Cap 20
- Telefono. – borbottò Eli,
recuperando a tentoni il
cellulare della ragazza e passandoglielo.
- Soy Fiamma. –
- Non dirmi che ti ho svegliata, hermana.
–
Le ci vollero un paio di minuti prima di associare
la
voce ad una faccia… o meglio, quella faccia.
- Jack, che accidenti vuoi? –
Il ragazzo ridacchiò
all’altro capo del cellulare.
- Come sei scontrosa, chiquita, sembra quasi di
parlare con il nostro fratellino. –
- Piantala e dimmi quello che vuoi, non ho tempo
da perdere
con te, fratello. –
Pronunciò l’ultima parola
come se fosse la cosa più
simile ad un insulto che le potesse passare per la testa.
- Vorrei un caffè, se possibile.
–
Fiamma aggrottò le sopracciglia, poi si
alzò dal letto
e si affacciò fuori dalla finestra: non poteva essere
davvero così impudente.
E invece sì, eccolo lì,
appoggiato al cofano della sua
macchina: cellulare in mano, scintillanti occhiali da sole specchiati e
sorrisetto strafottente al suo indirizzo.
- Invece di guardarmi dalla finestra, sarebbe
carino
se venissi ad aprirmi. –
Fece per ribattere che non le interessava affatto
essere carina, tanto meno con lui, ma sapeva bene che non era
ignorandolo che
se lo sarebbe tolto dai piedi; tanto valeva dargli ciò di
cui aveva bisogno e
poi, magari, avrebbe avuto l’immenso piacere di vederlo
svanire nuovamente e
non sentire parlare di lui per i prossimi tre anni a venire.
- Vieni, andiamo ad accogliere il
pequeño cabron. –
Eli ridacchiò, ma si astenne dal
commentare: doveva
dire che “piccolo stronzo” era esattamente la
definizione che avrebbe accostato
a Jack Bellin.
- Finalmente, pensavo mi volessi lasciar qua fuori
a
marcire. – scherzò, oltrepassandola e scoccandole
un bacio su una guancia.
Fiamma lo fulminò con
un’occhiataccia, ma lo ricevette
senza replicare.
- Vieni in cucina, prenditi questo
caffè e poi
vattene… Rico arriverà a momenti. –
annunciò, facendogli strada e adoperandosi
intorno ai fornelli.
- Eli, ne è passato di tempo, ti trovo
bene. –
commentò Jack, sorridendo con aria amichevole al messicano e
lasciandosi cadere
sulla sedia accanto a lui.
- Sì, anche tu sei in forma, Jack.
–
- E quindi voi due state insieme… chi
l’avrebbe mai
detto, pensavo che dopo Reaper avessi lasciato perdere i motociclisti.
–
Fiamma sussultò lievemente, lasciando
versare un po’
di caffè sul bordo del tavolo.
Dannatissimo stronzo.
- E tu, invece, continui a frequentare quei
tossici di
cui continui ad essere un considerevole esponente? –
Jack incassò il colpo con un sorrisetto
sarcastico: -
Credo di essermela cercata. Scusami, ma ho sempre
l’impressione che tu sia
dalla parte di Rico… tutti uniti contro quel bastardo del
vostro fratello
maggiore. –
- Questo significa che il cervello ti rende ancora
in
grado di ragionare, complimenti, non sei ancora una completa ameba.
–
- Dimmi, Hilario, è sempre
così acida o con me sta
dando il meglio di sé? –
Weevil gli lanciò un’occhiata
molto poco amichevole e
replicò, scrollando le spalle, - Deve essere la tua faccia
che scatena il lato
più acido delle persone, in fin dei conti è
sempre stato così, no Jack? –
L’italo americano annuì,
sorseggiando lentamente la
nera bevanda colombiana. Era forte e poco zuccherato, proprio come
piaceva a
lui.
- Anche questo è vero, ma devo
confessare che piacere
alla gente non è mai stato un mio grande desiderio.
–
- Questo spiega perché a tutti noi
viene così facile
odiarti. – intervenne Rico, lasciando cadere il casco in un
angolo e
depositando le chiavi sul tavolo.
- Ah, quindi è odio, ed io che pensavo
fosse solo
fraterna rivalità. Sai, niño, queste tue parole
mi feriscono nel profondo. –
Rico si esibì in un buffo suono a
metà tra un verso
disgustato ed uno sbuffo: - Risparmiati la recita, tanto non attacca;
te lo
chiederò una sola volta: che cazzo vuoi? –
- Ho saputo che domani mattina devi andare a
prendere
Campos, voglio entrare nell’affare. –
Rico sgranò gli occhi: lo zio ne aveva
parlato anche
con lui?
- Niente da fare, non lavoro con te. –
Jack annuì, pensieroso, -
L’avevo detto che l’avresti
detto. – poi compose velocemente un numero di telefono e gli
passò il
cellulare.
- Parla con lui, vedi che dice. –
Il ragazzo annuì, attendendo con
irrequietezza che lo
zio rispondesse alla chiamata. Rispose la voce profonda e vibrante di
Roman, il
suo guardaspalle.
- Soy Rico, tengo que hablar con mi tío. –
- Sòlo un segundo. –
Lo sentì percorrere la distanza che
separava il ricevitore dal salone, dove
sicuramente Carlos era intento a leggere il giornale e a sorseggiare il
suo
solito cocktail a base di caffè e sambuca.
- Que pasa, sobrino? –
- Dimmi che è uno scherzo,
tìo. –
Carlos emise un profondo sospiro: evidentemente
Jack gli aveva già
raccontato tutto.
- Tu sei il mio nipote preferito, lo sai bene, ma
anche Jack fa parte della
famiglia... non posso abbandonarlo se mi chiede aiuto. –
Rico alzò gli occhi al cielo: non
un’altra volta la paternale su quanto
fosse importante l’unione della famiglia... non avrebbe
potuto sopportare
un’altra volta quella patetica solfa sulla fratellanza,
l’onore e il rispetto.
- Yo sabe. –
- Cerca di controllarti, è solo per una
giornata in fondo. – lo consolò,
prima di chiudere la conversazione.
Quando Carlos Rivas si pronunciava il suo giudizio
era sacro, potevi essere
Dio sceso in terra, ma non avrebbe cambiato idea.
- Allora? –
- Va bene, ma mettiamo subito in chiaro le cose:
domani dovrai fare finta
di non esistere, sarà come se fossi da solo, poi ognuno per
la sua strada. –
Jack annuì, in fin dei conti lui era
lì per i soldi, non certo per
riallacciare un rapporto con quell’insopportabile testa calda
del suo fratellino.
- Mi sta bene. – finì il suo
caffè e posò la tazzina nel lavello, - Grazie
per il caffè; ci sentiamo per domani... e, hermano, fossi in
te farei una
telefonata ad Alice. –
Rico si spostò per bloccargli il
passaggio alla soglia; nel corso di quei
tre anni aveva messo su un fisico più imponente di quello di
Jack che era anche
dimagrito a causa della prolungata esposizione alla coca e
all’altra merda di
cui si faceva.
- Che intendi? –
Un sorriso incredulo si dipinse sul volto del
maggiore dei Bellin: - Vuoi
farmi credere che non ne sai nulla? –
- Falla finita di parlare per fottuti indovinelli,
se sai qualcosa dilla. –
Di nuovo quel sorrisetto insopportabile. Dio,
quanto avrebbe voluto
cancellarglielo dalla faccia a suon di pugni.
- Non credo di essere la persona adatta ad
annunciare un evento così
importante... chiamala, fratello, e chiedile cosa non ha avuto il
coraggio di
confessarti ieri. –
Detto ciò
s’intrufolò nello spazio tra lo stipite e la
spalla di Rico e
uscì di casa. Caos e scompiglio, per oggi il suo lavoro era
stato fatto.
- A cosa pensi si stesse riferendo? –
intervenne Fiamma, scrutando il
fratello con aria preoccupata.
Rico scosse la testa, cercando a tentoni il
cellulare che aveva infilato in
una delle tasche del giubbotto di pelle.
- Lo scoprirà immediatamente.
–
Compose in fretta il numero di telefono che ormai
conosceva a memoria e
attese che squillasse una mezza dozzina di volte; stava per
riagganciare quando
rispose la voce familiare di Marcos, il fratello di Alice.
- Que pasa? –
Dal tono si capiva benissimo che si era appena
svegliato.
- Soy Rico, devo parlare con tua sorella.
–
Marcos rimase in silenzio per un paio di secondi,
- E così l’hai scoperto? –
Insomma, cosa diavolo doveva scoprire?!
- Jack mi ha accennato qualcosa sul fatto che
avrei dovuto parlare con
Alice di qualcosa che non aveva avuto il coraggio di dirmi, ma non so
di cosa
si tratti. –
Marcos rimase nuovamente in silenzio, questa volta
per quasi un minuto, poi
replicò: - Ok, ora te la passo, devi parlarne con lei.
–
Rimase al telefono per quelle che gli parvero ore,
mentre Alice gli
raccontava con la voce rotta dall’emozione e dalla
preoccupazione ciò che tanto
l’angustiava.
Era un casino, un fottutissimo casino, e lui era
coinvolto in primissima
persona.
Riappese dopo averla rassicurata sulla sua
intenzione di comportarsi come
richiedeva la situazione e si lasciò cadere sulla sedia che
fino a dieci minuti
prima aveva occupato Jack; si passò una mano tra i capelli e
sospirò.
- Dannazione, Rico, vuoi dirmi che succede?
– esclamò Fiamma, preoccupata
dalla reazione del fratello.
- Succede che Alice è incinta, ecco che
succede. –
Eli si fece sfuggire un’imprecazione
sottovoce mentre Fiamma sgranava gli
occhi.
- Merda. – mormorò con
sentimento.
- Già, è esattamente quello
che mi rimbomba nella testa. –
- Che hai intenzione di fare? –
indagò cautamente la sorella.
- Verrà qui a Neptunes e poi ci
organizzeremo in qualche modo, la passo a
prendere domani prima di tornare a casa. –
Entrambi i ragazzi tacquero, ma la domanda era
nell’aria: come avrebbe
affrontato l’argomento con Veronica?
- Andiamo a scuola, è tardi.
– concluse, alzandosi e uscendo di casa.
Fiamma ed Eli si scambiarono un’occhiata che valeva
più di mille parole e lo
seguirono.
********
- Ehy, buongiorno! – esclamò
allegra Veronica, raggiungendo i ragazzi
appena arrivati e alzandosi in punta di piedi per scoccare un bacio al
suo
fidanzato.
- É successo qualcosa? –
aggiunse, notando la rigidità nel corpo
dell’italiano
e sorprendendosi dalla sua mancanza di reazione; di solito rispondeva
in modo
fin troppo passionale, al punto da metterla quasi in imbarazzo, e
invece quella
mattina sembrava un pezzo di marmo.
- É solo che domani non ci
sarò a lezione. –
In fin dei conti non era una bugia, neanche tutta
la verità certo ma era
pur sempre meglio che mentire spudoratamente.
Veronica lo guardò aggrottando un
sopracciglio con aria dubbiosa: - E stai
così solo perchè salterai le lezioni? –
- No, in realtà non mi sento molto
bene, è finito l’interrogatorio? –
replicò, più bruscamente di quanto avesse voluto.
La vide rabbuiarsi, segno che
era stata ferita dalla sua scontrosità, e sentì
una fitta al cuore; gli faceva
male l’idea di ferirla ma in quel momento non vedeva altro
modo che
allontanarla da sè almeno finchè non avesse
risolto la questione.
- Entriamo? – aggiunse, senza rivolgersi
a nessuno in particolare. S’incamminarono
in gruppo verso l’aula di storia e Veronica non
potè fare a meno di notare che
non l’aveva presa per mano nè le aveva passato il
braccio intorno alle spalle o
alla vita come era solito fare, si limitava a camminarle accanto e
l’unico
contatto tra di loro erano le braccia che si strusciavano di tanto in
tanto.
Qualsiasi cosa fosse successa doveva trattarsi di
qualcosa di serio,
abbastanza da sconvolgerlo in quel modo. Si accomodò al suo
solito posto,
accanto a Fiamma, e le sussurrò all’orecchio,
stando attenta a non farsi
sentire dai motociclisti seduti a pochi posti di distanza: - Cosa
succede a tuo
fratello? –
Fiamma si mordicchiò il labbro con aria
nervosa, poi si limitò a scrollare
le spalle e a liquidare il tutto con un: - Sarà nervoso per
via di Jack, questa
mattina c’è venuto a trovare. –
Veronica annuì; la spiegazione aveva
senso tutto sommato, ma allora perchè
il suo istinto le gridava a gran voce di iniziare a preoccuparsi
perchè
qualcosa di grosso bolliva in pentola?
Il restò della mattinata
passò più o meno come quelle prime ore di lezioni
e Veronica osservò con attenzione il comportamento del suo
ragazzo: stava
seduto in disparte, non scherzava con Felix e gli altri e fumava con
aria
nervosa, persino la mano che reggeva la sigaretta aveva preso a
tremargli dal
nervosismo. Era successo qualcosa e lei voleva sapere cosa. Gli si
avvicinò,
sedendosi sulla sedia davanti a lui e fissandolo con aria risoluta, le
braccia
incrociate al petto: - Voglio sapere che ti prende, è tutta
la mattina che ti
comporti come se fosse morto qualcuno, che succede? –
Rico buttò fuori l’ultima
boccata di fumo e spense la sigaretta con la
suola dei suoi anfibi.
- D’accordo, tanto prima o poi
dovrò dirtelo, ho combinato un casino. Hai
presente Alice? –
Veronica storse il naso; sì,
l’aveva presente eccome.
- Bè io e lei siamo stati insieme
saltuariamente per parecchio tempo e ci
siamo visti un paio di volte anche prima che tornassi a Neptunes.
–
La Mars alzò una mano per fermarlo: -
Aspetta, questo discorso terminerà
con un: ti lascio? –
- Probabilmente sì, ma non
sarò io a dirlo. –
- Non capisco. –
- Ora ci arrivo, questa mattina ho scoperto che
Alice è incinta... e il
bambino è mio. –
Veronica sgranò gli occhi, incredula: -
Ok, se è uno scherzo non è
divertente. –
- Magari lo fosse, da domani sera Alice
verrà a stare da noi. Capisci che
non posso ignorare il problema, vero? –
Annuì, lo capiva benissimo e in un
certo senso era contenta del fatto che
il suo giudizio su Rico non fosse sbagliato: era un bravo ragazzo
malgrado l’aria
da duro.
- Per questo mi hai trattato così tutto
il giorno? –
L’italiano annuì: - Cercavo
un modo per dirtelo, ma non trovavo le parole. –
- Ok, ho bisogno di tempo per pensarci,
è... è complicato e non so cosa
dire. –
- Certo, è stato un colpo per me,
immagino che lo sia anche per te.
Dannazione, la stai prendendo persino con più calma di
quanta ne avrei io,
prenditi tutto il tempo che ti serve. – replicò
comprensivo.
Veronica annuì e gli voltò
le spalle, disse a Fiamma di informare i
professori che si era sentita male ed era tornata a casa e
salì in macchina.
Aveva bisogno di stare da sola e riflettere.
Spazio autrice:
Dopo secoli ecco il nuovo capitolo con la
rivelazione scioccante: Alice è
incinta di Rico! Cosa farà Veronica, continuerà a
stare con lui o lo lascerà?
Lo scoprirete solo andando avanti con i prossimi capitoli. Spero in una
vostra
recensioncina. Al prossimo capitolo.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt