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Autore: Martolinsss    18/08/2013    11 recensioni
Harry Styles e Louis Tomlinson sono cresciuti insieme nella stessa città. Hanno anche cominciato ad amarsi, quando Harry lascia tutto per andare da solo a X Factor. Un anno dopo Harry torna a casa, convinto che Louis lo ami ancora e che lo stia aspettando a braccia aperte. Si sbaglia di grosso e dovrà rendersi conto che l'amore non è qualcosa che si possiede, o qualcosa da gridare. L'amore è un verbo. E se Harry davvero ama Louis, dovrà agire per riprenderselo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTE SECONDA



Louis aveva paura di molte cose.

Aveva paura degli ascensori e degli aghi. Non andava neanche particolarmente matto per i film horror, ma soprattutto lo terrorizzavano le cose che si avverano. Aveva chiesto a Harry di andarsene, quasi lo aveva supplicato, e Harry lo aveva fatto. Senza alzare la voce, senza lacrime, senza rabbia o rancore. Harry se n’era andato e c’era solo quel rumore di pneumatici che grattavano sull’asfalto a ricordare a Louis che era tutto vero.

La verità era che la sua vita andò avanti. Non perché il nome Harry non gli facesse più venire voglia di mettere in discussione tutto ciò in cui aveva creduto negli ultimi anni. 

Louis andò avanti perché nessuno ti dà una pacca sulla spalla se gli dici che hai perso la ragione che ti faceva alzare ogni mattina e che ora è diventata l’incubo che ti tiene sveglio la notte. Louis andò avanti perché doveva, perché non c’era altra scelta.

La sua vita era tornata ad essere quella di sempre, senza pop star che bussassero alla sua porta alle tre di notte dopo un anno di assenza per dirgli quanto gli dispiaceva di essersene andati. Aveva una tesina di Inglese da consegnare entro venerdì e doveva ricordarsi di andare al supermercato, perché la marmellata al lampone, la preferita di Lottie, era finita. Non stava un attimo fermo, per impedirsi di pensare ma, tutto sommato, stava bene.

Per quanto in bilico, sapeva che non sarebbe più caduto. Per quanto stanco, non avrebbe chiuso gli occhi e ripensato a lui. Per quanto assurdo, senza Harry il mondo, il suo mondo, continuava a girare.



Quel mercoledì pomeriggio quindi il messaggio di Harry arrivò alquanto inaspettato e, forse, malvoluto.

Voglio che tu capisca perché sono sparito e non ti ho più cercato. So che ho sbagliato a mantenere segrete le cose tra di e mi dispiace, ma voglio spiegarti perché l’ho fatto.

Louis non seppe se lo fece perché voleva sapere la verità una volta per tutte o perché il pensiero che Harry lo stesse cercando ancora, dopo la sua sfuriata alle due del mattino, iniziava a fargli capire che forse si era incastrato in qualcosa più grande di lui e che davvero voleva scusarsi.

Okay, spiegami. Ma mostramelo, non parlare. Sono stanco delle tue parole vuote. L’amore è un verbo.

E sorrise perché sapeva che Harry avrebbe sbuffato con affetto, notando il suo riferimento a quella canzone di John Mayer che così tante volte avevano cantato in pubblico.

La risposta non fu immediata, il che fece pensare a Louis che Harry si fosse già tirato indietro.

Va bene, Lou, se questo è l’unico modo. Tieni d’occhio i giornali domani mattina.

Quella notte Louis fece fatica ad addormentarsi e quasi finì per non chiudere occhio. Continuava a chiedersi cosa aveva Harry di così tanto importante da mostrargli che avrebbe potuto risolvere tutto.

Fortunatamente per lui il mattino seguente la risposta non tardò ad arrivare e non era niente, niente, paragonato a quello che Louis si era aspettato. Il giornale glielo ficcò in mano Zayn, mentre uscivano dalla lezione di Storia per andare a pranzo.

-Che gran figlio di- Louis si mise a gridare nel bel mezzo del corridoio, guardando le foto, prima che Liam gli tappasse la bocca con una mano. Louis era troppo arrabbiato per dargli retta e se lo scrollò di dosso.

-Quindi è questo il modo in cui aveva intenzione di spiegarsi e chiedere scusa. Non so se è più stronzo lui o  deficiente io che ancora gli do retta- disse Louis, gettando con disgusto il giornale in un cestino lì accanto.

-Magari non è come pensi, lo sai come sono i paparazzi, fanno tanto casino per nulla..- tentò Liam, ma Louis ne aveva abbastanza delle stronzate di Harry e di sentire persone che volevano ancora difenderlo.

-Liam, si stava strusciando addosso a un ragazzo in discoteca e le mani di quel tipo stavano facendo conoscenza con il culo di Harry, non mi sembra che ci sia molto da fraintendere!- e senza una parola di più, perché in fondo lo sapevano tutti che Louis aveva ragione, si avviarono verso la mensa in fondo al corridoio.

Louis non rivolse la parola a nessuno per il resto del pomeriggio e sospirò di sollievo quando, qualche ora dopo, si buttò sul letto nella sua camera, immergendo il viso nel profumo della sua trapunta.
Una telefonata da Harry Styles, poco dopo le cinque, era l’ultima cosa che si aspettava da quella giornata decisamente già abbastanza orribile. Decise di rispondere, perché un messaggio non sarebbe stato sufficiente per esprimere tutta la rabbia, e la delusione, che sentiva dentro.

-Certo che hai propria una bella faccia tosta a chiamarmi- disse, senza nemmeno salutarlo.

-Hai visto i giornali immagino- e Louis poteva sbagliarsi ma gli sembrò di cogliere una nota di soddisfazione nella sua voce.

-Sì, anche volendo sarebbe stato piuttosto difficile non vedere. Non capisco che cosa ci trovi da esserne così compiaciuto. Sinceramente mi fai solo schifo e non so perché non ti ho ancora attaccato il telefono in faccia-

-Lou, ma proprio non capisci?- e Louis questa volta era sicuro che Harry stesse ridendo.

-Adesso ti permetti di prendermi anche in giro. Vaffanculo, Harry..- e stava davvero per terminare la conversazione, quando Harry, capendo che era serio, smise di ridere e si affrettò a spiegare.

-Visto che non mi credevi quando ti ho detto che non dissi a nessuno di noi per proteggerti, te l’ho dimostrato. Quel ragazzo nelle foto è David, il figlio del mio autista. È gay, e sapendo che frequenta spesso quel genere di locali, gli ho chiesto di darmi una mano con te. Così ci siamo fatti vedere insieme in pubblico, e benché avessimo ballato insieme solo una canzone, la notizia che potrei essere bisessuale e avere un ragazzo stamattina era su tutti i giornali.-

Louis dall’altra parte della linea era completamente zitto. Quelle parole erano state come un pugno nello stomaco.

-Posso darti il suo numero di cellulare se non ti fidi, così che ti possa confermare quanto ti ho detto.-

-No, ti credo- rispose Louis, sorprendendo anche se stesso di averlo detto ad alta voce, perché quello che stava dicendo aveva senso e, anche se non voleva ammetterlo, Louis era sollevato nell’aver scoperto che Harry non era andato con un altro ragazzo, qualsiasi fosse la spiegazione.

-Le foto sono fuori da poco più di dodici ore e praticamente ogni informazione sulla vita di David può essere trovata online, per non parlare poi degli insulti che si sta beccando dalle fan. Non volevo che succedesse tutto questo con te, Lou, spero che tu ora riesca a capirmi.

La conversazione terminò poco dopo e Louis non si era mai sentito più confuso in tutta la sua vita. Da una parte voleva disperatamente credere a Harry e riprovarci, dall’altra c’erano ancora troppe cose che non tornavano, unite alla consapevolezza che ormai loro due appartenevano a due mondi completamente diversi. Due mondi che ruotavano sulla stessa orbita, ma destinati forse a non entrare mai più in collisione.


 
Nei giorni successivi Harry non si fece più sentire. Aveva fatto la sua mossa e Louis sapeva che ora toccava a lui cercarlo, se e quando avesse voluto parlargli.

Più il tempo passava e più si rendeva conto di quanto Harry avesse avuto ragione riguardo alla faccenda delle foto. Qualunque sito di gossip aprisse o qualunque rivista prendesse in mano, non mancava mai un accenno alla possibile relazione tra Harry Styles e David Blake. Sebbene aveva detto la verità alla sua famiglia e ai suoi migliori amici, Louis sapeva che lui, in quel tipo di situazione, non avrebbe retto due giorni di fila.

Pensò spesso a chiamare Harry, ma dopo un paio di tentativi lasciò perdere, perché si rese conto che tutto quello che aveva da dirgli era una variante di Che cazzo ti ho fatto per essere trattato così oppure Perché non mi amavi abbastanza? e dubitava che Harry avesse delle risposte per domande di quel genere.



Era venerdì sera e Louis stava dormendo sul divano. La vibrazione del suo cellulare appoggiato sul tavolino di fronte alla televisione spenta lo svegliò. Erano da poco passate le undici. Rispose stropicciandosi gli occhi, senza nemmeno controllare chi fosse.

-Sei ancora sveglio- disse la voce di Harry.

-Sì, stavo ehm guardando un film- rispose Louis, dopo averne riconosciuto all’istante la voce. Non sapeva perché ma non voleva che Harry si sentisse in colpa per averlo svegliato.

-Comunque volevo solo dirti una cosa, prometto che non ci vorrà molto.-

-Va bene- disse Louis, tastando l’agitazione nella voce di Harry.

-Voglio fare coming out. Voglio dire a tutti che sono bisessuale.-

Louis respirò forte e si disse di stare calmo. Harry voleva dire la verità, com’era giusto che fosse, non aveva niente a che fare con la sua storia con Louis. Da quanto era diventato così egocentrico?

-Buon per te, Harry.- disse, schiaffeggiandosi mentalmente per non aver trovato nient’altro da aggiungere.

-Ho deciso di farlo per via di David- continuò Harry benché nessuno gliel’avesse chiesto e Louis lo lasciò parlare –Alla fine è saltato fuori che quelle foto erano molto più credibili di quanto pensavo e la gente ha davvero iniziato a pensare che io non sia del tutto etero. Quindi tanto vale sfruttare l’occasione e dire la verità. Con quelle foto ancora fresche nella memoria sarà più facile per le fan accettare come stanno le cose.-

I secondi passavano e il silenzio diventava sempre più vuoto, amaro, soffocante.

-Hai paura?- sussurrò alla fine.

-Da morire, Lou.- disse Harry, prima di essere scosso dai singhiozzi.

Louis lo sentì allontanarsi dal telefono, perché la sua voce rotta dal pianto arrivava più smorzata, poi capì che si stava coprendo la bocca con le maniche della felpa per non farsi sentire mentre piangeva. Poi ci fu ancora  silenzio e Louis temette che Harry avesse messo giù, visto che non era stato capace di sostenerlo come invece sapeva che Harry aveva bisogno e si era aspettato da Louis.

-Harry, ci sei ancora?- sussurrò.

-Sì, scusami- rispose tirando su con il naso.

Altro silenzio, altre parole ferme in gola che Louis non riusciva a strappare fuori.

-Lou, vorrei che fossi qui.-

-Anche io-

Louis s’immobilizzò. Lo aveva pensato, ma non credeva che le parole di Harry l’avesse sconvolto al punto di non rendersi conto di averlo detto ad alta voce. Ed Harry era ancora più sorpreso di lui.

-Okay. Posso prendere la macchina e venire lì.-

-Harry..- disse Louis, pentendosene all’istante.

-Dimmi di non venire. Dimmi che non vuoi che io venga e non verrò.-

Louis non riuscì a trovare la parole, né la volontà, per dirgli di no, così rimase in silenzio. Dopo mezzo minuto, Harry riattaccò.


 
Erano le due passate quando Louis ricevette un messaggio di Harry che gli diceva che era lì fuori.

-Ce ne hai messo di tempo, pensavo avessi cambiato idea- non poté fare a meno di dire.

-Scusa, sai com’è, Manchester non è proprio dietro l’angolo.- rispose Harry, cercando di suonare arrabbiato, ma i suoi occhi, che avevano cominciato a brillare non appena avevano messo a fuoco Louis, dicevano tutt’altro.

-Manchester? Cazzo Harry, potevi dirmelo! Pensavo fossi più vicino!-

-Non c’è problema Lou, davvero. Sarei comunque dovuto tornare a casa domani, per il coming out. Ci tenevo a dirlo qui, con mia madre, Gemma e gli altri ragazzi accanto a me. Puoi venire anche tu se vuoi.-

Louis annuì solamente, perché non sapeva cosa fare. Non sapeva che cosa ci faceva Harry Styles nel cuore della notte a casa sua, con sua madre e le sue sorelle che dormivano al piano di sopra. Non sapeva che diavolo gli era preso per aver lasciato che venisse. Harry si era tolto la giacca e l’aveva appesa sull’attaccapanni nell’ingresso, come aveva fatto un milione di altre volte prima, solo che quella sera sembrava diverso. Harry era lì, ma la sua presenza in quella casa aveva perso il suo sapore dolce, rimpiazzato da un gusto amarognolo che prima non c’era mai stato.

-Ho fatto del tè mentre ti aspettavo. Ne vuoi un po’?- gli chiese.

Harry annuì e così gliene versò una tazza, prima di fargli segno di seguirlo di sopra, pregando che nessuno li sentisse salire le scale. Una volta arrivati nella sua camera, chiuse velocemente la porta e affondò le tasche nei pantaloni della tuta, così che Harry non le vedesse tremare.

Louis cominciò ad aggirarsi per la stanza, senza avere idea di che cosa stesse facendo. Si mise a rifare il letto (che non faceva mai perché gli era sempre sembrata una colossale perdita di tempo), poi cercò un pigiama pulito e raccolse un paio di calzi appallottolati da terra.

Infine sentì una mano sfiorarlo e si immobilizzò. La pelle del braccio dove Harry l’aveva toccato bruciava per quel contatto improvviso, ma allo stesso tempo così a lungo voluto, quasi invocato. Qualche istante dopo Louis si rese conto che stava tremando e Harry lo guidò verso il letto, per poi appoggiarlo sopra il piumone, come se fosse la cosa più delicata che avesse mai avuto tra la braccia.

-Ti stai facendo crescere il ciuffo- disse Harry all’improvviso osservandolo da vicino.

-Non è stata una scelta, continuano a crescere all’insù e non li ho più tagliati.-

–Ti stanno bene!- disse Harry sfiorandogli i capelli.

-Li terrò così allora- rispose piano Louis per poi sollevare lentamente la mano, appoggiandola sulla gola di Harry, che all’istante smise di parlare.

-Dio, Lou..- e senza chiedergli se poteva, senza chiedersi se fosse giusto, Harry lo abbracciò e Louis lo lasciò fare, nascondendosi nell’incavo del suo collo e stringendolo ancora più forte. Dopo un po’ Harry si staccò e guardando ancora Louis, gli sistemò i capelli disordinati sulla fronte.

-Ti ricordi quando avevamo undici anni, e tu sei caduto mentre giocavi a calcio in palestra? Non riuscivi più a muovere la gamba e piangevi così forte che la maestra chiamò l’ambulanza.- cominciò Harry

-Mi hai tenuto la mano sotto la giacca mentre andavamo all’ospedale.- continuò Louis.

-No tu mi hai stretto la mano, ma non è questo il punto. Ti ricordi quanto era bello avere quel segreto, sapere che nessuno poteva vederci?- chiese e Louis annuì –Ora non è più così, avere un segreto adesso fa male, mi fa male, e io non riesco più a vivere così. Non riesco più neanche a guardarmi allo specchio. Devo dirlo-

-Quindi non lo stai facendo solo per me- tentò di sdrammatizzare Louis.

-Certo che lo sto facendo per te, Lou. Ne ho bisogno anche io come persona, ma mentirei se ti dicessi che non è un modo per chiederti scusa, per mettere a posto le cose tra di noi.-
-Harry no, ti prego.. Lo sai che non ci riesco, non ricominciare..- lo bloccò Louis.

-Per favore, Lou.. Ascoltami!- lo supplicò –Non ho mai voluto andare a quella stupida audizione, ma mia madre mi aveva iscritto e non volevo deluderla! In quel momento mi dissi che non era importante, perché comunque sapevo che non sarei passato. Invece superai il primo provino, poi il secondo, e quello dopo ancora. Continuavano a mandarmi avanti e non potevo dirtelo, perché volevo che fossi li con me a passare quelle selezioni!-

-Lo so, Niall.. Niall me l’ha detto. Ma Harry non è questo! Il problema è che dopo che te ne sei andato, sei sparito! Hai continuato a farti sentire con tutti, tranne che con me. Hai cominciato a comportarti come se non esistessi. Harry, tu ti vergognavi di me.- concluse Louis, cercando di scacciare le lacrime.

-No, Louis, no- si affrettò a dire Harry, prendendogli il viso tra le mani. –Non mi sono mai vergognato di te. Avevo paura, non volevo dire di essere bisessuale in tv. Non volevo che tutti i giornali iniziassero a parlare di me, di te. Già immaginavo i nostri nomi distorti e le fotografie sgranate che avrebbero pubblicato. Non volevo quello schifo per me, non lo volevo per noi. Riesci a capirlo ora?- lo supplicò.

-Lo capisco, Harry, ma non è semplice, okay? Niente di questo è semplice, e per quanto lo voglia con tutto me stesso, non riesco ancora a perdonarti.- ammise Louis, scuotendo la testa.

-Lo so, e credimi se potessi tornare indietro, sarei stato più coraggioso dall’inizio. Non avrei interrotto i rapporti con te e avremmo affrontato tutto insieme. Mi dispiace davvero.-

-Ormai non si può più cambiare le cose, Harry- disse Louis con voce più dura di quanto intendesse –Ora devi pensare a domani, nulla sarà più uguale dopo.-

-Lo so. Ci sarai, vero? Ho bisogno che tu ci sia- gli disse.

 Louis lo guardò in viso e vide un lampo di paura attraversargli gli occhi al pensiero che gli potesse dire di no.

-Ci sarò, Harry. Ora andiamo a letto però, è tardi.-

Harry annuì, indeciso su cosa fare.

-Avanti, vieni qui- esclamò Louis, facendogli spazio sul letto, lo stesso letto in cui avevano dormito centinaia di volte insieme, e lo stesso letto in cui, l’ultima volta, avevano fatto l’amore.

-Grazie per avermi lasciato dormire qui stanotte- gli disse, prima di chinarsi verso il comodino per spegnere la lampada.

-Non preoccuparti- Louis gli rispose, tirandosi la coperta fin sopra il mento.

Mia madre mi ucciderà quando ti troverà qui domani mattina, ma non preoccuparti.

Ci volle tutta la forza di volontà di entrambi per addormentarsi lontani. Se ne stavano ai due lati estremi del materasso, per garantire all’altro lo spazio necessario per muoversi senza finire per toccarsi. Questo fu almeno quello che successe finché erano svegli, finché i loro sensi erano all’erta e le loro menti in grado di concentrarsi sulla necessità di mantenersi distanti.



Quando Jay si svegliò quella mattina, stranita da una Range Rover nera parcheggiata nel loro vialetto ed entrò nella stanza di Louis, li trovò sdraiati vicini nel letto, le gambe intrecciate e le teste appoggiate sul cuscino a meno di un centimetro di distanza, come se avessero appena finito di darsi un bacio. Sentì le lacrime pungere ai lati degli occhi, così appoggiò senza far rumore la tazza di tè che aveva portato per suo figlio e tornò in cucina.

Si sedette al tavolo e riposando la fronte sul marmo freddo, cominciò a piangere. Non sapeva cosa fare, se aveva fatto bene a lasciare che dormissero insieme o se avrebbe dovuto sbattere ancora una volta Harry fuori di casa. Lei avrebbe dato la vita per Louis ed era così stanca di vederlo stare male. Si domandava cosa la presenza di Harry quella notte potesse significare per suo figlio e soprattutto si chiese perché continuava a non confidarsi con lei e a trattarla come un’estranea.



Erano da poco passate le otto quando Jay li sentì scendere le scale in punta di piedi.

-È inutile che cerchiate di fare piano. Vi ho visti in camera e comunque la macchina in strada non è invisibile.-

-Merda, mamma mi dispiace. Ti giuro che non è successo niente stanotte.- Louis si affrettò a spiegare.

-No, Louis. Non ho neanche voglia di starti ad ascoltare. Lo so che è Harry, e che vi conoscete da una vita, ma l’ultima cosa che mi aspettavo stamattina quando sono entrata in camera di mio figlio era trovare un altro ragazzo nel suo letto! Sei a malapena maggiorenne, che diavolo ti è saltato in testa?-

-È colpa mia, Jay- ammise Harry -Lui non c’entra niente. Ieri sera l’ho chiamato per dirgli che oggi sarei tornato per dire a tutti la verità, e così mi ha lasciato dormire qui. Non è successo niente, davvero. Mi dispiace- si scusò Harry, recuperando il cappotto e avviandosi verso la porta. Jay era senza parole.

-Ci vediamo più tardi allora, okay? Ciao, Lou”- e veloce com’era arrivato, Harry Styles uscì nell’aria fredda di quella mattina di dicembre, chiudendosi piano la porta alle spalle.

Louis se ne stava fermo ai piedi delle scale, schiacciato dalla consapevolezza di aver deluso, ancora una volta, sua madre.

-Mi dispiace- sussurrò, fissando una macchia sul tappato e scuotendo la testa –Ci ho provato a togliermelo dalla testa mamma, ti giuro che ci ho provato a vivere senza di lui, ma non ce la faccio. Non so perché sono andato avanti tutto questo tempo a mentire, fingendo perfino con me stesso, dicendomi che ce l’avrei potuta fare. Ho sempre saputo che per me non c’è soluzione, che non c’è via d’uscita se non stare con lui.-

-Lo so, Louis. Lo so da quando avevate nove anni e una sera sono rientrata a casa prima del solito dal lavoro. Eravate sul divano e non mi avete sentita arrivare. Alla tv c’era “Lilli e il vagabondo” ma avrebbe potuto benissimo essere spenta, perché Harry si era addormentato e tu eri lì, rannicchiato vicino a lui, che lo guardavi come se fosse la cosa più bella che avessi mai visto. Eri solo un bambino lo so, ma lo guardavi in un modo in cui tuo padre non mi hai mai guardata, Louis. Ogni tanto, quando si muoveva nel sonno e un ricciolo gli cadeva sulla fronte, tiravi fuori la mano da sotto la coperta e glielo mettevi a posto. Poi sorridevi soddisfatto e ti risistemavi vicino a lui.-

Louis la fissò senza parole, il ricordo di quella giornata ancora impresso nella sua memoria. Non poteva immaginare però che sua madre fosse stata lì con lui e quel pensiero ora lo faceva sentire esposto, nudo, perché Harry era sempre stato il suo tesoro e avrebbe voluto che fosse stato così per sempre. Ovviamente era felice di tutto il successo che ora stava avendo, ma a volte rimpiangeva quando era solo suo e non c’erano altre migliaia di persone che avrebbero fatto di tutto per accaparrarsi un suo sguardo.

-In un modo o nell’altro l’ho sempre saputo che sareste finiti insieme, Louis. Immagino che fosse destino. Per questo ho reagito così male stamattina quando ho visto con quanta facilità l’hai fatto rientrare nella tua vita. Non voglio più vederti stare male per lui come hai fatto negli ultimi mesi- concluse Jay, prima che un singhiozzo le facesse tremare le spalle.

-Andrà tutto bene mamma, non preoccuparti- disse Louis e continuò a ripeterglielo mentre la teneva stretta, nella speranza che prima o poi avrebbe cominciato a crederci anche lui.


 
Quando quel pomeriggio Louis salì in macchina e strinse il volante tra le mani, si rese conto che non aveva idea di dove andare.

Con tutto quello che era successo, si era completamente dimenticato di chiedere a Harry quale luogo avesse scelto per dire la verità. Poteva essere casa sua, o il palazzetto dove solo qualche settimana fa c’era stato il suo concerto, ma Louis sentiva che avrebbe scelto il vecchio auditorium della loro scuola. Il tendone quasi cadeva giù quando veniva chiuso e il pavimento era tutto graffiato, ma era su quel palco che Harry aveva cantato per la prima volta davanti a un pubblico con Liam, Niall, Zayn e ovviamente Louis.

E già allora, anche se non se ne accorgeva, Harry gli gravitava attorno. Non preparavano mai le loro performance, perché non si ritenevano dei ballerini, così ogni volta che erano in scena Harry finiva per seguire i movimenti di Louis, facendo di tutto per mantenersi al suo fianco senza intralciare gli altri. Nella fretta di seguirlo qualche volta gli era anche andato addosso, ma quando era successo, Louis l’aveva guardato con occhi pieni di affetto e tenerezza, felice che Harry lo considerasse il suo tutto attorno a cui girare pere restare a galla, per ritrovare la via di casa. Il suo sole per non sentirsi perso.

Quando Louis arrivò nel parcheggio della scuola e vide che la macchina di Harry era già là, rallentò per cercare un posteggio libero e mentre faceva manovra sorrise sollevato. Dopotutto, forse Harry davvero non era cambiato così tanto come invece temeva.

All’interno dell’edificio c’era già parecchia gente e Louis si sorprese nel vedere sedute tra il pubblico molte ragazzine, la maggior parte delle quali frequentavano quella scuola, un’espressione di attesa e eccitazione dipinta sui loro volti, come se si aspettassero che Harry fosse lì per un altro concerto. Louis si sentiva sempre più un idiota per non aver chiesto a Harry come aveva intenzione di dire il tutto e se ne stava lì impalato, indeciso se occupare uno degli ultimi posti rimasti vuoti o andare nel backstage. Si era appena seduto sull’ultimo gradino della scalinata laterale, quando il suo cellulare vibrò in tasca. Louis lo tirò fuori con mani tremanti per scoprire che si trattava di Zayn.

Dove diavolo sei? Harry si rifiuta di salire sul palco se non ci sei tu!!

Louis balzò in piedi e si precipitò nel backstage, maledicendosi per non esserci andato subito. Non voleva che Harry pensasse che si era tirato indietro o che non voleva stargli vicino. Aprì la porta e nessuno lo fermò, come se tutti si aspettassero di vederlo lì. Raggiunse il camerino, l’unico che c’era, e quando vi sbirciò dentro vide i suoi quattro migliori amici sparpagliati tra il divano e il tappeto.

Per un attimo gli mancò il fiato, perché sembrava tutto completo, anche se lui non era lì con loro. Poi però Harry sollevò lo sguardo e nei suoi occhi Louis non vide nulla del vecchio Harry che conosceva, adorabile e un po’ goffo. Non c’era nulla neanche del nuovo Harry, ricco e sicuro di sé. C’era solo panico, nervosismo e infine sollievo quando mise a fuoco l’immagine di Louis vicino alla porta.

-Lou, sei venuto!- gli urlò, alzandosi in piedi e precipitandosi verso di lui, facendo scontrare i loro due corpi in un abbraccio che sapeva di verità dimenticate e nuove promesse.

-Certo che sono venuto, solo non sapevo dove andare- rispose Louis con voce imbarazzata, ricambiando l’abbraccio e evitando con decisione gli sguardi sorpresi di Liam, Zayn e Niall.

Venti minuti dopo Louis era nuovamente seduto sugli scalini mentre Harry si esibiva sul palco con quelle cinque canzoni previste dalla scaletta prima del suo annuncio. I suoi manager gli avevano consigliato di esibirsi per non shockare troppo il pubblico e così eccolo lì che cantava, con la voce che ogni tanto tremava e il sorriso più tirato del solito. Louis si chiese a che scopo sottoporlo a quell’ulteriore stress, visto che entrambi sapevano che nemmeno cantare per l’intero pomeriggio sarebbe stato sufficiente a smorzare l’importanza di quello che stava per rivelare.

Quando la base dell’ultima canzone si affievolì per poi spegnersi del tutto e il sorriso di Harry vacillò più che mai, come se si fosse improvvisamente ricordato di quello che lo aspettava, Louis scattò in piedi e corse nel backstage, dove Harry aveva una pausa di dieci minuti prima di tornare sul palco e affrontare non solo il pubblico in sala, ma le loro macchine fotografiche e i loro cellulari i cui video poi avrebbero fatto il giro del mondo.

Andò a sbattere contro un paio di persone ma non si fermò nemmeno a scusarsi, perché doveva correre da Harry e parlargli prima che fosse troppo tardi. Non riusciva quasi a camminare dritto, l’immagine del suo volto terrorizzato di poco prima appiccicata agli occhi, impedendogli di vedere altro.

Lo trovò nel camerino, appoggiato contro la parete e dando le spalle allo specchio, come se non ne potesse più di vedervi la sua immagine riflessa. Harry non si mosse quando Louis si scaraventò nella stanza, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé.

-Harry, non puoi fare coming out.- esclamò Louis, senza fiato per la corsa e l’agitazione.

-Non oggi, almeno non oggi!-

-Harry parlami ti prego!-

Harry sbuffò sonoramente e si girò verso lo specchio, osservando distrattamente il suo riflesso.

-La fai facile tu, Lou.- esordì Harry e la sua voce tremante era poco più che un sussurro. –Nessuno ha gli occhi puntati su di te e nessuno si aspetta da te che tu vada lì fuori e dica a tutti di essere uno
scherzo della natura. Tu sei tutto felice perché lo hai detto alla tua famiglia e ai tuoi amici, ma spero che tu mi capisca se ti dico che quello che devo fare io è un po’ più compromettente.-

-Calmati, ti prego- lo supplicò Louis inginocchiandosi davanti alla sedia su cui Harry era seduto e afferrandogli il viso tra le mani.

-Devo andare Lou, mi stanno aspettando- disse Harry, cercando di sottrarsi al suo tocco.

-Harry guardami- continuò a ripetere fino a quando Harry immerse timidamente i suoi occhi verdi, resi ancora più grandi dalla paura, in quelli blu del ragazzo per cui era pronto a giocarsi la carriera.

–Non ho bisogno che tu vada là fuori e dica di essere attratto dagli uomini per convincermi che ti dispiace di avermi lasciato per andare a inseguire il tuo sogno.-

Harry lo guardava in silenzio, con una piccola luce di speranza ora a riscaldargli lo sguardo triste.

-Quando ieri mi hai detto che volevi fare coming out ti ho appoggiato- continuò Louis –ma solo perché pensavo che fosse quello che volevi veramente. Ero felice che avessi deciso di mostrare davvero chi sei al mondo. Perché tu sei bellissimo, Harry, in tutto ciò che sei e fai e non meriti di nasconderti. Ma quando ti ho visto tremare sul palco poco fa, mi sono detto che quella non è la reazione di un uomo che sta per liberarsi di un peso che si porta dietro da troppo tempo. Non è così, Harry?-

Harry annuì brevemente e Louis dovette sforzarsi per trattenere le lacrime.

-Sono stato un’idiota a non capire che lo stavi facendo solamente per me. Ho voluto andare avanti fino all’ultimo a illudermi che non fosse così, a credere che lo stessi facendo per te stesso, ma ora ho capito che non è così. Non voglio che rinunci al tuo sogno, al tuo lavoro, a quello che ti rende felice solo per tornare con me. Sono una persona egoista quando si tratta di te, lo sai, ma non arriverei mai a chiederti un sacrificio così grande.-

Harry continuava a fissarlo, le labbra socchiuse e il respiro che vi usciva fuori con rumori strozzati, come se ogni respiro fosse una coltellata troppo profonda per il suo corpo così provato e stanco.

-Io ti rivoglio nella mia vita, Harry. E ti avrei rivoluto sia che tu oggi avessi finito per dire la verità o no. Quindi se senti che non è ancora il momento giusto, non farlo.-

-Ero così spaventato, Lou!- esclamò Harry dopo qualche secondo di silenzio in cui soppesò le parole di Louis –Non me ne sono mai andato perché non ero sicuro di te. Avevo solo paura!- esclamò e Louis si chiese come delle parole sussurrate potevano avere la stessa intensità e sofferenza di un grido, perché apparentemente quelle di Harry ce l’avevano.

-Ho sempre pensato che tu non mi volessi più, non che fossi spaventato.- Louis ammise semplicemente.

-No, non è mai stato quello- rispose Harry allibito, come se solo la possibilità che esistesse un mondo in cui lui non volesse più stare con Louis fosse ridicola.

-Ora lo so e mi dispiace di non averlo capito prima.-

-Ti voglio Louis, sempre. Ti voglio e ti vorrò sempre.- continuò Harry, con voce più alta e decisa ora, per essere sicuro che Louis avesse capito e che, soprattutto, gli credesse.

Louis ebbe appena il tempo di annuire timidamente che la porta del camerino si aprì e Liam si precipitò dentro.

-Harry, tra due minuti vai in scena. Sei pronto?- gli chiese per poi stopparsi alla vista di Louis lì con lui.

-Lou che diavolo ci fai lì per terra?- chiese Niall che era entrato subito dopo Liam e seguito da Zayn.

-Niente, è tutto a posto- rispose Louis alzandosi e asciugandosi velocemente una lacrima che non si era nemmeno accorto gli stesse correndo lungo la guancia.

-Non voglio più fare coming out- li informò Harry.

-Okay, ora andiamo di là. Aspetta, cosa hai detto?- chiese Liam, bloccandosi nel centro della stanza.

-Non voglio più dire di essere gay, almeno non oggi-

-Sei sicuro? Mi sembravi così convinto prima..- chiese dubbioso Liam.

-Non c’è tempo ora Li, te lo spiegheremo dopo. Il punto ora è..- si intromise Louis.

-Cosa facciamo con tutta la gente di là che aspetta di sentire chissà quale grande notizia?- finì per lui Zayn.

I cinque ragazzi caddero nel silenzio più totale, mentre tutte le loro menti erano alla ricerca di un modo per uscire da quella situazione nel minor tempo possibile. Mancavano solo pochi secondi e Harry avrebbe dovuto tornare sul palco.

-Venite a cantare con me- disse Harry un momento dopo. E non era un invito, né un suggerimento. –Dirò a tutti che volevo fare una sorpresa esibendomi nella mia città con la mia vecchia band.-

Niall lo guardò per un secondo come se fosse pazzo, ma poi scrollò le spalle e sorrise emozionato. Louis non pensava esattamente che quella fosse l’idea migliore del mondo, ma Harry si era appena offerto di rischiare tutta la sua carriera per lui, quindi il minimo che ora potesse fare era sostenerlo in quell’idea folle.

-Harry, noi non cantiamo insieme da anni..- gli disse cautamente Liam.

-Lo so, ma possiamo fare uno dei nostri cavalli di battaglia, no? Dio spero solo ci siano microfoni per tutti- rispose Harry, schizzando o da una parte all’altra del backstage.

-Ne ho trovati altri due- esclamò Zayn sollevandoli in aria in segno di vittoria e Louis si girò per ringraziarlo con un sorriso silenzioso. Sapeva che Zayn era probabilmente d’accordo con Liam, ma gli era grato per non essersi opposto.

Un istante dopo erano tutti e cinque allineati dietro il tendone, nervosi ma impazienti di cominciare. Era passato così tanto tempo dall’ultima volta. Forse troppo.

-A proposito, che canzone cantiamo?- chiese all’improvviso Niall con voce divertita, come se fosse una questione di poca importanza.

Harry incastrò il suo sguardo con quello di Louis, che gli sorrise complice, prima di rispondere.

-Love is a verb, John Mayer.-

Gli altri annuirono concentrati e un secondo dopo stavano cantando. Come un anno fa. Come se Harry non fosse mai andato via. Come se fossero ancora loro cinque, uniti, insieme. Ed in fondo lo erano davvero.

La loro esibizione si concluse in un turbinio di luci, armonie, sorrisi e soprattutto applausi. Scesero dal palco tra le acclamazioni della gente, dopo che Harry ebbe presentato uno a uno i componenti della sua vecchia band.

Quando arrivò il turno di Louis, disse il suo nome con voce ancora più dolce di quella che aveva usato per gli altri e nel suo sguardo c’era così tanto orgoglio e tenerezza per lui che Harry si sorprese che nessuno nel pubblico se ne fosse accorto.



Quella sera, dopo che l’ultima telecamera fu spenta e dopo che tutte le domande dei giornalisti in sala ebbero ottenuto risposta, Harry invitò Louis e gli altri a cena a casa sua. Quando entrarono in cucina la madre di Harry li accolse con un sorriso e si precipitò subito ad abbracciare Harry e Louis capì, dal modo in cui lo stringeva, che non era l’unico ad essere contento che Harry non avesse detto la verità quel giorno.

Durante la cena Harry ovviamente si sedette accanto a Louis e il modo in cui ogni tanto faceva scorrere distrattamente le dita lungo il dorso della sua mano o il modo in cui gli solleticava piano il polso faceva commuovere Louis al punto tale che a metà cena gli si chiuse lo stomaco e non riuscì più a mangiare.

Louis sapeva che era colpa sua, perché il pensiero che Harry fosse ancora, e con un po’ di fortuna una volta per tutte, suo era qualcosa a cui non si sarebbe riuscito ad abituare nel giro di pochi giorni. Bisognava dire però che Harry non faceva nulla per rendergli il compito più semplice, soprattutto quando si chinava verso di lui, per sussurrargli qualcosa nell’orecchio, così vicino che Louis riusciva a sentire il profumo del suo shampoo.

Harry e Louis se ne stettero seduti così, distanti anni luce dai loro amici appena lì accanto, con i gomiti che si sfioravano e i sorrisi che si allargavano sui loro volti quando si sorprendevano a guardarsi a vicenda.

Louis voleva distogliere lo sguardo, partecipare alla conversazione, ma era così difficile strappare i suoi occhi da Harry quando la sua pelle sembrava così calda e dorata nella tenue luce del salotto. Gli occhi apparivano più scuri, ma in qualche modo lo stesso dolci, con una scintilla che brillava in profondità.

Ci volle tutta la volontà di Louis per non chinarsi in avanti e baciare Harry lì, davanti a tutti, davanti alle fette di torta al caffè mangiate solo a metà e le briciole di pane ancora sparpagliata sulla tovaglia azzurra.



Nessuno si stupì troppo quando Harry annunciò che Louis sarebbe rimasto lì a dormire, nemmeno Louis stesso.

Erano passate solo dodici ore da quella mattina, quando si erano svegliati aggrovigliati insieme, dopo mesi e mesi di distacco, ma era chiaro a tutti che quello era il mondo in cui le cose avrebbero sempre dovuto andare tra di loro. Quando si parlava di Harry e Louis era normale che la prima parola che venisse in mente fosse destino ed era impossibile non sorridere vedendo il modo innocente, quasi disperato, in cui continuavano a cercarsi, anche solo essendo a meno di un metro di distanza l’uno dall’altro.



Appena salirono in camera si spogliarono e in silenzio si sdraiarono sul letto.

Nessun bisogno di riempire la stanza con parole vuote. Nessun bisogno di scambiarsi promesse eterne. Nessun bisogno di aprire bocca per far capire quanto si sentissero fortunati ad essere ancora insieme, su quel letto traballante a una piazza sola, con la trapunta troppo corta ma che profumava di buono, di loro, nonostante il tempo, nonostante la paura e nonostante le lacrime amare che lei stessa aveva asciugato.

Stettero così per un po’, ma alla fine quel beato silenzio fu interrotto dallo stomaco di Louis, che proprio in quel momento decise di svegliarsi e manifestare la sua presenza.

-Oh oh, qualcuno ha già di nuovo fame- disse Harry divertito –Non potevi mangiare di più a tavola?-

-Lo avrei fatto se tu non mi avessi fissato tutto il tempo facendomi perdere l’appetito- rispose acido Louis.

-Quindi adesso è colpa mia?- chiese Harry fingendosi offeso.

-Non lo è stato mai- rispose Louis, allungando il braccio per posare i polpastrelli sulle labbra di Harry. –Mai-

Harry gli baciò le dita, una per una, e Louis tremò, incapace di trattenersi.

Non era sicuro di chi dei due si mosse per primo, ma improvvisamente la bocca di Harry era su di lui, risalutando la sua con carezze delicate,dopo tutte le parole taglienti che era stata costretta a dire. Ma Harry non si limitò alla bocca, perché era troppo il bisogno che aveva di Louis per accontentarsi. Gli baciò le palpebre, le guance, la mascella e la gola. Non era un bacio perfetto, non ci andava neanche vicino, troppo avventato e con i denti che più di una volta si scontrarono, ma erano loro due e non avrebbero potuto chiedere di più.

Quando Harry si staccò qualche istante dopo e gli sorrise, Louis si sentì sciogliere, spaventato e speranzoso allo stesso tempo.

-Non te ne andrai domani mattina per poi non telefonarmi mai più, vero?- Louis gli chiese distrattamente, lisciando le pieghe del cuscino.

-No- rispose Harry, tirandolo a sé e abbracciandolo di nuovo.

Sapeva che Louis stava cercando di tornare a fidarsi di lui ma che avrebbe richiesto molto tempo. Si amavano, e forse sarebbe bastato.



La mattina dopo Harry si svegliò nella penombra della sua stanza. Il sole non era ancora sorto e la sveglia sul comodino indicava che erano da poco passate le cinque. Si guardò intorno meravigliato, chiedendosi cosa lo avesse svegliato, e lo capì quando vide il suo corpo seminudo.

Spostò lo sguardo un po’ più in là, sull’involtino primavera che Louis era diventato nel corso della notte. Si era arrotolato così stretto nel piumone che Harry era rimasto senza, ma quando quest’ultimo allungò una mano per tracciare con le dita il contorno della schiena imbacuccata di Louis, non riuscì a trovare dentro di sé nemmeno una goccia di fastidio. Nonostante Harry avrebbe voluto restare sveglio a sorvegliare il sonno di Louis, qualche minuto dopo finì per riaddormentarsi, cullato dal suo respiro.

Quando si svegliarono entrambi qualche ora dopo, la camera era già immersa nella luce del mattino.

Luce che sapeva di perdono, di speranza e di seconde possibilità.

Non appena Louis si accorse che anche Harry era sveglio cominciò ad accarezzargli le spalle.

-Mi piace quando mi tocchi, mi è sempre piaciuto, e quando sono partito ti giuro che me lo sognavo la notte. Ti volevo vicino a me, così tanto. Dio Lou, ti volevo sempre.

Louis si trattenne dal rispondere Allora non avresti dovuto andartene e abbassò lo sguardo imbarazzato.

-Ma tu potresti avere chiunque. Sei famoso.-

-Non mi importa chi potrei avere. Ci sei solo tu-

E a quelle parole Louis si chinò in avanti e lo baciò, perché non sapeva come altrimenti fargli capire che andava bene, che gli bastava così.

Sarebbero rimasti lì distesi tutto il giorno. C’erano solo loro due, la tranquillità della stanza di Harry e le loro risate ogni volta che uno dei due si muoveva facendo scontrare le loro ginocchia o ingarbugliando ancora di più le loro gambe sotto al piumone.

Harry stava ancora una volta baciando le labbra di Louis quando il suo cellulare vibrò distrattamente sul comodino.

-Non guardi chi è? Potrebbe essere importante.-

-Tra un minuto, sto solo ricordando che sapore hai.-

Louis sorrise e appoggiò il viso sul petto nudo di Harry, per nascondere le sue guance che andavano a fuoco, mentre quest’ultimo afferrava il cellulare e leggeva il messaggio.

-È Niall. Dice che il video della nostra esibizione di ieri ha già milioni di visualizzazioni e che su Twitter non si parla d’altro!-

Pochi minuti dopo Harry aveva acceso il suo portatile e aveva guardato il famoso video con Louis, tenendo il computer in bilico sulle sue ginocchia. La performance era oggettivamente grandiosa e Harry non poteva fare a meno di sentirsi orgoglioso di essere stato lui a suggerire l’idea.

-Beh non mi stupisco che Niall sia così esaltato. Guarda qui!- esclamò Louis scorrendo tra i migliaia di commenti.

Oddio quanto sono carini, ma quello biondo in particolare mi uccide! Cioè, guardatelo!!!

Non ce la faccio, quello biondo è bellissimo. Ci uscirei subito!! xxx

E molti altri ancora. Ce n’erano anche tanti per Louis e Liam e Harry ne individuò un paio che sarebbero riusciti a far arrossire perfino Zayn.

Mentre scendevano al piano di sotto per fare colazione, Harry si chiese se il video fosse arrivato fino alla sua casa discografica e se soprattutto lo avessero seriamente preso in considerazione, insieme alle decine di filmati che Harry aveva portato loro subito dopo la litigata con Louis.

Allora l’aveva visto solo come un modo per risolvere le cose con Louis, ma ora, alla luce della performance di ieri sera e della risposta che avevano avuto dal pubblico, Harry si rendeva conto che poteva essere molto di più. Se fosse stata loro offerta una possibilità come gruppo, non gli sarebbe dispiaciuto smettere di cantare da solo. Quando si esibiva il palco gli era sempre sembrato troppo vuoto e se tornare a essere una band gli avrebbe permesso di passare più tempo con Louis, Harry avrebbe rinunciato alla sua carriera da solista all’istante.



Quel pomeriggio la Range Rover di Harry parcheggiò nel vialetto di Louis. Lo aveva riaccompagnato a casa, perché aveva ricevuto una chiamata urgente dalla sua casa discografica e doveva tornare immediatamente a Londra.

Harry non stava più nella pelle, voleva andare a sentire cosa avevano da dirgli, sicuro che dovesse avere a che fare con il video della loro performance. Louis tuttavia, che non ne sapeva niente, non voleva che partisse e lo strinse in un abbraccio disperato.

Un abbraccio che prometteva domani, il giorno dopo domani e quello dopo ancora. Un abbraccio che chiedeva scusa per tutto il tempo i cui erano stati distanti e in cui non si erano capiti. Un abbraccio che confessava la paura di perdersi ancora e urlava che in qualche modo ce l’avrebbero fatta. Harry lo strinse forte, sentendosi un po’ in colpa per non avergli riferito il suo piano.

-Su, vai ora.- gli disse Louis con voce rauca –Altrimenti sarai in ritardo, le persone ti odieranno e io dovrei prenderle a pugni.-

Harry sorrise, facendo finta di non vedere le lacrime negli occhi di Louis.

–Ti chiamo quando arrivo- promise e Louis annuì, prima di voltarsi e rientrare in casa, il rumore della macchina che si allontanava che gli rimbombava nella testa.

Quel rumore non lo abbandonò per il resto della giornata. Ce l’aveva ancora nelle orecchie mentre lavava i piatti o mentre guardava un po’ la televisione in sala. Lo perseguitava a tal punto che quando lo risentì verso le undici di sera, pensava di esserselo immaginato.

Era curiosissimo di vedere perché Harry fosse già di ritorno e ci rimase male quando, aprendo la porta, si trovò di fronte un Niall su di giri e con una confezione da sei birre in mano.

-Louis!!!- urlò prima di saltargli addosso e abbracciarlo come se non si vedessero da anni.

-Avanti Ni, queste dalle a me. Hai già bevuto abbastanza- disse Liam, prendendogli le birre dalle mani.

Sorrise poi a Louis e beh, lui poteva anche non essere ubriaco, ma era evidente che fosse eccitato per qualcosa. Dietro di lui poi apparve Zayn con un sorrisetto soddisfatto e infine Harry, il viso stanco per il viaggio che subito si illuminò quando vide Louis sulla porta, le braccia strette intorno al petto per proteggersi dal freddo e gli occhiali dalla montatura nera in bilico sul naso.

-Che avete tutti? Perché Niall è ubriaco? Domani è lunedì e c’è scuola!- chiese Louis con voce stranita dopo che tutti furono arrivati in cucina.

-Forse è meglio se ti siedi- gli rispose Zayn, mentre Niall continuava a ridacchiare.

-Sto benissimo in piedi, grazie. Mi dite che cosa è successo?- chiese ancora

-Forse è meglio che ti siedi davvero,Lou- mormorò Harry con un sorriso e questa volta Louis lo fece.

-C’entra qualcosa con il perché ti hanno chiamato a Londra oggi pomeriggio?-

-Sì- rispose Harry, senza riuscire a nascondere l’emozione nella sua voce –Hanno visto il video della nostra performance dell’altra sera e gli è piaciuto molto. Quello unito poi a tutti i filmati..-

-Che filmati?- chiese Louis con voce confusa.

-I filmati delle nostre vecchie esibizioni che gli ho portato qualche settimana fa- continuò Harry, ignorando lo sguardo sorpreso di Louis –li hanno guardati e hanno pensato di darci una chance. Come gruppo-

Harry pronunciò quelle ultime due parole con voce forte e chiara, lasciando che penetrassero nel silenzio della cucina. Ci volle più di un minuto prima che Louis ne comprendesse fino in fondo il significato. Quando lo fece si mise a ridere, sicuro di aver frainteso, ma poi vide Niall che continua a saltare da una parte all’altra della stanza e soprattutto notò gli occhi umidi di Liam.

-Quindi siamo un gruppo. Un gruppo di cantanti professionisti- disse piano, per vedere come quelle parole suonassero dette ad alta voce.

Harry che fino a quel momento lo aveva guardato con occhi tesi, timoroso di quella che avrebbe potuto essere la sua reazione, scoppiò a ridere e gli si buttò in braccio, facendolo cadere dalla sedia. Fu solo quando si rialzarono in piedi che si accorse che Louis stava silenziosamente piangendo.

Non notarono nemmeno che gli altri erano usciti dalla cucina, per lasciarli un po’ da soli, perché Louis si era aggrappato al collo di Harry, tenendolo stretto e ricoprendolo di baci.

-Niente più distanza. Niente più telefonate. Niente più stare senza di te- continuava a mormorare tra un bacio e l’altro. Ogni tocco era una promessa, ogni carezza un sollievo.

Harry lo lasciò fare, travolto da tutto quell’amore di cui sapeva non sarebbe mai più riuscito a fare a meno.

Quando infine si staccarono, Louis allungò una mano per sistemargli i ricci sparpagliati sulla fronte e Harry gli sorrise imbarazzato, immergendo le dita nelle pieghe morbide del suo maglione color panna.

Si sfiorarono un’ultima volta, prima di raggiungere gli altri in salotto, non azzardandosi a sognare per loro la più assoluta e completa felicità, ma promettendosi che, qualunque cosa il futuro avrebbe portato nella loro vita, sarebbero stati sempre in due ad accoglierla.




Spazio autrice:

Eccomi qui con la seconda parte di questa storia, che ovviamente è venuta MOLTO più lunga del previsto, ma penso che se siate arrivate fino a qui ormai mi conosciate abbastanza bene e non vi importi più tanto della lunghezza delle mie storie.
Sono molto affezionata a questo capitolo perchè ci ho lavorato senza sosta per una settimana, ogni giorno aggiungendo o togliendo dettagli, limando qui e là, fino ad arrivare a questo!
Penso che fosse scontato che Louis alla fine avrebbe perdonato Harry e ho voluto concludere con questo finale aperto, che un po' ci fa sognare, nonostante lasci intravedere qualche difficoltà per loro all'orizzonte!
Spero davvero tanto che vi sia piaciuto leggere questa storia tanto quanto io mi sono impegnata e divertita a scriverla!

Questo è il link della canzone a cui mi sono ispirata per scriverla:  www.youtube.com/watch?v=V1wFvuF9LTc
Grazie a tutti quelli che l'hanno semplicemente letta, un abbraccio a quelli che l'hanno messa nelle preferite/seguite/ricordate e un abbraccio ancora più forte a coloro che hanno speso qualche minuto per dirmi che cosa ne pensavano!!
Ho già in programma qualche storie e penso di metterne un paio prima della mia imminente partenza per l'Inghilterra, quindi se ancora non vi siete rotte le scatole di sentirmi (o sarebbe meglio dire leggermi) blaterare su Harry e Louis, ogni tanto date un'occhiata al mio profilo perchè sicuramente presto ci sarà qualcosa di nuovo!!
Come sempre mi trovate su twitter @martolinsss e grazie ancora per aver letto questa storia!!! A presto!

Marta

   
 
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