Case 39
2.
Caro
diario, oggi è stata una giornata difficile. Mi hanno chiesto come sto e io non
sono brava a mascherare i miei sentimenti, spero che abbino abboccato ai miei
sorrisi falsi e ai miei “sto bene”. Ultimamente anche sorridere è diventato
complicato. Zia Jenna dice che è normale, che passerà. Il punto è che non sa
quando e come e io sto impazzendo. Forse dovrei solo staccare la spina per un
po’ e andarmene da qui. Qualunque posto sarebbe meglio di Mystic
Falls. Per ora, mi accontento di rimanere nella mia
stanza e scrivere; è l’unico modo che ho per evadere. Non entro più nella
camera dei miei genitori dal giorno dell’incidente. Vorrei avere la forza per
farlo, ho bisogno di sentire di nuovo il profumo della mamma e la morbidezza
delle camice di papà. Caroline dice che lo shopping aiuta a distrarsi, io non
ne sono tanto convinta però. Non sono mai stata una patita della moda. Bonnie invece ha proposto di vederci tutte e tre al Mystic Grill, è un locale carino e molto frequentato. Non sono persuasa neanche da questa proposta,
come potrei stare in mezzo a tante persone felici? Comunque si è fatto tardi e
sono parecchio stanca. Spero in una svolta nella mia vita. Notte,
-Elena.
La ragazza sospirò e ripose il piccolo libricino
sotto il cuscino. Stiracchiò poi le braccia, accompagnando il movimento con uno
sbadiglio. Da quando c’erano le
selezioni delle cheerleader, non stava mai un attimo ferma e spesso si
ritrovava a terminare i compiti la sera, rimanendo sveglia fino a tardi. Fortunatamente
la sua media era impeccabile e rasentava la perfezione; a breve si sarebbe
diplomata. In quanto a Jeremy, Elena non era così tranquilla. Aveva iniziato a
frequentare gente poco raccomandabile e quasi sempre rincasava con un
insopportabile odore di alcol e canne addosso. Jenna, loro zia, era anche la
loro tutrice legale e la mora immaginava che non era un compito affatto
semplice per lei. Specialmente se non aveva mai avuto dei figli e doveva
occuparsi di due adolescenti infelici e complessati. Per questo cercava di non
darle gatte da pelare e usciva per controllare suo fratello, accertandosi che
non facesse stupidaggini. Purtroppo, Jeremy era una testa calda e in diverse
circostanze aveva fatto da baby sitter, riportandolo
a casa anche in stati pietosi. Ne avevano parlato mille volte, talvolta alzando
la voce e finendo quindi per litigare. E si ritrovavano sempre al punto di
partenza. Elena sapeva che era il suo modo per attenuare il dolore ma non
poteva andare avanti così. Sarebbe finito per distruggersi con le sue stesse
mani e la mora non poteva permettere che ciò accadesse. Forse, l’intento del
fratello, era proprio questo. Sospirò nuovamente, spostando le coperte per
immergersi nel torpore rilassante e ristoratore del letto. In poco, scivolò nel
mondo dei sogni, lontana da preoccupazioni e pensieri contrastanti che facevano
a pugni per venire fuori.
Damon roteò gli occhi lapislazzuli al cielo mentre
suo fratello, esattamente al suo fianco, continuava a straparlare su cose che
non si era nemmeno preso la pena di seguire. Afferrò il bicchierino sul bancone
e lo bevve tutto d’un fiato, indirizzando un occhiolino alla cameriera bionda.
Quella gli sorrise e mimò una cornetta, sibilando un “chiamami”. Abbassando lo
sguardo, si accorse di un bigliettino sotto il drink e lo prese, infilandolo
accuratamente nella tasca posteriore dei jeans. «Mi stai ascoltando?!» domandò Stefan, esasperato, gesticolando animatamente. L’altro rise
e gli posò una mano sulla spalla. «Smettila di agitarti o la vena sul tuo collo
scoppierà» e poi imitò il boato di qualcosa che esplodeva. In risposta, il
biondo grugnì in segno di irritazione e gli scoccò un occhiata torva, scuotendo
rassegnato il capo. «Non so davvero come hai fatto a diventare un agente
segreto..» borbottò. Il moro sollevò le spalle, abbandonando poi lo sgabello.
«Fascino fratellino, qualcosa che tu non possiedi e non possiederai mai» Stefan lasciò una mancia alquanto generosa e si affrettò a
raggiungerlo all’uscita. «Ora possiamo pensare a cose serie? Tipo alla
missione?» Damon increspò le labbra in un sorriso sardonico. «Me ne sto già
occupando» E prima che potesse anche
solo chiedere a cosa stesse alludendo, gli indicò un abitazione dall’altra
parte della strada. Casa Gilbert. Bingo.
Jenna guardò almeno per la decima volta fuori dalla
finestra, giocando nervosamente con una ciocca dei propri capelli ramati. Erano
le dieci di sera e non aveva ancora ricevuto una telefonata. All’esterno il
quartiere era calmo come sempre, nessuna nuova macchina all’orizzonte o una
sagoma nera sul porticato. Sbatté le palpebre, cercando di non cedere al sonno.
Non aveva praticamente più dormito da quando aveva saputo della faccenda degli Originali, del
complotto che avevano organizzato per uccidere l’intera famiglia Gilbert e dell’imminente tentativo di riuscirci fino
in fondo. Improvvisamente qualcosa vibrò nella sua mano destra chiusa a pugno e
si riscosse, sospirando di sollievo. Nonostante avessero accordato che fosse
quello il segnale, controllò comunque dallo spioncino. La sicurezza prima di
tutto. Alla vista di due ragazzi dall’aria terribilmente giovane, aggrottò la
fronte e spalancò piano l’uscio. «Prego..» fece, quasi in imbarazzo, mettendosi
di lato per permettergli di entrare. Il primo a varcare la soglia fu Damon che
cominciò a studiare l’ambiente, attento. Subito dietro, si stagliò la figura
gentile di Stefan, che invece le sorrise piano.
Quando chiuse la porta, si girò a scrutarli, leggermente confusa. Possibile che
solo due ragazzi, sebbene la grossa stazza, sarebbero riusciti a proteggerli? Li
osservò ancora, rendendosi conto di quanto fossero diversi. Il primo aveva uno
sguardo glaciale, freddo; il suo viso era imperscrutabile e sembrava fin troppo
gessato nei suoi vestiti. Il secondo, al contrario, le ispirava tranquillità e
le aveva perfino rivolto un sorriso. «Ehm.. accomodatevi pure» propose, facendo
strada verso il salotto. Tuttavia, solo Stefan si
sedette, Damon rimase in piedi dietro di lui. «Esattamente.. cosa accadrà?» si
decise a chiedere Jenna. Fu Stefan a schiarirsi la
gola e risponderle. «Veda, signorina Gilbert, sarà semplice.. vi terremo a
sicuro, senza segregarvi in casa. Potrete fare tutto quello che fate solitamente,
noi ci limiteremo a svolgere il nostro dovere. Le promettiamo che andrà tutto
secondo i piani» la donna annuì, assimilando man a mano quelle informazioni. «E
i ragazzi.. io ragazzi possono sapere di tutto questo?» Questa volta, Damon le
diede il responso. «Meno sanno, meglio è. E’ una situazione abbastanza
complicata» annuì ancora, trovandosi d’accordo con il ragionamento dell’agente.
«E.. dormirete qui?» Di certo non poteva immaginare le condizioni degradanti in
cui in numerose missioni avevano dovuto sottostare i due fratelli, che per
lavarsi avevano perfino usufruito dell’acqua piovana, che si erano ritrovati a
strusciare su terreni fangosi e arrampicarsi su montagne. «Non si preoccupi di
questo, sapremo cavarcela» Stefan si alzò dal divano
e Damon lo affiancò, mentre Jenna faceva lo stesso e li accompagnava all’ingresso.
«Andrà tutto bene, signorina Gilbert» ribadì ancora il secondo, rassicurandola.
Si limitò a sorridergli riconoscente. «Comunque sono Stefan
e lui è Damon» disse ancora. «Io sono Jenna e possiamo darci del tu» annuirono
in contemporanea e con un sincronismo inquietante, lasciarono l’abitazione.
Jenna sospirò, appoggiandosi alla porta.
E’ andato anche il primo capitolo,wow.
Allora premetto che all’inizio i capitoli non possono essere lunghi, dal
secondo in poi invece saranno più corposi. Parlando del capitolo.. finalmente
entra in scena –anche se per poco- la nostra cara Elena e in seguito anche
Jenna. (che nella serie devo dire che mi manca parecchio). Vi prometto che le
cose si movimenteranno e presto vedremo i due fratelli Salvatore in azione, gogo(?) Okay, mi eclisso nuovamente ahaha.
Il prossimo aggiornamento probabilmente sarà giovedì, se tutto va bene lol Adieu <3