Genere: OS

Personaggi: Elena, Jenna, Isobel, Johnn, Jeremy, Alaric e Bonnie.

Canzone: Dance in the graveyards, Delta Rae.

Note d'autore: Ciao a tutti. Grazie mille a chi recensisce e segue le mie storie. Ho adorato questa storia, benché odio Elena. 

Ciao, alla prossima.
P.s: gli asterischi indicano il cambio di narratore.                                                                                                                

 

When I die
I don’t want to rest in peace
I want to dance in joy
I want to dance in the graveyards, the graveyards

 

 

                   

 

 

 

 

Un senso di stravolgimento ti attraversava tutto il corpo, facendoti accapponare la pelle. Riuscivi a vedere le tue vene pulsare, quasi come se volessero uscire fuori per la tanta paura.

Davanti a te vedevi un tunnel, nero all'interno e all'esterno. Imboccavi la via per esso, come se guidata da qualcosa di invisibile e indefinito.

Non appena entrasti nel tetro abisso, una domanda fece capolino nella tua mente: "Dove sono?"

 

Adesso ricordi. Ricordi che sei morta, non sai come ma sei morta. E se lo sei, perché ti senti viva? E se sei viva dove vai?

Un piccolo e fioco barlume di luce appariva in lontananza, diventando poco a poco sempre più grande, fino a travolgerti e portarti con se.

                                             ***

-Il cimitero di Mystic Falls... allora sono viva!-, pensai.

"Non sei viva, sei un'anima che ha trovato pace, Elena"

Quella voce sembrava così familiare. Quel timbro di dolcezza e affetto... "Qui i pensieri si sentono e si vedono", continuò, "attenta a ciò che pensi!", una piccola risata si sollevò in lontananza, appena udibile.

 

Jenna.

Mi girai e la vidi con le mani su fianchi, con quell'atteggiamento pronto a colpire chiunque avrebbe fatto qualcosa di male. E rideva. "Be', che fai lì impalata? Hai per caso i piedi nelle sabbie mobili al posto di averceli sopra la tua tomba?", disse lei.

 

la tua tomba... allora sono morta.

Guardai l'ombra dei miei piedi che sfiorava una lapide marmorea, con su inciso "Elena Gilbert, data di nascita e di morte". Mi sembrava quasi poterla sentire.

Mossi il piede verso di essa, fino a toccarla con la punta della scarpa, e una lieve brezza mi fece alzare le palpebre verso le altre lapidi. 

Jeremy, Alaric, Jenna, Isobel, Johnn, e persino Bonnie.

Pian piano che le osservavo tutte,riuscivo a notare anche delle figure sopra di esse: i loro "padroni". Mio fratello mi guardava stranito, Alaric era solito con la sua aria da duro che nasconde tutto, Bonnie sembrava un fantasma fissava a vuoto -come se fossi trasparente-, Isobel e Johnn avevano gli occhi pieni di lacrime. E Jenna... lei rideva.

"Elena", fu Jeremy a parlare, "che bello vederti qui", e sorrise. Poi si accorse delle sue parole, che potevano essere fraintese e si corresse, "Non sono felice della tua morte, ma soltanto che tu abbia trovato pace."

Lo guardai dolcemente, scuotendo la testa per far cenno di non preoccuparsi, che andava tutto bene.

"Sono felce anche io di essere qua", e conclusi io.

 

Cercai di andare verso Alaric e Jenna per sapere di più sull'accaduto, ma ero bloccata. Pareva vi fosse un incantesimo che mi legava alla lapide, trattenendomi sopra di essa.

Alaric diede la risposta alla mia domanda senza battere ciglio: " Molte streghe decidono il loro percorso di pace, se quest'ultimo viene concesso loro. E Bonnie ha scelto noi come percorso,venendo chiamata a custodire le nostre anime, evitando così che noi possiamo toccare coloro ancora vivi. Tutto per non alterare la natura e i suoi corsi. Non so se hai afferrato il concetto."

"Più che pace", risposi, "sembra una prigione di tortura!"

"Non ti preoccupare, Elena. Abbiamo anche noi il nostro momento di libertà"

"E quando arriverebbe questo momento?"

"Devi solo avere pazienza...", rispose lui.

"Solo pazienza, figlia mia." era la voce di Isobel. Di mia madre. Di colei che morì alla luce del sole per salvarmi.

Le risposi con un sorriso e con un rossore sulle guance che sembrò contagiare le sue.

                                      ---

La luna era giunta a toccare il punto più alto del cielo, il ché significava che era quasi mezzanotte -se non lo fosse già.

 

Zio Johnn fu colui che prese la parola: "Adesso, Elena, puoi oltrepassare la tua dimora", e così dicendo oltrepassò la lapide, e venne incontro a me. Gli altri lo imitarono, tranne Bonnie. Ora il suo sguardo era fisso sulla superficie lunare.

"Dammi la mano", disse lui.

"Ce la faccio anche da sola, grazie", stizzii sorridendo. "Scherzavo", continuai, prendendogli la mano e passando sopra la terra umida.

"Sei nuova qui", disse Jeremy, "perché non balliamo per festeggiare? Siamo, o no, tutti riuniti anche se morti?"

 

Jeremy prese le mie mani e quelle di Jenna, che prese Alaric e Isobel, che prese Johnn.

Eravamo uniti tramite la catena di mani, come i bambini quando giocano al girotondo.

Ballavamo e ridevamo felici.

                                       ***

Jeremy era in camera sua, Jenna e Alaric pure. Scendesti in cucina a prendere un bicchiere d'acqua e poi subito a letto.

-Che sogno bizzarro-, pensai. E caddi addormentata, con un sorriso stampato sul volto.