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Autore: VasHappeningMum    19/08/2013    2 recensioni
"Lou,ti prego,non andare via".
"Piccola lo vorrei tanto ma sapevamo entrambi che questo giorno sarebbe arrivato".
"Sì,è vero lo sapevamo..Solo che non credevo così presto". Una lacrima le rigò il viso,non era ancora pronta a dirgli addio. Lui era l'unico ragazzo che le aveva fatto battere il cuore,l'unico per cui avrebbe fatto qualsiasi cosa e il pensiero che non lo avrebbe più rivisto a uccideva.
"Ascoltami Jess,tu sei più forte di tutto questo e supererai questa orribile situazione. Ti innamorerai di un altro e tutto andrà bene. Devi farlo Jess,ti prego.." Le asciugò le lacrime che però continuavano a scendere,forse ancora più numerose dopo le sue parole.
"No Lou,non puoi chiedermi questo. Noi abbiamo un -altro mondo- noi siamo unici,io amo te e voglio amare solo te"
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                           Una serata in discoteca
 


-Sconosciuto-
Cominciai a chiedermi chi potesse essere, dubitai subito che fosse qualcuno del liceo dato che non avevo parlato praticamente con nessuno e di conseguenza non avevo dato il mio numero a nessuno.
Risposi tra uno sbadiglio e l'altro a quella telefonata.
"Pronto?"
"Jessica?"
"Sono io" risposi fredda senza capire di chi fosse quella voce rauca. Sentii una risatina provenire dall'altra parte.
"Sono un tuo compagno di scuola, scusa se ti chiamo con lo sconosciuto ma non posso davvero dirti chi sono".
Mi focalizzai sulle sue parole, non aveva una voce familiare e non capivo come avesse fatto a trovare il mio numero!
"Senti io non ho tempo da perdere, non mi va di stare al tuo gioco quindi dimmi chi sei, cosa vuoi da me e soprattutto come hai fatto a scoprire il mio numero di cellulare!" risposi scontrosa.
"Non voglio niente da te, mi sei semplicemente sembrata carina e volevo conoscerti un po' meglio. Il numero non è difficile da trovare, siamo in America" rise rumorosamente. Una risata forte, contagiosa e, devo ammetterlo, anche molto bella.
"Bene, non potevi dirmi queste cose oggi a scuola?"
"No, tu non devi conoscermi. Non posso stare con te, i miei amici mi ucciderebbero ecco perchè ti ho chiamata".
"Senti coso io di te non so niente, non so nemmeno se mi stai raccontando bugie su bugie quindi per favore non chiamarmi più" 
La telefonata più strana della mia vita. Questo ragazzo non mi conosceva ed io non conoscevo lui, era una cosa assurda! 
"Jessica per favore, fidati di me. Magari inizi anche a scoprire che sono simpatico" rise e dopo un sospiro continuò "Non posso parlare con te a scuola a causa dei miei amici, sono tutti fighi, popolari e tu.." si bloccò. Capii dove voleva andare a parare e ci rimasi abbastanza di merda.
"Io sono sfigata, cretina, brutta, patetica. Per questo non merito di stare con te? Senti fatti passare questo interesse nei miei confronti e non chiamarmi più, ciao".
Chiusi semplicemente la telefonata senza ascoltare altro, mi aveva già stancata.
Poggiai di nuovo il cellulare sul comodino per poi scendere al piano di sotto, avevo una fame da pazzi.
Entrai in cucina, aprii il frigorifero e rimasi lì davanti per qualche minuto osservando un punto fisso senza prendere niente.
La mia testa si invase da mille pensieri e dubbi partendo proprio da quel ragazzo misterioso. Le cose che mi aveva detto non avevano un senso preciso! Si vergognava di me ma voleva conoscermi, solite cose che succedono nei film.
Sbuffai. Lì dentro non c'era niente che potesse farmi passare l'appetito.
Decisi di uscire di casa in cerca di qualche bar, presi la vespa di mia madre ed incominciai a girare per la città con il vento che mi scompigliava i capelli.
 
"Merda!" urlai davanti alla porta di casa. Ero tornata dopo un paio d'ore di svago in quella magnifica città quando mi resi conto di aver dimenticato le chiavi dentro casa, precisamente sul tavolo che c'era in cucina.
Il cellulare l'avevo dimenticato sul comodino e non avevo modi per contattare mia madre che in quel preciso istante si trovava in ufficio in cui avrebbe passato tutta la serata.
"Ora cosa faccio? Pensa Jessica, pensa" mi ripetevo queste parole nella mente, non avevo molte idee in testa e l'unica era un po' sciocca.
Ripresi la moto e incominciai a girare in cerca dell'edificio in cui mia mamma lavorava fino a trovarlo proprio di fronte ad una discoteca abbastanza conosciuta.
Citofonai. 
"Chi è?"
"Mamma sono io, ho dimenticato le chiavi in casa e non so come entrare"
"Sali, quinto piano"
Feci ciò che mi aveva detto ed arrivai al quinto piano, pieno di uffici e sale riunioni.
Il lavoro di mia madre era abbastanza complicato ed io non avevo mai capito bene in cosa consistesse.
Sapevo solo che c'entrava con la moda ma lei, essendo sempre molto impegnata, non aveva mai avuto il tempo di spiegarmelo per bene.
La vidi seduta ad una sedia insieme ad altre persone, tutte con alcuni libri in mano. Si alzò appena mi vidi accanto alla porta, sembrava quasi imbarazzata.
"Jess non posso darti le mie chiavi, tieni questi soldi. Mangia qualcosa e trova un passatempo fino alle undici. Ci vediamo a casa". Mi salutò con un bacio per poi rientrare nella sala.
 
Erano appena le nove quando finii di mangiare, avevo due ore da occupare e nella mia testa non c'erano idee. 
Quella città era nuova per me ed inoltre non avevo amici con cui trascorrere il tempo.
Si era alzato un leggero venticello mentre passeggiavo avanti ed indietro per quella via. Misi le mani nelle tasche della felpa quando vidi la luce del Late Bar accendersi.
Non ero mai entrata in una discoteca da quando mi ero trasferita lì ed era, forse, il momento per farlo.
Mi avvicinai ancora un po' spaesata e lessi che quella sera, come ogni lunedì, l'ingresso era gratuito.
 
Fui spinta da centinaia di persone che ballavano e si divertivano con gli amici mentre io, lì dentro, mi sentivo ancora più sola del solito.
Provai a ballare un po', bevvi un paio di drink e cercai di divertirmi o di cercare qualche viso familiare.
Sul cubo notai un paio di ragazze brune, avevano dei vestitini corti fin sopra al ginocchio e dei tacchi che, ad occhio, dovevano essere alti quattordici centimetri.
Si muovevano benissimo quasi come due ballerine famose e quando una delle due si voltò sbarrai gli occhi.
Emily, era proprio lei in compagnia della sua amica del quale non conoscevo nulla, nemmeno il nome.
Sentii un desiderio pazzesco di uscire da quel locale e andare via ma dovevo aspettare le undici e mancava ancora un'oretta scarsa quindi decisi di resistere.
Tornai verso il bancone per ordinare un altro drink alla frutta, niente alcool o cose così.
"Ehi, anche tu qui!" sentii una voce dietro di me.
Era il biondino, Niall. Avrei dovuto aspettarmelo dato che anche la sua quasi fidanzata si trovava lì.
"Ciao Niall" mi limitai a dire accennando un sorriso.
"Ti va di ballare un po'? Tanto per Emily sono inesistente" si voltò nella direzione del cubo per poi rigirarsi verso di me con lo sguardo triste.
Si capiva che le piaceva seriamente ma lei era davvero stronza e non meritava di stare con lui.
Gli presi la mano e lo portai in pista, non mi andava di vederlo triste in fondo lui era l'unico che si era mostrato gentile con me...
Ballammo per un po' di tempo e lui mi raccontò parecchie storie successe in quella discoteca, tanto da capire che lui e i suoi amici erano davvero dei pazzi scatenati!
Risi parecchio, stare con lui era divertente e sapeva sempre come far star bene una persona quando era con lui ma, quando tutto sembrava andare per il meglio, spuntò lei.
-Un classico- pensai scocciata.
"Niall cosa ci fai con lei?" disse con la faccia disgustata, nemmeno fossi uno zingaro.
"L'ho incontrata e siamo stati un po' insieme, non ci trovo niente di male" rispose il biondo sorridendomi.
"Beh, ora stai con me! Andiamo"
Mi salutò velocemente per poi essere trascinato via da quell'arpia. 
Erano finalmente le undici, momento perfetto per tornare a casa.

Note autoree

Questo capitolo non mi ispira molto però tenetelo a mente perchè servirà in seguito per capire alcune cosucce della storia
  
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