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Autore: Birra fredda    22/08/2013    1 recensioni
La vita normale non è per tutti. Con vita normale intendo un qualcosa tipo: genitori rompiscatole, non permissivi, che credono i figli adolescenti dai santerelli del sabato sera, scuola odiata, professori visti come satana, compagni di classe con cui combinare solo guai, tanti trip in testa, escogitare modi per andare alla festa del secolo senza dire nulla ai genitori o mettere da parte dei soldi per il nuovo tour degli U2.
Ma io mi chiamo Nicole Haner mica per nulla, eh. E sono la figlia di Brian Elwin Haner Jr., meglio conosciuto come Synyster Gates, chitarrista degli Avenged Sevenfold, mica per nulla.
La mia vita non è normale, e proprio non so come potrebbe esserlo.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'You will always be my heart.'
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Apro gli occhi con cautela, aspettandomi di ritrovarmi in una sala d’ospedale e con una flebo attaccata al braccio. O al massimo, in un posto tutto bianco con accanto un angelo dalle ali candide che mi sorride e mi comunica che non ce l’ho fatta.
“Nicole?”
Ecco, lo sapevo. Sono morta. Mi giro appena, aspettandomi di trovare un angelo... trovo Jimmy ‘The Rev’ al mio fianco. Me lo potevo aspettare.
Gli sorrido, mentre fatico per mettermi a sedere. Lui mi aiuta, posandomi con delicatezza una mano sulla schiena. Poi si siede a gambe incrociate al mio fianco.
“Sono morta?” chiedo, guardandomi attorno.
Siamo in un posto che assomiglia alla spiaggia di Huntington Beach, alla piccola spiaggia dietro la scogliera, per l’esattezza. Ma la sabbia sotto di me non è appiccicosa e non s’infila fastidiosamente ovunque. E non ci sono né i residui di un qualche falò né la musica a tutto volume né i bar aperti né le persone in costume ovunque.
“No, sei in coma” risponde Jimmy, prendendomi una mano e osservandomi come nessuno mai aveva fatto prima, quasi come se mi vedesse dentro.
“E perché ti vedo?” domando ancora, osservandolo attentamente.
È rimasto com’era a ventotto anni, quando è morto. Non sono comparse rughe sul suo volto o chili di troppo. Indossa un pantaloncino sportivo nero lungo fino al ginocchio e una maglietta sbracciata della Vengeance University. Dietro di lui si aprono due enormi ali di pipistrello. Mi soffermo per un po’ sui suoi occhi, che finalmente ho l’onore di vedere non attraverso uno schermo o una fotografia. Sono ancora più belli di quanto io potessi immaginare.
Mi sorride appena, notando che l’ho praticamente squadrato da capo a piedi.
“Ora dipende tutto da te” mi dice dolcemente, ignorando la mia domanda. “Puoi scegliere se tornare alla vita o farla finita.”
“Cosa è successo a Carlos?” domando.
“È morto” risponde lui stringendosi appena nelle spalle. “Dopo l’incidente era messo molto, molto male e i medici non sono riusciti a salvarlo.”
“Quel fottuto bastardo...”
Jimmy ride e i suoi occhi sembrano improvvisamente di un azzurro ancora più intenso.
“Assomigli così tanto a tuo padre” mi dice, passando un polpastrello su un mio zigomo con gli occhi socchiusi. Mi guarda come se fossi una reliquia sacra, un prezioso tesoro antico da custodire con cura e da trattare come un tempio.
Solo ora mi rendo conto di non essere ferita e di indossare un pantaloncino di jeans corto e la mia amata maglietta dei Misfits al posto della tuta e felpa che avevo al momento dell’incidente.
“Io… non dovrei essere piena di sangue?”
Jimmy abbozza un nuovo sorriso. Certo, potevo pure formularla un po’ meglio la domanda.
“Dovevi pur essere presentabile, no?” mi risponde affabile.
Incrocio le gambe e ritraggo la mano, ancora stretta in quella di Jimmy. Questa situazione mi turba.
Non posso solo morire o vivere? Per forza a metà devo starmene, indecisa sul da farsi?
“Jimbo...”
“Mh?”
“Se io decidessi di restare qui… nell’Afterlife, diciamo... potrò stare accanto agli altri comunque, anche se loro non possono vedermi?”
Lui ci pensa un po’ prima di rispondermi.
“Nicole, io sono stato accanto a tutti voi per tutto questo tempo” esordisce. “Ogni giorno ho visto crescere voi ragazzi, vi ho visti fare progressi, ho visto tutti voi piangere, gioire, chiedermi di tornare...”
“La mia supposizione era giusta?” incalzo, con un sorriso.
“Sì, giustissima,” mi sorride a sua volta. “La mia ala era sempre presente per proteggervi. In quest’ultimo periodo è stato difficile, però, continuare starvi vicino. Vi sentivo più distanti, soprattutto Brian...” Sospira amaramente. “Nicole, tu devi tornare da lui” mi dice, ed io non riesco a capire se la sua sia una richiesta o una supplica. “Sei forte e lui, per quanto si sforzi di dimostrarsi il solito presuntuoso, crollerà a pezzi senza di te. È stato già messo a dura prova dalla vita, dopo la mia morte, ma io non ho avuto l’opportunità di tornare... io avrei dato qualsiasi cosa per tornare dai miei amici e smetterla di vederli soffrire per me.” Si passa una mano tra i capelli corvini, china lo sguardo. “Potevo stare accanto a loro, abbracciarli, parlarci, ma loro non mi sentivano né vedevano. Potevano percepirmi chiaramente, a volte, ma non hanno mai saputo se fosse la loro immaginazione o la mia reale presenza.”
“Io voglio tornare a vivere, ma ho così tanta paura” affermo, guardandolo dritto negli occhi.
“Paura?” esala lui, piantando i suoi pozzi immensi nelle mie iridi scure. “Nicole, come puoi avere paura di vivere? Hai sedici anni e devi sorridere! Smettila di crearti paranoie. Sei Nicole Haner o sbaglio?”
“Ho paura di non poter reggere la situazione” ribatto.
“Tuo padre ha smesso con quello schifo di commercio d’armi, questa volta definitivamente, Nicole” mi dice con forza mista a premura. “Tu non lo hai visto, ma io sì, ed era così preoccupato che mi ha fatto tenerezza. Quando ha visto l’auto sbandare gli stava prendendo un colpo, poi vi siete schiantati contro un albero e lui è corso da te… Matt ci ha provato in tutti i modi a dirgli di non toccarti, perché sarebbe potuto essere peggio, ma lui lo ha ignorato e non la smetteva di accarezzarti e chiederti non lasciarlo. Non si metterà più in mezzo a quei guai né venderà mai un’altra sola arma” continua con convinzione, “puoi starne certa. Sei quasi morta per colpa di quel Carlos, il suo socio in armi.”
“Ora… ora papà sta bene?”
“Ora dorme sulla sedia accanto al tuo letto, con la testa posata sul materasso e la guance ancora bagnate di lacrime” mi dice con un mezzo sorriso.
“E mamma? Jim e Connor? E…”
“Hey, frena!” mi interrompe lui, facendo finta di non avere più fiato. “Tua madre è andata a prendere un caffè insieme a Valary alla macchinetta dell’ospedale. Non ti ha lasciata sola neanche per un istante. Jim e Connor dormono in corridoio, uno sull’altro insieme a Johnny e Nathan. Alicia, Cherie e Zacky hanno delle occhiaie da far paura, ma non riescono a dormire e stanno seduti accanto ai dormienti, tesi come corde di violino. Matt cammina avanti e indietro per il corridoio, non ha fatto altro da quando è arrivato” mi dice poi.
“E io come sto? Da quanto sono ricoverata?”
“È quasi ora di pranzo e ti hanno portata in ospedale alle quattro e mezza di mattina. Sei in coma, ma volendo non dovresti metterci troppo a rimetterti in sesto... hai la tibia fratturata” mi dice con uno sguardo di rammarico, “porti il gesso dunque, e hai sbattuto forte la testa, ma lì è tutto a posto.”
“Bene” mormoro ironica. “E il vetro? Ricordo che faceva un cazzo di male!”
“Sì, sei piena di tagli e graffi superficiali. Ma, come ti ho già detto, sei abbastanza forte da affrontare tutto a testa alta.”
“Ti sbagli...”
Lui china il capo, per un attimo credo che non sappia che dirmi. Ma dopo qualche instante mi sorride gioviale.
“Michelle ha appena svegliato Brian” mi comunica, “gli ha detto che ha capito perché l’ha tradita... dice che lo ringrazia perché, anche se non l’ha mai amata davvero, l’ha sempre rispettata, le ha voluto bene e l’ha trattata come una donna merita.”
Sento gli occhi gonfiarsi di lacrime. “Davvero?” chiedo, tartagliando.
Il Rev annuisce col capo, poi mi raccoglie una lacrima con un dito.
Restiamo in silenzio per qualche momento. “Sai” mi dice lui dopo un po’, guardando un punto indefinito senza vederlo, “quando tuo padre ha chiesto a tua madre di sposarlo, io avrei voluto strangolarlo. Purtroppo non potevo farlo, essendo morto, ma credo che lui l’abbia capito. Mi ha chiesto scusa, dicendomi che non sapeva che fare di meglio per nascondere la storia con Zacky.”
“Ma, se papà avesse seguito i tuoi consigli, io, i miei fratelli e Cherie non esisteremo” ribatto.
“Il fatto è che le cose succedono e basta” continua lui, “non è che puoi programmarle o decidere tu quando farle accadere e finire. Brian e Michelle si sono sposati, Zacky e Gena hanno fatto lo stesso, e tutti hanno messo su famiglia e cresciuto dei figli splendidi...” si blocca per un attimo, sospirando amaramente. “Ma” riprende, “guarda tuo padre insieme a tua madre, non sono neanche lontanamente affiatati quanto lo sono lui e Zack! E non si tratta di una questione di rispetto o di alti e bassi nella relazione tra tuo padre e tua madre... si tratta solo dell’amore tre Brian e Zacky, che non potrebbe essere barattato neanche con la donna migliore del mondo. Si amano, e non c’è niente da fare.”
Ha ragione. Non posso negarlo. Sebbene la relazione tra papà e Zacky non mi sia ancora andata giù del tutto, posso dire che si amano follemente. Mi è bastata l’ansia di papà mentre si fiondava nella macchina di Zack quando lui era in piena crisi asmatica, per capirlo. Sarebbe stato meschino tenerli divisi o soffocare in qualsiasi altro modo il loro amore.
Jimmy si alza in piedi di scatto, senza darmi altro tempo per restare a riflettere, poi mi porge le mani per aiutarmi a tirarmi su a mia volta. “Vieni” mi dice raggiante. Una volta in piedi non mi lascia una mano e mi conduce fino al limitare della piccola spiaggia. Ci sediamo sugli scogli, col mare alle spalle che si infrange lentamente contro i massi.
“Questo posto è sempre stato speciale per me e per gli Avenged Sevenfold” mi rivela.
“Perché?” domando.
“Perché il sabato sera, ancora mezzi ubriachi, venivamo qui a suonare. Io mi portavo il tamburello, Brian e Zacky la chitarra e Johnny il basso, e suonavamo e cantavamo fino all’alba. Qui ci abbiamo passato i momenti più belli della nostra giovinezza” mi dice, continuando a stringermi la mano con la sua. “Vieni a vedere” mi dice poi, abbassandosi di scatto.
Lo seguo e mi accovaccio al suo fianco di fronte alla scogliera. Inizialmente non vedo nulla di insolito, ma poi Jimmy mi indica con un dito una scritta a pennarello indelebile e capisco.
Avenged Sevenfold.
C’è scritto solo questo, in un punto basso della scogliera, dove nessuna onda potrà mai arrivare e cancellare questa scritta.
“Mi manca terribilmente, suonare con loro” mi rivela Jimmy, passando un polpastrello lungo la scritta.
Prima che io possa dirgli che anche a loro manca, lui riprende. “Quando ho visto Mike seduto al mio posto ero... bè, ero felice perché comunque è sempre stato uno dei miei batteristi preferiti, ma ero anche furioso. Pensavo: ‘hey, quello è il mio futtuto sgabello, levati da lì!’” Ridacchia. “Ero stupido, lo so.”
“No, non credo” ribatto prontamente, guadagnandomi un suo immenso sorriso di gratitudine.
“Per non parlare di Arin” continua divertito. “Dio, quel ragazzino proprio non lo sopportavo, all’inizio. Gli urlavo di stare lontano dalla mia batteria, gli dicevo di non toccare la mia fottuta roba ma, ovviamente, lui non mi poteva sentire.”
“Ti rivelo una cosa” gli dico, abbassando la voce quasi ad un sussurro, come se qualcuno potesse sentirci. “Arin non è mai stato tanto simpatico neanche a me.”
Scoppiamo a ridere. Una risata sbocciata fuori dal nulla e anche un po’ insensata, ma splendida. Immensa. Dopo qualche istante torniamo seri.
“Posso farti un paio di domande?” gli chiedo, guardandolo negli occhi e non riuscendo a non stupirmi di nuovo per la loro bellezza.
“Certo” mi sorride lui.
“Perché porti una maglietta della Vengeance University? A Zacky serve un po’ di pubblicità anche in questa vita dopo la morte?”
Scoppia a ridere di nuovo, ma questa volta non c’è la mia risata ad accompagnare la sua e posso sentirla per la prima volta in assoluto. È splendida, è una risata incontenibile, forte, folgorante. Una di quelle risate che potrebbero far fuori la tristezza.
“Mi piace sentire i miei amici vicini anche con gli indumenti” mi risponde semplicemente, con una scrollata di spalle. “Indosso spessissimo le creazioni di Zack e di Brian, o anche le magliette della band. Vai con la seconda domanda.”
“Perché le ali da pipistrello?” gli domando indicandole con un dito. “Non dovresti avere ali più... angeliche?”
Ride di nuovo, questa volta più sommessamente. “E chi ti ha detto che gli angeli e i demoni sono così in incompatibilità? O, forse, io non sono un angelo e questo non è il paradiso” mi dice, alzando un sopracciglio con fare misterioso.
“Impossibile...”
Un ghigno divertito compare sul suo volto. I suoi occhi si illuminano. “Ora non c’è bisogno che tu capisca, Nicole” mi dice, passandomi una mano tra i capelli, intrecciando lentamente le dita con le fibre bionde del mio cuoio capelluto. “Davvero. Queste ali me le sono scelte io, il motivo mi pare ovvio.”
Annuisco e mi sforzo di sorridergli. Vorrei toccarle, ma non lo faccio.
“Nicole, torna da tuo padre” mi dice Jimmy improvvisamente, alzandosi in piedi. Diavolo, quant’è alto. “In tutti questi anni ti ho osservata e ti assicuro che sarai in grado di reggere la situazione, di svegliarti dal coma e di andare avanti con la vita.”
“Sì, lo farò” dico alzandomi a mia volta. “Tutti dicono che davi ottimi consigli, dunque non vedo perché non dovrei ascoltarti.”
Si gratta la nuca un po’ imbarazzato. “Posso chiederti un favore?”
Annuisco col capo.
“Porteresti dei messaggi agli altri?” mi chiede vagamente impacciato. “Insomma, è da così tanto tempo che non li rivedo e non so in che altro modo potrei dirgli certe cose... ma dato che tu ora sei qui potresti fare da tramite.”
Sogghigno. “Avanti” lo incito, “sputa il rospo.”
Sorride. “A Zacky dì che se non la smette con quelle fottute sigarette e me lo ritrovo qui tra qualche giorno gli strapperò le orecchie a morsi e ci farò il purè di patate” esordisce con una sicurezza spiazzante. “Poi digli di andare a correre, perché se continua ad essere così mollaccione ai concerti non avrà abbastanza fiato per arrivare fino alla fine.”
Non riesco a trattenermi e mi lascio sfuggire una risatina.
“Hey!” si lamenta lui, facendo il finto risentito.
“Scusa, è solo che mi sembri una madre” gli dico, giustificandomi.
“Qualcuno deve pur tenerli sotto controllo, no?” ribatte lui con un sorriso. “Poi digli che sono felicissimo per la storia con Brian e che Cherie è splendida. A Johnny puoi dire che le sue feste non batteranno mai le mie, ma che comunque sono fiero dei suoi progressi. Digli che sta bene col suo colore naturale sulla testa, anche se preferivo quando aveva la cresta da gallo... diamine quanto mi manca sfottere quel nano” commenta aspramente. “E digli anche che, se deve parlarmi, non deve per forza prima chiamarmi a squarciagola come se fossi in Europa.”
Rido ancora. “Davvero Johnny fa così?” chiedo.
“Sì, è sempre stato un po’ scemo” mi dice lui trattenendo una risatina sotto i baffi. “A Matt dì che lui e Val restano la coppia più bella di sempre, e che Ali e Nate sono fantastici quanto loro due. Tra l’altro, adoro i capelli di Alicia. Poi digli che è rimasto bello come gli ho detto quella volta, dopo aver fatto l’operazione per correggere la vista e lui si è imbarazzato. Digli che mi emoziona ancora, sentirlo cantare So Far Away durante i concerti, ha la voce più fottutamente bella che io abbia mai sentito.”
Mi trovo concorde.
“Dì a quei tre che io ci sono sempre, al loro fianco” continua. “Dì loro che anche a me mancano, ma che sono sempre al loro fianco e se vogliono parlarmi, sfogarsi, ricordare i vecchi tempi, io sarò lì ad ascoltarli.”
Quasi sto per chiedergli se non devo portare nessun messaggio per mio padre, ma mi blocco. La parte migliore viene sempre alla fine, no?
“E poi” riprende James con un sospiro, “a Brian ci sono tantissime cose da dire. Digli che quando ha ricominciato con il fottuto commercio delle armi mi ha deluso fortemente, e mi ha deluso ancora di più pensando che sarebbe riuscito a tenere a bada la situazione, senza mettere in conto fin dal primo istante il pericolo a cui sareste stati esposti tutti voi.” Sospira. “Però digli che, soprattutto, sono fiero di lui. Sia per la fermezza con cui ha deciso di smetterla, sia per la relazione con Zacky e anche per il bravissimo padre che dimostra essere, soprattutto con te. Digli che lo ringrazio per aver chiamato ‘Jimmy’ il suo primogenito e che resterà per sempre il mio migliore amico.”
“Sarà fatto” gli dico, fingendo un goffo saluto militare.
“E poi digli anche che voglio che continui a parlarmi come faceva prima, anche solo per dirmi cosa ha mangiato a pranzo.” Mi guarda dritto negli occhi, facendomi boccheggiare. “Dì a tutti loro che mi mancano tantissimo, ma che se mi respingono, se tentano di allontanare il mio ricordo dalla mente per non addolorarsi, mi rendono più difficile il compito di stargli vicino.”
La sua voce mi suona vagamente più bassa durante le ultime parole e penso che sia solo un momento. Invece lui si irrigidisce.
“Jimmy, aspetta, voglio stare ancora un po’ qui con te!” urlo, sentendomi un po’ isterica.
Lui si avvicina a me e mi abbraccia. Mi stringe a sé con forza, avvolgendoci entrambi con le sue enormi ali di pipistrello. Io lo stringo più forte che posso, aggrappandomi alla sua maglietta della Vengeance University, ben sapendo che non lo rivedrò fino al momento della mia morte.
“Non voglio andare già via” gli dico, staccandomi appena da lui, sull’orlo delle lacrime.
Lui sorride, rincuorandomi. “Ma io non ti lascio mica Nicole, sarò sempre al tuo fianco.”
Mi prende un polso e, con un pennarello indelebile nero che tira fuori dalla tasca dei pantaloncini, ci disegna un veloce cuore.
“Non andrà più via” mi dice, mentre il contorno del suo corpo diviene sempre più sfuocato.
“Ma è solo pennarello indelebile!” ribatto senza convinzione.
“Ti fidi di me?”
Annuisco e lo abbraccio nuovamente, anche se lo sento di meno al tatto. La stretta delle sue braccia è meno forte e meno consolante. “Nicole?”
“Mh?” mugugno col viso affondato nel suo petto.
“Promettimi che non avrai mai paura.”
“Te lo prometto Jimmy.”













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Ciao a tutti :3
Ecco a voi la dolcezza di Jimmy e... beh, questo capitolo è il motivo per cui mi sono imposta di scrivere il precedente LOL


C'è nessuno che ascolta i Suicide Silence o che, anche se non ha idea di chi siano, ha voglia di leggere una OS che ho scritto dal punto di vista della figlia di Mitch a diciassette anni? In ogni caso vi lascio qui il link, mi farebbe un piacere immenso se qualcuno leggesse C:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2089458&i=1



G
razie a tutti quelli che recensiscono, leggono e hanno messo questa storia tra le preferite/seguite,
Echelon_Sun
  
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