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Autore: evilqueen82    22/08/2013    2 recensioni
Sara Alyson Angels e Amanda Melody Rubens frequentano il penultimo anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
La prima risiede nei Corvonero, è intelligente e studiosa , l'altra invece è una tassorosso impulsiva e un po' pasticciona.
Sarah pensa allo studio e finisce per una serie di rocambolesche circostanze nel mirino dell'interesse di Malfoy: il giovane Serpeverde che lei detesta non troppo cordialmente.
Mandy invece è innamorata senza speranza di Harry Potter che, tuttavia, sembra completamente ignorarne persino l'esistenza..
Tra complotti, bugie, incantesimi e gravi pericoli ,le vite dei quattro stanno per cambiare indissolubilmente e legarsi e cambiare per sempre.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Maggio 1998 – Maggio 2001.

Perdersi e ritrovarsi.

 

(Pov Sara)

Non avrei saputo dire quanto tempo fosse passato: continuavo ad osservarne il volto profondamente addormentato.

La sua mano fredda tra le mie mentre sentivo ancora i suoni ovattati.
Ci fu un improvviso boato che echeggiò: le grida della folla e ci vollero diversi attimi per comprendere che erano di giubilo.

Sorrisi tra le lacrime e gli strinsi maggiormente la mano, baciandone il dorso.
“Grazie a Merlino… è tutto finito”. Sussurrai quasi temendo di destarlo dal riposo, sfiorandogli la gota con la mano libera.
Trasalii quando una voce femminile lo chiamò e i signori Malfoy seguiti da Madama Chips irruppero nella stanza.

La donna si avvicinò subito al figlio, guardando le bende con espressione spaurita e sgomenta mentre il mio marito guardava dall’uno all’altro.
Gli occhi di ghiaccio sembrarono perforarmi.

Cosa è successo?”. Domandò, ignorando le lacrime della moglie che si era chinata verso il figlio.

Mi morsicai il labbro e mi scostai i capelli dal volto.
“Greyback – sussurrai con voce tremula salvo schiarirmi la gola – ha cercato di aggredirmi… e lui”.

Tornai a guardarlo e il ricordo di quel terribile momento mi rese la gola arida e un profondo nodo in gola.

E’ intervenuto per proteggermi”. Commentai ed entrambi mi fissarono per un lungo istante senza dire nulla: leggevo il rancore, l’incredulità e quasi il disgusto nel loro sguardo.

Dobbiamo portarlo al San Mungo”. Commentò Narcissa con voce più roca ma pratica.

Non c’è bisogno”. Intervenne l’infermiera, rimasta in disparte.

Se permette lo decideremo noi cosa è meglio per nostro figlio”. Sussurrò Lucius con voce strascicata.


Dovetti scendere a Hogsmeade per potermi smaterializzare a mia volta: avevo appena avuto il tempo di sincerarmi che Amanda stesse bene e non potevo ancora addolorarmi di tutti i caduti.

Mi ero infilata il mantello, incurante delle parole dei coniugi che mi avevano intimato di stare alla larga da loro figlio: Hai fatto anche troppo, a quanto sembra”.

Non potevo accettarlo.

Non senza potergli parlare, vederlo sano e salvo.

Mi tremava la voce quando chiesi ad un’infermiera dove avrei potuto trovarlo.
Come prevedibile gli avevano riservato l’alloggio migliore nonché i Guaritori più competenti dell’ospedale.

Sospirai ed attesi fuori dalla porta, nel corridoio, accomodandomi sulla sedia.
Solo quando uscì un guaritore mi guardò curiosamente e mi misi in piedi.

E’ una parente?”.

Scossi il capo.

No… ma la prego, mi dica solo se sta bene”.

Sorrise ed annuì.

Passerà qui la notte per precauzione ma potremmo già dimetterlo domani, in giornata…”.
Sorrisi di cuore e lo ringraziai ancora tremante.


 

(Pov Draco)

Ho ricordi confusi di ciò che è successo dopo essere stato colpito da Greyback.

In quegli istanti sentivo solo un gran dolore al petto e la dolce presenza della Angels.

Non so dire cosa mi abbia fatto, so soltanto che il dolore passò presto.
Poi il nulla.

Dormii per giorni.

Al mio risveglio ero al San Mungo, i miei genitori al mio capezzale .

Mi dissero che la guerra era finita , che Potter aveva ucciso Voldemort.

Mi sentii sollevato e non so perché, ma anche mio padre lo era.

Solo che né io né lui, osammo dirlo apertamente.

Il giorno dopo venni dimesso e tornai a casa.

Ma non ci restai a lungo.

Ricevetti un gufo dal Ministero che mi informava che io e la mia famiglia eravamo ufficialmente indagati come traditori ,Mangiamorte.

Venni cosi arrestato e portato ad Azkaban in attesa di un processo assieme a mio padre.
Stavolta sarebbe stata la fine per noi.

Ma avvenne il colpo di scena.

La mattina del processo incontrai la Angels nei corridoi del tribunale.

Che ci faceva lì ? Lo scoprii presto.

La ragazza era venuta lì in veste di testimone: a mio favore.

Raccontò ai giudici di come le avevo salvato la vita, questo mi diede delle attenuanti.

La mia pena fu ridotta di parecchio ma per mio padre non fu così.

I giudici non mostrarono la stessa indulgenza e per lui la permanenza ad Azkaban sarebbe stata molto lunga.


 

(Pov Sara) Molte cose erano cambiate in quei tre anni da quando avevo testimoniato di fronte al Wizangamont in favore di Draco Malfoy.

Si era sollevato un bel polverone e Rita Skeeter aveva avuto di che sbizzarrirsi con la sua piuma prendi appunto, insinuando una nostra relazione dai tempi di scuola.

Probabilmente si sarebbe morsa le mani, comprese le unghie smaltate se avesse saputo che, una volta tanto, non aveva visto così lontano.

Non c’erano stati contatti tra di noi in quel lungo periodo e io avevo cominciato a lavorare alla Gazzetta del Profeta seppur, negli ultimi tempi, dedicassi le mie energie al mio sogno di scrivere un romanzo.

Harry e Amanda erano una coppia fissa da quasi tre anni e Harry le aveva chiesto di sposarlo lo scorso Natale quando, per commemorare una loro tradizione, l’aveva portata sulla pista di pattinaggio in un quartiere babbano.

Non potevo non essere felice per loro.

Io mi ero completamente data al mio lavoro e non avevo mai accettato le proposte di uscite a quattro e Amanda aveva desistito dal suo proposito di presentarmi tutti gli amici possibili, compresi quelli di origine babbana.

Avevo sempre declinato gli inviti e le proposte e si era arresa, avendo compreso anche lei, ciò che io avevo assimilato il giorno stesso dell’udienza.

Lo avevo visto scortato via dagli Auror, non avevo potuto avvicinarmi, c’era stato solo uno scambio di sguardi.

Avevo letto la confusione e l’incredulità nel suo ma mi ero limitata a sorridergli ricacciando le lacrime.

E avevo atteso, giorno dopo giorno.

Ancora non riuscivo a crederci di trovarmi lì.

Sospirai e mi passai una mano tra i capelli un po’ più corti di quando ero studentessa e avevo atteso uscisse dal Ministero.

Era accompagnato dalla madre e quando mi videro entrambi sembrarono fossilizzarsi sul posto.

I suoi occhi di madreperla sgranarono e sembrò boccheggiare incredulo mentre lo osservavo: era persino più magro e gli abiti eleganti – sicuramente portati dalla madre – sembravano mettere in risalto la carnagione più pallida.

I capelli erano cresciuti e scivolavano sulle gote e una lieve spruzzata di barba sulle gote e sul mento.

Gli occhi erano assolutamente gli stessi.

Disse qualcosa a sua madre e questa, dopo averci guardato un istante, annuì e si smaterializzò.
Mi avvicinai cautamente e sentii i tacchi degli stivali calpestare l’asfalto.

Mi fermai a pochi passi da lui per poterlo guardare negli occhi.

Ignorai i battiti del mio cuore, i brividi lungo la spina dorsale e quel languore allo stomaco.
Esitante mossi un altro passo.

Ciao Draco”. Sussurrai appena con voce più roca di quanto avrei voluto.


 


 

(Pov Draco)

Grazie alla testimonianza della Angels passai in prigione solamente tre anni.

Tuttavia rimasi stupito trovandomela davanti.

Contemplai quell’immagine per diversi istanti: quei tre anni l’avevo resa più donna, modellando i lineamenti ed ingentilendo le forme femminili sotto quegli abiti.

I capelli cadevano morbidi e delicati, lucenti e scalati le incorniciavano il viso messo in risalto da un filo lieve di trucco.

Le labbra erano rosse e morbide, sensuali alla vista e quella visione mi procurò un brivido.

Gli occhi erano di quella punta d’azzurro in cui, tante volte avevo sognato pateticamente di specchiarmi e perdermici.

Così donna eppure sapevo che quella che allora definivo “My Angel” doveva essere ancora lì, qualche parte.

Perché altrimenti presentarsi il giorno del mio rilascio?

Dissi a mia madre, che era venuta a prendermi, di andare a casa da sola .

Che l’avrei raggiunta presto.

C’era qualcosa che bramavo di fare da molto tempo.

Non appena rimasi solo, la Angels si avvicinò e mi rivolse un saluto .

Ciao Angels”. Le risposi con voce strascicata.

Inclinai il viso di un lato e la studiai con espressione guardinga .

Ne è passato di tempo”. Commentai con tono neutrale.

Temevo potesse percepire i battiti del mio cuore o l’irrigidimento della spina dorsale, le mani che avevo stretto in pugni per impedirmi di prenderla tra le braccia.

Come mai da queste parti? – domandai incrociando le braccia al petto – non ce la facevi più a star senza di me, vero?”.

Il tono suadente, scoccandole un’occhiata maliziosa.

Una sicurezza e un’arroganza che ero ben lungi dal provare davvero.


 

(Pov Sara)

Avevo immaginato quel momento negli ultimi tre anni e nella mie mente avevo proiettato diverse soluzioni: un saluto più freddo, indifferente, distaccato, o al contrario una scena struggente e romantica.

Ma nel momento esatto in cui ci guardammo e ci trovammo occhi negli occhi, seppi che non poteva essere migliore di così.

Lo stesso arrogante presuntuoso e insopportabile ragazzino che ostentata una sicurezza quasi offensiva nel credermi incapace di resistergli.

Aggrottai le sopracciglia e lo guardai incrociando le braccia al petto.

Inclinai il viso di un lato e mi presi qualche istante per osservarlo, accarezzando con lo sguardo, quelle guance ispide, gli occhi di madreperla e quel sorriso arrogante.

E’ questa la favoletta che ti sei raccontato per tutto questo tempo… sono lusingata, davvero”.

Mi imposi di mantenere un tono quasi altezzoso ma mi fu difficile nascondere il sorriso di puro cuore.


 

(Pov Draco)

Sogghignai udendo la sua risposta .

Non era cambiato niente.

Io e lei.

Oggi come anni prima.

Se da una parte questo era rassicurante, dall’altra quasi temevo che, in una bolla di sapone, lei sarebbe scomparsa.

Lasciandomi di nuovo in balia del fantasma di me stesso.

La vidi osservarmi e ne ricambiai lo sguardo salvo poi prendere a osservarla dall’alto in basso.

Mm, ti sbagli – risposi schioccando la lingua sul palato – ho un sacco di ammiratrici che mi stanno aspettando..anzi se vuoi scusarmi”.

La sorpassai e feci finta di andarmene.

Dopo qualche passo mi fermai: era ancora lì.

Aveva smesso di sorridere e mi guardava scornata.

Sorrisi interiormente.

Ma non potevo ancora dirmi soddisfatto.

Dovevo averne la certezza.

Stavo dimenticando – le dissi tornando verso di lei – mi dispiace”.

Iniziai con tono fintamente meditabondo e accorato, facendole sgranare gli occhi per qualche secondo, apparentemente incredula e confusa.

Mi dispiace di aver sprecato il mio tempo a a corteggiare una scopa rinsecchita come te”. Mormorai , facendo schioccare la lingua sul palato e cercando di reprimere la risata di scherno che mi sarebbe sgorgata dalle labbra.


 

(Pov Sara)

Attesi la sua risposta con le sopracciglia inarcate e cercando di simulare un’espressione sicura di me ed indifferente.

Maschera che ben presto fece screpolare con la stessa rapidità di un tempo quando lo sentii fare quel commento borioso sulle presunte ammiratrici.

Lo vidi superarmi e mi voltai a guardarlo: le sopracciglia aggrottate e le labbra strette in un’espressione di insofferente intolleranza per quel genere di battuta.

Lo vidi avvicinarsi e si fermò a pochi passi torreggiandomi dall’alto di quei venti centimetri di differenza e, a quel commento mi ritrovai a sgranare gli occhi, boccheggiando di vergogna e di stizza.

Scopa… rinsecchita a chi?!”. Sbottai cercando la mia bacchetta per fatturarlo salvo poi decidere di optare per una sberla, avvicinandomi fino a ricoprire la distanza tra noi.

Sei solo… un borioso, arrogante, stupido… e…”.

Alzai leggermente il mento e chiusi il pugno contro il fianco provando l’impulso di picchiarlo ma, di fatto, quando mi specchiai nel suo sguardo perlato mi sentii incapace e debole.

Deglutii a fatica e il mio cuore prese a scalpitare furioso: avevo atteso tre anni, non avevo desiderato nessun altro ma non potevo pensare o dare per scontato che per lui potesse essere lo stesso.

Che quelle attenzioni che mi aveva riservato un tempo avessero alimentato un sentimento che era sopravvissuto alla guerra e al suo periodo di detenzione.

Hai rischiato la vita per me quella notte… e non ti ho mai neppure ringraziato”.

Mi sentii dire, la voce più roca d’emozione.


 

(Pov Draco)

Avanzò verso di me con quel cipiglio da guerriera: le sopracciglia corrugate, i pugni stretti lungo i fianchi e i capelli scarmigliati per il nervosismo.

Così goffamente comica in quel ridicolo tentativo di impressionarmi, reprimendo probabilmente l’impulso di affatturarmi.

Eppure era semplicemente meravigliosa.

Come allora.

Forse persino di più.

Rimasi in silenziosa contemplazione e quando incrociò il mio sguardo le parole parvero mancarle: sbarrò quegli occhi di bambina e, le labbra tremarono mentre il suo respiro mi sfiorava le labbra.

Un nuovo brivido lungo la spina dorsale mi indusse a chinarmi un poco in sua direzione.

Hai solo un modo per ringraziarmi Angels”.

Mi sentii dire con voce altrettanto roca e tremula, mentre contemplavo quella distesa marina: quasi illudendomi di poter controllare il mare impervio e selvaggio che rispecchiavano quella sua indole.

Sai bene quale”. Sussurrai ancora, quasi un silenzioso invito mentre inclinavo maggiormente il viso in sua direzione.

Ma se non vuoi – mi imposi di far apparire la mia voce di nuovo sicura di me e sferzante, indolente ed annoiata – allora non abbiamo nient’altro da dirci”.

Conclusi impedendole però di distogliere lo sguardo.

Era il momento che quel gioco sfibrante di tira e molla finisse una volta per tutte.

Era il momento che Sarah Angels prendesse la sua decisione.

Definitiva: qualunque essa fosse.

Essere mia.

Inesorabilmente.

O dividerci per non incontrarci mai più.

Non avrei più atteso.

Non le avrei più permesso di vagare nei miei sogni e nei miei pensieri nella solitudine della prigionia fisica e quella morale iniziata ben prima.


 

(Pov Sara)

Il suo respiro mi sfiorò il viso e mi sentii rabbrividire per la potenza espressiva del suo sguardo.

Sentii brividi caldi e freddi lungo la spina dorsale e a quel sussurro finale, un gemito di sorpresa e di emozione mi sgorgò dalle labbra.

Sentii un calore nuovo avvamparmi le gote e deglutii a fatica.

Compiere quell’ultimo passo per coprire finalmente le distanze mi sembrò un’impresa di ardua risoluzione ma sorrisi.

Lo guardai e sentii le lacrime salirmi agli occhi mentre rivedevo in un flash frenetico quel nostro sesto anno, tutte le sue attenzioni, le sue parole di sfida, le sue provocazioni, fino a quella notte durante la battaglia e sospirai.

Sorrisi e mi specchiai per un lungo istante nel suo sguardo:

Non aspettavo altro”.

Mi alzai sulle punte degli stivali e con un movimento fluido gli cinsi le gote con le mani: mi sentii quasi tremare sfiorando le guance un poco ruvide per la barba, quasi tremante nel contemplare il suo volto e sfiorarne ogni tratto, quasi lo stessi scoprendo per la prima volta.

Il suo respiro mi sfiorò le labbra e il suo corpo era piacevolmente caldo a contatto con il mio.

Chiusi gli occhi e lo attirai a me, appoggiando le mie labbra alle sue e quando ne sfiorai la morbidezza avvertii una fitta piacevole al cuore.

Ebbi l’impressione di poter svenire per l’intensità di quelle emozioni che mi stavano scoppiando dentro ma non era abbastanza.

Incastonai una mano sulla sua nuca, mi pressai contro il suo torace e lambii le sue labbra in un bacio più intimo, rilasciando un soffuso gemito di piacere quando ne assaggiai il sapore intenso ed inebriante.


 

(Pov Draco)

Rimasi in silenziosa attesa: di fatto, con lei, non sapevo mai cosa aspettarmi.

Avrebbe potuto schiaffeggiarmi o imprecarmi come anni prima, rifiutandosi di credere che in me potesse celarsi un vero sentimento.

Fu quell’improvviso luccichio nel suo sguardo, quel sorriso tremulo e quasi commosso, quel tremore delle sue dita mentre cercavano il mio viso.

Allora seppi.

Mi sfiorò le gote come stesse cercando di scoprirmi, di ritrovarmi dopo tre anni di distacco, di orientarsi nell’oscurità che era scesa tra noi.

Facendoci smarrire persino a noi stessi.

Quasi tremai per l’esitazione tremula e delicata di quelle carezze e mi persi nei suoi occhi fino a quando non si mosse.

Le mie labbra sigillate dalle sue.

Erano morbide, soffici e fresche, come le ricordavo, come le avevo ritrovate in sogno durante le lunghi notti fredde dove il suo viso sembrava capricciosamente affacciarsi alla mia memoria.

Si premette contro di me e l’armonia di quel corpo di donna sembrò scaldarmi dentro e al contempo farmi intirizzire.

Sentii le sue dita afferrarmi la nuca.

Quasi un implicito bisogno di rassicurazione e al contempo un suadente invito.

Non mi feci attendere.

Lasciai che sfiorasse le mie labbra ancora per qualche secondo e, con un movimento risoluto ed improvviso l’afferrai per i fianchi, la presi in braccio e le feci intrecciare le gambe affusolate all’altezza della mia vita.

Ricambiai il bacio e mi persi nel suo sapore, sorridendo quando mi sembrò di sentirla mugugnare di emozione e di vergogna a quel gesto più intimo.

Ma non bastava.

Non era ancora mia, ufficialmente.

Mi smaterializzai nel salotto di villa Malfoy, con lei ancora avvinghiata a me.

Trovai mia madre che ci guardava prima stupita e poi scandalizzata.

Madre”.

La richiamai una volta che ebbi posato la giovane a terra, scostandomi da lei che prese a guardarsi attorno imbarazzata e boccheggiante.

Sono lieto di presentarti la mia futura moglie”.

(

Pov Sara)

Gemetti contro le sue labbra quando lo sentii ricambiare il bacio, prendendomi in braccio in quel modo tanto intimo quanto sfacciato. Le sue labbra ricercarono le mie quasi con disperata foga e lo lasciai fare, intrecciando le dita tra i suoi capelli. Trasalii quando mi sentii cingere e con quella sensazione di soffocamento tipica della smaterializzazione. Mi scostai dalle sue labbra, mi sentii posare a terra e trasalii quando lo sentii rivolgersi a nient’altro che Narcissa Malfoy. Arrossii furiosamente per esser stata colta in un momento di simile intimità salvo poi sentire le parole di Draco e lo guardai incredula, voltandomi a guardarlo con occhi sbarrati. Sentii le gote imporporarsi ma non potei fare a meno di sorridere, scuotendo un poco il capo e sfiorandogli piano la mano.

Narcissa inarcò le bionde sopracciglia guardando dall’uno all’altro e inarcò la schiena con una posa rigida a simulare il suo sconcerto ed incredulità per una simile presa d’iniziativa.

Studiò il figlio, guardandolo dritto negli occhi.

Non hai perso tempo”. Commentò con tono di dignitosa disapprovazione, sorseggiando il suo the.

Studiò dall’uno all’altra e sospirò infine.

La ragazza per cui hai rischiato la vita tre anni fa…”. Commentò guardandomi, anzi scrutandomi.

Sarah Angels, signora”. Mormorai in risposta arrossendo.

Continuò a studiarmi per un lungo istante salvo poi spostare lo sguardo verso il figlio: si fissarono, occhi negli occhi per diversi istanti in un silenzioso e tacito dialogo.

Non c’era bisogno di troppe parole tra loro, si intendevano perfettamente e la donna sembrò comprendere e farselo bastare.

Sorrise dopo un lungo istante di silenzio.

Me ne compiaccio… e sia, inizieremo i preparativi la prossima settimana”.

Concesse, infine, strappandomi un sorriso di serenità, tornando a guardare il biondino, non riuscendo ancora a realizzare la verità.

Volete unirvi al the?”. Domandò facendoci cenno di accomodarci sul divano.


 

(Pov Draco)

Certo, madre, volentieri”. Risposi con un sorriso.

In realtà non avevo voglia di bere il the ma accettai l’invito di mia madre un po’ per farle piacere e un po’ perché volevo che lei e Sara si conoscessero meglio.

Soprattutto – e quello era il motivo principale – sapevo che la mia fidanzata era intimidita da mia madre e la situazione mi divertiva non poco.

 

Dopo esserci congedati, portai Sarah a fare un giro turistico della villa: visitammo i giardini e le stanze fino a fermarci nella mia camera da letto.

Feci sdraiare Sarah sul mio letto e mi accomodai vicino a lei .

Iniziai a carezzarle con delicatezza il viso e il collo.

Lei mi baciò con fervore.

All’inizio ricambiai.

Salvo poi scostarmi dalle sue labbra e guardarla negli occhi.

Ehi bambola,vacci piano, lo so che sono irresistibile ma se hai potuto aspettare fino ad oggi, puoi aspettare anche fino al matrimonio”. Le sussurrai con un ghigno.

Poi, dato era fatto tardi e la riaccompagnai a casa, promettendo di rivederla il giorno dopo.

 

La mattina andai a prenderla e la portai con me a Hogsmeade .

Lei mi domandò stupita il perché l’avessi portata proprio in quel posto.
“Sai piccola – le sussurrai guardandola negli occhi – mi devi una giornata in questo posto”.
Le cinsi i fianchi con le mani e la attirai a me.

Se ti azzardi di nuovo a piantarmi qui, ti spezzo il collo – le sussurrai minaccioso all’orecchio – sai senza i Dissennatori, il soggiorno ad Azkaban non è poi cosi male”.

Mormorai tornando a guardarla negli occhi.

La vidi boccheggiare e poi assumere il suo solito cipiglio indignato.

Prima che mi insultasse le circondai le spalle con un braccio e la guidai dentro i tre manici di scopa.

Avevo prenotato lo stesso tavolo di quel famoso San Valentino di quattro anni prima .

La feci accomodare e mi sedetti accanto a lei, come allora.

Dopo aver ordinato la sua torta preferita e due calde burro-birra tornai a parlarle .

Ho qualcosa che ti farà tornare il sorriso”. Le sussurrai all’orecchio prendendo a giocare con una ciocca dei suoi capelli.

Estrassi dalla tasca una rosa azzurra e al centro dei petali vi era una scatolina.
Vidi il suo volto illuminarsi .

Prese la rosa in mano e ne studiò la consistenza e il profumo , salvo poi guardarmi con stupore quando si accorse della scatola.

La apri con mani tremanti e rimase letteralmente senza fiato alla vista dell’anello : in oro bianco con un serpente e un’aquila intrecciati.

Gli stemmi delle nostre case.

Ecco adesso sei ufficialmente mia”. Le sussurrai dopo averglielo infilato al dito.

Non parlò più e quando uscimmo dal locale la vidi camminare a distanza.
Le andai dietro e la sollevai per le gambe , buttandola dietro le mie spalle come un sacco di patate.

Iniziò a urlare e imprecare.

Attorno a noi una folla di curiosi: studenti e non.

È inutile che ti arrabbi – le dissi – non ti lascerò andare finché non dirai che sei pazza di me e che vuoi sposarmi”.

Si arrabbiò ancora di più , ma quando vide che non la liberavo e che la gente rideva mi obbedì, sussurrando ciò che le avevo chiesto.

Più forte – le ordinai – la gente non ti ha sentito”.

VA BENE VA BENEurlò furiosaSONO PAZZA DI TE E VOGLIO SPOSARTI… MA ADESSO METTIMI GIÙ!” .

Non una richiesta ma un ordine perentorio. .

La gente intanto continuava a ridere.

Che ci volete fare – dissi rivolgendomi alla folla – è l’effetto che faccio alle donne”.

Dichiarai mentre riponevo a terra la mia fidanzata.

Lei mi mollò un ceffone e corse via.

È pazza di me”. Dissi rivolgendomi un ultima volta alla gente prima di inseguire Sarah.

La raggiunsi poco dopo e per farla smettere di prendermi a pugni e imprecarmi contro, le afferrai il viso tra le mani e la baciai con fervore.

My Angel, sei mia… ora e per sempre”.

 


 

Primo Settembre 2016.

Diciannove anni dopo.

(Pov Amanda)

Avevo sofferto molto nella mia vita.

Invisibile,ignorata dalle compagne e respinta dai ragazzi.

Con poche amiche e una prospettiva di vita grigia e solitaria .

Mi ero immaginata di passare la vecchiaia senza marito ,ne figli .

In una grande casa ,circondata da tanti gatti come unica compagnia.

Ma stare con Harry rese il resto della mia vita pieno di gioia e felicità

Si rivelò ,un compagno meraviglioso.

Complice di mille giochi e risate .

Pronto ad assecondare tutte le mie follie e di inventarne sempre di nuove.

Ma anche una spalla su cui piangere nei momenti di malinconia.

Il mio migliore amico.

Un fidanzato dolce e premuroso,un marito straordinario e un padre affettuoso per i nostri tre figli : James Sirius, Albus Severus e Lily Luna.

Il mio unico cruccio in quella vita piena di gioia era la mia amica Sarah Angels.

Si era sposata con Draco Malfoy.

Non condividevo la sua scelta ma ero comunque felice per lei .

Tuttavia l’avversione tra i nostri due coniugi non si placò negli anni e a causa di questo ci frequentammo assai di rado.

Poi una mattina ,esattamente 19 anni dopo la morte di Voldemort ,mi recai in stazione

con Harry.

Accompagnavamo il nostro secondogenito nel suo primo viaggio verso quella che sarebbe stata la sua scuola : Hogwarts.

Il posto dove tutto era iniziato.

Dove io e suo padre ci eravamo innamorati.

Con mia grande gioia, Albus e il figlio di Sarah erano coetanei: questo ci permise di ritrovarci.

La chiamai tra folla e lei corse ad abbracciarmi.

Suo marito e il mio si tennero a distanza.

Poi dopo aver salutato i nostri rispettivi figli ci congedammo con la promessa di rivederci presto e a braccetto dei nostri coniugi ,ritornammo ognuna alla propria vita.

 

(Pov Harry)

Molte cose erano cambiate da quella mattina in cui si era risvegliato nel suo letto a Grimmauld Place con Amanda tra le braccia.

Come le fotografie sbiadite di un album, vi erano ancora immortalati quei momenti di gioia e di serenità da che le loro vite si erano intrecciate e non c’erano più state separazioni.
Harry aveva riscoperto nella vita con Amanda quella parte di sé che temeva di aver perso in quell’anno di pellegrinaggio prima del ritrovamento degli Horcrux.

Un amore travolgente e passionale che si sapeva tingere dei colori più dolci e delicati della tenerezza, dell’affetto e del calore.

Tutta la sua vita prima di Amanda, la cui unica testimone era quella cicatrice che non si sarebbe mai dissolta, sembrava solo un pallido alone perché adesso tutto era intriso della sua presenza e di quel sentimento nato in modo tanto spontaneo quanto intenso.
Non si erano più lasciati e né Harry avrebbe voluto vivere le giornate senza riempirsi del suo sorriso, del suo sguardo luminoso e del sapore dei suoi baci.

Quel Natale sarebbe stato il più speciale di tutti: avevano passato la Vigilia insieme, coccolandosi alla luce del camino per poi amarsi in quel loro lettone che sembrava custodire le loro essenze.

Prigioniere e libere.

Unite e indissolubili.

Il giorno di Natale lo volle trascorrere con lei ma lontano dal mondo magico e quella notte l’aveva condotta in quella pista da pattinaggio.

Sembrava tutto così simile ad appena due anni prima: le luci soffuse,le coppie che si tenevano teneramente, il grandissimo albero di Natale decorativo e la melodia romantica.

Ma non quella sera.

Aveva prenotato la pista per averla solo per sé e per la sua amata.
Al centro della pista aveva allestito una tavola rotonda sontuosamente apparecchiata,
Avevano celato a lume di candela, guardandosi negli occhi e stringendosi le mani.

Le aveva, infine, suggerito come dessert un dolce natalizio.
Incastonato nel mezzo della glasse, una scatolina di velluto.

La ragazza aveva boccheggiato e ne aveva sussurrato il nome con voce incredula e commossa.
Le aveva sorriso, aveva estratto l’anello dal cofanetto: in oro bianco con una piastrina di un azzurro verde, turchese.

Perché così sentirai il mio sguardo sempre su di te”. Le aveva sussurrato fino a farla commuovere.

L’aveva stretta tra le braccia e baciata con ardore e passione e in primavera si erano finalmente uniti in matrimonio.

Poco dopo era nato il loro primo figlio: James Sirius che sembrava aver ereditato le caratteristiche del suo padrino in quanto anche a carattere.

E qualche anno arrivò Albus Severus, il ritratto di Harry da bambino, compresi gli occhi di quella sfumatura azzurro e verde.

Credeva che la loro felicità fosse giunta al culmine ma dopo quattro anni furono graziati della nascita di una bambina: Lily Luna che Harry amava in modo tenero e delicato come il ritratto della sua amata ammiratrice segreta.

Sorrise salutando Al che sembrava particolarmente emozionato e terrorizzato per il suo ingresso a scuola.

E se finisco a Serpeverde?”. Gli aveva domandato ansioso ed Harry aveva sorriso, accarezzandogli i capelli.
“Puoi chiedergli di metterti tra i Grifondoro”. Gli annunciò salvo sorridere.
“La persona più coraggiosa che ho conosciuto, era proprio un Serpeverde”.
Lo aveva guardato salire sul treno e aveva cinto Amanda, prendendo in braccio una Lily ancora in lacrime.

Un Potter a Serpeverde, rabbrividisco alla sola idea”. Aveva commentato individuando con lo sguardo Malfoy e arricciando leggermente il naso.


 

(Pov Draco)

Passammo il resto della giornata a litigare e fare pace.

Litigammo il giorno del matrimonio, litigammo quando nacquero i nostri figli e anche quando una mattina di sedici 1anni dopo, arrivammo alla stazione litigando.

Il nostro primogenito, Scorpius, aveva compiuto da poco undici anni e si apprestava a prendere per la prima volta il treno che lo avrebbe condotto a Hogwarts.

Se non ti mettono tra i Serpeverde, ti diseredo”. Sussurrai a mio figlio mentre saliva sul treno.

Sogghignò e mi salutò con un cenno della mano .

Tutto suo padre”. Dichiarai con orgoglio rivolgendomi a mia moglie.

Ma lei non mi stava ascoltando: senza che me ne fossi accorto era corsa ad abbracciare la sua vecchia amica .

La Rubens o meglio il pachiderma come l’avevo sempre chiamata e come continuavo a tuttora, suscitando le ire di Sarah.

Si era sposata con Harry Potter e anche loro erano lì ad accompagnare un figlio.

Ovviamente non lo salutai, come non salutai i Weasley e tutto il resto di quella
plebaglia .

Dovrò mandare un gufo a nostro figlio per avvertirlo di non fare amicizia con certa gente”. Dissi a mia moglie mentre tornavamo a casa.

Ricominciammo a litigare .

E così tra continue liti e bollenti riappacificazioni tra le lenzuola, passammo assieme il resto della nostra vita.

 

Epilogo

(Pov Harry)

La mattina di Natale di qualche anno dopo si ritrovarono sulla stessa pista di ghiaccio: James avrebbe passato le vacanze all’estero con Teddy che considerava un fratello.
Lily ed Albus avevano deciso di trascorrerle a Hogwarts e i due avevano onorato la loro tradizione personale, pattinando abbracciati sulla pista e scambiandosi sporadici baci.
La strinse tra le braccia, mentre i fiocchi di neve cadevano leggiadri su di loro.
“Ti amo, Ammiratrice Segreta”. Le sussurrò sulle labbra e la strinse a sé con fervore. Un altro Natale insieme.

Un altro frammento felice di vita.

Innumerevoli da quando si erano uniti e non si erano più lasciati.
La cicatrice ancora sulla fronte ma andava tutto bene.

Solo un pallido ricordo.

(Pov Sara)

I manuali di psicologia la definivano “sindrome da nido vuoto” o secondo mio marito “tempesta ormonale”; fatto sta che l’indomani della partenza di Lizzie, al pari della vigilia per Scorpius, non ero quasi riuscita a dormire.

Avevo passato quasi tutta la notte a guardare gli album con le fotografie di famiglia fino a quando Draco non era venuto a prendermi di peso dal divano del salotto, trascinandomi a letto per“adempiere ai doveri di moglie”.

Se era vero che mi ero abituata al pensiero che il mio bambino frequentasse già il suo quinto anno e fosse prefetto della sua Casa (“Lo sapevo che avrebbe preso da me!”), vedere Lizzie che si accingeva a salire sul treno mi strappò un velo di lacrime.

Mi sorrise coi capelli biondi ondulati e le labbra rosse e la vidi incamminarsi insieme a Lily.

La sera prima, mi aveva confessato il timore di essere separata da quella che considerava una sorella, allora per rassicurarla le avevo spiegato che la mia migliore amica era sempre stata una Tassorosso.

E così ancora.

Mi aveva sorriso e aveva finito di mangiare più tranquilla, mettendo da parte il suo libro preferito: “Storia di Hogwarts”.

Sarò una Corvonero – commentò e vidi mio marito alzare gli occhi al cielo e Scorpius fare una vaga smorfia con il naso – così sposerò un bel Serpeverde!”.

Concluse strappandomi una risatina.

Spiai la reazione di mio marito ma vidi solo un guizzo delle labbra se di divertimento o di apprensione all’idea di vederla affiancata ad un ragazzo della sua stessa Casa, questo non avrei saputo dirlo.

Rimasi ad osservare il treno fino a quando non si snodò di fronte a noi come un serpente rosso e rilasciai un sospiro.

Di fronte agli occhi rivedevo la mia bambina il giorno in cui era venuta al mondo e Scorpius con la bocca sdentata l’aveva chiamata “Izzy”.

Rividi quella sera in cui, per festeggiare il nostro anniversario, avevamo cenato sulla Tour Eiffel.

Avevamo guardato il panorama della notte, i giochi delle fontane e delle luci.
Avevo escogitato un piano fantasioso e romantico per comunicargli la lieta novità ma avevamo finito, come sempre, per litigare.

Glielo avevo urlato contro e aveva sbarrato gli occhi.

Mi aveva guardato incredulo e poi aveva riso, stringendomi tra le braccia e baciandomi con fervore, prima di sfiorarmi il ventre.

Una piccola Angels”. Aveva sussurrato.

Non lo sapremo prima del quinto mese”.

Oh, io so che non mi arrenderò fino a quando non accadrà, a costo di allevare una squadra di Quidditch”.

Avevo riso a metà tra il divertito e l’imbarazzato, sentendolo baciarmi lungo il collo.

Non saresti tu a partorirli”.

Mmm… mi accontento di mettere il lievito”.

Lo avevo schiaffeggiato.

 Mi aveva baciata.

Ci eravamo rifugiati in albergo come una coppia di sposini con fretta quasi disperata e autentico bisogno.

Così era stato per gran parte della gravidanza.

Lo sento sai? I tuoi ormoni che ruggiscono ogni volta che mi vedi”.

Mi diceva nella complicità della notte e nel silenzio delle lenzuola, quando ormai Scorpius dormiva profondamente.

Mi riscossi quando lo sentii stringermi da dietro.

Andiamo a casa?”. Sussurrò al mio orecchio ed annuii, lasciandoci smaterializzare.
Mi guardai attorno con un vago senso di inquietudine: il Maniero era già così vuoto senza di loro.

Se proprio soffri di solitudine, potrei anche sacrificarmi, Angels”.

 Mi scoccò allusivo, guardandomi beffardo con quella luce suadente negli occhi.

 Risi ma lo abbracciai e affondai il volto contro il suo collo.

 Da vent’anni, da quando era uscito da Azkaban, non ci eravamo più lasciati.

 Da vent’anni continuavamo giorno dopo giorno a litigare, a prenderci in giro, a ricercarci.

 Ad innamorarci dei pregi, dei difetti, delle abitudini. dei gusti, degli interessi.

 Senza mai sfociare in una sterile routine.

Senza mai davvero conoscerci fino in fondo.

Riscoprendoci ogni giorno un po’ di più.

Ti amo”. Sussurrai al suo orecchio, baciandone piano la mandibola.

Sogghignò e lo sentii attirarmi maggiormente a sé, sollevandomi il mento con una mano per guardarlo.

Dimostramelo”.
Sussurrò: il sorriso di sfida e il ghigno malizioso.

Credevo di averlo fatto in questi ultimi vent’anni”.

Commentai mordicchiandogli piano il collo e giocherellando con la cravatta.

Inarcò le bionde sopracciglia.

Voi Corvonero siete rapidi ad apprendere i concetti astratti”.

Oh… e voi Serpeverde?”.

Noi preferiamo i fatti concreti”.

Mi cinse con più forza e mi pressò contro di sé.

Feci per rispondere.

Non me ne diede il tempo.

Anche quella notte mi addormentai tra le sue braccia, ne osservai il profilo addormentato e mi cullai nei battiti del suo cuore.

Anche quella notte sognai di noi.

E mi svegliai con lui accanto.

Il mio unico grande amore.

Draco Malfoy, Serpeverde!

Fine.

 


 

Salve gente, l'estate sta finendo ma grazie al cielo al rientro a scuola manca ancora qualche settimana.

Spero abbiate passato delle belle vacanze tra mare, musica e divertimento, ma che non abbiate per questo, trascurato la lettura. Non c'è cosa più piacevole che leggere un bel romanzo sotto l'ombrellone non trovate?. Però ogni tanto qualche fan-fiction è più che gradita e adesso che arriva l'autunno spero ne farete grandi scorpacciate.

Spero che tra le tante meraviglie che ci sono su questo sito, abbiate trovato la mia storia per lo meno gradevole.

Se si sono contenta (anzi felicissima) , altrimenti pazienza, non si può piacere a tutti.

Comunque la pensiate ormai è fatta , con questo doppio capitolo siamo infatti giunti alla fine della storia.

Il bene ha trionfato sul male e le nostre coppie protagoniste si sono infine ritrovate per non lasciarsi mai più.

Spero che le mie scelte narrative non abbaino offeso nessun, ho cercato in ogni modo di mantenermi il più possibile fedele alla storia originale.

Con questo ringrazio ancora una volta la mia amica Kiki87, ovvero colei che mi ha convinto a scriverla e che ha contribuito (muovendo il personaggio di Sara e quello di Harry) al 50 per cento.

Se la storia vi è piaciuta è anche merito suo. Altrimenti è tutta colpa sua ;)

A parte i scherzi , è stato bellissimo collaborare insieme a questo progetto, ancor più riviverlo a distanza di tre anni, postandolo su questo sito.

Grazie veramente di cuore a tutti voi che avete apprezzato, commentato o aggiunto la storia tra le preferite e ricordate, siete stati fantastici.

Un abbraccio di cuore a tutti spero di poter tornare presto con qualche nuovo progetto.

Grazie di cuore e arrivederci.

Ps. My Angels grazie di tutto , questa storia è dedicata a te, ti adoro di cuore. Baci ♥♥♥♥


1Sedici anni dopo, perché dal punto di vista di Draco , tali anni sono passati dal loro fidanzamento a quella mattina alla stazione, dato che i successivi 3 anni dopo la morte di Voldemort era stato in prigione .

   
 
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