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Autore: marthiachan    21/08/2013    1 recensioni
"È tornato.
Dopo tutto questo tempo...
Ho sentito i miei ormoni scalpitare quando me lo sono trovato di fronte, così pallido ed etereo come lo ricordavo, ma ancora più bello. I suoi occhi verdi da felino avevano qualcosa di diverso, di ancora più affascinante. Potevo leggervi il dolore che aveva provato negli ultimi tre anni e che lo aveva quasi trasfigurato. Il suo sguardo ora non era più così freddo e scostante. Non so come spiegarlo, ma era pieno di calore e sofferenza. Forse erano le piccole rughe che gli si erano formate attorno agli occhi a dargli quella profondità. O forse no. Nessuna ruga può trasformare così tanto qualcuno."
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Long fic legata alle mie precedenti “Tornare a casa” e “La ricerca della felicità.” Può essere letta anche senza aver letto le precedenti perché i fatti principali sono sostanzialmente gli stessi, solo che sono raccontati dal punto di vista di Molly.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sherlock's Diary'
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Ciao a tutti!
Eccomi di nuovo a tormentare questo fandom con i deliri della mia mente.
Questa long fic è legata alle mie precedenti “Tornare a casa” e “La ricerca della felicità.” Può essere letta anche senza aver letto le precedenti perché i fatti principali sono sostanzialmente gli stessi, solo che sono raccontati dal punto di vista di Molly.
Di conseguenza, ci sono delle scene in più rispetto alle altre due ff, sia perché oggettivamente Sherlock non poteva esserne a conoscenza, sia perché la nostra Molly da un impronta più romantica al racconto. Mentre Sherlock si fermava ad analizzare tutto in maniera logica, Molly è più emotiva e da più peso a determinate cose.
Comunque, spero sinceramente che vi piaccia.
Se non vi piace, non uccidetemi.
Buona lettura.

La versione di Molly


1

È tornato.
Dopo tutto questo tempo...
Ho sentito i miei ormoni scalpitare quando me lo sono trovato di fronte, così pallido ed etereo come lo ricordavo, ma ancora più bello. I suoi occhi verdi da felino avevano qualcosa di diverso, di ancora più affascinante. Potevo leggervi il dolore che aveva provato negli ultimi tre anni e che lo aveva quasi trasfigurato. Il suo sguardo ora non era più così freddo e scostante. Non so come spiegarlo, ma era pieno di calore e sofferenza. Forse erano le piccole rughe che gli si erano formate attorno agli occhi a dargli quella profondità. O forse no. Nessuna ruga può trasformare così tanto qualcuno.
Appena il mio sguardo si è posato su di lui, ho desiderato corrergli incontro e abbracciarlo, ma non l'ho fatto. Sapevo non avrebbe apprezzato. Non ho potuto però evitare di commuovermi. Sono emotiva, lo sono sempre stata. E mi sono ritrovata gli occhi pieni di lacrime.
Lui ha abbozzato un sorriso e sembrava contento di vedermi. Per un attimo tutto ciò che provavo per lui si è riaffacciato con violenza.
Sono fidanzata.
William mi ama e io amo lui.
Sherlock, invece, non mi ha mai amato e mai mi amerà.
Il peso dell'anello che portavo al dito mi ha permesso di ritornare alla realtà e ritrovare la calma sufficiente, tanto da trovare la forza per invitarlo a prendere un caffè. Sono riuscita persino a ritrovare la concentrazione necessaria per terminare la mia autopsia, anche se sapevo che lui era lì ad osservarmi.
Sono guarita, ho pensato. Non lo amo più. Gli vorrò sempre bene, ma non lo amo. Ora c'è William nella mia vita. È lui che amo.
Quando ho terminato il mio lavoro, mi sono tolta i guanti e mi sono voltata verso di lui, ero serena. Finalmente riuscivo a guardarlo senza sentirmi una ragazzina in preda a una cotta adolescenziale per il suo professore.
Ci siamo recati in un piccolo bar di fronte all'ospedale e ci siamo seduti in un tavolo d'angolo, molto discreto. Sherlock era silenzioso e improvvisamente sembrava aver perso tutta l'affabilità che mi aveva mostrato solo poco prima in obitorio.
“Quando sei tornato a Londra?”
“Solo qualche giorno fa.”
“Allora, vuoi raccontarmi come è andata?” ho chiesto impaziente sorridendo.
“A cosa ti riferisci?”
“A John, Mrs. Hudson, Lestrade... Cosa hanno detto quando ti hanno visto? Cosa hanno fatto?”
Lui si è schiarito la gola e si è raddrizzato nella sedia, poggiandosi infine sul tavolo con i gomiti e unendo le sue mani di fronte al volto.
“Mrs. Hudson ha pianto. John c'è andato molto vicino. Lestrade ha balbettato incomprensibilmente in preda allo shock.”
“Tutto qui?”
“Per un momento ho creduto che John mi avrebbe preso a pugni. Lo temevo, ma lo avrei comunque preferito alle lacrime.”
“Certo. E come li hai trovati? Ti sono sembrati cambiati?”
“Mrs. Hudson è molto dimagrita e invecchiata. La sua salute non è delle migliori. Mi ha detto che tu spesso la chiami per chiacchierare e che ti interessi a lei. Grazie.” ha concluso con un tono così basso che pensavo di aver immaginato quell'ultima parola.
“Mi fa piacere. Lei è così dolce. Mi ricorda mia nonna.”
“John si è fatto crescere quegli stupidi baffi. È ridicolo. Mi auguro che provveda a eliminarli quanto prima, sono inguardabili. È come se avesse un animale poggiato sul labbro superiore.” ha detto con tono seriamente disgustato.
Ho alzato le sopracciglia per la sorpresa di sentirlo dire una cosa del genere. Lui ha ricambiato il mio sguardo con aria impassibile, e ho emesso il goffo suono di una risata strozzata.
“Scusami...” ho detto coprendo la mia bocca con la mano. “Ma ora non potrò più guardare John senza pensare a quello che hai appena detto.”
“No, fai pure. In effetti quei baffi sono davvero ridicoli. Ridere è la cosa più logica.” ha detto lui accennando una piega delle labbra molto simile a una risata trattenuta.
Anche Sherlock Holmes è in grado di ridere? Non lo avrei mai creduto possibile. Di sicuro per me era uno spettacolo sorprendente.
In quel momento è arrivato il cameriere con le nostre tazze di caffè. Abbiamo pagato e quando siamo rimasti soli lui era tornato improvvisamente serio. Come se l'intrusione del cameriere lo avesse offeso.
“Hai conosciuto Mary?”
“No.” ha risposto lui seccamente mentre metteva lo zucchero nel suo caffè.
Sembrava davvero seccato e non capivo il perché. Sino a pochi minuti prima era così sereno, si era creata una certa intimità e non capivo come la semplice comparsa del cameriere potesse aver rovinato tutto.
“Mary è una ragazza davvero simpatica. È molto dolce e affettuosa. Lei e John insieme sono una coppia perfetta. Ti piacerà.”
“Sì, me lo hai già detto tramite mail.”
“Sì, scusa se sono ripetitiva. Comunque, baffi a parte, come stava John?”
“Ha preso almeno cinque chili da quando ha aperto il suo studio. Probabilmente perché abita proprio al piano di sopra, non deve fare molta strada per raggiungere il posto di lavoro e passa troppe ore seduto alla scrivania. Inoltre, abusa della pasticceria che c'è proprio dall'altro lato della strada.”
“Non mi riferivo al suo aspetto fisico. Mi riferivo a come ha preso la notizia. Hai detto che stava per piangere.”
“Sì, poi l'ho preso in giro e si è irritato. E infine è scoppiato a ridere. Non è molto coerente, in effetti.”
“Io credo di sì. Ognuno affronta il dolore in modo diverso. Credevo che John ti avrebbe preso a pugni.”
“Lo credevo anche io.”
“E Lestrade? Cosa ha detto?”
“Ha balbettato che era impossibile. Era così sconvolto che ha fatto cadere a terra la sua colazione e non era in grado di guidare. Ho dovuto accompagnarlo personalmente a Scotland Yard o avrebbe rischiato un incidente.”
“E gli hai anche ricomprato la colazione?” ho chiesto con un pizzico di ironia.
“No.”
Mi veniva da ridere di nuovo. Il suo modo di raccontare come avevano reagito i suoi amici al suo ritorno era decisamente buffo. Si comportava come se non fosse successo niente di speciale e loro avessero semplicemente esagerato.
“Ridi di me, Molly Hooper?”
“No, ma devi ammettere che tutto ciò è divertente.”
“Dipende da ciò che si considera divertente.”
“Lo so, il mio senso dell'umorismo è pessimo. Infatti le mie battute non fanno mai ridere nessuno.”
Tranne William, ma questo ho evitato di dirlo.
“Tempismo. Il segreto della comicità è il tempismo, Molly.”
“Probabilmente hai ragione, come sempre.”
Lui ha finito il suo caffè e si è alzato. Io l'ho imitato e l'ho seguito fuori dal bar. Si è stretto nel suo elegante cappotto per proteggersi dal freddo e ha alzato il bavero.
“Devo andare.” ha detto semplicemente accigliandosi mentre mi guardava.
“Certo, anche io. Ho da compilare delle scartoffie. Tornerai a trovarmi, vero?”
Lui ha piegato leggermente le labbra facendo una di quelle ambigue smorfie che somigliavano a un sorriso, ma che in realtà significava “Vedremo”.
Mi aspettavo che si sarebbe allontanato senza aggiungere altro e, invece, si è avvicinato a me e mi ha guardato con estrema serietà. Ho riconosciuto quello sguardo, era lo stesso che aveva avuto quando mi aveva baciato sulla guancia, per ben due volte. Ricordandolo, il mio cuore ha iniziato a pompare più velocemente, il mio sangue bruciava nelle vene, e sono certa di essere arrossita violentemente. Sono rimasta ad aspettare quel bacio, e anche se non era la prima volta, sapevo che sarebbe stato emozionante.

La prima volta è stata a quel disastroso Natale di qualche anno fa, quando Sherlock mi ha chiesto scusa per avermi umiliato davanti a tutti. Ho ripensato a quel bacio per giorni, fantasticando come una ragazzina. E dopo di allora il suo atteggiamento nei miei confronti si è addolcito. So che sembra assurdo, ma dopo di allora è stato meno crudele. E questo non ha fatto altro che alimentare ancora di più le mie sciocche fantasie.
La seconda volta è stato dopo che ha inscenato la sua morte. Dopo aver sistemato la parte burocratica, si è recato negli spogliatoi dell’ospedale, si è levato i suoi vestiti che dovevano necessariamente diventare delle prove, ha fatto una doccia e poi ha indossato una divisa da infermiere. Non c'erano altri abiti che potesse mettere e così sarebbe passato inosservato. Quando l’ho visto vestito così l’ho guardato stupita, quasi non lo riconoscevo. Poi si è avvicinato a me, sembrava così fragile con indosso quella divisa azzurro chiaro troppo grande per lui, e i suoi occhi erano velati di lacrime. Era molto triste. Ha detto semplicemente “Grazie, Molly Hooper” e poi si è chinato per baciarmi su una guancia. Ho chiuso gli occhi per assaporare quel contatto e quando li ho riaperti, lui era scomparso.
Dopo di allora non l'ho più rivisto, sino ad oggi.

Lui non si muoveva e restava a guardarmi. Questa volta non sembrava intenzionato a baciarmi, allora l’ho fatto io. Mi sono alzata sulle punte e ho poggiato delicatamente le labbra sulla sua guancia. Lui è rimasto immobile mentre lo facevo, anche se per un attimo ho avuto la sensazione che si sia leggermente abbassato verso di me, come se volesse agevolarmi.
“A presto, Molly Hooper.”
“A presto, Sherlock.” ho replicato meccanicamente prima di tornare al Barth’s.
Mentre lo facevo ho capito.
Non sono guarita. Non lo sarò mai.
Lo amo ancora. Forse più di prima.
E non smetterò mai di amarlo, anche se so che lui non potrà mai ricambiare i miei sentimenti.
Certo, il suo atteggiamento è migliorato nei miei confronti, sin da prima della sua morte. Dopo di allora siamo rimasti in contatto via mail e io ho fatto tutto ciò che era in mio potere per aiutarlo, forse per questo il suo modo di rivolgersi a me sembrava così diverso. Quasi affettuoso, se è possibile utilizzare questo termine parlando di lui.
D'altra parte, è possibile che non amerà mai nessuna donna.
Non quanto ama se stesso.
Non quanto ama John.
In realtà, non so nemmeno se abbia mai provato affetto per una donna. L'unica donna con cui l'ho visto interagire è Mrs. Hudson, e sono certa che per lei prova affetto come per una madre. Considerando anche che non l'ho mai visto nemmeno in compagnia di sua madre. So che è morta un paio d'anni fa, mentre lui era all'estero, ma anche prima di allora lui non frequentava mai i suoi genitori. Quindi probabilmente non aveva nessun rapporto con lei.
Poi c'è stata quella ragazza sfigurata... Irene. Lui la conosceva molto bene, tanto da poterla identificare dal suo corpo nudo, e sembrava essere turbato per la sua morte, anche se poi ha scoperto che in realtà era viva. Non so cosa provasse veramente per lei. Affetto? O qualcosa di più? A quanto pare in seguito è morta per davvero.
Quindi, in breve, siamo solo io e Mrs. Hudson. Forse dovrei esserne felice. Se le uniche donne a cui lui tiene si riducono a Mrs. Hudson e me, per quanto si tratti a mala pena di un affetto amichevole, posso ritenermi soddisfatta. Non è facile far parte del suo mondo, e a quanto pare io ne faccio parte, in qualche modo.
Devo ammettere che spesso mi sono chiesta, se a Sherlock interessassero le donne, come si comporterebbe con me? Gli piacerei?
La risposta è no, non gli piacerei. So di non essere particolarmente attraente. Il mio aspetto è banale. Passo inosservata ovunque vada.
Sono così abituata a non essere notata che la prima volta che Sherlock mi ha rivolto la parola ho pensato mi avesse scambiato per qualcun'altro.
Come poteva un uomo così affascinante avermi notato?
In seguito, conoscendolo, ho capito che Sherlock nota sempre tutti, ma raramente concede un secondo sguardo, a meno che non lo ritenga utile.
E io, in quanto patologa, gli ero utile.

Di cosa hai bisogno?”
Di te.”

Quella sera, poco prima della sua morte, aveva ammesso di avere bisogno di me, ma non era reale.
Non aveva davvero bisogno di me, della banale Molly, ma della Dottoressa Hooper, cioè colei che poteva firmare un certificato di morte. Ma se le cose fossero state diverse, se lui non avesse avuto bisogno delle mie competenze di patologa, so per certo che non si sarebbe mai interessato a me. Mai.
Quindi, anche se lo amo, non ci sono e non ci saranno mai speranze per me. La sua presenza nella mia vita, il fatto che lui abbia bisogno di me ogni tanto, è il massimo che posso avere da lui, e me lo farò bastare. Per il resto, avrò William.
Santo cielo, detto così sembra che lui per me sia solo un ripiego, ma non è così. Io amo William, ma in modo diverso da come amo Sherlock.
Sono così diversi.
Sherlock è brillante e affascinante, anche se troppo arrogante e sicuro di sé.
William è un uomo semplice, affettuoso e romantico.
In realtà, credo non esistano due uomini più diversi. E io li amo entrambi.
D'altronde, esistono forse delle regole?
Dove sta scritto che non posso amare platonicamente Sherlock e fisicamente William?
Certo, sarebbe tutto più semplice se quello che amo fosse racchiuso in un unico uomo che ricambia ciò che provo per lui ma, a quanto pare, ciò non è possibile.
E poi che scelta ho se non seguire i miei sentimenti, per quanto complicati siano?


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