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Autore: Yasha 26    19/08/2013    18 recensioni
Storia ambientata in epoca vittoriana, Londra 1850 circa.
InuYasha è un killer che agisce solo su commissione. Gli viene chiesto di uccidere Kagome di Hannover Duchessa di Kent. Al momento di pugnalarla, però, qualcosa lo blocca.
****
- Perché non mi avete uccisa? Eravate qui per questo, non è così? E so anche chi vi ha chiesto di farlo. Si tratta di mio zio Naraku. -
InuYasha non rispose. Di certo, non avrebbe confessato ad anima viva chi era ad avergli commissionato il lavoro.
- Oh su, potete anche dirmelo!. Dubito potrò andare in giro a dirlo, considerato che a breve sarò all’altro mondo, no? - scherzò lei.
- Per caso, a vostra signoria, manca qualche rotella? Siete di fronte un assassino, venuto a privarvi della vita, e ve ne state lì tranquilla a ridere? -
- Se piangessi mi risparmiereste? Non credo proprio. E poi, aspettavo da un po’ la vostra visita. Sapevo che prima o poi sarebbe successo, quindi… -
- D’accordo, ma non capisco perché siate così tranquilla. - domandò sempre più incuriosito.
- La verità? -
- Certo! -
- Mi farete un favore uccidendomi. -
- Mi spiace per voi Milady, ma non morirete questa notte! -
IN REVISIONE GRAMMATICALE
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Squadra dei Sette, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un mese era passato da allora.
Kagome si malediceva da sola per il gesto avventato e stupido che aveva commesso, perché è di questo che si era convinta. Aveva sbagliato a baciare InuYasha, anche se poi in effetti a lui non pareva essere dispiaciuto.
Fatto sta che da quel giorno l’albino era sfuggevole. Non c’era quasi mai a casa, come se la volesse evitare. Dopo il bacio si era defilato con un “scusate ora devo andare” e da quel momento in poi lo sentiva appena. Non dormiva nella sua camera avendola lasciata a lei. Si era trasferito in una stanza accanto. Quelle poche volte che c’era si limitava a chiederle solo come stava quando stava male e poi se ne andava.
Kagome si autoconvinse che il motivo era uno solo…la sua maledettissima condizione.
Di sicuro lui si era pentito di baciare una menomata come lei, e in fin dei conti non gliene poteva dare torto.
I suoi “occhi da pesce morto”, così la schernivano i bambini quando era piccola, avrebbero fatto fuggire chiunque. Provava a tenere le palpebre chiuse ma non ci riusciva, loro si aprivano in un gesto spontaneo, rivelando crudeli quello sguardo che di profondo non aveva proprio nulla.
Questa era l’unica ragione che Kagome sapeva darsi, altrimenti perché se la sarebbe data praticamente a gambe?
La situazione la faceva soffrire molto. Ogni volta che chiedeva a Sango dove fosse InuYasha lei rispondeva sempre qualcosa di diverso. Aveva capito che erano scuse e che lui era semplicemente fuori per evitarla.
Ogni giorno si sentiva sempre più un peso per quella gente.
Dal canto suo InuYasha si malediceva per la stessa cosa, ma con motivazioni decisamente diverse da quelle della giovane duchessina.
L’aveva baciata con passione e trasporto come mai aveva fatto in tutta la sua vita. La trovava bella, bellissima, forse troppo. Se non si fosse allontanato subito da lei dopo quel meraviglioso bacio, temeva avrebbe commesso qualche sciocchezza con quella ragazza…la voleva, la desiderava…e il suo corpo mal reagiva a quegli stimoli.
Si diede dello stupido per il poco autocontrollo mostrato. Altro non poteva fare se non starle lontano. Si era trasferito nella stanza accanto, decisamente più piccola della sua. Il lettino singolo in cui dormiva era decisamente scomodo ma poco importava. Andava benissimo pur di starle lontano.
Quella ragazza non doveva capire che razza di maniaco ( incredibile ma vero, pensava che questo titolo fosse esclusivamente di proprietà dell’amico Miroku ) fosse in sua presenza. Non voleva spaventarla rivelandole che da quando l’aveva conosciuta era stato subito attratto dalle curve generose che si intravedevano da quella sottile camicia da notte, che era terribilmente incantato da quei due zaffiri che si ritrovava per occhi, che le sue labbra così invitanti e morbide erano un luogo di perdizione per i suoi sensi.
Non poteva farle questo. Lui era un criminale ricercato dalla polizia, anche se non aveva la più pallida idea di che aspetto avesse. Strano ma vero, la polizia non sapeva di dover cercare un uomo albino come “killer dei ricchi”. Tanto meglio per lui che poteva andare in giro senza problemi al riguardo. Nel suo quartiere era ben conosciuto ma nessuno si azzardava a parlare per paura di ritorsioni.
Rimaneva però il problema che lui “era” comunque un criminale e lei una nobildonna, dentro e fuori.
Una donna così non l’aveva mai vista. In quei pochi giorni che la osservava di nascosto aveva visto quanto cuore avesse la giovane. Era sempre pronta a dare una mano, sia in casa che fuori. Si era stupito non poco nel notare il senso di adattamento della ragazza che entrava e usciva a piacimento dall’abitazione, andando a svolgere delle commissioni per conto di Sango. Lui ovviamente la seguiva sempre da una certa distanza per precauzione.
Era rimasto piacevolmente sorpreso quando un bambino le era andato a sbattere contro per fuggire da un negoziante al quale aveva rubato della frutta. Il piccolo, inseguito dall’uomo, non l’aveva vista perché troppo impegnato nella corsa finendole addosso facendola cadere a terra. InuYasha stava per intervenire ad aiutarla quando lei invece si era subito rialzata aiutando il bambino che si era slogato un piede. Quando furono raggiunti dal negoziante Kagome si era offerta di pagargli la merce rubata dal bambino.
Era davvero assurdo vedere una Duchessa comportarsi così. Le donne di ceto così elevato avevano sempre la puzza sotto al naso, figurarsi se si fossero mai abbassate ad aiutare un moccioso con un piede slogato.
Ma ancora più sconvolto si era ritrovato nello scoprire che molta povera gente dell’East End la conosceva. Avevano riconosciuto la loro benefattrice che giornalmente andava da loro a portare cibo e medicine. Fortuna che lei non avesse mai rivelato di essere la Duchessa di Kent o sarebbero stati guai. InuYasha era convinto di doverla nascondere dai ricchi e non dai poveri che non avrebbero neppure dovuto conoscere la sua esistenza.
Quella ragazza era una persona con un cuore nobile. Il più puro che avesse mai visto. A maggior ragione non voleva sporcarla con la sua presenza, la presenza di un assassino.
Per la prima volta in vita sua si ritrovò a pentirsi dei suoi peccati e del suo passato, non per sensi di colpa, ma per lei. Se non fosse stato quel che era forse non si sarebbe allontanato dalla giovane in quel modo. Forse avrebbe anche provato a conquistarla.
Ormai Kagome era il suo pensiero fisso, notte e giorno. Non capiva perché quella ragazza avesse così tanto potere su di lui. Si era confidato col suo amico Miroku e il suo responso fu “ Amico sei fottuto! Ti sei innamorato!”.
Gran bella notizia…
Provare amore era un problema. Significava diventare deboli. E lui non poteva diventare debole!
Ma come si faceva a dimenticare una donna di cui si è innamorati?
Aveva provato con una prostituta. Forse la sua era solo voglia di sfogarsi fisicamente, ma nemmeno quello aveva funzionato, anzi aveva peggiorato le cose perché aveva immaginato Kagome per tutto il tempo sotto il suo corpo. La cosa divenne ancora più frustrante per lui.
Mai si era trovato in tali circostanze. Più ci pensava più gli sembrava di impazzire.
I giorni passava uguali per lui, sempre immersi nel pensiero della giovane donna che dormiva nel suo letto.
 
Quella mattina non aveva ancora visto Kagome. Era quasi ora di pranzo ma di lei nessuna traccia.
-Sango dov’è la Duchessa?-
-Sta riposando. Non si sente molto bene.-    
-Cos’ha?-       chiese lui preoccupato
-Il solito mal di testa.-       
-Ancora? E’ già il sesto in un mese.-      osservò lui
Una delle cose che più lo preoccupavano erano i suoi attacchi di emicrania. Ne soffriva spesso e quando accadeva non riusciva neppure ad alzarsi dal letto per l’intera giornata. Era solo in queste occasioni che la vedeva più a lungo, solo per chiederle come stesse.
Salì in quella che era stata la sua stanza. Al lieve bussare sentì il permesso della giovane di entrare.
-So che state poco bene. Posso fare niente per voi?-       chiese avvicinandosi al suo letto
-Vi ringrazio ma non potete aiutarmi.-         rispose Kagome con un filo di voce
-E’ già la sesta volta in questo mese che soffrite di questi attacchi violenti che vi costringono a letto. Non ne conoscete il motivo?-         chiese lui guardando dispiaciuto il viso pallido della giovane
-Li ho sempre avuti da che ne ho memoria. Per me sono normali ormai. Devo solo aspettare che passino.-
-Ma vi siete mai rivolta ad un medico? Forse potrebbe darvi dei palliativi per aiutarvi.-
-Non mi fanno effetto purtroppo. Me ne ha già dati anche Suikotsu ma non sono serviti.-     spiegò la ragazza che si era rivolta all’uomo che faceva il medico prima di entrare a far parte della banda di criminali
La sua vita era molto triste. Suikotsu era un medico rispettabile e con una buona posizione sociale. Svolgeva il suo lavoro insieme all’amata moglie che lo aiutava come infermiera. Un giorno fu mandato a chiamare da un paziente che necessitava delle sue cure. Al suo ritorno a casa trovò la moglie morta sul letto in una pozza di sangue. Era stata violentata e poi pugnalata diverse volte.
Quasi sull’orlo della pazzia incontrò casualmente InuYasha. Quando scoprì che era una killer su commissione gli chiese di trovare e uccidere l’assassino di sua moglie a qualunque cifra, cosa che InuYasha fece ma senza pretendere pagamento dall’uomo. Da quel giorno si unì al gruppo occupandosi delle varie ferite riportate negli inseguimenti o dalle liti alle taverne, cui erano soliti frequentare gli altri membri della banda.
-Capisco. Vi lascio riposare adesso. Tornerò più tardi a vedere come state.-         disse lui prima di andarsene di corsa dalla stanza
 
Kagome era davvero triste. Oltre il mal di testa che la faceva impazzire si ritrovava a non darsi pace per la sua inutilità. Si sentiva un peso per InuYasha e per gli altri. Cominciava a pensare che forse non era un bene essere andata via con lui. Che forse era meglio rimanere a casa sua ad attendere il prossimo uomo mandato dallo zio ad ucciderla. Non solo era una inutile non vedente ma soffriva spesso anche di quegli stupidi mal di testa che la costringevano a letto per giornate intere.
Sango, poverina, era costretta a fare avanti e indietro per portarle il cibo e l’acqua in camera, o per accompagnarla al bagno.
A casa sua l’aiutava Kaede, ma lei almeno oltre che una seconda madre per lei era anche pagata per farlo. Sango invece si era ritrovata costretta ad aiutarla e la cosa le faceva male. Anche gli altri membri del gruppo non mancavano di aiutarla quando ne aveva bisogno. Stranamente aveva instaurato un bel rapporto con tutti quegli strani individui. Ognuno di loro aveva un lato buono tutto sommato, ma la povertà che regnava sovrana era la fonte di ogni male, costringendo anche il più buono degli agnellini a diventare una tigre affamata in cerca di cibo.
Ma mentre gli altri diventavano tigri lei si sentiva invece un lombrico, inutile ed insulso.
Certo non aveva mai visto né l’uno né l’altro, ma la madre le leggeva sempre innumerevoli libri per spiegarle come fosse il mondo. Conosceva alla perfezione la forma e il colore di ogni animale, anche se non sapeva cosa fossero i colori di preciso ne conosceva i nomi. Sapeva che il Sole è giallo, il cielo di giorno azzurro e di notte nero, che la Luna era bianca, il prato verde, il fuoco giallo-arancio, sapeva che alcuni animali hanno le ali, la coda, il pelo morbido e setoso oppure irto e pungente. La madre le aveva insegnato più cose possibili nella speranza che un giorno potesse riacquistare la vista grazie alle sempre più grandiose scoperte in campo medico, ma Kagome era sempre stata convinta che per lei ci sarebbe voluto un miracolo non un medico.
Sempre più persa in questi pensieri che non facevano altro che peggiorare le già tremendi fitte alla fronte prese una decisione…doveva andarsene! Non poteva continuare ad essere un peso morto per tutti loro. Senza contare che forse InuYasha si era pentito di averla portata con sé, altrimenti non sapeva come spiegarsi la sua freddezza e il suo starle lontana.
Si vestì facendo un grande sforzo a causa del dolore. Si sentiva martellare le tempie, ma non poteva fare altrimenti.
Non poteva però andarsene senza dare spiegazioni del suo gesto. Non le sembrava carino, ma non poteva neppure scrivere un bigliettino. L’unica idea che le venne in mente quindi fu quella di chiedere aiuto a qualcuno, ma chi?
-Trovato!-        disse dopo averci pensato per un po’
Cercando di fare il meno rumore possibile, e pregando che nessuno la vedesse, uscì di corsa dalla palazzina. Doveva essere pomeriggio e di solito a quell’ora riposavano tutti.
Si recò dalla vicina dove spesso andava a comprare le uova fresche, fatte in giornata dalle sue galline, chiedendole di scriverle una lettera, e di consegnarla personalmente a Sango o InuYasha in serata. La donna accettò e fece come chiestole.
Adesso si trovava a vagare per la East end, da sola. La conosceva poco, molto poco. Di solito Myoga la lasciava davanti ad una chiesa dove erano poi le suore ad aiutarla a distribuire farmaci e cibo ai bisognosi.
Ricordava qualche strada fatta insieme a loro anche grazie agli odori che provenivano dai vari negozi, ma non sapeva come raggiungere una delle chiese.
Iniziò a sentire meno gente per strada. Il freddo cominciava a farsi sentire quindi stava calando la sera e lei era ancora a girovagare senza meta.
-Questa è la volta buona che muoio mi sa.-        disse la ragazza sedendosi su quello che le sembro un muretto
Era stanca e aveva bisogno di riposarsi. Almeno la testa aveva cessato di pulsare forte per fortuna, una cosa positiva c’era.
 
InuYasha era agitatissimo come mai in vita sua.
Nel tardo pomeriggio era andato a vedere come stava Kagome, ma dopo vari colpi alla porta e senza nessuna risposta dalla parte opposta entrò trovando la camera vuota. L’aveva cercata ovunque senza però trovarne traccia. In casa poi nessuno l’aveva vista o sentita uscire.
Dove poteva essersi cacciata? La sera era calata e con essa il pericolo più nero.
InuYasha si sentì impazzire. Non capiva se fosse andata via o se le fosse successo qualcosa. Non sapeva più cosa fare o pensare. Le aveva salvato la vita, le aveva dato una casa, qualcuno che l’accudiva, lui a proteggerla…perché era andata via allora senza nemmeno dirlo a nessuno? Era forse così ingrata da andarsene senza nemmeno dire un grazie?
Solo quando la vicina portò la lettera di Kagome capì che era accaduto tutto per colpa sua.
-Questa è di Kagome. Mi ha chiesto di scriverla e consegnarvela.-      disse la donna lasciando la busta nelle mani di Sango
Quando la ragazza la lesse si sentì mancare quasi.
-InuYasha! InuYasha corri!- 
-Che c’è Sango? È tornata?-        si precipitò lui al richiamo dell’amica
-No. Leggi questo!-     gli disse lei passandogli il foglio
 

Caro InuYasha,
mi scuso infinitamente per il mio repentino allontanamento. Non era mia intenzione farlo senza neanche salutarvi e ringraziarvi come meritavate. Il fatto è che odio gli addii.
Sono andata via perché non credo sia giusto costringervi ulteriormente alla mia presenza. La verità è che mi sento un peso sia per voi che per Sango.
Vi ho rubato la vostra camera costringendovi ad una meno confortevole, vi faccio preoccupare con le mie fastidiose emicranie, senza contare che non sono affatto utile in casa e costringo Sango ad occuparsi di me.
Noto con dispiacere che da quando ci sono io voi siete spesso fuori.. Capisco che la mia presenza può risultare fastidiosa, non ve ne faccio una colpa.
Mi spiace obbligarvi a stare fuori  per causa mia quindi ho deciso di andarmene e lasciarvi la vostra libertà. Mi recherò presso una delle tante chiese che visitavo prima per aiutare i poveri. Avete fatto fin troppo per me e vi ringrazio di tutto cuore anche per le attenzioni mostratemi in questi giorni dai vostri amici, che si sono rivelati davvero premurosi, soprattutto Sango in cui ho trovato una grande amica.
Ancora grazie di cuore e vi prego se potete…abbandonate il vostro lavoro.
Siete un uomo davvero buono, non proseguite su questa strada di morte, non fa per voi.
Il destino vi ha costretto ad agire in tal modo fino ad ora, ma sono sicura che con la vostra caparbietà riuscirete a trovare un lavoro diverso da quello che svolgete. Perdonate il mio consiglio ma sentivo di darvelo.
Ah se non ricordo male domani è il vostro trentesimo genetliaco…auguri InuYasha!
 

                                                                                                                                                Con affetto Kagome

 




InuYasha lesse il messaggio con un pugnale piantato nel petto. Credeva di infastidirlo? Era convinta che la causa del suo allontanamento fosse la sua cecità?
No, non poteva essere vero. Lui che le stava lontano solo perché si sentiva attratto da lei come se fosse una dea scesa in terra e che cercava solo di preservare la sua innocenza dai suoi pensieri…non doveva pensare che lo facesse perché la trovasse pesante. Mai un solo istante si era fermato a pensare alla sua disabilità come qualcosa di fastidioso o di ripugnante.
La doveva trovare prima che fosse troppo tardi. Doveva dirle che non era come pensava. Che lui la trovava la più bella delle donne, che andava pazzo per i suoi occhi che avrebbe guardato per ore  senza mai stancarsi, che le stava lontano perché aveva paura di sporcare la sua purezza, fisicamente e mentalmente.
Le doveva dire che non aveva fatto altro che pensarla tra le sue braccia dal giorno che l’aveva conosciuta.
Ma dove accidenti poteva cercarla? Lui e gli altri avevano perlustrato tutta la zona senza risultati.
Poi pensò alle parole delle lettera “Mi recherò presso una delle tante chiese che visitavo prima per aiutare i poveri”
-Chiese…delle chiese nei paraggi…oh no! C’è la Santa Maria Matfelon di Whitechapel! (*)-     esclamò nervoso rabbrividendo
-Non può essere andata in quella direzione. E’ uno dei luoghi più pericolosi che ci siano in città!-    intervenne Renkotsu che aveva letto anch’egli la lettera
-Dobbiamo andare a cercarla là! Non c’è tempo da perdere andiamo!-         ordinò InuYasha prendendo la sua pistola e uscendo di corsa seguito dagli altri
Si divisero per le varie stradine strette e poco illuminate. In quei quartieri solo le vie principali disponevano di luce, le vie secondarie erano quasi del tutto al buio. Ottimo posto dove trascinare le vittime prima di abusarne e ucciderle, pensava ininterrottamente InuYasha.
Aveva un nodo alla gola che lo faceva quasi soffocare…aveva paura. Se le fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Doveva trovarla viva e in salute.
L’inverno cominciava a farsi sentire nel cuore della notte. Era il mese di novembre e le notti in quei periodi erano sempre fredde e rigide.
La cercarono per diverse ore quando…
-InuYasha! InuYasha l’ho trovata!-        urlò Miroku raggiungendo l’amico con Kagome priva di sensi tra le braccia
-Kagome!-        la chiamò lui strappandola quasi dalle braccia di Miroku per tenerla tra le proprie
Era fredda. Terribilmente fredda…ma almeno ancora viva.
-Non sono riuscito a svegliarla. L’ho trovata rannicchiata per terra vicino alla cancellata di una villa. Deve averla scambiata per quella della chiesa.-      spiegò l’amico mentre lo aiutava ad avvolgerla il più possibile con la coperta
-Stupida sciocca! Corri a cercare gli altri ma soprattutto Suikotsu! Ha bisogno di cure!-     chiese InuYasha dirigendosi alla carrozza e sedendovisi con Kagome tra le braccia. Arrivato l’amico medico si avviarono subito verso casa. Gli atri sarebbero ritornati con la carrozza di Koga.
 
-Come sta? Hai finito di visitarla?-        domandò InuYasha ansioso quando Suikotsu e Sango uscirono dalla sua stanza
-Ha preso parecchio freddo. Mi auguro non le venga una polmonite. Ma per il resto sta bene. Non ha subito aggressioni se è questa la tua paura.-        spiegò l’ex medico
-Hai…hai controllato?-         chiese lui con un tono leggermente infastidito, anche se ben sapeva che in fin dei conti era pur sempre un medico ne era geloso
-Se mi stai chiedendo se ho controllato a fondo la risposta è no, ma non credo ce ne sia bisogno perché sul corpo non mostrava nessun segno quindi…sta tranquillo, non te l’ho toccata nemmeno con un dito la duchessina!-      lo schernì l’amico ridendo divertito
-Spiritoso! Posso andare da lei adesso?-
-Sì certamente. Tienila al caldo senza far spegnare mai il camino. Deve scaldarsi il prima possibile.-
-Per quello potrebbe pensarci lui stesso no? Si potrebbe coricare nudo accanto a lei e tenerla abbracciata tutta la notte!-        suggerì euforico Jakotsu
-Jakotsu! Ma che ti salta in mente di dire queste cose? Mi sarei aspettata una frase simile da Miroku ma non da te!-        lo rimproverò Sango allibita dalla “simpatica” frase dell’amico
-Tesoro non credo che la cosa dispiacerebbe a nessuno dei due! Infatti come noti InuYasha si è già dileguato senza picchiarmi. Credo la possibilità non gli spiaccia molto!-      rispose ridendo allegramente mentre le guance di Sango si imporporavano per l’imbarazzo pensando alla scena del suo capo e Kagome
-Oh piccina mia perché sei così rossa in viso? Forse vuoi che ti tenga anche io stretta tutta la notte tra le mie braccia? Nudi ovviamente…-         propose Miroku malizioso
Sango non gli rispose. Si limitò solo a scuotere la testa rassegnata.
-Senza speranza!-      si udì dal fondo del corridoio dove la giovane era sparita
 
InuYasha aveva ascoltato tutta la conversazione indifferente. La sua attenzione era rivolta solamente a quella ragazza che ora riposava inerme nel suo letto. Si sentiva terribilmente colpevole nei suoi confronti.
Le si sedette accanto accarezzandole il viso. La sua pelle era ancora pallida e fredda. Era ricoperta da almeno cinque pesanti tessuti di lana, eppure non riuscivano a scaldarla. Avrebbe davvero voluto seguire il suggerimento di Jakotsu e tenerla stretta tra le sue braccia, regalandole tutto il calore di cui aveva bisogno, ma non poteva. Se si fosse svegliata cosa avrebbe pensato?
-Kagome, perché hai fatto una cosa tanto stupida? Se fossi morta io…-      si interruppe poggiando la propria fronte alla sua
Non riusciva neppure a portare a termine il pensiero che gli stava attraversando la mente. Se fosse davvero morta non se lo sarebbe mai perdonato.
-InuYasha…-        lo chiamò Kagome in un sussurro
-Kagome! Kagome vi siete svegliata? Come vi sentite?-      domandò preoccupato
-Dove mi trovo? Perché voi siete qui? Sono forse morta e vi sto sognando InuYasha?-       chiese la ragazza ancora stordita senza riuscire a connettere i pensieri
-Ma che dite…siete vivissima, ma non certo grazie a voi. Trovarvi è stato difficilissimo. Siete stata una vera stupida oltre che un’incosciente! Ma dico, che vi è saltato in mente di andarvene via a quel modo e passare la notte per strada? È un miracolo avervi trovata viva! Avrebbe potuto assalirvi qualcuno, o nel migliore dei casi potevate morire assiderata. Ha appena cominciato a nevicare sapete?-
-Davvero? Siete quindi venuto a cercarmi?-     chiese la ragazza stupita
-Ovvio o come vi avrei trovata altrimenti?-
-Perché?-
-Ma che…che domanda è? Non potevo certo lasciarvi a morire la fuori!-
-Ovvero vi ho dato nuovamente delle preoccupazioni facendovi perdere tempo. Mi spiace. Sono solo un peso per voi. Avreste dovuto lasciarmi lì fuori, me la sarei cavata.-        disse lei rattristandosi
-Ma si può sapere cos’è questa autocommiserazione? Non vi ho conosciuta così quindi perché adesso lo siete? E poi come potete anche solo pensare che avrei dovuto lasciarvi morire assiderata? Kagome ma che vi prende?-       chiese InuYasha infastidito dal comportamento della ragazza
-Mi prende che odio essere un fastidio per voi, ecco cosa! Finora ho vissuto da sola per non costringere la gente alla mia costante presenza, ma qui non posso farne a meno e la cosa mi fa sentire inutile! Ho notato che ve ne state fuori più a lungo da quando ci sono io, soprattutto da quando ci siamo baciati. Ebbene sappiate che non siete obbligato ad ospitarmi contro voglia solo perché sono una povera cieca. Avete già fatto molto salvandomi, ora potete anche lasciarmi andare, me la caverò da sola, non temete.-
-Non avete capito un bel niente Kagome! Avete totalmente frainteso il mio gesto. Non mi sono allontanato da qui perché la vostra presenza mi infastidisce ma perché…perché…beh il perché non è rilevante ma vi basti sapere che non è per la vostra cecità. Non è mai stato un problema per me!-       rispose urlando forse troppo alzandosi di scatto dal letto, ma la rabbia che sentiva crescere dentro era grande
Lei credeva di essere un peso per lui.
Lui che non avrebbe voluto fare altro che tenerla notte e giorno tra le sue braccia, che avrebbe voluto prenderla in braccio per farle scendere tutte quelle scale senza fatica, che avrebbe voluto viziarla e trattarla come un fiore delicato bisognoso di cure, che avrebbe voluto sentire i gemiti e gli spasmi del suo corpo contro il suo…stava impazzendo in questi pensieri e lei invece…credeva che non la sopportasse.
Voleva urlarle di amarla, di volerla per sé, che moriva dalla voglia di baciare le sue labbra, ma non poteva. Di certo lei non poteva ricambiare l’amore di un assassino e non sarebbe neanche stato giusto rivelarglielo per non farla sentire obbligata a ricambiare solo perché gli doveva la vita.
-Perché? Allora ditemi perché mi siete stato lontano come se avessi la peste? Cosa vi ha spinto a starmi lontano se non la mia maledetta cecità? Spiegatemelo!-        chiese lei con lo stesso tono di voce usato da lui pocanzi
Anche Kagome soffriva. Se c’era una cosa che aveva capito quella sera mentre vagava per le strade deserte di Londra era che amava quell’uomo che aveva conosciuto in modo così singolare. Lo pensava, lo sognava, lo desiderava.
Voleva toccare il suo viso per capire come fosse fatto. Voleva stringere le sue mani, voleva sentire ancora su di sé il suo profumo, voleva perdersi nel suono melodioso della sua voce sussurrata al suo orecchio come la prima volta che lo incontrò. Ma lui le stava il più lontano possibile da quasi un mese e lei non riusciva a sopportarlo.
Mai si era sentita così triste per la sua condizione. Aveva imparato a conviverci e la cosa non le pesava. Avrebbe sempre voluto poter vedere, ma mai si era autocommiserata per questo. Aveva accettato la sua sfortuna. Ma in quei giorni si trovò a odiare se stessa con tutte le sue forze. Il suo stupido corpo non riusciva a fare le stesse cose che facevano le altre donne e a lei questo pesava, soprattutto perché si sentiva giudicata da lui come se ne fosse responsabile. Avrebbe voluto essere diversa…per lui.
Entrambi si ritrovavano a desiderare di essere diversi solo per l’altro, ma questo non lo sapevano, soffrendo in silenzio, ognuno chiuso nel suo dolore.
-Non credo sia una buona idea rivelarvi il reale motivo. Ma vi giuro sul mio onore che non riguarda la vostra cecità Kagome!-     
-Se è la verità ciò che dite voglio sapere il motivo InuYasha! Se io fossi stata in salute e avessi potuto vedere il vostro aspetto e mi avreste vista allontanarmi, che avreste pensato? Non avreste per caso creduto che il mio allontanamento fosse dovuto al vostro aspetto? Pensateci!-        chiese lei arrabbiata alzandosi dal letto con difficoltà e aspettando una risposta
-In effetti non so darvi torto, avrei pensato la stessa cosa. Comunque non posso dirvi il motivo, credetemi è meglio per voi non saperlo.-        rispose voltandosi a guardarla
Era in lacrime e la cosa lo ferì, ma ancora di più lo fecero le sue parole…
-Avreste dovuto uccidermi quella sera col vostro pugnale, dritto al cuore, perché lo state facendo adesso nel modo più doloroso che potete!-          rivelò lei iniziando a singhiozzare e dirigendosi verso la porta per andarsene
-Ehi dove avete intenzione di andarvene?-        le chiese bloccandola contro la porta
-Via da qui! Fatemi uscire, toglietevi!-
-Non ci penso nemmeno! Ora mi spiegate che significano quelle parole di prima!-        ordinò perentorio prendendola in braccio con forza e rimettendola sul letto
-Come voi non volete confessarmi il perché mi stiate lontano io non intendo rivelarvi il perché delle mie parole!-         rispose lei cercando di scendere nuovamente dal letto, ma lui glielo impedì afferrandola per le braccia e bloccandola con la schiena al materasso
-Smettetela di fare la bambina Kagome! Io di qui non vi faccio certo uscire con quella neve! Quindi o parlate o vi chiudo in questa camera a forza!-      la minacciò serio con tono freddo, forse troppo
Gli occhi di Kagome si riempirono nuovamente di calde lacrime, velando quegli occhi tanto amati da InuYasha.
Lui si sentì morire per il tono usato. Le stava stringendo i polsi come se avesse voluto romperglieli. Ecco che la sua parte malvagia ritornava a galla. Rimaneva sempre e comunque un criminale. Doveva starle lontano se non voleva farle del male.
-Perdonatemi Kagome non volevo trattarvi così. Non piangete vi prego, me ne vado subito. Perdonatemi!-        le disse dispiaciuto lasciando la presa e alzandosi dal letto facendo per andarsene ma qualcosa lo bloccò…Kagome lo teneva per la giacca
-Non andatevene, vi prego!-         lo supplicò lei continuando a piangere
-Kagome…-
-Perdonatemi InuYasha!-         disse lei lasciando la presa della sua giacca e mettendosi le mani sul viso cominciando un pianto quasi convulso
-E di cosa?-        chiese lui confuso sedendole accanto
Non capiva davvero cosa passasse per la testa di quella ragazza. Di cosa si scusava adesso?
-Di…di…essermi innamorata di voi! Perdonatemi!-       rivelò lasciandolo sconvolto
 
Non credeva a ciò che avevano appena udito le sue orecchie. Kagome aveva detto di essersi innamorata di lui?
Poteva forse essere uno dei suoi sogni in cui la ragazza era la sua compagna e gli diceva di amarlo? No, questa era la realtà perché nei suoi sogni Kagome non piangeva e non era fredda come il ghiaccio, quello non era un sogno.
-Kagome voi… non sapete ciò che dite…voi non… potete amare davvero uno come me. Forse lo avete scambiato per altro oppure…-
-No! Io sono sicurissima di ciò che provo!-       lo interruppe lei per poi proseguire
-Ma state tranquillo, non pretendo nulla da voi! Non dovete cercare di convincermi per pietà perché non potreste mai ricambiare. So benissimo che sarebbe impossibile per voi innamorarvi una donna nel mio stato quindi non…-        stavolta fu lei quella interrotta, ma da un bacio del ragazzo che si avventò possessivo contro quelle labbra tanto agognate
-Parlate troppo Kagome! Comunque avete ragione…sarebbe impossibile per me innamorarmi di voi, perché già vi amo!-          le rivelò tornando a baciarla con passione prendendola tra le braccia
Kagome si ritrovò a ricambiare quel bacio con la stessa passione, sorpresa dalle parole appena confessatele. Non riusciva a credere che fossero vere. Stava forse sognando? InuYasha le aveva detto davvero di amarla?
Si staccò contro voglia da quel bacio per chiederglielo.
-Sto sognando vero? Voi non siete davvero tra le mie braccia a baciarmi?-      chiese respirando affannata
-Non state sognando Kagome. Oh Dio siete così bella! Come avete anche solo potuto pensare che non vi sopportassi? E da quando ho incrociato i vostri  occhi nei miei che non riesco a fare a meno di guardarvi, di desiderarvi…-        le confessò poggiando un dolce bacio sul suo collo aspettando una sua reazione
La voleva, e soffriva nel doversi trattenere. Tanto valeva confessarle tutto e vedere cosa accadeva.
-Mi…desiderate?-      chiese lei sorpresa
-Sì ti desidero. Come mai ho desiderato una donna, credimi!-         rispose abbandonando le formalità che ormai non avevano più senso
-Allora perché mi stavi lontano e non me lo hai confessato?-       chiese lei seguendo l’esempio del ragazzo e dandogli del tu
-Kagome, io sono un criminale, ho rubato, ho ucciso, ho truffato…come avrei potuto farmi avanti con una donna pura come te? Credevo che mai saresti stata interessata ad un uomo losco come il sottoscritto. Non ho nulla da offrirti se non una vita fatta di crimini.-      le spiegò dispiaciuto
-A me basta avere il tuo amore. Non mi serve altro InuYasha. Ti ho conosciuto così e ti ho amato così. Mi piacerebbe solo che smettessi di fare il killer a pagamento. Solo questo ti chiederei, poi per il resto accetto tutto ciò che sei e che sei stato.-       rispose la ragazza fermamente convinta
-Non ti fa paura che io abbia ucciso così tanta gente per soldi?-
-No, perché so che non sei cattivo. Ti ci sei trovato. Non ho paura di te e mai ne avrò!-
Rassicurato da queste parole InuYasha ritornò a prendere possesso delle sue labbra. Le sue mani si muovevano smaniose sul suo corpo, accarezzandola da sopra la camicia da notte.
Kagome non lo rifiutava, agevolandolo anzi quando lui le sfilò il fastidioso indumento che le impediva di sentirlo a contatto con la sua pelle. Le sue mani la incendiavano. E più InuYasha si spingeva con carezze sempre più azzardate e più lei ne sentiva la necessità e il desiderio.
Si ritrovarono in breve tempo nudi, l’uno perso tra le braccia dell’altro.
Per la prima volta in vita sua InuYasha amava ed era amato. Si sentiva accettato.
Per la prima volta Kagome si sentiva sicura di se stessa e di ciò che era.
Non era un mero atto fisico il loro, bensì un’unione ben più profonda che andava anche oltre l’amore. Erano due anime in pena che avevano bisogno dell’appoggio reciproco, cosa che stava avvenendo in quell’istante.
Accettazione di se stessi e della vita così com’era.
 
Il giorno aveva scacciato via la notte già da qualche ora. Kagome dormiva serena tra le braccia di InuYasha che la stringeva forte a sé come se temesse che potesse fuggire ancora. La guardava dormire e non poteva fare a meno di pensare alle parole che la ragazza aveva proferito la sera prima…voleva che lui smettesse di fare il killer.
Infondo era una richiesta più che legittima e considerato quanti soldi aveva messo da parte negli anni poteva anche ritirarsi a vivere tranquillamente con Kagome in una casa tutta loro. Per aumentare gli introiti bastavano anche solo i furti alle carrozze dei ricconi.
Sì…era un sacrificio che poteva fare con piacere per lei. Avrebbe cambiato vita per la sua Kagome.
La sentì muoversi tra le sue braccia, si era svegliata.
-Ben svegliata mia duchessina!-       le disse baciandole la fronte
-Buon giorno killer del mio cuore, e buon compleanno!-        rispose tuffandoglisi sul petto stringendolo con forza e iniziando a lasciargli baci sparsi
-Che bel regalo quest’anno! Non avrei potuto desiderare di meglio.-        replicò godendosi le sue attenzioni che via via si facevano sempre più audaci e roventi
-Mi stai provocando?-        chiese lui divertito fermandole la mano che scendeva tra le sue gambe
-Io? No, ma quando mai! Non sono quel tipo di ragazza che fa come le pare senza rispettare l’etichetta della brava donna ubbidiente!-       rispose lei scherzando e riprendendo il percorso intrapreso prima
-Ah no? Strano perché io mi ero innamorato di quel genere di donna invece.-         replicò lui sollevandosi e sovrastandola, ricominciando a baciarla
Aveva ancora voglia del suo corpo, come lei di lui. Avevano passato tutta la notte ad amarsi ma sembrava non bastargli mai. Erano affamati di amore e pareva non ne avessero mai abbastanza. Ogni carezza era respiro, ogni parola era calore, ogni bacio era vita.
-Potrei sempre cambiare modo d’essere e diventare trasgressiva.-      ribatté lei stringendolo di più quando lo sentì nuovamente dentro sé
-Oh cielo!-             li interruppe improvvisamente un urlo
-Sa…Sango! Perché sei entrata nella mia stanza senza bussare?-        la rimproverò InuYasha coprendosi subito con la coperta scivolata ai piedi del letto mentre una Sango imbarazzata gli dava le spalle con le mani sul volto
-Qu…questa non era…più la tua stanza. Mi…mi spiace di…di…avervi interrotto io non…scusatemi!-      iniziò a balbettare la ragazza arrossita fino alle punte dei capelli
-Oh andiamo Sango infondo non è la prima volta che vedi un uomo nudo che fa l’amore. Ma la prossima volta bussa! Che volevi?-        le chiese InuYasha velocemente per togliersela dalle scatole e riprendere da dove era stato interrotto
-Volevo sapere come stava Kagome, ma vedo che si è ripresa magnificamente! Complimenti InuYasha hai seguito il consiglio di Jakotsu, che a quanto pare è ben servito!-         rispose la ragazza andandosene ridendo come una scema
-Che intendeva?-      chiese Kagome curiosa
-Beh…ieri sera Jakotsu mi ha consigliato di scaldarti abbracciandoti, con ovvie allusioni al sesso naturalmente.-
-Davvero? Perché?-
-Perché credo che quel ragazzo sia più sveglio di noi due Kagome.-         rispose lui ridendo
-Dici che si fosse accorto che eravamo innamorati?-
-Io credo di sì.-
-Mi sa che devo farci una bella chiacchierata con quel ragazzo. È stato più veloce di noi.-
-Ci parlerai, ma prima…dobbiamo riprendere da dove ci ha interrotto Sango!-       la informò lui prima di riappropriarsi della sua bocca e del suo corpo
-Ottima idea.-         gli diede ragione lei riperdendosi tra le sue braccia
Forse era arrivato il momento per entrambi di cominciare a vivere davvero, abbandonando il passato e godendosi il presente così come veniva.
 
 
 
 










 
 
 
 
(*) Il quartiere di Whithchapel è chiamato così perché la chiesa che vi fu fondata secoli prima era un santuario tutto bianco che in seguito venne consacrata come chiesa di Santa Maria Matfelon. Quartiere parecchio malfamato all’epoca. E’ un luogo divenuto famoso nella storia della Londra vittoriana perché era proprio in questo quartiere che agiva il famoso “Jack lo squartatore” che non nomino nella storia perché nel 1850/1860  (in cui si colloca la mia storia ) non lo si conosceva ancora. Si ha notizie di lui solo nel 1888.
 
Secondo capitolo finito ^_^  ve lo lascio e corro a nanna….domani pomeriggio risponderò alle recensioni….lo so lo so sono indietro pure con quelle uff…..chiedo perdono come sempre T_T
Sono felice di aver letto che vi piaccia la storia ^_^ dovrei sognare più spesso allora eheheheh ^_^
Baci baci  Faby <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3

P.s.   con tutta probabilità il terzo è l'ultimo cap...credo...vedremo quanto verrà lungo ^_^
   
 
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