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Autore: saretta_    19/02/2008    6 recensioni
[Venezia non è mai stata così bella]
- Tu come chiamare? -
La bionda si girò completamente verso Shikamaru, mentre gli altri due osservavano i palazzi.
- Shikamaru -
- Io Ino! -
Shikamaru sospirò: che nomi strambi che avevano. Ino. Cosa dovrebbe stare a significare?
Meglio il suo nome, tipico italiano: Shikamaru. Non era favoloso?
[...]
InoShika | accenni SasuSaku | TenNeji | TemCho
Ultimo capitolo!
Genere: Romantico, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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[Venezia non è mai stata così bella]


Tourists




2. Arrossire non è mai un buon segno



- Shikamaru! -


Sbadigliando, il ragazzo in questione girò la testa, senza nascondere un sorrisetto: aveva riconosciuto quella voce, e non fu sorpreso di sentirla.


- Ciao Ino -


- Come andare? -


- Oh, con la gondola -


Disse, prendendosi in giro da solo. Ino rise tranquilla.


- Io oggi fatto shopping! -


Proclamò orgogliosa, alzando i vari sacchetti stretti tra le mani.


Shikamaru la osservò, notando l’alta treccia da cui spuntava il solito ciuffo giocoso, la gonna di jeans con il top a fumetti infantili.

Le ricordava tanto una cheerleader: probabilmente lo era stata, magari anche reginetta della scuola o quelle cose lì.


- Portare me? -


- Portarti? E dove? -


Shikamaru alzò un sopracciglio, mentre la mente lavorava veloce: era ora di pranzo, non c’erano turisti nei paraggi, e moriva di fame.


- Dove tu vuoi. Lontano -


Mormorò Ino, sorridendo dolcemente.

 La ferita di Sasuke dovevo fare ancora male.
Shikamaru sospirò sorridendo, e la invitò a salire con un cenno della testa.

- Dai, vieni -


 Lei balzò felice nella gondola, e si sedette vicino al gondoliere, poggiando i vari sacchetti più avanti.


Shikamaru, che ne aveva abbastanza dei soliti tragitti turistici, le fece vedere la vera Venezia, quella dei Calli, il cuore della città, dove i bambini correvano senza paura di cadere in acqua, le donne stendevano e gli anziani fumavano fuori dai bar. Quel genere di posti che i turisti evitano, perché non hanno nulla di importante, di caratteristico, di artistico.


- E questa era la mia scuola -


Disse il moro, porgendosi verso di lei e indicando un grande edificio colorato da fiori giganteschi e facce sorridenti.


Ricordava l’affollamento di gondole al mattino, i bambini che salutavano i padri e scendevano dalle barche insieme ai compagni, il carnevale vestiti da signorotti con tanto di neo finto, le bambine travestite da damine, Temari che si era strappata il vestito di seta a una gara di corsa fra maschi… Temari… doveva chiamarla, per chiarirsi… ma la voce limpida di Ino lo richiamò alla realtà, e l’altra era già lontana.


- Oh, fermati qui! -


Trillò Ino, saltellando sul posto.

 
Shikamaru seguì il suo sguardo eccitato, e trovò una piccola chiesa, diroccata per metà, con l’edera che saliva imperiosa da un lato.

Il campanile dava l’impressione di crollare, e la campana dentro era un giallo sporco, probabilmente non usata da tempo.

Rallentò comunque la gondola e non fece in tempo ad attraccarsi che Ino era già scesa, e trottava verso la chiesetta.


Un gruppo di adolescenti brufolosi che passavano di lì ghignarono, indicando spudoratamente le orrende scarpe da ginnastica di Ino, quasi identiche a quelle di due giorni prima, ma comunque i ragazzini non evitarono di indicare anche il fondoschiena ben sodo.


- Shikamaru, let’s go! -

Ridacchiò la ragazza da dentro la chiesa.
 Seguendola, il moro notò alcune suore in fondo, e delle vecchiette intente a pregare a capo chino.


- Guarda tu, guarda! -


Gli occhi di Ino erano scintillanti di felicità: passava delicatamente le dita sui muri, soffermandosi estasiata davanti a dipinti che Shikamaru avrebbe ignorato, e addirittura sussultando quando vide un particolare rilievo dietro l’altare.


- Questa arte, no chiese per turisti, questa arte! -


Proclamò estasiata, uscendo dalla chiesa e osservando esternamente. Spostò un po’ di edera e si mise a osservare in silenzio.


- Tu portato me qui, tu grande… ehm, come si dire? Gonnoliere? No, no, gondoliere!
Tu grande gondoliere, Shikamaru! Oh, yes, wonderful… -


Shikamaru arrossì imbarazzato, e storse la bocca: quante storie per una vecchia chiesa. Ma vederla così felice gli riempì comunque il cuore d’orgoglio: già teneva un po’ a quella turista americana con tanto poco stile ( ma si poteva perdonare, insomma, era americana ).


Il suo stomaco brontolò rumorosamente, e Ino scoppiò a ridere.


- Tu fame? Andare noi a mangiare? -


- Oh, sì, ti prego -


Mormorò Shikamaru.

Trovare un bel localino caratteristico, e mangiare troppo e pagarono poco.

- Io studio qui, yes, poi me tornare in America, ma fra quottro mesi-


- Quattro, non qrotto -


La corresse Shikamaru, poggiando una guancia sul palmo.


- Yes, of course! E poi me tornare America, a cercare lavoro. America non tante belle chiese come Italia, forse me spostata… forse me viaggerà il mondo! -


Si esaltò Ino, rabbrividendo d’eccitazione.


- Tu? Tu gondoliere? -


- Oh, sì. È una tradizione: la mia famiglia guida le gondole da sei, forse sette generazioni. È un bel lavoro, forse un po’ noioso, dopo un po’-


Disse, sbadigliando, e infilandosi subito dopo un boccone di pasta al sugo in bocca.


- Tu sporco! -


Ridacchiò Ino, indicando il mento di Shikamaru dove era colato un po’ di sugo rosso passione.


- Uhm? Dove? -


Domandò Shikamaru, prendendo il tovagliolo e cercando a tentoni di pulirsi.


- Lì, proprio lì! -


Spazientita dal fatto che Shikamaru non riuscisse a centrare la macchia, Ino gli strappò il tovagliolo e si sporse su di lui per pulirlo.


- Ecco, bene così -


Mormorò, incontrando gli occhi di Shikamaru che la fissavano a pochi centimetri. La ragazza trattenne il respiro, consapevole di avere appena mangiato, e si schiarì la gola tornando velocemente al posto.


Non sembrava imbarazzata (che faccia tosta! Pensò Shikamaru), e continuò a mangiare tranquillamente.


Invece Shikamaru era arrossito sulle gote, e corrucciava la fronte ogni volta che pensava a quella distanza minima fra i loro volti.


Sarebbe stata la situazione perfetta per un bacio: ma a dirla tutta non gli piaceva rovinare un rapporto appena nato di una bella amicizia per una storia che non avrebbe avuto futuro: l’aveva detto, no? Lei sarebbe tornata in America fra nemmeno quottro mesi.


E poi, la conosceva da neanche una settimana; no, nemmeno Ino sembrava intenzionata a iniziare quella sciocca storiella.

Anche se solo Dio sa quanto avrebbe voluto assaggiare quella labbra di fragola…

Shikamaru dovette tornare al lavoro, e la riaccompagnò in gondola dal suo alloggio, un piccolo appartamentino in affitto abbastanza lontano da Piazza san Marco.


- Grazie per giornata, Shikamaru, stata bella! -


- Gli amici mi chiamano Shika -


Disse lui, alzando le spalle.
Ino buttò la testa indietro e rise: ci voleva ben poco a farla ridere, inefetti. Il ciuffo balzò via felice dal suo viso quando Ino inclinò dolcemente la testa, guardando Shikamaru con espressione furbetta.


- Allora io tua amica, Shika! Ciao! -


Gli stampò un bacio sulla guancia, e trottò via, scomparendo nella folla di turisti assettati di cultura veneziana.


Shikamaru si passò una mano sulla guancia e constatò che fosse umidiccia.
Bleah: odiava i baci bavosi, da bambini.

Ma in fondo, non gli dispiaceva neanche più di tanto.

- Scusi, quanto costa un giro? -


Domandò un uomo stempiato, e Shikamaru si risvegliò dal suo stato di trans.


- Eh? Oh, oh, quaranta a persona -


Disse distrattamente. L’uomo fece salire una bella donna in sovrapeso e una bambina con codini assurdi.


- E questi? -


Domandò ancora l’uomo stempiato, mostrando a Shikamaru sacchetti pieni di vestiti.

 Il ragazzo rise da solo, tanto che la donna in sovrapeso circondò con le braccia la bambina, forse per paura di avere a che fare con un pazzo.

- Oh, scusate, sono di una mia… amica -


 Ino si sarebbe accorta prima o poi di aver dimenticato qualcosa, e sarebbe tornata a prendere i suoi sacchetti.

Questo pensiero, chissà perché, rallegrò Shikamaru per tutto il giorno.

*

- Miei sacchetti -

Disse con voce ironica Ino, fermandosi davanti a Shikamaru con le mani sui fianchi. Shikamaru sorrise, e la invitò a salire sulla gondola.


Ora di pranzo, come il giorno precedente.


Mentre la biondina saltava con un balzo agile il tratto di laguna che la separava dalla gondola, Shikamaru notò l’abbigliamento più sportivo, con un salopette corta di jeans e un’orrenda maglietta giallo canarino con Mickey Mouse, e il solito modello di scarpe, stavolta con una striscia gialla sui fianchi.


Ma in America si vestono tutti così?


- Tu accompagnare me? -


Domandò Ino, spostandosi il ciuffo giocoso dal viso.


Incredibile come i raggi del sole si divertissero a illuminare gli occhi di Ino, rendendoli di un azzurro brillante, quasi accecante.


- Dove? -


Chiese Shikamaru, con voce leggermente intontita.


- Alla chiesa di ieri! -


Rispose Ino come se fosse ovvio, e sollevando un grosso zaino arancione colmo di utensili del mestiere che il ragazzo non aveva notato.


- Oh. Ma il diritto di lavorare in quella chiesa? -


- Me l’ha chiesto al comune, e comune accettato! -


Proclamò tutta orgogliosa, accoccolandosi sul suo posto vicino al gondoliere.


Arrivati dalla chiesa, Ino non vi entrò, ma si sedette invece sul canale, facendo dondolare le lunghe gambe come quella sera disastrosa.


- Io tutto giorno qui per lavoro. Ora mangiare con te! -


E frugò nello zaino, estraendo una scatoletta di plastica rigida, con dentro panini imbottiti fasciati nella carta stagnola.


Shikamaru ebbe un fremito: se era davvero americana…


E infatti. Il panino si rivelò un hamburger fatto in casa, con tanto di carne alla griglia, foglie di insalata svolazzanti e quella che sembrava, uhm, cosa sembrava? Formaggio fluido andato a male?


- Salsa arachidi! -


Salsa alle…? Oh, mio Dio.


- Non dovevi disturbarti… -


Mormorò afflitto Shikamaru, prendendo il panino con riluttanza.


Ino lo guardava felice, così si costrinse a morderne un pezzo.

Era certamente più salutare degli hamburger che si compravano ai cosiddetti fast food, ma ciò non toglieva che preferiva mille volte una bruschetta.

- Oh, che buono! -


Disse a bocca piena, annuendo più volte.


- Davvero piacere? - domandò sorpresa Ino, sbattendo le lunghe ciglia - io credere che voi italiani non piacere hamburger, così io fatto provare te, ma io portato pure polpottone della padrona di casa, ma se tu piacere hamburger… -


- No!  Cioè - Shikamaru tossì un paio di volte - cioè, mi piacciono gli hamburger, ma più il polpettone, ecco -


- Io immaginava -


Rise Ino, prendendogli il panino dalle mani e porgendoli il polpettone chiuse in un'altra scatoletta.


Shikamaru benedì la padrone della casa in affitto di Ino, ma soprattutto benedì quella santa ragazza: davvero aveva pensato a tutto questo per lui?


- Tu fa assaggiare me polpottone? -


- Sì, ma si chiama polpettone -


Ridacchiò Shikamaru, allungandogli il boccone. Lei ne acchiappò un pezzo con i denti, e le sue labbra sfiorarono a lungo le dite del ragazzo.


Ino sembrò non essersene nemmeno accorta, e continuò a parlare di chissà cosa, me Shikamaru fu di nuovo in imbarazzo, e se sentì sciocco, perché invece lei non aveva sentito quel brivido alla schiena che gli aveva paralizzato il cervello, non aveva sentito il cuore a mille, e nemmeno il sudore alle mani.


Che palle! Shikamaru, ripigliati!


- Io devo tornare al lavoro -


- Oh, yes, me too! Tu venire a prendere me? Non sapere tornare a casa da qui! -


Shikamaru annuì, e navigò con forza verso Piazza san Marco, sperando di trovarci Choji.


*

Ma per parlare all’amico dovette aspettare fino a sera, quando aveva già riaccompagnato Ino e si erano trovati al solito bar del mercoledì.

- Allora! Che mi dici, Shika! -


Iniziò allegro Choji, il bel faccione tondo roseo di felicità.


- Choji, mi devi per caso dire qualcosa? -


L’amico fece un sorriso malizioso, e poi alzò il naso per darsi importanza.


- Forse, forse -


- Dai, scemo, spara -


Choji arricciò il naso – spara? Spara? Nemmeno mia nonna dice più spara, bacco di un Nara! -


Shikamaru borbottò qualcosa.


- E comunque, se vuoi proprio sapere, ho conosciuto una bella ragazza. La mia futura moglie -


- Ma và? -


Esordì ironicamente Shikamaru.

Le donne di Choji erano state poche: gli piacevano solo le asiatiche, piccine e carine, e lui era molto selettivo.

Ma quelle poche erano state considerate tutte le sue ‘futuri mogli’.

Come Ai, la giapponese. O Namhan, la coreana.


- Non sto scherzando! È mora, con grandi occhi color cioccolato. È un amoooore – biascicò, sospirando innamorato – si chiama Tenten. È sempre accompagnata da un tipo alto, con occhi di ghiaccio, un riccone. Ma sono sicuro che presto mi noterà. Ha una passione per le gondole, l’avrò portata almeno tre volte. Secondo me è un modo per vedermi -


- No, fammi capire… è già fidanzata? -


- Dettagli -


- Dettagli? Ma tu sei tutto fuori! -


Rise Shikamaru, scrollando le testa e piegandosi sul tavolo.


- Credo sia cinese, ma potrebbe essere anche giapponese. Lei è.. lei è… aaaah -


Disse Choji, come se questo sistemasse le cose.


- Bè, une descrizione dettagliata, direi. Credo di aver capito come è fatta veramente questa tipa, sì, come se la conoscessi da sempre -


- E tu, amico del sole? Come va con Temari? -


- Oh, giusto, credo che dovrei chiamarla, me ne sono dimenticato -


- Dimenticato? Non me la dici giusta: ti senti con qualcun’altra? -


- Più o meno – sorrise Shikamaru, contento che fosse il suo turno di fare il prezioso.


- Dimmi tutto -


- Non ti fare castelli, non ci sono nemmeno andato a letto. È una americana, una bella ragazza, è una restauratrice -


- Una restauratrice, sexi -


Shikamaru alzò un sopraciglio – che ci trovi di sexi in una restauratrice? -


- Uhm, forse per il fatto che hanno tutte un bel culo, o che lavorano sempre con quelle salopette attillate addosso-


Shikamaru pensò all’abbigliamento di Ino quel pomeriggio, e arrossì impercettibilmente.

- Comunque – continuò Choji, ammonendo l’amico con un dito – sei sempre il solito
fortunato. Prima Temari, ora la restauratrice sexi. Che culo -


- Mah, vedremo. Per ora siamo solo amici -


- Non credere di fregarmi, Shika. Ci conosciamo dalle elementare: riconosco quando sei cotto -


- Ah sì? Davvero? -


Domandò scettico Shikamaru, dondolando la sedia del bar sulle gambe posteriori.


- Già. Quando sei cotto arrossisci per nulla -


La sedia si ribaltò, e Shikamaru cadde all’indietro.



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2° chappy *.*
Me tutta allegra ^^
Uhm che dire di questo capitolo... in realtà è solo per spiegare un po' la situazione, credo che nel prox chappy farò un salto di tempo... Comunque l'idea di una Choji x Ten x Neji, chissà perchè, mi attira tantissimo!

Ho messo fin dall'inizio la nota OOC, visto che, per quanto Ino sia 'faccia tosta' al solito, è fin troppo dolce.
O forse è solo matura, ma non avendo anche visto la versione Anime della serie Shippuden, per non correre rischi l'ho aggiunta, la nota.

Il titolo del capitolo non c'entra nulla con le persone, tipo la mia migliore amica, che arrossiscono sempre: questo non vuol dire che arrossire è sinonimo di innamoramento, vale per Shikamaru e poche altre persone^^

Ringraziamenti! Allora, WishfulThinking [non ci avevo pensato! Ino restauratrice per il suo gusto per la bellezza! Ti giuro sei un mito! Grandissima:)], celiane4ever [uhm hai commentato Happy Ending? se non sbaglio... ma un tuo commento fa sempre troppo piacere anche qui *.*], inochan [hai ragione, non ho pensato a Naruto ç.ç che sciuema... magari lo metterò in mezzo;) con chi ti piacerebbe vederlo, di coppia?], ino92 [quando ho letto 'aggiorna in fretta' mi sono messa subito al lavoro *.* mi ha fatto troppo piacere una tua recensione!] e Sakurina [è bello vedere una recensione di una scrittrice su EFP già da tempo! E se mettessi il Carnevale in mezzo alla storia? Mmh... mi hai ispirato!]

Un bacio a tutte!
sa




  
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