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Autore: Christine Moonlight    31/08/2013    1 recensioni
Dal primo capitolo..
"..Ecco perché quel mattino la parola dimenticare impressa nella mia mente mi metteva in agitazione e mi faceva anche un po’ paura. Non riuscivo a darmi una spiegazione, che fosse forse una conseguenza di quella situazione? Oppure era un ricordo che riaffiorava? Dimenticare qualcosa o qualcuno sarebbe potuto essere un ricordo?!.."
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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E’ l’ora di pranzo e mi hanno appena dimessa.
Che sollievo, quel posto stava iniziando a soffocarmi. Sono pronta a iniziare tutto da capo. La prima cosa che imparerò uscendo da qui sarà la strada per tornare a casa e poi farò un giro per Bay Hill. E’ qui che sono caduta, perché qui i miei genitori hanno avuto la brillante idea di comprare una casa per trascorrere tutte le nostre vacanze estive negli anni a venire. Dovrò conoscere di nuovo tutti , sempre se ero riuscita a fare qualche amicizia nei due giorni che ero arrivata. Per adesso le uniche persone che ricordo sono i miei genitori e quel rompiscatole di Harry, mio fratello minore.
E poi c’è Jordan che , prima che andassi via, mi ha lasciato una busta con una serie di informazioni per contattarlo : numero di telefono, e-mail, indirizzo di posta, un bigliettino di buona guarigione, uno in cui mi scrive che vuole sentirmi presto e poi un calendario. Credo che lo contatterò, se almeno sapessi di avere un cellulare, oppure ,se trovassi quello che i miei sostengono di avermi regalato a Natale sarebbe una cosa fantastica, e poi se ricordassi il mio indirizzo e-mail sarebbe ancora meglio. Ma peccato che non sia così. Dovrò comprare un telefono e trovare un pc con internet così potrei chiamarlo, contattarlo, rivederlo e magari anche chiedergli a che serve quel calendario. In realtà non si tratta di un vero e proprio calendario, ci sono segnati solo due mesi: giugno e luglio. Non penserà mica che mi sarà utile per ricordare?! Io sono pienamente convita che ricorderò tutto molto presto e , per contare i giorni, non mi servirà certo il suo calendario.
“Ha avuto davvero un’idea bizzarra” penso tra me e me mentre papà mette in moto l’auto e parte a razzo dal parcheggio dell’ospedale.
Io mi tengo stretta. Credo di aver paura della velocità, almeno mi è sembrato così  appena l’auto è partita.
Forse dovrei comprare un quaderno o un diario e annotare tutto ciò che riesco a capire su di me, tutto ciò che mi passa per la mente e magari poi potrei anche confrontare quello che scrivo con le cose che pian piano comincerò a ricordare.

Appoggio la testa al finestrino, i miei occhi si perdono a guardare fuori e , mentre mio padre mette un cd,  io comincio a contemplare quel paesaggio mozzafiato quando, ad un tratto, mia madre alza a tutto volume la musica.
<< Hey Cris!>> esclama voltandosi verso di me e con tono speranzoso continua a parlare : << Ricordi questa canzone? Beautiful Day  di Michael Bublè? Sai l’hai sentita alla radio e da quel momento hai iniziato a canticchiarla dicendo che ti metteva allegria>>
Io accenno un sorriso. Rifletto. In realtà non mi ricordo né quando l’ho sentita né dove, però sembra molto familiare e mi mette davvero allegria. Cerco di mostrare un tono sicuro e le rispondo di si. Vorrei spiegarle che non ricordo esattamente tutti i particolari che conosce lei ed  avrei anche voluto continuare la frase con le spiegazioni ma la sua espressione sul volto era così contenta che non volevo assolutamente fargliela passare. In fondo non si tratta di una bugia, no? Più che altro è una mezza verità.

Eccoci a casa. Abbiamo appena posteggiato in un vialetto davanti a una meravigliosa villetta con giardino. Scendo dalla macchina, senza staccare gli occhi dalla casa. Sono sbalordita. E’ tutto così raffinato: il vialetto in pietra costeggiato da lampioncini, la facciata color panna, una piccola veranda, il portone di legno, ampie finestre con le imposte color nocciola, un giardino ben curato, prato verde ricco di fiori colorati e profumatissimi, e in fondo legata ad un albero con una corda spessa e robusta un’altalena di legno. Non mi aspettavo niente di così sorprendente!! Chi lo sa magari di solito sono una che si accontenta di poco, del giusto o magari dell’essenziale.
Mia madre prende le mie cose e si dirige verso l’ingresso, io la seguo guardandomi intorno.
Entriamo. L’ingresso da’ su un salotto ampio, con un divano a penisola posto dietro a un tavolinetto di legno e vetro, di fronte c’è  un bel camino, una tv a muro e una libreria e in fondo alla stanza  tra le scale per andare al piano di sopra e la porta per la cucina c’è un pianoforte nero. Le pareti sono arricchite da quadri,quadri di ogni genere: paesaggi colorati, mari in tempesta, tramonti, navi e qualche ritratto. Tra tutti spicca però una foto di famiglia fatta lo scorso Natale davanti a un albero riccamente addobbato con luci, fiocchi e palle colorate in un giardino innevato. Nella foto però non riesco a riconoscere tutti.
Sto ancora osservando la foto quando sento correre qualcuno per le scale. E’ Harry  che sta correndo verso di me a braccia aperte.
<< Cris!! Sorellona!>>  Urla mentre io mi abbasso per permettergli di abbracciarmi. Le sue piccole braccia mi si attorcigliano al collo e io lo sollevo come fosse una piuma, facendolo roteare come una trottola per farlo ridere. Lo siedo sul divano mentre lui continua a ridere, una risata allegra e contagiosa. Sto per allontanarmi quando lui mi si attacca alla gamba come per fermarmi supplicandomi di giocare con lui.
Non ho voglia di giocare, in realtà non ho voglia di fare nulla, vorrei solo riposare, sdraiarmi su un letto comodo e fresco e rilassarmi. Così cerco gli occhi di mamma e lei subito capisce. Si avvicina a noi, mi stacca Harry dalla gamba. <> Mentre sto per salire le scale mi volto e le mimo con le labbra un grazie.
Il piano superiore è adibito alla zona notte, vi sono quattro camere ognuna con il bagno.
La mia è quella in fondo. Apro la porta e vengo investita da un forte profumo di vaniglia. E’ accogliente, graziosa e infonde una calma irreale.  Il letto in legno bianco è posizionato sotto la finestra. Mi siedo e guardo fuori. La vista è quella del retro della casa dove per mia sorpresa scopro l’esistenza di una piscina.
Fantastico, è tutto così fantastico.
Mi guardo in torno alla ricerca di un dettaglio che possa farmi venire qualcosa in mente, quando il mio sguardo cade sui cassetti della scrivania.
Mi alzo e mi precipito lì davanti con un’irrefrenabile curiosità.
Apro il primo. Dentro soltanto dei fogli bianchi, carta per lettere, e una penna. “Niente d’interessante” penso fra me e me mentre mi accingo ad aprire l’altro. In questo c’è un libro che ha come segno una piuma e una piccola pochette. La prendo e guardo cosa contiene: fermacapelli, elastici, spazzola tascabile, un bracciale e una collana. Esco con delicatezza questi ultimi due oggetti.
Il bracciale , in argento, è ricco di ciondoli: una chiave di violino, una rosa, una stella, un sole, un delfino, una tavola da surf , una chiave e delle ali d’angelo. La collana invece è in oro bianco con  un cuore luccicante grazie a tutti i diamantini che vi sono incastonati e nella parte del gancetto vi è una lettera.
Continuo con la mia “perlustrazione”, cerco di aprire il terzo e ultimo cassetto ma non ci riesco. Deve essere chiuso a chiave. Guardo sulla scrivania in cerca della chiave ma niente. Svuoto il portapenne, apro uno scatolino, ma ancora niente. Chissà dove è andata a finire quella chiave, magari chiederò a mamma dove potrebbe essere messa. E se poi, dopo averla trovata, venisse con me a vedere cosa si nasconde dentro il cassetto? E se nel cassetto ci fossero ,che so, droga? Sigarette? O qualcos’altro di compromettente?
Mi beccherei come minimo una bella punizione per qualcosa che non ricordo nemmeno di aver fatto e magari chissà i miei mi potrebbero anche mandare in un centro per l’assistenza dei giovani  con problemi. Oddio che negatività.. potrebbe anche non esserci nulla in quel cassetto, potrebbe essere vuoto!

Al cassetto ci penserò più tardi.
Adesso ho solo bisogno di un lungo e rilassante bagno caldo.

Apro l’armadio e nel disordine prendo la biancheria e dei vestiti puliti. Entro in bagno ed inizio a riempire la vasca.
Mentre aspetto che si riempia quasi fino all’orlo, mi metto a frugare nei mobiletti del bagno e persino dentro la trousse.
La vasca è pronta. Chiudo l’acqua, sistemo il bagnoschiuma al cioccolato sul bordo, mi tolgo i vestiti e mi immergo.
Quell’acqua calda che mi bagna la pelle mi da una sensazione di sollievo, come se quel poco calore possa essere la cura per ogni male, per ogni cosa. Mi sento stranamente felice così chiudo gli occhi e mi godo quel momento fino a che le mie mani cominciano a raggrinzirsi, allora mi sciacquo , esco e mi avvolgo nell’accappatoio. 
Mi vesto, prendo il phon per asciugare i miei bei capelli e appena finito tutto mi metto a letto per riposare prima della cena.

Sento bussare alla porta. Con un filo di voce esclamo <> .
La porta si apre e mia madre si dirige verso di me, si abbassa sul letto e mi sussurra << Tra dieci minuti scendi giù per la cena>> . La guardo camminare verso la porta e prima di uscire mi rivolge un tenero sorriso. E’ davvero una bella donna. Capelli castano chiaro, occhi azzurri, labbra sottili, formosa e si media statura.
Sono le otto in punto e la cena deve essere già pronta. Mi precipito giù e ancor prima di fare il mio ingresso in cucina mi investe un profumo squisito. La tavola è già apparecchiata e al centro spicca un arrosto con delle patate al forno e accanto una torta salata fatta con la pasta sfoglia.
Una piccola tv attira la nostra attenzione mentre gustiamo quei cibi deliziosi, evitandoci di chiacchierare troppo. Appena finito aiuto a sparecchiare e chiedo se in casa ci sia un cellulare o un computer. Mio padre va a prendere un portatile e me lo porta nella stanza.
Salgo anch’io e accendo subito il pc. Vado a crearmi un indirizzo e-mail e poi mi alzo per andare a prendere nel borsone dell’ospedale la busta che mi ha lasciato Jordan.
Inserisco l’indirizzo nella barra dove vi è scritto destinatario e inizio a scrivere :

 
 
Ciao Jordan,
sono Christine, la ragazza dell’ospedale, quella con la memoria un po’ impazzita. Ho trovato i bigliettini e l’indirizzo. Purtroppo non ho ancora un telefono se no ti avrei chiamato. Io abito in Red Road numero 15 qui a Bay Hill, proprio a due passi dal mare, e ci starò per il resto dell’estate. Se ti va puoi venirmi a trovare. A presto.
 P.s. Non ho capito molto bene a che serve il calendario
                                                                                                                                                                                                                                                                           Christine xx



Ho aspettato fino a tardi una sua risposta ma non è arrivata. L’orologio segna passata la mezzanotte e i miei occhi si chiudono soli.
Mi metto il pigiama, spengo la luce e mi corico sul letto.
Passa qualche minuto prima che riesca ad addormentarmi.
Lo sto pensando.

 
  
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