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Autore: Fiamma Erin Gaunt    23/08/2013    1 recensioni
E se Veronica finisse con l' innamorarsi di un affascinante e misterioso bad boy proveniente da Corona? E se Weevil riscoprisse un vecchio amore?
Diciamo che la storia è sostanzialmente quella della serie con qualche modifica e l' inserimento di nuovi personaggi.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Eli Weevil Navarros, Veronica Mars
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 20

 

 

- Telefono. – borbottò Eli, recuperando a tentoni il cellulare della ragazza e passandoglielo.

- Soy Fiamma. –

- Non dirmi che ti ho svegliata, hermana. –

Le ci vollero un paio di minuti prima di associare la voce ad una faccia… o meglio, quella faccia.

- Jack, che accidenti vuoi? –

Il ragazzo ridacchiò all’altro capo del cellulare.

- Come sei scontrosa, chiquita, sembra quasi di parlare con il nostro fratellino. –

- Piantala e dimmi quello che vuoi, non ho tempo da perdere con te, fratello. –

Pronunciò l’ultima parola come se fosse la cosa più simile ad un insulto che le potesse passare per la testa.

- Vorrei un caffè, se possibile. –

Fiamma aggrottò le sopracciglia, poi si alzò dal letto e si affacciò fuori dalla finestra: non poteva essere davvero così impudente.

E invece sì, eccolo lì, appoggiato al cofano della sua macchina: cellulare in mano, scintillanti occhiali da sole specchiati e sorrisetto strafottente al suo indirizzo.

- Invece di guardarmi dalla finestra, sarebbe carino se venissi ad aprirmi. –

Fece per ribattere che non le interessava affatto essere carina, tanto meno con lui, ma sapeva bene che non era ignorandolo che se lo sarebbe tolto dai piedi; tanto valeva dargli ciò di cui aveva bisogno e poi, magari, avrebbe avuto l’immenso piacere di vederlo svanire nuovamente e non sentire parlare di lui per i prossimi tre anni a venire.

- Vieni, andiamo ad accogliere il pequeño cabron. –

Eli ridacchiò, ma si astenne dal commentare: doveva dire che “piccolo stronzo” era esattamente la definizione che avrebbe accostato a Jack Bellin.

- Finalmente, pensavo mi volessi lasciar qua fuori a marcire. – scherzò, oltrepassandola e scoccandole un bacio su una guancia.

Fiamma lo fulminò con un’occhiataccia, ma lo ricevette senza replicare.

- Vieni in cucina, prenditi questo caffè e poi vattene… Rico arriverà a momenti. – annunciò, facendogli strada e adoperandosi intorno ai fornelli.

- Eli, ne è passato di tempo, ti trovo bene. – commentò Jack, sorridendo con aria amichevole al messicano e lasciandosi cadere sulla sedia accanto a lui.

- Sì, anche tu sei in forma, Jack. –

- E quindi voi due state insieme… chi l’avrebbe mai detto, pensavo che dopo Reaper avessi lasciato perdere i motociclisti. –

Fiamma sussultò lievemente, lasciando versare un po’ di caffè sul bordo del tavolo.

Dannatissimo stronzo.

- E tu, invece, continui a frequentare quei tossici di cui continui ad essere un considerevole esponente? –

Jack incassò il colpo con un sorrisetto sarcastico: - Credo di essermela cercata. Scusami, ma ho sempre l’impressione che tu sia dalla parte di Rico… tutti uniti contro quel bastardo del vostro fratello maggiore. –

- Questo significa che il cervello ti rende ancora in grado di ragionare, complimenti, non sei ancora una completa ameba. –

- Dimmi, Hilario, è sempre così acida o con me sta dando il meglio di sé? –

Weevil gli lanciò un’occhiata molto poco amichevole e replicò, scrollando le spalle, - Deve essere la tua faccia che scatena il lato più acido delle persone, in fin dei conti è sempre stato così, no Jack? –

L’italo americano annuì, sorseggiando lentamente la nera bevanda colombiana. Era forte e poco zuccherato, proprio come piaceva a lui.

- Anche questo è vero, ma devo confessare che piacere alla gente non è mai stato un mio grande desiderio. –

- Questo spiega perché a tutti noi viene così facile odiarti. – intervenne Rico, lasciando cadere il casco in un angolo e depositando le chiavi sul tavolo.

- Ah, quindi è odio, ed io che pensavo fosse solo fraterna rivalità. Sai, niño, queste tue parole mi feriscono nel profondo. –

Rico si esibì in un buffo suono a metà tra un verso disgustato ed uno sbuffo: - Risparmiati la recita, tanto non attacca; te lo chiederò una sola volta: che cazzo vuoi? –

- Ho saputo che domani mattina devi andare a prendere Campos, voglio entrare nell’affare. –

Rico sgranò gli occhi: lo zio ne aveva parlato anche con lui?

- Niente da fare, non lavoro con te. –

Jack annuì, pensieroso, - L’avevo detto che l’avresti detto. – poi compose velocemente un numero di telefono e gli passò il cellulare.

- Parla con lui, vedi che dice. –

Il ragazzo annuì, attendendo con irrequietezza che lo zio rispondesse alla chiamata. Rispose la voce profonda e vibrante di Roman, il suo guardaspalle.

- Soy Rico, tengo que hablar con mi tío. –

- Sòlo un segundo. –

Lo sentì percorrere la distanza che separava il ricevitore dal salone, dove sicuramente Carlos era intento a leggere il giornale e a sorseggiare il suo solito cocktail a base di caffè e sambuca.

- Que pasa, sobrino? –

- Dimmi che è uno scherzo, tìo. –

Carlos emise un profondo sospiro: evidentemente Jack gli aveva già raccontato tutto.

- Tu sei il mio nipote preferito, lo sai bene, ma anche Jack fa parte della famiglia... non posso abbandonarlo se mi chiede aiuto. –

Rico alzò gli occhi al cielo: non un’altra volta la paternale su quanto fosse importante l’unione della famiglia... non avrebbe potuto sopportare un’altra volta quella patetica solfa sulla fratellanza, l’onore e il rispetto.

- Yo sabe. –

- Cerca di controllarti, è solo per una giornata in fondo. – lo consolò, prima di chiudere la conversazione.

Quando Carlos Rivas si pronunciava il suo giudizio era sacro, potevi essere Dio sceso in terra, ma non avrebbe cambiato idea.

- Allora? –

- Va bene, ma mettiamo subito in chiaro le cose: domani dovrai fare finta di non esistere, sarà come se fossi da solo, poi ognuno per la sua strada. –

Jack annuì, in fin dei conti lui era lì per i soldi, non certo per riallacciare un rapporto con quell’insopportabile testa calda del suo fratellino.

- Mi sta bene. – finì il suo caffè e posò la tazzina nel lavello, - Grazie per il caffè; ci sentiamo per domani... e, hermano, fossi in te farei una telefonata ad Alice. –

Rico si spostò per bloccargli il passaggio alla soglia; nel corso di quei tre anni aveva messo su un fisico più imponente di quello di Jack che era anche dimagrito a causa della prolungata esposizione alla coca e all’altra merda di cui si faceva.

- Che intendi? –

Un sorriso incredulo si dipinse sul volto del maggiore dei Bellin: - Vuoi farmi credere che non ne sai nulla? –

- Falla finita di parlare per fottuti indovinelli, se sai qualcosa dilla. –

Di nuovo quel sorrisetto insopportabile. Dio, quanto avrebbe voluto cancellarglielo dalla faccia a suon di pugni.

- Non credo di essere la persona adatta ad annunciare un evento così importante... chiamala, fratello, e chiedile cosa non ha avuto il coraggio di confessarti ieri. –

Detto ciò s’intrufolò nello spazio tra lo stipite e la spalla di Rico e uscì di casa. Caos e scompiglio, per oggi il suo lavoro era stato fatto.

- A cosa pensi si stesse riferendo? – intervenne Fiamma, scrutando il fratello con aria preoccupata.

Rico scosse la testa, cercando a tentoni il cellulare che aveva infilato in una delle tasche del giubbotto di pelle.

- Lo scoprirà immediatamente. –

Compose in fretta il numero di telefono che ormai conosceva a memoria e attese che squillasse una mezza dozzina di volte; stava per riagganciare quando rispose la voce familiare di Marcos, il fratello di Alice.

- Que pasa? –

Dal tono si capiva benissimo che si era appena svegliato.

- Soy Rico, devo parlare con tua sorella. –

Marcos rimase in silenzio per un paio di secondi, - E così l’hai scoperto? –

Insomma, cosa diavolo doveva scoprire?!

- Jack mi ha accennato qualcosa sul fatto che avrei dovuto parlare con Alice di qualcosa che non aveva avuto il coraggio di dirmi, ma non so di cosa si tratti. –

Marcos rimase nuovamente in silenzio, questa volta per quasi un minuto, poi replicò: - Ok, ora te la passo, devi parlarne con lei. –

Rimase al telefono per quelle che gli parvero ore, mentre Alice gli raccontava con la voce rotta dall’emozione e dalla preoccupazione ciò che tanto l’angustiava.

Era un casino, un fottutissimo casino, e lui era coinvolto in primissima persona.

Riappese dopo averla rassicurata sulla sua intenzione di comportarsi come richiedeva la situazione e si lasciò cadere sulla sedia che fino a dieci minuti prima aveva occupato Jack; si passò una mano tra i capelli e sospirò.

- Dannazione, Rico, vuoi dirmi che succede? – esclamò Fiamma, preoccupata dalla reazione del fratello.

- Succede che Alice è incinta, ecco che succede. –

Eli si fece sfuggire un’imprecazione sottovoce mentre Fiamma sgranava gli occhi.

- Merda. – mormorò con sentimento.

- Già, è esattamente quello che mi rimbomba nella testa. –

- Che hai intenzione di fare? – indagò cautamente la sorella.

- Verrà qui a Neptunes e poi ci organizzeremo in qualche modo, la passo a prendere domani prima di tornare a casa. –

Entrambi i ragazzi tacquero, ma la domanda era nell’aria: come avrebbe affrontato l’argomento con Veronica?

- Andiamo a scuola, è tardi. – concluse, alzandosi e uscendo di casa. Fiamma ed Eli si scambiarono un’occhiata che valeva più di mille parole e lo seguirono.

 

********

 

 

- Ehy, buongiorno! – esclamò allegra Veronica, raggiungendo i ragazzi appena arrivati e alzandosi in punta di piedi per scoccare un bacio al suo fidanzato.

- É successo qualcosa? – aggiunse, notando la rigidità nel corpo dell’italiano e sorprendendosi dalla sua mancanza di reazione; di solito rispondeva in modo fin troppo passionale, al punto da metterla quasi in imbarazzo, e invece quella mattina sembrava un pezzo di marmo.

- É solo che domani non ci sarò a lezione. –

In fin dei conti non era una bugia, neanche tutta la verità certo ma era pur sempre meglio che mentire spudoratamente.

Veronica lo guardò aggrottando un sopracciglio con aria dubbiosa: - E stai così solo perchè salterai le lezioni? –

- No, in realtà non mi sento molto bene, è finito l’interrogatorio? – replicò, più bruscamente di quanto avesse voluto. La vide rabbuiarsi, segno che era stata ferita dalla sua scontrosità, e sentì una fitta al cuore; gli faceva male l’idea di ferirla ma in quel momento non vedeva altro modo che allontanarla da sè almeno finchè non avesse risolto la questione.

- Entriamo? – aggiunse, senza rivolgersi a nessuno in particolare. S’incamminarono in gruppo verso l’aula di storia e Veronica non potè fare a meno di notare che non l’aveva presa per mano nè le aveva passato il braccio intorno alle spalle o alla vita come era solito fare, si limitava a camminarle accanto e l’unico contatto tra di loro erano le braccia che si strusciavano di tanto in tanto.

Qualsiasi cosa fosse successa doveva trattarsi di qualcosa di serio, abbastanza da sconvolgerlo in quel modo. Si accomodò al suo solito posto, accanto a Fiamma, e le sussurrò all’orecchio, stando attenta a non farsi sentire dai motociclisti seduti a pochi posti di distanza: - Cosa succede a tuo fratello? –

Fiamma si mordicchiò il labbro con aria nervosa, poi si limitò a scrollare le spalle e a liquidare il tutto con un: - Sarà nervoso per via di Jack, questa mattina c’è venuto a trovare. –

Veronica annuì; la spiegazione aveva senso tutto sommato, ma allora perchè il suo istinto le gridava a gran voce di iniziare a preoccuparsi perchè qualcosa di grosso bolliva in pentola?

Il restò della mattinata passò più o meno come quelle prime ore di lezioni e Veronica osservò con attenzione il comportamento del suo ragazzo: stava seduto in disparte, non scherzava con Felix e gli altri e fumava con aria nervosa, persino la mano che reggeva la sigaretta aveva preso a tremargli dal nervosismo. Era successo qualcosa e lei voleva sapere cosa. Gli si avvicinò, sedendosi sulla sedia davanti a lui e fissandolo con aria risoluta, le braccia incrociate al petto: - Voglio sapere che ti prende, è tutta la mattina che ti comporti come se fosse morto qualcuno, che succede? –

Rico buttò fuori l’ultima boccata di fumo e spense la sigaretta con la suola dei suoi anfibi.

- D’accordo, tanto prima o poi dovrò dirtelo, ho combinato un casino. Hai presente Alice? –

Veronica storse il naso; sì, l’aveva presente eccome.

- Bè io e lei siamo stati insieme saltuariamente per parecchio tempo e ci siamo visti un paio di volte anche prima che tornassi a Neptunes. –

La Mars alzò una mano per fermarlo: - Aspetta, questo discorso terminerà con un: ti lascio? –

- Probabilmente sì, ma non sarò io a dirlo. –

- Non capisco. –

- Ora ci arrivo, questa mattina ho scoperto che Alice è incinta... e il bambino è mio. –

Veronica sgranò gli occhi, incredula: - Ok, se è uno scherzo non è divertente. –

- Magari lo fosse, da domani sera Alice verrà a stare da noi. Capisci che non posso ignorare il problema, vero? –

Annuì, lo capiva benissimo e in un certo senso era contenta del fatto che il suo giudizio su Rico non fosse sbagliato: era un bravo ragazzo malgrado l’aria da duro.

- Per questo mi hai trattato così tutto il giorno? –

L’italiano annuì: - Cercavo un modo per dirtelo, ma non trovavo le parole. –

- Ok, ho bisogno di tempo per pensarci, è... è complicato e non so cosa dire. –

- Certo, è stato un colpo per me, immagino che lo sia anche per te. Dannazione, la stai prendendo persino con più calma di quanta ne avrei io, prenditi tutto il tempo che ti serve. – replicò comprensivo.

Veronica annuì e gli voltò le spalle, disse a Fiamma di informare i professori che si era sentita male ed era tornata a casa e salì in macchina. Aveva bisogno di stare da sola e riflettere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Dopo secoli ecco il nuovo capitolo con la rivelazione scioccante: Alice è incinta di Rico! Cosa farà Veronica, continuerà a stare con lui o lo lascerà? Lo scoprirete solo andando avanti con i prossimi capitoli. Spero in una vostra recensioncina. Al prossimo capitolo.

Baci baci,

         Fiamma Erin Gaunt

  
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