Disclaimer: I
Tokio Hotel non mi appartengono. Questa storia non è scritta
a scopo di lucro e
nulla di ciò che è scritto è realmente
accaduto.
Escape from the Stars
1.
†…Famous
Last Words…†
Tom
stringeva tra le mani quel vecchio foglio di carta ingiallito e con
l’inchiostro leggermente sbiadito.
Non se ne
era mai separato.
Lo
portava sempre con sé, come se quel pezzo di carta
contenesse ancora l’essenza
di Bill.
Non era
l’unico che possedeva, ma quello era stato il primo di una
breve serie e, in
qualche modo, sentiva che quello lo legava molto più al
fratello, che le altre
lettere che aveva ricevuto negli anni successivi.
-Dovresti
smetterla Tom…- disse una voce alle sue spalle.
Tom si
girò e vide la zazzera rossa di Karl, fare capolino
all’interno dello studio
dove avrebbero dovuto lavorare per le prossime, interminabili, ore.
-Ogni
tanto i ricordi riaffiorano. Tra gemelli c’è un
legame più forte di quanto
altri potrebbero pensare…- si giustificò Tom,
stiracchiandosi, e cercando di
non far trasparire eccessive emozioni dalle sue parole.
-Però
non
hai mai mosso un dito per cercarlo.-
Tom
sospirò.
Karl
aveva ragione. Non aveva mai fatto nulla, ma perché
semplicemente non poteva.
Non aveva
mai fatto leggere a nessuno quella lettera che Bill, poco dopo la sua
fuga, gli
aveva spedito.
La
scrittura elegante e tondeggiante, leggermente inclinata verso destra,
gli
sembrava così diversa dalla sua nonostante di diverso non ci
fosse molto.
Entrambi usavano un trattino al posto del puntino sulle
“i” e ugualmente un
trattino al posto dell’Umlaut ma, ciò che lo
intristiva, quasi angosciandolo,
era la freddezza con cui le parole di Bill l’avevano colpito.
***
Era passata
neanche una settimana
da quando, improvvisamente, all’aeroporto Bill si era
volatilizzato senza
lasciare tracce dietro di sé.
Un sms,
invitato poco prima della
sua sparizione, annunciava “sto bene, vi raggiungo tra poco.
Voi andate avanti”
Tutti avevano
scosso la testa, ma
non potevano annullare la prenotazione di un intero aereo solo
perché uno dei
membri del gruppo era sparito.
Bill aveva
vent’anni, da quando ne
aveva sedici era stato abituato a viaggiare, anche su e giù
da innumerevoli
aeroporti… Se la sarebbe cavata.
Tom si era
più volte domandato se
lasciare Francoforte si fosse rivelata la soluzione migliore, ma a
quanto pare
non ve ne erano delle altre.
-Posta
ragazzi!- aveva annunciato
David, entrando con aria lugubre nel salotto in cui sedeva la band al
completo
senza cantante.
Solitamente
quello era il momento
migliore della giornata, arrivavano lettere e cartoline di amici ma,
quel
giorno, una strana busta arancione attirò
l’attenzione del biondo.
-Da quando in
qua qualche fan è
riuscita ad avere il nostro indirizzo?-
-Non credo
sia una fan… Guarda la
scrittura…- gli fece notare Gustav, seduto poco distante da
lui sul comodo
divano del salotto, davanti al televisore.
Per un breve
istante il cuore di
Tom cessò di battere.
Non poteva
sbagliarsi.
Quella busta
era stata invitata da
Bill.
L’afferrò
con decisione e,
incurante delle richiese degli altri di venire a conoscenza
dell’arcano mistero
che conteneva la lettera, si chiuse nella prima stanza in cui
s’imbatté e
l’aprì, delicatamente, in modo che qualunque cosa
gli avrebbe permesso di
mantenere, anche solo un immaginario contatto col gemello, non andasse
perduta.
Aveva letto e
riletto quelle
parole forse per più di un’ora, senza riuscire a
capire realmente cosa
volessero dirgli, ma il messaggio finale gli s’impresse nella
mente e, forse,
fu ciò che lo ferì maggiormente.
“Se
mi vuoi bene,
non cercarmi…”
***
Bill gli
aveva ordinato di rinunciare a lui.
Di
dimenticarlo.
Di
lasciarsi alle spalle quello che, nei loro vent’anni di vita,
avevano
condiviso.
Bill gli
aveva ordinato di cancellare la loro vita.
Ma Tom
non se l’era sentita di non fare ciò che Bill gli
aveva chiesto così, dopo aver
annunciato a David e al resto del gruppo che Bill aveva gettato la
spugna,
rifiutandosi di tornare, la soluzione fu ovvia.
A nulla
servirono le insistenze di David e della produzione.
Tom non
avrebbe tradito il proprio gemello.
Né
ora,
né mai.
E se era
suo desiderio lasciarsi tutto alle spalle, Tom lo avrebbe assecondato.
E lo
aveva fatto non facendo mai leggere a nessuno le altre lettere che gli
arrivavano ogni qualche mese.
-Sta bene.-
annunciava, come a voler dire “mi
ha
scritto. Sta bene. È vivo. Non mi dimenticato.”
Ma il
fatto che gli arrivassero quelle lettere non significava che Bill
stesse realmente
bene. Ne era arrivata una recentemente, dalla Spagna, in cui gli
raccontava
quanto si stesse divertendo, come gli piaceva quel paese
così caldo e
accogliente.
O di
quanto fosse stato bene in Italia…
O degli
incontri che aveva fatto in Grecia.
Non aveva
la benché più pallida idea di dove fosse suo
fratello.
Quelle
parole che gli scriveva riuscivano però a rincuorarlo e
farlo andare ugualmente
avanti benché, fin troppe volte, si era chiesto se ne
valesse realmente la
pena. Preoccuparsi per Bill, ovviamente.
Tom amava
la vita e non ci avrebbe di certo rinunciato perché quel cretino di suo fratello aveva deciso che
sarebbe stato meglio per
tutti se lui fosse sparito.
Un
egoista.
Un maledetto
e fottutissimo
egoista.
Bill
aveva trovato il modo per non farsi trovare, nel caso qualcuno avesse
letto al
suo posto la lettera.
Non
c’erano mai informazione che avrebbero potuto svelare
qualcosa di più sulla sua
vita… Tante volte si era chiesto se realmente quelle lettere
fossero spedite
realmente da quei luoghi… Spesso assomigliavano
più a uno scadente opuscolo
vacanziero fatto per incuriosire i turisti, senza però
fargli sapere realmente
qualcosa sul paese che si accingevano a visitare.
Eppure a
Tom bastava.
Bastava
sempre.
Perché
Bill non lo aveva dimenticato. Lo pensava ancora e sapeva che stava
male.
Nonostante
tutto Tom non riusciva a perdonargli il fatto che era scappato senza di
lui
-Piantala
di fare il musone. Abbiamo un intero album da mixare. Al lavoro!- gli
disse la
voce di Karl. Riscuotendolo dai suoi pensieri.
Tom
sbadigliò e si alzò.
-Dove
credi andare?-
-A prendermi
un caffè?!- domandò il rasta, come se fosse la
cosa più ovvia del mondo.
Uscì
dalla stanza senza fare a caso a Karl che gli stava imprecando dietro,
ricordandogli che “il tempo
è denaro”
e che non si fossero dati una mossa, non sarebbero riusciti a
rispettare i
tempi di consegna che gli aveva imposto la casa discografica.
Pigramente
Tom inserì alcune monetine nel distributore automatico dello
studio e pigiò il
tasto corrispondere a “caffè lungo”
senza dimenticarsi di aumentare, sino a
raggiungere il massimo, la quantità di zuccherò.
Il ronzio
della macchinetta in funzione fu interrotto da un sordo
“bip” che gli
annunciava che la bevanda da lui selezionata era pronta.
Alzò
lo
sportellino e afferrò il bicchiere di plastica, imprecando
come ogni volta
perché era bollente e, per l’ennesima volta, la
macchinetta non gli aveva
fornito quel maledettissimo e spastico bastoncino che gli sarebbe
servito per
dolcificare al meglio il caffè.
Come al
solito, l’ultimo dito della bevanda sarebbe stato imbevibile.
Appoggiò
la schiena al muro e guardò fisso davanti a sé.
Il
panorama non era dei migliori: una porta di finto legno con una
maniglia di
plastica nera e, accanto ad essa, un bel
estintore rosso che riluceva sotto le luci al neon dello spoglio
corridoio
intervallato, solo ogni tanto, dal alcuni gemelli di
quell’estintore.
Perché
l’estintore dovesse essere bello, non l’aveva
capito, ma ciò di cui si era,
spaventosamente, reso conto, era il fatto che ogni cosa, una uguale
all’altra,
l’associava all’essere gemelli.
Gli
estintori erano gemelli, ad esempio.
Stronzate.
Nulla di
più
O forse,
molto più semplicemente, la voglia di rivedere sé
stesso e ciò che era stato
Bill, un po’ ovunque. Come se, in qualche modo, Bill
continuasse a permeare la
sua vita perché, né l’uno né
l’altro, avevano mai creduto di poter vivere
separati…
Ma si era
dovuto ricredere.
Bill
aveva rinunciato a quella vita.
Aveva
tradito tutte le promesse che gli aveva fatto.
Sospirò
e
bevve un sorso di caffé, accorgendosi che il liquido era
diventato fin troppo
dolce.
Guardò
il
bicchiere praticamente vuoto e lo gettò nel cestino affianco
a lui.
Il lavoro
chiamava.
A struggersi
nei ricordi dei tempi
che furono, ci avrebbe pensato più tardi…
Note
dell’autrice nevrotica:
Titolo del
capitolo liberamente scopiazzato dall’omonima canzone dei My
Chemical Romance.
[sto continuando ad appioppare ai titoli presi da canzone di gruppi di
cui non
vado pazza, ma che Winamp ha deciso di far partire mentre stavo
scrivendo
queste note, perché fino a un minuto fa il titolo non
c’era XD]
Questo
primo capitolo che non era neanche contemplato all’interno
della vicenda, ma
poi ho pensato che sarebbe stato giusto dare spazio alle reazioni
altrui
[quella di Tom, soprattutto XD] a quella che potrebbe essere la
scomparsa di
Bill XDD
L’ultima
frase è scopiazzata dalla fine del capitolo 2 di DEATH
FREES FROM THE FEAR
OF US [scritta dalla sottoscritta sotto lo pseudonimo di
Lokex XD]
Si, io ho
il vizio di prendere i pezzi, o frasi, delle mie FF che mi piacciono
particolarmente e parafrasarli, a seconda delle necessità XD
Dovuti
ringraziamenti:
Ethereal
Clover Ahimé
è ben vero… Scrivo su questi
pisquani… Ma non sono l’unica ^^ L’idea
beh… c’era Ville, quindi era perfetta,
ma non riesco più a scrivere sugli HIM. Mi sembra di
profanare ogni volta la
loro essenza ç___ç Comunque non preoccuparti per
la lettura XD Grazie per il
commento ^^
loryherm
Prima
di tutto grazie mille per le osservazioni sul
mio modo di scrivere, spero che questo capitolo sia
all’altezza del prologo. ..
Sono contenta che l’idea della trama ti abbia intrigata, era
un po’ su quello
che puntavo in effetti… Una storia un po’ diversa
con dei personaggi che, comunque,
farò agire in un modo diverso rispetto a come li uso di
solito ^^ Gli
aggiornamenti penso che saranno abbastanza puntuali, il secondo non
è concluso,
ma manca solo un’ultima scena, e il terzo è
già pronto quindi… Potrei salvarmi
dalla tortura XD Grazie mille per il commento ^^
RubyChubb
Un commento pieno di
pathos ma assolutamente realistico… Questo è un
evento da segnare sul
calendario [anche se c’è da dire che la twincest a
cui sto lavorando
parallelamente a questa è amore puro *___* Il lupo perde il
pelo ma non il
vizio XD] Si, è una storia di formazione e questa fuga dalle
stelle… Porterà a
qualcosa che è già stato perfettamente definito
[sto plottando questa storia da
un mese circa]… Spero solo che possa essere apprezzato ^^ Il
nome della città
verrà svelato nel prossimo… Questo primo capitolo
è forse più un inter-mezzo,
però…
Nella mia testa, funziona.
dark_irina
Grazie
mille per il
commento… Per
sapere realmente che a
fine ha fatto Bill, bisogna aspettare il capitolo 2 però XD
_Princess_
Wow…
Grazie mille. Il prologo è maledettamente
corto, spero che questo capitolo, o magari il prossimo, possano far
capire se