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Autore: _Woodhouse_    16/08/2013    1 recensioni
"La verità è che sapere voleva dire cominciare a sperare."
Un segreto - quello di Aido e Yuki - che cambierà le sorti di un'eterna partita a scacchi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabusa Aido, Kaname Kuran, Nuovo Personaggio, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 4







«Kanem kuran, per esempio

Alle parole di Aido ebbi un sussulto. Era effettivamente vero che non fosse nel massimo interesse di Kaname tornare a pipistrellare nel mondo, ma non potevo credere che la sua audace lungimiranza lo avesse portato ad una pianificazione del genere.

«Dimmi la verità, Aido, hai delle basi per ritenerlo possibile o si tratta solo di una supposizione?» chiesi con tanto d’occhi, cercando in qualche modo di capirci qualcosa.
«In verità, è proprio su delle basi che mi sto muovendo. Sono arrivato alla nostra soluzione seguendo una pista che in qualche modo ho percorso grazie a delle tracce involontarie che ha lasciato il Nobile Kaname.
Non posso dirti al cento per cento nemmeno che, anche se trovassimo il cristallo, riusciremmo a portare a compimento il nostro piano. Ma so per certo che il maestro Kuran non tralasciò alcun dettaglio prima di andarsene. Ha progettato tanto e per troppo tempo il suo sacrificio per essersi fatto sfuggire un particolare tanto rilevante.» mi spiegò Aido con le mani incrociate sul ventre ed uno sguardo perso nel vuoto.
«Però, nonostante abbia progettato tanto, è possibilissimo che abbia volutamente tralasciato questo particolare. Magari un po’ sperava di tornare, in qualche modo…» lo dissi sommessamente, proprio perché non riuscivo a convincermi delle mie stesse parole.
«Yuki.», Aido mi lanciò un’occhiata scettica sollevando il sopracciglio con aria sardonica, «Non prendiamoci in giro, per favore.»
« Perché dici questo? Io non sarei così disfattista.»rinvigorii il mio tono,  anche se venne fuori con meno determinazione di quanto mi fossi proposta.
«Tu ti stai ostinando a non esserlo. Dentro di te sai bene cosa desiderava il maestro.» disse lui.
«Mi piace pensare che una parte di lui desiderasse poter-».
«Poterti rivedere?» Aido finì la frase per me.
«Eh.» soffiai via con aria mestamente consapevole.
«Lo trovi sciocco, vero? Adesso che l’ho… l’hai detto a voce alta mi sembra un pensiero molto stupido.» ammisi.
«No che non è sciocco. Non sottovalutare l’importanza che hai avuto nella sua vita. Se vogliamo dirla tutta, non c’era altro che gli importasse. Sono certo – e lo dico con cognizione di causa- che se dentro quella dannata lastra di ghiaccio potesse in qualche modo pensare, non farebbe altro che sperare di rivederti.»

Accettai quelle parole con le mani strette al petto. Sapevo di essere stata importante per Kaname, sapevo quanto, non ero veramente così cieca. Eppure sentirmi dire quelle cose da Aido che gli era tanto legato per me significava tanto.
A volte mi era capito di pensare che Kaname se ne fosse andato senza nemmeno prendere in considerazione l’idea che non avrebbe più passato la sua vita al mio fianco.
C’era stato anche un periodo in cui avevo sentito di detestare la sua memoria e la sua scelta presuntuosa di gettare me e Zero l’una nelle braccia dell’altro. Come se lui potesse decidere anche questo. Come se lui avesse potere anche sul mio cuore. Come se si aspettasse che io amassi ancora in quel modo tanto completo e devoto.
Sì, avevo detestato Kaname. Nell’enormità della mia esistenza, c’era veramente stato un momento in cui tutto il mio amore per lui era confluito nel mare della mal sopportazione.
La sua morte mi ripugnava. Il ricordo delle sue carezze mi dava la nausea.
Solo quando riuscii a superare la sua perdita, fui in grado di sgretolare quell’odio incontrollabile, costruito per schermarmi senza risultati dal dolore lancinante che mi procurava l’idea della sua totale assenza.
Era raggelante pensare, anche a distanza di tutti quei secoli, che nessun lato delle luna lo trafiggesse di luce bianca. Che nessun essere vivente, vegetale, animale, che niente di niente al mondo godesse del suo sguardo, del suo fiato. La sua aurea era lontana dal mondo reale.
 Era una così tremenda consapevolezza che a volte mi sembrava di non riuscire a respirare.
«Io ci spero un minimo», annunciai sgusciando via dal mio flusso di pensieri,  «ed ho fiducia in quello che stiamo per fare. Ho fiducia nella giustizia. Ho fiducia nella felicità.»
«Felicità? La felicità non ci compete.» sbuffò cinicamente Aido.
«Io l’ho conosciuta, nonostante non la meritassi. Adesso sento che ho, abbiamo bisogno di essere ripagati del nostro dolore.»
« Non farmi esprimere in proposito.» sbottò d’improvviso.
«Cioè?»
«Lascia perdere.» mormorò lui.
« Che intendi dire? Aido, spiegati.» lo dissi con un tono talmente perentorio che suonò come un ordine.
«E’ un ordine, principessa Kuran?» chiese tramutandosi nell’Aido che mi aveva giurato fedeltà centinaia d’anni prima.
«Ti prego, dimmelo. Semplicemente.» dissi amichevolmente.
«Entrambi non vorremo altro che riportare il nobile Kaname su questo terra, ma per quanto questo possa essere fantastico, mi permetto di dire quanto schifosamente egoisti io ci ritenga.»
«Aido!» crollai in ginocchio di fronte a lui e lo presi per mano. «Aido, perché? Noi lo abbiamo amato. Riportarlo in vita sarebbe un ulteriore dimostrazione della nostra devozione!»
«No, Princ… Yuki. Lui voleva andarsene e basta. Soffriva troppo la sua esistenza, la detestava. Gettando il suo cuore in quella fornace si è solo liberato dell’enorme peso di vivere. Odiava esserci. Niente ci ha mai dato il diritto di pensare che sia giusto riportarlo in vita!»
«Il mio amore mi dà il diritto di crederlo!» ribattei duramente.
« Il tuo amore, Yuki? Siamo egoisti il doppio. Non ci siamo dati il minimo pensiero per i tuoi figli, per Zero!»
«Loro sono affar mio.»
«Ti sbagli. Sono anche affar mio. Fanno parte della mia vita e della mia famiglia.» disse con una sconfortante dolcezza.
«Be’, mi sembra esagerato accusarci entrambi in questo modo. Io ho pensato a loro, a tutto quello che potrebbe comportare la nostra decisione.»
«Hai pensato al loro dolore, quindi?»
«Nee sarebbe felice di conoscere suo padre!»
«E Kaien? Zero? Il ragazzo si ritroverebbe di fronte il fantasma di un essere che probabilmente non ha mai saputo definire. Il padre di sua sorella, il fratello/futuro sposo della madre, della compagna di suo padre?
Credi davvero che lui sappia in che termini dovrebbe pensare a lui?» mi chiese duramente.
«Kaien capirebbe! E’ intelligente abbastanza!» ribattei furente.
«E Zero? Zero? Perché non vuoi che lo sappia? Perché conosci bene il terrore che gli instilleresti nel cuore.»
«Accidenti, Aido!» gli depositai un pugno di protesta sulla coscia, per poi sollevarmi da terra e cominciare a muovermi per la stanza agitatamente.
«Non vuoi sentirti dire quello che sai già!» mi rimbrottò lui.
«Non essere impertinente!» sbottai adirata, munendomi dell’autorità di una Sangue Puro.
«Non volevo.» disse lui a denti stretti, mortificato e al tempo stesso incapace di sopportare la mia infruttuosa caparbietà.
«So che Zero ne soffrirà, ma se mi ama davvero imparerà a sopportare il bisogno che ho del mio Re!» urlai con ferocia senza curarmi del veleno che stavo sputando fuori.
Sapevo quel che stavo dicendo, mi feriva a morte dirlo,
mi feriva a morte pensarlo,
 mi feriva a morte essere quella che ero diventata.
Avevo sacrificato troppo di me stessa per permettere a chiunque altro di impedirmi di essere felice.
«In tutta onestà», riprese inaspettatamente, «credo che Zero meriti di sapere. Non è uno stupido e se dovesse capirlo o scoprirlo soltanto dopo non ci perdonerebbe!»
«Dovrà farlo.»
«Forse non te ne farà mai una colpa, ma ti odierà per non avergliene parlato. Come ti sentiresti tu ad essere esclusa da un progetto tanto importante della vita di Zero?» mi domandò premurosamente, ma con un filo di supponenza nella voce.
«Mi sentirei depressa. Mi sentirei offesa ed oltraggiata.» ammisi.
 «Ma non riuscirei ad allontanarmi da lui!» aggiunsi.
«Zero preferirebbe morire piuttosto che viverti lontano.» sibilò Aido.
«Lo so.» mormorai a testa china.
«Parlo sul serio, Yuki. Io non so se lui accetterebbe di… » non ebbe il coraggio di proseguire.
«Aido, ti prego! Perché mi parli in questo modo? Se vuoi tirarti indietro, fallo. Me ne occuperò da sola.»
«Non voglio tirarmi indietro. Voglio palesarti le possibili conseguenze della nostra “felicità”.» disse con triste sarcasmo.
«Non lascerò che le cose che amo di più mi sfuggano dalle mani. Voglio riprendermi soltanto quello che mi è stato portato via.» confessai determinatamente.
Aido scosse la testa sconsolatamente. Non poteva fermarmi e non poteva opporsi a me.
Mi avrebbe seguita fino alla fine di questa storia.

«Zero preferirebbe morire piuttosto che viverti lontano»

Sapevo quanto significato racchiudesse questa frase.
 Sapevo che Zero non sarebbe riuscito a condividermi con Kaname; del resto, io stessa, non sapevo cosa mi aspettasse, come avrei gestito la cosa. Non sapevo cosa aspettarmi da Kaname, cosa aspettarmi da Zero, cosa aspettarmi dai miei figli.
 Era tutto così confuso e doloroso, eppure nemmeno per un attimo presi in considerazione l’idea che ogni cosa dovesse rimanere al suo posto.
Forse Aido aveva ragione, forse il mio era un egoismo malsano, ma dopotutto potevo accettarlo e inserirlo nella sanguinante lista delle mie macchie.

   
 
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