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Autore: Lady Moonlight    13/08/2013    1 recensioni
New York, anno 2012.
In una città contesta tra Nephilim e Vampiri, una minaccia sconosciuta incombe su tutti loro.
Chimera, così è stata soprannominata la creatura che ha scosso l'intera popolazione newyorkese, spargendo ovunque la stilla del terrore.
Astaroth, il Master di New York è morto.
Sebastian è l'unico vampiro in grado di fare ordine nel caos che si è generato, ma è anche l'ultima cosa che il famoso attore internazionale desidererebbe fare.
Alle prese con una bizzarra orologiaia che afferma di conoscerlo, senza però averlo mai visto; un Angelo Decaduto privo di senno; un gruppo di Nephilim adolescenti, oltremodo invadenti; un'umana convinta di amarlo e un altezzoso principe tedesco, dovrà fare i conti con un passato che credeva essersi lasciato alle spalle.
[...] "Ombre mescolate a luci." Raziel girò i palmi delle mani e tra le sue dita, dal nulla, comparve un grosso tomo che sfogliò riluttante. C'erano parole scritte in ogni tipo di lingua e dialetti esistenti. "È questa la natura delle anime."
Prequel di Contratto di Sangue-L'Ombra del Principio
Genere: Avventura, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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13
≈*≈*≈*≈*≈

Questioni di fate, questioni di Nephilim

 

 

 

Spesso ci indebitiamo con il futuro
per pagare i debiti con il passato.
{Kahlil Gibran}

 

 

Lo stretto sentiero di ciottoli, muschi ed erbe, che proseguiva in un viale rettilineo circondato ai lati da alte betulle dai rami spogli, terminava con un vecchio arco di pietra ricoperto da fitti strati di edera. Al suo fianco c'era una piccola fontana a forma di coppa, con un cigno di marmo al centro e dalla cui bocca usciva un rivolo d'acqua. Qualche piccione ed altri tipi di uccelli selvatici si erano affacciati sui bordi per abbeverarsi, ignari delle minuscole creature alte non più di trenta centimetri che facevano a gara per riuscire ad ottenere qualcuna delle loro preziose piume.
I pixie erano, tra i numerosi tipi di fate, i più fastidiosi. Piccoli, blu, con denti aguzzi e orrende ali da insetto erano quanto di più diversi da come venivano descritti nei film della Disney.
Sebastian li guardò con un moto di disgusto, mentre si azzuffavano tra loro per avere una delle piume catturate da un compagno. I versi che emettevano ricordavano quelli emessi da uno sciame di vespe.
Il vampiro emise un lungo fischio per ottenere la loro attenzione. I pixie si fermarono a mezz'aria e i loro occhi scuri puntarono nella sua direzione. Si avvicinarono a lui guardinghi, come a volersi sincerare delle sue intenzioni.
"Vampiro." esordì quello che aveva svolazzato fino all'altezza del suo volto.
"Ro-ro." gli fecero eco i compagni.
Sebastian digrignò i denti. Doveva sopportare quelle creature per ottenere il permesso di varcare il Confine, la barriera magica che separava il reame fatato da quello umano. Doveva parlare con qualcuno che potesse rivelargli il luogo segreto in cui si nascondeva Naamah e in genere le fate erano le creature a conoscenza di un gran numero di segreti. Tuttavia, lui detestava dover avere a che fare con loro. Non si sapeva mai fino a che punto ci si poteva fidare di quella razza.
"Cosa sei venuto a fare?" domandò il pixie, rivelando una fila di denti taglienti affilati come pugnali.
"Are-are."
Ignorò quella domanda. "Si è conclusa la guerra tra le due Corti?"
Il pixie lo guardò furente di rabbia, quasi che non rispondendo gli avesse arrecato un grave torto. "Sono giunte ad una tregua." lo informò con voce metallica.
Sebastian annuì, per nulla colpito da quella notizia. La Corte Seelie e la Corte Unseelie erano costantemente in lotta tra loro, ma nessuna aveva mai il sopravvento sull'altra. Le tregue erano numerose quante le battaglie. Nessuno che non fosse parte del popolo fatato era mai riuscito a capire l'origine dell'ostilità tra le due Corti e Sebastian sospettava che la motivazione si fosse persa all'alba dei secoli.
In genere le fate non si intromettevano nelle faccende dei mortali, ma sotto lauta ricompensa cedevano informazioni ed aiuto ai demoni che ne facevano richiesta. Per quanto ne sapeva lui, le fate avevano abitato il mondo prima dell'avvento degli uomini, ma si erano ritirate nei loro luoghi incantati con l'arrivo dei Caduti e degli angeli.
"Gua-gua." ripeterono come pappagalli i restanti pixie.
"Siete voi i guardiani del Confine?" domandò lui, allungando il braccio verso l'arco di pietra.
"Se siamo noi, noi. Esiliati, la guardia facciam." intonarono insieme i fatati, in una sgradevole cantilena dai suoni acuti.
La luce del lampione vicino tremò e si spense del tutto. Sebastian diede uno sguardo alle sue spalle; non c'era nessuno a Central Park. La popolazione probabilmente era occupata a seguire gli aggiornamenti sul "caso vampiri".
"Sono qui per pagare il pedaggio." comunicò loro. "Devo vedere il Reame." Si era recato nel Reame solo due volte prima di allora, ma la situazione senza precedenti creata da Naamah necessitava di essere risolta con velocità e prudenza.
Il pedaggio era sempre diverso. In passato, a lui erano stati chiesti un pugnale d'oro ed un cavallo dal manto bianco. Era curioso di sapere il prezzo che avrebbe pagato quella volta.
Un pixie dalle ali verdi si allontanò dal resto del gruppo.
"Dormono le regine nella valle silente.
Dove sono i loro re? Perduti negli abissi sono andati.
Scomparse son le loro armi. Armi.
Chi la corona ora porterà? L'infante senza trono ora la otterrà." canticchiarono, volando in cerchio attorno a lui.
Con gesti bruschi e irritati Sebastian cercò di disperderli. Il problema quando si aveva a che fare con i pixie era che loro non mollavano tanto facilmente la loro vittima. Alcune di quelle creature si misero a ridere. Una risata insopportabile che ricordava lo stridore dei freni dei treni sulle rotaie.
"Testa di serpente, corpo d'anguilla. Coda di leone, corna caprine.
Oh, piccola chimera!
Lacrime di inchiostro solcan il tuo viso.
Perché piangi, piccola chimera? Sei agile, forte e bella!
Ti disperi giovane chimera?
Scappa dal vampiro, scappa! Prima che l'alba affogar ti faccia!"
Sebastian rimase impassibile di fronte a quelle ballate dal significato ambiguo. Per lui quelle frasi erano prive di logica, sebbene per i fatati ci fosse un senso per ogni cosa. Si era appena appoggiato con la schiena al tronco d'albero alle sue spalle, quando il pixie messaggero dalle ali smeraldine ricomparve nuovamente tra i suoi simili.
Stava comunicando ai compagni in una lingua aspra e ai toni gutturali, che Sebastian non conosceva. Quando gli si avvicinò, occhi neri come il carbone e un'espressione incuriosita, lui gli andò incontro.
"Qual è il pedaggio per attraversare il Confine?" ripeté il vampiro, sollevando il mento in direzione dell'arco di pietra.
"La regina della Corte Unseelie ha parlato."
"Ato-ato." ricominciarono a fare il verso i pixie.
"Ebbene?" domandò Sebastian, spazientito. In passato, Semiael non era stato famoso per la sua tolleranza ed aveva il forte dubbio che anche Sebastian lo fosse mai stato.
"Se il figlio di Lucifero il Confine vuole attraversare, allora tre dei suoi capelli sarà il pedaggio da pagare." recitò.
"Tre dei miei capelli?"
Il pixie roteò su se stesso. "Se il figlio di Lucif..." non riuscì a terminare di ripetere la frase, perché Sebastian lo afferrò brutalmente, stringendo
le dita attorno al suo torace.

"A cosa vi servono?" gli alitò in faccia. Era risaputo quanto fosse sconveniente cedere ai fatati oggetti o cose personali. Potevano lanciare
maledizioni che duravano più di cento anni o obbligarti a servirli in ogni modo possibile.

"Lasciare! Lasciare! Male, male!" squittì il pixie, cercando di divincolarsi. "Queste sono solo parole della regina."
"Regina, regina!" esclamarono i pixie, lanciandosi in aiuto del compagno. Sebastian fletté le ginocchia e balzò in avanti. Atterrò, tenendosi in equilibrio, sull'orlo della fontana, facendo scappare gli uccelli che in precedenza la circondavano.
"Perché vuole i miei capelli?" riformulò, rivolgendosi al pixie che aveva immerso i denti appuntiti nella carne della sua mano. Fece una smorfia infastidita.
"Regina non svela suoi segreti. Regina non parla con pixie suoi motivi." rispose l'altro affannato. Poi, lanciò un grido ed i compagni si voltarono nella sua direzione.
"Tu lasci andare me, eh?"
"No." la risposta tagliente e decisa fece sussultare il pixie che si agitò ancora di più.
Sebastian saltò sul vecchio arco di pietra, rimpiangendo di non aver portato con sé qualche oggetto di ferro, l'unico materiale in grado di ferire mortalmente una creatura del Reame.
"Non uccidere. Se uccidere, regina uccide te." lo avvertì la creatura, sbattendo furiosamente le ali.
"Tu credi?" lui piegò le labbra in un'espressione vagamente curiosa, come se l'idea stuzzicasse la sua fantasia. Si sedette sul bordo del cornicione, facendo dondolare le gambe nel vuoto.
Sebastian alzò lo sguardo. Davanti a lui stava avanzando una figura incappucciata. Stava camminando con passo furtivo, attento. Nessuno dei pochi visitatori del parco sembrò prestargli attenzione quando si diresse nello stesso punto in cui c'era Sebastian. I suoi passi fecero ben attenzione a non produrre eccessivo rumore sui ciottoli del viale.
Il gruppo di pixie gli andarono incontro, allungando furibondi le mani per vedere chi si celava sotto il cappuccio. Se fosse stato umano, lo sconosciuto avrebbe creduto che il vento gli aveva fatto scivolare la stoffa, ma se avesse avuto origini sovrannaturali si sarebbe accorto dei piccoli fatati.
Sebastian si accorse ben prima dei pixie che l'individuo non era umano. Si immobilizzò sul muretto, ricordando improvvisamente dove avesse già sentito l'odore di quel ragazzo.
"Chi si rivede!" esclamò, facendo sobbalzare l'altro che alzò il viso nella sua direzione. Il cappuccio era caduto sulle spalle e una chioma bionda incorniciava un viso giovane e tagliente.
"Sebastian Walker." pronunciò il ragazzo con evidente disgusto.
"Il presunto sosia di Johnny Deep. A vederti da qui..." affermò Sebastian, stringendo la presa sul pixie nella sua mano "Non gli assomigli per niente, nephilim."
"Alex Lewis." si presentò l'altro stizzito, rivelando ciò che celava sotto il mantello. C'era la stessa spada celeste che Sebastian aveva notato tra le sue mani quando aveva aizzato la folla di giornalisti contro di lui.
"Sei qui da solo?" si informò il nephilim.
Sebastian incrociò le gambe, guardando prima lui e in seguito i pixie. "Stai meditando di uccidermi?" replicò tranquillamente. "Devi essere piuttosto sicuro delle tue capacità."
"Ho una buona dose di pazzia dalla mia parte." Alex allungò le mani dietro la schiena afferrando l'elsa.
Per nulla turbato, Sebastian rimase immobile. "Incredibile notare come a volte la pazzia venga identificata con il coraggio e viceversa."
"Non è il mio caso."
"Se lo dici tu." Scrollò le spalle come a voler sottolineare che per lui la cosa non aveva alcuna importanza. Il pixie protestò, emettendo fragili versi di protesta. "Perché un nephilim dovrebbe voler varcare il Confine? Cosa stai cercando nel Reame?"
"Risposte." Ora Alex teneva la spada ben salda davanti a lui. Era un oggetto semplice. L'elsa era a forma di croce con dei cristalli incastonati ai lati e la lama era grigio scuro con parole latine incise nel metallo. Non possedeva nulla della bellezza di Exaniha o della sua gemella, Excalibur.
Sebastian posò lo sguardo su quello del pixie. "Qual è il suo prezzo? Quale pedaggio?" gli domandò indicandogli il ragazzo.
"Tre piume. Piume delle sue ali." rivelò il fatato che all'improvviso sembrò diventare molto collaborativo.
Sebastian si accigliò, domandandosi perché all'improvviso le fate chiedessero pedaggi così personali. Ad ogni modo lui preferiva i capelli alle piume. Erano trascorsi quasi cento anni dall'ultima volta che aveva liberato le sue ali di discendenza celeste.
"Sembra che siamo entrambi alla ricerca di informazioni." fece notare Sebastian, mettendosi in piedi.
La spada di Alex ondeggiò a destra, inclinandosi come la Torre di Pisa che lui aveva visto sulla maglietta di Clelia. Per un nephilim non era mai facile riuscire a padroneggiare un'arma celeste. Sebastian si ritrovò ad ammirarlo per un brevissimo istante, prima che la consapevolezza che erano nemici riaffiorasse nei suoi pensieri.
"Stai attento a quel che dici, vampiro." dichiarò Alex, alzando la lama. "Non intrometterti in faccende che non ti riguardano, Master di New York."
"Non intrometterti in faccende che non ti riguardano." gli fece eco lui, saltando a terra. Doveva averlo colto di sorpresa, perché il nephilim indietreggiò di qualche passo. Una falce di luna illuminò pigramente l'acqua della fontana alla sua sinistra.
"Ero convinto che i nephilim si fossero estinti." considerò il vampiro, avvicinandosi.
"Siamo una specie in via di estinzione." convenne Alex, le spalle ingobbite.
"Sangue non può macchiare territorio della Corte Unseelie." gracchiò il pixie, come se avesse qualcosa incastrato nella gola.
"Vietato, vietato."
Sebastian rivolse una rapida occhiata alla creatura. "La spada non è mia." rispose freddamente.
Un pixie di un colore più pallido sfrecciò tra lui e Alex, allargando le braccia come a voler mettere fine a quelle ostilità, stando bene attento a non sfiorare la superficie dell'arma. Guardò con un moto di disgusto il compagno che Sebastian teneva prigioniero, poi si schiarì la gola e cominciò a parlare.
"La regina vi fa riferire che ascolterà le richieste di entrambi." esordì in una parlata più fluida di quella dell'altro fatato.
"Com'è generosa." ironizzò Alex, piantando la spada nel terreno.
Trattenendo una risata, Sebastian spostò qualche foglia con la punta delle scarpe.
"Vi darà le risposte che cercate." continuò il messaggero. Si rivolse a Sebastian: "Figlio di Lilith. Ella non cambierà il prezzo richiesto per il
pedaggio, ma tu puoi scegliere liberamente se andare da lei o meno."

"Come se potessi tirarmi indietro." commentò Sebastian, liberando il pixie nella sua mano, che infuriato si nascose tra i compagni. Quello era l'unico modo per poter ottenere rapidamente delle informazioni sui piani di Naamah e non aveva intenzione di tirarsi indietro.
"Dovrei attraversare il Confine con il vampiro?" la voce di Alex era alterata.
"Questo è il volere della nostra regina." spiegò il pixie per nulla turbato.
"La vostra regina." ci tenne a specificare Sebastian.
Il pixie si esibì in una rapida reverenza, scusandosi a quel modo per le sue parole.
"Non ho problemi nel trascorrere del tempo con il nephilim." considerò.
"Io, invece, sì." intervenne Alex, guardando prima lui e poi la spada.
"Un senso del dovere encomiabile." fece notare Sebastian al pixie che aveva spalancato gli occhi, neri come braci spente. "Temi che possa ucciderti, nephilim?"
"Che assurdità!" esclamò il ragazzo indignato. "Non ho paura di te, vampiro."
"Allora non dovrebbero esserci problemi se andiamo insieme nel Reame."
Alex spalancò la bocca per dire qualcosa, ma sembrò ripensarci. Alla fine borbottò: "Nessun problema." disse, stringendo i pugni lungo il fianco.
Sebastian si portò una mano alla testa e dopo aver afferrato tre capelli ed esserseli strappati li consegnò al pixie messaggero che gli si era avvicinato. "Tanto vale andare a fondo della vicenda, visto che ora sono qui. Nephilim?" chiamò, visto che Alex continuava a rivolgersi a lui con la parola vampiro.
Alex allungò una mano nella tasca della giacca, mormorando qualcosa che lui non riuscì a capire. Sbuffando mostrò al pixie tre lunghe piume, bianche come petali di rosa, e la creatura si affrettò a stringerle tra le piccole dita. Esitando, il mezzosangue afferrò la spada e la rimise nel fodero.
"Trema la luna sulla superficie dello stagno.
Vola l'angelo su vette innevate.
Grida il demone negli abissi ghiacciati.
Giocano i pixie coi poveri mortali."
I fatati avevano ripreso a cantare, rincorrendosi tra loro fino al portale di pietra. Poi lo attraversano tutti insieme, sparendo alla vista di Alex e Sebastian.
In loro assenza nulla era cambiato nell'ambiente esterno. Un umano avrebbe potuto credere che i pixie si fossero nascosti oltre la siepe o tra l'edera che ricopriva l'antico monumento, ma Sebastian sapeva perfettamente che avevano oltrepassato una dimensione preclusa allo sguardo dei mortali.
Alex era alle sue spalle che giocherellava nervoso con i lacci della giacca. Il cappuccio del mantello nascondeva l'elsa della spada e Sebastian si chiese se quello fosse un fatto casuale o meno.
Infilandosi le mani nelle tasche del giubbotto, Sebastian superò l'arco di pietra seguito dal nephilim. Non poteva più indugiare sui dubbi riguardanti i fatati. Aveva un Caduto da eliminare e un'umana da salvare.

 

***

 

La sala scelta da Percy per la conferenza stampa del film era situata in un altolocato albergo di lusso situato nel cuore di Manhattan, a quindici minuti di macchina da Central Park. Mentre prendeva posto al fianco di Adrian e del regista, Jennifer studiò con ammirazione il locale che aveva di fronte.
Il soffitto era alto tre volte una stanza normale e lunghe colonne granitiche, avvolte da spirali di rose, si levavano al cielo facendo da sfondo alla vetrata posta alla loro sinistra.
Allo staff era stato dato posto su un palco rialzato, mentre per i giornalisti erano state messe a disposizione sei file ordinate di sedie imbottite. Addossato sulle pareti in fondo era stato preparato un buffet.
Il profumo delle tartine stuzzicò l'appetito di Jennifer che però si vide costretta ad accontentarsi di bere dell'acqua. Alcuni giornalisti scattarono delle foto e lei sorrise indulgente verso l'obiettivo. Percy non aveva ammesso telecamere alla conferenza-sosteneva che portasse sfortuna per l'uscita del film-ma aveva fatto intervenire parecchi suoi colleghi del cinema.
"Cioccolatino?" le domandò porgendole la scatola del suo marchio preferito. Lei gli sorrise. "Grazie." Allungò una mano e dopo aver scartato il cioccolatino dalla carta protettiva lo assaporò grata.
Adrian si voltò verso di lei, un'espressione curiosa sul viso. "Buono?" domandò interessato.
Lei ci mise qualche secondo per capire che si stava riferendo al cioccolatino.
"Ottimo!" sorrise.
"A te non provo più nemmeno ad offrirtelo." commentò Percy imbronciato. "Ci tieni più tu alla linea che la tua fidanzata."
"Jennifer sta bene così come è." rivelò il vampiro, fissando il regista negli occhi. Evidentemente, pensò lei, Adrian stava esercitando i suoi poteri mentali per fargli credere di essere Sebastian in tutto e per tutto.
Non che avesse bisogno di fingere. Adrian sembrava davvero la copia del Master di New York non solo per l'aspetto, ma anche nei modi di comportarsi.
"Fra pochi minuti cominciamo, il tempo di sistemare il proiettore." li informo un tecnico.
Jennifer annuì distrattamente, mentre le luci venivano spente e nella sala il chiacchiericcio dei giornalisti scemava. Alcuni camerieri dell'hotel in fondo alla stanza stavano sistemavano il banchetto e oscuravano con le tende la gigantesca vetrata.
Furono proiettati i primi poster promozionali del film, mentre Percy cominciava a spiegare i motivi che l'avevano portato a girare quella storia.
Una locandina era totalmente dedicata a Sebastian nel suo ruolo di Dracula. La bocca ed il collo erano macchiati di sangue ed una mano era stretta attorno al collo di una ragazza con il viso in ombra. Alle sue spalle si stagliavano le immagini di un castello e di una carrozza al chiaro di luna.
Il secondo poster presentava Jennifer vestita con un abito da sposa ed il volto parzialmente coperto. Era immortalata nell'atto di una fuga, con un bosco che le faceva da contorno. Tre corvi fissavano la figura, appollaiati da un ramo, mentre un lupo con i denti scoperti guardava un punto non meglio precisato alle sue spalle.
"Sì, come già precisato, il film è in fase di montaggio. Le ultime scene che la truppe sta girando in questi giorni a New York saranno aggiunte il prima possibile." stava dicendo Percy.
"Ci saranno ritardi con l'uscita del film?" intervenne un giornalista in prima fila.
"No. Il ventuno dicembre potrete vederlo nei cinema."
Gli ospiti presero a scrivere appunti sui loro taccuini. Jennifer si voltò verso Adrian, che annuiva compiaciuto verso alcuni rappresentanti del
New York Times.

Il proiettore mostrò alcune immagini di scena e Percy giocherellò con la penna che stringeva tra le dita.
"Come pensa potrebbe reagire il pubblico, ora, di fronte alla consapevolezza che i vampiri non sono più semplici creature di fantasia?"
"Il cinema non smetterà di produrre film solo per questo motivo." dichiarò Percy, con tono duro. "Ogni opera cinematografica si è conquistata l'immortalità nella sua fetta di storia."
"Come i libri e le altre opere d'arte." bisbigliò Jennifer, sporgendosi verso Adrian.
Il vampiro scosse la testa. "Ogni cosa prodotta dall'uomo è effimera. Durano il tempo, la moda, che trovano. Nulla è immortale, neanche i vampiri." le sussurrò all'orecchio, facendola rabbrividire. "Anche noi possiamo morire." le ricordò.
"Sebastian, lei cosa ha provato seguendo i telegiornali in quest'ultimi giorni?" si rivolse ad Adrian una donna.
Jennifer guardò il suo compagno, che apparentemente non sembrava essere turbato per quella domanda.
"Trovo che sarebbe stato utile fare prima questa straordinaria scoperta." nella sala scese un silenzio sorpreso. "Prima delle riprese del film." sottolineò Adrian, accennando ad un sorriso. "Sono certo che in tal modo avrei potuto esprimere un'interpretazione più reale di Dracula."
Un mormorio di sincero apprezzamento calò sul pubblico. Jennifer sorseggiò compiaciuta la sua acqua minerale, sorpresa nel constatare che anche Sebastian avrebbe esposto un pensiero simile. Forse, il fatto che entrambi si considerassero gli eredi di un regno, dei principi, rendeva simile il loro modo di pensare. Facendo attenzione a non disturbare Percy, rubò dalla sua scatola un altro cioccolatino.
"I sondaggi più recenti la danno come favorito per la statuetta come miglior attore agli Oscar di quest'anno. A qualcosa da dire in proposito?"
Adrian si passò una mano tra i capelli, lisciandoseli all'indietro. "Interpretare ruoli di demoni affascinanti e crudeli, fa esprimere tutto il mio potenziale." commentò, facendo l'occhiolino alla giornalista.
"Nel film interpreta un vampiro che si innamora di una giovane umana." osservò qualcuno. "È stato complicato recitare al fianco della sua fidanzata?"
Adrian strinse una mano all'attrice, portando le loro dita intrecciate sul tavolo, alla vista dei fotografi. "Jennifer è una piacevole compagna di cinema e di vita."
Lei arrossì, tendando inutilmente di liberarsi dalla sua stretta. I flash dei fotografi caddero su di loro come comete attratte dall'orbita terrestre.
"Percy ci può dire perché ha scelto quella data come uscita ufficiale del film? Secondo alcuni, coincide con la fine del mondo. Crede che la comparsa dei vampiri si possa collegare alla profezia dei Maya?"
"Temo che quest'ultima affermazione potremo verificarla tra poco più di un mese. Per quanto mi riguarda, quella data coincide con il compleanno di mio fratello."
"Jennifer, lei cosa pensa del suo personaggio, Gwen?"
"Bhe..." Jen si schiarì la voce, sfuggendo allo sguardo di Adrian. "È un personaggio forte. Sfida il conte Dracula per far valere i suoi ideali e riesce ad accettare la sua natura sovrannaturale. Lo ama e lo odia alla stesso tempo. Lui l'ha strappata dalle braccia di sua madre, ma le ha donato un'infanzia circondata dal lusso, assecondando i suoi desideri."
"Ci può svelare la conclusione della vicenda? Gwen resterà umana o diventerà anche lei un vampiro?"
Jennifer dondolò sulla sedia, sorridendo nervosamente. "Percy mi ha espressamente vietato di svelare la conclusione."
Le immagini delle locandine pubblicitarie furono riproposte ai giornalisti.
"Sarà un sorpresa." la appoggiò Adrian. "Sono certo che il pubblico ne rimarrà sorpreso." aggiunse.
Jennifer annuì, ricordando quanto gli aveva spiegato sulla sceneggiatura del film. Gwen sarebbe morta, ma la sua anima si sarebbe reincarnata in un'altra persona. Anche quella scelta era stata dettata dalla moda letteraria del periodo. Finale apprezzabile o meno l'avrebbero scoperto all'uscita del film.
"Comincerete da New York il tour promozionale?"
"Certamente." intervenne Percy, cominciando ad esporre le sue idee in proposito.
Al suo fianco, Adrian sembrava inquieto. Il piede picchiettava nervoso sul pavimento e le mani si contraevano continuamente a pugno.
"Qualcosa non va?" gli sussurrò Jennifer, scatenando l'ennesimo stato di interesse dei fotografi.
"Non ne sono sicuro." le svelò il vampiro, spostandosi impercettibilmente verso di lei. "Dovremo rimandare la lieta novella." La fece alzare in piedi, guadagnandosi le occhiate perplesse di tutti i presenti.
"Adrian, cosa..." Non ebbe modo di completare la frase. Il vampiro l'aveva gettata a terra nell'istante stesso in cui la vetrata si era sbriciolata sotto gli occhi increduli dei giornalisti.
Fu il caos.





 

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