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Autore: BrokenSmileSmoke    30/08/2013    2 recensioni
Yumi Ishiyama è una ragazza molto chiusa in se stessa, con un passato che l'ha traumatizzata, finchè non incontra un ragazzo che tenta di farla tornare a vivere come prima; non ha amici eccetto Aelita, e non vuole averne.
Dal testo:
Essere ammessa in quell'accademia, per lei, non era soddisfacente; era piuttosto un bisogno, ma nessuno poteva capirla. [...]
Lo aveva scelto lei, il trasferimento, e avrebbe dovuto accettare ciò che sarebbe successo da quel momento in poi senza proferir parola.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aelita, Odd, Ulrich, William, Yumi
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Amore è una lotta '
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L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 17

Decisions.
Il giorno dopo era domenica, Yumi era libera e anche Ulrich lo era, ma era la prima volta, da quando si erano messi insieme, che lei non si sentiva di passare con lui la giornata.
Il giorno prima aveva iniziato a provare qualcosa di strano a causa di tutto quello che le aveva detto William.
Non credeva fosse possibile, ma in quel momento, stare vicino a Ulrich la disorientava.
Erano le 7 di mattina, ma non le importava; indossò una tuta e uscì, avrebbe fatto una corsa, aveva bisogno di un po' d'aria fresca.
Purtroppo, però, quell'aria non fece altro che farla stare peggio.

Lui aveva sempre avuto tutto, case, soldi.
Lei invece faticava, per tutto. Non si era nemmeno potuta permettere una televisione quando era piccola, le spese per mantenere una bambina e una nonna malata erano elevate, e solo dai 11 anni la famiglia riuscì ad averla; per il cellulare invece dovette aspettare i 14.
Lui invece aveva tutto, ma viveva nel monolocale a causa del padre, le aveva raccontato Ulrich.
Averlo in casa portava scompigno, e oltretutto quel monolocale era vicino all'accademia.
Ma le differenze non erano solo quelle, le distante tra i due erano abissali; lui era il tipico francese nato da una famiglia ricca che prendeva un comportamento rispettoso e degno di nota, che probabilmente era capace di mantenere, era sicuramente cresciuto di vizi senza fine e così erano spiegate le sue infinite sicurezze in tutto; mentre lei era cresciuta in una strada che nessuno voleva percorrere, aveva sempre frequentato scuole malmesse per evitare ulteriori spese, dal liceo in poi invece puntava tutto sulle borse di studio, ed era così che era riuscita ad arrivare in Francia, grazie a una parziale borsa di studio.
L'accademia non era solita a fare entrare studenti senza nemmeno un'entrata minima, la madre doveva continuare a lavorare per mandare avanti la sua retta, e questo imbarazzava molto Yumi.
Non perchè era povera, ma perchè non poteva far nulla oltre al lavoretto part-time in quel bar.
Sospirò.
Ma infondo, doveva ammettere, che aveva passato momenti peggiori, arrivando a perdere la casa e mai una volta che il padre fosse intervenuto.
Yumi, da parte sua, si chiedeva se fosse ancora vivo, ma la madre continuava a dirle di sì.
Oltretutto, in confronto a Ulrich lei era incerta, su ogni passo che faceva, sulla sua vita, sulle scelte, su se stessa.

Si fermò.
Chissà se anche William, oltre quel muro che si ostinava a costruire, era così insicuro.
Non doveva pensare William, no.
Lei Amava Ulrich, ne era certa, ma doveva ammettere che stando vicina a William era più a suo agio.
Con lui non era perennemente preoccupata o confusa quando gli parlava, gli diceva ciò che pensava, forse perchè sapeva che in fondo lui le somigliava, sì.
Probabilmente in passato, quando era ancora normale, avrebbe passato volentieri intere serate a parlare con quel tipo, William.

Riiniziò a correre.
Non doveva, non doveva pensare a William.
Era sbagliato, lui non c'entrava nulla con lei, lui era solo un amico, e nemmeno il suo.
Lui la odiava, glielo aveva detto.
L'aveva definita volgare e presuntuosa, lei altrettanto.
Ma continuavano comunque a parlare.
A prendersi in giro.
A punzecchiarsi.
Ad arrabbiarsi.
A confortarsi.
A confidarsi.
A.. Scoprirsi?

No, tutti quei pensieri erano sbagliati, che le succedeva?
Avrebbe dovuto pensare solo e unicamente a Ulrich, l'unico che l'aveva accolta in casa, che l'aveva curata, che l'aveva Amata con tutto sè stesso.
Ne era certa, che lui Amasse lei come lei Amava lui.
Doveva essere così.
E poi, tutte quelle incertezze, tornavano.
Ogni pensiero che formulava la portava ad una fine dove la domanda voleva una certezza, ma la risposta non arrivava.

«Yumi? Dove sei? Mi sono svegliato e non ti ho vista!»
«Oh, ti ho spaventato.. Sto facendo una corsetta al parco.»
«Non preoccuparti, solo che non vedendoti ero..»
«Beh, sto bene!» disse lei cercando di rendere il più possibile la sua voce allegra.
«Bene, ti Amo! Ciao!»
«Ti Amo anche io, ciao.» riattaccò.

Lo Amava, ma c'era sempre qualcosa che la bloccava.

Prese un respiro, per poi tornare a correre, quando davanti a sè vide un ragazzo con lo sguardo confuso, o meglio, sorpreso.
Sì, perchè lo era davvero, ma positivamente.
Appena l'aveva vista aveva sentito qualcosa scaldarsi in lui, ma non sapeva cosa. Attrazione fisica, continuava a ripetersi come un ossesso mentre anche il solo vedere i suoi occhi gli illuminava la giornata.
Nessuno dei due diceva nulla, quella scossa era nuovamente tornata.
La sentivano entrambi, ma mai lo avrebbero ammesso, non l'uno con l'altro, comunque.
Una voce ruppe il silenzio.
«Eccomi, William!» una bambina gli agguantò la mano con un sorriso enorme sulle labbra.
Era molto piccola, sui 6 anni, aveva gli occhi neri e i capelli un po' lunghi molto simili a quelli di William.
Il ragazzo, come risvegliatosi per incanto, si rivolse alla piccola sorridendo.
«Sì, brava Olivya.»
Quel sorriso, non lo aveva mai visto.
Era diverso.
Dolce, perfetto, gentile.
Lei era senza parole nel vedere quanto potesse brillare quel ragazzo.

Accarezzò alla bambina i capelli, mentre la piccola osservava la ragazza che aveva di fronte, li guardava.
È davvero bella, si ritrovò a pensare la piccola Olivya.
Magra, con i capelli neri come quelli di alcune principesse che guardava alla tv, con gli occhi neri.
Anche William guardò Yumi.
Era lì, non sorrideva, ma aveva un'espressione dolce; la si vedeva la felicità, dietro quelle labbra, dietro i suoi occhi. Ma perchè?
Non importava, bastava che fosse felice.
Era la prima volta che faceva un pensiero simile nei confronti di una ragazza, un pensiero che andava oltre il fisico.
Ormai si trovava in quel vicolo da troppo tempo.

Non era il fisico ad attirarlo davvero, inutile mentire a se stesso.
Forse a se stesso, ma agli altri si poteva, a loro sì.

Di nuovo quella scossa
. Passava da uno sguardo all'altro con pura adrenalina, comprensione, agio, calma.
Lei era felice, leggera.
William, grazie a lui?
Pazza.

La bambina interruppe entrambi «Sei una principessa?» chiese a Yumi.
Ed ecco un colpo, strano, bizzarro, nuovo.
Avrebbe voluto dire sì, William lo avrebbe urlato, perchè in effetti la bellezza e la purezza erano quelle.
Quelle di una principessa.
La ragazza sorrise alla fine
«No, piccola!» disse chinandosi per essere alla sua stessa altezza.
«Però lo sembri.» disse la piccola allungando la mano libera che aveva verso il piccolo naso di Yumi
«Anche tu lo sembri!» disse la ragazza.
«Io sono Olivya!» disse la piccola presentandosi.
«Io Yumi.»
La bambina si inchinò.
«Cosa fai, ti inchini?» le interruppe William.
«Zitto! Non sai che le principesse si inchinano così?» lo rimproverò la bambina.
Il ragazzo si posò una mano sulla fronte, ridendo
«Se lo dici tu..»
«È vero zio!»
Yumi spalancò gli occhi
«Zio?»
William si voltò verso la ragazza
«Sì, è la figlia di mia sorella.»
«Oh.» disse Yumi sorridendogli.
La piccola posò gli occhi su di lei, poi su di lui, poi ripensò a tutti quegli sguardi.
Vedere William sorridere a quella principessa lo rendeva diverso, secondo lei. Come un principe.
La piccola indicò il ragazzo
«Sei un principe!»
Lui guardò la bambina, non capendo.
«Se hai una principessa, sei un principe anche tu!» disse Olivya convinta.
«Ma di che parli?»
«Non pensavo tu fossi un principe, perchè non sei mai felice come adesso che vedi lei! Lei è la tua principessa se ti fa felice! Poi solo lei ti fa così bello!» concluse dopo aver articolato alla rinfusa quelle parole, e indicando Yumi.
William, dalla sua parte, non sapeva cosa dire.
Quella bambina aveva capito cose che lui stava tenendo celate come oro.
E le aveva capite al volo, solo perchè lo conosceva.
Yumi lo guardava, come alla ricerca di una conferma.
Quella bambina diceva cose senza senso, forse.
Infondo era lei che passava la vita affianco di quel ragazzo, era sicuramente la verità.
E Yumi, dal canto suo, si sentiva morire senza una risposta.
Si guardarono.
«Io devo andare.» sussurrò William prendendo la mani della bambina.
Si voltò, per poi sparire da quella strada.
Yumi non riusciva a muoversi, non capiva perchè quel ragazzo le faceva un tale effetto.
Voleva una risposta, ma forse era meglio non averla.
«Aspetta!» urlò alla fine.
Il ragazzo si voltò, sorpreso da quella voce.
Gli arrivò alle spalle.

Ulrich, William, una scelta.
Da quando doveva scegliere?
Si sentì gli occhi inumidirsi, poi si buttò tra le sue braccia.
Lui la accolse, confuso, senza nemmeno sapere cosa stava facendo.
Poi di nuovo quel calore.
Era in trappola.
Ora che la sentiva, se ne rendeva conto, lui l'Amava.
Era un errore, e doveva evitarlo.
I pensieri non andarono oltre, lei lo strinse di più a sè singhiozzando.
No, non poteva evitare di amare tutto di lei, erano uguali.
La bambina le prese la mano
«Cos'hai?» chiese preoccupata.
Yumi la guardò.
L'innocenza, desiderava di nuovo quell'innocenza.
Voleva essere certa di tutto, come quella bambina, ma lei era cresciuta.
Aveva compiuto scelte, e ora doveva incontrarne gli ostacoli.
Sospirò.
«Stasera c'è la serata per le famiglie, ci vestiremo da principesse. Portala.» sussurrò al ragazzo, per poi staccarsi.
Lui annuì
«Stai bene?» chiese.
«No.» disse sincera Yumi, per poi voltarsi verso casa.

Ma che sto facendo? Qual'è il mio problema, dannazione! Non so più cosa provo.
Si sciolse i capelli e lo sentì, il suo profumo, quello di William, menta.
Poi si strinse a sè la giacca, di Ulrich.

Yumi tornò a casa verso l'ora di pranzo, non sapeva che fare.
Troppi pensieri, troppi errori, solo confusione, solo problemi, problemi che non doveva porsi.
Aveva ancora tutto il giorno libero, solo la sera aveva il turno.
Aprì la porta di casa, Ulrich stava scaldando della pasta
«Ehi, ciao!»
«Ciao! Ehm.. Cucini?» chiese lei vedendolo per la prima volta impegnato con i fornelli.
«Ci provo, non sono un granchè. Non ho mai dovuto cucinare prima!» sorrise lui.
Quel sorriso troppo tagliente.
Aveva paura di vederlo, l'avrebbe fatta sentire peggio. Troppo male.
Ovvio che non avesse mai cucinato, si ritrovò a pensare.
«Se vuoi faccio io.»
«Ok.» fece il ragazzo spostandosi, mentre Yumi prendeva la busta della basta.
«Allora, ti sei divertita a correre la domenica mattina?» chiese Ulrich abbracciandola.
«Sì, mi serviva un po' d'aria fresca.» disse dandogli un bacio sulla guancia.
Sospirò, tornando a guardare la pentola.
Odiava quel bacio, era un errore, era diventato così diverso dall'inizio.
Maledetta, sporca, stupida, cinica ragazza, continuava a ripetersi.

Ulrich si era seduto, aveva notato qualcosa di diverso in lei.
Si chiedeva cosa nascondesse, ma non le domandò nulla.
Lo sentiva il fatto che lei non volesse parlargli, un peso, un peso incredibilmente faticoso da portare.
La guardava, i suoi occhi spenti.

«Stasera devo lavorare.» disse lei scolando la pasta «È la serata delle famiglie e ci vuole più personale possibile, e a me servono soldi.»
Il moro la guardò, non le aveva detto mai nulla, della sua famiglia, delle sue ricchezze, niente.
Non voleva farla sentire diversa, chissà cosa avrebbe potuto pensare.
Dentro sè era già pronto a esordire dicendole che non c'era bisogno, perchè loro potevano farcela benissimo, i soldi di certo non erano un problema, ma il problema sarebbe stato come avrebbe reagito la ragazza sapendo che lui le aveva mentito.
Rimase in silenzio.
Yumi, dalla sua parte, non aveva intenzione di lavorare quel giorno, ma lo aveva deciso poco prima, vedendo William e Olivya.
Aveva preso una decisione sofferta, amara e inaccettabile per lei, ma non capiva il perchè le sembrava la più giusta.
Sospirò nuovamente, per poi impiattare la pasta e porgere i due piatti sul tavolo.
Non c'era mai stata tanta tensione tra loro.

Stupida
, malvagia, maledetta ragazza, come puoi fare una cosa simile?
Continuava a insultarsi.
Non appena finì di mangiare si alzò e uscì, dicendo a Ulrich che andava da Aelita.
Bugiarda, doveva solo stare sola.
Sola, per mettere in atto quell'amara decisione che aveva preso.
Si allontanò di un paio di chilometri da casa, per poi fermarsi su una panchina.
Tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans il foglio che la mattina aveva strappato da un elenco telefonico in un bar dopo aver incontrato William.
Dopo essersi sentita confusa, dopo esser rimasta intrappolata in troppi dubbi.
Iniziò a leggere.
La sistemazione più conveniente era quella al Rainbow Coffee, visto sopratutto il periodo dell'anno.
Avrebbe dovuto percorrere meno strada a piedi.
Sì, era la giusta decisione.
Infondo Ulrich aveva problemi con suo padre, e lei era solamente un ostacolo in più.
Oltretutto, se lui non aveva voluto dirle niente sulla vita privata ci sarebbe stato un motivo.
Non significava lasciarsi, no, significava solo allontanarsi di poco, niente di che.
L'affitto poteva permetterselo, non era nemmeno un monolocale e costava poco a causa della confusione che veniva a crearsi la sera in quanto si trovava in una zona commerciale, ma per lei non era un problema, a quell'ora lei doveva lavorare.
Compose un numero con il cellulare.
«Pronto?» era una voce femminile, probabilmente una donna sulla quarantina.
«Buongiorno, vorrei rispondere all'annuncio dell'appartamento in affitto..»
«Certo, ha intenzioni serie
«Sì, sono una studentessa, come minimo dovrei passarci due anni.»
«Fantastico! Dovremmo incontrarci, lei oggi è libera?» chiese la donna allegra.
La ragazza sorrise, malinconicamente «Sì, tutto il pomeriggio.»
«Bene.»
Si diedero appuntamento in un locale.
La proprietaria si accurò che Yumi fosse nelle condizioni di poter pagare l'affitto, e l'avvisò nuovamente dei problemi che portava quella zona commerciale.
«Molto bene, queste sono le chiavi! Firmi qui, e l'appartamento è suo.»
La ragazza impugnò la penna, poi, una lettera alla volta, scrisse con le lacrime agli occhi il suo nome.
«Grazie.»

Yumi tornò da Ulrich con il cuore in gola.
Bussò, lui le aprì, stava già sorridendo al pensiero di vederla
«Yumi!»
«Devo dirti una cosa..»
«Che succede?» chiese lui preoccupato.
«Io.. Mi trasferisco
Il ragazzo spalancò gli occhi
«Cosa? Scherzi?»
«No, io non posso vivere a tue spese. Tuo padre ti ha praticamente sfrattato, e io non voglio mettermi in mezzo, oltretutto l'appartamento è vicino al bar, è molto più conveniente. Ecco, ero venuta a dirti questo.»
«Ma come?» il ragazzo era confuso, non capiva, non avrebbe più vissuto con Yumi.
«Io ho bisogno di farcela da sola, ma questo non significa che ci lasciamo, è solo che.. Ne ho bisogno, capisci?» disse lei accennando un sorriso per tranquillizzarlo.
Lui annuì, lei aveva bisogno di farcela da sola.
Lo avrebbe accettano, non poteva di certo opporsi, non poteva dire nulla, non ne aveva alcun diritto.
Lui non sapeva ciò che aveva provato lei, non poteva capirne le sofferenze.
Ma alla fine dei conti, non ti stavano lasciando.
«E.. Quando te ne vai?»
«Stasera stessa.»
Lui spalancò gli occhi
«E le tue cose?»
«Infondo non ho niente, prendo tutto ora.» disse lei tranquilla.
Così fece, si sistemò i vestiti in una scatola e fece per uscire, ma prima diede un bacio a Ulrich.
Lui doveva capirlo che lo Amava, sì, perchè lo Amava.
La loro diversità non era un peso, no.
Si staccarono e poi lei uscì.
Si sentiva morire, ma perchè?
Camminava distrutta, Perchè?
Se lo ripeteva in continuazione, fino a quando arrivò dentro la sua nuova casa.
Perchè?
Lasciò la scatola a terra e si inginocchiò, Perchè non aveva ricambiato il bacio?
Si mise le mani sul viso, come se qualcuno in quell'appartamento vuoto potesse sentirla.
Era sola, ma quelle lacrime dovevano andarsene.
Dovevano.
Ma perchè?, continuava a ripetersi, Perchè non ha ricambiato il mio bacio?
Era sincero quel gesto, no?
* * *
Ciao! ^^
Come state?
Piaciuto il capitolo? Non credo. .-.
Spero non vogliate uccidermi!
Un bacio a tutti voi!
SmileSmoke.
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