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Autore: Yumeji    12/08/2013    0 recensioni
"L'organizzazione per lo studio e la soppressione delle entità spiritiche apre le sue porte a un qualunque giovane abbastanza coraggioso e spavaldo da essere disposto a rischiare la vita (e la propria anima) per un lavoro part-time nella nostra società."
La famiglia Kuroko è maledetta, da secoli è indelebile sulla loro pelle il segno del demonio e non può essere cancellato. Neppure Tetsuya fa eccezione, ciò che nasconde appena sottopelle è destinato a logorarlo, ad annientarlo, di lui non rimarrà nulla, neppure un frammento d'anima.
Non è il tipo d'arrendersi, ma sa di non poter sottrarsi all'inevitabile.
"Inevitabile" non è però qualcosa che due teste calde come Aomine e Kagami riescano a comprendere cosi facilmente.
Non sono disposti ad accettare la fine di Tetsu (entrambi spinti dal medesimo sentimento), e saranno pronti a tutto pur di impedirlo! Persino a cadere nel tranello del diavolo...
Tra spiriti, battaglie, esseri mitologici e pazzoidi vari scopriremo se la forza dell'animo umano può davvero battere un fato scritto da secoli.
[Avvertenza: Questa FF è stata ispirata dal manga Ga-rei (non è però un crossover)]
p.s: per ovvi motivi non ho tradotto il titolo in italiano. Godetevela!
Genere: Avventura, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Cap 3 –


Murasakibara sbadigliò assonnato, spalancando la bocca simile ad orso annoiato, sino a farsi salire le lacrime agli occhi. “Ghwaa… Questo part-time mi uccide” pensò stravaccato malamente sul bancone della pasticceria, vicino alla cassa, grattandosi svogliatamente la nuca mentre alcuni ciuffi ametista gli ricadevano sulla fronte.
E subito si aspettò una qualche strigliata dal senpai Nijimura, il quale lo obbligava a legare i capelli in una coda, a sua detta per “motivi d’igiene”. Non ci facevano certo una bella figura se alla clientela del bar servivano pasticcini conditi con la sua chioma. Ma il vicecapo (poiché il capo vero era il proprietario del negozio: ojiisan), non sembrava essere nei dintorni al momento, quindi Atsushi decise di prendersi una pausa, cosa che in realtà stava già facendo, erano vicini all’orario di chiusura ed era da più di un ora che non entrava più alcun cliente.
“Infondo questo non è un posto tanto malaccio dove fare un sonnellino” si disse avvertendo la fredda sensazione che gli dava il rivestimento translucido del bancone contro la guancia. Se ricordava bene, nei primi giorni che era stato assunto lì, Shuuzuo gli aveva spiegato che era fatto in vero marmo e doveva prestarci molta attenzione, ripulendolo ad ogni momento opportuno. Inseguito aveva continuato dandogli un’altra lunga tiritera di ordini e rimproveri, ai quali però lo stangone aveva fatto orecchie da mercante, sin troppo impegnato a fissare con sguardo adorante la “mirabolante macchina dei cappuccini”, per prestare al superiore una qualunque attenzione.
Modestia a parte, doveva comunque ammettere che, per quanto gli seccasse usarla quando non ne aveva voglia, ormai quella macchina non aveva più segreti per lui.
L’oscurità al di fuori del negozio regnava sovrana, segno che ormai non vi era più alcun altra attività aperta nei paraggi, solo la vetrina del caffè/pasticceria Rinny’s era ancora illuminata, dando bella mostra di sé e delle sue innumerevoli leccornie: torte, plum-cake, pasticcini assortiti, dolciumi di infinite qualità; un paradiso per i golosi insomma, ma a cui purtroppo a Murasakibara era impossibile accedere. Gli era stato imposto il divieto assoluto di mangiare, un'altra delle cattiverie del senpai Nijimura, il quale temeva non solo per la loro scorta, che avrebbe rischiato di essere spazzolata in una mattinata; ma anche per la salute di Atsushi, gli sarebbe potuto venire il diabete (Shuuzuo era forse paranoico?.. Probabilmente si, però non poteva farne a meno con affianco un bambinone alto quasi 2.10m).
Alla fine però si erano accordati, con il repentino intervento del Boss ojiisan che per poco non aveva dovuto sedare una rissa, decidendo che come dipendente Murasakibara aveva il diritto di mangiare 3 pezzi del loro vasto assortimento al giorno e che per il resto, se gli fosse venuta fame, avrebbe potuto portarsi i suoi snack da casa.
I quali, scopri il giorno seguente Nijimura, occupavano ben tre zaini.
L’interno del Rinny’s era un luogo calmo e confortevole, elegante e moderno (per un locale che aveva il nome che ricordava un po’ quello di una tavola calda), e sempre molto luminoso. Si divideva in due spazi: lo spazio adibito a caffè, dove si trovavano anche alcuni tavolini e la mirabolante macchina dei cappuccini, e quello adoperato a pasticceria, subito vicino all’entrata, un po’ più stretto rispetto al primo ma con un bancone stracolmo di invitanti dolci, su cui poi trovava posto anche la cassa. Per cui i clienti erano costretti ad affacciarsi su quel paradiso dolcifico per pagare il conto, e difficilmente resistevano alla tentazione di assaggiarne almeno uno.

- Mu-ra-sa-ki-ba-ra-kun!…- il modo in cui Shuuzuo sillabò il suo nome, e soprattutto il tono fermo e glaciale che usò, fece sussultare di paura il gigante, che si tirò subito dritto in piedi, ritrovandosi il superiore proprio dietro le spalle.
Non aveva un’espressione molto felice, anzi, dire che sembrava infuriato era poco.
- O-ohi..- lo salutò Atsushi con fare visibilmente assonnato, lo sguardo pieno di lucciole perché si era alzato troppo velocemente, il dolce profumo dei dolci gli aveva allietato il sonno,
- Ohi, un corno!- sbottò il più basso, il cui sguardo sembrava sprizzare fiamme tanto era furibondo. – Come puoi addormentarti in un posto simile!?- lo rimproverò non riuscendo a nascondere l’incredulità, aveva sempre pensato che non esistessero persone capaci di dormire in piedi (si, che fosse solo un modo di dire), il gigantesco kohai l’aveva però appena fatto ricredere. – Ma a cosa stavi pensando?- continuò con la sua predica, ma l’altro non lo stava già più ascoltando, la sua capacità d’attenzione era piuttosto scarsa, soprattutto se trovava qualcosa di più interessante da osservare.
Quel giorno, per l’appunto, Atsushi sembrava aver trovato qualcosa di particolarmente curioso nell’aspetto del proprio senpai.
Nel guardarlo non gli fu difficile notare che aveva tutti i capelli arruffati, le guance rosse e un leggero fiatone, il quale non era causato dalla strigliata che gli stava rivolgendo. Dal modo disordinato in cui indossava il grembiule, usato come divisa (di un color rosso carmineo), il cui laccio era stato legato malamente, il nodo leggermente sfatto, il ragazzone intuì che se lo doveva essere tolto. Ma per quale motivo?
Nijimura si era allontanato per  circa venti minuti dalla sua solita postazione - ne era sicuro perché poco prima aveva dato un’occhiata all’orologio da parete per vedere quanto mancasse alla fin del turno-, da doveva poteva osservare non solo i clienti entranti, ma anche il comportamento di Atsushi.
Cosa aveva fatto per tutto quel tempo?
- Nijimura-san..- lo interruppe ad un certo punto il gigante dai capelli viola, la voce ancora un po’ impastata dal sonno, ma per una volta con uno sguardo attento,
- Si.. hai qualcosa da dire?- si era ritrovato interdetto il corvino, stupito che l’altro fosse intervenuto durante un suo rimprovero, di solito non capitava. Forse aveva capito di aver sbagliato e voleva fargli le proprie scuse per il suo comportamento poco professionale?.. Improbabile, ma ci sperava.
- Ha un segno rosso simile ad un succhiotto, proprio qui sul collo – gli fece lui chinandosi, indicandogli un punto dove la camicia, a cui era partito stranamente un bottone, lasciava intravedere un lembo di pelle di troppo.
All’improvviso calò il silenzio e Murasakibara poté udire i nervi del proprio superiore sfasciarsi sul colpo.
- N.. non è come sembra!!- esclamò Shuuzuo colto in fallo, il volto tinto di un intenso rosso mentre andava a coprirsi la parte incriminante, visibilmente in difficoltà e colto da un da un attacco di panico. – Non sono andato ad imboscarmi con qualcuno nel retro del negozio..!- continuò a balbettare in stato confusionario, la sua figura autoritaria che perdeva a poco a poco la sua credibilità ad ogni secondo trascorso. – Guarda che non ero con…-
E proprio quando Nijimura stava per finire di scavarsi la fossa da solo, Aomine e Kagami entrarono dalla porta.



Nel varcare la soglia del locale, la scena che si palesò di fronte agli sguardi confusi e interdetti di Kagami e Aomine apparve del tutto surreale, come se si fossero trovati all’improvviso catapultati in una realtà parallela, uguale ma opposta a quella in cui avevano sempre vissuto sino a quel momento (e visti gli esperimenti folli a cui si dedicava quell’eccentrico di uno studente di medicina, non potevano escluderla come possibilità). D'altronde non era possibile che quel severo, sempre tutto d’un pezzo e rompicoglioni esigente del cazzo, di Shuuzuo Nijimura, si trovasse a supplicare in ginocchio, quasi sul punto di piangere a vedere l’espressione sul suo viso, quello spilungone pigro divora snack di Murasakibara Atsushi.
Non era qualcosa di concepibile nel loro mondo. E difatti entrambi i ragazzi, con la medesima faccia sconvolta, si impietrirono di fronte a quella visione.
- Giuro che ti passo tutti i dolci che vuoi sottobanco se non racconti niente a nessuno…- diceva il senpai aggrappato al grembiule del gigante, quasi strappandolo dal modo convulso con cui lo stringeva. Tentava in maniera disperata di corromperlo, cosa in realtà non necessaria visto che il ragazzo non aveva alcun interesse di mettere la voce in giro (di cosa poi, non lo sapeva esattamente neppure lui), ma infondo chi era per negare al proprio superiore di fargli qualche offerta per comprare il suo silenzio?
E la prospettiva di cibo gratis lo fece subito cedere.
- Va bene senpai, se è cosi importante per te, non dirò nulla – acconsentì Atsushi guardando quel volto sull’orlo di una crisi di pianto, “anche perché in realtà non so nulla” pensò senza però esternarlo ad alta voce, se si trattava di ottenere qualcosa di suo interesse sapeva anche farsi furbo. Spesso i bambini si rivelano più terribili di quanto s’immagini.
- Ohi..?- fu Aomine il primo a palesare la propria presenza, salutando con una certa malagrazia, nascondendo il disagio causato dalla scena imbarazzante a cui aveva appena assistito (senza però che i due interpreti se ne accorgessero), dietro all’irritazione costante con la quale si era diretto sin lì.
- Sa..salve – salutò invece Kagami, meno abile dell’altro a tirarsi fuori d’impiccio, sentendosi in una situazione al quanto scomoda, palesando il proprio scompiglio interiore, facile da leggere come un libro aperto.
- Kagami-kun, Aomine-kun..- con la velocità degna di uno dei più grandi attori mai apparsi su di un palcoscenico, che muta di colpo ruolo al primo cambio di scena, ecco che Nijimura da personaggio vinto e chino al giogo della sfortuna (interpreta al momento da Murasakibara), rimettendosi semplicemente in piedi, avvolto in un attonito silenzio, tornava il senpai di sempre. Lo Shuuzuo severo ma giusto, rispettato da tutti e che mai, tanto appariva rigido persino con se stesso, sembrava aver commesso alcuno sbaglio nella vita. -… è da un po’ che non passavate – commentò serio, consapevole dei motivi per cui i due ragazzi erano stati lontani dall’organizzazione cosi allungo.
- Si, e io avrei anche preferito non tornare – ammise Daiki alzando svogliatamente le spalle, rassegnato, - ma sai com’è fatto Akashi. Non è possibile rispondere “no” ad un suo ordine – e il veleno che uscì dalla sua gola al pronunciare quel nome sembrò trasformarsi in gelidi stiletti di ghiaccio a contatto con l’aria, tanto che il suo fiato sembrò sul punto di condensare con l’ambiente. L’odio non faceva di certo bene allo spirito del ragazzo, pensò Nijimura nel semplice osservarne il riflesso di tenebra nello sguardo oltremare, ma era anche vero che al momento non aveva altro a cui aggrapparsi. Finché la sua mente non avesse metabolizzato il colpo e il senso di colpa non si fosse attenuato, l’avere un colpevole per la scomparse di Kuroko, qualcuno da poter odiare, da incolpare, era per Aomine l’unica salvezza.
- Dov’è Akashi?- non si perse in inutili commenti invece Kagami, il quale appariva piatto, privo di una qualunque energia interiore, come svuotato completamente. Sembrava un’automobile priva di motore, il cui unico modo per farla muovere era di spingerla in avanti.
Il vederlo in quello stato provocò una leggera inquietudine in Nijimura, il quale faticava a riconoscere in lui il Taiga di sole poche settimane prima, chi si riduceva a non saper più come avanzare era in grado di compiere qualsiasi gesto, persino i più drastici.
Un pugno cozzo però sulla testa del rosso, facendogli chinare il capo,
- Smettila di fare quella faccia.. mi irriti- gli intimò Daiki sbuffando,
- Merda! Ti sembra questo il modo di colpire qualcuno!? – replicò subito furente Kagami, massaggiandosi la parte lesa, una lacrima gli si era formata al lato di un occhio, segno inequivocabile che l’altro non si era trattenuto.
- Perché ci sono altri modi?- fece girandosi verso il retro del locale, degnandolo appena di uno sguardo da dietro la spalla destra,
- Non avresti dovuto colpirmi!!- si infervorò ancor di più Taiga a quel suo atteggiamento sufficiente,
- Se smetti di fare quella faccia irritante giuro che non ti colpisco più – promise teatralmente il ragazzo dalla pelle scura, con tanto di mano sul cuore e braccio alzato.
- Qualunque espressione abbia ti irrita! – ribeccò,
- Allora basta che ti cambi i connotati – la fece semplice Daiki.
“No, mi sto preoccupando inutilmente” si disse intanto il senpai Shuuzuo nel guardarli litigare, quel bisticcio lo riportava alla vecchia adorata normalità, che tanto gli era apparsa lontana solo quel pomeriggio nonostante in realtà non fosse trascorso poi molto tempo. “L’orgoglio di Daiki ne risentirebbe se Kagami dovesse ridursi ad un guscio vuoto. Si vergognerebbe ad averlo chiamato rivale”.
Aomine non avrebbe di certo aiutato Taiga ad aggiustare quel suo motore guasto che si rifiutava di funzionare, ma sarebbe stato la spinta che lo avrebbe portato a ripartire.
Il ragazzo dai capelli blu si sarebbe limitato ad irritarlo quel tantino per farlo reagire, impedendogli di cadere nel baratro a cui si era affacciato.
Risvegliare la luce di Kagami era però qualcosa che poteva fare solo Kagami.
- Perché tu invece non pensi di cambiare quel caratteraccio del cazzo che ti ritrovi? – e dagli sguardi omicida che i due si stavano scambiando, Nijimura si rese conto di dover intervenire prima che le cose degenerassero, ma sembrava già essere troppo tardi.
- Prova a cucirti la bocca, signor secondo classificato, solo chi vince ha il diritto di parlare – cominciò a scrocchiarsi le nocche Aomine, tornando a girarsi furente verso di lui,
- Bene, allora quando ti avrò battuto ti toccherà andarti a cucire le labbra con ago e filo – appoggiò la cartella a terra Kagami con un tonfo.
Una densa e malevola aura di sfida avvolse l’intero Rinny’s, lo scontro era imminente.
I due combattenti attendevano solo di poter menarsele di santa ragione. Ne sarebbe sopravvissuto uno, e se un muro fosse rimasto in piedi sarebbe stata una fortuna.
“Una volta sarebbe bastato l’intervento di Kuroko a fermarli” pensò Shuuzuo un poco demoralizzato alla prospettiva della distruzione del caffè. Non era cosi facile intromettersi tra quei due, tutti i suoi tentativi di fermali erano stati beatamente ignorati da entrambi, e alla fine era rimasto schiacciato dal quel intenso desiderio di combattere di cui erano pervasi (o forse era semplice sete di sangue?).
- Tenete – intervenne a quel punto Murasakibara che, sporgendosi dal banco con una velocità impensabile per uno della sua stazza (aiutato dalle braccia lunghe), infilò nelle bocche dei due sfidanti un lollipop – ciliegia e coca per Kagami, kiwi e fragola per Aomine -, i quali continuarono a fissarsi l’un l’altro straniti, come se non avessero compreso cosa gli avesse colpiti .
L’aria pesante di cui si era riempita la sala si spacco con un rumore sordo, mentre Nijimura si chinava sotto al bancone, tremante nel tentativo di soffocare le risa che veloci gli erano salite alla gola. Non era una buona idea irritare due belve subito dopo che la fiamma della loro sfida era stata appena spenta da una secchiata d’acqua, un carbone ardente poteva comunque causare una brutta bruciatura (traduzione: se la sarebbero potuta prendere con lui).
Atsushi rimase indifferente alla scena, inconsapevole eroe. Aveva pensato di approfittare del momento in cui nessuno gli prestava attenzione per farsi un altro breve sonnellino, i suoi piani erano però sfumati quando li aveva sentiti cominciare a bisticciare. Lui normalmente era di cattivo umore quando non assumeva abbastanza zuccheri (o quando le cose non gli andavano come voleva), quindi aveva pensato che per Kagami e Aomine valesse lo stesso. Senza pensarci troppo, spinto dal desiderio di farli smettere al più presto per cosi ottenere la sua meritata pausa, aveva pescato i due dolciumi dalla scatola dietro al vetro anti-starnuto, sempre vicino alla cassa, agendo giusto un momento prima che avvenisse il peggio.
Strano per strano, il piano di Atsushi sembrò funzionare e il caffè/pasticceria Rinny’s, non che covo segreto dell’organizzazione per lo studio e la soppressione delle entità spiritiche, rimase in piedi un giorno di più.

- Senti..- si rivolse Daiki a Nijimura dopo un lungo momento di silenzio, in cui l’atmosfera pre-apocalittica si era completamente sgonfiata, lasciando solo due ragazzi un po’ alterati entrambi con un dolcetto. L’espressione del ragazzo con le pelle scura era tutt’altro che contenta, non gli piaceva l’idea di per aver perso l’ennesima opportunità di dimostrare a quella stupida testa calda di Kagami la sua supremazia, ma non aveva neppure gettato il lollipop datogli da Murasakibara, quindi al momento bisognava considerare quella come una tregua, sino a che non avessero litigato nuovamente. Di contro Taiga aveva già buttato il suo, ma a giudicare dal volto schifato il gesto non era da considerarsi come un rifiuto dell’armistizio, era che semplicemente non apprezzava molto il gusto toccatogli. -… dov’è Akashi? – gli chiese, tornado finalmente ad essere seri,
- Domanda stupida…- si intromise il gigante dai capelli viola. alzando un poco la testa dal bancone su cui si era nuovamente stravaccato,
- Come al solito sta sul retro..- lo ignorò completamente il senpai, decidendo che per quel giorno il turno del gigante era finito e che non era più un suo dovere fargli da balia. Non lo avrebbe mai dato a vedere, ma era frustrante starlo a riprendere per tutto il giorno. “ Eeeh… No, fare il baby-sitter non è decisamente il mio lavoro” si disse scuotendo un poco la testa, mentre il rosso e il moro dai riflessi blu superavano il bancone e prendevano la porta un poco sulla destra, quella destinata al personale, quasi nascosta dalla penombra che si creava in quell’unico angolo del caffè.
Se non fosse stato un dipendente del negozio, cominciò a riflettere serio Nijimura, avrebbe potuto uccidere Murasakibara-kun già un centinaio di volte negli ultimi mesi, ma purtroppo erano a corto di personale e anche la presenza dello spilungone era vitale per occuparsi del locale. Per quanto si trovassero ad un orario morto, quando calva la sera, per il resto della giornata non vi era mai un attimo di tregua tra ordini per la pasticceria e clientela al caffè, la mirabolante macchina dei cappuccini sembrava essere l’attrazione principale.




  
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