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Autore: LiduenKvaedhi    22/08/2013    4 recensioni
I problemi familiari spingono Gwen, una ragazza appena diciottenne, a fuggire di casa, sotto proprosta di un ragazzo del suo solito Boxing Club. Tutto sembra andare per il meglio, finchè Gwen scoprirà i segreti più oscuri della vita del ragazzo.
Dal testo:
“MA SEI IMPAZZITO?!” urlò inconsciamente Gwen verso ragazzo.
“A me sembra un'idea magnifica” protestò lui con un sorriso stampato in faccia.
One-shot trasformatasi in Short poi chissà, potrebbe addirittura diventare una long.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Nonostante si fosse svegliata più volte durante la notte per via dei rumorosi gemiti provenienti dalla stanza di fronte, Gwen si svegliò abbastanza riposata.
Rimase sdraiata nel suo letto per altri dieci minuti, facendo la lista mentale delle cose da prendere e quali invece avrebbe potuto ricomprare dopo aver trovato un lavoro.
Si infilò gli stessi pantacollant del giorno prima, dato l’inaccessibilità al suo guardaroba, che si trovava dall’altra parte della città. Fece per uscire, quando notò il post it attaccato alla porta.

Sei sola in casa, a parte Trent che dorme. Preparati quel che vuoi per colazione e se non si è svegliato prima delle dieci, buttalo giù dal letto a pedate. Duncan

Portò lo sguardo sulla sveglia accanto al comodino: erano le dieci e mezzo.
Avrebbe dovuto buttarmi lui giù a pedate dal letto pensò la ragazza uscendo dalla stanza.
Appena si chiuse la porta alle spalle, fu investita da un fortissimo aroma di uova strapazzate e bacon: Trent doveva essere già sveglio. Sentì anche il rumore della televisione accesa e sbirciò nel salone.
Un ragazzo dai capelli neri era sdraiato sul divano a guardarsi CSI, totalmente concentrato sulla televisione. Non si accorse nemmeno che il bacon stesse bruciando.
Non potendo lasciar carbonizzare la colazione, Gwen sgattaiolò verso i fornelli e girò la carne, che sfrigolò rumorosamente al contatto con l’olio bollente.
Intanto il ragazzo continuava a guardare la tv indisturbato. Impiattò la colazione per entrambi e si diresse verso il divano: posò i piatti sul tavolino, spostò le gambe di Trent e si sedette a gambe incrociate, portandosi al petto il piatto e cominciando a mangiare. Tutto ciò sotto gli occhi spalancati del ragazzo.
Lei continuò a mangiare con indifferenza, anche se era irritata dal fatto che il ragazzo fosse così preso dal programma: aveva addirittura quasi fatto bruciare la colazione!
Non era mai stata una fanatica della tv, infatti aveva visto solo un paio di episodi di CSI con sua madre, ma decise di concentrarsi su di esso per evitare di fissare in cagnesco gli occhi smeraldini puntati su di lei e sbottare irritata.
Dopo dieci minuti il ragazzo si decise a parlare – Tu devi essere la ragazza di cui mi parlava Duncan: piacere, Trent.
– Gwen – si limitò a rispondere la ragazza, mentre guardava disgustata la scena del crimine, cosparsa di sangue; aveva sempre avuto paura del sangue, dall’età di sei anni, quando sua madre tentò di suicidarsi tagliandosi le vene nella vasca da bagno. Era stata proprio lei a trovala.

Era troppo tempo che sua madre era andata a fare il bagno. La piccola Gwen era affamata.
– Mamma! Mamma! – cominciò a chiamare la madre, sperando che uscisse dal bagno e le preparasse un panino con la nutella. La chiamò per dieci minuti e alla fine andò al bagno. Spalancò la porta, ma non riuscì a muovere un passo. Rosso, rosso da per tutto: sul pavimento, lungo i bracci inerti della madre fuori dalla vasca, sulle pareti della vasca, nell’acqua. Iniziò a tremare e a urlare come una pazza: poi svenne.


Scosse la testa, accorgendosi di essere entrata in una specie di trans. Si alzò dal divano e portò le sue stoviglie nel lavandino. – Andiamo? – chiese lei dopo aver fissato il muro, appoggiata sul tavolo da cucina, per qualche minuto. Trent si alzò e prese le chiavi dall’appendichiavi e le fece segno di seguirla: andarono giù in garage e montarono su una BMW 650i Cabrio bianca. I sedili interni erano di pelle nera, comodissimi. Il ragazzo mise in moto l’auto e si lanciò ad alta velocità per le strade trafficate, rischiando più volte di prendere multe o fare incidenti: sembrava di stare sulle montagne russe.
In compenso, risparmiarono dieci minuti di viaggio e in mezz’ora arrivarono.
Più si avvicinavano al suo quartiere, più il suo cuore batteva velocemente: un misto di terrore e felicità si faceva sempre più sentire all’interno della sua mente.
Il ragazzo parcheggiò di fronte all’ingresso della sua casa. – Aspettami qui – si limitò a dire Gwen, ricevendo un cenno della testa in risposta.
Entrò in casa, tranquilla, perché non c’era nessuno in casa, o almeno così doveva essere.
Non ebbe nemmeno il tempo di chiudere la porta, che una mano forte e conosciuta entrò in collisione con la sua sua faccia, facendola cadere a terra.
Una fitta terribile si dilagò nel suo corpo, effetto di un calcio preso su un fianco pochi secondi prima. Un altro le colpì la schiena, poi niente: sentì solo un parlottare confuso, un rumore metallico e un tonfo sordo nella stanza accanto.
– Alzati, muoviti – la voce di Trent invase la sua mente confusa, mentre lui la aiutava ad alzarsi e la portava in macchina. Il dolore alla schiena era lancinante, non le permetteva di stare dritta sul seggiolino, così il ragazzo la sdraiò su quelli posteriori.

Si svegliò nella sua nuova ‘casa’, sdraiata sul divano con una bistecca sulla guancia e del ghiaccio lungo il fianco e sotto la schiena; accanto a lei sedeva Courtney, che le reggeva la bistecca e la guardava con un espressione strana, quasi di compassione. Poi senti dei brusii provenire presumibilmente dallo studio e qualcuno che di punto in bianco urlò qualcosa come un ‘che altro avrei potuto fare’, ma non riconobbe la voce, ancora stordita.
La castana si accorse che si era svegliata.
– Come va, meglio?! – chiese con suo solito tono acido, ma dall’espressione si vedeva che era preoccupata, anche se Gwen non era certa che quella preoccupazione fosse indirizzata a lei.
Fece un segno di assenso con la testa e tentò di mettersi a sedere: si sentiva indolenzita a causa delle botte e del ghiaccio.
Guardò l’orologio: era l’una e il pranzo era già pronto in tavolo.
– Appena in tempo! – gridò Duncan a Gwen, sedendosi a tavola. Courtney aiutò Gwen ad alzarsi e le due camminarono verso il tavolo, posizionato in modo che tutti potessero guardare la tv durante i pasti.
Gwen fu messa accanto a Courtney, Duncan era a capo tavola accanto a quest’ultima e gli altri due ragazzi erano dall’altra parte. Accesero la tv e misero il telegiornale. Una telecronista bionda cominciò a parlare di fatti di politica, poi di economia e, infine, arrivò ai gialli.
– Stamattina è stato ritrovato il cadavere di un sicario della Mafia Italiana all’interno di un cassone dell’immondizia nel retro di una bottega. La causa del decesso è da colpi d’arma da fuoco, ancora da definire calibro e modello dell’arma. Probabile è l’ipotesi di un pareggio di conti fra bande. Sulla scena del delitto non è stata trovata una minima prova. Ecco a voi in diretta la nostra inviata Allison McGue – La donna fece domande ai poliziotti, avendo da sfondo la scena del crimine. Il muro era imbrattato di sangue e Gwen per poco non vomitò il suo pasto.
– Durante questa breve pausa, ci è arrivata una notizia dell’ultima ora: nell’ultimi quaranta minuti si è aperta un’indagine per la morte di Christopher Ward, quarantacinque anni, ancora sconosciuta la causa del decesso, trovato morto dalla moglie, Eleonore Milton, al rientro da lavoro. Avremmo maggiori informazioni stasera.
La foto del morto era apparso accanto al viso della giornalista. Gwen guardò Trent per qualche secondo, notando per la prima volta il suo zigomo nero, poi gli altri: tutti la guardavano con un misto di dispiacere, incertezza sul da farsi e frustrazione, soprattutto sul volto di Duncan.
In un secondo capì tutto: il rumore metallico, il tonfo sordo, la fretta di Trent di andarsene.
Si alzò di colpo e uscì velocemente di casa, bisognosa di una boccata d’aria.
Non poteva averlo realmente fatto.

- I bla, bla, bla di Chiara -
Ehilà! Non ho niente da dire, solo che aggiornerò minimo lunedì, visto che devo intraprendere un lungo viaggio in macchina per tornare a casa (1603 km in macchina, penso che morirò).
Quindi a lunedì mattina, visto che il prossimo capitolo è già stato sfornato.
Besos, Chiara.
  
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