Premessa: è
una vita che non scrivo più di premesse, ma per questo capitolo mi sembrava
d’obbligo farlo.
Attenzione, il capitolo è decisamente NC17 a causa di scene un poco violente.
Veramente NC17 è solo una
classificazione perché non credo che a diciott’anni
uno sia mooooolto più maturo di
quando ne ha 17, ma intendo che, se avete una certa sensibilità
spiccata, magari saltate il tutto, anche se non ho dato il meglio (o il peggio)
di me.
Appunto questo avviso perché
è meglio abbondare visto che una volta stavo morendo di raccapriccio al leggere
una fic senza target simili caratterizzata
solo come Rating Arancione.
Vi auguro buona lettura!
Nyssa
* * *
Quando era giovane, il mondo
attorno a lui gli pareva ingiusto, terribilmente
inquinato e decisamente inadatto ad uno come lui.
Guardando dopo molto tempo il
se stesso che era, gli parve di scorgere quasi una somiglianza tra lui e Tom, forse era per questo che tra tutti era stato il primo
e l’unico ad accorgersi di quello che quel ragazzo era stato.
A Hogwarts
era stato il più brillante studente di ogni tempo, c’erano esaminatori che
avevano detto che non avevano mai visto fare certe cose con una bacchetta e
avevano ragione, ma il merito non era tutto suo,
Quando si è bravi e pieni di
doti è facile guardare gli altri dall’alto in basso, giudicandoli degli
incapaci per degli errori che non si commetterebbero mai, ma non tutti sono
svelti d’ingegno, non tutti riescono a guardare il mondo
distaccati meditando vendetta.
Già, vendetta…
Era vendetta che voleva e che
aveva giurato quando suo padre li aveva lasciati,
senz’altro troppo presto.
Quando era mancato lui doveva
ancora terminare la scuola ed era stato allora che la Bacchetta gli era stata
assegnata, era stato difficile riuscire ad utilizzarla, ma conoscendo il
potenziale di quell’oggetto, aveva visto ciò che avrebbe potuto fare con
quella. La vendetta era per sua sorella Ariana, costretta dai babbani come una pazza senza volontà, una creatura buona e
dolce che possedeva poteri inimmaginabili e altrettanto incontrollabili per
colpa di un branco di briganti egoisti che volevano rapinarli. Povera creatura.
Aveva giurato di starle
accanto e si era impegnato fino a stare male, poi aveva creduto di riuscire a
realizzare tutto ciò che voleva salendo sempre di più, era entrato nel mondo
degli Auror, ma ci era rimasto per poco, finchè sua madre non era stata uccisa.
Sua sorella aveva avuto una
delle sue crisi e l’aveva ferita a morte, senza neppure riuscire a ricordarsene,
di fronte agli occhi esterrefatti di suo fratello Aberforth.
Aveva dovuto abbandonare gli
studi e occuparsi di loro.
E ogni giorno era stato
peggiore del precedente, i sentimenti che aveva per Ariana erano tutt’altro che fraterni e quello che sentiva verso la sua
sorellina altro non era che ciò che la gente comune chiama amore.
Aveva deciso che si sarebbe
sposato solo con una persona speciale, colta e intelligente, bella e piena di
buone qualità, ma nella sua vita non si era ancora accorto che il canone al
quale guardava era sua sorella e, ovviamente, nessuna delle sue compagne né
delle ragazze che aveva conosciuto dopo poteva reggere il confronto; non lo
sapeva allora, ma era innamorato di Ariana e l’aveva trattata come una dea in
terra, idolatrata fino a farsi mare e schiacciato da quell’amore non
corrisposto e decisamente sacrilego che provava verso una parente di sangue.
Poi era arrivato Grindewald.
Veniva da Drumstrang
e non aveva terminato gli studi perché era stato espulso dalla scuola a causa
di un grave fatto di cui non voleva mai parlare, dicendo che il preside e tutta
la scuola erano un branco di fantocci radicati nelle loro convinzioni vecchie e
sorpassate.
Grindewald era riuscito a risvegliare in lui i sentimenti di
superiorità che aveva accantonato per un po’ quando
aveva cessato gli studi e il senso di sporcizia tornò a farsi sentire, acuito
dal peggiorare delle condizioni di sua sorella.
Avevano fatto amicizia e Grindewald era stato per lui un amico che non sperava di
trovare, qualcuno così simile a lui che pareva uscito dai suoi sogni, il
gemello che ciascuno sogna quando non si ha qualcuno
che ci capisce.
I progetti di questo mago
ambizioso, però, andavano al di là di quello che lui, Albus
Silente, era disposto a mettere in gioco e, principalmente, su tre fattori:
l’amore che Grindewald aveva per sua sorella, quel
sentimento non lo sopportava, gli andava giù a fatica ed era ciò che più di
tutto detestava in quella persona, anche se lo tollerava perché sapeva che
quell’uomo non aveva possibilità e Ariana stessa gli aveva confidato di
trovarlo troppo pieno di sé e borioso… come avrebbe reagito la sua sorellina se
avesse saputo che lui non era poi tanto diverso?
Il secondo punto riguardava Aberforth, nonostante fosse il fratellino e tra loro ci fossero diversi anni di differenza, gli era molto legato
come sentimento ereditato da sua madre che aveva per quella piccola peste un
modo di fare tutto speciale. Aberforth non aveva le
abilità del fratello maggiorr, ma la sua saggezza e
la sua compostezza erano ciò che lo rendeva speciale per tutti e, forse, tra
loro era a quel tempo il più maturo.
Grindewald lo detestava con tutto il cuore, opposto a quanto
amava con trasporto la sorella, tanto il mago era impulsivo e avventato quanto
l’altro era quieto e riflessivo e lo sprezzo con cui gli occhi verdi di Grindewald si posavano su quel bambino gli rimestava le
viscere.
La terza cosa era ciò che Grindewald stesso era disposto a fare: tutto.
Non aveva freni né
limitazioni, se ne infischiava delle istituzioni, delle regole e delle leggi,
le infrangeva a suo piacimento senza preoccuparsi delle conseguenze come se
fosse un intoccabile, superiore ad ogni altra creatura sulla terra e stava
cominciando a coinvolgere anche lui e la sua disgraziata famiglia.
Albus, aveva molto da perdere, la famiglia era sulle sue
spalle così come il segreto di Ariana che aveva sciaguratamente raccontato
anche al suo fidato amico.
E tuttavia, il desiderio di
vendetta non era ancora scemato neppure la metà di quanto avrebbe dovuto.
Viveva nella bambagia,
credendo che tutto ruotasse intorno ai maghi e che i babbani
fossero creature malvagie solamente perché avevano reso sua sorella quasi
pazza, ma non aveva ancora indagato su quegli sconosciuti senza casa e senza
cibo che cercavano il modo di tirare avanti in un tempo appena prima dello
scoppio della Grande Guerra, dove la carestia era diffusa, le malattie ovunque,
la morte acquattata in ogni anfratto.
Anime povere e senza averi
che tentavano il tutto per tutto.
Erano cose che aveva saputo
solamente dopo.
Dopo quella triste sera.
Aveva lasciato casa sua con
una scusa per fare qualche ricerca sul passato di Grindewald,
quel passato di cui lui non sapeva nulla e di cui voleva sapere, di cui era
curioso.
Aveva incontrato un amico che
aveva studiato a Drumstrang e che aveva frequentato
con lui l’accademia per gli Auror, chiedendogli
qualche dettaglio come se si trattasse di pettegolezzi.
Il Vaso di Pandora che si era
scoperchiato era stato un colpo troppo duro, troppo violento e troppo repentino
persino per lui che immaginava per la sua espulsione qualche marachella di poco
conto.
E invece, una serie di atroci
informazioni, sussurrate appena, cose proibite, avevano lasciato le labbra
tremanti di Igor, il suo amico, che aveva raccontato come Grindewald
si fosse reso responsabile di violenza su alcune ragazze di Beauxbatons
in visita all’altra scuola, tre erano state le poverette che a stento avevano
denunciato l’accaduto, anche se la preside dell’istituto e il rettore della
scuola russa credevano che fossero di più.
Era stata comminata una
punizione severissima per lo studente che, tuttavia, non prevedeva ancora
l’espulsione, fino al triste giorno del Cielo Grigio.
È il nome con cui gli studenti
di quella scuola ricordano l’avvenimento.
Ogni scuola ha i suoi
scheletri e i suoi fantasmi, Mirtilla appartiene a Hogwarts,
Yuri Julianovich a Drumstrang.
Yuri era stata la mente più brillante di tutti i tempi
della scuola, se ne sentiva spesso parlare anche in Inghilterra, era una
persona semplice e senza ambizioni che Grindwald non
sopportava.
Era invidioso di quel biondo
senza macchie, di quell’anima candida che stava simpatica a tutti.
Lo uccise.
E non fu un raptus di follia,
ma un omicidio calcolato nei dettagli dove solo una pedina si trovava fuori
posto: Marlene Fleur-de-Lise.
Nella tragica mattina di quel
ventisette ottobre, un fagotto informe era stato deposto oltre l’ingresso
dell’austero monastero Greco-Ortodosso che fungeva da sede della scuola, dalle
coperte cenciose sbucava solo la testa immobile e circondata dai capelli biondi
di Yuri, il terrore dipinto negli occhi celesti
spalancati in maniera innaturale.
Pochi assistettero alla scena
del ritrovamento e ancora meno furono quelli che esaminarono il cadavere sul
quale non era rimasto che un brandello di pelle a ricoprirgli il volto.
Muscoli e tendini in vista,
scoperti da quella patina chiara e tipicamente russa che era la
l’epidermide, misteriosamente scomparsa.
La pelle che era stata toccata
da Marlene, che aveva commesso peccato a scegliere lui anziché Grindewald.
Per cinque settimane la
scuola rimase chiusa e gli studenti confinati, anche le ospiti francesi, finchè Marlene, vinta la paura, si decise a confessare.
L’orrore che raccontò era
qualcosa di incredibile per il vecchio insegnate che dirigeva quella scuola di
disciplina militare, un insegnante dalla morale ferrea e dai modi altrettanto
severi che poco aveva a che spartire con Karkaroff.
Marlene venne
messa sotto scorta armata dal Ministero della Magia Russo e Grindewald
condannato per l’omicidio del suo compagno.
Trascorse
sette anni in carcere dove,
tuttavia, si raccontava, non era riuscito a superare la cosa e neppure a
pentirsi dell’orrenda faccenda.
Aveva lasciato la Russia per l’Inghilterra
dove nessuno conosceva i suoi macabri segreti.
Quando Albus
Silente aveva riaperto gli occhi, una nuova verità e un nuovo passato
aleggiavano intorno alla figura del suo amico che mai aveva dato a vedere di
essere una tale macchina assetata di sangue.
Decise di non credere a
quelle fandonie e, tuttavia, una nuova sensazione di inquietudine lo invase al ricordo di sua sorella e di suo fratello soli
in casa in sua compagnia.
Quando tornò,
il peggio era già avvenuto perché la sua bella Ariana, la sorellina preferita,
pura come un giglio, era in un lago di sangue sul pavimento.
I bei capelli biondi cadevano
a ciocche disordinatamente e impiastrati dal rosso che si stava rapprendendo.
Non era morta, ma stava
rischiando molto.
E Grindewald
non aveva ancora terminato la sua carneficina perché Aberforth,
testimone involontario come Marlene, non doveva vivere un istante di più.
Marlene aveva fatto un vita nascosta per il resto della sua esistenza, rinchiusa
in un convento sulla Manica da cui non aveva mai messo piede fuori.
Aberforth non sarebbe stato altrettanto fortunato se,
spalancata la porta, Albus avesse esitato un istante
di più.
Ma la rabbia nel vedere
quella scena straziante e quella persona che credeva amica esaltata dal rosso
che schizzava, quasi gaudente di quello spettacolo raccapricciante, gli aveva
fatto perdere il senno e, impugnata la bacchetta, la battaglia aveva infuriato.
Si dice che una persona
arrabbiata dia il meglio di sé e quelle magie che mai nessuno aveva creduto di
poter vedere fatte da una bacchetta, divennero magie di crudeltà verso colui
che aveva cercato di strappargli senza motivo le uniche due persone a cui aveva voluto veramente bene e che gliene volevano
altrettanto e che, allo stesso tempo, lo stava privando dell’amico perfetto: il
tradimento di un’amicizia è un atto imperdonabile.
Era una rabbia comprensibile.
Ma furiosa e violentissima.
Tanto che rischiava di
uccidere quel traditore e assassino.
Ma non lo fece e se ne pentì e
questi riuscì a scappare.
Con l’arrivo delle autorità,
Ariana e Aberforth vennero
subito condotti al San Mungo e sopravvissero entrambi.
A ricordo della scena, suo
fratello aveva ancora una cicatrice che gli segnava il sopracciglio e la
guancia sinistra.
Albus Silente aveva deciso che andare a Hogwarts
sarebbe stata la soluzione migliore, la Scuola era un posto sicuro e accettando
il titolo di insegnante avrebbe potuto tenere con sé sua sorella
mentre suo fratello entrava negli Auror.
Così era stato.
Ma la disgrazia è sempre in
agguato e sua sorella era morta nel dare alla luce un bambino.
Un bambino figlio di Ariana
Silente e di Grindewald.
La sua più grande vergogna e
il suo più grande orgoglio.
Era tutto ciò che gli
rimaneva di sua sorella.
E non poteva tenerlo con sé.
E nel frattempo quel mago
rinnegato continuava a vivere libero, sapeva che si era infiltrato in Germania
tra i gerarchi del fuhrer e sperava solo che morisse.
* * *
Aprì gli occhi e vide un
altro paio di iridi azzurre che lo scrutavano.
Minerva McGranitt…
l’aveva conosciuta proprio in quel periodo della sua vita, lei studentessa della
Scuola, sua sorella appena morta.
Il suo segreto celato con
cura tra le pieghe di ricordi che sarebbero rimasti indelebili.
Sospirò profondamente nel
riconoscere le rughe familiari del volto di lei, i capelli grigi che striavano
la crocchia severa in con cui castigava la sua vanità.
Era sempre stata una ragazza solitaria che se ne stava sulle sue, che era se
stessa solo all’interno del grande clan che era la sua famiglia, eppure,
nonostante questo suo essere schivo, gli era saltata subito agli occhi.
Sua sorella Ariana era morta quando Minerva era ormai al terzo anno di Hogwarts, se sua sorella fosse stata normale avrebbe
frequentato l’ultimo… non c’era una grande differenza di età tra quelle due
donne così diverse l’una dall’altra.
Ogni tanto ci rifletteva e
cercava di immaginare in quale Casa Ariana sarebbe stata smistata se fosse
entrata alla Scuola di Magia, era una fiera Gryffindor,
ma una intelligente Ravenclaw
e anche una conciliante Hufflepuff, non la vedeva
molto tra gli alteri e sdegnosi Slytherin, ma se
avesse voluto probabilmente sarebbe riuscita a farsi strada anche tra loro
visto che la famiglia da cui proveniva vantava un passato purosangue del tutto
invidiabile.
Pensandoci e ripensandoci,
non riusciva a ricordare cosa avesse visto di così
somigliante tra Minerva e Ariana, sua sorella era allegra e gentile, l’altra
schiva e solitaria, introversa e sempre sulle sue, abituata al chiasso e alla
baldoria tutta scozzese in cui era nata, raffinata ed elegante
Ma c’era una differenza
abissale tra le due: mentre nel caso dell’ultimogenita della famiglia Silente
il sentimento nei suoi confronti da parte del fratello maggiore era qualcosa di
sacrilego e peccatore, una macchia incancellabile e del tutto non corrisposto
se non con del banale affetto fraterno, nell’altro caso erano i sentimenti di
Minerva verso il suo professore che erano etichettati come sbagliati, una
relazione tra alunna e insegnante, vergogna della scuola, schifo dell’altero
preside Dippet.
Entrambi segreti e mai detti.
E anche in quel caso, non
corrisposti.
O forse solo in parte, perché
si sentiva sempre irrimediabilmente attratto da lei nella sua lontananza,
arrivando perfino a paragonala all’unica donna che
avesse mai usato come metro di giudizio per le altre.
Forse il destino suo e di
Minerva era legato già da prima che si incontrassero.
Legato dal nastro bianco
dalla fiducia e da quello rosso dell’amore.
Ma rosso anche come dolore,
come passione, come sangue.
Terribile era stato quello
che le aveva fatto quella lontana notte alla luce della luna.
Su di lei aveva sfogato il
sentimento represso che per tanti anni aveva conservato gelosamente dentro di
sé, dando vita ad un mostro nella vana speranza, per una volta, di essere
qualcuno speciale per Ariana.
Ma la ragazza che gridava di
dolore non era sua sorella che mai aveva corrisposto i suoi sentimenti.
La ragazza che urlava
straziata era una giovane innocente della luce baluginante della luna, la
vittima sacrificale dei suoi sentimenti troppo a lungo negati.
La ragazza con lui aveva
sentimenti analoghi ai suoi, altrettanto sbagliati, ma non lo
comprendeva perché non sapeva niente del suo “adorato professore” e tantomeno del suo vergognoso segreto.
La ragazza sotto di lui non
si chiamava Ariana, ma Minerva, come la dea romana
della saggezza, della pace, dell’equilibrio, rappresentata con la spada in una
mano e con la bilancia della giustizia nell’altra.
E lui, mai e poi mai, sarebbe
riuscito a fare ad Ariana quello che aveva fatto a lei.
Non era stato migliore di Grindewald che aveva usato violenza a sua sorella, lui
aveva fatto qualcosa di peggiore perché Ariana non si fidava di quel suo amico,
quella studentessa, invece, non aveva motivo di avere timore di lui che era il
suo insegnante e, in teoria, qualcuno che avrebbe dovuto insegnarle e
proteggerla.
L’unica cosa che le aveva
insegnato era che il mondo è una valle di lacrime e
l’unica persona da cui doveva essere protetta era proprio lui.
Come aveva fatto Minerva McGranitt a trovare la forza di perdonarlo?
Era un mago famoso, stimato e
onorato, di indubbia intelligenza e dai poteri enormi, eppure non la
comprendeva e non riusciva a sapere dove lei avesse trovato
quella forza.
Con tutta la sua scienza e le
sue conoscenze, gli mancava il tassello che andava oltre.
E lei lo sapeva.
Per questo, da allora, si era
sempre rifiutata di ripetere quelle parole che avevano accompagnato il suo
perdono.
Due parole banali che la
gente usa e di cui abusa, ma che, da una persona come lei, hanno un significato
particolarissimo e una carica impressionante.
Dove quella ragazza minuta
trovava il coraggio di andare avanti ogni giorno buttandosi dietro il passato?
Da dove prendeva la vita che
le permetteva di occuparsi di altri, lui per primo, cercando di comprendere
senza sapere?
Non le aveva mai rivelato la
sua storia, solo in parte.
Lei sapeva che era innamorato
di Ariana, a lei lo aveva detto, una notte di luna piena molti anni dopo quella
tragica esperienza.
Ma non le aveva detto di ciò
che era accaduto dopo.
Non le aveva detto che sua
sorella aveva avuto un figlio, lei sapeva solo che lui aveva un altro parente
oltre a Aberforth.
E non le aveva neppure detto
le due cose fondamentali del perché adesso stavano succedendo tutte quelle cose
apparentemente senza senso.
Non era stato per il
Ministero che aveva ucciso Grindewald, ma per
vendetta, una vendetta che cercava da molto e nella quale aveva sommato il suo
odio iniziale per i babbani, piano piano scemato dopo essere venuto a conoscenza della storia
di quella povera gente. Una vendetta che era radicata nella memoria di sua
sorella, nella vita di suo nipote e nella sua, distrutta. E nella quale
c’entrava anche il male che lui aveva fatto a Minerva.
Quando Ariana era morta e
dopo aver violentato Minerva, aveva cominciato a riflettere molto e a voler sapere
chi fossero quelle persone.
L’aveva saputo.
E non era riuscito a serbare
tutto il rancore di una volta.
Da allora, per ciascuno che
aveva conosciuto, aveva un poco indagato nel suo passato.
* * *
Aprì gli occhi.
Lei era seduta lì, accanto al
suo letto, che leggeva un libro di Trasfigurazione, come quando era una
ragazzina innocente.
Udito il rumore delle coperte
che si smuovevano aveva alzato gli occhi segnati dalla sua lettura e li aveva
posati su di lui, aspettando qualcosa.
Gli occhi grigi oltre le
lenti stavano aspettando qualcosa che lui sapeva le avrebbe presto detto.
-
Prendi un foglio
di carta
Disse appena.
Lei non aspettò che
aggiungesse altro e richiamò dalla scrivania una
pergamena e la lunga piuma colorata col pennino d’oro che lui usava spesso per
firmare i documenti importanti.
Il foglio bianco si fermò
davanti a lui e la penna pronta per essere impugnata.
Albus Silente la prese tra le dita deformate dall’artrite e
cominciò a tratteggiare le lettere lunghe e voluttuose: non era riuscito a
liberarsi di quel modo di scrivere così ottocentesco e molto vanitoso, era
l’unica cosa che era rimasta in lui del vecchio Albus
oltre ad un baule di ricordi che pesava quanto il Cielo sorretto da Atlante.
Cercate
l’Onore dei Black
Albus Silente
Una missiva quantomai enigmatica e oscura, ma non poteva permettersi di
divulgare particolari e informazioni della sua vita privata.
Non era certo di poter dire
tutto anche a loro, i due ragazzi che aveva mandato a Londra, anzi, veramente
non si sentiva di poterlo fare neppure con LEI, ma quello era un altro caso, a
lei lo doveva e lo avrebbe fatto.
Loro… avrebbero trovato la
loro strada da soli.
Con un gesto della mano la
tortora grigia tornò al davanzale della finestra accanto al letto a baldacchino
e si fece largo tra i vetri accostati per entrare nella stanza.
Silente le regalò una carezza
sul piumaggio grigio e l’animale emise un suono gutturale di soddisfazione,
dopodiché l’uomo le legò alla zampa la pergamena rimpicciolita e lasciò che
l’uccello partisse per la sua nuova missione.
-
Vieni, Minerva,
adesso saprai perché.
Minerva McGranitt
si sistemò la gonna scozzese sulla poltrona accanto al letto e con lo sguardo
serio di quando seguiva un compito in classe dei suoi alunni, si apprestò ad
ascoltare quanto quell’uomo aveva da dirle.
Un segreto che, lo sapeva,
risaliva a molti anni prima e che aveva avuto
conseguenze impreviste.
* * *
Nell’attico londinese di Raymond due ragazzi stavano dormendo nel letto.
Draco aprì gli occhi al
secondo picchiettio contro i vetri, ormai era abituato a quel suono divenuto,
dopo diciott’anni vissuti nel mondo magico, molto
familiare.
In verità non lo sarebbe
dovuto essere, visto che i messaggi a casa Malfoy arrivano sempre dalla porta
principale e passano al vaglio di elfi domestici specializzati nello
smistamento della posta e un maggiordomo apposito, tuttavia, da bravo ragazzo
figlio di papà che alla fine s’è rivelato il peggior traditore dei mangiamorte dopo Regulus Black e Severus Piton, si era sempre
fatto spedire le cose “importanti” direttamente in camera, in modo che la
servitù del castello non avesse di che spettegolare alle sue spalle e,
soprattutto, con i suoi genitori.
Era diventato membro
dell’Ordine da meno di sei mesi, ma la sua conversione, se di conversione di
poteva parlare, era cominciata nel momento stesso in cui aveva ricevuto il
potere di dare fuoco al mondo e lasciarlo bruciare per l’eternità.
Era un potere legato
doppiamente a Silente che poteva impedire quella follia
quando voleva.
Lo stesso Silente che era a
capo del fantomatico Ordine frequentato solo da prossimi suicidi, quel Silente
che aveva disprezzato per anni e che, all’improvviso, era visto sotto una luce
nuova.
Silente aveva avuto un potere analogo al suo molto tempo prima ed era stato in
grado di gestirlo e usarlo con senso, lui, che lo aveva appreso solo da pochi
giorni, non sapeva cosa farne.
Per questo aveva incominciato
a stimare quel professore un poco svampito, perché sapeva che il freno che
doveva esercitare su se stesso per tenere a bada la Bacchetta,
Aprì un occhio e mise a fuoco
un fiore stampato e un bottone.
Pessimo inizio di giornata.
Spostò la mano destra e tastò
una ciocca di capelli, perfetto, dalla padella alla griglia! O come diavolo
dicevano quegli stupidi babbani.
Sollevò la testa e vide,
appoggiata alla sua, quella della mezzosangue con i tratti adulti, ciò
significava che lui era tornato bambino… magnifico… quante altre notizie
pericolose per la sua circolazione cardiaca doveva ricevere nei prossimi
quindici minuti?
A confermare la cosa, la
ragazza strinse la presa delle sue braccia, intrappolandolo in una specie di
pigiama azzurro e facendogli appoggiare involontariamente la testa su qualcosa
di morbido.
Il sangue gli defluì
totalmente dal cervello per andare a concentrarsi in un altro punto decisamente
più pericoloso.
Decise di prendere in mano la
situazione prima che questa degenerasse oltre
l’immaginazione della poveretta addormentata
-
Mezzosangue, cazzo, cos’è? Mi vuoi ammazzare di prima mattina?
Hermione aprì gli occhi e si
stropicciò prima il destro e poi il sinistro mettendo a fuoco la figuretta
infantile del ragazzo che le stava di fronte e la guardava con la faccia ideale
come copertina da “Elogio alla follia”
Cosa avesse da urlare tanto
di prima mattina, poi, era ancora un mistero irrisolto e non riusciva davvero a
capire perché dovesse buttarla giù dal letto alle… guardò un secondo l’orologio
a muro: le otto di mattina?! Ma stava scherzando? Cosa
aveva di così urgente per tirarla in piedi a quell’ora il primo giorno
dell’anno?
E perché il biondastro si
stava tenendo tutto quel lenzuolo intorno?
-
Perché mi hai
svegliata così presto? – chiese sbadigliando e stiracchiando le braccia intorno
alla testa
Lo sguardo truce del ragazzo
non era un aiuto.
-
Mezzosangue,
forse ci sono un paio di cosette che dovresti sapere quando
si sta a letto con un uomo…
-
Io vedo solo un
bambino – puntualizzò lei abbozzando un sorriso – e poi perché ti sei preso
tutto quel lenzuolo? Ho freddo…
-
Granger,
ascoltami bene per una volta nella vita – lei alzò gli occhi, come se non lo
avesse mai fatto… - punto numero uno: stavi cercando di strozzarmi? – parve un poco stupita dalla cosa – e punto numero due: se ci tieni
a cambiare le tue parole di ieri sera il lenzuolo me lo levo anche, ma credo
che sarebbe una scossa un po’ troppo violenta per il tuo pudore
Le sue guance si tinsero di
un colore rosso piuttosto accesso mentre si affrettava
a distogliere lo sguardo e a voltargli le spalle.
Quando la porta del bagno si
fu chiusa dietro di lei il biondo poté finalmente tirare un sospiro di
sollievo.
In verità non lo stava per
niente soffocando e di certo non sarebbe stato il primo ad allontanarsi da
quell’abbraccio involontario se la sera precedente non avesse detto quelle due stronzate in croce che l’avevano reso al contempo il suo
idolo e lo zimbello di se stesso.
Una scenetta del genere sarebbe
stata mimata negli anni a venire come la cosa più stupida e imbarazzante che un ragazzo prossimo a portarsi a letto una ragazza
potesse dire.
Come aveva potuto dire una
cosa del genere?
Doveva essere stata tutta
colpa dello champagne scadente che aveva bevuto a quel maledetto locale e poi…
doveva anche essere un po’ impazzito visto che aveva fatto due cose che non
avrebbe dovuto: raccontarle la storia delle Reliquie e cercare di portarsela a
letto; anche se la vetta della sua stupidità era stata raggiunta
quando le aveva detto che l’avrebbe baciata anche senza una ragione.
Una specie di caduta di stile
con una come la Granger con cui, generalmente, cercava
di giustificare anche il minimo trasporto che lo stare insieme gli procurava.
Sbuffò e scese a sua volta
dal letto, le scarpe della sera prima erano sparpagliati sul pavimento e i
vestiti suoi e della mezzosangue sulle sedie intorno… beh, bisognava dire che
la situazione era quantomeno equivoca per un esterno…
Si mise le pantofole che gli
stavano larghe e si avvicinò alla finestra dove uno stormo di volatili in attesa stavano aspettando il suo risveglio più o meno
quietamente.
Riconobbe la tortora di
Silente, la civetta bianca di Potty, il falco nero
con il quale aveva mandato il messaggio al preside e altra corrispondenza
inutile. Aprì la portafinestra e li fece entrare ad uno ad uno,
Edvige con un’aria particolarmente bellicosa, probabilmente sotto
l’influsso della missiva del suo padrone.
Prese la zampa e le slegò i
due foglietti che vi erano assicurati, sul dorso del primo era segnato “X Draco
Malfoy (Hermione è meglio se non leggi)”, ghignò divertito dalla cosa, chissà
che gli stava scrivendo quel maledetto grifondoro di
così terribile che gli occhi innocenti della sua amica non potessero tollerare…
sul secondo foglietto, ovviamente, era scritto “X Hermione (Malfoy tieni le tue
zampe viscide lontane da qui!!!)”.
Prese entrambi e li aprì
senza troppi complimenti infischiandosene delle raccomandazioni.
La letterina di Sfregiato
cominciava con un “Se le metti le mani addosso ti ammazzo!” al posto del solito
“Caro Draco” oppure “Gentile signor Malfoy”… curioso il metodo del cercatore
rosso-oro di incominciare le sue missive… decise di prenderla sul ridere e si
sedette sulla poltrona continuando ad assimilare violente minacce di sorta nel
caso avesse provato a torcere un solo capello alla sacrosanta Caposcuola dei
Grifoni, presto canonizzata come vergine immacolata anche grazie al suo
intelligente contributo.
Lanciò un’occhiata alla porta
chiusa del bagno e si lasciò sfuggire un sorrisetto
poi accantonò gli improperi per passare alla lettera che Potter aveva mandato
alla sua migliore amica.
L’incipit di quest’ultima era
decisamente differente rispetto a quella indirizzata a lui e terminava
con baci, abbracci e raccomandazioni da mammina ansiosa, sbuffò nel leggere di
non dargli “troppa” confidenza, di non aprire alla porta e di camminare sempre
nella parte interna del marciapiede.
Rimirò scettico la lettera
tra le mani, ma Potty s’era
fumato qualcosa di pesante prima di mettersi a scrivere? Insomma, se non
ricordava male la mezzosangue aveva vissuto a Londra almeno una decina d’anni,
quindi queste cose avrebbe dovuto sapere da sola… per quanto riguardava la
confidenza… beh, era un po’ tardino, anche se forse non era il caso di
ragguagliare San Potter sugli ultimi sviluppi dei loro “scambi d’opinione”,
soprattutto quello della sera prima.
-
Immagino che la
privacy non esista nel tuo vocabolario – sottolineò una voce femminile e la
Granger in accappatoio gli comparve davanti arrabbiata, il broncio stampato su
quelle belle labbra che aveva baciato fino alla sera
prima; le mani appoggiate sui fianchi le davano tutta l’aria della mammina incazzosa che l’austera Narcissa non gli aveva mai
riservato
Draco sbuffò e posò la
lettera passando all’altra, questa volta di Lenticchia Weasley,
sempre per lei.
Ignorando il disappunto negli
occhi della ragazza, si mise a leggere una cronistoria della relazione tra la
Donnola e Lavanda-cretina-Brown
che gli fece quasi venire il voltastomaco già di prima mattina.
Mise da parte anche quella
prima che la cena della sera prima decidesse di tornare da dove era venuta.
L’altra lettera apparteneva a
Daphne, in vacanza sulle Alpi svizzere che si divertiva come una matta a sciare
e stava insegnando a Paciock, affettuosamente
riferito come “Teddy” (il Bear era opzionale);
insomma, Hogwarts era diventata il covo di smielatezze peggio dei romanzi da ragazzine!
Blaise mandava appena due righe informandolo che sua madre e
il nuovo marito erano ai ferri corti e lui si faceva un gran ridere: non faceva
riferimenti al presunto coinvolgimento di Cassandra nella setta dei mangiamorte, ma sembrava comunque di buon’umore.
Appuntava anche che Pansy Parkinson
soffriva di crisi depressive a rimanere a scuola per le vacanze di Natale, in
compenso aveva visto sua madre Nicholaa al party natalizio
che Cassy aveva organizzato e gli pareva stranamente
deperita.
Ma era mai possibile che
tutta quella gente dovesse scrivergli proprio per il primo dell’anno e
soprattutto per informarlo solo di certe stupidaggini?
Ovvio che Nicholaa
era deperita, quei pazzi maniaci della distruzione del mondo la stavano
sfruttando come una schiava al seguito di una sconosciuta entità che doveva
rimanere in vita fino alla morte di Silente!
Lui avrebbe preferito
tornarsene a dormire per un’altra oretta al posto che smistare la
corrispondenza come un banale elfo domestico di basso livello.
Lasciò volutamente la tortora
di Silente per ultima in modo che potesse aver smaltito il
sonno prima di imbattersi nell’ennesimo casino della sua vita, nonché il
primo di quel nuovo anno.
La pergamena della scuola era
casualmente molto differente dalle altre, filigranata e dal colore giallino di
tutti i documenti ufficiali, chiusa con la ceralacca rossa e impressa col
sigillo dell’anello del preside.
Srotolò il piccolo papiro e
lesse le due righe firmate da Silente
-
Quel vecchio
rimbecillito avrebbe un futuro come Ermetico – commentò
passando distratto il foglio alla compagna che si affrettò a mettere da parte
le imbarazzanti raccomandazioni di mamma Potter e la rubrica d’amore di Ronald.
Lei sollevò le sopracciglia a
leggere le parole e lo guardò di sbieco
-
Ogni tanto mi
domando perché debba parlare sempre per enigmi – ma
nei suoi occhi leggeva già l’espressione da cccia-al-tesoro
Il biondo si strinse nelle
spalle e guardò con aria adorante il pacchetto di sigarette dimenticato sul
mobile che gli aveva lasciato Blaise e che aveva
intaccato la sera prima; ma aveva promesso di non fumare
quando non si trovava alla sua età naturale e quindi doveva mantenere la
parola, anche se del patto fatto con Silente ne aveva fatto carta da camino.
Beh, per la precisione lui
aveva cercato di proteggerla, ma se ci si metteva anche il preside e la sua
amata famiglia Black, beh, era decisamente improbabile che riuscisse a fare
altro che portarsela dietro, quella aveva il naso da tartufi per i guai
pericolosi, malata della stessa sindrome di Potty.
-
Secondo te cosa
c’entra l’onore dei Black?
-
Ne parla come se ne
avessero mai avuto uno…
-
Di sicuro hanno
un ego smisurato come voi Malfoy
Lui ghignò malefico, un sorriso
satanico che s’intonava difficilmente con la faccia d’angioletto
-
Mi trattengo dal
fare una battutaccia solo perché sei tu…
-
Quanta
considerazione!
Erano alle solite, ovvero ai
ferri corti: battutine, frecciatine, parole pregne di
doppisensi e sottintesi più o meno voluti.
-
Che facciamo? –
chiese ancora la riccia cercando di ignorare la provocazione
-
Io me ne torno a
dormire, ho sonno
-
Ma Silente ha
detto che dobbiamo cercare l’onore dei Black! – appunto, se oltre alla caccia
al tesoro il preside gli organizzava anche la corsa nei sacchi e il tiro alla
fune erano pronti per una festa campestre…
-
E vuoi farlo il
primo dell’anno? Fuori nevica, fa freddo e la cena di ieri sera mi è appena
tornata su dopo aver letto le letterine di Sfregiato e Lenticchia
-
Nessuno ti aveva
autorizzato ad aprire la mia posta! – sottolineò lei indicando le parole di
minaccia di Harry contro i possibili curiosi
Malfoy non ci fece caso, si
infilò sotto le coperte e se le tirò fin sopra la testa, girandosi su un fianco
e poi sull’altro.
La ragazza sbuffò sonoramente
appoggiando i fogli sul tavolino, andò alla libreria e prese penna e calamaio
per rispondere a ciascuno quando vide il broncio di disappunto di lui che le
indicava di tornare a dormire subito.
Le scappò quasi da ridere, ma
appoggiò il set da scrittura e si infilò nuovamente a letto.
Non riusciva proprio a dirgli
di no quando aveva quell’età, le ricordava un po’ il
fratellino che non aveva mai avuto, ma che aveva tanto sognato.
Eppoi…
* * *
Spazio autrice:
eccomi tornata dalla mia bella gita d’istruzione!
Se non fossi
appena rientrata probabilmente ripartirei subito, Monaco è il regno
dello shopping e ci poserei tutti i miei dindini, ma
si sa, quelli mancano sempre…
E’ stato davvero un viaggio
interessante ed avvincente, molto divertente ed istruttivo (cosa che è
raramente una gita scolastica) e vi ringrazio tutti per avermi augurato di
trascorrere questo bel periodo!
Mi dispiace moltissimo di non
aver potuto aggiornare il lunedì prima della partenza, ma ero leggermente
(da sottolineare sei volte) in crisi con valigie e simili ed ero tempestata di
telefonate, quindi spero mi scuserete…
Ad ogni modo, mi auguro che
il nuovo aggiornamento vi sia piaciuto, aspetto ansiosa
di sapere cosa mi direte di questo post, ciao e un bacione
grande dalla vostra appena rientrata Nyssa
Smack!
Luana1985: e
non credere che siano finiti qui! Mi sa proprio che dovrò aumentare il numero
di capitoli in previsione, ho proprio paura di non riuscire a terminarla entro
i 20… sigh, e io che dovrei anche pensare a studiare
e alla tesina… vabbè, io spero che ti sia piaciuto
anche il nuovo capitolo, ciao e un bacione! Nyssa
crici:_82: ecco qui un capitolo con qualche segreto in più,
questa volta riguardante un personaggio già scomparso (Grindewald)
e qualcuno ancora da venire.
Per gli
altri credo che dovrai pazientare un poco ma spero che il cappy ti sia piaciuto ugualmente! Ciao e un bacio, Nyssa
potterna_88_:
ehehe, come puoi immaginare non siamo ancora arrivati
al termine delle rivelazioni shock, forse ci vorrà ancora un pochetto, ma nel frattempo continua la vicenda e presto…
no, è meglio che stia zitta XP
Effettivamente è stato strano
anche per me far dire a Draco quelle cose nel precedente cappy,
ma poi ho pensato a come potesse sentirsi lei e, nonostante tutto, non credo
che avrebbe detto di no, sia pure perché Draco è molto bravo, quindi non credo
le avrebbe fatto tanto schifo… quantomeno, a me non lo avrebbe fatto e dato che
i personaggi sono un po’ i loro autori ecco il risultato finale.
La storia di Silente e
Minerva continua e continuerà perché, chiaramente, in questa vicenda hanno un
ruolo radicalmente diverso e quasi di primo piano rispetto all’altra, quindi
stai pronta ad aspettare e vedere.
Spero che ti sia piaciuto
anche questo capitolo, un bacione grande! Nyssa
Lord Mariya: sono curiosa di sapere che cosa hai previsto per gli
svolgimenti futuri, così vediamo un po’ che cosa pensano degli sviluppi i
lettori, quindi ragguagliami!
Beh, per quanto riguarda il
signor Gaunt, magari non era odioso come tutti i Gaunti, dopotutto è successo molto tempo fa…
Spero che ti piaccia anche il
nuovo cappy, ciao! Nyssa
Herm83:
visto che il settimo libro della saga è un inno alle Ron/Herm e mi stavano venendo i vermi a leggerlo, ho deciso di
darne la mia personale reinterpretazione, visto che
per quanto mi riguarda Draco ed Herm DEVONO stare
insieme, insomma, ad essere onesta Ronald è
decisamente troppo fesso per prendersi una come Hermione che ha una testa
niente male e un bel caratterino sufficientemente speziato…
direi che con il rosso ci stanno bene ragazzi con un po’ meno personalità.
Wow, esame di psichiatrica,
forte! Sono curiosa di questo campo (prima o poi ti manderò in
cura tutti i miei personaggi), spero che sia andato bene!
Aspetto di sapere cosa ne
pensi anche di questo, ciao e un bacione grande! Nyssa
Killkenny:
credo che tu non sia l’unico a provare un violento
istinto omicida nei confronti di Bella, io per prima ho un odio viscerale nei
suoi confronti, infatti fa sempre la cattiva fanatica invasata e perfida,
insomma, la strega cattiva che non si redime, invece sugli altri ho spesso
concessioni fin troppo vistose… come per Lucius e
Narcissa.
Mi fa piacere che le
rivelazioni shock siano state apprezzate, spero che
anche la storia di Grindewald e un pezzo
dell’esistenza di Silente lo sia, quindi aspetto di sapere, ciao! A presto, Nyssa
Falalula:
confesso che i programmi iniziali vedevano personaggi decisamente più
superficiali, ma poi mi lascio sempre scappare la mano e mi ritrovo in un
ricovero di pazzi con turbe mentali ed affini…
Spero ti piaccia il
tredicesimo capitolo! Ciao, Nyssa
Vavva:
mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato le
Relazioni (mio piccolo capolavoro) e sono felice che tu abbia deciso di leggere
anche questa mia opera.
Sono molto orgogliosa dei
complimenti che mi hai fatto, anche se ogni tanto ci penso quattro o cinque
volte prima di postare perché purtroppo ho la pessima abitudine a scrivere roba
pesante (nel senso di difficile scorrevolezza) e posso andare a fare concorrenza
al Manzoni, quindi fa sempre piacere sapere di non
aver scritto l’ennesimo nipote dei promessi sposi.
Mi dispiace che
l’aggiornamento sia arrivato così in ritardo, ma spero che seguirai e
recensirai comunque… ciao e un bacio grande! Nyssa
Shavanna:
col fatto che poi non sono riuscita a postare prima della partenza hai fatto
più che in tempo e ce n’è pure avanzato…
Ehehe, l’intrigo è la mia passione, soprattutto, come si
capisce da questo capitolo e dall’altra mia storia, l’intrigo di parentela,
quindi aspettati davvero di tutto perché devo ancora aggiungere un paio di
shock per i miei personaggi e i miei lettori che, con ogni probabilità, mi
lanceranno accidenti fino alla morte.
Io credo che Herm sia stata piuttosto coraggiosa a dire una cosa del
genere perché immagino che l’atmosfera fosse un po’ tesa dopo quanto successo,
eppoi c’è sempre da ricordare che questa Hermione non è la santa immacolata
dell’altra storia, anche se è sempre una candida verginella innocente, ma con
più forza di carattere.
Per la madre di Pansy, no problem, tornerà, anche
se mi sono commossa anche io quando scrivevo perché la immagino completamente
diversa dalla figlia.
Mi auguro che ti piaccia
l’aggiornamento, anche se è confusionario, ciao e un bacione!
Nyssa
Lauwren:
come ho già detto, era il caso di cestinare una parte dell’ultimo romanzo HP,
in particolare la Ron/Hermione che rappresenta (come
avrai notato non li amo moltissimo insieme, penso che lei sia sprecata con uno come Ronald).
Ad ogni modo mi fa piacere
che la rivisitazione di quanto inventato dalla zia Row
ti sia piaciuta, spero che sia lo stesso anche per
questo tredicesimo capitolo, ciao! Un bacio, Nyssa