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Autore: grenade_    26/08/2013    2 recensioni
Ero innamorato di lei. Abbracciarla, starle accanto, mi procurava sensazioni e brividi che non sarei mai riuscito ad esprimere ad alta voce. Ogni sua parola, ogni suo gesto, erano diventati una perenne ossessione.
Ma ero anche il suo migliore amico. L’unico con cui lei sentisse di confidarsi, su cui poneva fiducia anche ciecamente, e l’ultimo da cui si aspettasse delusioni.
E se avessi dovuto scegliere tra il suo amore e la sua amicizia, avrei scelto la seconda. Perché mentre la prima era qualcosa di incerto e tentennante, sapevo che la sua amicizia sarebbe durata per sempre.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Credo di aver trovato la mia donna ideale.»
Le grida di esultanza per il goal appena segnato dal Bayern Monaco mi giunsero ovattate quando Cory si gettò a peso morto sul divano, che scricchiolò sotto il suo peso.
Aggrottai la fronte mentre distoglievo lo sguardo dal televisore per puntarlo su di lui, che nemmeno mi guardava. La sua attenzione era puntata sulle due donne che parlottavano e ridevano in cucina, tra cui Alex.
«Alex?» azzardai quindi, sorpreso e un po’ speranzoso. Avevo avuto la brillante idea di invitarla a quell’inaspettata cena tra amici giusto un secondo dopo che Cory se n’era andato. Sapevo non avrebbe accettato l’invito davanti a lui, troppo imbarazzata persino dal respirare la sua stessa aria, ed io non potevo assolutamente permettere che il mio piano da cupido andasse in fumo.
Fu per questo che ci rimasi un po’ male quando «No, che ti salta in mente!» ribatté il mio amico con una smorfia, «Io parlavo di tua sorella.»
«Sul serio?!» sbottai d’istinto, «Cory è una donna incinta e anche mia sorella, spero tu non faccia pensieri strani su di lei...»
Il mio amico si voltò di scatto a quell’insinuazione dal tratto minaccioso, e i suoi occhi si spalancarono. «Non sono mica un maniaco, Niall! Non ci penso nemmeno a fare il cascamorto con lei, non ho dimenticato il modo in cui ci siamo conosciuti...»
Un leggero velo di imbarazzo gli colorò le guance al ricordo della figuraccia fatta quella stessa mattina, ed io non potei fare a meno di scoppiare a ridere, irritandolo a tal punto da spegnere il televisore che fissavo da circa un quarto d’ora.
«Sì, credo anch’io che tu non abbia possibilità con lei.» asserii infine, divertito.
Sbuffò, irato dal mio deriderlo. Ma quando si voltò a fissare di nuovo le due, un sorriso gli comparve sul volto. «Voglio dire» chiarificò, «che se mai dovrò scegliere una donna con cui passare il resto della mia vita, lei sarà il mio punto di riferimento. E’ bella, divertente, alla mano, cucina... E non credo che la casa abbia mai avuto un aspetto o un odore migliore.». Sorrise e inspirò poi in riferimento all’ultima frase, «Lavanda...» sussurrò estasiato.
Roteai gli occhi ma sorrisi, nel vedere la sua espressione da idiota mentre respirava l’aria del salotto – e di qualsiasi altra stanza in casa – impregnata di lavanda, il cui odore copriva persino quello della cena proveniente dalla cucina.
Aver supplicato mia sorella di non pensare a niente e rilassarsi durante la mia assenza quella mattina non era servito a nulla, come mi aspettavo dopo essermi chiuso la porta alle spalle. Elena aveva ripulito tutte le stanze, riordinato tutti gli armadi, curato le piante sul balcone, sistemato gli armadietti in bagno e impregnato l’aria di quel fastidioso deodorante per ambienti, così forte da darti l’impressione che fossi tu ad emanarlo. Avevo fatto due docce dopo il lavoro, e ancora mi ritrovavo con quell’aroma di lavanda nel naso e sulla pelle.
Ogni angolo della casa brillava, e tutti i nostri vestiti erano stati lavati, stirati, e catalogati negli armadi secondo diverse categorie come stagione, tessuto, colore e probabile utilizzo. E per completare in bellezza l’opera di disobbedienza al fratellino minore aveva organizzato una super cena, entusiasta dell’idea di rivedere Maddie e conoscere Alex.
«Non potrebbe restare con noi per qualche anno? Comincerei persino ad alzare la tavoletta del water, per lei.»
Di nuovo incurvai le sopracciglia, di fronte all’immagine rilassata di Cory. Era incredibile il suo spirito di adattamento: si era già abituato a vedere mia sorella gironzolare per casa, nonostante il disagio del loro primo incontro, e provava tanta stima e ammirazione nei suoi confronti da considerarla la sua “donna ideale”. Elena sembrava andare d’accordo con il suo lato esuberante e fintamente arrogante, mentre io invece, non mi ero ancora abituato allo stato pietoso e catatonico del mio coinquilino al mattino presto (che per lui non era mai prima delle 11).
«Che gesto da galantuomo...» commentai ironico, «Sono sicuro apprezzerà...»
«Forse le chiederò di sposarmi, prima che vada via.»
«Non era Barbara Palvin, la tua futura sposa?» risi.
Inclinò la testa, a valutare la cosa. «Beh posso sempre farci un pensierino, su Barbara...»
«Qualsiasi cosa tu stia blaterando Cory, vieni ad apparecchiare»
La voce severa di mia sorella scatenò qualche risata e fece scattare il biondo in piedi come un soldato, che corse in cucina dopo aver sibilato un «Ai suoi ordini, comandante Horan Senior!»
Spalancai gli occhi, sbigottito: non sapevo nemmeno Cory potesse distinguere una forchetta da un cucchiaio, non si era mai posto il problema, e adesso correva ad eseguire gli ordini di mia sorella, che gli affidava mansioni a lui del tutto sconosciute.
Elena invece scosse la testa esasperata, quasi fosse alle prese con un figlio pestifero, e quella fu la prima volta che pensai a lei non solo come sorella maggiore o donna quasi adulta, ma come madre. Già immaginavo il modo in cui avrebbe bacchettato suo figlio, impedendogli di poltrire davanti alla televisione o i videogames e costringendolo a riordinare la sua stanza almeno una volta al giorno, esattamente come faceva con me. Sfortunatamente per lei, non era mai riuscita nell’intento di trasformarmi in un fratellino obbediente ed ordinato.
Vedere Cory e Alex l’una al fianco dell’altra mentre armeggiavano con piatti e posate fu una bella sorpresa, se non altro perché si sorridevano. Per la prima volta, lui sembrava trovarsi davvero a suo agio con la mora. Mentre lei rideva per qualsiasi cosa, talvolta sembrando un po’ ridicola, ma il rossore sulle guance non l’avrebbe mai abbandonata.
Alzai lo sguardo sull’orologio affisso alla parete di fronte a me, e le mie labbra si piegarono istintivamente in un sorriso, quando sentii il solito lamento forzato che costituiva il suono del campanello. In ritardo, come sempre.
«Niall, puoi andare tu ad aprire?» soffiò mia sorella, probabilmente impegnata ai fornelli.
Scattai in piedi come un razzo, ed ora ero io a sentirmi ridicolo, non Alex. Corsi ad aprire e il fiato mi si mozzò, come ogni volta che Maddie mi abbracciava, inebriandomi del suo dolce profumo. Sapeva del suo shampoo alle pesche, del suo bagnoschiuma all’estratto di magnolia e del suo deodorante allo zucchero filato, che consumava in proporzioni di un flacone a settimana. I suoi abbracci sapevano di corse nel prato, gare di altalene, cadute nel fango, risate, promesse, e uno smisurato affetto. E la mia pelle, ora a contatto con la sua, sapeva di lei.
Rimasi qualche secondo a stringerla nelle mie braccia, nell’attesa dei due consueti baci sulle guance.  «Ciao, James» mi salutò lei, il suo radioso sorriso a provocare il mio, «Sono in ritardo, lo so, ma giuro di avere una buona...»
«Maddie!»
L’esclamazione di mia sorella ci costrinse a voltarci entrambi verso la cucina, da dove lei usciva con un enorme sorriso sul volto. Vidi Madison spalancare occhi e bocca incredula, e subito dopo abbandonò il mio abbraccio, per tuffarsi tra le braccia di mia sorella.
«Piccola Lee!» la strinse la bionda, «Ti ricordavo con jeans e maglioni!» la punzecchiò, e solo allora notai l’abbigliamento della mora. Indossava una camicia bianca a maniche lunghe ed una gonna blu abbinata alle calze, e la sua irrimediabile bassezza era stata camuffata da un paio di tacchi, tanto che adesso arrivava all’altezza di Elena senza alcun problema. Aveva i capelli sistemati in soffici boccoli che le ricadevano sulle spalle, e il suo sorriso luminoso era l’accessorio che più la rendeva meravigliosa ai miei occhi.
Mi accorsi di stare fissandola solo quando Cory tossicchiò, spalancando gli occhi e puntando gli occhi verso un punto indefinito, forse a voler imitare il mio sguardo in quel momento. Alex ridacchiò inevitabilmente, mentre io mi limitai a lanciargli una semplice occhiataccia.
«Sono cresciuta! Io invece ti ricordavo più magra...» scherzò Maddie, andando ad accarezzarle la pancia.
«Ma guarda che simpatica che sei diventata!»
«Ma sei comunque bellissima.» si addolcì, lasciando che il suo sguardo scorresse ancora una volta sul pancione di mia sorella. «Stai bene?» cambiò poi il suo tono, stavolta pieno di premura e preoccupazione.
Elena sbuffò. «Sto benissimo.» affermò decisa, «E smettetela di farmi tutti la stessa domanda, una gravidanza non ha mai ucciso nessuno.»
Con un’alzata di spalle si separò da Maddie che scosse la testa divertita, e si fermò a voltarsi solo quando scoprì che tutti quanti avevamo conservato il nostro posto, senza muoverci a seguirla come forse lei si aspettava facessimo.
«Allora, cosa aspettate? Volete che vi chiami a tavola uno ad uno, come i bambini?»
Alcune risate si innalzarono nella stanza, e il primo a scattare fu Cory, che presto fu al suo fianco, un braccio a cingerle le spalle. «Muoio di fame!» esclamò, avvicinandosi a lei tanto da schioccare un bacio sulla sua guancia, poi correre in cucina.
Intravidi Alex alzare gli occhi al cielo e ridacchiare, prima che anche lei seguisse il suo pseudo ragazzo, forse preoccupata che ripulisse tutto prima che tutti avessimo preso posto a tavola.
«Voi due? Rimanete a digiuno?» domandò ancora Elena, affacciandosi dalla cucina come una bambina.
«Arriviamo.» la accontentò Madison, voltandosi poi verso di me con un sorriso sincero stampato in volto.
La osservai mentre mi veniva incontro, e non potei fare a meno di notare l’espressione ammaliante che mia sorella aveva sul viso, il suo sorriso derisorio e le sue dita a formare un cuore, mentre mi rivolgeva un fastidioso occhiolino.
Conosceva bene la mia strabiliante cotta per la mia migliore amica, e non c’era dubbio si divertisse un mondo, a irritarmi con i suoi gesti e le battutine ironiche.
Ma quando mia sorella scomparve di nuovo nella stanza, il mio sguardo si concentrò sulla ragazza che mi si era avvicinata, e aveva portato un mio braccio a circondarle le spalle.
«Non è cambiata affatto, eh?» commentò divertita.
Scossi la testa. «Spero non cambi mai, in realtà.»
Per quanto fastidiosa e assuefacente fosse la presenza di mia sorella, mi piaceva averla di nuovo attorno. E non potevo negare provassi un grande affetto e stima nei suoi confronti, sebbene ogni tanto mi facesse arrabbiare, come da piccoli. Ma avessi avuto la possibilità di cambiare qualcosa in lei, non lo avrei fatto.
Annuì. Una risatina fuoriuscì dalle sue labbra, prima che «Io spero abbia cambiato la sua cucina, altrimenti ci ritroveremo davvero a digiuno.» scherzasse.
Mi unii a lei con le risate, «Nel caso dovesse esserci qualcosa di tossico in quello che ha cucinato, Cory ci avvertirà.»
 
Oh these times are hard, and they’re making us crazy, don’t give up on me baby...”
Le ultime note di For The First Time si dispersero nelle mie orecchie, ed io mi decisi finalmente a sfilarmi gli auricolari, per poi alzare gli occhi al soffitto giusto qualche secondo dopo. Tutto ciò che riuscivo a sentire erano risate incontrollate e piccole urla divertite provenienti dal salotto, da dove ero fuggito per avere un po’ di tranquillità.
La cena era andata più che bene. Elena ci aveva sorpresi con la sua buona cucina, e non avevamo smesso di parlare nemmeno per un momento, a tavola. A parlare erano state soprattutto mia sorella e Madison, contente di potersi finalmente raccontare tutto ciò che gli accadeva, ma anche io avevo partecipato, mentre Cory blaterava e Alex era rimasta in silenzio, ad ascoltare.
Vedere mia sorella e la mia migliore amica parlottare e raccontarsi una moltitudine di avvenimenti era stato quasi come assistere alla conversazioni tra due ragazzine, che approfittano della ricreazione a scuola per spettegolare. In poco meno di tre ore Madison aveva informato mia sorella di ogni genere di persona vivesse lì a Londra, dai tipi loschi e manipolatori con cui si trovava ad avere a che fare pressoché ogni giorno ai più riservati, che uscivano da casa solo per fare la spesa. E la bionda non si era risparmiata di raccontarle ogni dettaglio delle vite dei cittadini di Mullingar: matrimoni, divorzi, nuove nascite e vecchie celebrità cittadine, ora perlopiù relegate in casa quasi tutto il giorno.
Ritrovarsi era stato proficuo senza dubbio per le due, che avevano ritrovato la vecchia amicizia che sembravano aver sempre condiviso. In effetti Madison era sempre stata una calamita per l’intera famiglia Horan, che persino mio padre la adorava. E avevamo passato una bella serata, in compagnia.
Il motivo per cui mi ero rinchiuso in camera una mezz’ora dopo la fine della cena, era stato il degenerare della situazione. Ero quasi certo mia sorella e Cory fossero completamente ubriachi, ed io avevo deciso di sottrarmi a quel pericoloso giro di cicchetti, che sembravano divertirli tanto. Non amavo l’alchool, quindi avevo pensato di lasciarli fare, anziché rovinargli il divertimento con le mie lamentele.
Ma ancora ridevano, segno che non erano ancora crollati.
Ed io sbuffai, arricciando poi il naso quando il mio olfatto venne a contatto con qualcosa di forte e nauseabondo. «Lavanda», borbottai irritato.
In quel momento la porta si aprì, lasciando vedere il viso aggraziato di Maddie. «Posso entrare?» fece, quasi sussurrando.
Annuii, spostandomi automaticamente su un lato del letto, lasciando che lei si distendesse sull’altra metà del materasso. E come ogni volta mi circondò la vita con le braccia, e poggiò il capo sul mio petto.
«Cory è crollato sul tappeto.» commentò divertita.
Roteai gli occhi. «Come sempre.»
«E l’innocente Alex è un po’ brilla, sai? Non credevo potesse bere qualcosa di diverso dalla sua acqua minerale...»
Ridacchiai, per niente sorpreso da quella rivelazione. «E’ il potere di Elena, riesce a mettere a proprio agio chiunque.»
«Tranne il suo fratellino...»
«Preferisco mantenermi lucido, dovrò aiutare Cory a vomitare anche l’anima nel cesso, tra un po’.»
Annuì, accennando ad una risata. «Elena è formidabile.» mormorò, assorta.
«Già...» mi ritrovai ad asserire, mentre lei si sistemava meglio tra le mie braccia.
«Non è cosa da tutti i giorni ritrovarsi con un bambino a cui badare e da sola, e lei non è per niente spaventata, anzi sembra più radiosa che mai...»
«Ho sempre pensato che niente possa abbatterla.»
«Sono d’accordo». Alzò la testa su di me, incrociando i suoi occhi coi miei. Sorrise. «Voglio essere come lei, da grande.»
Ridacchiai, scuotendo la testa. «Ma tu sei già grande, Maddie.» commentai con tono dolce, prendendo inconsapevolmente a passare le dita tra i suoi capelli.
«Lo so» soffiò contro il mio collo, stringendosi più al mio busto, «Ma l’ho sempre pensato, da piccola.»
Sorrisi, intenerito dal suo tono infantile. Avvicinai le mie labbra alla sua testa, per schioccare un bacio sulla sua fronte. E nonostante non potessi vederla, sapevo che aveva appena sorriso.
«Che stavi sentendo?» sembrò risvegliarsi, e allungò il braccio per impossessarsi di uno degli auricolari.
Indossai l’altro, premendo su play.
E un sorriso si dipinse sul suo splendido viso, mentre cominciava ad intonare le note di Breakeven, la sua canzone preferita. Ed io mi rilassai al suono della sua voce, finendo per addormentarmi.

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Siamo già al terzo capitolo, wow 
Per ora gli scritti sono 7, cerco di avantaggiarmi col tempo :)
Bene, devo dire che amo il personaggio di Cory. Mi piace in tutto e per tutto, e potrei involverlo in qualche strana relazione, chi lo sa ahah
So che Niall sembra un po' indifferente per quanto io abbia già reso pubblico, ma nei prossimi capitoli si capirà molto di più sulla sua personalità. 
E finalmente la figura di Madison comincia a farsi più chiara :)
attendo vostri commenti, a presto!
  
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