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Autore: Haiku    21/08/2013    1 recensioni
"Non potevo credere a i miei occhi, quella notizia mi sconvolse, ed i miei pensieri erano muti, incapaci di dare spiegazioni logiche.
L’ansia aumentò quando i nostri occhi si incontrarono, vidi nei suoi stupore, rabbia, gioia e tristezza come un onda che sparì velocemente fino a quando non vidi più nulla. Avevo però capito che in realtà non mi aveva visto, fui sollevata per un attimo poi non potei non pensare che poteva avermi dimenticato.
Chiusi gli occhi per qualche istante, le mie emozione avevano preso il controllo su di me."
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All'inizio credetti di svenire, ma quando la porta si apri; infinita tristezza si impadroni; del mio cuore. Avevo già immaginato quel giorno nei minimi dettagli, ma non avevo di certo pensato che avrei sofferto così tanto.
Il suo volto che all’inizio sembrava felice di colpo guardando i miei occhi si colmò di dubbi, e di infelicità.
Sapeva anche lui che questo giorno sarebbe arrivato, il momento in cui sarei partire dal mio promesso sposo di cui non conoscevo nulla, neanche il nome.
Il silenzio durò per alcuni interminabili minuti dove rimanemmo fermi a scrutarci, proprio quando avevo ripreso le forze e stavo per parlare, lui si avvicinò di corsa a me tenendomi le mani tra le sue, incominciando a parlare.
“Vedete devo dirvi una cosa importante ma prima voglio che mi ascoltiate attentamente.” Qualcosa cambiò, io non risposi, si accorse che pensavo ad altro.
“Angelo mio cose avete? Cosa vi è successo?”
“Mi dispiace, ma devo. Non posso più restare.”
Quelle furono le mie ultime parole e poi fuggì via, senza voltarmi l’unica cosa che sentii erano delle urla, le sue.
“Giulia. No aspettate.”    
Le sue grida riecheggiavano per tutto il palazzo, ma non potevo tornare indietro ormai avevo fatto una scelta sarei dovuto partire la notte stessa.
Ero consapevole che era la decisione giusta da prendere, ma non avrei mai voluto infliggere quel dolore ne a me ne a lui, lo feci solo per la mia famiglia.
Come era stato progettato dalla mia nascita, lasciai Roma per sposarmi, ma in realtà non fu così.
Riuscii in qualche modo a scappare dal quel contratto che mi avrebbe legata ad una persona che non conoscevo e che non avrei mai voluto conoscere.
Dopo aver risolto quel problema, decisi di non tornare a Roma, almeno non subito, era troppo presto, il mio dolore era ancora troppo fresco. Ma andai a stare da mia sorella Adriana che viveva a Firenze con suo marito.
Rimasi da lei fino a quando non sentii il bisogno di tornare a casa, di riprendere la mia vita e di non lasciarmi travolgere dalla sofferenza e ricominciare , dove al mio rientro venni accolta da grandi novità.
La morte di mio padre fu’ la notizia più sconvolgente.
Mia madre non potendo rimanere sola si era trasferita dalla sorella Caterina e la sua famiglia, visto che potevano permettersi di mantenerla. La loro casa era abbastanza grande da poterci vivere in due famiglie.
La seconda notizia, oltre il fatto di abitare in una casa diversa, non era per me ma a ben si per mia madre, dirle tutta la verità, tra cui il non essermi sposata, e la mia ex relazione con un cardinale. Al solo pensiero mi venne da ridere, ma non di gioia di imbarazzo.
Come avrei potuto dire a mia madre una cosa del genere, lei era il tipo che questo genere di notizie non poteva sopportarle, quando si trattava degli altri, non potei pensare a cosa avrebbe detto di me.
Gli ultimi anni non andavamo molto in sintonia, per lei non era la figlia adatta, solo quando ero piccola e accondiscendente ero di suo “gradimento”.
Ed ero lì, mentre finivo di prepararmi per andare a messa, non avendo ancora confessato nulla a mia madre aspettando il momento adatto, dopotutto era ancora scossa dalla perdita di mio padre, e non volevo di certo aumentare il suo dispiacere, o farla arrabbiare in qualche modo, mi sentivo in colpa per averla abbandonata quando aveva bisogno di me, non però per come mi trattava a differenza di mia sorella che lei aveva sempre preferito a me. Sapendo che mia sorella di sicuro si era fatta sfuggire qualche pettegolezzo nella sua corrispondenza assidua con mia madre, di una cosa almeno potevo essere sicura che l’identità dell’uomo misterioso era rimasta un segreto, per entrambe.
Amavano i pettegolezzi, ragion per cui si scrivevano spesso, per raccontare l’una all’altra le varie voci che giravano sia a Roma che ha Firenze, non sapevano resistere neanche quando si trattava di un familiare che sia un fratello o un cugino, in questo caso me.
Quando la porta si aprì, ritornai al presente e alle mille ansie.
  
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