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Autore: Ireth_Mezzelfa    27/08/2013    2 recensioni
La tranquilla vita universitaria di Lucy Callaway entra letteralmente in collisione con quella del fastidioso ed insistente Daniel Baker, ragazzo bello, popolare e, a parere della nostra povera studentessa di arte, insopportabile quanto un parassita. Tra occhi neri, feste di Halloween e cotte per i professori, riusciranno Lucy e i suoi amici di sempre, Noa e Andrew, a vivere in santa pace?
Inoltre chi è che infila nel sacchetto del pranzo della nostra Lucy strani messaggi commestibili?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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The Bakery




Capitolo X


Ma chi riemerge dall'oltretomba? Io! Ebbene sì, sono tornata a pubblicare e mi sento terribilmnente in colpa per essere scomparsa e aver lasciato Daniel, Lucy e tutti gli altri in silenzio per così tanto :(
E soprattutto voi lettrici/lettori/...creature?

Beh, in ogni caso basta chiacchiere! Questo decimo capitolo (Già dieci? Wow!) era già pronto da un po' e spero vi piaccia, nonostante a me non convinca del tutto. :/
Ma a voi la parola, buona lettura!


 “Lucy? Lucy?! Ci sei? Terra chiama pianeta Lucy!”
Improvvisamente mi riscuoto con un sussulto e mi trovo a fissare Andrew che mi sta osserva accigliato poltroncina a fianco alla mia.
“Hm? Cosa? Scusa Andrew, non ti stavo proprio ascoltando! Hanno detto qualcosa di interessante?” borbotto sfregandomi gli occhi con una mano nel tentativo di tornare in me e guardandomi intorno: ci troviamo nella grande aula magna del College, impegnati ad ascoltare una delle lunghe riunioni annuali indette dall'università per esporre i vari avvisi importanti o spiegare nuovi progetti a tutti gli studenti, il che di solito mi interessa abbastanza, ma oggi non riesco proprio a seguire il filo del discorso entusiasta che il Rettore sta facendo rimbombare nelle nostre orecchie per colpa dei pensieri che continuano a insinuarsi subdolamente nella mia testa e che io cerco disperatamente di scacciare.
“Bèh niente di che! Le solite cose…ah, ha detto che venerdì si inaugurerà un nuovo planetarium.”
Non posso fare a meno di sussultare nuovamente all’ultima frase di Andrew, che inarca le sopracciglia con aria interrogativa e un tantino scocciata.
“Ma si può sapere che cos’hai? Sembri su un altro pianeta stamattina!”
“Niente, niente…” Sospiro in risposta scuotendo la testa e cercando di scacciare l'improvvisa agitazione, ma senza riuscire a evitare un’occhiata su una delle prime file, nelle gradinate più in basso rispetto alla mia, dove una testa di capelli castani un po’ spettinati, accanto a una biondo platino e a un’altra di stupendi capelli rossi e boccolosi, attira da tutta la mattina la mia attenzione.

Daniel Baker, è sempre lui il problema.
Tutti gli avvenimenti di ieri sera continuano a scorrermi nella mente ossessivamente: la camera di Daniel, il racconto della sua storia e…bèh, quel bacio su cui cerco di non soffermarmi con tutta me stessa.
Deglutisco percependo lo stomaco stringersi e un formicolio spiacevole assalirmi le guance ricordando quel momento che ancora mi sembra assurdo e totalmente contrario a qualsiasi logica.
Non posso ancora credere di essermi lasciata andare così, di aver baciato Daniel Baker senza nemmeno pensare a quanto tutto ciò sia contrario alla mia filosofia di vita da college: tanti amici, tanto studio, niente relazioni complicate!
Con quel bacio ho allegramente gettato al vento il mio amato mantra dando il via a una strana relazione insensata che non potrà che crearmi grattacapi, e per di più con un ragazzo che poco fa consideravo un insettino molto fastidioso!
Devo essere impazzita. E’ stato semplicemente un piccolo momento di debolezza, solo questo.

“Ah-ha! Ho capito tutto ora!”
Mi volto infastidita verso Andrew che mi guarda con la tipica faccetta saccente di chi la sa lunga e un sorrisino soddisfatto.
“Cosa? Hai capito come far scomparire quel rotolino in più sulla tua pancetta?”domando io sarcastica come al solito, senza badare troppo ai deliri del mio amico.
“No, bella mia! Per prima cosa, le tue battute sul mio fisico stupefacente, non mi toccano più. Io sono bellissimo e so di esserlo, caso chiuso. Seconda cosa: ho capito che cos’hai. E' da un quarto d’ora che ti vedo imbambolata sulla terza fila davanti al palco! E solo adesso ho capito chi ci è seduto: è il tuo bell’ammiratore tenebroso il problema! Baker!”Esclama infine alzando un po’ troppo la voce e attirando l’attenzione di qualche ragazzo seduto vicino a noi.
“Andrew, abbassa la voce!” bisbiglio stizzita e all’improvviso nervosa, incassando la testa nelle spalle e lanciando un’occhiata rapida alla fila interessata, nonostante sia materialmente impossibile che le chiacchiere inopportune di Andrew siano giunte fin laggiù.
“Allora ho ragione? Hai finalmente abbandonato Bobby Fielding per navigare verso lidi meno grinzosi?” sghignazza imperterrito lui beccandosi un gran pizzicotto che risulta però piuttosto inutile.
“Ti sbagli! Non navigo da nessuna parte io! Odio le navi, odio il…mal di mare e…Bè,lo stavo guardando perché…perchèlo sai, mi infastidisce! E non è successo nulla, né succederà mai nulla tra me e lui.”
Il mio tono decisamente isterico non convince nemmeno me stessa e mi rendo conto che potrei cominciare ad arrossire da un momento all’altro.
Vi prego guance, non traditemi!
“Che fosse successo qualcosa non l’ho mai detto, hai fatto tutto da sola.”continua spietato Andrew inarcando le sopracciglia “E comunque non capisco proprio perché lo odi così tanto: mi è sembrato un tipo a posto alla festa. Cioè, un po’ troppo principino all’apparenza, ma sono riuscito a scambiarci quattro chiacchiere quando è rimasto lì da solo mentre tu eri andata in bagno, e non è poi tanto male!”
“Ecco, io mi concentrerei sulla parte del principino. Ma poi cos’è tutta questa fretta di sistemarmi con qualcuno? Hai paura che rimanga una zitella piena di gatti che ricopre ogni mobile con centrini di pizzo e passa le giornate a cambiare sabbia alle lettiere?” sbuffo in risposta io alzando gli occhi al cielo ed evitando la domanda che Andrew ha appena iniettato nella mia testa e che ora riecheggia insistente: perché no? Perché non stare al gioco, Lucy? Perché no? Perché no.
“L’idea è quella, odio i centrini di pizzo.E poi perché in due anni di college non ti ho mai vista interessarti a qualcuno che non sia nonno Bobby!”
Scoppio a ridere davanti alla faccia di Andrew che assume un’aria ispirata e corrucciata che imita perfettamente l’espressione tipica del mio amato professore.
“Andrew, sai benissimo come la penso.” Riprendo dopo qualche secondo io sistemandomi meglio sulla sedia e lanciando un’occhiata sul palco dove ha preso parola una professoressa che non conosco “Sai che non voglio impegnarmi in una relazione mentre sono qui: sarebbe solo uno stress e porterebbe solo problemi e distrazioni dallo studio! Già è difficile gestire gli amici…”
Sospiro e lascio vagare lo sguardo sulla testa di capelli corvini qualche fila più in basso e noto che il mio interlocutore fa lo stesso automaticamente.
“…figuriamoci un ragazzo, con tutte le preoccupazioni, incomprensioni, impegni, litigate…” Proseguo poi cercando di distogliere l’attenzione di entrambi dal pensiero di Noah.
“Ma Lucy, così ti perdi anche i bei momenti: quando ci si conosce, ci si piace, le emozioni, gli abbracci e tutto il resto!”esclama Andrew sgranando gli occhioni azzurro mare e facendomi sorridere.
“Per quello ci sarà tempo, siamo giovani…dopo il College ognuno andrà per la sua strada e non sarà servito a niente complicarsi la vita.” Concludo agitando una mano per rendere chiaro il concetto.“E poi senti chi parla! Tu non ti stai certo impegnando per uscire con qualcuna!”
Scruto il mio amicone biondo mentre lui scuote la testa con fare noncurante e tentando di assumere un’aria rilassata.
“Ma io sono pigro, lo sai. Preferisco aspettare che la montagna venga a Maometto e per ora non ci sono montagne in vista, a differenza tua che ti ritrovi un paio di catene montuose che ti sbavano dietro.”
“Ma smettila!”
Andrew sghignazza sottovoce, poi torna finalmente a volgere la sua attenzione verso il palco, lasciandomi di nuovo a riflettere su ieri sera e sulla mia seconda ‘montagna’: Kite, un'altra imbarazzante dimostrazione di come la mia vita si stia leggermente complicando.

Ieri sera il colloquio con Fielding è andato piuttosto bene, nonostante fossi ancora traumatizzata dall’imbarazzante dichiarazione di Kite, ma il problema è che non sono più riuscita a riprendere il discorso che avevamo iniziato prima dell’interruzione del professore visto che alla fine sono dovuta restare nell’ufficio per ultimare dei dettagli della mia parte di progetto, mentre Kite se n’è andato subito, senza lasciarmi tempo di chiarire la faccenda dei pasticcini.
Quella sorpresa negli occhi di Kite quando avevo nominato i dolcetti, mi ha messo addosso un dubbio tremendo: sono loro la prova che mi ha spinto a sospettare che gli piacessi!
Come può non essere stato lui ad averli messi nel mio pranzo? Forse non ha capito bene. Forse ho capito male io.
Devo trovare Kite e chiarire la faccenda, definitivamente, anche se non so assolutamente come comportarmi con lui dopo il suo momento euforico di esternazione dei sentimenti.
Sospiro e mi prendo la testa tra le mani: non so assolutamente cosa dire o fare con lui, ma per fortuna non rischio di incontrarlo all’uscita di questa entusiasmante riunione, dato che probabilmente sta lavorando in panificio e non l’ho visto in giro.
Una persona in meno da evitare, yuppi.


Agli applausi finali mi alzo di scatto e trascino con me Andrew prendendolo per un braccio.
“Andiamo, dai, usciamo prima che ci sia il delirio totale.” Esclamo cercando di non inciampare nei piedi della ragazza seduta a fianco a me, che nemmeno conosco.
“Ehi, tranquilla, abbiamo due ore di pausa prima della prossima lezione…” borbotta Andrew alzandosi pigramente e cercando di allentare la mia presa.
“Sì, ma se aspettiamo ci sarà la ressa, ci imbottiglieremo qui e non mi va.”  Sbotto lasciando schizzare il mio sguardo a destra e a sinistra tenendo sottocontrollo tutte le persone che si stanno poco a poco alzando, ma soprattutto cercando di non perdere di vista la figura di Daniel Baker, ancora seduto al suo posto numerose file più in basso.
Devo riuscire a scendere le gradinate e fuggire fuori prima di lui.
“E va bene, e va bene!” sento Andrew, mentre spintono qualche studente per riuscire a passare e ad arrivare alle scale e alzo di nuovo lo sguardo per controllare la situazione.
Cavoli! Ormai quasi tutti si sono alzati e ho perso di vista il mio obiettivo numero uno.
Sbuffo innervosita e mi volto per vedere a che punto sia Andrew, ma non faccio in tempo a intimargli di muoversi che un ragazzo alto e corpulento placca il mio amico.
“Oh, ma guarda chi c’è! Andrew, da quanto tempo non ti vedo!”
“Lee! Dov’eri scomparso, amico?”
Osservo sconcertata le grandi pacche sulla spalla che i due si scambiano e capisco subito che non posso aspettare le infinite chiacchiere mascoline che sicuramente tratterranno Andrew per troppo tempo, così decido di agitare una mano verso di lui e mettere in atto la mia fuga da questa maledetta aula prima possibile.
Incasso la testa tra le spalle e comincio a scendere la scalinata il più in fretta possibile, sperando con tutta me stessa di non attirare l’attenzione e  soprattutto di non imbattermi in Daniel, o nel suo amichetto biondo platino.
Trotterello giù velocemente, chiedendo permesso e facendomi spazio tra tutti quegli studenti che stanno andando verso l’uscita chiacchierando tra loro.
Su, dai, fatemi passare!
Finalmente, dopo parecchie spinte e gomitate riesco ad uscire all’aria gelida del cortile, dove ci sono ancora solo pochi studenti …Ah, libertà!
Mi guardo indietro furtivamente per cercare la testona di Andrew svettare tra la gente, ma a quanto pare è ancora occupato con l’amico ritrovato, Lee: ho decisamente fatto bene a lasciare quei due omini, perché ora la ressa per arrivare all’uscita è davvero peggiorata e probabilmente il mio compare è rimasto imbottigliato là dentro, come probabilmente ci è rimasto Baker e compagnia bella…
“Hey, ho sentito che inaugureranno un planetarium, che te ne pare, Callaway?”
Oh no.
Oh no. No!
Chiudo gli occhi rimanendo immobile per qualche secondo: non voglio voltarmi, so già a chi appartiene quella voce.
“Non so, non vado pazza per l’astronomia.” Mi trovo a gracchiare meccanicamente, trovando non so dove la forza di affrontare il ragazzo alle mie spalle.
“Ah, davvero?”
Il sorriso sul volto di Daniel Baker splende divertito e canzonatorio come sempre a meno di un passo da me: come ho fatto a non accorgermi di lui e di Zack e Alice seduti proprio sulla panchina di fronte alla porta dalla quale sono appena uscita? Stupida Lucy, sei stata troppo concentrata a guardarti le spalle come un maledetto ninja fallito!
Saluto i due ragazzi seduti con un brusco cenno del capo ricevendo in cambio un enigmatico sorrisetto da parte di entrambi, poi torno a osservare Daniel cercando di non badare al cuore che ha cominciato a martellarmi come un tamburo impazzito e mi impedisce con il suo trambusto di guardarlo negli occhi.
“Già.” Borbotto osservandomi la punta delle scarpe cercando di non pensare al fatto che il cappotto grigio fumo che indossa lo fa sembrare più alto e…affascinante.
“Peccato, se no ti ci potevo portare…ancora.” Continua lui con nonchalance, ma abbassando tatticamente la voce, riducendola a un bisbiglio, sull’ultima parola.
Sento che sto per arrossire, non riesco a far altro che pensare al tocco leggero delle sue labbra sulle mie -ommioddio, è successo veramente?- e questo mi impedisce di comportarmi in modo disinvolto o di trovare una qualche risposta a tono: mi sento terribilmente a disagio e incredibilmente stupida con lui di fronte a me.
“Sì bèh, scusa, ma io devo andare.” Sbotto voltandomi di scatto, tenendo lo sguardo ostinatamente fisso sul selciato, come se mi trovassi davanti a un Basilisco, o qualcosa del genere.
Metto insieme qualche passetto veloce infilandomi tra due tizi, ma chiaramente il Basilisco in questione non vuole mollare la presa.
“Hey, hey aspetta, Lucy!” lo sento esclamare, mentre la sua mano sulla spalla mi trattiene dalla fuga. “Aspetta.” Ripete infine piazzandosi davanti a me e costringendomi a trovarmi faccia a faccia con i suoi occhi verdi.
Deglutisco sostenendo lo sguardo e cercando di rinchiudere ogni mia qualsiasi emozione dietro una faccia totalmente neutrale, impedendo al panico che mi sta invadendo di trapelare.
Alla luce biancastra di questa mattina riesco a intravedere ogni minimo particolare di Daniel: le ombre scure sotto gli occhi, la barba appena accennata, i minuscoli filamenti dorati delle iridi che brillano in modo particolare e una minuscola, invisibile, piccola cicatrice sulla fronte, ultima traccia del nostro primo incontro.
“Dovremmo parlare.”
“No, non credo proprio.” Sentenzio io, tornando con lo sguardo alla ricerca di Andrew, unica ancora di salvezza per trascinarmi via da questa conversazione.
“Quindi vuoi far finta che non sia successo niente?” Continua a voce bassa, incurante delle persone che ci superano lanciandoci qualche occhiatina incuriosita.
“Ecco! Esatto, vedo che mi capisci al volo! Ora, se vuoi scusarmi….”
 Cerco di fuggire ancora, ma vengo placcata subito, di nuovo.
“Ma io non voglio far finta che non sia successo, anzi gradirei volentieri una replica…”
Lo sguardo intenso e deciso di Daniel mi tiene bloccata sul posto: ha usato un tono di voce diverso, più basso e suadente, che mi turba leggermente, nonostante la lieve sfumatura di ironia e sfacciataggine di sempre.
“No, non esiste!” Mi riprendo subito dal mio stato di trance, agitando in modo categorico le mani “Nessuna replica, ok? Considera l’accaduto un…un’edizione limitata, d’accordo? Anzi un’edizione limitata e difettosa, venuta molto molto male e tolta subito dal mercato per evitare altri danni. E non ci sarà nessuna dannosissima replica, ok? Nessuna replica, per il bene del…mercato mondiale!”
“Mercato mondiale?”
Daniel mi guarda divertito inarcando le sopracciglia e trattenendo una risata.
“Bèh, hai capito!” Borbotto scocciata e sentendomi un’idiota per aver tirato in ballo l’economia mondiale o chissà cos’altro. “Adesso lasciami andare, ho lezione.”
“Le lezioni iniziano tra due ore, Lucy. Per favore, prendiamoci un caffè.”
Osservo attentamente il volto ormai familiare di Daniel che mi guarda a sua volta con espressione decisa e per un secondo mi tornano in mente le parole di Andrew sui bei momenti delle relazioni insieme una vocina finora sconosciuta pigola debolmente: “perché no?”.
Ma è proprio nel momento in cui sto per sospirare follemente una risposta affermativa, che in uno svolazzo di stoffa rossa, una figura incappottata si frappone tra me e Daniel aggrappandosi al suo braccio con una risatina.
“Allora, che hai deciso per stasera, Danny?”  cinguetta la voce della ragazza che ci ha appena interrotti, senza curarsi di me e sporgendo il suo viso ammiccante verso quello di Daniel, essendo di parecchi centimetri più bassa di lui.
Non l’ho mai vista prima: è leggermente più alta di me, ma, da quello che si può intuire dalle forme sotto il cappottino, sembra essere anche un po’ più in carne, ha un viso ovale con occhi scuri dalla forma allungata, nasino alla francese e labbra carnose che sorridono suadenti verso un Daniel Baker che sembra un po’ infastidito.
“Hem, te l’ho detto Sammi, ho da fare, non credo di potere…” borbotta lui, cercando di ritrarsi alla stretta della nuova arrivata, e non posso fare a meno di pensare che sembra terribilmente a disagio.
“E dai, me l’avevi promesso però! E’ da secoli che ho comprato il materasso nuovo e nessuno mi aiuta a trasportarlo fino in camera. Non ci metteremo molto…a meno che tu non voglia fermarti…” continua imperterrita lei,  in un tono inequivocabilmente provocante, arrotolandosi su un dito una ciocca dei lisci capelli corvini che le arrivano alle spalle e sbattendo le lunghe ciglia nere.
Li osservo con un crescente senso di fastidio e una sensazione che riconosco come un mix tra la vergogna e la rabbia: il fatto che Daniel sembri improvvisamente nervoso e sconvolto, mi fa sentire ancora peggio.
Che stupida sono stata!
“Samantha, te l’ho detto, non posso. Non hai qualche altro amico che ti possa aiutare?” quasi ringhia lui, liberandosi abilmente dall’abbraccio di Samantha, che però continua a sorridere.
“Non amici così speciali…” ribatte con una voce che sembra fare le fusa, mentre Daniel deglutisce, ancora più agitato lanciandomi un’occhiata sfuggente che mi colpisce come una mattonata e conferma ogni mio dubbio.
Non l’ho mai visto con un’aria così colpevole, è questo il peggio.
“Bèh, in ogni caso” sta continuando intanto la ragazza “se cambiassi idea, io sono sempre là. Sai, in ricordo dei vecchi tempi…”
E, dopo aver scoccato rapidamente un bacio sulla guancia di Daniel, con un occhiolino vivace, si volta e ci lascia nuovamente da soli, senza aver dato il minimo segno di avermi notata.
Io osservo Daniel a braccia incrociate, schiumante di rabbia, mentre lui sembra frastornato: fissa un punto indefinito oltre la mia spalla, toccandosi il punto dove Samantha l’aveva baciato con un espressione a metà tra l’arrabbiato e il confuso.
“Carina la tua amichetta.” Sbotto acidamente senza controllarmi, riguadagnando la sua attenzione.
Non riesco a capire perché sono così furiosa, in fondo non me ne importa un accidente se lui esce con quella tizia, o se ci è uscito, o se esce con mille altre persone. Però vorrei prenderlo a calci, lui e la sua Sammi.
“Oh, bèh sì, è solo una vecchia amica.” Risponde lui tornando a sfoggiare il suo tono di sempre, ma decisamente meno convincente del solito a causa dell’ombra di preoccupazione nel verde degli occhi stanchi.
“Sì, certo. Se mi credi davvero così idiota, hai sbagliato tutto, Baker.” Ribatto freddamente, cercando di non urlare “E comunque non me ne importa nulla delle tue ex o quello che è, perché non me ne importa nulla nemmeno di te o dei tuoi caffè.”
Faccio per andarmene, quando, per l’ennesima volta, vengo trattenuta e costretta a guardarlo di nuovo in faccia, arrabbiata più di prima.
Distolgo lo sguardo dal suo, concentrandomi su Alice che ci sta raggiungendo alle spalle di Daniel camminando lentamente.
“E va bene, una volta uscivamo insieme, ma non devi preoccuparti. E’ solo una mia ex, non devi…”
“Io non sono preoccupata!” lo interrompo infuriata “Non mi importa proprio un accidente di quella Samantha. Un accidenti di niente!”
“Samantha?” domanda all’improvviso la candida voce di Alice, che fa voltare di scatto Daniel, che non l’ha sentita arrivare.
“Lei e Daniel si sono mollati un sacco di tempo fa, ma finiscono sempre a letto insieme.” Continua lei, come sovrappensiero, senza parlare a qualcuno in particolare. “Praticamente ogni mese ci ricaschi, eh, Dan?”
Fisso Daniel disgustata, mentre lui sembra rimasto per un secondo senza parole.
“No, dai, Lucy, non è così! Non la vedo da…”
“Lascia stare. Anch’io ho qualcuno con cui uscire.” Dico gelida, riuscendo a individuare Andrew tra la folla e andandomene via con la sensazione di un enorme peso sul petto.





Ed eccoci in fondo!
E' un capitolo un po' (inconcludente? orrendo? inutile?) ...strano, credo. Un nuovo personaggio è entrato in scena e non so, fatemi sapere cosa ne pensate! :D
 
PS.Mi scuso infinitamente per non essere riuscita a rispondere alle recensioni, ma vi giuro su Andrew che lo farò! Nel frattempo ringrazio dal profondo del cuore chiunque abbia letto, recensito, inserito la storia tra le seguite o preferite. Grazie, davvero.

Alla prossima,



Ireth
  
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