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Autore: HappinessBK    15/08/2013    2 recensioni
Cosa succede quando due persone agli antipodi si scontrano?
Kathrine ha diciassette anni. Scostante quando impulsiva, si butta a capofitto in ciò che non conosce con tutto l'entusiasmo di una sconsiderata ragazzina.
Jared ha vent'anni. Una vita perfetta servita su un piatto d'argento e la risposta sempre pronta.
Quando la coincidenza decide di pasticciare con i destini altrui il confine tra giusto e sbagliato si confonde e in men che non si dica Londra diventa teatro di un'ennesima storia d'amore.
Ma Kathrine ha Will, bellissimo modello che sembra l'incarnazione di un perfetto fidanzato.
Jared dal canto suo sta con Bonnie Ollie Mors, aspirante cantante nonchè bambola vivente.
Le relazioni si intrecciano, le amicizie tradiscono e non esistono più distinzioni tra vittime e prede.
''-Smettila di chiamarmi bambina- Sono un'idiota. Sì, lo sono. Gli avevo risposo ancora prima di imporre a me stessa di stare zitta. Barriere mente-bocca: totalmente inesistenti.
Con fare esausto mi costrinsi ad alzare lo sguardo. Non lo avessi mai fatto.
Il mio sguardo come una calamita si incatenò al suo, i suoi occhi verdi richiamarono i miei in maniera tanto violenta che mi venne la pelle d'oca''
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Incontri e scontri

-Non ci potrai mai credere-
Phoebe, nonché mia migliore amica, si sporse verso di me e puntò i suoi grandi occhi azzurri dritti nei miei.
-Mh… racconta- Scrollai le spalle in segno di rassegnazione e voltai la sedia verso di lei per ascoltarla.
-Allora, dicevo. Non ci potrai mai credere!- Si scostò una ciocca di capelli biondi dal viso mentre io alzavo gli occhi al cielo.
-Va bene- Sospirai. -Ma arriva al succo del discorso prima che la campanella suoni-
-Giusto, giusto. Allora...sabato sera sono uscita con Miranda. Hai presente quella ragazza bassina con un cesto di boccoli in testa? Lei.  E beh...ho incontrato un ragazzo fantastico. Fan-ta-sti-co- 
-Mhmh...molto interessante. E, dimmi: cosa avrebbe di diverso questo ragazzo o che cosa ha in più rispetto a Thomas, Liam..aspetta, come si chiama quello di tre sabati fa?- Storsi il naso nel tentativo di ricordare il nome.
-Leonard. In ogni caso Caterina, devi ascoltarmi. Lui non ha nulla, assolutamente nulla a che vedere con quei bifolchi!- Phoebe stava annuendo con fare convinto e fece per aprire la bocca quando la campanella suonò.
La Rossi fu preceduta dal solito ticchettio fastidioso delle sue scarpe e quando entrò tutta la classe si alzò in piedi rumorosamente. Non potei fare a meno di notare il registro che la prof teneva contro il petto. Brutto segno: interrogazione imminente.
‘’Ti racconto dopo’’ Phoebe mimò.

-Insomma! Ti stavo dicendo!- Una ragazza biondo cenere, non troppo alta e con degli occhi azzurri capaci di trapassare chiunque da parte a parte mi piombò davanti. Nè il sei e mezzo-di cui andavo assai fiera- appena preso a latino, nè l'entusiasmo della mia amica avrebbero potuto rendere quella giornata meno lunga ed estenuante.
-E va bene, raccontami di questo benedetto ragazzo- La fulminai con lo sguardo e continuai per la strada verso la stazione, non vedevo l'ora di tornare a casa e riposarmi.
-Si chiama Jared, è alto tanto da sembrare un armadio, ha dei muscoli da paura e gli occhi verdi. Ci siamo conosciuti in un pub, la sua fidanzata stava cantando sul palco e per sbaglio mi ha sporcato con il suo drink. Oddio, non laverò mai quella macchia.-
Mi voltai verso Phoebe e rabbrividii nel vedere i suoi occhi a forma di cuoricino.
-E quindi, che cosa è successo poi?- Domandai, a questo punto incuriosita.
-Oh, ma niente! Mi ha sorriso e...Caterina! Non puoi capire! Il suo sorriso, il suo sorriso è qualcosa di incomparabile- Alzai un sopracciglio, non stava bene.
-Hai intenzione di risentirlo..hai il suo numero per provare a rintracciarlo..?-
-Assolutamente sì! Mi ha promesso che avrebbe portato in lavanderia il mio vestito! Beh..ovviamente non potevo togliermelo e darglielo sul momento e quindi mi ha lasciato il suo numero, così che ci potremo rivedere !-
-E tu hai veramente bisogno di uno sconosciuto che ti lavi i vestiti? Suvvia Phì, sei ricchissima-
-Accidenti, ma tu sei veramente una testona! Io mi chiedo ancora come  tu abbia fatto a conquistare William!- Le sue parole continuavano, squillanti come sempre, ma nella mia testa divennero come immagini sfocate. Già, William, il mio bellissimo fidanzato ambito da tutta la città che non si faceva sentire da giorni.
-Ma mi stai ascoltando?- Una sua pacca sulla testa mi riportò coi piedi per terra -Io l'ho fatto solo per poterlo incontrare ancora! Altro che vestito e vestito..anzi, se proprio vuole, quello me lo toglierò davvero. Ma quando saremo soli!-
Incespicai nel marciapiede dismesso e di poco non caddi a gambe all’aria. -Accidenti!- corrucciai la fronte e gonfiai le guance, fermandomi a fissare la buca per terra.
-Maddai, se lo vedessi non diresti così!- Sbuffò la bionda mentre continuava a camminare senza accorgersi di star parlando ad un malcapitato passante anziché all’amica. -Oddio!Kath, dove sei?!- Sobbalzò dopo qualche attimo e si girò,trovandomi a pochi metri da lei mentre mi mordevo le labbra per trattenere una risata.
-Ma..ma..ma che ci fai tu lì?- Fissai la sua espressione imbronciata, sembrava davvero una bambina in alcuni momenti e non riuscii a non ridere.
-Sei veramente senza cuore- sentenziò succesivamente quando le ritornai accanto.
-Certo certo, come vuoi tu- Annuii, continuando a sghignazzare sotto i baffi fino a che non mi accorsi di essere arrivata alla stazione.
-Beh..allora, ci vediamo domani?-
-Certo, a domani Phì-
-A domani Kath-
Phoebe si allontanò da me saltellando e si allontanò verso casa sua. Rimasi qualche attimo ad osservare come tutti i ragazzi si voltassero verso di lei mentre l'ignara tornava a casa; in effetti, Phoebe era davvero una bella ragazza. I capelli le ondeggiavano sulle spalle in onde talmente naturali da farla sembrare una visione nonostante i suoi diciassette anni. Improvvisamente un pensiero mi lampò in mente: domani sarebbe stato il compleanno di mia madre ed io ancora non le avevo comprato nulla. Come potevo essere così sprovveduta? Proprio mentre sentivo i binari stridere, segno che il treno stava per arrivare, alzai i tacchi e mi diressi fuori dalla stazione.
Trovare un regalo adatto fu impossibile, avevo i soldi contati in tasca e non solo il budget costituiva un problema, ma anche i gusti di mia madre. Era una donna singolare, quel tipo di donna che accusa il passaggio degli anni nel corpo ma non nel sorriso. Desideravo regalarle qualche cosmetico, credevo che le sarebbe piaciuto ma, se non avessi azzeccato il colore adatto, sarebbe stato soltanto uno spreco di soldi. Alla fine, dopo aver straziato la commessa ed averle fatto trasportare quasi tutti gli articoli dalla vetrina al bancone, optai per un rossetto rosa acceso. Le sarebbe andato bene, o almeno speravo.
Un ora e dodici minuti dopo, con un pacchetto infiocchettato nello zaino, il portafoglio svuotato e tutti i vestiti impregnati di pioggia ero di nuovo davanti alla stazione.
-Non è possibile, non è possibile. Solo a me capitano queste cose!- Borbottai ad alta voce mentre un passante mi guardava male. Richiusi l'ombrello e lo scossi per cercare di far scivolare via la pioggia, non c'era niente di peggio che entrare nella metro con un ombrello bagnato tra le mani.
-Hei!Hei! stai attenta bambina!-
Un ragazzo alto circa un metro e novanta mi stava davanti, la maglia colore bordeaux bagnata dagli schizzi di pioggia e la mano davanti al viso nel tentativo di ripararsi. I miei occhi caddero sul muscolo del suo braccio, teso e tonico che si intravedeva dalla maglietta mezza incollata al suo corpo.
-Non sono una bambina!- Ottimo, non solo avevo appena schizzato la pioggia del mio ombrello in faccia ad uno sconosciuto ma gli avevo anche risposto male! E come se non fosse già abbastanza questo sconosciuto aveva la maglia completamente aderita al torace che lasciava trasparire la scacchiera perfetta dei suoi addominali.
'Alza il viso Kathrine, alza il viso' Pensai, tentando di focalizzarmi su quel comando e distogliere gli occhi dal suo corpo.
-Accidenti, che lingua lunga questa bambina-
La sua voce mi provocò un sobbalzo, era roca e calda, probabilmente era dovuta ad un principio di tosse ma qualcosa mi fece pensare che quella fosse la sua vera voce.
-Smettila di chiamarmi bambina- Sono un'idiota. Sì, lo sono. Gli avevo risposo ancora prima di imporre a me stessa di stare zitta. Barriere mente-bocca: totalmente inesistenti.
 Con fare esausto mi costrinsi ad alzare lo sguardo. Non lo avessi mai fatto.
Il mio sguardo come una calamita si incatenò al suo, i suoi occhi verdi richiamarono i miei in maniera tanto violenta che mi venne la pelle d'oca; per la prima volta in tutta la mia vita sentii una sorta di scossa attraversarmi il corpo ed impormi di non spostare lo sguardo, di non smettere di perdermi in quel verde. Feci mezzo passo verso di lui e deglutii nel tentativo di ravvivare la gola che in un attimo si era seccata, non avevo mai visto un ragazzo tanto bello e tutta quella bellezza mi metteva in imbarazzo.
'Kathrine.'
Mi imposi di ritornare ad un limite di decenza e subito il mio orgoglio-che al momento doveva essere assopito dato che avevo l'espressione di un pesce- si fece vivo e mi comandò di ritornare schiena dritta, petto in fuori ed un passo indietro. Ma questo non fu possibile. Lo sconosciuto afferrò la mia mano e mi tirò a sè con leggerezza, quel tanto che bastava per non permettermi di tornare sui miei passi.
-Attenta, ti è caduto l'ombrello, bambina- Sussurrò piano e vidi le sue labbra carnose e piene schiudersi lentamente fino ad emettere un sussurro, quelle parole, pronunciate a voce così bassa, sembravano qualcosa di intimo e in men che non si dica arrosii.
-Bambina, l'ombrello- Ripetè il ragazzo mentre lasciava che la sua mano dal mio polso vagasse sui miei fianchi e li sfiorasse. Indietreggiai immediatamente e, senza nemmeno avere il tempo di capire come fosse successo, mi ritrovai seduta per terra con le natiche doloranti.
-Aia che dolore!- Frignai a denti stretti per non attirare l'attenzione di nessuno.
-Te l'avevo detto, l'ombrello- Lo sconosciuto alzò il sopracciglio in una espressione da 'te l'avevo detto' e con una mano raccolse l'oggetto da terra, sventolandomelo davanti al naso mentre tendeva l'altra verso di me e mi invitava ad alzarmi da terra.
-Ma che cosa vuoi tu?!- Lo fissai con espressione stizzita per qualche attimo, mi tirai su come se non avessi avuto una mano sbucciata e pulsante di dolore a causa della caduta e gli presi l'ombrello dalle mani. Mi voltai e proseguii verso la metro che stava per arrivare.
Lo sentii sbuffare dietro di me e superarmi senza alcuna difficoltà mentre io zoppicavo ed incespicavo nei miei passi a causa della caduta.
'Kathrine, com'è possibile che tu sia così stupida?' 
Il ragazzo entrò nella metro ed io rimasi con espressione da pesce lesso, ancora una volta, a fissarlo mentre le parole di Phoebe mi tornavano alla mente.
''Si chiama Jared, è alto tanto da sembrare un armadio, ha dei muscoli da paura e gli occhi verdi.''
Socchiusi gli occhi, continuando a fissare il ragazzo come a fare un'attenta analisi di ogni più piccolo particolare del suo viso.
'Possibile?' 
-Merda..- Il ragazzo appoggiò una mano sulle porte del treno per impedire che si chiudessero e tirò dentro la sottoscritta che, troppo presa dal fissarlo spudoratamente, era rimasta fuori.
-G..grazie- Balbettai, improvvisamente col viso schiacciato contro il suo petto che mi trovavo a scoprire caldo e marmoreo.
-Stai attenta la prossima volta.- La sua voce, stavolta meno roca e calda, mi rimproverò ed il ragazzo si appoggiò contro le porte del mezzo , incrociando le braccia al petto con espressione scocciata.
Sondai il suo viso e in qualche modo mi sentii la causa della sua espressione stizzita, mi sentii umiliata per la figuraccia fatta poco prima e per il fatto di aver dovuto ringraziare uno sconosciuto a cui stavo antipatica dopo neanche cinque minuti che ci eravamo incontrati. La vista si annebbiò e presi a mordermi il labbro con nervosismo mentre tentavo di reprimere le lacrime. Lacrime causate dal dolore alla gamba ed alla mano, sicuramente.
-Uffa- Mormorai tra me e me mentre prendevo tra le mani lo zaino e vi rovistavo dentro.
-Menomale- Sospirai gratificata appena trovai il regalo intatto di mia madre. Rimisi tutto nel suo posto con cura ed una volta rimesso lo zaino sulle spalle notai di avere il palmo della mano completamente sporco di terra, graffiato e sanguinante.
'Non ci posso credere. Non ci posso credere.' Ripetei mentalmente quella frase come mantra nel frattempo che cercavo dei fazzoletti che -ovviamente-non trovavo. Alla fine mi arresi e sospirai, tra poco sarei tornata a casa, dovevo sopportare il bruciore solo per qualche altro minuto.
-Vieni qua- Roca, era di nuovo roca. Mi abbandonai ad un sorriso compiaciuto nel sentire quella sfumatura così calda ed accogliente di quella voce e non mi resi conto di cosa stesse dicendo. -Bambina, avvicinati-
Mi voltai verso di lui con gli occhioni spalancati, sì, proprio come una bambina contenta nel constatare che il suo amichetto l'ha appena perdonata e rimasi a guardarlo col mento leggermente sporto verso di lui, suggerendogli con quell'espressione di continuare a parlare. Scrollò le spalle per la mia reazione che evidentemente non lo aveva soddisfatto e si avvicinò lui a me stavolta. Mi ritrovai a rivolgergli un broncio mal celato per il suo gesto e lui scoppiò a ridere.
-Mi dici che cosa ci trovi di divertente in tutto questo?-
-Che sembri davvero una bambina-
-Beh, non lo sono, mi spiace per te-
-Ma lo sembri-
-No-
-si-
-No-
-Si-
-No-
-Dopo ciò aggiungerei anche capricciosa- Lo guardai con espressione scandalizzata. Come si permetteva di appellare una sconosciuta in quel modo ed oltretutto darmi anche della capricciosa?!
-Questa non te la perdono-
Assunsi un tono più serio ed il broncio si fece nuovamente largo sul mio viso mentre sentivo il peso del suo corpo schiacciare il mio contro le porte e il suo viso mi si fece vicino.
-Bimba, quando mai mi hai perdonato?- Sussurrò nuovamente a bassa voce, in modo ancora così intimo che mi fece arrossire per l'ennesima volta ed un ricciolo dei suoi capelli neri sfiorò la mia fronte, provocandomi un sorriso involontario. 
Uno sconosciuto, perchè questo era, si trovava chinato su di me ad un palmo del mio viso mentre mi sussurrava in maniera segreta delle frasi innaturali per due persone che non si conoscono e tutto ciò che riuscivo a fare io era sorridergli. Il ragazzò portò una mano sul mio fianco e fece quel gesto con una tale naturalezza che glielo lasciai fare senza oppormi, senza nemmeno provarci. La mia vena critica, antipatica e asociale era completamente scomparsa in quel momento, non capivo più nulla. Il suo respiro era caldo, ancora troppo lontano dal mio viso per i miei gusti ma abbastanza vicino da poter capire che era accellerato, così come l'alzarsi ed abbassarsi del suo petto che, a causa della mia scarsa altezza, era chino su di me. Percepivo il pollice della sua mano accarezzare il mio fianco destro, senza indugiare in maniera maliziosa ma accarezzandomi in maniera abbastanza peccaminosa da poter pensare che quella mano avrebbe desiderato sgusciare sotto la maglia, forse.
Improvvisamente la metro si fermò e le porte si aprirono, causando una mia quasi caduta che fu trattenuta dal mio salvatore che mi tirò a sè e costrinse il mio volto contro il suo petto ed il mio torace nella morsa delle sue braccia. Le sue mani calde vagarono per un attimo, solo un attimo, sulla mia schiena, come se fossero state curiose, troppo poco per poter pensare ad un gesto volontario, troppo intenso il brivido che mi assalii per pensare che chiunque avrebbe potuto farmi trasalire in quella maniera.
-G..grazie- mormorai contro il suo torace mentre quella che rimaneva appolipata, ancora col cuore in gola per lo spavento, a lui ero io.
-Prego bambina- Lo sentii parlare ridendo mentre constatava le mie mani aggrappate alle sue spalle. Aprii la bocca e di certo mi sarei scandalizzata di me stessa se una canzone con voce femminile non mi avesse risvegliato dai miei pensieri e fatto sobbalzare indietro, lontano dal ragazzo.
-A-aspetta un attimo- Il ragazzo appoggiò una mano sulla tasca dei jeans che evidenziavano la muscolatura perfetta delle sue gambe e mi resi conto che il cellulare era suo. Corrucciò la fronte con fare scocciato e, proprio come se nulla fosse mai successo, uscì dalla metro che si era appena fermata.
Rimasi a bocca aperta a fissare le porte scorrevoli senza riuscire a comporre alcun pensiero per alcuni attimi. Passati questi attimi, la mia mente venne inondata di domande ed accuse a me stessa. Presi un sospiro pesante, come una persona che si sveglia da un incubo e affogai le lacrime che minacciavano di uscire con una fragorosa risata. Soltanto io potevo essere capace di una cosa del genere, niente da dire.
Soltanto la sottoscritta poteva essere capace di fare una sonora figuraccia con uno sconosciuto, rispondergli male ma allo stesso tempo mangiarselo con gli occhi per poi essere aiutata da lui. E come se non bastasse mi ero anche palesemente incollata a quel ragazzo come se fosse stato un amico di vecchia data, ovviamente poi lui se n'era andato proprio come se nulla fosse.
Portai un dito ad asciugare una lacrima che mi era sfuggita a causa di quella risata amara eppoi riportai la mano nella tasca della felpa, rendendomi conto che c'era qualcosa dentro.
-E..e questo?- Tirai fuori dalla tasca un fazzoletto e rimasi a fissarlo senza parole mentre la metro apriva le porte per la mia fermata ed io, come sempre troppo presa dai miei pensieri, non riuscii a realizzare che dovevo scendere e rimasi ferma al mio posto.
-Non ci posso credere- Ripetei a me stessa, per la millesima volta in questa giornata mentre col fazzoletto mi tamponavo il sangue dai graffi sulla mano e fissavo sbalordita la porta che si richiudeva davanti ai miei occhi.

-Sono a casa- Appoggiai con fare scocciato lo zaino davanti alla porta di casa e sorrisi nel vedere la mia gattina venirmi incontro per darmi il bentornata a casa.
-Anche tu mi sei mancata Rin- Le baciai con dolcezza la testa, presi a farle i grattini dietro al collo e lei mi rispose con delle fusa.
-Oh..se non ci fossi tu, che cosa farei- Sorrisi solarmente e tutto ciò che era successo durante la mattinata sembrava solo un ricordo lontano. Perchè preoccuparsi di uno sconosciuto?Giusto, nessuna preoccupazione.
Annuii convinta e mentre mettevo i croccantini per Rin nella ciotola afferrai il cellulare. Nello schermo vidi apparire l'icona di un messaggio e, come sempre travolta da un brivido, lo aprii velocemente.

''Non riesco a tornare in città per questo fine settimana piccola, mi spiace. Ti amo''
Sbiancai totalmente e rilessi il messaggio cinque o sei volte, no, forse molte di più. William, William, William, perchè?
Appoggiai il cellulare sul tavolo, lo allontanai quel tanto che bastava per non rileggere quel messaggio nuovamente e mi sedetti sulla sedia per poi appoggiare la fronte sulle mani congiunte e mordermi forte il labbro. Rimasi qualche minuto ferma, in silenzio, col solo rumore dei miagolii di Rin in sottofondo. Non sapevo cosa fare, cosa dire e come comportarmi in quella situazione, mi sentivo trascurata ed usata.
William aveva un anno in più di me, ci eravamo conosciuti ad uno stupido corso di difesa personale a cui mi aveva iscritto mia madre durante l'estate ed era successo. Era successo tutto ciò che le ragazzine vedono nei film romantici, tutto quello che una ragazza aspetta per anni: ci eravamo innamorati. Io ero innamorata di lui, lui era innamorato di me. Per circa tre  anni questo sentimento era bastato per tenerci insieme nonostante le litigate, la distanza o qualsiasi altro tipo di intoppo, ma ora, ora non sapevo più che cosa fare. William aveva cominciato a frequentare un'università fuori  Londra e nel fine settimana lavorava come modello. Questo comportava lo stare più lontani del previsto. Mi sentivo sola senza di lui, mi sentivo trascurata tutte le volte che mi diceva che non poteva tornare da me, mi sentivo gelosa nel pensare a chissà cosa sarebbe potuto succedere.
-Merda- battei un pugno sul tavolo e scrollai le spalle, presi il telefono e composi velocemente il numero di Phoebe.
-Phì..io..-
-Sono da te tra venti minuti, nel frattempo vedi di affogare i dispiaceri in una vaschetta di gelato-
Attaccai con un leggero sorriso sul volto.
Santa Phoebe, santissima donna.



Note: Sono nuovamente qua, subito dopo aver pubblicato il prologo. Dato che ero indecisa se pubblicarlo o no ho preferito pubblicarlo insieme al primo capitolo.
Soooooo, cominciamo a mettere le carte in tavola! Phoebe è un personaggio davvero divertente: modaiola, amicona, logorroica. L'esatta ragazza perfetta per farsi delle risate sincere che non ti abbandona mai. Lei avrà un ruolo molto importante nel corso della storia.-Ma non vi svelo niente-
Parliamo di Will! Come vi sembra? Suvvia, non ditemi che lo odiate! Vi assicuro che è davvero un bel bel bel ragazzo! E d'altra parte..non tutto è come sembra.
Kath: lei è la mia piccola dolce bambina. Un autoritratto con delle correzioni, per così dire. Lei ha i miei difetti e i pregi che io non ho e spero che nel corso dei capitoli la avvertirete vicina, riuscendo a capire il flusso sconnesso del suoi pensieri. Ovviamente per lei è una grande delusione non avere Will accanto a sè ma sente qualcosa che la trattiene dal mettere in chiaro le cose con lui. D'altra parte è lei stessa che sfugge.
Per ultimo ma non meno importante: Lui. Per questo capitolo lo chiamerò ''Lui'' perchè ancora non ha nome. Che ne pensate? Devo dire che anche lo scrivere l'incontro tra i due mi ha scombussolato e spero che sia lo stesso per voi! In realtà, analizzando bene la scena e vedendo le cose da fuori tra Lui e Kath non succede nulla di eclatante, tutto ciò che lei sente è amplificato dalle sensazioni che lui suscita in lei.
Beh, non mi dilungo ancora, ho una storia da scrivere!
Come sempre spero che recensiate, sia positivamente che negativamente. 
Un abbraccio.
Spring.
  
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