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Autore: lithium    29/08/2013    4 recensioni
Fergus Finnigan non può credere alle sue orecchie quando, fresco diplomato dell'Accademia degli Auror, gli viene offerta la posizione di Assistente Personale Temporaneo del Capitano Ronald Weasley. Si imbarcherà in un'avventura roccambolesca, fatta di appunti indecifrabili, auror gelosi, incidenti di percorso e un cattivissimo mago oscuro. E chissà se lungo la strada non troverà anche il tempo per innamorarsi.
Dal primo capitolo: "“Ehi, su, su, ora non fare quella faccia! Dannazione, Hermione mi ha detto un milione di volte che devo essere meno severo con le reclute. Non dirai a nessuno che ti ho spaventato, vero?” Chiese il Capitano, passando in venti secondi netti da minaccioso e terrorizzante all’uomo più sorridente ed accomodante che Fergus avesse mai visto.
Scosse la testa “Nossignore, Signore.”
“Bravo ragazzo! Ci intenderemo alla grande io e te! Certo non hai le gambe che aveva Annette, ma non si può avere tutto. E poi, ripensandoci, credo che siano state proprio le gambe di Annette a causarle quest’increscioso incidente dei gemelli…” disse Ron, pensieroso.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Percy Weasley, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il caso Mackenzie serie'
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Nota dell’autrice: ho cercato di aggiornare con rapidità senza rinunciare alla sostanza del capitolo. Grazie a tutti coloro che commentano, inseriscono la storia tra le preferite, le ricordate o le seguite.


CAPITOLO XII


DI ISTINTO, INTERMEZZI ED INSUBORDINAZIONE


Nei quattro anni in cui era stato sposato Ronald Weasley non ricordava di aver mai guardato la porta della propria abitazione temendo di attraversarla. Oltre quell’uscio c’era tutta la sua vita. Hermione Granger sarà anche stata un’eroina della guerra magica, un Ordine di Merlino Prima Classe, la strega più brillante del loro tempo, l’impiegata più straordinaria che il Dipartimento per il controllo delle Creature Magiche avesse mai avuto, ma non era questo quello a cui Ron stava pensando. No, quando guardava sua moglie lui vedeva ben altro: la bambina con i denti sporgenti e i capelli cespugliosi, la piccola so-tutto-io che gli dava sui nervi, la ragazzina che aveva dato uno schiaffo a Draco Malfoy, la ragazza che aveva danzato al Ballo del Ceppo con Victor Krum finché il suo stomaco non si era tanto contorto da dargli la nausea, quella che aveva visto cadere all’Ufficio dei Misteri sotto il maleficio silenzioso di Dolohov, la strega che dopo aver passato lunghi interminabili minuti a contorcersi per la gioia di Bellatrix Lestrange, s’era sorretta alla sua spalla per dare l’ultimo addio ad un Elfo Domestico, la giovane donna che aveva baciato nella Stanza delle Necessità, la donna che aveva sposato nel matrimonio più babbano al quale uno Weasley avesse presenziato, la madre dei suoi figli. Come avrebbe potuto chiederle di mettere di nuovo la sua vita a repentaglio? Cosa ne sarebbe stato di lui se qualcosa fosse stato storto? Non poteva rispondere a quella domanda. Non poteva focalizzarsi su quell’eventualità, la doveva seppellire così in fondo alla propria anima che nessuno avrebbe potuto farla riemergere. Avrebbero sconfitto Diodora Mackenzie, avrebbero salvato Audrey e il mondo magico. Sarebbe andata così.

La porta si aprì senza che lui avesse toccato la maniglia facendolo sussultare.

La donna in questione lo fissava stranita in tutto il suo metro e sessantacinque.

“Ron, cosa c’è?”

** * **

Aveva ascoltato in silenzio tutto ciò che Ron aveva da dirle. Aveva paura? Probabilmente sì, ma al momento non aveva ancora elaborato a sufficienza la notizia per poter focalizzarsi anche su soltanto una di quelle informazioni. Non era la prima volta che Hermione si trovava nella condizione di prendere una decisione dalla quale sarebbe dipeso non solo il suo futuro, ma più verosimilmente quello dell’intero Mondo Magico, quello di tutte le persone che amava. Non che l’esserci già passata rendesse la situazione più semplice.

Suo marito sembrava essere stato investito da uno schiacciasassi.

Da che si ricordava Ron aveva sempre cercato di mostrarsi forte dinanzi a lei, quell’atteggiamento aveva minacciato di mandare in pezzi la loro relazione, quanto aveva dovuto combattere per dimostrargli che non doveva soffocare il suo dolore e aprirsi con lei, dopo la morte di Fred. Anche dopo che aveva vinto con estenuante pazienza quelle barriere che il ragazzo s’era illuso di dover ergere per proteggerla da sè, le occasioni in cui s’era veramente lasciato andare di fronte a lei erano rare e sintomo di una sofferenza così profonda da rischiare di sopraffarlo, se non manifestata almeno in minima parte. Per un momento aveva pensato egoisticamente che se per una volta Ron fosse tornato a quell’atteggiamento di silenzioso ed impassibile martirio, l’avrebbe apprezzato. Ciò che le aveva detto era già difficile da elaborare senza dover pensare anche alla sua di sofferenza. Nel momento stesso in cui aveva formulato quel pensiero, Hermione s’era sentita malissimo per averlo fatto. Se c’era una cosa chiara in questa faccenda era che quella era un’emergenza che avrebbero affrontato insieme: insieme avrebbero trionfato, insieme sarebbero caduti.

Si costrinse a parlare.

“Hai ragione. Non abbiamo altra scelta.”

Il volto di Ron era così pallido sotto le lentiggini che sembrava sarebbe svenuto da un momento all’altro.

Alzandosi dal divano, prese nella sua piccola mano quella molto più grande di suo marito. “Andiamo a letto.” Sussurrò.

Ron la guardò perplesso. Le sue iridi blu alla ricerca di una spiegazione.

“Se non so cosa sarà di noi domani, voglio sapere che ho passato tutto il tempo che avevo a disposizione dimostrandoti quanto ti amo.”

Non sapeva cosa sarebbe stato di lei e della piccola vita che custodiva, non sapeva se avrebbe visto il sole tramontare ancora più di due volte, quello che sapeva era che avrebbe fatto tutto il necessario ed al momento ciò che era necessario era fare l’amore con il suo uomo finché non le fosse mancata la forza per un bacio in più.

** * **

Avrebbe dovuto dormire. Non poteva. Ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva Audrey, il pensiero di averla lasciata sola, in pericolo, probabilmente terrorizzata lo soffocava.

 

Per l’ennesima volta nella sua vita Percival Ignatius Weasley si sentiva di aver completamente fallito. Dicevano che era un uomo tutto d’un pezzo, affidabile, puntuale. Tutte qualità di cui il Procuratore Weasley era orgoglioso. Tutte qualità che erano ridotte a nulla, ora. Cosa diceva di un uomo il fatto di non essere nemmeno in grado di difendere la donna che amava? Non l’aveva protetta ed ora sarebbe toccato al suo fratellino e ad Hermione rischiare tutto ciò che avevano per tentare di rimediare alle sue mancanze. 

La storia aveva un modo veramente sadico di ripetersi. Sentiva una nausea tremenda. Dubitava che nel suo stomaco ci fosse ancora qualcosa che poteva sputare. Un uomo di trent'anni che aveva mandato ad Azkaban un numero non meglio precisato di criminali e Mangiamorte e tutto quello che poteva fare ora era stare a guardare. Guardare il contenuto del suo stomaco ripresentarsi contro la ceramica bianca, guardare le vite delle persone che amava sconvolte. No, Percy Weasley era stufo di stare a guardare. Se il fato gli avesse concesso di avere un futuro, gli avesse concesso di riavere Audrey avrebbe smesso di essere uno spettatore, questo era poco, ma sicuro.

Appoggiando la testa alle piastrelle dietro il suo capo, lanciò alla cieca un incantesimo insonorizzante sulla stanza.

Nessun altro sentì una bacchetta di cedro da dodici pollici impattare con le piastrelle di ceramica scivolando tra le dita della sua sinistra.

Nessun altro sentì i suoi singhiozzi disperati squarciare l’assoluto silenzio del piccolo bagno del suo appartamento.

** * **

L’orologio digitale sul suo comodino segnava le 4.46. Il braccio intorno alla sua vita nuda un memento tangibile di ciò che era successo.

L’alba era ancora lontana, ma i suoi pensieri l’avevano svegliata. Talvolta le pareva che gli ingranaggi del suo cervello vorticassero così velocemente che era inevitabile il suono la destasse.

In un altro frangente si sarebbe trovata estremamente a disagio in quella situazione. In un’altra eventualità la giovane avrebbe censurato la sua stessa condotta. In un’altra vita si sarebbe presa il lusso di scoprire pian piano cosa avrebbe potuto essere tra loro.

Diodora Mackenzie aveva mandato in fumo i suoi progetti. Per la prima volta da che ricordava aveva ascoltato il suo istinto e s’era buttata a capofitto in qualcosa. Quella criminale aveva in mente di togliere loro il futuro, lei sapeva con la certezza della fede in quello che aveva scoperto che non gliel’avrebbe mai permesso.

Era troppo presto per rinunciare a ciò che era appena sbocciato. Per una volta avrebbe lottato con puro ed incondizionato egoismo.

Accolandosi più stretta nell’abbraccio di un Fergus ancora addormentato, Thabatha Goldielocks promise silenziosamente a se stessa che avrebbe avuto altri cento, mille momenti come quelli. Diodora Mackenzie era in un mare di guai.

** * **

Audrey non sapeva quanto tempo era trascorso. Era stata una battaglia estenuante cercare di mantenere anche un minimo di coscienza di sé per tutto quel tempo. Era come fluttuare in un fluido di enorme densità, un esercizio che richiedeva tutta la concentrazione possibile e che minacciava di esaurire le sue ultime energie, ma era valsa la pena.

Come tutte le persone abituate a vivere sole, a bastare a se stesse, Diodora aveva l’abitudine di parlare tra sé e sé a tono così basso da essere quasi impercettibile, mugugnare più che altro. Audrey stessa lo faceva spesso. La sua infanzia solitaria, educata magicamente da maestri privati di volta in volta scelti negli spostamenti da un luogo all’altro per il lavoro di suo padre, aver vissuto per anni sola l’aveva resa un asso di quest’arte. Ciò che probabilmente la Mackenzie non sapeva era che la connessione che aveva creato tra loro per tenerla completamente soggiogata aveva reso la giovane Auror estremamente più sensibile del normale a ciò che circondava la sua carceriera. I suoi sussurri udibili per lei come se fossero stati urlati.

Parola per parola, lei aveva appreso il piano della strega nei minimi dettagli, in tutta la sua spaventosa gravità, il suo ruolo, così tremendo che tremava al pensiero di ciò che l’attendeva. Quello che Diodora non immaginava era che lottando minuto dopo interminabile minuto per pensare, Audrey aveva elaborato un piano per cercare di sabotarla. Se solo avesse potuto contattare gli auror, se solo ci fosse stato un modo per trasmettere un messaggio a Ron e gli altri. Un’esperta di lingue e crittografia incapace di comunicare, se Audrey non fosse stata tanto disperata, l’avrebbe trovato ironico.

Doveva esserci un modo e la giovane auror avrebbe dedicato sino al suo ultimo respiro per trovarlo.

** * **

“Ho parlato con Robards appena è arrivato al Ministero questa mattina…”

Se non fosse stato per l’accenno di barba non rasata sulle guance del suo migliore amico, Hermione avrebbe pensato di essersi risvegliata ad Hogwarts nel bagno di Mirtilla Malcontenta a preparare di nascosto un calderone di pozione polisucco. A pensarci bene però se avesse avuto nuovamente tredici anni, l’uomo appoggiato alla finestra del bagno dietro di lei non sarebbe stato suo marito e le sorti del mondo letteralmente nelle sue mani.

“… non intende prendere in considerazione il piano di Ron. Il Ministero non può rischiare la vita di un civile, tantomeno se è una donna incinta. La pubblicità negativa sarebbe devastante.”

Hermione lo guardò incredula, ma dietro di lei suo marito osservò amaro.

“Lo sapevamo, Harry. Robards non crede che Diodora possa realmente manipolare la magia pura, pensa che l’incantesimo non possa funzionare. Il coglione non si rende conto che se quella pazza ha ragione l’ultima cosa di cui dovrà preoccuparsi è la cattiva pubblicità.”

“Ed allora che faremo?” chiese sua moglie.

“L’unica cosa possibile: guadagnarci un altro Ordine di Merlino Prima Classe, infrangendo tutte le regole che esistono.” Sentenziò Harry. Non aveva bisogno di cercare lo sguardo di Ron per sapere che il suo consorte era perfettamente d’accordo con lui.

Hermione annuì. “Non mi sarei aspettata nient’altro. Sarà meglio avvertire Percy."

 

   
 
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