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Autore: Jo_March_95    14/08/2013    3 recensioni
{ Mandy Milkovich}
Don't call me daughter, not fit to~
-
Nessuno sa cosa significhi essere la fottuta Mandy fucking Milkovich..E poi cazzo, hai presente quei genitori di prima qualità, quelli usciti con il bollino che garantisce siano fatti con materiali sani?Ecco, il mio non era così, non mi ha mai detto di non accettare preservativi dagli estranei, di avere rispetto per me stessa. Era troppo occupato ad accarezzarmi le gambe e scambiarmi per quella persona che non voglio ricordare, era troppo occupato a svuotare il bicchiere come fosse un riflesso involontario, presente quando vomiti? Lui beve beve beve. Ingoia ingoia ingoia. Il pomo d'Adamo va su e giù r la sua mano sulla mia coscia va su e giù e il nome di mia madre sulla sua lingua va su e giù e cazzo cazzo cazzo cazzo.
{Mickey Milkovich}
You think~
-
Mickey Milkovich è bello immaginarselo mentre lo arrestano per l’ennesima volta e bestemmia con gli sputi di sangue che sprizzano dal naso e dalla bocca come fuochi d’artificio il giorno di Natale, non mentre si accoccola al petto dell’unico uomo che avrà per sempre paura di poter amare.
Genere: Angst, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza
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                                   Mickey Thoughtless Milkovich






{All the thoughts you never see
You are always thinking
Brain is wide, the brain is deep
Oh, are you sinking?
Feel the path of every day
Which road you taking?
Breathing hard, making hay
Yeah, this is living}








2.


La vita è tranquilla sul fronte Mickey Milkovich.
Cazzo mi bastano due spinelli e cinque birre e posso stare bene per mezza giornata. Assicurato.
Che poi non è che la gente si aspetti molto da me. O la mia famiglia. O la scuola.
Non so neanche se sono ancora iscritto a dirla tutta perché in genere passo per l’ingresso soltanto quando ho qualche debito da riscuotere o qualche primino da terrorizzare. Cazzo se mi piace farlo.
Ci sono altre cose che mi piace fare ma non posso dirlo, posso solo farle, goderne come un maiale e nascondermi come un delinquente. Che poi, a dirla tutta, non sono proprio un angioletto. Ho una fedina penale talmente piena che alla scorsa udienza in tribunale mi sentivo uno di casa, cazzo voglio che una di quelle sedie porti il mio nome perché dopo 15 condanne in 17 anni di vita credo di meritarmelo.
Ho talmente tanta merda sfornata fresca fresca dalle mie budella e seminate in giro per la città che ogni passo che faccio per strada è una scommessa. Mettiamola così, se qualche pallottola non identificata passasse di striscio accanto alla mia cazzo di faccia senza prendermi e colpisse invece una vecchietta handicappata ferma al semaforo con il suo bel catetere, bè puoi scommetterci le palle che quel proiettile era diretto verso di me.
Credo che questa faccia da cretino non me la leverà nessun pezzo di stronzo, sono tipo condannato a portala  in giro per tutta la vita e vederla sopravvivere sparatoria dopo sparatoria.
Alla fine, guardami, non sono uno con molte pretese. Mi piace bere, fumare e fottere. No no no, questo è quello che dico agli altri. Okay okay, è anche quello che dico a me stesso perché non so qualche merdoso psicanalista si è azzardato a dire qualcosa sul Super Io e l’Oblio, aspetta che mi risistemo i circuiti e sparo la cazzata da saggio. Facciamo un esempio, in questo cranio pieno zeppo di porno e cenere c’è una cosa piccola che non uso spesso e che per comodità chiamiamo cervello, anche se non è lo stesso cervello delle altre persone. Noi Milkovich siamo geneticamente modificati, adattati alla vita per condurre un’esistenza votata al fancazzismo e alla repressione di ogni genere di scrupolo. Che da piccolo quando parlavano di coscienza e subcoscienza o cazzate simili per vendicarmi di quelle scelleratezze pisciavo nell’acqua santa. E’ di cattivo gusto parlare davanti ad un bambino di cose che non potrà mai avere.
Insomma, nel cervello che è tipo il boss del cazzo del corpo che ci ritroviamo -quindi è tutta sua la colpa-, esiste una parte di noi che è integra e prepotente. E’ tutto ciò che siamo, è il Super Io. Un nome importante, insomma. E’ tipo il guardiano di un portale come quello dei fantasy da ricoglioniti che guardano i bambini che ancora non hanno imparato a fottersi il cervello con la cannabis. Insomma, da bravo guardiano decide cosa sia necessario ricordare e conoscere e cosa invece vada buttato nell’Oblio. Il mio oblio io lo ricordo benissimo e mi sa che non è tanto normale ma forse il mio super io non è così super come crede di essere. Il mio oblio è colmo  di riveste porno gay che nascondevo nelle mutande perché in casa Milkovich non esiste privacy e l’unico posto che sai nessuno andrà mai a profanare sono proprio le tue cazzo di mutande. Praticamente partivo già avvantaggiato perché il solo pensiero di avere del sesso a portata di ….cazzo… mi faceva sborrare senza dignità.
Il mio oblio è pieno zeppo di me che a nove anni ho avuto un’erezione vedendo il padre del mio compagno di banco che si passava una mano tra i capelli, come quando i ragazzini vedono le tette mosce di una vecchia e subito si riscoprono virili e quell’appendice smette di essere un gingillo moscio che diventa viola se lo strofini troppo e inizia a sembrarti tipo… presente un’idrante? Solo più figo.
Il mio oblio è pieno di me che frignavo come una bambina cui hanno appena tirato le trecce (e non c’è nulla di più importante per una bambina delle sue trecce) dopo aver sentito mio padre e i suoi comizi omofobi e nonostante le mie orecchie fossero state consumante da quei discorsi fatti e rifatti con la stessa cadenza da ubriaco e le stesse parole sbiascicate nell’incoscienza, bè avevo 12 anni quando ho iniziato a capirli veramente. E li odiavo, li odiavo anche io i finocchi, e giuro che i primi tempi, i primi pompini che facevo piazzandomi davanti le immagini di uomini scolpiti e super dotati, bè il mio era un su e giù di disprezzo, eiaculavo odio e quel piacere che ne traevo mi faceva solo star male. Ci ho provato, eccome se ci ho provato a farmelo venir duro con le donne, ma proprio niente da fare. Un cazzo di difetto di fabbrica, ecco cosa m’è capitato. Come se essere nato Milkovich non fosse già abbastanza. Se almeno c’avessi avuto la fregna come Mandy avrei avuto una scusa ma nessun passaggio facilitato per il cazzo di Mickey Milkovich.
Quando mio padre ha deciso di passare un po’ di tempo sano col suo ennesimo figlio e quindi mi ha portato per la prima volta in un bordello non come spettatore ma come partecipante attivo, bè che dire…
Continuo ancora adesso a scegliermi le grasse. Perché con loro che hanno una vagina immensa o è duro o è moscio e svogliato non fa differenza. Non lo sentono mica il tuo cazzo di pene perché in quella voragine che hanno tra le gambe sei solo uno di passaggio e si sa che hanno imparato a fingere orgasmi in prima elementare, quelle grasse.
Non guardo mai in faccia le gente che scopo, nel senso, non è per quella cosa normale della sistemazione logistica ad incastro per cui a meno che tu non abbia le chiappe in faccia è impossibile guardare l’altro negli occhi.. io intendo che non riesco a guardarli né prima né dopo e se li vedo per strada a meno che non siano con le natiche al vento e il mio sperma non sia a infrarossi non riesco a riconoscerli. Mi da fastidio, cazzo se mi da fastidio. E mi piace, cazzo se mi piace. E’ tutto così incasinato, tutto così sbagliato, tutto così difficile..
La gente pensa Mickey Milkovich e pensa all’ignorante che sono, che i verbi forse non li so coniugare granché ma non pensassero che non sarebbe piaciuto anche a me avere una cazzo di famiglia felice con la mamma che se va a fare la spesa puoi giurare che poi torna, o comunque non muore di parto. Che tuo padre non ti usa come scusa per spacciare più roba, che non stringe le palle la sera prima di andare a letto quando hai otto anni, così come si fa con i cavalli per vedere se sono buoni o meno. Io avrei voluto evitare di sentirmi una cazzo di bestia ogni minuto della mia vita e gli unici momenti in cui mi sento vivo sono quelli in cui tengo in mano una pistola. Doppi sensi e non.
Da un anno il mio super io ha spinto un’altra cosa in questa merda di oblio, l’ha spinto nell’oblio con la stessa forza e intensità con cui quello ha sfondato me. Solo che il primo non mi è piaciuto tanto quanto il secondo. Ian Gallagher, ecco un’altra faccia che spunta da quel fottuto buco celebrale. Ha gli occhi di un verde che brilla, che riesci a vederci tipo delle scagliette che sono bellissime perché ognuna va in una direzione diversa e io posso solo immaginare dove puntino perché non mi è concesso guardarli troppo. Ha i capelli che io non so neanche se siano morbidi o crespi se li tocchi, devo trattarlo con lo stesso distacco di un medico e il suo cazzo di paziente, come se avesse qualche malattia mortale tipo la gonorrea e la potessi prendere se gli annuso il collo. Che poi che cazzo è la gonorrea. Ian Milkovich è uno stronzetto, crede di poterli fare tutti fessi solo per quel sorrisetto disarmate che ti trapana il cervello appena provi a cancellarlo dalla tua vista. Perché quando mi ha toccato la prima volta e mi ha spinto sul letto perché voleva indietro una cazzo di pistola è stato un altro tipo di arma a rispondere al richiamo. E Dio, le sue mani erano così fresche, così decise, così piccole e forti.. ho tolto i pantaloni che neanche ricordo di averli mai indossati, ho abbassato le mutande senza preoccuparmi di cose importanti come ad esempio chiudere a chiave la cazzo di porta. Per la prima volta mi sono messo faccia al muro e comunque non l’ho guardato negli occhi mentre sentivo che prendeva possesso di tutto ciò che avevo lasciato chiuso a chiave nel cassetto dei sogni da frocetto, ma quegli occhi verdi li avevo stampati nei miei. A tratti le mie stesse iridi hanno assunto la medesima colorazione per emularlo, mi ci gioco il culo. Quel giorno è stato il primo in cui mi sia concesso ad un altro uomo come un incrocio malato tra una qualche pulzella dignitosa di alto rango e una battona circondata di bitume ma è anche stata la prima volta in cui sono riuscita a fare mia un’altra persona.
Quel giorno fottuto, bastardo e maledetto Ian Gallagher è diventato mio e da allora le cose non hanno potuto che peggiorare perché più menti più credi alle tue stesse bugie. E se la verità ti si pianta nel culo e i tuoi occhi non sono più solo tuoi, allora non potrà che fare male.  
E se tutte queste cose le ricordo e non riesco a cancellarle allora vuol dire che il mio Oblio è difettoso o che il mio super Io è una checca isterica che non sa imporsi.
Quindi tutta questa roba in teoria sepolta  torna sempre a galla e quello che deve nascondersi sono io.
Tutto tranquillo sul fronte Mickey Milkovich perché Mickey Milkovich è solo l’ennesimo bastardo figlio di puttana che non sa neanche formulare una frase con più di tre parole senza che almeno due non riguardino sesso e omicidi, figuriamoci se può passare le notti da insonne a pensare alla sua cazzo di vita.
Mickey Milkovich è bello immaginarselo mentre lo arrestano per l’ennesima volta e bestemmia con gli sputi di sangue che sprizzano dal naso e dalla bocca come fuochi d’artificio il giorno di Natale, non mentre si accoccola al petto dell’unico uomo che avrà per sempre paura di poter amare. Niente carezze e niente baci, solo occhi neri e qualche grammo che si infila per caso nel buco della tasca dei jeans lerci. Mickey Milkovich è uno che se parla di sentimenti è solo per chiederti come si fa lo spelling perché non lo sa scrivere, uno che nel cuore non ha nulla. Infatti è il cervello che lo fotte.

  
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