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Autore: ArwenUndomiel    16/08/2013    4 recensioni
"Harry aveva visto il suo incubo più grande, la causa di ogni suo problema crollare al suolo, poi anche lui era stato raggiunto dal fascio di luce di verde.
Aveva chiuso gli occhi e con un sorriso aveva sentito l’incantesimo
avvolgerlo."
E se morire si rivelasse la cosa migliore che potesse capitare?!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 2

 
 
Nell’area relax del secondo piano del San Mungo, Eleanor fissava il punto in cui erano scomparse le sue amiche.
Nonostante tentasse di mantenere la calma, era evidente che Lily era rimasta più che sconvolta dalla notizia.
Effettivamente chi non lo sarebbe stato?
Se fosse capitato qualcosa a James o Dylan le sarebbe venuto un attacco cardiaco seduta stante.
Aveva sempre ammirato la forza della sua più cara amica, sin da quando frequentavano Hogwarts e la guerra minacciava di distruggere tutto ciò che amavano.
Si erano prese da subito loro due, nonostante fossero state smistate in case diverse.
Avevano affrontato insieme tutti i problemi, dal più insignificante al più terribile.
E da quando quel 31 Ottobre 1981 aveva iniziato a ripetersi quella macabra tradizione, Eleanor si era schierata al suo fianco per lottare insieme contro tutto quello che sarebbe arrivato a disturbare le loro vite.
Inutile descrivere a parole la frustrazione che provavano quando si rendevano conto di essere effettivamente impotenti: non importava quanto provassero a proteggere le persone a loro care, ogni anno qualcuno finiva per farsi male inevitabilmente.
Con il passare del tempo avevano iniziato solo a sperare che quello che sarebbe certamente accaduto non fosse stato troppo terribile, fallendo miseramente.
Appena due anni prima, Sirius e James avevano rischiato di morire in circostanze ancora da definire, ma che ci fosse lo zampino dei Mangiamorte era ben più che una semplice supposizione; e solo l’anno scorso Voldemort era tornato in circolazione e grazie all’aiuto di Lucius Malfoy aveva quasi ucciso Harry.
Da allora erano tutti diventati iperprotettivi nei confronti del ragazzo, suscitando parecchi moti di ribellione da parte sua.
Era la fotocopia di James ed in quanto tale , il più piccolo di casa Potter non amava che gli si imponessero limitazioni, era uno spirito libero proprio come suo padre.
Inutile sottolineare il numero infinito di punizioni che si era beccato in nome della tanto agognata indipendenza.
A tenergli buona compagnia c’era ovviamente Dylan.
Che fosse figlio di Sirius era inequivocabile in quanto praticamente identici e se questo non fosse bastato ad accertare la paternità, a supporto della tesi c’erano il suo stesso carattere e persino il modo di camminare.
Per fortuna che almeno James, aveva ereditato molti suoi tratti caratteriali, non che fosse meno casinista, solo non era una calamità naturale come il fratello minore.
Eleanor aveva emesso uno sbuffo dalle labbra semichiuse, Harry e Dylan erano come fratelli, avevano passato tutta la loro vita insieme.
Se capitava qualcosa ad uno, l’altro era come minimo nel letto accanto in infermeria.
Aveva ponderato l’idea di fare come le aveva suggerito Lily e scrivere un biglietto a James per avvertirlo di quanto accaduto ad Hogwarts, in modo di essere lì il prima possibile per appurare l’entità dei danni, ma poi ci aveva ripensato.
Doveva andare di persona per tentare di sminuire la cosa il più possibile ed impedire al suo testimone di nozze di dare di matto.
Forse avrebbe potuto contare su suo marito per mantenere la calma , ma mentre si avviava verso i cunicoli della Metropolvere aveva realizzato con una punta di invidia che non era stata fortunata tanto quanto Dora, Remus era il marito ideale, Sirius più che altro una palla al piede.
 
 
Regulus si era scapicollato giù per la collina verso il campo da Quidditch.
Era uno dei momenti in cui desiderava ardentemente potersi materializzare all’interno dei confini della scuola.
James era preoccupato per quanto volesse nasconderlo, aveva imparato a conoscere ogni sfumatura della sua voce.
In qualità di suo padrino era stato promosso parecchie volte a babysitter e poteva interpretare senza troppe difficoltà i suoi stati d’animo.
Si era fermato un attimo per riprendere fiato quando aveva notato non troppo distante da lui, un capannello di persone.
A passo spedito si era diretto verso di loro ed era stato proprio il suo figlioccio ad andargli incontro.
“Zio Reg per fortuna che sei arrivato …” aveva detto visibilmente sollevato.
Regulus si era immediatamente avvicinato ad Harry che giaceva sul manto erboso ancora privo di sensi.
Aveva eseguito qualche incantesimo diagnostico ed era tutto nella norma.
Non aveva lesioni interne con conseguenti emorragie, le funzioni vitali erano quasi perfette, aveva registrato una leggera aritmia, ma niente di preoccupante.
“È solo svenuto … Si riprenderà a breve.” aveva detto sicuro, ma non aveva notato alcun sollievo negli sguardi dei ragazzi che lo circondavano.
“Devo forse sapere qualcosa ?” aveva domandato riducendo gli occhi a due fessure.
Il gruppo si era aperto, lasciando intravedere Dylan che se n’era rimasto in disparte.
Avendo intuito il chiaro riferimento, il guaritore aveva fatto apparire una barella e vi aveva adagiato il giovane.
“Alex, guida tu Harry in infermeria … Vi raggiungerò fra un attimo. E preparati, ci vogliono dei punti magici per quella ferita alla mano.” aveva detto mentre si dirigeva verso suo nipote.
Alexander leggermente sollevato per le condizioni di suo fratello era piombato nuovamente nella disperazione all’idea di farsi ricucire.
Empaticamente James gli aveva dato una pacca sulla spalla.
“Ley, ce la fai a camminare?” aveva domandato John apprensivo.
La persona senza dubbio più scossa era Ashley, non aveva detto una parola da quando erano arrivati sul posto.
La ragazza aveva annuito, ma il suo migliore amico non se l’era sentita di mollare la presa su di lei e quasi portandola in braccio aveva iniziato ad inerpicarsi verso il castello.
Ron ed Hermione, dal canto loro erano indecisi se seguire gli altri alla volta dell’infermeria o aspettare Dylan.
Ted aveva già fatto la sua scelta e stava un po’ in disparte seduto sui gradini di pietra che conducevano agli spogliatoi.
Alla fine i due avevano optato per seguire Harry, volevano essere presenti nel momento in cui si fosse svegliato.
Regulus aveva volutamente aspettato che gli altri si allontanassero, suo nipote aveva un carattere particolare, gli ricordava terribilmente suo fratello e non era affatto facile trattare con lui, soprattutto quando era preoccupato per qualcosa.
“Dylan …”
Il ragazzo era sussultato come se si fosse reso conto solo in quel momento di quello che era successo.
Spaesato si era guardato intorno ed aveva impercettibilmente sgranato gli occhi nel notare l’assenza di Harry ed il piccolo corteo che risaliva la collina.
Aveva puntato gli occhi color ghiaccio sullo zio come ad invitarlo a proseguire.
“Cosa è successo prima che arrivassi qui?” aveva domandato l’uomo, cauto.
“Noi … Stavamo volando, ad un certo punto Harry si è irrigidito ed è caduto da forse venti metri, ho lanciato un Incantesimo Ammortizzante, ero assolutamente certo che stesse bene, ma quando siamo scesi a terra …”
“Cosa ?”
“Mi ha scambiato per papà, zio Reg … LUI ha scambiato ME per mio padre.” aveva detto scuotendo il capo sconsolato.
Il guaritore aveva registrato l’informazione, il ragazzo presentava dei segni di confusione.
“Ho provato a farlo rinvenire, anche Lex ha tentato, ma non ha funzionato … Non ci sono stati cambiamenti …”
“Devo farti una domanda, non prenderla come una mancanza di fiducia, ma ho bisogno di sapere se Harry ha bevuto o … Fumato qualcosa di strano prima di questo incidente ?” aveva chiesto pregando che la risposta fosse negativa.
“Lui non beve e non fuma.” aveva risposto suo nipote scandalizzato.
Regulus non aveva potuto fare a meno di notare che Dylan avesse sottolineato che solo il giovane Potter non facesse uso di alcool o droga.
Voleva approfondire il discorso, ma sapeva che probabilmente in quel momento avrebbe usato delle parole poco adatte ottenendo l’unico risultato di farlo chiudere a riccio.
Se Sirius avesse scoperto una cosa del genere, lo avrebbe fatto fuori, senza ombra di dubbio.
“C’è dell’altro che dovrei sapere ?” aveva domandato notando un curioso scambio di sguardi tra suo nipote e Ted.
Dylan aveva scosso il capo.
Era ovvio che ci fosse qualcosa e lui sperava che non fosse rilevante per capire quello che stava succedendo.
“Allora che ne dite di salire con me al castello? Non dovete sentirvi in colpa, sarebbe potuto capitare a chiunque e voi avete fatto il possibile per aiutarlo.”
I due ragazzi avevano annuito meccanicamente.
Mentre si dirigevano verso la scuola, Regulus aveva fatto un resoconto delle informazioni che aveva ottenuto dalla conversazione con suo nipote.
Il fatto che Harry non si fosse svegliato nemmeno dopo l’utilizzo dell’ Innerva era parecchio strano e la confusione che aveva manifestato prima di perdere i sensi poteva complicare decisamente le cose.
Sperava che Eleanor accompagnasse Lily in infermeria, con il suo aiuto era certo che sarebbero arrivati a capo di quella situazione molto più rapidamente.
O almeno lo sperava.
 
 
Severus Piton faceva avanti e indietro nel suo studio da almeno un’ora, più o meno il tempo che era trascorso da quando aveva inviato la lettera a Lily.
Aveva percorso tanti di quei chilometri che probabilmente se avesse deciso di partecipare alla maratona di New York l’avrebbe vinta senza grosse difficoltà.
A giudicare dallo scemare del brusio nel corridoio antistante i suoi quartieri doveva essere quasi ora di cena e della donna nemmeno l’ombra.
Stava seriamente considerando che le fosse capitato qualcosa di grave, quando una fiamma verde aveva animato il suo camino e ne erano venute fuori due persone.
“Severus …” aveva detto Lily pallida come un cencio.
“Come mai ci avete impiegato tanto ? Avete avuto problemi ?” aveva detto l’uomo dopo aver fatto un cenno di saluto sia a lei che ad Alice.
“Per lasciare la clinica dovevamo necessariamente avvertire il direttore e ci è voluto un po’ … ”
“Quell’idiota di Lancaster non capirebbe di trovarsi di fronte ad un’emergenza, nemmeno se gli amputassero una mano …” aveva detto velenoso.
Era risaputo che non corresse buon sangue tra i due già dai tempi della scuola.
Byron Lancaster era il Corvonero più ottuso che Hogwarts avesse mai avuto.
Lily aveva accennato un sorriso e Severus si era sentito sollevato, era sempre lieto di rallegrare le persone con le sue invettive contro gli inetti.
“Non usare mezzi termini … Dimmi cos’è successo ad Harry, devo essere preparata per quando me lo troverò davanti …” aveva detto la donna puntando gli occhi smeraldo su di lui.
Ricordava perfettamente l’anno precedente, quando se lo era ritrovato coperto di sangue e che a stento respirava.
Quella rievocazione gli aveva mozzato il respiro in gola.
Piton le aveva rivolto uno sguardo sofferente, seppur avesse tentato di apparire in tutti i modi controllato.
“Purtroppo non posso aiutarti Lils … Regulus è andato al campo da Quidditch per soccorrerlo, ma non ho idea del motivo … Spostiamoci in infermeria, se non sono ancora arrivati manca poco …”
La donna aveva annuito, i capelli vermigli erano scesi a coprirle il volto.
Voleva urlare al mondo intero che quella situazione l’aveva esasperata, voleva piangere senza ritegno come se fosse una bambina capricciosa per dare sfogo ai suoi sentimenti e forse sentirsi un po’ meglio, ma non poteva.
Era una madre e non aveva più tempo per essere debole.
Alice le aveva afferrato un braccio per darle coraggio e dopo averle rivolto uno sguardo grato si erano incamminati verso il piano superiore.
Il tragitto era stato percorso in silenzio, non sembrava esserci nessun altro in giro.
“È l’ora di cena …” era intervenuto Severus intuendo i pensieri delle due donne.
“La McGranitt è stata informata?”
“Sì, ma Silente non è in sede quindi non può abbandonare la Sala …”
La breve conversazione era stata interrotta dall’arrivo di un gruppo di persone dal capo opposto del corridoio.
A Lily era bastato un istante per riconoscere il ragazzo sulla barella e quello che la stava guidando verso l’infermeria.
Senza attendere oltre aveva allungato il passo.
“Mamma!” aveva detto Alex sorpreso.
Lily lo aveva abbracciato di slancio.
“Cos’è successo ?” aveva domandato chinandosi su Harry e poi cercando con lo sguardo Ashley.
“È caduto dalla scopa, Regulus dice che sta bene … Sembra solo svenuto.” aveva risposto accennando ad un sorriso.
“Tua sorella dov’è?”
“Qui.” aveva risposto Ashley con un filo di voce.
“Tesoro … Vieni qui, Harry starà bene … Non preoccuparti.”
A dispetto delle apparenze sua figlia era una ragazza estremamente sensibile ed amava i suoi fratelli più di ogni altra cosa al mondo.
Harry poi era il più piccolo di casa e lo aveva sempre visto come il suo personale tesoro da proteggere.
Faticava più degli altri a riprendersi quando accadeva qualcosa di spiacevole.
Lily le aveva scostato i capelli rossi, della sua stessa sfumatura, dal visino coperto di lentiggini e le aveva lasciato una carezza.
Ashley le aveva puntato gli occhi nocciola addosso come a volerle leggere nei pensieri per accertarsi che potesse davvero stare tranquilla.
Quando sua madre le aveva sorriso, si era visibilmente rilassata, ma era ancora troppo provata per stare in piedi da sola.
Prontamente Severus l’aveva afferrata.
“Hey tu, non sei un po’ troppo grande per essere tenuta in piedi di peso ?” aveva detto con un ghigno ed il solito tono dolce che riservava solo a lei.
Non aveva potuto credere alle sue orecchie quando Lily gli aveva domandato di essere il suo padrino e la cosa più sconvolgente era che anche Potter fosse d’accordo.
La ragazza gli aveva fatto una smorfia e si era accoccolata meglio contro il suo petto, come faceva quando era piccola.
“Voi state tutti bene ?” aveva poi domandato la signora Potter ricevendo dei cenni di assenso.
“Lex … La tua mano.” aveva poi aggiunto notando le gocce di sangue che colando dalle dita di suo figlio andavano a colorare il pavimento.
“Reg ha detto che ci vogliono i punti …” aveva annunciato rabbrividendo.
Lily aveva scosso il capo contrariata, non era la prima volta che in gesti di stizza Alexander si ferisse, ed era oltremodo stupido da parte sua.
“Non vedo Dylan, Ted e Andrea … Immagino che Neville non sapesse nulla dell’accaduto.” era intervenuta Alice.
“Dylan e Ted sono con Regulus, mentre Andrea non è stata avvisata … Era l’unica ad avere lezione oggi pomeriggio.” aveva risposto John.
“Neville deve essere in Sala Grande, lo abbiamo lasciato che studiava quando siamo andati al campo da Quidditch.” aveva detto Hermione.
“Bene, a parte Harry sembra che gli altri siano a posto …” aveva pensato Lily stancamente.
Qualche secondo dopo, anche la restante parte del gruppo era arrivata nel medesimo corridoio.
Il guaritore aveva sistemato Harry in uno dei letti dell’infermeria, mentre Madama Chips ,da poco rientrata, lo assisteva nel compiere alcuni test.
“Pensi che Eleanor ci raggiungerà ?” aveva domandato Regulus, mentre si tamponava con un fazzoletto la fronte imperlata di sudore.
“Dovrebbe … Se la conosco bene, anziché mandare un gufo a James sarà andata di persona ad avvertirlo.” aveva risposto Lily senza distogliere lo sguardo dal volto cadaverico di suo figlio.
Intanto nel corridoio erano rimasti solo i ragazzi, Piton era stato richiamato per una rissa interna alla sua casa ed Alice era dovuta tornare di fretta in clinica, con tanto di imprecazioni contro il direttore.
Alex aveva la mano fasciata contro il petto, mentre con l’altra accarezzava la schiena di sua sorella che era in uno stato di dormiveglia.
John e James tentavano di chiacchierare del più e del meno lanciando sguardi apprensivi verso i fratelli minori che erano entrambi seduti per terra.
Hermione aveva tirato fuori un grosso libro e per la disperazione, poco dopo Ron si era accodato a lei nello studio.
Accampati in quel modo li aveva trovati la più piccola del clan Black-Lupin-Potter.
Andrea Meda Lupin era una vivace ragazzina di 14 anni, aveva ereditato l’intelligenza e la sensibilità del padre e le doti più sbarazzine della madre.
Era adorabile con i suoi boccoli biondi e gli occhioni ambrati.
Non aveva il gene della licantropia completamente sviluppato nel suo DNA, ma in lei vi erano alcuni segni inconfondibili della maledizione, come ad esempio lo sguardo.
Quando a cena si era resa conto della mancanza di tutta la sua famiglia si era allarmata ed aveva deciso di recarsi nell’unico posto nel quale avrebbe potuto trovarli in quel particolare giorno di Ottobre.
Nessuno sembrava essersi accorto della sua presenza.
Aveva attraversato il corridoio e si era accomodata addosso al fratello maggiore, che era quasi balzato in aria per la mancanza di preavviso.
“Andy, mi hai fatto prendere un colpo!”
“Sono qui da circa cinque minuti … Deduco che se eravate tutti così sovrappensiero la situazione è grave …” aveva detto con uno sguardo ansioso al gruppo, aveva visto Teddy, ma Dylan ed Harry dov’erano?
“Harry è svenuto e stanno cercando di capirne la causa …”
Andrea aveva annuito tristemente, poi si era sporta ed aveva individuato l’altro pezzo mancante.
Il più piccolo dei fratelli Black aveva alzato gli occhi proprio in quello stesso istante e si erano scambiati uno sguardo indecifrabile.
Prima che qualcun altro se ne accorgesse, erano tornati a guardarsi intorno.
“Pensi che avremmo dovuto dire a Regulus degli incubi di Harry?”aveva detto Ted all’improvviso.
“No … Sono cose che gli appartengono, non avremmo alcun diritto di diffonderle … Se avesse voluto lo avrebbe fatto lui …”
“Non posso fare a meno di sentirmi in colpa, forse se l’avessimo pressato più avrebbe parlato con i suoi genitori …”
Dylan aveva scosso il capo.
“Lo conosci ... ”
“Già, ma non l’ho mai visto spaventato come nei giorni scorsi … “
L’altro aveva reclinato il capo all’indietro.
Aveva il vago ricordo di un paragrafo di un libro nel quale si diceva che le cose che accadono nel mondo onirico, avessero delle ripercussioni anche in quello reale.
Harry pativa le pene dell’inferno in quei sogni.
Nell’ultimo Voldemort lo aveva praticamente ucciso.
E se fosse stata quella la chiave di ogni cosa?
 
 
Eleanor era arrivata in men che non si dica al Ministero della magia.
Sicuramente era un bene che avesse impiegato così poco tempo, ma non aveva pensato al modo in cui dare la notizia.
Lily non le aveva dato alcuna informazione aggiuntiva e sperava soltanto che la situazione non fosse troppo grave.
Mentre rimurginava non si era resa conto che un uomo si stava spostando verso di lei.
“Ellie?”
Quasi era saltata in aria.
“Frank … Mi hai fatto venire un colpo!” aveva detto con una mano premuta sul petto.
“Credevo che fossi di turno con Alice …” aveva aggiunto l’uomo.
“Lo ero, ma dovevo assolutamente vedere Sirius così ho preso la restante parte del pomeriggio libera …”
“Non mi dire che è successo di nuovo qualcosa!” aveva detto allarmato.
Eleanor si era limitata ad annuire.
“Bene, vieni con me … Per la procedura di riconoscimento c’è una fila che arriva fino all’Atrium.”
Mentre si dirigevano verso l’ascensore, un tossicchiare sinistro aveva spinto entrambi a voltarsi ed un’identica smorfia di disgusto malcelata si era aperta sui loro visi.
“Ehm, ehm … La signora non ha il cartellino.” aveva detto Dolores Umbridge mentre si sistemava pomposamente la giacca di tweed rosa.
“Garantisco io per lei, signora sottosegretario … Conoscenza personale.” aveva risposto Frank nascondendo il fastidio.
La donna visibilmente delusa dal non poter fare rapporto sul comportamento dell’Auror, aveva rivolto loro uno sguardo di biasimo e se n’era andata.
Intuendo che Eleanor avrebbe fatto a breve qualcosa che li avrebbe fatti marcire ad Azkaban, il mago l’aveva tirata di peso nell’ascensore che si era diretto immediatamente al Dipartimento degli agenti magici.
“Quella megera!!”
“Metti via quella bacchetta Eleanor …”
“Perché mi hai fermata?! Non si sarebbe resa conto che ero io l’artefice della fattura!!”
“La zona è video controllata,altrimenti l’avrei affatturata io almeno una quindicina di anni fa.”
Eleanor aveva sempre saputo che Frank fosse un tipo a posto, ma con quell’ultima affermazione si era guadagnato il suo rispetto vita natural durante.
Il Dipartimento Auror era affollato come sempre, nonostante i turni pomeridiani fossero quasi giunti al termine.
L’ufficio che James e Sirius condividevano era proprio alla fine del tunnel creato dai cubicoli in cui lavoravano gli Auror meno esperti.
“Ellie, devo lasciarti qui perché devo parlare assolutamente con Dawlish prima che si dia alla fuga …”
“Conosco la strada Frank, non preoccuparti e grazie …”
“Tenetemi aggiornato …” aveva detto l’uomo facendole un cenno di saluto.
Eleanor era finalmente arrivata alla meta, aveva bussato ed atteso che qualcuno rispondesse.
“Vai via!”
“Dai James, l’ingresso è offlimits solo per Kingsley …”
“Rettifico: se sei Shacklebot vai via, altrimenti entra pure!”
La povera donna aveva alzato gli occhi al cielo, quei due erano senza speranza.
Aveva aperto la porta e fatto capolino nella stanza.
“Vedo che vi divertite …”
“El, che ci fai qui ?” aveva domandato Sirius alzandosi in piedi.
“Devo parlarvi … Ah, ciao Remus non ti avevo visto …” aveva detto con un sorriso.
“Ebbene sì, hanno trascinato anche me nel loro oziare …” aveva risposto Moony chinandosi per darle un bacio sulla guancia.
“Hey, hey, hey … Cosa sono queste smancerie?!” era intervenuto Sirius, tirandola a sé con fare possessivo.
Remus aveva inarcato un sopracciglio.
“Sei un caso disperato, Pad …”
Sirius aveva assottigliato lo sguardo per poi notare che James era rimasto stranamente in disparte perso in chissà quali pensieri.
“Jamie?” aveva domandato, incerto.
“Avanti Ellie … Vai subito al punto … Chi?” aveva detto suo fratello senza nemmeno rispondergli.
Eleanor aveva sospirato.
“Harry … Ma non so cosa sia accaduto con esattezza, Lily è ad Hogwarts … Andiamo insieme? ”
James aveva perso quel poco di colorito che gli restava. Sapeva che sarebbe successo, ma aveva sperato fino all’ultimo che quell’orribile tradizione avesse fine.
Abbassando il capo sconfitto aveva fatto un cenno di assenso.
Prima che potesse bloccarlo il ricordo di quello che era avvenuto l’anno precedente, gli era esploso davanti agli occhi.
 
… I Mangiamorte avevano tentato di sbarrar loro la strada, ma gli Auror erano riusciti a penetrare nelle loro difese.
James non si era fermato a combattere, era certo che Sirius gli coprisse le spalle.
Da quando Harry era scomparso quella stessa mattina dopo la gita ad Hogsmeade, non aveva fatto altro che ricerche per scoprire dove si trovasse.
Mai avrebbe pensato che il suo incantesimo di localizzazione lo portasse al cimitero di Riddle Manor, Little Hangleton.
Aveva seriamente creduto che suo figlio fosse morto.
Il cuore aveva smesso di battere quando l’aveva visto ricoperto di sangue con il capo ciondolante, legato ad una lapide.
Voldemort ormai in possesso di un corpo troneggiava su di lui.
“NON OSARE TOCCARLO!” aveva urlato,la rabbia cieca che provava in quel momento era chiaramente udibile nella sua voce.
Il signore oscuro si era voltato a guardarlo con disgusto.
Aveva alzato una mano cadaverica ed aveva scagliato contro suo figlio, la Maledizione Cruciatus.
Le urla di Harry gli avevano pervaso le orecchie e prima che potesse riprendere controllo di sé ed evocare qualunque tipo di incantesimo, quel mostro era già sparito.
Dietro di lui, Malfoy aveva tentato di fare lo stesso, ma con uno Schiantesimo potentissimo lo aveva mandato a tappeto.
Una volta arrivato davanti alla lapide, aveva reciso le corde.
“Harry …”

“HARRY! Rispondimi … RISPONDIMI! ”
Il petto di suo figlio aveva smesso di alzarsi ed abbassarsi, aveva provato a farlo rinvenire senza successo, così con mani tremanti gli aveva praticato un massaggio cardiaco.
“RESPIRA!! Avanti … RESPIRA!”
Il ragazzino aveva aperto gli occhi visibilmente appannati dalla sofferenza.
“Lo sa .. pevo che sar..esti arrivato … Grazie pa..pà.”
 
“Hey …” Remus gli si era avvicinato ed il flashback si era interrotto.
Prongs aveva gli occhi lucidi.
Quel ricordo era veramente troppo doloroso.
“Non sarà nulla di grave … ” aveva detto il licantropo con convinzione.
James aveva annuito debolmente.
“Andate, finisco di redigere questo rapporto e vi raggiungo subito …” aveva detto Sirius mentre dava un buffetto sulla testa a suo fratello.
Con un sorriso tirato, l’animagus era uscito dallo studio, seguito a ruota da Moony, ma prima che Eleanor potesse raggiungerli, suo marito l’aveva bloccata.
La donna gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Dove credevi di andare?” aveva detto con voce roca, prima di premere le labbra sulle sue.
Ellie aveva sentito i brividi percorrerle la schiena.
Lei e Sirius erano sposati da quasi diciotto anni, ma non aveva mai smesso di avvertire quelle sensazioni in sua presenza.
Quando si erano allontanati, era ancora in punta di piedi per compensare la differenza di altezza.
“Andrà tutto bene …” aveva detto l’animagus nel tentativo di rassicurarla.
Sua moglie aveva annuito, stava per richiudersi la porta alle spalle quando la voce di Sirius le era arrivata di nuovo alle orecchie
“Controlla che tuo figlio non abbia fatto danni … Altrimenti dovrà fare i conti con me.”
 
 
Harry aveva iniziato a prendere nuovamente coscienza di sé.
Aveva un corpo, questo era certo.
Il cuore batteva rumorosamente, delle voci che non conosceva gli arrivavano alle orecchie, le narici erano pervase da odori contrastanti.
Avrebbe giurato di riconoscere quello del disinfettante che Madama Chips utilizzava per la sua amata infermeria.
Si era impegnato a capire cosa gli fosse accaduto da quando il suo cervello aveva iniziato a snebbiarsi.
Prima di tutto quel pandemonio si trovava faccia a faccia con Voldemort.
Si erano scagliati contro l’anatema mortale a pochi secondi di distanza l’uno dall’altro.
Il corpo di quel bastardo aveva appena toccato il suolo quando l’Avada l’aveva raggiunto e si era sentito in pace, come mai gli era stato concesso di fare.
Poi, il caos.
La persona che aveva visto sotto gli anelli del campo da Quidditch doveva essere Sirius, ma lui era morto.
Ed anche Harry sarebbe dovuto esserlo a rigor di logica, ma allora perché aveva sentito tutto quel dolore subito dopo?!
Sentiva il cervello andare letteralmente in fiamme.
Inoltre c’era qualcosa che non andava, era come se la sua memoria fosse stracolma di informazioni completamente contrastanti ed al momento ne avesse disponibile solo una piccola parte.
Il suo nome era Harry e questo aveva potuto appurarlo anche quando “la sagoma” lo aveva chiamato.
Quindi era se stesso, stava arrivando a dubitare anche di quello.
Si trovava nel mondo magico, dubitava che i calciatori di una qualsiasi squadra di calcio babbana potessero fare goal in cerchi alti trenta metri.
Altra questione risolta.
Maledizione, aveva bisogno di risposte, ma provava un sincero terrore all’idea di aprire gli occhi.
Prima che la frenesia si impadronisse nuovamente di lui, aveva avvertito chiaramente una mano che gli accarezzava il capo.
Le dita penetravano nei capelli poco sopra la fronte e li tiravano indietro in un gesto che gli avrebbe fatto fare letteralmente le fusa.
Era piacevole e lo faceva stare bene, come se fosse consuetudine che nei momenti di difficoltà qualcuno si desse pena di tranquillizzarlo in quel modo.
Harry, però sapeva che nessuno l’aveva mai fatto per lui.
Era un gesto troppo materno e di certo non era da zia Petunia che a stento lo toccava.
Stanco di porsi domande aveva deciso di appellarsi al suo coraggio.
In fin dei conti c’era un motivo se era finito a Grifondoro, no?
Con uno sforzo non indifferente aveva alzato le palpebre e mai avrebbe immaginato di trovarsi davanti quella scena.
Sua madre gli aveva sorriso rassicurante, mentre quello che aveva l’aria di essere Regulus Black gli portava un calice di pozione da bere,l’unica persona non anacronistica era Madama Chips.
“Mamma …” aveva detto con un filo di voce.
“Sì, tesoro … Sei caduto dalla scopa e Reg ti ha portato in infermeria.”
Caduto dalla scopa?
Aveva sgranato gli occhi, tutto ciò non aveva il ben che minimo senso.
“Harry, bevi questa … Ti aiuterà per i dolori.” aveva detto Reg (?).
Troppo shockato per protestare, aveva ingurgitato l’intruglio tutto d’un fiato.
“Stai bene?”
“Io … Credo di sì …”
Effettivamente per essere morto, stava una favola!
Prima che potesse indagare oltre, la porta dell’infermeria si era spalancata ed un uomo con i capelli scompigliati tanto quanto i suoi aveva fatto irruzione nella stanza.
Inutile dire che una volta superata la confusione iniziale, Harry aveva finalmente realizzato di avere davanti i suoi genitori e quasi era scoppiato in lacrime.
“Sei sveglio …” aveva constatato inutilmente James, mentre si lasciava andare ad un sospiro di sollievo.
“Mi hai fatto prendere un colpo … ” aveva aggiunto dandogli un buffetto affettuoso sulla testa.
Harry aveva sorriso d’istinto, anche se non capiva nulla, era bello sapere che qualcuno si preoccupasse per lui -rettifica- che LORO lo facessero.
“Poppy, che ne pensi se facciamo entrare anche gli altri giusto per un saluto?” aveva detto Regulus.
L’infermiera non era parsa molto entusiasta della proposta e se qualcuno si fosse dato pena di domandarglielo, anche il ragazzo sdraiato nel letto con gli occhi sgranati, avrebbe suggerito di rimandare quel momento.
Non si era accolto delle altre due persone che erano entrate insieme a suo padre.
Uno era Remus, senza ombra di dubbio ed Harry quasi aveva urlato dalla gioia.
L’altra era una donna dai capelli scuri e gli occhi verdi che non aveva mai visto in vita sua.
L’aveva scrutata con interesse, notando che il sentimento fosse ricambiato.
“Reg, gli hai fatto qualche domanda per verificare se è ancora confuso?” aveva domandato rivolgendosi al fratello di Sirius.
“No, stavo aspettando che si riprendesse …”
“Forse è meglio evitare che entrino gli altri prima di fare questo test.”
L’uomo aveva annuito ed Harry aveva pensato che quella che aveva tutta l’aria di essere una guaritrice gli stesse leggendo nel pensiero, istintivamente aveva distolto lo sguardo.
“Bene … Ti farò delle semplici domande: Il tuo nome completo è? ”
“Harry James Potter” aveva risposto prontamente.
La medimaga aveva segnato una spunta su un foglio.
“Età?”
“Diciassette anni”
Nessun segno che la sua risposta fosse corretta questa volta, Lily aveva rivolto uno sguardo ansioso a James.
“I nomi dei tuoi genitori?”
“Lily e James …”
“Hai fratelli o sorelle?”
“No”
“Qual è il mio nome, Harry?”
“Io … Non lo conosco, mi dispiace.”
 “Bene, abbiamo finito …”
 Il test era stato un completo disastro.
Harry aveva la netta sensazione di aver azzeccato al massimo un paio di risposte, ne aveva avuto conferma dallo sguardo preoccupato della guaritrice.
Si era girato verso i suoi genitori, ma non aveva ottenuto nessuna rassicurazione.
Nell’ufficio dell’infermeria, Eleanor osservava sconcertata le risposte che aveva ricevuto.
“Che ne pensi?” aveva domandato Regulus.
“Io … Non lo so, non mi sono mai trovata in una situazione del genere … È come se finora avesse vissuto in un’altra realtà …”
“Ora che ricordo, Dylan mi ha detto che lo aveva scambiato per Sirius, ma credevo fosse dovuto alla caduta.”
“Forse lo shock gli ha causato una perdita temporanea di memoria con conseguente alterazione della visione della realtà.”
“Possibile … Forse è il caso di fare entrare gli altri, chissà che la loro presenza non lo aiuti a ricordare …”
Mentre Regulus andava ad avvertire le persone accampate fuori che Harry si era svegliato spiegando loro a grandi linee la situazione, Ellie si era diretta verso James e Lily che visibilmente preoccupati osservavano Madama Chips fare ulteriori controlli su loro figlio.
“C’è qualcosa che non va, vero?” aveva domandato la donna con la voce incrinata dall’ansia.
La sua migliore amica aveva annuito.
“Non ricorda molte cose ed è convinto di altre decisamente errate … Probabilmente è dovuto allo shock.”
Un unico sospiro si era levato dai due coniugi.
“Harry, ci sono state delle incongruenze nelle risposte che mi hai dato.” aveva detto la guaritrice rivolgendosi di nuovo al paziente.
Il ragazzo le aveva rivolto uno sguardo stranito.
“Tu ha quindici anni, hai appena iniziato a frequentare il quinto anno di scuola.”
La mascella di Harry avrebbe toccato tranquillamente il pavimento se non si fosse obbligato a tenere la bocca chiusa.
“Inoltre hai un fratello ed una sorella …” aveva aggiunto dopo aver dato al suo figlioccio il tempo di assimilare la notizia.
“Io mi chiamo Eleanor e sono la tua madrina …” aveva concluso con gli occhi un po’ lucidi.
Al giovane  sembrava di trovarsi in quel programma televisivo che guardava sempre Dudley in cui ad ignare vittime venivano propinati degli scherzi crudeli.
E poteva essere solo quello, un enorme sadico scherzo.
I suoi genitori erano morti quando aveva un anno, non aveva fratelli allora dubitava ne potesse avere in seguito.
Sirius non si era mai sposato, sempre che lui fosse il suo padrino.
Aveva resistito alla tentazione di darsi delle botte in testa per ricordare e contemporaneamente era arrivata la consapevolezza di dover trovare ad ogni costo il modo di capire cosa diavolo gli fosse capitato.
Non poteva sbilanciarsi troppo,se avesse spiegato loro la sua versione dei fatti, lo avrebbero ricoverato al San Mungo senza troppe cerimonie.
Prima che potesse  formulare un altro pensiero di senso compiuto, la porta dell’infermeria si era aperta di nuovo ed Harry aveva sentito un vero e proprio attacco di panico colpirlo.
C’erano un sacco di ragazzi davanti a lui, ma ne riconosceva al più due.
Eleanor aveva intuito i suoi pensieri.
“Riconosci qualcuno?”
“Ron ed Hermione …” aveva detto con la voce che tremava per via dell’emozione di vederli ancora vivi.
I due gli avevano rivolto un sorriso rassicurante.
“E … Nessun altro?”
C’era il ragazzo identico a Sirius, ma era quasi sicuro che non fosse lui, così si era limitato ad annuire.
Una ragazza dai capelli vermigli era scoppiata in lacrime ed Harry si era sentito uno schifo.
Quella doveva essere sua sorella, era identica a sua madre, ma aveva gli occhi di suo padre.
“Bene, allora credo che sia il caso di spiegarti un po’ di cose …” aveva continuato la guaritrice, facendo un cenno a James e Lily.
“Beh … Ashley, Alex … Venite qui.” aveva detto l’uomo prendendo l’iniziativa.
Due ragazzi con gli stessi lineamenti si erano fatti avanti, l’intuizione di Harry non era stata sbagliata.
“L-loro sono i tuoi fratelli maggiori, scricciolo …” aveva continuato James, cercando di suonare il più naturale possibile.
“James e Dylan sono i figli miei e di Sirius …” aveva ripreso nuovamente la parola Eleanor , il ragazzo più alto aveva fatto un cenno con la mano, mentre lquello che più somigliava al suo padrino era rimasto immobile, la sua espressione vuota aveva profondamente ferito Harry, anche se non riusciva a spiegarsi il motivo.
“E … John, Ted ed Andrea … Sono i figli miei e di Dora.” aveva concluso Remus mentre gli posava una mano sulla spalla per infondergli sicurezza come solo lui sapeva fare.
Il ragazzo aveva sgranato gli occhi nel notare che quello che era il suo figlioccio avesse praticamente la sua stessa età.
Un leggero sorriso gli aveva illuminato il volto.
I Mangiamorte non avevano risparmiato nemmeno lui ed Andromeda, era un gran sollievo vedere come, almeno in quel … posto, fosse riuscito a crescere con accanto i suoi genitori.
La testa gli pulsava dolorosamente mentre tentava di fare un po’ di ordine, a quanto sembrava aveva una famiglia.
Una numerosa famiglia.
Anche se non ricordava praticamente nulla di ognuno di loro.



Angolino di Arwen
Non linciatemi per il ritardo, mi rendo conto che sia immane … Quindi mi limito a chiedere umilmente perdono!
Non ho granchè da dire su questo capitolo, ho provato a spiegare tutto nella maniera più chiara che la mia mente contorta mi consentisse di fare.
Se doveste avere dubbi, come al solito, vi prego di contattarmi per avere dei chiarimenti e sarò ben felice di provare a rispondere!
Ringrazio di cuore chi recensisce la mia storia e chi dedica parte del proprio tempo anche solo a leggerla!
Affettuosamente vostra,
Arwen
  
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