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Autore: JamesP_Ivest    13/08/2013    3 recensioni
«Non posso.»
«Cosa ti ferma? Siamo io e te, Alice. Solo io e te. Il resto non conta.»
In questa FanFiction scriverò di James ed Alice. Due anime vicine ma troppo lontane per aversi.
Spero vi piaccia il mio modo di vederli e di scrivere di loro; il mio modo di vederli e di scrivere di loro, INSIEME.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Paciock, James Sirius Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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BACK TO HOGWARTS.

 
Ormai erano cinque anni che Alice frequentava Hogwarts. Eppure ogni notte, prima della partenza sull’Espresso, non riusciva mai a chiudere occhio. Quella notte,  si rigirava continuamente nel suo letto, la sua mente non si decideva a spegnersi e lei continuava a maledirla perché durante il giorno nessun pensiero allettante l’aveva occupata mentre adesso non faceva in tempo a pensare ad una cosa che subito le veniva in mente un’altra.
«Impazzirò.» commentò stizzita,  ad alta voce, rompendo il silenzio che c’era nella stanza. Poi guardò l’orologio: le tre.  «Chissà che staranno facendo gli altri! Lily starà russando da ore ormai, Albus starà facendo una delle sue cose strambe, i gemelli Scamander staranno sognando Nargilli. E—James?»
 
James Sirius Potter, nel buio più totale della sua camera da letto, aprì di scatto gli occhi. Stava dormendo beatamente, sognando un pranzo infinito dalla nonna Molly, la sua futura nuova scopa, il campionato di Quidditch  ed Hogwarts, quando ebbe l’impressione di essere stato nominato.
«Okay, sto decisamente diventando troppo egocentrico.» disse a se stesso, con voce assonnata. Guardò l’ora: mancavano poche ore all’inizio del nuovo anno scolastico e lui voleva iniziare con il massimo delle energie, così si rimise a dormire.
 
 
La mattina dopo, Alice aveva un mal di testa terribile e ciò la rendeva più acida del solito.  Si alzò, dopo due ore di sonno, e scese giù per fare colazione.
«Buongiorno cara, oggi è una grande giornata.» le disse la madre, con un caldo sorriso.
Alice la guardò, strofinandosi gli occhi. Come faceva sua madre ad essere sempre così di buon umore anche di prima mattina?
«Buongiorno un corno, mamma. Ho dormito solo due ore e—perché diavolo papà russa così tanto?!»
«Oh, Alice.  Lo dici a me? Sono anni che condivido il letto con lui e credo che solo quando va ad Hogwarts riesco a dormire un sonno continuo.» rispose, alzando le spalle.
La mamma rimaneva sempre sola durante l’anno perché sia la figlia che il marito si recavano ad Hogwarts e, quindi, si vedevano solo durante le feste. Ma comunque si scrivevano sempre.
«A proposito» riprese Alice «E’ già partito?»
«Sì, stamattina presto.Comunque è tardi, dovresti accelerare un po’.»
Alice fece una smorfia, diede un morso al toast e corse su per le scale, entrando in bagno. Si guardò allo specchio: aveva delle occhiaie che le arrivavano sotto i piedi e le lentiggini le facevano risaltare ancora di più.
Chiese a Merlino una grazia, imprecando e correndo dalla stanza al bagno e dal bagno alla stanza.
Mezz’ora dopo era pronta— le occhiaie, però, erano rimaste-.
 
A casa Potter la situazione era più critica: Albus non voleva uscire di casa, Lily non trovava la sua divisa, James cercava di prendere il controllo della situazione urlando per tutta la casa.
Ginny Weasley fece un grosso respiro, poi la sua voce tuonò per tutta la casa. Le urla dei ragazzi cessarono e persino Harry, che era abituato al caratterino della moglie, sgranò gli occhi.
«Ginny, tesoro, calmati.» disse il marito, con tono pacato.
«Calmati? Calmati?! E’ mezz’ora che stanno facendo casino e dovevamo uscire di casa un’ora fa!» Harry ebbe paura, pensava che la moglie stesse per scoppiare da un momento all’altro.
Dieci minuti dopo, James scese al piano di sotto, tenendo i fratelli per le mani. Entrambi sembravano animali in cattività ed avevano un broncio che avrebbe preoccupato chiunque. Il figlio maggiore lanciò un sorriso di sfida alla madre «E’ così che si fa, mamma.»
Ginny si mise una mano in faccia, con fare disperato, comandando a tutti di uscire di casa.
 
 
Stazione di King’s Cross. Binario9¾
C’era la solita folla che impediva ai maghi e alle streghe di vedere a più di 2 metri di distanza.
Vecchi amici –ormai ex studenti che accompagnavano i figli- che si salutavano, amichette che si abbracciavano, ragazzi che si sbracciavano facendo degli strani saluti Babbani.
 
«HANNAH! HAN- SI’, SIAMO QUI!» Harry Potter si stava sbracciando tra la folla per farsi vedere dalla signora Paciock e dalla figlia che, dopo essersi fatte spazio tra la folla, li raggiunsero.
«Buongiorno zio Harry, zia Ginny!» disse Alice, nel modo più garbato possibile. Poi Lily le si aggrappò al collo, urlandole quanto le fosse mancata, mentre Albus se la rideva.
 «Belle occhiaie, Paciock.» James aveva interrotto quel momento di ritrovo con il suo solito sarcasmo.
«Potter, mi sto trattenendo dal prenderti a schiaffi davanti a tutti. Non sia mai ti si rovini la reputazione, eh!?»
James la ignorò, aveva toccato uno dei suoi punti deboli: l’essere popolare tra gli altri. Era una cosa che adorava ma che allo stesso tempo temeva. Un’altra contraddizione del carattere di Jamie.
«Bene» Harry si intromesse, aveva capito che il treno stava per partire «Vi conviene salire adesso, così troverete degli scompartimenti tranquilli. Mi raccomando, ragazzi, massima serietà in tutto ciò che fate.»
Si salutarono tutti rapidamente.
Infine il treno partì, e i ragazzi si ritirarono nei vari scompartimenti.
Alice aveva intenzione di trovarne uno vuoto su cui riposare e, una volta trovato, vi si chiuse dentro, allungandosi come meglio poteva. La vista di James l’aveva innervosita ancora di più, sperava solo che non venisse nel suo scompa-
La porta si aprì.
«Guarda un po’, Alice non mi starai mica seguendo?» James era entrato di scatto e la stava guardando con aria divertita.
«Questa tua affermazione dimostra quanto tu sia stupido, dato che c’ero prima io qui.» rispose Alice, scuotendo leggermente la testa ed alzando gli occhi al cielo «Comunque se vuoi stare sei pregato di far silenzio, non ho chiuso occhio e vorrei riposare, grazie.» concluse, con uno sguardo pieno di odio.
James si limitò a farle un occhiolino, sedendosi e guardando fuori dal finestrino.
Alice si rannicchiò ma era troppo nervosa e non riusciva a trovare una posizione comoda, muovendosi così ogni istante. Sembrava una pazza in preda a delle convulsioni.
«Alice, mi spieghi una cosa?»
Lei aprì gli occhi, infastidita «Mh.»
«Perché sei sempre così nervosa?»
«Non lo so, prova a chiedere a te stesso.» si mise a sedere, guardandolo negli occhi.
Gli occhi azzurri di Alice l’avevano sempre incantato. Eppure lui era uno forte, ma davanti a quello sguardo diventava impotente. Forse lei lo sapeva perché ogni volta che voleva metterlo a tappeto durante i litigi, sfoderava quello sguardo e gli era difficile sostenerlo. James aveva l’impressione che quando lo guardava così, Alice si spogliasse di tutti i suoi pensieri, di tutte le cose che la tormentavano,  dedicandosi solo a lui, solo a loro.
«Che c’è?! Ti sei bloccato, Potter?» lo rimbeccò.
«Lascia stare. Continueremo più tardi. Riposa pure.»
Il prossimo regalo che James avrebbe fatto ad Alice sarebbe stato un paio di occhiali da sole perché non era possibile che uno semplice sguardo lo straziasse così.

Non aveva più voglia di discutere, gli bastava stare lì a guardarla dormire, come se tutte le parole dette prima fossero scivolate via e non contassero più niente.
   
 
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