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Autore: Nenelafolle    28/08/2013    4 recensioni
{ Soul X Maka. }
E con questa sono ben tre fanfiction che dedico a quella là. La mia Seme. ◕ ‿ ◕
cit./ “Non puoi più tirarti indietro” sussurrò.
Soul lasciò che il disco ripartisse, e riprese possesso del suo Nintendo. “Non avevo intenzione di farlo.”
#Dedicated to JaqThe Monster ( / / V / / )
ENJOY ! ☆
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Heaven is the idea of life that people have when they die; and they’ve been good and sweet for all their lives. Traduci,Soul.”
Il ragazzo continuò a leggere gli appunti che gli aveva dato lei, le parole che gli scivolavano dinnanzi agli occhi. Maka continuò a fissarlo, aspettando e sperando che si accorgesse di lei, ma lui continuò imperterrito a studiare. Sorrise fra sé, fiera che dopo due giornate intense di studio fosse ancora concentrato. Guardando gli occhi rossi della Buki riusciva a seguire il paragrafo che lei stessa aveva scritto al di sotto della lezione di inglese. Sebbene fosse un altro argomento, Soul aveva continuato a leggete: “l’anima, o uovo di kishin, era un’anima comune e mortale prima di diventare uovo. (es. Jack lo Squartatore). Odiernamente, non serve uccidere per diventare uovo di kishin, basta passare sotto l’onda d’urto della follia..” ah , Maka adorava quell’argomento, era durato ben tre lezioni e ci aveva riempito un intero quaderno fra appunti, annotazioni e riflessioni personali. Ripensò a continuava la frase: “La follia, che rende le anime..” vuoto. Nulla. Gli occhi rossi di Soul erano fissi sul libro, e li si poteva vedere muovere a destra o a sinistra di quando in quando, come se seguissero delle righe, ma erano diventati opachi, e Maka, pur conoscendo quasi a memoria le parole che aveva scritto, non riusciva più a seguirle.
Sbatté le palpebre un paio di volte e fissò meglio la Buki: solo allora si accorse di quel particolare che le mancava, qualcosa di fondamentale.
La mano sinistra, che non reggeva la matita per sottolineare, aveva lasciato il libro e penzolava al fianco della sedia. L’aveva lasciata oscillare sino a quel momento, quando quel movimento era diventato dentro di lui un suono, e allora l’aveva preso e l’aveva messo su un pentagramma, e ne aveva fatto una melodia.
Maka poteva quasi sentirlo.
Le dita presto non erano state più capaci di starsene immobili, e avevano cominciato a seguire tasti di un pianoforte immaginario. Eccolo lì, il suo Soul: anni che si conoscevano, e ricadeva sempre negli stessi trabocchetti della sua mente.
Alzò lo sguardo verso la sua mano destra, ma sapeva cosa aspettarsi: la matita tremava leggermente, come in mano a un malato di Parkinson. Fremeva dalla voglia di accompagnare l’altra mano in quella sonata.
Ma per una volta non rendeva felice Maka. Lei, che si stava impegnando così tanto per salvargli la vita.. scolasticamente parlando. Aveva ricopiato tutti i suoi appunti, semplificandoli e aggiungendo schemi e tabelle, aveva preparato risposte a qualsiasi domanda il ragazzo avrebbe potuto avere, e come se non bastasse aveva infine registrato delle lezioni che poteva comodamente ascoltare facendo altro.
Era stata fin troppo  brava, e lui fin troppo poco riconoscente.
Si alzò di scatto, e la sedia cadde alle sue spalle. Soul ebbe un fremito, perse il corso delle note, e le sue mani si fermarono, immobili come quelle di un cadavere.
“Potresti almeno stare attento quando tutto ciò che sto facendo lo faccio per te!” urlò furiosa, le dita che si stringevano a pugno e si riaprivano a scatti irregolari.
Un’espressione strana prese il posto sul viso di Soul: i suoi occhi si adombrarono, e le labbra si tesero in una linea sottile. “Per me?” domandò, soffiando fra i denti che digrignava. “Sei tu a dover ringraziare me!” sbottò, alzandosi anche lui, e agitando quelle stesse mani che prima apparivano così calme e dolci. “Senza di me tu saresti sola, dimenticata, senza amici! E lo sai perché? Perché sei una secchiona che non sa divertirsi, e toglie tutta la gioia anche agli altri! L’unica cosa che sai fare è studiare, studiare e ancora studiare! Perché credi che Tsubaki, Liz e Patty vadano sempre a fare shopping ma non ti invitino mai?!”
Maka si sentiva pugnalare al petto ad ogni parola che il ragazzo pronunciava. Cercò di difendersi, ma inutilmente, riusciva solo a bofonchiare qualcosa di simile a: “M-Ma io…”, e ogni suono che emetteva spingeva l’albino ad alzare ancora di più il suo tono di voce, finché egli non si ritrovò ad urlare: “Nessuno ti vuole!”.
Lei scoppiò a piangere con la stessa velocità di un ramoscello che sotto violente sferzate di vento si piega e si piega e alla fine si spezza, senza che nessuno avesse un’idea che quel momento stava arrivando.
Corse al di fuori del soggiorno, chiuse a chiave la porta di camera sua e si buttò sul letto, stringendo così forte il cuscino da farsi male. Scappò così in fretta che non vide Soul abbassare le mani, poi tenderle verso di lei; pianse così forte che non lo sentì sussurrare al legno della porta chiusa un flebile: “Scusa”, e rimase chiusa così a lungo che si perse l’ira del ragazzo, che sbatté i pugni sul tavolo con tutti gli appunti di Maka sopra, tirò un calcio alle sedie e finì con le lacrime agli occhi, a fissare la distanza che lo separava dalla camera della sua Meister.
Maka aveva perso la sensibilità delle lacrime che bagnavano il cuscino. Se ne fregava delle codine sfatte, del naso gocciolante, della voglia irrefrenabile di prenderlo a schiaffi. Tutto ciò non contava nulla, perché tutto ciò che vedeva la ragazza era il destino che le cadeva addosso. Aveva mantenuto le distanze mentre erano in cucina perché non era  pronta, aveva avuto paura e ora se ne pentiva. In quel momento si era sentita in pace con se stessa, aveva rispettato i propri tempi, ma non aveva pensato a Soul.
Era stata egoista, e ora aveva perso l’ultima possibilità che aveva di stare con lui.
In questo momento disperato, Maka ricordò che aveva voluto baciarlo. Così tanto che si era sentita scottare, mentre lui con un sorriso che non gli aveva mai visto addosso le lanciava addosso una manciata di farina. Aveva voluto unire le sue labbra con le proprie, prendergli i capelli e stringerlo così forte a sé da fondersi con lui. Lo aveva desiderato e non aveva mosso un dito. Ora sarebbe rimasta sola con solo quello a tenerle compagnia: un desiderio mai realizzato.
Dal canto suo, anche Soul si ritrovò a fissare ogni venatura del legno della porta come dovesse imprimerla a fuoco nelle proprie pupille.
Nella testa del ragazzo le cose presero posto con una lentezza estenuante, mentre Maka aveva già tratto le sue conclusioni. In tutti e due sorse il pensiero, inesorabile e spiazzante, che tutto era finito.

N/A
Come al solito, un grazie infinito a tutti i recensori e a tutti i lettori.
Siete nel mio cuore.

   
 
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