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Autore: Nyssa    04/03/2008    10 recensioni
L'amore non è solo come una rosa che sboccia o una pesca delicata, l'amore è anche una mela selvatica dal sapore un po' asprigno che nasce al freddo e tra le spine.
L'amore è fatto di tante cose, anche di imprevisti, esattamente come quello che colpisce Draco Malfoy ed Hermione Granger durante una delle loro solite litigate, ma che cosa gli è capitato veramente? E quali sono i tanti misteri della Londra babbana (ma non troppo) che Hermione è più che mai decisa a scoprire? E quali sono gli altrettanto sconosciuti motivi che spingono (o costringono?) Draco Malfoy a seguirla?
Prima classificata al Never Ending Story Awards - Terzo Turno secondo la scelta del pubblico.
Vincitrice nelle categorie: Best Saga, Best Romance, Best Plot e Best Couple (Draco/Hermione)
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Quando era giovane, il mondo attorno a lui gli pareva ingiusto, terribilmente inquinato e decisamente inadatto ad uno come lui

Premessa: è una vita che non scrivo più di premesse, ma per questo capitolo mi sembrava d’obbligo farlo.

Attenzione, il capitolo è decisamente NC17 a causa di scene un poco violente.

Veramente NC17 è solo una classificazione perché non credo che a diciott’anni uno sia mooooolto più maturo di quando ne ha 17, ma intendo che, se avete una certa sensibilità spiccata, magari saltate il tutto, anche se non ho dato il meglio (o il peggio) di me.

Appunto questo avviso perché è meglio abbondare visto che una volta stavo morendo di raccapriccio al leggere una fic senza target simili caratterizzata solo come Rating Arancione.

Vi auguro buona lettura!

Nyssa

 

*          *          *

 

Quando era giovane, il mondo attorno a lui gli pareva ingiusto, terribilmente inquinato e decisamente inadatto ad uno come lui.

Guardando dopo molto tempo il se stesso che era, gli parve di scorgere quasi una somiglianza tra lui e Tom, forse era per questo che tra tutti era stato il primo e l’unico ad accorgersi di quello che quel ragazzo era stato.

A Hogwarts era stato il più brillante studente di ogni tempo, c’erano esaminatori che avevano detto che non avevano mai visto fare certe cose con una bacchetta e avevano ragione, ma il merito non era tutto suo, la sua Bacchetta, la sua vecchia Bacchetta che lo accompagnava da molto era stata un aiuto non da poco.

 

Quando si è bravi e pieni di doti è facile guardare gli altri dall’alto in basso, giudicandoli degli incapaci per degli errori che non si commetterebbero mai, ma non tutti sono svelti d’ingegno, non tutti riescono a guardare il mondo distaccati meditando vendetta.

Già, vendetta…

Era vendetta che voleva e che aveva giurato quando suo padre li aveva lasciati, senz’altro troppo presto.

Quando era mancato lui doveva ancora terminare la scuola ed era stato allora che la Bacchetta gli era stata assegnata, era stato difficile riuscire ad utilizzarla, ma conoscendo il potenziale di quell’oggetto, aveva visto ciò che avrebbe potuto fare con quella. La vendetta era per sua sorella Ariana, costretta dai babbani come una pazza senza volontà, una creatura buona e dolce che possedeva poteri inimmaginabili e altrettanto incontrollabili per colpa di un branco di briganti egoisti che volevano rapinarli. Povera creatura.

Aveva giurato di starle accanto e si era impegnato fino a stare male, poi aveva creduto di riuscire a realizzare tutto ciò che voleva salendo sempre di più, era entrato nel mondo degli Auror, ma ci era rimasto per poco, finchè sua madre non era stata uccisa.

Sua sorella aveva avuto una delle sue crisi e l’aveva ferita a morte, senza neppure riuscire a ricordarsene, di fronte agli occhi esterrefatti di suo fratello Aberforth.

Aveva dovuto abbandonare gli studi e occuparsi di loro.

E ogni giorno era stato peggiore del precedente, i sentimenti che aveva per Ariana erano tutt’altro che fraterni e quello che sentiva verso la sua sorellina altro non era che ciò che la gente comune chiama amore.

Aveva deciso che si sarebbe sposato solo con una persona speciale, colta e intelligente, bella e piena di buone qualità, ma nella sua vita non si era ancora accorto che il canone al quale guardava era sua sorella e, ovviamente, nessuna delle sue compagne né delle ragazze che aveva conosciuto dopo poteva reggere il confronto; non lo sapeva allora, ma era innamorato di Ariana e l’aveva trattata come una dea in terra, idolatrata fino a farsi mare e schiacciato da quell’amore non corrisposto e decisamente sacrilego che provava verso una parente di sangue.

 

Poi era arrivato Grindewald.

Veniva da Drumstrang e non aveva terminato gli studi perché era stato espulso dalla scuola a causa di un grave fatto di cui non voleva mai parlare, dicendo che il preside e tutta la scuola erano un branco di fantocci radicati nelle loro convinzioni vecchie e sorpassate.

Grindewald era riuscito a risvegliare in lui i sentimenti di superiorità che aveva accantonato per un po’ quando aveva cessato gli studi e il senso di sporcizia tornò a farsi sentire, acuito dal peggiorare delle condizioni di sua sorella.

Avevano fatto amicizia e Grindewald era stato per lui un amico che non sperava di trovare, qualcuno così simile a lui che pareva uscito dai suoi sogni, il gemello che ciascuno sogna quando non si ha qualcuno che ci capisce.

I progetti di questo mago ambizioso, però, andavano al di là di quello che lui, Albus Silente, era disposto a mettere in gioco e, principalmente, su tre fattori: l’amore che Grindewald aveva per sua sorella, quel sentimento non lo sopportava, gli andava giù a fatica ed era ciò che più di tutto detestava in quella persona, anche se lo tollerava perché sapeva che quell’uomo non aveva possibilità e Ariana stessa gli aveva confidato di trovarlo troppo pieno di sé e borioso… come avrebbe reagito la sua sorellina se avesse saputo che lui non era poi tanto diverso?

Il secondo punto riguardava Aberforth, nonostante fosse il fratellino e tra loro ci fossero diversi anni di differenza, gli era molto legato come sentimento ereditato da sua madre che aveva per quella piccola peste un modo di fare tutto speciale. Aberforth non aveva le abilità del fratello maggiorr, ma la sua saggezza e la sua compostezza erano ciò che lo rendeva speciale per tutti e, forse, tra loro era a quel tempo il più maturo.

Grindewald lo detestava con tutto il cuore, opposto a quanto amava con trasporto la sorella, tanto il mago era impulsivo e avventato quanto l’altro era quieto e riflessivo e lo sprezzo con cui gli occhi verdi di Grindewald si posavano su quel bambino gli rimestava le viscere.

La terza cosa era ciò che Grindewald stesso era disposto a fare: tutto.

Non aveva freni né limitazioni, se ne infischiava delle istituzioni, delle regole e delle leggi, le infrangeva a suo piacimento senza preoccuparsi delle conseguenze come se fosse un intoccabile, superiore ad ogni altra creatura sulla terra e stava cominciando a coinvolgere anche lui e la sua disgraziata famiglia.

Albus, aveva molto da perdere, la famiglia era sulle sue spalle così come il segreto di Ariana che aveva sciaguratamente raccontato anche al suo fidato amico.

E tuttavia, il desiderio di vendetta non era ancora scemato neppure la metà di quanto avrebbe dovuto.

Viveva nella bambagia, credendo che tutto ruotasse intorno ai maghi e che i babbani fossero creature malvagie solamente perché avevano reso sua sorella quasi pazza, ma non aveva ancora indagato su quegli sconosciuti senza casa e senza cibo che cercavano il modo di tirare avanti in un tempo appena prima dello scoppio della Grande Guerra, dove la carestia era diffusa, le malattie ovunque, la morte acquattata in ogni anfratto.

Anime povere e senza averi che tentavano il tutto per tutto.

Erano cose che aveva saputo solamente dopo.

Dopo quella triste sera.

 

Aveva lasciato casa sua con una scusa per fare qualche ricerca sul passato di Grindewald, quel passato di cui lui non sapeva nulla e di cui voleva sapere, di cui era curioso.

Aveva incontrato un amico che aveva studiato a Drumstrang e che aveva frequentato con lui l’accademia per gli Auror, chiedendogli qualche dettaglio come se si trattasse di pettegolezzi.

Il Vaso di Pandora che si era scoperchiato era stato un colpo troppo duro, troppo violento e troppo repentino persino per lui che immaginava per la sua espulsione qualche marachella di poco conto.

E invece, una serie di atroci informazioni, sussurrate appena, cose proibite, avevano lasciato le labbra tremanti di Igor, il suo amico, che aveva raccontato come Grindewald si fosse reso responsabile di violenza su alcune ragazze di Beauxbatons in visita all’altra scuola, tre erano state le poverette che a stento avevano denunciato l’accaduto, anche se la preside dell’istituto e il rettore della scuola russa credevano che fossero di più.

Era stata comminata una punizione severissima per lo studente che, tuttavia, non prevedeva ancora l’espulsione, fino al triste giorno del Cielo Grigio.

È il nome con cui gli studenti di quella scuola ricordano l’avvenimento.

Ogni scuola ha i suoi scheletri e i suoi fantasmi, Mirtilla appartiene a Hogwarts, Yuri Julianovich a Drumstrang.

Yuri era stata la mente più brillante di tutti i tempi della scuola, se ne sentiva spesso parlare anche in Inghilterra, era una persona semplice e senza ambizioni che Grindwald non sopportava.

Era invidioso di quel biondo senza macchie, di quell’anima candida che stava simpatica a tutti.

Lo uccise.

E non fu un raptus di follia, ma un omicidio calcolato nei dettagli dove solo una pedina si trovava fuori posto: Marlene Fleur-de-Lise.

Nella tragica mattina di quel ventisette ottobre, un fagotto informe era stato deposto oltre l’ingresso dell’austero monastero Greco-Ortodosso che fungeva da sede della scuola, dalle coperte cenciose sbucava solo la testa immobile e circondata dai capelli biondi di Yuri, il terrore dipinto negli occhi celesti spalancati in maniera innaturale.

Pochi assistettero alla scena del ritrovamento e ancora meno furono quelli che esaminarono il cadavere sul quale non era rimasto che un brandello di pelle a ricoprirgli il volto.

Muscoli e tendini in vista, scoperti da quella patina chiara e tipicamente russa che era la l’epidermide, misteriosamente scomparsa.

La pelle che era stata toccata da Marlene, che aveva commesso peccato a scegliere lui anziché Grindewald.

Per cinque settimane la scuola rimase chiusa e gli studenti confinati, anche le ospiti francesi, finchè Marlene, vinta la paura, si decise a confessare.

L’orrore che raccontò era qualcosa di incredibile per il vecchio insegnate che dirigeva quella scuola di disciplina militare, un insegnante dalla morale ferrea e dai modi altrettanto severi che poco aveva a che spartire con Karkaroff.

Marlene venne messa sotto scorta armata dal Ministero della Magia Russo e Grindewald condannato per l’omicidio del suo compagno.

Trascorse sette anni in carcere dove, tuttavia, si raccontava, non era riuscito a superare la cosa e neppure a pentirsi dell’orrenda faccenda.

Aveva lasciato la Russia per l’Inghilterra dove nessuno conosceva i suoi macabri segreti.

 

Quando Albus Silente aveva riaperto gli occhi, una nuova verità e un nuovo passato aleggiavano intorno alla figura del suo amico che mai aveva dato a vedere di essere una tale macchina assetata di sangue.

Decise di non credere a quelle fandonie e, tuttavia, una nuova sensazione di inquietudine lo invase al ricordo di sua sorella e di suo fratello soli in casa in sua compagnia.

Quando tornò, il peggio era già avvenuto perché la sua bella Ariana, la sorellina preferita, pura come un giglio, era in un lago di sangue sul pavimento.

I bei capelli biondi cadevano a ciocche disordinatamente e impiastrati dal rosso che si stava rapprendendo.

Non era morta, ma stava rischiando molto.

E Grindewald non aveva ancora terminato la sua carneficina perché Aberforth, testimone involontario come Marlene, non doveva vivere un istante di più.

Marlene aveva fatto un vita nascosta per il resto della sua esistenza, rinchiusa in un convento sulla Manica da cui non aveva mai messo piede fuori.

Aberforth non sarebbe stato altrettanto fortunato se, spalancata la porta, Albus avesse esitato un istante di più.

Ma la rabbia nel vedere quella scena straziante e quella persona che credeva amica esaltata dal rosso che schizzava, quasi gaudente di quello spettacolo raccapricciante, gli aveva fatto perdere il senno e, impugnata la bacchetta, la battaglia aveva infuriato.

Si dice che una persona arrabbiata dia il meglio di sé e quelle magie che mai nessuno aveva creduto di poter vedere fatte da una bacchetta, divennero magie di crudeltà verso colui che aveva cercato di strappargli senza motivo le uniche due persone a cui aveva voluto veramente bene e che gliene volevano altrettanto e che, allo stesso tempo, lo stava privando dell’amico perfetto: il tradimento di un’amicizia è un atto imperdonabile.

Era una rabbia comprensibile.

Ma furiosa e violentissima.

Tanto che rischiava di uccidere quel traditore e assassino.

Ma non lo fece e se ne pentì e questi riuscì a scappare.

 

Con l’arrivo delle autorità, Ariana e Aberforth vennero subito condotti al San Mungo e sopravvissero entrambi.

A ricordo della scena, suo fratello aveva ancora una cicatrice che gli segnava il sopracciglio e la guancia sinistra.

 

Albus Silente aveva deciso che andare a Hogwarts sarebbe stata la soluzione migliore, la Scuola era un posto sicuro e accettando il titolo di insegnante avrebbe potuto tenere con sé sua sorella mentre suo fratello entrava negli Auror.

Così era stato.

Ma la disgrazia è sempre in agguato e sua sorella era morta nel dare alla luce un bambino.

La cagionevole Ariana non era in grado di sopportare neppure la sua debole vita, tantomeno quella di un neonato che le cresceva dentro assorbendo quella poca energia che già le serviva.

Un bambino figlio di Ariana Silente e di Grindewald.

La sua più grande vergogna e il suo più grande orgoglio.

Era tutto ciò che gli rimaneva di sua sorella.

E non poteva tenerlo con sé.

E nel frattempo quel mago rinnegato continuava a vivere libero, sapeva che si era infiltrato in Germania tra i gerarchi del fuhrer e sperava solo che morisse.

 

*          *          *

 

Aprì gli occhi e vide un altro paio di iridi azzurre che lo scrutavano.

Minerva McGranitt… l’aveva conosciuta proprio in quel periodo della sua vita, lei studentessa della Scuola, sua sorella appena morta.

Il suo segreto celato con cura tra le pieghe di ricordi che sarebbero rimasti indelebili.

Sospirò profondamente nel riconoscere le rughe familiari del volto di lei, i capelli grigi che striavano la crocchia severa in con cui castigava la sua vanità. Era sempre stata una ragazza solitaria che se ne stava sulle sue, che era se stessa solo all’interno del grande clan che era la sua famiglia, eppure, nonostante questo suo essere schivo, gli era saltata subito agli occhi.

Sua sorella Ariana era morta quando Minerva era ormai al terzo anno di Hogwarts, se sua sorella fosse stata normale avrebbe frequentato l’ultimo… non c’era una grande differenza di età tra quelle due donne così diverse l’una dall’altra.

Ogni tanto ci rifletteva e cercava di immaginare in quale Casa Ariana sarebbe stata smistata se fosse entrata alla Scuola di Magia, era una fiera Gryffindor, ma una intelligente Ravenclaw e anche una conciliante Hufflepuff, non la vedeva molto tra gli alteri e sdegnosi Slytherin, ma se avesse voluto probabilmente sarebbe riuscita a farsi strada anche tra loro visto che la famiglia da cui proveniva vantava un passato purosangue del tutto invidiabile.

 

Pensandoci e ripensandoci, non riusciva a ricordare cosa avesse visto di così somigliante tra Minerva e Ariana, sua sorella era allegra e gentile, l’altra schiva e solitaria, introversa e sempre sulle sue, abituata al chiasso e alla baldoria tutta scozzese in cui era nata, raffinata ed elegante la bionda Silente.

Ma c’era una differenza abissale tra le due: mentre nel caso dell’ultimogenita della famiglia Silente il sentimento nei suoi confronti da parte del fratello maggiore era qualcosa di sacrilego e peccatore, una macchia incancellabile e del tutto non corrisposto se non con del banale affetto fraterno, nell’altro caso erano i sentimenti di Minerva verso il suo professore che erano etichettati come sbagliati, una relazione tra alunna e insegnante, vergogna della scuola, schifo dell’altero preside Dippet.

Entrambi segreti e mai detti.

E anche in quel caso, non corrisposti.

 

O forse solo in parte, perché si sentiva sempre irrimediabilmente attratto da lei nella sua lontananza, arrivando perfino a paragonala all’unica donna che avesse mai usato come metro di giudizio per le altre.

Forse il destino suo e di Minerva era legato già da prima che si incontrassero.

 

Legato dal nastro bianco dalla fiducia e da quello rosso dell’amore.

Ma rosso anche come dolore, come passione, come sangue.

 

Terribile era stato quello che le aveva fatto quella lontana notte alla luce della luna.

Su di lei aveva sfogato il sentimento represso che per tanti anni aveva conservato gelosamente dentro di sé, dando vita ad un mostro nella vana speranza, per una volta, di essere qualcuno speciale per Ariana.

 

Ma la ragazza che gridava di dolore non era sua sorella che mai aveva corrisposto i suoi sentimenti.

La ragazza che urlava straziata era una giovane innocente della luce baluginante della luna, la vittima sacrificale dei suoi sentimenti troppo a lungo negati.

La ragazza con lui aveva sentimenti analoghi ai suoi, altrettanto sbagliati, ma non lo comprendeva perché non sapeva niente del suo “adorato professore” e tantomeno del suo vergognoso segreto.

La ragazza sotto di lui non si chiamava Ariana, ma Minerva, come la dea romana della saggezza, della pace, dell’equilibrio, rappresentata con la spada in una mano e con la bilancia della giustizia nell’altra.

E lui, mai e poi mai, sarebbe riuscito a fare ad Ariana quello che aveva fatto a lei.

 

Non era stato migliore di Grindewald che aveva usato violenza a sua sorella, lui aveva fatto qualcosa di peggiore perché Ariana non si fidava di quel suo amico, quella studentessa, invece, non aveva motivo di avere timore di lui che era il suo insegnante e, in teoria, qualcuno che avrebbe dovuto insegnarle e proteggerla.

 

L’unica cosa che le aveva insegnato era che il mondo è una valle di lacrime e l’unica persona da cui doveva essere protetta era proprio lui.

 

Come aveva fatto Minerva McGranitt a trovare la forza di perdonarlo?

Era un mago famoso, stimato e onorato, di indubbia intelligenza e dai poteri enormi, eppure non la comprendeva e non riusciva a sapere dove lei avesse trovato quella forza.

Con tutta la sua scienza e le sue conoscenze, gli mancava il tassello che andava oltre.

E lei lo sapeva.

Per questo, da allora, si era sempre rifiutata di ripetere quelle parole che avevano accompagnato il suo perdono.

Due parole banali che la gente usa e di cui abusa, ma che, da una persona come lei, hanno un significato particolarissimo e una carica impressionante.

 

Dove quella ragazza minuta trovava il coraggio di andare avanti ogni giorno buttandosi dietro il passato?

Da dove prendeva la vita che le permetteva di occuparsi di altri, lui per primo, cercando di comprendere senza sapere?

Non le aveva mai rivelato la sua storia, solo in parte.

Lei sapeva che era innamorato di Ariana, a lei lo aveva detto, una notte di luna piena molti anni dopo quella tragica esperienza.

Ma non le aveva detto di ciò che era accaduto dopo.

Non le aveva detto che sua sorella aveva avuto un figlio, lei sapeva solo che lui aveva un altro parente oltre a Aberforth.

E non le aveva neppure detto le due cose fondamentali del perché adesso stavano succedendo tutte quelle cose apparentemente senza senso.

 

Non era stato per il Ministero che aveva ucciso Grindewald, ma per vendetta, una vendetta che cercava da molto e nella quale aveva sommato il suo odio iniziale per i babbani, piano piano scemato dopo essere venuto a conoscenza della storia di quella povera gente. Una vendetta che era radicata nella memoria di sua sorella, nella vita di suo nipote e nella sua, distrutta. E nella quale c’entrava anche il male che lui aveva fatto a Minerva.

Quando Ariana era morta e dopo aver violentato Minerva, aveva cominciato a riflettere molto e a voler sapere chi fossero quelle persone.

L’aveva saputo.

E non era riuscito a serbare tutto il rancore di una volta.

Da allora, per ciascuno che aveva conosciuto, aveva un poco indagato nel suo passato.

 

*          *          *

 

Aprì gli occhi.

Lei era seduta lì, accanto al suo letto, che leggeva un libro di Trasfigurazione, come quando era una ragazzina innocente.

Udito il rumore delle coperte che si smuovevano aveva alzato gli occhi segnati dalla sua lettura e li aveva posati su di lui, aspettando qualcosa.

Gli occhi grigi oltre le lenti stavano aspettando qualcosa che lui sapeva le avrebbe presto detto.

-          Prendi un foglio di carta

Disse appena.

Lei non aspettò che aggiungesse altro e richiamò dalla scrivania una pergamena e la lunga piuma colorata col pennino d’oro che lui usava spesso per firmare i documenti importanti.

 

Il foglio bianco si fermò davanti a lui e la penna pronta per essere impugnata.

Albus Silente la prese tra le dita deformate dall’artrite e cominciò a tratteggiare le lettere lunghe e voluttuose: non era riuscito a liberarsi di quel modo di scrivere così ottocentesco e molto vanitoso, era l’unica cosa che era rimasta in lui del vecchio Albus oltre ad un baule di ricordi che pesava quanto il Cielo sorretto da Atlante.

 

Cercate l’Onore dei Black

Albus Silente

Una missiva quantomai enigmatica e oscura, ma non poteva permettersi di divulgare particolari e informazioni della sua vita privata.

Non era certo di poter dire tutto anche a loro, i due ragazzi che aveva mandato a Londra, anzi, veramente non si sentiva di poterlo fare neppure con LEI, ma quello era un altro caso, a lei lo doveva e lo avrebbe fatto.

Loro… avrebbero trovato la loro strada da soli.

 

Con un gesto della mano la tortora grigia tornò al davanzale della finestra accanto al letto a baldacchino e si fece largo tra i vetri accostati per entrare nella stanza.

Silente le regalò una carezza sul piumaggio grigio e l’animale emise un suono gutturale di soddisfazione, dopodiché l’uomo le legò alla zampa la pergamena rimpicciolita e lasciò che l’uccello partisse per la sua nuova missione.

 

-          Vieni, Minerva, adesso saprai perché.

 

Minerva McGranitt si sistemò la gonna scozzese sulla poltrona accanto al letto e con lo sguardo serio di quando seguiva un compito in classe dei suoi alunni, si apprestò ad ascoltare quanto quell’uomo aveva da dirle.

Un segreto che, lo sapeva, risaliva a molti anni prima e che aveva avuto conseguenze impreviste.

 

*          *          *

 

Nell’attico londinese di Raymond due ragazzi stavano dormendo nel letto.

 

Draco aprì gli occhi al secondo picchiettio contro i vetri, ormai era abituato a quel suono divenuto, dopo diciott’anni vissuti nel mondo magico, molto familiare.

In verità non lo sarebbe dovuto essere, visto che i messaggi a casa Malfoy arrivano sempre dalla porta principale e passano al vaglio di elfi domestici specializzati nello smistamento della posta e un maggiordomo apposito, tuttavia, da bravo ragazzo figlio di papà che alla fine s’è rivelato il peggior traditore dei mangiamorte dopo Regulus Black e Severus Piton, si era sempre fatto spedire le cose “importanti” direttamente in camera, in modo che la servitù del castello non avesse di che spettegolare alle sue spalle e, soprattutto, con i suoi genitori.

 

Era diventato membro dell’Ordine da meno di sei mesi, ma la sua conversione, se di conversione di poteva parlare, era cominciata nel momento stesso in cui aveva ricevuto il potere di dare fuoco al mondo e lasciarlo bruciare per l’eternità.

Era un potere legato doppiamente a Silente che poteva impedire quella follia quando voleva.

Lo stesso Silente che era a capo del fantomatico Ordine frequentato solo da prossimi suicidi, quel Silente che aveva disprezzato per anni e che, all’improvviso, era visto sotto una luce nuova.

 

Silente aveva avuto un potere analogo al suo molto tempo prima ed era stato in grado di gestirlo e usarlo con senso, lui, che lo aveva appreso solo da pochi giorni, non sapeva cosa farne.

Per questo aveva incominciato a stimare quel professore un poco svampito, perché sapeva che il freno che doveva esercitare su se stesso per tenere a bada la Bacchetta, la fantomatica Elder Wand, era dieci volte superiore a quello che doveva compiere lui.

 

Aprì un occhio e mise a fuoco un fiore stampato e un bottone.

Pessimo inizio di giornata.

 

Spostò la mano destra e tastò una ciocca di capelli, perfetto, dalla padella alla griglia! O come diavolo dicevano quegli stupidi babbani.

 

Sollevò la testa e vide, appoggiata alla sua, quella della mezzosangue con i tratti adulti, ciò significava che lui era tornato bambino… magnifico… quante altre notizie pericolose per la sua circolazione cardiaca doveva ricevere nei prossimi quindici minuti?

 

A confermare la cosa, la ragazza strinse la presa delle sue braccia, intrappolandolo in una specie di pigiama azzurro e facendogli appoggiare involontariamente la testa su qualcosa di morbido.

Il sangue gli defluì totalmente dal cervello per andare a concentrarsi in un altro punto decisamente più pericoloso.

Decise di prendere in mano la situazione prima che questa degenerasse oltre l’immaginazione della poveretta addormentata

 

-          Mezzosangue, cazzo, cos’è? Mi vuoi ammazzare di prima mattina?

 

Hermione aprì gli occhi e si stropicciò prima il destro e poi il sinistro mettendo a fuoco la figuretta infantile del ragazzo che le stava di fronte e la guardava con la faccia ideale come copertina da “Elogio alla follia”

Cosa avesse da urlare tanto di prima mattina, poi, era ancora un mistero irrisolto e non riusciva davvero a capire perché dovesse buttarla giù dal letto alle… guardò un secondo l’orologio a muro: le otto di mattina?! Ma stava scherzando? Cosa aveva di così urgente per tirarla in piedi a quell’ora il primo giorno dell’anno?

E perché il biondastro si stava tenendo tutto quel lenzuolo intorno?

 

-          Perché mi hai svegliata così presto? – chiese sbadigliando e stiracchiando le braccia intorno alla testa

 

Lo sguardo truce del ragazzo non era un aiuto.

 

-          Mezzosangue, forse ci sono un paio di cosette che dovresti sapere quando si sta a letto con un uomo…

-          Io vedo solo un bambino – puntualizzò lei abbozzando un sorriso – e poi perché ti sei preso tutto quel lenzuolo? Ho freddo…

-          Granger, ascoltami bene per una volta nella vita – lei alzò gli occhi, come se non lo avesse mai fatto… - punto numero uno: stavi cercando di strozzarmi? – parve un poco stupita dalla cosa – e punto numero due: se ci tieni a cambiare le tue parole di ieri sera il lenzuolo me lo levo anche, ma credo che sarebbe una scossa un po’ troppo violenta per il tuo pudore

Le sue guance si tinsero di un colore rosso piuttosto accesso mentre si affrettava a distogliere lo sguardo e a voltargli le spalle.

 

Quando la porta del bagno si fu chiusa dietro di lei il biondo poté finalmente tirare un sospiro di sollievo.

In verità non lo stava per niente soffocando e di certo non sarebbe stato il primo ad allontanarsi da quell’abbraccio involontario se la sera precedente non avesse detto quelle due stronzate in croce che l’avevano reso al contempo il suo idolo e lo zimbello di se stesso.

Una scenetta del genere sarebbe stata mimata negli anni a venire come la cosa più stupida e imbarazzante che un ragazzo prossimo a portarsi a letto una ragazza potesse dire.

Come aveva potuto dire una cosa del genere?

Doveva essere stata tutta colpa dello champagne scadente che aveva bevuto a quel maledetto locale e poi… doveva anche essere un po’ impazzito visto che aveva fatto due cose che non avrebbe dovuto: raccontarle la storia delle Reliquie e cercare di portarsela a letto; anche se la vetta della sua stupidità era stata raggiunta quando le aveva detto che l’avrebbe baciata anche senza una ragione.

Una specie di caduta di stile con una come la Granger con cui, generalmente, cercava di giustificare anche il minimo trasporto che lo stare insieme gli procurava.

 

Sbuffò e scese a sua volta dal letto, le scarpe della sera prima erano sparpagliati sul pavimento e i vestiti suoi e della mezzosangue sulle sedie intorno… beh, bisognava dire che la situazione era quantomeno equivoca per un esterno…

Si mise le pantofole che gli stavano larghe e si avvicinò alla finestra dove uno stormo di volatili in attesa stavano aspettando il suo risveglio più o meno quietamente.

Riconobbe la tortora di Silente, la civetta bianca di Potty, il falco nero con il quale aveva mandato il messaggio al preside e altra corrispondenza inutile. Aprì la portafinestra e li fece entrare ad uno ad uno, Edvige con un’aria particolarmente bellicosa, probabilmente sotto l’influsso della missiva del suo padrone.

 

Prese la zampa e le slegò i due foglietti che vi erano assicurati, sul dorso del primo era segnato “X Draco Malfoy (Hermione è meglio se non leggi)”, ghignò divertito dalla cosa, chissà che gli stava scrivendo quel maledetto grifondoro di così terribile che gli occhi innocenti della sua amica non potessero tollerare… sul secondo foglietto, ovviamente, era scritto “X Hermione (Malfoy tieni le tue zampe viscide lontane da qui!!!)”.

Prese entrambi e li aprì senza troppi complimenti infischiandosene delle raccomandazioni.

La letterina di Sfregiato cominciava con un “Se le metti le mani addosso ti ammazzo!” al posto del solito “Caro Draco” oppure “Gentile signor Malfoy”… curioso il metodo del cercatore rosso-oro di incominciare le sue missive… decise di prenderla sul ridere e si sedette sulla poltrona continuando ad assimilare violente minacce di sorta nel caso avesse provato a torcere un solo capello alla sacrosanta Caposcuola dei Grifoni, presto canonizzata come vergine immacolata anche grazie al suo intelligente contributo.

Lanciò un’occhiata alla porta chiusa del bagno e si lasciò sfuggire un sorrisetto poi accantonò gli improperi per passare alla lettera che Potter aveva mandato alla sua migliore amica.

L’incipit di quest’ultima era decisamente differente rispetto a quella indirizzata a lui e terminava con baci, abbracci e raccomandazioni da mammina ansiosa, sbuffò nel leggere di non dargli “troppa” confidenza, di non aprire alla porta e di camminare sempre nella parte interna del marciapiede.

Rimirò scettico la lettera tra le mani, ma Potty s’era fumato qualcosa di pesante prima di mettersi a scrivere? Insomma, se non ricordava male la mezzosangue aveva vissuto a Londra almeno una decina d’anni, quindi queste cose avrebbe dovuto sapere da sola… per quanto riguardava la confidenza… beh, era un po’ tardino, anche se forse non era il caso di ragguagliare San Potter sugli ultimi sviluppi dei loro “scambi d’opinione”, soprattutto quello della sera prima.

-          Immagino che la privacy non esista nel tuo vocabolario – sottolineò una voce femminile e la Granger in accappatoio gli comparve davanti arrabbiata, il broncio stampato su quelle belle labbra che aveva baciato fino alla sera prima; le mani appoggiate sui fianchi le davano tutta l’aria della mammina incazzosa che l’austera Narcissa non gli aveva mai riservato

Draco sbuffò e posò la lettera passando all’altra, questa volta di Lenticchia Weasley, sempre per lei.

Ignorando il disappunto negli occhi della ragazza, si mise a leggere una cronistoria della relazione tra la Donnola e Lavanda-cretina-Brown che gli fece quasi venire il voltastomaco già di prima mattina.

Mise da parte anche quella prima che la cena della sera prima decidesse di tornare da dove era venuta.

L’altra lettera apparteneva a Daphne, in vacanza sulle Alpi svizzere che si divertiva come una matta a sciare e stava insegnando a Paciock, affettuosamente riferito come “Teddy” (il Bear era opzionale); insomma, Hogwarts era diventata il covo di smielatezze peggio dei romanzi da ragazzine!

Blaise mandava appena due righe informandolo che sua madre e il nuovo marito erano ai ferri corti e lui si faceva un gran ridere: non faceva riferimenti al presunto coinvolgimento di Cassandra nella setta dei mangiamorte, ma sembrava comunque di buon’umore. Appuntava anche che Pansy Parkinson soffriva di crisi depressive a rimanere a scuola per le vacanze di Natale, in compenso aveva visto sua madre Nicholaa al party natalizio che Cassy aveva organizzato e gli pareva stranamente deperita.

Ma era mai possibile che tutta quella gente dovesse scrivergli proprio per il primo dell’anno e soprattutto per informarlo solo di certe stupidaggini?

Ovvio che Nicholaa era deperita, quei pazzi maniaci della distruzione del mondo la stavano sfruttando come una schiava al seguito di una sconosciuta entità che doveva rimanere in vita fino alla morte di Silente!

Lui avrebbe preferito tornarsene a dormire per un’altra oretta al posto che smistare la corrispondenza come un banale elfo domestico di basso livello.

Lasciò volutamente la tortora di Silente per ultima in modo che potesse aver smaltito il sonno prima di imbattersi nell’ennesimo casino della sua vita, nonché il primo di quel nuovo anno.

La pergamena della scuola era casualmente molto differente dalle altre, filigranata e dal colore giallino di tutti i documenti ufficiali, chiusa con la ceralacca rossa e impressa col sigillo dell’anello del preside.

Srotolò il piccolo papiro e lesse le due righe firmate da Silente

-          Quel vecchio rimbecillito avrebbe un futuro come Ermetico – commentò passando distratto il foglio alla compagna che si affrettò a mettere da parte le imbarazzanti raccomandazioni di mamma Potter e la rubrica d’amore di Ronald.

Lei sollevò le sopracciglia a leggere le parole e lo guardò di sbieco

-          Ogni tanto mi domando perché debba parlare sempre per enigmi – ma nei suoi occhi leggeva già l’espressione da cccia-al-tesoro

Il biondo si strinse nelle spalle e guardò con aria adorante il pacchetto di sigarette dimenticato sul mobile che gli aveva lasciato Blaise e che aveva intaccato la sera prima; ma aveva promesso di non fumare quando non si trovava alla sua età naturale e quindi doveva mantenere la parola, anche se del patto fatto con Silente ne aveva fatto carta da camino.

Beh, per la precisione lui aveva cercato di proteggerla, ma se ci si metteva anche il preside e la sua amata famiglia Black, beh, era decisamente improbabile che riuscisse a fare altro che portarsela dietro, quella aveva il naso da tartufi per i guai pericolosi, malata della stessa sindrome di Potty.

-          Secondo te cosa c’entra l’onore dei Black?

-          Ne parla come se ne avessero mai avuto uno…

-          Di sicuro hanno un ego smisurato come voi Malfoy

Lui ghignò malefico, un sorriso satanico che s’intonava difficilmente con la faccia d’angioletto

-          Mi trattengo dal fare una battutaccia solo perché sei tu…

-          Quanta considerazione!

Erano alle solite, ovvero ai ferri corti: battutine, frecciatine, parole pregne di doppisensi e sottintesi più o meno voluti.

-          Che facciamo? – chiese ancora la riccia cercando di ignorare la provocazione

-          Io me ne torno a dormire, ho sonno

-          Ma Silente ha detto che dobbiamo cercare l’onore dei Black! – appunto, se oltre alla caccia al tesoro il preside gli organizzava anche la corsa nei sacchi e il tiro alla fune erano pronti per una festa campestre…

-          E vuoi farlo il primo dell’anno? Fuori nevica, fa freddo e la cena di ieri sera mi è appena tornata su dopo aver letto le letterine di Sfregiato e Lenticchia

-          Nessuno ti aveva autorizzato ad aprire la mia posta! – sottolineò lei indicando le parole di minaccia di Harry contro i possibili curiosi

Malfoy non ci fece caso, si infilò sotto le coperte e se le tirò fin sopra la testa, girandosi su un fianco e poi sull’altro.

La ragazza sbuffò sonoramente appoggiando i fogli sul tavolino, andò alla libreria e prese penna e calamaio per rispondere a ciascuno quando vide il broncio di disappunto di lui che le indicava di tornare a dormire subito.

Le scappò quasi da ridere, ma appoggiò il set da scrittura e si infilò nuovamente a letto.

Non riusciva proprio a dirgli di no quando aveva quell’età, le ricordava un po’ il fratellino che non aveva mai avuto, ma che aveva tanto sognato.

Eppoi…

 

*          *          *

 

Spazio autrice: eccomi tornata dalla mia bella gita d’istruzione!

Se non fossi appena rientrata probabilmente ripartirei subito, Monaco è il regno dello shopping e ci poserei tutti i miei dindini, ma si sa, quelli mancano sempre…

E’ stato davvero un viaggio interessante ed avvincente, molto divertente ed istruttivo (cosa che è raramente una gita scolastica) e vi ringrazio tutti per avermi augurato di trascorrere questo bel periodo!

 

Mi dispiace moltissimo di non aver potuto aggiornare il lunedì prima della partenza, ma ero leggermente (da sottolineare sei volte) in crisi con valigie e simili ed ero tempestata di telefonate, quindi spero mi scuserete…

 

Ad ogni modo, mi auguro che il nuovo aggiornamento vi sia piaciuto, aspetto ansiosa di sapere cosa mi direte di questo post, ciao e un bacione grande dalla vostra appena rientrata Nyssa

Smack!

 

Luana1985: e non credere che siano finiti qui! Mi sa proprio che dovrò aumentare il numero di capitoli in previsione, ho proprio paura di non riuscire a terminarla entro i 20… sigh, e io che dovrei anche pensare a studiare e alla tesina… vabbè, io spero che ti sia piaciuto anche il nuovo capitolo, ciao e un bacione! Nyssa

 

crici:_82: ecco qui un capitolo con qualche segreto in più, questa volta riguardante un personaggio già scomparso (Grindewald) e qualcuno ancora da venire.

Per gli altri credo che dovrai pazientare un poco ma spero che il cappy ti sia piaciuto ugualmente! Ciao e un bacio, Nyssa

 

potterna_88_: ehehe, come puoi immaginare non siamo ancora arrivati al termine delle rivelazioni shock, forse ci vorrà ancora un pochetto, ma nel frattempo continua la vicenda e presto… no, è meglio che stia zitta XP

Effettivamente è stato strano anche per me far dire a Draco quelle cose nel precedente cappy, ma poi ho pensato a come potesse sentirsi lei e, nonostante tutto, non credo che avrebbe detto di no, sia pure perché Draco è molto bravo, quindi non credo le avrebbe fatto tanto schifo… quantomeno, a me non lo avrebbe fatto e dato che i personaggi sono un po’ i loro autori ecco il risultato finale.

La storia di Silente e Minerva continua e continuerà perché, chiaramente, in questa vicenda hanno un ruolo radicalmente diverso e quasi di primo piano rispetto all’altra, quindi stai pronta ad aspettare e vedere.

Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, un bacione grande! Nyssa

 

Lord Mariya: sono curiosa di sapere che cosa hai previsto per gli svolgimenti futuri, così vediamo un po’ che cosa pensano degli sviluppi i lettori, quindi ragguagliami!

Beh, per quanto riguarda il signor Gaunt, magari non era odioso come tutti i Gaunti, dopotutto è successo molto tempo fa…

Spero che ti piaccia anche il nuovo cappy, ciao! Nyssa

 

Herm83: visto che il settimo libro della saga è un inno alle Ron/Herm e mi stavano venendo i vermi a leggerlo, ho deciso di darne la mia personale reinterpretazione, visto che per quanto mi riguarda Draco ed Herm DEVONO stare insieme, insomma, ad essere onesta Ronald è decisamente troppo fesso per prendersi una come Hermione che ha una testa niente male e un bel caratterino sufficientemente speziato… direi che con il rosso ci stanno bene ragazzi con un po’ meno personalità.

Wow, esame di psichiatrica, forte! Sono curiosa di questo campo (prima o poi ti manderò in cura tutti i miei personaggi), spero che sia andato bene!

Aspetto di sapere cosa ne pensi anche di questo, ciao e un bacione grande! Nyssa

 

Killkenny: credo che tu non sia l’unico a provare un violento istinto omicida nei confronti di Bella, io per prima ho un odio viscerale nei suoi confronti, infatti fa sempre la cattiva fanatica invasata e perfida, insomma, la strega cattiva che non si redime, invece sugli altri ho spesso concessioni fin troppo vistose… come per Lucius e Narcissa.

Mi fa piacere che le rivelazioni shock siano state apprezzate, spero che anche la storia di Grindewald e un pezzo dell’esistenza di Silente lo sia, quindi aspetto di sapere, ciao! A presto, Nyssa

 

Falalula: confesso che i programmi iniziali vedevano personaggi decisamente più superficiali, ma poi mi lascio sempre scappare la mano e mi ritrovo in un ricovero di pazzi con turbe mentali ed affini…

Spero ti piaccia il tredicesimo capitolo! Ciao, Nyssa

 

Vavva: mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato le Relazioni (mio piccolo capolavoro) e sono felice che tu abbia deciso di leggere anche questa mia opera.

Sono molto orgogliosa dei complimenti che mi hai fatto, anche se ogni tanto ci penso quattro o cinque volte prima di postare perché purtroppo ho la pessima abitudine a scrivere roba pesante (nel senso di difficile scorrevolezza) e posso andare a fare concorrenza al Manzoni, quindi fa sempre piacere sapere di non aver scritto l’ennesimo nipote dei promessi sposi.

Mi dispiace che l’aggiornamento sia arrivato così in ritardo, ma spero che seguirai e recensirai comunque… ciao e un bacio grande! Nyssa

 

Shavanna: col fatto che poi non sono riuscita a postare prima della partenza hai fatto più che in tempo e ce n’è pure avanzato…

Ehehe, l’intrigo è la mia passione, soprattutto, come si capisce da questo capitolo e dall’altra mia storia, l’intrigo di parentela, quindi aspettati davvero di tutto perché devo ancora aggiungere un paio di shock per i miei personaggi e i miei lettori che, con ogni probabilità, mi lanceranno accidenti fino alla morte.

Io credo che Herm sia stata piuttosto coraggiosa a dire una cosa del genere perché immagino che l’atmosfera fosse un po’ tesa dopo quanto successo, eppoi c’è sempre da ricordare che questa Hermione non è la santa immacolata dell’altra storia, anche se è sempre una candida verginella innocente, ma con più forza di carattere.

Per la madre di Pansy, no problem, tornerà, anche se mi sono commossa anche io quando scrivevo perché la immagino completamente diversa dalla figlia.

Mi auguro che ti piaccia l’aggiornamento, anche se è confusionario, ciao e un bacione! Nyssa

 

Lauwren: come ho già detto, era il caso di cestinare una parte dell’ultimo romanzo HP, in particolare la Ron/Hermione che rappresenta (come avrai notato non li amo moltissimo insieme, penso che lei sia sprecata con uno come Ronald).

Ad ogni modo mi fa piacere che la rivisitazione di quanto inventato dalla zia Row ti sia piaciuta, spero che sia lo stesso anche per questo tredicesimo capitolo, ciao! Un bacio, Nyssa

   
 
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