classe, seguiti da Audrey e la sua immemorabile migliore amica Brianne Liberty Collins.
Erano ormai inseparabili dai tempi dell’asilo, nonostante fossero così apparentemente diverse. Bree era più espansiva, talvolta eccessivamente pacata e tranquilla, tanto da risultare irritante. Sembrava vivesse in una dimensione parallela, in cui tutto era perfetto, una sorta di fiaba di cui era la protagonista. Bree non aveva la piena percezione della realtà e spesso finiva con il discostarsi completamente da essa per rifugiarsi nel suo mondo sicuro, fatto di nuvole, fiori colorati, cieli azzurri ed immensi prati verdi. Bree non ricordava neppure com’era arrabbiarsi, sentire il sangue pulsare nelle vene e le tempie scoppiare. Con il tempo l’aveva rimosso e quelle pillole, quelle medicine che la madre la costringeva ad ingurgitare per risolvere chissà quale inesistente problema psichico, ne erano state la causa. Audrey amava il nero, Bree il rosa.
Audrey amava la musica heavy rock, Bree la classica. Audrey amava il silenzio, il buio, l’inquietudine e la paura. Adorava vedere thriller e mettere il suo i-pod a tutto volume. Bree amava la gioia, la tranquillità, la serenità, il suono delle risate e il calore dei raggi di sole sulla pelle. Adorava leggere di amori impossibili che divenivano realtà e ballare.
Quando Niall James Horan varcò la soglia della porta immediatamente cercò con lo sguardo gli occhi di Millie. Le sorrise d’istinto, felice di rivederla dopo appena una settimana che a lui era parsa estremamente lunga ed odiosamente interminabile.
Niall si avvicinò fino ad occupare il banco davanti a quello della ragazza, poi si voltò in sua direzione per poterle parlare anche solo per pochi attimi.
“Ciao Millie!”, la salutò poggiando il gomito destro sulla superficie di legno che li divideva.
“Ciao Niall!”, ricambiò lei, sporgendosi fino a lasciargli un bacio sulla guancia che fece gongolare il ragazzo dalla soddisfazione.
Niall era uno dei pochissimi amici fidati di Millie. Si conoscevano da tanto, forse da talmente troppo che lui aveva iniziato a provare qualcosa di più inteso e profondo.
“Lei è Margaret.”, continuò Millie, presentandogli la ragazza al suo fianco. “Mentre lui è Niall. Quello alla mia sinistra è Liam, al suo fianco c’è Harry.”, disse introducendo gli altri due ragazzi nella conversazione che sorrisero al sentire i loro nomi.
“Davanti ci sono Audrey e Bree.”, riprese Liam. “E quelli che stanno entrando ora sono Charlie, Louis e Zayn.”, concluse poi, dando un cenno agli ultimi arrivati, esattamente un attimo prima dell’ingresso del professore.
Millie non riusciva proprio a sopportare la presenza di Charlotte Olivia Phillips, la odiava, la detestava con tutte le sue forze. Trovava irritanti le sue arie da prima donna vissuta o i suoi tentativi di apparire perennemente diversa. Avrebbe volentieri dato fuco a quei suoi capelli biondi colorati da numerose ciocche rosa. L’unica cosa che avrebbe volentieri salvato di quella ragazza erano i suoi bellissimi occhi azzurri, tanto chiari da ricordare il cielo quando è sereno. Tutt’altro discorso riguardava, invece, Louis William Tomlinson, il fidanzato di Charlie. Louis era un tipo socievole, scherzoso e burlone, sempre pronto a far ridere gli altri con una delle sue squallide battute. Non era propriamente simpatico, ma riusciva sempre a strappare un sorriso forse grazie all’ingenuità dei suoi intenti. Infine, c’era Zayn Javaad Malik. Nessuno di loro aveva mai realmente capito chi Zayn fosse. Aveva la carnagione scura, gli occhi ambrati e della barba che gli ricopriva parzialmente il mento. I capelli erano sempre alzati in una curata cresta, mentre le sottili labbra si adagiavano perennemente intorno ad una sigaretta. Forse era il suo aspetto a renderlo scontroso, o forse era il suo carattere schivo, introverso e riservato. Non amava parlare solo per il gusto di farlo, si limitava all’essenziale. Era piuttosto risaputo che tra lui e Liam non corresse buon sangue, si vociferava per questioni di donne e soldi, ma in realtà tra i due non era mai accaduto nulla. La gente preferiva creare delle storie sul loro conto, aggiungendo dettagli raccapriccianti, ma chi li conosceva sapeva dire con certezza che nessuno dei due avrebbe mai ricorso alle mani per risolvere una disputa. Più che altro le loro divergenze si basavano su incompatibilità caratteriali. Zayn era sveglio, acuto ed intelligente e detestava il modo in cui Liam riusciva a prendersi gioco della gente, portandole a comportarsi esattamente secondo la sua volontà.
Il professore si schiarì la voce, intimando alla classe di ricomporsi con un solo sguardo. Tutti lo conoscevano, tutti eccetto Margaret ovviamente. L’anno scorso era stato lui a schierarsi per primo in una campagna contro il degrado delle scuole, finendo per scontrarsi apertamente con Louis e i suoi modi poco delicati di mettere in chiaro le sue idee.
Quell’anno, era evidente, Louis avrebbe scontato le conseguenze derivanti dal suo carattere poco riflessivo ed impulsivo.
“Che ne dici di organizzare una festa stasera?”, chiese Liam con un filo di voce alla sua ragazza, schiarendo bene il labiale così da poterle rendere più facile la comprensione.
Millie sorrise complice. In una qualsiasi altra occasione avrebbe immediatamente messo a disposizione la sua enorme villa, ma quella sera ci sarebbe stato suo padre con un importante socio d’affari e per una volta decise che non sarebbe stata d’intralcio.
“Andiamo al Sound?”, propose allora, sperando in una risposta affermativa.
Il Sound era una delle discoteche più famose di Londra, situata nel cuore della città, a circa mezz’ora dal loro quartiere.
“Va bene, piccola.”, apostrofò Liam prima di riportare l’attenzione sul professore, il quale aveva preso ad introdurre il programma del corso di filosofia.
Lo sguardo del castano passò in rassegna tutti i presenti, indeciso sulla sua prossima mossa. Aveva già le idee piuttosto chiare su come organizzare la serata. Doveva assolutamente procurarsi della roba, ma per quello avrebbe chiesto a Millie di intercedere presso Zayn. Ad allietare la notte ci avrebbe poi pensato Louis che, strafatto come il suo solito, avrebbe bighellonato allegramente in giro per il club, facendo innervosire una permalosa e poco tollerante Charlie. Niall ci avrebbe provato con Millie per poi ubriacarsi, Harry avrebbe vagato cercando di farsi notare, Bree avrebbe iniziato a far finta di essere una farfalla, Audrey avrebbe fumato canne in un angolo poco visibile del locale, Zayn avrebbe fissato tutti con aria di superiorità e la sua ragazza sarebbe finita nuda e strafatta sul suo letto.
Liam li conosceva, li conosceva tutti talmente bene che avrebbe potuto tranquillamente predire le reazioni di ognuno di loro. Era un buon osservatore, non lasciava mai nulla al caso e riusciva facilmente ad immedesimarsi nei panni altrui, comprendendone paure, desideri, segreti.
“Ci pensi tu a Zayn?”, chiese poi a Millie, catturando nuovamente la sua attenzione.
La ragazza non rispose, si limitò ad annuire sotto lo sguardo soddisfatto di Liam.
La mattinata procedette lenta e noiosa, scandita solo dal suono della campanella che annunciava lo scorrere delle ore. Ritornare sui libri era sempre stato difficoltoso per gli studenti, soprattutto per quelli che ancora non riuscivano a comprendere l’utilità e l’importanza dell’istruzione.
Louis, ad esempio, era perfettamente consapevole dell’impossibilità di realizzarsi all’interno della società. Lui era un cazzone. In anni ed anni di studi non era mai riuscito ad ottenere voti decenti e non perché non fosse bravo. Louis era convinto che chiunque, applicandosi con dedizione, avrebbe potuto raggiungere brillanti risultati. Il punto, tuttavia, era che Louis non voleva o, comunque, non poteva più. Aveva perso i migliori anni della sua vita in risse, alcool, feste ed erba. Nulla e nessuno gli avrebbe consentito di tornare indietro nel tempo per modificare ciò.
Sperava solo che, con un po’ di fortuna, sarebbe riuscito a trovare un lavoro stabile e ben pagato che gli avrebbe permesso di condurre uno stile di vita medio. Non era ambizioso o idealista, ma realista.
Allo squillare della campanella che segnava l’inizio dell’intervallo Zayn si catapultò fuori dall’aula, bisognoso di assaporare il gusto della nicotina che tanto gli era mancato sentire sulle labbra in quelle poche ore.
Con passi svelti percorse il lungo corridoio, poi si avvicinò ad una porta sulla sinistra. La spalancò ed in un attimo fu nel bagno dei maschi. Estrasse il pacchetto di sigarette dalla giacca di pelle nera che ancora indossava e ne prese una tra le dita, poi cercò nell’altra l’accendino. L’accese e la portò con urgenza alle labbra, inspirando profondamente.
Chiuse gli occhi, nel tentativo di rilassarsi, mentre l’odore di tabacco iniziava ad aleggiare nella piccola stanza.
Quasi sobbalzò quando sentì la porta sbattere con prepotenza, per poi essere frettolosamente richiusa.
Millie, con le braccia incrociate al petto ed un sorrisetto malizioso disegnato sulle labbra, lo fissava con aria di sfida.
“Cosa ci fai qui? Per caso stanotte ti è cresciuto il cazzo?”, sbottò Zayn rude, infischiandosi di quanto volgare e grezzo potesse apparire.
Magari, in quel modo l’avrebbe allontanata ancora più facilmente.
Millie lo ignorò. Si avvicinò sinuosamente a lui, ancheggiando, mentre spostava gli occhi sulle labbra sottili del ragazzo. Gli sfilò la sigaretta e la portò alla bocca, poi ne fece un tiro.
“Stasera andiamo al Sound.”, esordì avvolgendo il volto del ragazzo con una piccola nuvola di fumo. “Ci sarai?”, gli domandò riposizionando la sigaretta tra le labbra di Zayn.
Lui sbuffò, infastidito dalle subdole moine della ragazza. L’unico motivo per il quale continuava ancora a parlare con Millie erano i soldi che puntualmente lei gli dava in contanti per procurarsi qualche pasticca di ecstasy o dei grammi di erba. Non gli interessava quanto male quelle sostanze potessero fare a quella ragazza, del resto non se ne preoccupava neppure lei. Zayn aveva i giusti contatti e Millie amava fare le cose nella maniera più semplice possibile.
“Cosa vuoi?”, le chiese schietto, tornando a fumare la sua sigaretta.
Millie fece spallucce, poi con una mano iniziò a giocare con una ciocca di capelli.
“Io non faccio le liste della spesa. Pensaci tu.”, terminò estraendo un’unica grande banconota dalla tasca degli shorts blu che indossava.
Senza esitazione alcuna, la infilò in quella dei jeans scuri di Zayn.
Sorrise compiaciuta sotto lo sguardo attento del ragazzo.
“A stasera, Zayn.”, lo salutò con un occhiolino, prima di voltarsi e uscire dal bagno soddisfatta.
“Tutto bene?”, le chiese Liam non appena Millie giunse nel piccolo giardino retrostante.
La ragazza annuì appagata, poi si sedette sulle gambe del fidanzato.
“Allora Harry, sei pronto per stasera?”, domandò beffarda al ragazzo riccio seduto di fronte a loro.
Harry era come l’ombra di Liam. Bastava trovare uno dei due per rintracciare anche l’altro.
“Certo che lo è.”, rispose Liam al suo posto, sfoderando quella sicurezza di cui l’amico era privo.
Harry sorrise.
“E stanotte ce lo dimostrerà.”, concluse ancora il castano, prima di concentrare tutta la sua attenzione su Millie.
In un attimo le loro lingue furono a contatto, le loro mani scivolavano, i loro corpi bramavano un contatto maggiore.
“Ragazzi, io…”, provò a dire Harry, ma entrambi non parvero accorgersi del suo tono imbarazzato.
Sospiro lievemente, poi rassegnato si alzò e tornò in classe.
Harry lo sapeva, ognuno di loro lo sapeva. Sapevano che erano esattamente come tante piccole mine vaganti, senza passato né futuro, anime che si affannavano per sopravvivere, che si sbracciavano per rimanere a galla nell’oceano increspato della vita. Si sforzavano di cercare contatti, di trovare stabilità, amore ed affetto. Fingevano di comprendersi, di esserci l’uno per l’altro, di essere uniti, ma in realtà sapevano di essere terribilmente soli. Non erano un gruppo, ma solo l’unione di individualità problematiche, di adolescenti troppo presi ad affrontare le difficoltà del piccolo mondo nel quale si rinchiudevano. Erano fragili, talmente tanto che sarebbe bastata una sola folata di vento per raderli al suolo, ridurli a brandelli. Erano forti, tanto forti da mascherare le loro più grandi paure, l’incolmabile vuoto che sentivano nei loro petti e nelle loro menti. Un oncia di fumo non sarebbe stata sufficiente a far dimenticare loro quella opprimente sensazione, ma l’avrebbe alleviata anche solo per qualche attimo. Non era un rifugio, quello, ma solo il modo, seppur sbagliato, di riuscire ad esprimere un pezzettino di se stessi. Le loro storie erano intrecciate, ingarbugliate, li risucchiavano in un vortice senza fine o tregua. Erano destinati, o forse dannati.
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Angolo Autrice
Ed eccomi qui con un nuovo esperimento: Zayn, Louis, Liam, Niall ed Harry in verione Skins!:D
Lo so, devo ancora terminare l'altra storia, che tra l'altro non aggiorno da troppo tempo,
ma proprio non sono riuscita a resistere!!!xD
Ho scoperto questa serie appena una settimana fa, così ho letteralmente divorato in tre giorni le sette stagioni prodotte,
fino al finale trasmesso ieri su E4 e che, ovviamente, ho visto in diretta.
Non so se qualcuno l'ha già visto, io dico solo che mi sono messa a piangere
quando ho realizzato che quello era davvero "Skins: the last ever episode"!!
E poi Cook... Ok, direi che non è il caso di perdersi in chiacchiere.
Piuttosto, torniamo al primo capitolo di questa nuova fanfiction. 
So che è particolarmente lunghetto, quindi grazie già solo per essere arrivate all'ultimo rigo!;)
Ho preferito non tagliarlo, così da riuscire ad introdurre tutti i personaggi.
Questa volta sono davvero molti e a dir la verità un po' mi spaventa.
Insomma, certe volte è già difficile parlare di quattro/cinque persone e bilanciare gli spazi,
figuramoci quindi narrare le vicende di dieci ragazzi!xD
...
Uff, dovevo dire tante di quelle cose ed ora non mi ricordo più nulla... -.-
Vabbé, ogni capitolo, come in Skins, sarà dedicato ad un personaggio; nel primo ho scelto Liam,
ma con il tempo cercherò di approfondire le personalità di ognuno di loro.
Come avrete notato Harry qui non è il solito dongiovanni, Niall non è l'amicone e Liam non è il tenerone.
Per quanto riguarda Zayn e Louis, devo dire che i loro caratteri sono ancora in costruzione,
anche se un'idea generale c'è anche per loro.
Taglio qui, anche perché già il capitolo è lungo, quindi non credo sia il caso di eccedere anche qui!xD
Fatemi sapere cosa ne pensate, commentate, lasciate una recensione!!
Scappo ad aggiornare l'altra storia, finalmente. xD
Alla prossima,
                                                   
Astrea_



  
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