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Autore: Nimel17    16/08/2013    8 recensioni
E se Regina non avesse mai rapito e rinchiuso Belle, e questa fosse restata con Rumpelstiltskin? Come avrebbe potuto cambiare la vita di Gold a Storybrooke, insieme a quella degli altri personaggi delle fiabe?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 10

 

“Stasera avremo un’ospite a cena.”

Belle posò il succo d’arancia, alzando un sopracciglio.

“Oh? Il mostro e la pazza di Storybrooke hanno invitato qualcuno a casa loro? Il Conte Dracula?”

“Non oserei mai, dopo tutto l’apprezzamento che hai manifestato nei suoi confronti nei vari film. Potrei essere geloso.”

“Sciocchino. Di chi si tratta?”

“Phyllis Menzel.”

“Non l’ho mai vista, ma noleggia moltissimi libri al mese e se li fa recapitare a casa. Pensavo fosse agorafobica.”

“Lo era, ma come tu sai, l’arrivo della signorina Swan ha cambiato molte cose.”

Belle si morse il labbro, il cuore un poco stretto dalle sue parole.

“Ma come mai vuoi invitarla? La… la conoscevi prima?”

“Certamente, o non la inviterei.”

Il telefono squillò e Rumpelstiltskin zoppicò per rispondere.

“Phyllis, dearie, ma certo che è confermato per stasera…”

Lui rise. Belle sentì di nuovo quella stretta, ma questa volta nello stomaco. Da quando in qua rideva con qualcuno? E con una donna?

Non era ingenua. Sapeva tutto dei suoi rapporti con la prima moglie, Milah, e della sua storia con la madre di Regina, Cora. Ma non sapeva di nessun’altra.

Chi era Phyllis Menzel?

Ripetè tra sé e sé quel nome, cercando di immaginarsela. Sicuramente aveva stretto un patto con suo marito, ad un certo punto.  

Salutò Rumpelstiltskin, ancora al telefono con quella donna, per andare in biblioteca. Doveva assolutamente parlare con il signor Reading per fare qualche ordine e per chiedergli se conoscesse la signorina Menzel.. no, non doveva essere gelosa di una sconosciuta, sapeva bene di non averne motivo. Ma allora, perché lui non gliene aveva mai parlato?

E perché rideva con lei?

Il signor Reading era già davanti alla porta,  a  consultare la sua lista personale. 

“Siamo mattinieri.”

“Oh, signora Gold, alla mia età non si dorme più come una volta. Lei, piuttosto…”

Belle optò che non fosse necessario dire che suo marito l’aveva tenuta alzata per la maggior parte della notte.

“Meglio che apriamo, allora. Abbiamo parecchi nuovi libri da registrare.”

Avere il signor Reading come aiuto era molto più vantaggioso di quanto avesse pensato: con lui trattavano persone che l’avvicinavano ancora con diffidenza, aveva qualcuno con cui parlare della sua passione per i libri oltre a Rumpelstiltskin e fingeva di non accorgersi di quando suo marito si comportava come un adolescente in piena ormonale e la trascinava con un pretesto qualsiasi dietro gli scaffali.

Inoltre, era anche straordinariamente perspicace.

Mentre lei stava facendo delle ordinazioni, lui le porse una tazza di the.

“Qualcosa la turba, signora Gold?”

“Isabeau, mi chiami pure così.”

Bevve un sorso e si morse il labbro, indecisa. Ma quando suo padre l’aveva fidanzata con Gaston, quel caro vecchio signore era stato il suo primo e unico confidente.

“Conosce una certa Phyllis Menzel?”

“Non di persona, no, temo.”

“Mio marito l’ha invitata stasera, a cena.”

Il signor Reading sbatté gli occhi, poi tossicchiò.

“Strano, avevo sentito dire che fosse agorafobica.”

“E ha riso con lei al telefono. Riso!

L’anziano signore lasciò cadere il libro e la fissò a bocca aperta.

“Lo so! È proprio questo il punto! Non l’aveva mai fatto prima!”

Lui le si avvicinò e le prese la mano, preoccupato.

“Non mi starà mica dicendo che è gelosa, vero?”

Belle alzò lo sguardo, dubbiosa.

“Non so cosa pensare. La conosce, chiaramente, ma non me ne ha mai parlato, a differenza delle sue ex.”

“Forse perché non era niente del genere.”

“O forse perché è ancora qualcosa.”

Il vecchio sospirò.

“Stiamo parlando della stessa persona? Dell’uomo che viene due volte al giorno in biblioteca per stare con lei? Sono in là con gli anni, è vero, ma non sono tanto sordo o stupido da non accorgermi quando vi appartate.”

Lei arrossì violentemente, poi rise.

“Mi dispiace.”

“E di cosa? Suvvia, signora Gold, siete sposati. Ma, tornando all’argomento originario, non mi pare abbia niente da temere. E lei è sicuramente la ragazza più carina di Storybrooke.”

“Su questo ha ragione, signor Reading.”

I due si voltarono e videro Rumpelstiltskin, appoggiato con entrambe le mani al bastone, il suo migliore sorriso spaventoso. Il vecchio assistente balbettò una scusa e si ritirò in archivio a cercare chissà quali moduli.

“Non dovevi spaventarlo.”

“Perché si stava complimentando con te?”

Lei sorrise, ma non rispose e gli appoggiò la fronte sulla spalla, chiudendo gli occhi. Si aspettava che lui la stringesse, come al solito, invece lo sentì allontanarsi.

“Ero venuto a dirti che Phyllis arriverà in ritardo, come al solito, quindi non preoccuparti di uscire prima dal lavoro.”

Belle s’irrigidì e strinse le labbra.

“Oh. Carino da parte tua avermi avvisata.”

Lui sbatté gli occhi. Gli riusciva sempre difficile capire per quale motivo Belle fosse irritata con lui.

“Non aver paura, sarà tutto a posto per la tua serata.”

Esitante, il marito uscì e Belle incrociò le braccia sul petto. Non si sentiva neanche un po’ in colpa. 

“Non è stata un po’ troppo dura?”

“Non sono io quella infedele.”

“Oh, suvvia…”

Lei scrollò le spalle e si accontentò di fissare il cielo che si stava rannuvolando. Le previsioni davano una brutta tempesta nel pomeriggio, per cui accarezzò l’idea di chiudere e rannicchiarsi a leggere un libro gotico, ma lo scampanellio della porta che si apriva la distrasse.

“Kathryn!”

Vedere la moglie di David a Storybrooke fu una sorpresa per Belle. Non avevano mai avuto particolari contatti a Storybrooke, e poi…. Perché stava sorridendo così? 

“Senti, Isabeau… vorrei prendere in prestito un libro, ma in confidenza… non sono sicura, capisci.”

No, non capiva, ma sorrise lo stesso.

“Che libro?”

“Uno… uno sulla maternità.”

Se l’avesse colpita allo stomaco con un pugno, le avrebbe fatto meno male e il respiro le si sarebbe mozzato allo stesso modo.  

Kathryn poteva essere incinta di Charming, il Vero Amore di Snow, e lei non riusciva ad aspettare un bambino dal Signore Oscuro?

“O… okay, torno subito.”

Il signor Reading la raggiunse e le strinse la mano. 

“Ci penso io. Lei resti qui.”

Belle si sedette sulla sedia, sconsolata. Prima la gelosia verso una sconosciuta, ora quella tristezza infinita… che diamine le stava succedendo?

“Che mi prende?”

John Reading tornò da lei e le mise un braccio intorno alle spalle. 

“Un brutto periodo, cara, può capitare. Non si butti troppo giù, è ancora giovane. Vedrà che tra due, tre anni al massimo avrà una nidiata di marmocchi cui badare.”

Belle gli sorrise, non potendo rimanere seria davanti agli occhi gentili del vecchio.

“Mi dispiace. Di solito non sono così.”

“Su, su. Ora torni dietro il bancone e vedremo se arriva qualcuno. È prevista una brutta tempesta nel pomeriggio, quindi sarà meglio approfittare di queste ore per prestare qualche libro.”

“Giusto. Mi ero dimenticata del maltempo.”

“Ma… stava piangendo?”

Lei si asciugò in fretta le lacrime.

“No. Naturalmente no.”

“Naturalmente.”

 Tra gli scaffali dei romanzi rosa, quando tornarono, c’era una donna di piccola statura, capelli biondi freschi di parrucchiera e un vestito corallo pieno di fronzoli, che lei aveva visto talvolta comprare fiori al negozio di suo padre.

Anche il trucco era impeccabile, con un rossetto fuxia vivo, ombretto perlato per evidenziare i grandi occhi azzurri, unghie lunghe e smaltate di rosso scarlatto.

“In cosa posso servirla, signorina…?”

“Wilson, Gale Wilson, ma chiamami pure Gale, cara.”

“In cosa posso aiutarti, Gale?”

“Cercavo un ricettario culinario. Ne avete qui?”

“Ora te ne porto qualcuno.”

Mentre sfogliava i volumi che le aveva mostrato, Gale Wilson arricciava il naso.

“Sembra di essere nella camera di una mia ex compagna di liceo.”

“Davvero? Le piaceva leggere?”

“Un vero topo di biblioteca, la povera Phyllis.”

A Belle le si rizzarono le orecchie.

“Phyllis Menzel?”

“Proprio lei. Mi offrii, una volta, di aiutarla ad essere popolare, ma lei rifiutò. Che sciocca.”

Gale le rivolse un sorriso smagliante.

“Quando devo riportarlo?”

Belle scrisse sovrappensiero la data, salutò la signorina Wilson e per poco non si accorse del nuovo arrivato.

“Mi scusi, è occupata?”

Lei alzò lo sguardo e la paranoia l’afferrò. Davanti a lei stava un uomo sui trent’anni, dai capelli e la barba scuri, occhi blu e in mano un casco da motociclista. 

Ed era un perfetto sconosciuto.

“N-no, di cosa ha bisogno, signor…?”

Lui non rispose e si guardò intorno.

“Bella biblioteca. Era da un po’ che non ci entravo.”

“Qui?”

“No, no, in una biblioteca qualsiasi.”

“È arrivato da poco, a Storybrooke?”

“Sì, nemmeno una settimana.”

“È di passaggio, o intende rimanere?”

“Penso che rimarrò. Sono uno scrittore e questo posto sembra… ispirante.”

“Ah…. Uno scrittore… allora, si trova nel punto giusto.”

“Lo credo anch’io. Ho trovato molto curioso il nome di questo locale… Belle’s. È il suo nome? Se è così, le sta a pennello.”

Ormai, le stava venendo la pelle d’oca, ma riuscì a sorridere forzatamente.

“No, temo di no. Il nome…”

“Era il nome di mia madre.”

Nessuno dei due si era accorto del piccolo signor Reading, che stava squadrando sospettoso lo sconosciuto da dietro gli occhiali.

“Posso fare qualcosa per lei, giovanotto? Sono il signor Reading, l’assistente.”

L’altro rise e scosse la testa.

“Verrò spesso qua in cerca di fonti per le mie storie. Arrivederci, signore, signorina…”

“Signora.”

“Mi perdoni.”

Una volta uscito, Belle giocherellò con una ciocca di capelli.

“Quell’uomo è troppo curioso.”

“La stava infastidendo? Devo avvisare suo marito?”

“Buon Dio, no, non stava facendo niente di male. È solo che tutte quelle domande sul nome della biblioteca… nascondevano qualcosa, secondo me.”

“Ma cosa può avere da nascondere una piccola città come Storybrooke?”

Belle sospirò. Storybrooke nascondeva moltissimi segreti.  

“Mi dispiace, ma vorrei chiudere per oggi la biblioteca. Il tempo peggiora a vista d’occhio e non sono dell’umore giusto per vedere molta gente.”

“Come vuole lei, naturalmente.”

Fuori, il cielo era diventato di un grigio molto scuro, con sfumature bluastre e il vento aveva iniziato a sollevarsi piuttosto forte.  Belle si strinse nel cappotto, ma fu tutto inutile, perché nel giro di qualche minuto una pioggia torrenziale stava scrosciando, rendendo quasi impossibile vedere dove si stava camminando. Non sapendo cosa fare, si recò da Granny per bere qualcosa di caldo, con un po’ di fortuna il temporale sarebbe finito presto e lei sarebbe potuta tornare a casa. Dentro non c’era quasi nessuno, a parte un uomo girato di spalle e Leroy al bancone.

Si sedette in un tavolino appartato e ignorò l’occhiata sospettosa della titolare.

“Cosa prende, signora Gold?”

“Lasagne, e dell’acqua naturale, grazie.”

“Arrivano subito.”

Stava mangiando quando entrò Emma, sbuffando.

“Dio maledica il tempo del Maine.”

Le sorrise, ma la donna proseguì e andò a sedersi al tavolo dietro di lei, dove c’era l’uomo da solo.

“Che cosa ci fa qui?”

“Fuori piove.”

Belle si predispose ad ascoltare. Che strano, trovare lo stesso sconosciuto al bar poco tempo dopo che lui aveva lasciato la biblioteca.

Sentì che discutevano sulla sua macchina da scrivere e lei sorrise al tono deluso di Emma. Sapeva quanto la curiosità potesse essere tormentante. Non aveva passato lei stessa ore a sbirciare Rumpelstiltskin mentre faceva le sue pozioni, rifiutandosi di dirle cosa fossero?

“D’altra parte, ho già infastidito abbastanza oggi la vostra bella bibliotecaria. Molto nervosa, se vuoi il mio parere.”

Belle s’irrigidì e potè immaginarsi il ghigno di Emma, che da dove si trovava poteva benissimo vederla oltre la spalla dello scrittore.

“Sono dietro di lei, sa.”

Lo sconosciuto si voltò e lei lo fissò gelida.

“Mi dispiace, ma è la verità.”

“Lei poteva benissimo fare a meno di fare domande sconclusionate senza presentarsi.”

Lui rise, divertito dal rimbrotto, e tese la mano.

“Booth. August Wayne Booth, scrittore.”

Belle la strinse, controvoglia. Non s’intendeva di nomi come suo marito, ma se August Wayne Booth non era un nome falso come i soldi di cioccolata, lei odiava i libri.

“Isabeau Gold.”

Gli occhi blu dell’uomo brillarono, come se avesse trovato un’esca appetitosa.

“Gold? Sei la figlia… spero non ti dispiaccia se ti do del tu… del famigerato signor Gold?”

Qualcuno vicino a loro, probabilmente Leroy, tossì e sputò quello che stava bevendo, un bicchiere cadde dalle cucine ed Emma sgranò gli occhi. Belle si sentì solo più irritata.

“Sono sua moglie.”

Booth ebbe la buona grazia di arrossire, ma si salvò con una risatina ironica.

“Beh, come si dice, la Bella e la Bestia, giusto?”

Se prima si era sentita solo paranoica, ora aveva davvero paura. Tutte quelle allusioni… poteva davvero essere possibile che lui sapesse la verità?

Gli altri dovettero essersi accorti del suo umore, perché Emma gli batté una mano sulla spalla.

“Stai esagerando, Booth.”

Belle si riscosse e si alzò. Si sentiva offesa.

“Ehi, mi dispiace. Non intendevo… stavo solo scherzando.” 

Lei si bloccò. Non seppe in seguito cosa le fosse preso, ma prese il resto della sua acqua e gliela versò sulla testa.

“Anche io.”

Lasciò una banconota sul tavolo e se ne andò, non riuscendo a pentirsi del suo gesto, nonostante sapesse che non aveva certo aumentato la sua popolarità.

Non aveva ancora smesso di piovere, ma non le importava. La sua attenzione venne attratta da due persone che litigavano sul lato opposto del marciapiede. O meglio, la donna gesticolava arrabbiata e l’uomo la guardava stupito.

Charming, tra tutte le persone. 

Si avvicinò, ansiosa di conoscere la donna. Non riusciva a vederla bene, ma era certa di non averla mai vista. Quanti sconosciuti doveva incontrare quel giorno?

“Lei è un idiota, signor Nolan!”

“Non è il caso di usare paroloni, volevo solo…”

“Dovrebbe esserle proibito lavorare al ricovero animali!”

Belle si accorse che lo sguardo di Charming si era perso a guardare Mary Margaret con una gabbia in mano e non stava più ascoltando l’altra donna che, sbuffando, aveva fatto marcia indietro.

“Non pensi che le chiederò ancora consigli su Chistery!”

Belle non riuscì a frenare un moto di simpatia per la sconosciuta, che evidentemente teneva molto al suo animaletto domestico. La raggiunse quasi inconsapevolmente.

“Scusi, ha bisogno di aiuto?”

L’altra si voltò e lei rimase sorpresa dal suo strano aspetto. Era di media altezza, magrissima, con una pelle bianca che per uno scherzo della luce appariva quasi verde, occhi nerissimi e capelli ricci estremamente lisci e corvini. Il soprabito nero la faceva quasi scomparire, essendo di una o due taglie più grande, ma quella donna aveva un suo fascino.

“A meno che non sappia le abitudini delle scimmie, no.”

Belle sbatté gli occhi, poi sorrise.

“Ha una scimmia? Davvero?”

“Il mio Chistery. Non riesco a trovarlo e ho paura che sia in pericolo, con questa tempesta.”

“Pensa sia uscito?”

“No, odia la pioggia, ma non lo trovo nemmeno in casa.”

“Beh, non posso dire di avere mai avuto una scimmia, ma ho letto dei libri al riguardo e non ho nulla di meglio da fare. Potrei aiutarla nelle ricerche.”

“Grazie. Grazie mille. Chistery è il mio solo compagno, qui.”

Il viso della donna era completamente diverso ora che sorrideva. 

Nonostante la pioggia fitta, nel bosco i rami le protessero abbastanza mentre cercavano Chistery.

“Che cosa le aveva fatto il signor Nolan?”

“Quando gli ho chiesto aiuto, ha proposto di chiamarlo usando un fischietto, come se fosse un cane!”

“Non è molto sveglio, questo è vero.”

Belle sorrise alle invettive che la donna lanciava a Charming. Si ricordò che non si erano ancora presentate, ma il momento era delicato ed era meglio rimandare al ritrovo della scimmia. 

Dopo qualche minuto, Belle le chiese:

“Dove abiti?”

“Ai piedi della collina, ancora un po’ dentro il bosco.”

“Le scimmie sono animali molto abitudinarie e tendono a rintanarsi nei luoghi familiari quando succede qualcosa di anomalo. Potrebbe essere tornata a casa.”

“Ho guardato, prima.”

“Forse è tornata nel frattempo.”

“Non ho nulla da perdere.”

Le dispiacque per l’espressione sconsolata sul viso della sconosciuta. Doveva essere molto sola.

Rimase segretamente incantata dalla casa in cui venne condotta: in pietra liscia e scura, legno, piante rampicanti, fiori di cui non conosceva la specie, un piccolo portico e finestre improntate su stile medievale.

“Hai una casa bellissima.”

“Grazie. Una mia vecchia amica la definiva lugubre.”

“Ha un che di gotico, ma è parte del suo fascino.”

L’altra non rispose, ma si gettò verso il portico correndo.

“Chistery! Stupida scimmia, mi hai fatto preoccupare!”

Belle la vide raccogliere qualcosa di zuppo e raggomitolato e portarsela al petto, poi voltarsi verso di lei.

“Mi dispiace per averla disturbata inutilmente. Posso sdebitarmi con un the?”

“Volentieri.”

Le due donne si asciugarono, usando parecchi asciugamani, scaldandosi di fronte ad un vero fuoco dentro un vero camino (Belle decise che avrebbe sgridato Rumpelstiltskin per non avergliene messo uno anche in casa loro) e presto si sedettero di fronte ad una teiera fumante.

Belle trovò Chistery adorabile. Sapeva come muoversi silenziosamente, portare le tazze e aveva due occhi castani che ricordavano molto quelli di suo marito.

“Non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Isabeau.”

“Phyllis.”

La tazza le sfuggì quasi di mano, ma riuscì ad evitare il disastro.

“Phyllis Menzel? L’amica di mio marito?”

Quella era la sua rivale? Belle si sentì sconsolata. Phyllis era affascinante, colta, singolare. 

“Belle? Tutto bene?”

Stavolta, la tazzina cadde senza che lei se ne rendesse conto. Phyllis ridacchiò, prendendo la scopa.

“Non preoccuparti, so che hai una tendenza a scheggiare le tazzine.”

“Tu… tu ricordi?”

“Certo. Da quando ho sentito il nome della salvatrice.”

“Grazie… grazie a Rumpelstiltskin?”

“Grazie a lui e alla mia abilità.”

Lei non poté fare a meno di sentirsi delusa. Rumpelstiltskin aveva dato ad un’altra la facoltà di risvegliarsi dalla maledizione, mentre lei si era dovuta affidare a lui. Phyllis sospirò.

“Deduco che l’Onnipotente Signore Oscuro non ti ha parlato molto di me, vero?”

“No. Prima del tuo invito per stasera non ti aveva mai nominata. E non capisco perché. So di Milah, di Cora…”

La donna iniziò a tossire, appoggiando la tazza di the. Belle si alzò, spaventata, ma Phyllis le fece segno che andava tutto bene.

“Per tutti i regnanti di Oz, credi che io… che lui…?”

Belle arrossì. La reazione di Phyllis la fece sentire molto stupida.

“Perché tutta questa segretezza, allora? A te ha evidentemente detto tutto di me.”

L’altra rise.

“Oh, certo, mi ha detto di quanto fantastica fossi, con quell’aria imbambolata per tutto il tempo. E poi, mi ha parlato di te perché lo avevo messo alle strette.”

Phyllis socchiuse gli occhi per osservarla meglio, dopo aver smesso di ridere.

“Sei gelosa?”

Belle sospirò, ammettendo la verità.

“Un po’.”

“Non ne hai motivo, credimi. Io e Rumpelstiltskin siamo molto amici, ma questo è tutto. E l’unico motivo per cui ha fatto in modo che mi risvegliassi anch’io, è perché abbiamo lo stesso scopo.”

“Trovare Bae?”

“No. Devo trovare mio figlio.”

Gli occhi della donna si fecero tristi.

“Rumpelstiltskin, conoscendolo, non ti ha parlato di me perché voleva che mi giudicassi da sola. Le voci che circolano su di me nei diversi mondi non sono molto lusinghieri.”

“Qual è il tuo vero nome?”

“Thropp. Elphaba Thropp, ma probabilmente mi conoscerai come la Strega Cattiva dell’Ovest.”

Rumpelstiltskin era stato ad Oz? Oz esisteva?

“A causa di una relazione extraconiugale di mia madre, sono nata con la pelle verde. La mia vita non è stata dall’inizio molto facile, dunque. Ad ogni modo, quando andai all’università di Shiz, strinsi amicizia con un circolo, anche se non subito: Glinda, Baq, Avaric e, quando arrivò, Fiyero. Dopo qualche anno, lasciai Shiz.”

“Perché?”

“Avevo scoperto che il Mago intendeva sopprimere tutti gli animali parlanti, partendo dal mio professore preferito, il dottor Dillamond, che venne trovato sgozzato dalla dama di compagnia di Glinda. Diventai una ribelle, partecipai a movimenti sovversivi, ma la cosa più bella di quel periodo fu la mia storia d’amore con Fiyero.”

“Il padre di tuo figlio?”

“Si. È morto da tempo, ormai, ucciso da quelli che mi davano la caccia. Io ero incinta del mio Liir e, visto che non avevo più nulla da perdere, accettai il titolo che mi avevano attribuito, promettendo di non compiere più buone azioni.”

Belle le strinse la mano ed Elphaba le sorrise, senza vederla davvero.

“Conobbi Rumpelstiltskin quando era diventato da poco Signore Oscuro, Bae e Liir erano compagni di giochi.”

“Sono stati risucchiati dallo stesso portale?”

“No. Il mio Liir è stato mandato qui dal Mago.”

“Mi dispiace molto.”

“Sai, quando Rumpelstiltskin ti conobbe, era cambiato. Era felice, come non lo era da tempo.”

“Questo non lo giustifica dal non avermi mai parlato di te.”

“Non credo avesse previsto la tua gelosia. Non ha mai avuto molta autostima nelle questioni di cuore, a causa di quelle due… penso che il termine “stronze” di questo mondo senza magia renda meglio.”

“Come preferisci che ti chiami?”

“In privato puoi chiamarmi Effie, Glinda mi chiamava così a Shiz.”

Belle ridacchiò.

“Per caso a Storybrooke è Gale Wilson?”

Anche Effie rise.

“A Shiz era esattamente così quando l’ho conosciuta. All’inizio eravamo compagne di stanza e non potevamo soffrirci.”

“Posso capire perché.”

Elphaba le prese la mano.

“Vieni. C’è qualcosa che ti piacerà.”

Belle la seguì, incuriosita. La sua nuova amica si muoveva con scioltezza e i capelli neri riflettevano sfumature rossastre. Salirono una scala a chiocciola, poi l’altra aprì una porta.

“Prego.”

Belle le passò davanti e si arrestò. Buon Dio, quanti libri… le sembrava di tornare indietro al momento in cui Rumpelstiltskin le aveva mostrato la sua biblioteca privata. Quella di Effie si avvicinava parecchio.

“Lo sai che adesso ti ritroverai una coinquilina, vero?”

“Ti prego, Rum non mi perdonerebbe mai se ti togliessi a lui.”

“Se lo meriterebbe per avermi fatto ingelosire così.”

Il cellulare di Belle squillò insistentemente. 

“Pronto?”

“Belle? Belle, stai bene? Dove sei? Perché non hai risposto alle mie chiamate?”

“Non sono in biblioteca.”

“Regina ti ha fatto qualcosa? Tuo padre?”

Elphaba le fece cenno di passarle il telefono e Belle obbedì, trattenendo una risata.

“Ciao, Rum. Sì, Belle è con me, ha avuto una crisi di gelosia perché tu hai fatto il misterioso come al tuo solito. Spiacente, ma la cena è rimandata. Mi tengo il tuo Vero Amore a cena a scambiarci pettegolezzi su di te, mentre tu rifletti sul tenere dei segreti a tua moglie.”

Belle lo sentì protestare, ma Effie spense la chiamata e le riconsegnò il cellulare.

“Inutile discutere con lui.”

“Verrà sicuramente a cercarci. Perché non andare nella sua cabina nel bosco? Non sa che ne sono a conoscenza.”

“Ottima idea. Porto il vino?”

“Aggiudicato.”

Chistery fece per seguirle, ma la padrona lo bloccò.

“Serata per sole donne, spiacente. Tu farai compagnia a Rum quando verrà a cercarci qui.”

Chistery si afferrò la coda e si mise vicino alla porta, accoccolato come un cagnolino.

“Sta quasi smettendo di piovere.”

“Meno male. Nella cabina ci sono delle pizze da scongelare.”

“Meraviglioso. La pizza è la cosa più bella di questo mondo.”

“E il gelato.”

“E i drink.”

“E le coperte termiche.”

“Siamo arrivate.”

Belle aprì la porta, ma urlò e la richiuse subito. Si sfregò gli occhi.

“No, Dio, no!”

“Cosa…?”

Elphaba aprì anche lei, ma si ritrasse inorridita.

“Che diamine ci fate qui?”

Le due donne stavano fissando due esterrefatti e quasi nudi Mary Margaret e David Nolan, che si erano coperti come meglio potevano.

“Oddio, non sapevamo fosse di qualcuno questo rifugio!”

Belle inspirò ed entrò a passo deciso.

“Fuori. Subito.”

Guardò in giro, ma sembrava tutto abbastanza a posto. Si girò, dando loro il tempo di rivestirsi, poi sfoderò l’artiglieria pesante.

“Ma non avevate deciso di non vedervi più?”

Erano entrambi arrossiti.

“Tu, David, dovresti vergognarti. Sei ancora sposato con Kathryn.”

“Anche tu, Isabeau, pensi…?”

“Non fraintendermi, Mary, non m’importa di quello che intendi tu. Dico solo che David dovrebbe scegliere. Aveva fatto la scelta sbagliata poco tempo fa, ma ora sta facendo il vigliacco con te e con Kathryn, che tra l’altro… ma questo lo dirà lei, se vuole.”

“Ma io amo Mary!”

“Perché non lasci tua moglie, allora?”

“Non voglio ferirla.”

Mary Margaret si voltò verso di lui.

“Preferisci ferire me, allora, continuando a vederci di nascosto?”

“No! Non ho detto questo!”

Belle stava per perdere la pazienza.

“Ok, discutete fuori di qui. Se mio marito sa quello che avete fatto qui, il suo bastone ridurrà David in fin di vita.”

Elphaba si sedette a terra, dopo aver chiuso la porta.

“Non credo che mi toglierò più dalla mente quell’immagine.”

“Proviamoci col vino.”

Un paio d’ore dopo c’erano già due bottiglie vuote a terra e le due donne avevano le lacrime agli occhi.

“Sai che una volta Rum ha bevuto così tanto che l’ho trovato sonnambulo nudo nel Castello Oscuro?”

“No!”

“E ha deciso di tirare giù un lenzuolo che copriva lo specchio del suo salone! La faccia e il grido di Regina erano impagabili.”

“Ma non l’hai fatto rivestire?”

“Mi divertivo troppo a vederlo discutere con Regina sull’essere nudi mentre persino il Genio implorava di smetterla.”

Belle sentì un bip, e tirò fuori il telefonino.

“Mi ha mandato un messaggio: Spero che vi stiate divertendo, ma mai quanto io e Chistery a sparlare di voi.

Si guardarono e scoppiarono di nuovo a ridere.

“Scrivigli se ci fa uno strip tease.”

Belle fece un gesto di sorpresa esagerato. 

“Cosa?”

Lei la ignorò e si alzò, vacillando sulle gambe, poi si diresse verso la parete e premette un bottone. Un pannello di legno si spostò lateralmente, scoprendo una tv a schermo piatto e dei dvd.

“Ho insistito con mio marito per farlo fare. Qui ci sono i miei film.”

Pescò tra diversi dvd uno in particolare, che mostrò trionfante ad Effie.

“Trovato!”

The Full Monty?

“Vedrai.”

Circa dieci minuti dopo l’inizio del film, Elphaba si era coperta la bocca con le mani.

“Ma quello è Rum!”

 

 

Angolo dell’autrice: Ok, ho avuto dei guai al computer. Chiedo perdono. Ora ho finito gli esami, per cui potrò scrivere regolarmente. Il nuovo personaggio è tratto soprattutto dal libro di Gregory Maguire “Strega: Le cronache di Oz in rivolta” e il personaggio di Elphaba è troppo bello per non inserirlo. 

Sneak peek: Rumpelstiltskin apre gli occhi a Belle su qualcosa e Belle diventa scassinatrice nottetempo.      

  
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