Cap. III°
La ragazza dell'inverno
Arina strinse fra le mani il suo
ciondolo: brillava, volgendo la punta ad ovest. Ma lei non sapeva cosa
significasse o non aveva il coraggio di pensarlo.
Perché nel profondo sperava che
il signore dei ghiacci la stesse chiamando. In fondo, quella era la sua
stagione, la stagione che la ragazza preferiva: l'inverno. Lo amava perché
quando il mondo diventava freddo poteva sognare di incontrare ancora il Lupo
siberiano.
Non era mai stata sicura se fosse
il gelo a portarlo, oppure se fosse lui a portare il gelo, ma dopotutto non le
interessava più di tanto: finché l'inverno, il freddo e la neve arrivavano come
previsto, lei era contenta. E fantasticava.
Arina era una ragazza
dell'inverno, nata durante la peggior gelata che chiunque potesse ricordare. E
la gente diceva che l'inverno le aveva impresso il suo marchio e l'aveva fatta
sua.
In effetti era sempre stata un
tipo speciale: era molto seria e da bambina non aveva mai giocato molto con gli
altri. Era bella, ma in un modo strano e distante, con quella pelle diafana e i
grandi occhi verde chiaro. Nessuno l'aveva mai sentita
piangere.
Era come se in lei vi fosse
l'inverno, a cui sfuggiva solo la sua chioma castana, l'unica cosa calda della
sua figura.
Sorrideva, ma di rado. I suoi
sorrisi erano una riserva inaccessibile, a cui la fanciulla attingeva solo in
quella stagione.
-Arina, ti prenderai un malanno!-
la chiamò Natalia dalla porta della cucina. –Non senti che
freddo?
Alla brunetta il freddo non aveva
mai dato problemi.
Perché era nel freddo che abitava
il signore dei ghiacci.
Ricordava benissimo quando
l'aveva visto: aveva sei anni e stava spazzando la neve nell'ingresso della casa
in cui abitava e lavorava. Lui arrivò nel silenzio, padrone del bianco che lo
circondava.
Arina era rimasta immobile,
troppo stupita e incredula. Aveva il pelo candido e ali di ghiaccio azzurro,
trasparenti e brillanti. Gli occhi chiari, profondi e
glaciali.
Il Lupo respirava freddo. Il suo
alito formava ghiaccio.
Le storie raccontavano che il suo
arrivo annunciava una sventura, perché a volte il suo gelo disseminava la morte:
morte, quiete e silenzio. Ma la giovane non aveva paura: rimase a fissarlo, poi
l'animale corse via, mimetizzandosi con il paesaggio.
E a terra restò una scheggia
delle sue ali.
Arina la conservava come se fosse
un tesoro: ne aveva fatto un ciondolo da cui non si separava
mai.
Ma fino a quel giorno non aveva
dato alcun segno…
-Ciao,
Arina.
La sedicenne si guardò attorno:
non c'era anima viva. Eppure aveva sentito chiaramente una
voce.
-Quaggiù- continuò la misteriosa
presenza.
La russa abbassò lo sguardo e
notò una piccola figura: era alta una decina di centimetri, vestita con una tuta
color carne costellata di cristalli. I suoi lineamenti erano delicati e la sua
carnagione poteva tranquillamente fare a gara con quella della ragazza in quanto
a pallore. Aveva occhi chiarissimi, quasi bianchi, e capelli biondi coperti di
brina che si spostava ad ogni suo movimento.
La prese fra le mani, fredde e
delicate: chi era quella strana creatura?
-Ciao, piccola
fata.
-Io sono uno spirito del ghiaccio
e mi chiamo Dimlè.
-Cosa posso fare per
aiutarti?
-Per me nulla, ma per un ragazzo
puoi fare tutto- rispose Dimlè. –Tu sei la sola che può trovare il signore dei
ghiacci…colui che sta cercando.
-Perché lo vuole trovare?- chiese
Arina. Non avrebbe condotto fino a lui un malintenzionato.
-Difficile spiegarlo…diciamo che
hanno avuto un "diverbio" e vorrebbe capire cosa ha
sbagliato.
-Per rimediare al suo
errore?
-Forse…oppure per dividersi per
sempre. Lui è il suo custode…
-L'inverno non ha custode, non
appartiene a nessuno- replicò duramente.
-Ma lo ha scelto come compagno,
non è stato obbligato a sottomettersi. E fin'ora lo ha sempre vegliato, difeso,
accompagnato. Erano amici…
La ragazza ci pensò: si poteva
ingabbiare l'inverno? Si potevano mettere briglie al suo potere? Eppure quella
creatura le pareva sincera.
-Sicura che non se ne è andato
per recuperare la libertà?
-È stato lui a dirmi di cercarti,
a sceglierti per aiutare il suo compagno. Non l'avrebbe fatto se le sue
intenzioni fossero queste.
-Chi è?
-Si chiama Yuri…Yuri Ivanov ed è
un blader. Wolborg era il suo animale guida, la sua metà…ed entrambi soffrono da
questa separazione.
-Se il Lupo decidesse di restare
libero, questo…Yuri, accetterà la sua scelta, rinuncerà a
lui?
Dimlè non rispose immediatamente.
Yuri non era tipo da arrendersi ed era proprio la sua ostinazione a metterlo
regolarmente nei guai. Almeno, era questa la descrizione che Wolborg faceva del
suo custode: un ragazzino testardo, ma aveva dentro un ghiaccio che li rendeva
simili. Un ghiaccio che era stato costretto a creare per sopravvivere a tutti
gli orrori che si consumavano dietro le possenti mura del
monastero.
Già, Yuri sapeva cosa
significasse sentirsi prigionieri, essere costretti in un luogo e sognare solo
la libertà.
No, non avrebbe forzato il suo
Lupo.
Poteva avere ogni difetto, ma non
l'avrebbe mai incatenato.
-Sì, gli lascerà vivere la sua
vita se è questo che desidera.
Arina annuì: in quel caso lo
avrebbe aiutato.
-Ma io non so come trovare
Wolborg.
-Sarà il tuo ciondolo a indicarti
la via…non preoccuparti. Tu preparati a un lungo viaggio e non temere: l'inverno
veglierà sul vostro cammino e ci sarò anch'io- ribatté la fatina. –Attendi il
mio ritorno…ti porterò il ragazzo che conta su di te.
-Ti aspetterò,
Dimlè.
Lo spirito sorrise, svanendo in
un fruscio di brillanti.
Lontano, nelle profondità dei
ghiacci più invalicabili, il Lupo ascoltava il canto dell'inverno. La sua voce
gli narrava i fatti della città, del mondo a cui apparteneva prima di
fuggire.
Il suo custode…sentiva la sua
sofferenza, fisica e morale…
Sapeva di avergli fatto del male,
ma voleva che capisse il grave errore che aveva commesso.
Eppure non poteva abbandonarlo a
sé stesso.
E un ululato squarciò il silenzio
dei ghiacci perenni. Il grido del Lupo ferito…
Canta…prendi la tua arpa,
inverno…e soffia il tuo vento gelato sulle sue corde. Suona. Suona la tua
canzone, inverno…
Eccomi di
ritorno con un altro capitolo fresco di scrittura…
Allora…
Eagle Fire:
Grazie!! Anche per i commenti su "Hate"!
Keila91:
Ecco il nuovo capitolo! Spero ti piaccia e la storia continui a
incuriosirti!
Medea90:
Grazie!!
Iria: Eccoci
qui con un altro capitolo senza Ivanov! Boris e Kei sono stati abbondantemente
ricompensati per il loro salvataggio (Se moriva subito, non potevo continuare la
ff! NdA). Sì, Dimlè è stracarina…e poi è pura, innocente… Wolborg se ne è andato
sì e per delle valide ragioni che prima o poi si spiegheranno, non preoccuparti!
Per quanto riguarda Aigle Rouge (Non l'aveva ancora nominato, mi sembrava
strano… NdYuri) bhe, è solo un'idea così, non ancora delineata…voglio vedere se
riesco a cavarne fuori qualcosa o se verrà gettata nella cartella "FF iniziate e
mai finite". Bhe, alla prossima!
Padme86:
Felice di sentirti. Scusa se non ho ancora risposto alla mail ma sono sommersa
di cose da fare!! Gli esami incombono su di me!! Allora, grazie per il tuo
commento e aspetto il tuo parere su questo. Bacioni!
Ps: Grazie
per i commenti su "Hate"!