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Autore: LaTuM    29/02/2008    4 recensioni
Vent'anni sono un traguardo importante nella vita ma, soprattutto, sono un traguardo doloroso.
Cosa puoi fare a vent'anni quando, eccetto soldi e notorietà, non ti ritrovi nulla tra le mani?
Si può guardare avanti e godersi la vita. O fuggire...
E questa è una scelta dalla quale non si può tornare indietro perchè, altrimenti, non avrebbe avuto senso compierla.
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I Tokio Hotel non mi appartengono. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e nulla di ciò che è scritto è realmente accaduto.

 
Escape from the Stars

 
1.

 
†…Famous Last Words…†

 

Tom stringeva tra le mani quel vecchio foglio di carta ingiallito e con l’inchiostro leggermente sbiadito.

Non se ne era mai separato.

Lo portava sempre con sé, come se quel pezzo di carta contenesse ancora l’essenza di Bill.

Non era l’unico che possedeva, ma quello era stato il primo di una breve serie e, in qualche modo, sentiva che quello lo legava molto più al fratello, che le altre lettere che aveva ricevuto negli anni successivi.

 

-Dovresti smetterla Tom…- disse una voce alle sue spalle.

 

Tom si girò e vide la zazzera rossa di Karl, fare capolino all’interno dello studio dove avrebbero dovuto lavorare per le prossime, interminabili, ore.

 

-Ogni tanto i ricordi riaffiorano. Tra gemelli c’è un legame più forte di quanto altri potrebbero pensare…- si giustificò Tom, stiracchiandosi, e cercando di non far trasparire eccessive emozioni dalle sue parole.

 

-Però non hai mai mosso un dito per cercarlo.-

 

Tom sospirò.

Karl aveva ragione. Non aveva mai fatto nulla, ma perché semplicemente non poteva.

 

Non aveva mai fatto leggere a nessuno quella lettera che Bill, poco dopo la sua fuga, gli aveva spedito.

La scrittura elegante e tondeggiante, leggermente inclinata verso destra, gli sembrava così diversa dalla sua nonostante di diverso non ci fosse molto. Entrambi usavano un trattino al posto del puntino sulle “i” e ugualmente un trattino al posto dell’Umlaut ma, ciò che lo intristiva, quasi angosciandolo, era la freddezza con cui le parole di Bill l’avevano colpito.

 

***

 

Era passata neanche una settimana da quando, improvvisamente, all’aeroporto Bill si era volatilizzato senza lasciare tracce dietro di sé.

Un sms, invitato poco prima della sua sparizione, annunciava “sto bene, vi raggiungo tra poco. Voi andate avanti”

Tutti avevano scosso la testa, ma non potevano annullare la prenotazione di un intero aereo solo perché uno dei membri del gruppo era sparito.

Bill aveva vent’anni, da quando ne aveva sedici era stato abituato a viaggiare, anche su e giù da innumerevoli aeroporti… Se la sarebbe cavata.

 

Tom si era più volte domandato se lasciare Francoforte si fosse rivelata la soluzione migliore, ma a quanto pare non ve ne erano delle altre.

 

-Posta ragazzi!- aveva annunciato David, entrando con aria lugubre nel salotto in cui sedeva la band al completo senza cantante.

 

Solitamente quello era il momento migliore della giornata, arrivavano lettere e cartoline di amici ma, quel giorno, una strana busta arancione attirò l’attenzione del biondo.

 

-Da quando in qua qualche fan è riuscita ad avere il nostro indirizzo?-

-Non credo sia una fan… Guarda la scrittura…- gli fece notare Gustav, seduto poco distante da lui sul comodo divano del salotto, davanti al televisore.

 

Per un breve istante il cuore di Tom cessò di battere.

Non poteva sbagliarsi.

 

Quella busta era stata invitata da Bill.

 

L’afferrò con decisione e, incurante delle richiese degli altri di venire a conoscenza dell’arcano mistero che conteneva la lettera, si chiuse nella prima stanza in cui s’imbatté e l’aprì, delicatamente, in modo che qualunque cosa gli avrebbe permesso di mantenere, anche solo un immaginario contatto col gemello, non andasse perduta.

 

Aveva letto e riletto quelle parole forse per più di un’ora, senza riuscire a capire realmente cosa volessero dirgli, ma il messaggio finale gli s’impresse nella mente e, forse, fu ciò che lo ferì maggiormente.

 

“Se mi vuoi bene, non cercarmi…”

 

***

 

Bill gli aveva ordinato di rinunciare a lui.

Di dimenticarlo.

Di lasciarsi alle spalle quello che, nei loro vent’anni di vita, avevano condiviso.

Bill gli aveva ordinato di cancellare la loro vita.

 

Ma Tom non se l’era sentita di non fare ciò che Bill gli aveva chiesto così, dopo aver annunciato a David e al resto del gruppo che Bill aveva gettato la spugna, rifiutandosi di tornare, la soluzione fu ovvia.

 

A nulla servirono le insistenze di David e della produzione.

Tom non avrebbe tradito il proprio gemello.

Né ora, né mai.

E se era suo desiderio lasciarsi tutto alle spalle, Tom lo avrebbe assecondato.

 

E lo aveva fatto non facendo mai leggere a nessuno le altre lettere che gli arrivavano ogni qualche mese.

 

-Sta bene.- annunciava, come a voler dire “mi ha scritto. Sta bene. È vivo. Non mi dimenticato.”

 

Ma il fatto che gli arrivassero quelle lettere non significava che Bill stesse realmente bene. Ne era arrivata una recentemente, dalla Spagna, in cui gli raccontava quanto si stesse divertendo, come gli piaceva quel paese così caldo e accogliente.

O di quanto fosse stato bene in Italia…

O degli incontri che aveva fatto in Grecia.

 

Non aveva la benché più pallida idea di dove fosse suo fratello.

 

Quelle parole che gli scriveva riuscivano però a rincuorarlo e farlo andare ugualmente avanti benché, fin troppe volte, si era chiesto se ne valesse realmente la pena. Preoccuparsi per Bill, ovviamente.

Tom amava la vita e non ci avrebbe di certo rinunciato perché quel cretino di suo fratello aveva deciso che sarebbe stato meglio per tutti se lui fosse sparito.

Un egoista.

Un maledetto e fottutissimo egoista.

Bill aveva trovato il modo per non farsi trovare, nel caso qualcuno avesse letto al suo posto la lettera.

Non c’erano mai informazione che avrebbero potuto svelare qualcosa di più sulla sua vita… Tante volte si era chiesto se realmente quelle lettere fossero spedite realmente da quei luoghi… Spesso assomigliavano più a uno scadente opuscolo vacanziero fatto per incuriosire i turisti, senza però fargli sapere realmente qualcosa sul paese che si accingevano a visitare.

 

Eppure a Tom bastava.

Bastava sempre.

Perché Bill non lo aveva dimenticato. Lo pensava ancora e sapeva che stava male.

 

Nonostante tutto Tom non riusciva a perdonargli il fatto che era scappato senza di lui

 

-Piantala di fare il musone. Abbiamo un intero album da mixare. Al lavoro!- gli disse la voce di Karl. Riscuotendolo dai suoi pensieri.

 

Tom sbadigliò e si alzò.

 

-Dove credi andare?-

-A prendermi un caffè?!- domandò il rasta, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

 

Uscì dalla stanza senza fare a caso a Karl che gli stava imprecando dietro, ricordandogli che “il tempo è denaro” e che non si fossero dati una mossa, non sarebbero riusciti a rispettare i tempi di consegna che gli aveva imposto la casa discografica.

 

Pigramente Tom inserì alcune monetine nel distributore automatico dello studio e pigiò il tasto corrispondere a “caffè lungo” senza dimenticarsi di aumentare, sino a raggiungere il massimo, la quantità di zuccherò.

 

Il ronzio della macchinetta in funzione fu interrotto da un sordo “bip” che gli annunciava che la bevanda da lui selezionata era pronta.

Alzò lo sportellino e afferrò il bicchiere di plastica, imprecando come ogni volta perché era bollente e, per l’ennesima volta, la macchinetta non gli aveva fornito quel maledettissimo e spastico bastoncino che gli sarebbe servito per dolcificare al meglio il caffè.

 

Come al solito, l’ultimo dito della bevanda sarebbe stato imbevibile.

 

Appoggiò la schiena al muro e guardò fisso davanti a sé.

Il panorama non era dei migliori: una porta di finto legno con una maniglia di plastica nera e, accanto ad essa, un bel estintore rosso che riluceva sotto le luci al neon dello spoglio corridoio intervallato, solo ogni tanto, dal alcuni gemelli di quell’estintore.

 

Perché l’estintore dovesse essere bello, non l’aveva capito, ma ciò di cui si era, spaventosamente, reso conto, era il fatto che ogni cosa, una uguale all’altra, l’associava all’essere gemelli.

 

Gli estintori erano gemelli, ad esempio.

 

Stronzate.

 

Nulla di più

 

O forse, molto più semplicemente, la voglia di rivedere sé stesso e ciò che era stato Bill, un po’ ovunque. Come se, in qualche modo, Bill continuasse a permeare la sua vita perché, né l’uno né l’altro, avevano mai creduto di poter vivere separati…

 

Ma si era dovuto ricredere.

 

Bill aveva rinunciato a quella vita.

 

Aveva tradito tutte le promesse che gli aveva fatto.

 

Sospirò e bevve un sorso di caffé, accorgendosi che il liquido era diventato fin troppo dolce.

Guardò il bicchiere praticamente vuoto e lo gettò nel cestino affianco a lui.

 

 

Il lavoro chiamava.

 

A struggersi nei ricordi dei tempi che furono, ci avrebbe pensato più tardi…

 

 

Note dell’autrice nevrotica:

 

Titolo del capitolo liberamente scopiazzato dall’omonima canzone dei My Chemical Romance. [sto continuando ad appioppare ai titoli presi da canzone di gruppi di cui non vado pazza, ma che Winamp ha deciso di far partire mentre stavo scrivendo queste note, perché fino a un minuto fa il titolo non c’era XD]

 

Questo primo capitolo che non era neanche contemplato all’interno della vicenda, ma poi ho pensato che sarebbe stato giusto dare spazio alle reazioni altrui [quella di Tom, soprattutto XD] a quella che potrebbe essere la scomparsa di Bill XDD

L’ultima frase è scopiazzata dalla fine del capitolo 2 di DEATH FREES FROM THE FEAR OF US [scritta dalla sottoscritta sotto lo pseudonimo di Lokex XD]

Si, io ho il vizio di prendere i pezzi, o frasi, delle mie FF che mi piacciono particolarmente e parafrasarli, a seconda delle necessità XD

 

Dovuti ringraziamenti:

Ethereal Clover Ahimé è ben vero… Scrivo su questi pisquani… Ma non sono l’unica ^^ L’idea beh… c’era Ville, quindi era perfetta, ma non riesco più a scrivere sugli HIM. Mi sembra di profanare ogni volta la loro essenza ç___ç Comunque non preoccuparti per la lettura XD Grazie per il commento ^^

pikkolahacker I Cinema Bizzarre non mi dispiacciono affatto, anzi… Però non rientrano tra i miei gruppi preferiti in assoluto… Neanche i Tokio, ma quei quattro si prestano bene alle FF XD

loryherm Prima di tutto grazie mille per le osservazioni sul mio modo di scrivere, spero che questo capitolo sia all’altezza del prologo. .. Sono contenta che l’idea della trama ti abbia intrigata, era un po’ su quello che puntavo in effetti… Una storia un po’ diversa con dei personaggi che, comunque, farò agire in un modo diverso rispetto a come li uso di solito ^^ Gli aggiornamenti penso che saranno abbastanza puntuali, il secondo non è concluso, ma manca solo un’ultima scena, e il terzo è già pronto quindi… Potrei salvarmi dalla tortura XD Grazie mille per il commento ^^

RubyChubb Un commento pieno di pathos ma assolutamente realistico… Questo è un evento da segnare sul calendario [anche se c’è da dire che la twincest a cui sto lavorando parallelamente a questa è amore puro *___* Il lupo perde il pelo ma non il vizio XD] Si, è una storia di formazione e questa fuga dalle stelle… Porterà a qualcosa che è già stato perfettamente definito [sto plottando questa storia da un mese circa]… Spero solo che possa essere apprezzato ^^ Il nome della città verrà svelato nel prossimo… Questo primo capitolo è forse più un inter-mezzo, però… Nella mia testa, funziona.

dark_irina Grazie mille per il commento…  Per sapere realmente che a fine ha fatto Bill, bisogna aspettare il capitolo 2 però XD

_Princess_ Wow… Grazie mille. Il prologo è maledettamente corto, spero che questo capitolo, o magari il prossimo, possano far capire se la FF è accettabile o no. Grazie per aver apprezzato ^^

 

Alla prossima XD

   
 
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