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Autore: Fanny Jumping Sparrow    31/08/2013    3 recensioni
* Completamente revisionata *
I destini di Jack, Will ed Elizabeth tornano ad incrociarsi in occasione della ricomparsa di un'arcana minaccia collegata ad una conoscenza in comune che richiederà la convocazione del 5°Consiglio della Fratellanza. Mentre capitan Sparrow dovrà fare i conti con la sua sfuggente Anamaria e i coniugi Turner con un lieto e complicato imprevisto, Jim si ritroverà coinvolto in una leggenda in carne e ossa!
Essere un pirata: per Jack Sparrow è una scelta di vita e libertà
per Will Turner un'eredità e una scelta d'amore
per Elizabeth Turner un ideale e un sogno
per Hector Barbossa una professione e un onore
...E per Jim Turner?
- Capitan Sparrow? Secondo voi pirati si nasce o si diventa?
- Chi lo diventa in fondo ci è nato.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Jack Sparrow, Will Turner
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La spada, il corvo, il mare'
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Marinai e donzelle, è con soddisfazione, liberazione e un pizzico di malinconia che oggi posto il lungo epilogo di un'altrettanto lunga storia, iniziata oramai quasi due anni or sono.

In questo periodo, che può sembrare relativamente breve, in realtà sono successe diverse cose. In primo luogo alcuni lettori che avevo conosciuto e che con i loro commenti positivi mi hanno stimolata a dare un seguito all'originale long con cui ho sostanzialmente esordito in questo fandom, non sono stati più presenti, e mi è spiaciuto non aver più avuto contatti con loro, anche perché erano contestualmente autori che leggevo con molto piacere (Summerbest, emmawh, Lione94, Foxx dove siete finite?! :'( ).
Altri si sono aggiunti nel corso dei miei saltuari aggiornamenti (Fauna96 su tutte), molti più di quanti imaginassi in questi mesi hanno inserito questo modesto racconto tra le loro preferenze, seguite o ricordate, e ciò mi ha dato sempre l'impulso di continuare e non lasciare a metà, nonostante avessi perso più volte la giusta ispirazione.
C'è stata poi una lettrice costante, simpatica e fedele che non posso non citare: la dolcissima stellysisley che ha sempre sostenuto le mie idee, qui e fuori dandomi la spinta maggiore di tutte <3
Inoltre in questo arco di tempo, chi mi ha seguito anche in altri lavori, avrà forse notato che il mio stile è mutato, direi che si è complessato nella terminologia e nell'introspezione, o forse è solo maturato un po' insieme a me, che non nego di conservare un lato piuttosto infantile (che non voglio assolutamente perdere!), ma ho avuto la tendenza ad avventurarmi in generi più adulti (più che altro nella lettura) a causa dell'età non più verdissima ^^

Ad ogni modo, ho voluto mantenere immutato il carattere narrativo in questo racconto, lasciandolo più leggero e fresco rispetto ad altri, e vi anticipo pure che ho scelto un finale abbastanza aperto che spero non deluderà troppo le vostre aspettative.
Ci sarà un altro seguito? Beh, qualche idea in verità mi è balenata, ma non credo sbarcherà a breve: ho molti altri viaggi da concludere!

Dopo avervi annoiato ancora una volta, ringraziando di nuovo i miei seguaci, salpo le ancore e vi auguro buona lettura!

Ai prossimi approdi!)



Epilogo: Nessun padrone

Le stelle di cristallo svanirono in un sonoro e rapido fruscio, precipitando sullo spoglio suolo. La nebbiolina di polvere scaturita dall’esplosione simultanea di più canne da fuoco si diradò, permettendo agli archibugi che l’avevano prodotta di emergere dal buio manto che avvolgeva la collinetta.
Oliver Taft si drizzò per primo, guizzando gli occhi a quelle sagome indistinte che si spostavano verso di loro: - Da quando in qua i pirati combattono uniti? – si sbellicò dopo un attimo di smarrimento, rifiutandosi ostinatamente di accettare quello che vedeva.
Un ferreo e vibrante timbro di donna lo schernì prontamente: - Ti dice nulla la parola “Fratellanza”?
Elizabeth camminò con fierezza non abbassando la carabina dal bersaglio, Will subito dietro di lei con un paio di spingarde fumanti.
- Fratellanza?! È soltanto una delle tante fandonie spacciate da voi spregevoli Accattoni del mare.
Stavolta ad intervenire era stata una voce virile screziata da ripicca e spregio.
- Francis – evinse contrariato Capitan Sparrow, pur non individuandolo chiaramente nella languente luce diffusa da quell’insolita luna rossa.
Le armi dei soldati, luccicanti di un sinistro bagliore tra le inanimate foglie di vetro, in breve formarono una minacciosa corolla intorno ai banditi lì raccolti.
Jack e Anamaria strinsero con più vigore le else, mentre Jim strinse la mano di Amaryllis nascondendo nella giacca il magico diamante.
Taft afferrò una torcia e avanzò verso il Capitano Roberts, suo precedente alleato, con uno sbiadito alone intimidatorio: - E Clint? – domandò cercandolo tra le ombre vaganti, con la schiacciante sensazione di conoscere la spiacevole verità.
- Le sue budella non erano dissimili da quelle di qualunque altro impostore del nostro stampo – frizzò Barbossa, reggendosi zoppicante alla stessa spada con cui lo aveva sconfitto.
Sparrow rabbrividì incontrando il suo sguardo spaventosamente carico di odio, che sembrava suggerirgli che lui sarebbe stato il prossimo ad assaggiare la sua vendetta, dacché i loro contrasti non si erano mai appianati.
In quella tesa sospensione si innalzò di nuovo l’accento imperioso dell’erede di Black Bart: - La Glory e la Eagle, navi di spicco della marina britannica, stanno flottando nei dintorni. Vi conviene arrendervi, furfanti senza Dio, e vi prometto che vi scorterò fino a Saint Thomas. Vivi.
I pirati sghignazzarono, sicuri di essere in maggioranza, sebbene Jack Sparrow fosse l’unico a conoscenza della simulazione di Roberts: quel luogo compariva soltanto in determinati periodi della marea e non figurava in alcuna carta nautica.
Gli animi si surriscaldarono, l’acciaio sibilò e ronzò insieme al dirompere di urla e convenevoli insultanti che circolarono tra i due partiti, fermi sulla difensiva ma pronti a darsi battaglia, nonostante l’oscurità e l’atipicità di quel terreno non avrebbero facilitato i combattimenti.
Prima che qualche intraprendente desse inizio agli scontri, accadde qualcosa di imprevisto.
Le rocce traslucide tremarono e si mossero, alcune affondando, altre emergendo con spruzzi, travolgendo e inghiottendo nelle loro crescenti voragini ignare e impreparate vittime.
L’improvviso terremoto scatenò confusione e panico tra i pirati che cercarono di essere più veloci delle frane che con clamore si propagavano sotto di loro.
- Io vi avevo consigliato di non ostacolarmi! Adesso nessuno di noi si salverà! – esultò un esaltato Taft, estraendo il braccio da una fenditura apertasi ai suoi piedi. Assicurandosi che gli astri fossero ancora in posizione e che ci sarebbero rimasti solo per pochi altri minuti, percorse a fatica la strada inversa, intenzionato a recuperare l’amuleto.
Barbossa scivolò su un rilievo, uno stilo affiorò trafiggendogli la spalla destra e rimase sospeso sull’orlo di una crepa. Imprecò contro il subdolo nemico sparandogli contro alcuni proiettili, mancandolo.
Will ed Elizabeth, scansando l’instancabile Capitano Roberts dalle calcagna, arrancarono verso la zona più alta, mirando a raggiungere il figlio.
- Che sta succedendo? È stato lui? – annaspò Anamaria, tenendosi ad un’asta traversa del macchinario rotante e cigolante.
- L’isola tornerà in fondo al mare appena luna tramonta – annunciò lapidaria Amaryllis – Ma lui ha modificato ordine del tempo.
Jay Jay si dimenò forsennatamente, essendo ancora intrappolato in croce su quella grata sospesa: - Vuol dire che affonderemo prima del previsto?
La ninfa annuì e affermandolo apparve insolitamente terrorizzata. Delle braccia la sollevarono, trascinandola sotto il chiarore dei raggi lunari, mentre una lama di vetro le ghiacciò il collo.
- Consegnatemi l’Occhio dell’Oceano e vi garantisco che potrei valutare di concedervi la mia clemenza – propose loro Taft, avendo scoperto con orrore che il tesoro da immemori anni bramato gli era stato sottratto. Il suo polso tremava e nei suoi occhi sfrigolavano piccoli lampi elettrici.
- No, Jim! Devi usarlo tu! – lo esortò con impellenza la nereide, instaurando una comunicazione telepatica con lui.
Billy Jim sapeva già quale cruento sacrificio avrebbe dovuto compiere per entrare in contatto con i poteri sopiti che lei gli aveva svelato possedere. E sapeva anche che sarebbe stato irreversibile. Esitò, si guardò intorno, incrociò i volti dei suoi amici, ricordò tutte le peripezie e i posti che aveva conosciuto insieme a loro. Pensò a quello che ancora avrebbero potuto vivere insieme. Aveva visto troppi pochi soli per desiderare di dire addio a quel fantastico mondo di cui voleva saggiare di più. Il mare gli scorreva dentro ma voleva domarlo, non dominarlo.
Ad Amaryllis sfuggì un ansimo frustrato, le sue gambe vacillarono. Poi avvertì Jack Sparrow approssimarsi di soppiatto. La sua speranza non si spense, anche se non era riuscita a convincere il giovane prescelto, contava ancora sull’appoggio degli umani.
- Non posso, mi dispiace – mormorò risoluto Turner jr, scagliando deliberatamente il prisma marino in mezzo agli altri frantumi scintillanti che si erano disseminati ovunque.
Taft strattonò via la cugina, tuffandosi a terra per tentare di recuperare il diamante: - Dannato moccioso! Non sai cosa hai fatto! Ci hai condannati! – andava urlando, scorticandosi le ginocchia e i palmi su cui strisciava, rovistando affannosamente tra i taglienti frammenti di cristallo, anche perché non era da solo in quella frenetica ricerca.
- L’ho trovato! – trionfò Jack innalzando al cielo una pietruzza sfaccettata come fosse un trofeo, attirando l’aguzza occhiata del Capitano della Barracuda che si gettò immediatamente verso di lui, sfoderando il pugnale vitreo – Oh, no. Non è quella giusta – bofonchiò dissacratorio il filibustiere dalle innumerevoli treccine, buttando via l’oggetto nella mischia e riprendendo a sondare il terreno con la punta della spada.
Oliver tirò fuori una pistola di piccolo calibro caricata con gli aghi di un potente sonnifero, da lui stesso fabbricato. E la chioma di Sparrow se ne appesantì senza che il proprietario se ne accorgesse.
- Dobbiamo aiutare Jay Jay! – proruppe intanto Jim, accennando all’ininterrotta concatenazione di bozzelli che stava continuando ad attivarsi. Amaryllis si trattenne a controllare le mosse di Taft e Sparrow, ma ad un ulteriore richiamo del suo amico decise di unirsi a lui e ad Anamaria, che senza successo provava a rompere quelle resistenti catene e a distruggere l’infrangibile lama puntata pericolosamente contro il ragazzino.

Anche i Turner stavano tentando di portarsi vicino ai loro compagni.
Will era giunto praticamente in cima all’altura, e da lì riusciva a scorgere Jack e gli altri lottare contro lo stillicidio di secondi che li divideva ancora una volta da un’infelice sorte. Un corpo trafitto da una sciabolata cozzò tra lui ed Elizabeth, separando le loro dita. La donna piombò indietro urlando il suo nome ma la sua caduta venne frenata da un solido petto ornato da mostrine che la abbrancò. Riconoscendolo iniziò a scalciare per svincolarsi, finché uno schizzo caldo non le colpì il viso.
- Prendete me al posto suo, Capitano Roberts – gli intimò con fermezza Capitan Turner, il piglio intrepido e palpitante, le mani lungo i fianchi in segno di una pacifica resa. – Mia moglie aspetta un bambino – aggiunse in una soffusa e dignitosa preghiera, conscio o forse solo fidente di comprare la sua sbandierata correttezza.
Il soldato si premette la spalla ferita e sostenne il suo sguardo corrugando il proprio nell’udire quell’accorata rivelazione. Squadrò con pertinace dubbiosità la piratessa che tre dei suoi trattenevano in attesa di direttive. Vide il modo in cui si guardavano quei due, come se condividessero lo stesso fiato, e ciò scosse il suo.
- Sappiate che ovunque lo porterete, io verro a riprendermelo – gli giurò l’incantevole e mordace avventuriera, senza alcun refolo di timore.
Francis Roberts ruotò la testa notando altre azioni dall’impensabile carattere altruistico.
Una coppia di bucanieri stava soccorrendo un loro pari incastratosi il braccio tra una sporgenza e una spaccatura che minacciava di risucchiarlo nei suoi meandri. Il malvivente, non più agile e giovane, aveva comunque sguainato la propria spada e con movimenti limitati si apprestava stoicamente a tranciare l’arto che gli impediva di spostarsi.
- Che terribile spreco! Nessuno sa governare il timone come voi, Capitan Barbossa – esclamò il più magro dei due, caricandosi insieme all’amico il riluttante filibustiere che seguitava a riempirli di insulti.
Poco più in alto c’era anche un’altra masnadiera che si adoperava per liberare un ragazzino appeso gambe e braccia. Rischiavano di essere sepolti lì attardandosi, mettevano a repentaglio la loro libertà e la loro vita pur di non abbandonare i propri sodali.
Un fiume di fiele gli si riversò in gola e gli gravò le tempie. Si sentì profondamente meschino, bigotto e ignobile per aver combattuto, condannato e ucciso quanti portavano quell’indecoroso marchio. Avrebbe dovuto considerare sempre che non tutti i fuorilegge erano spietati, egoisti e opportunisti come lo era stato suo padre, che pure aveva stilato uno stimato codice d’onore cui molti dicevano di ispirare la propria condotta. Non avrebbe dovuto intraprendere quel mestiere con la coscienza avvelenata da rancori personali. Si disfece dei ceppi che finirono in una pozza, volse i tacchi verso la ciurma e, non tradendo alcuna emozione, ingiunse loro l’ultimo ordine che avrebbe dato sotto quella divisa: - Andiamo via da qui, signori. La dipartita di questi farabutti è già segnata.
I marinai tentennarono prima si seguirlo sotto le occhiate confuse e strabiliate dei pirati.

- Regnerà il caos! Non sapete quali forze state scatenando!
Le urla fanatiche di Oliver Taft tornarono a catalizzare l’inorridita attenzione dei superstiti che assistettero alla sua delirante disperazione. Il Capitano ibrido, non avendo ancora trovato la chiave dell’immortalità, si lacerò entrambi i polsi, spargendo il sangue sul tappeto di frammenti brillanti.
- Il mare non deve avere padroni!
Jack Sparrow scandì tale affermazione brandendo l’ovale adamantino.
I Turner corsero al suo fianco, mentre il mezzosangue gli si riavvicinava, pallido e sudato, impugnando ancora lo stiletto: - Sai qual è il tuo problema, Sparrow? Sei debole di cuore, come tuo padre che ha scelto di ritirarsi prima che giungesse la sua fine, su una nave, in battaglia – lo provocò malignamente, insinuando nella sua mente altre calunnie che gli altri non poterono udire.
Quello le scacciò impedendogli di irretirlo: - Va all’inferno, Pescegatto! Sono passato per guai ben peggiori di questo. Riuscirò a salvarmi la pelle con o senza il tuo aiuto – proclamò con un sorriso sprezzante e sarcastico, riponendo l’Occhio dell’Oceano nelle mani di Amaryllis che si aggrappò a lui, salendogli sulle spalle
Taft emise un’ultima stridula risata, le vene grondanti, le occhiaie sempre più scure a sfigurare il colorito cereo: - Ma qualcuno a cui tieni non sarà altrettanto fortunato – asserì con inquietante soddisfazione, indicando con l’indice un punto dietro di loro. Il foro di una pallottola gli attraversò il torace. Barcollando sulle ginocchia lanciò un’occhiata stizzita a Roberts e si lasciò seppellire dal cedimento della pavimentazione silicea.
Capitan Sparrow udì uno scatto e poi un fremito secco di carne trapassata.
Quando si girò era già successo.
Anamaria percepì una fitta fulminante penetrarle la schiena, tanto fugace e violenta che non le permise nemmeno di capire cosa fosse o di esalare un grido. Mentre uno stridente brusio le feriva le orecchie, il volto riconoscente di Jay Jay diveniva sfocato.

Non ebbe più sensibilità né percezione del luogo in cui si trovasse o dello scorrere del tempo. Le sembrava di galleggiare tra i flutti, sotto un cielo buio ma sereno. Il silenzio che le aleggiava intorno, però, cominciò d’un tratto a colorarsi di tante sfumature di suono e tra le ciglia una fievole e tiepida luce s’infiltrò inducendola a muovere le palpebre. Non sapeva dove fosse o dove fossero quelli che sentiva parlare, tuttavia le parve di riconoscerli. Erano voci familiari e provò ad alzarsi per raggiungerle, chiedendosi con angoscia se fossero sopravvissuti o si trovassero tutti nelle terre dei morti.

- Gli hai insegnato a nuotare?
Quello era il vivace Turner jr.
- L’ho salvato dall’annegare. Ma poi anche lui ha salvato me. Ero tanto inesperta e ingenua allora. Mi piaceva stare sugli scogli. Dei malvagi cacciatori hanno cercato di catturarmi e lui si è opposto. Era un giovanissimo Capitano. È stato una scintilla!
La cadenza esotica della misteriosa ninfa.
- Le promisi che un giorno avrei restituito il favore e lo feci. Non è come prestare giuramento ad una persona: quella è una semidea, non si sfugge. Infatti mi ha marchiato con questa formula ed è ritornata.
Una parlata strascicata e alterata dal rum.
- Non sapevate nuotare!
Anche il riso di suo figlio.
- I miei vecchi non erano tipi da allegra e spensierata giornata sulla spiaggia. Da piccolo non avevo mai messo piede fuori dalla Città dei Relitti … o nell’acqua!
Lo vide. Una mano occupata a reggere una bottiglia semivuota, l’altra appoggiata distrattamente allo stipite di una porta, il tricorno leggermente storto sulla fronte nascosta dalla bandana, le labbra distese in un sogghigno furbo e un po’ intimidito dalle rivelazioni confidenziali che l’alcol aveva trapelato, e che gli formava piccole rughe attorno agli occhi bistrati.
Le rivolse un soffocato cenno di saluto e si defilò sul ponte, seguito da Jim e Amaryllis.
La mora spostò gli occhi sul giovane mulatto, i cui denti brillanti si mostrarono con spontanea esultanza nel riscontrare che stesse bene.
- Capitan Jucard. Credo di dovervi più di un semplice grazie – sussultò, sensibilmente turbato e grato, ondeggiando il collo e il busto, impacciato e incuriosito.
Anamaria si passò le dita tra i capelli, contenendo un inopportuno balbettio: - Sei un marinaio promettente. Mi sarebbe dispiaciuto molto perderti.
Jay Jay la osservò con indugio, serio e compito: - Mi assegnerete una nuova carica, allora – affermò scoccandole uno scaltro occhiolino. Non avevano toccato l’argomento, ma alla donna balzò nello stomaco la sensazione che quello sveglio ragazzino fosse in qualche modo ugualmente a conoscenza del loro intimo legame.
- Comunque, se siete ancora tra noi lo dovete ad Amaryllis che vi ha dato qualche goccia del suo sangue immortale. E a Capitan Sparrow – riprese a raccontare appassionatamente l’imberbe pirata – Si è prodigato molto per voi … Non sarete amanti? – la punzecchiò con maliziosa ironia.
La Jucard trasalì disturbata dall’imbarazzo che le riscaldò le guance. Negò nella maniera più assoluta, sollecitando il ragazzino ad illustrarle quanto fosse accaduto durante la sua perdita dei sensi. E lui le narrò di come nelle mani del giovane Turner l’Occhio dell’Oceano fosse divenuto la soluzione per scongiurare il precipitare dell’isola nei fondali finché tutti non erano tornati alle navi. Capitan Sparrow aveva promesso di ricollocare il diamante marino nel suo originale scranno. Quella strana ossessione per la ricomposizione dei conflitti sembrava derivargli dalla volontà di emulare suo padre che negli ultimi anni della sua vita era divenuto custode della saggezza piratesca e mediatore di controversie, rifletté Anamaria.
Erano in mare aperto, a bordo della Perla Nera e stava albeggiando.
In coperta una scanzonata folla chiacchierava facendo tintinnare le bottiglie.
L’Olandese Volante veleggiava a tribordo, la poppa della Medusa Spettro stava svanendo oltre l’orizzonte con la Hawk di Capitan Roberts, che aveva ordinato ai suoi di mandare a picco la Barracuda e l’Orca, temendo si formassero nuove flotte piratesche.
Jack Sparrow si barcamenò tra le sue canaglie per raggiungere i coniugi Turner, che si erano auto invitati sulla sua nave con la scusa che vi fosse rimasto loro figlio.
- Non vorrei aver origliato male, innanzi – li abbordò, curioso ma titubante di voler davvero intromettersi nei loro affari intimi - Siete sul serio in procinto di avere un altro erede? – tagliò corto storcendo la bocca e smorzando il tono.
I due si corrisposero uno sguardo amorevole, cingendosi a vicenda e confermandogli la dissennata novella.
- Un altro erede?! – sobbalzò, andandogli un sorso di traverso – Vi siete messi in testa di ripopolare i sette mari, per caso?
Will sorrise, divertito dall’esternazione di stupore dell’amico e al contempo impensierito dal rivalutare quella prospettiva che con gli eventi degli ultimi giorni aveva trascurato:
- Due figli non sono molti. Tu quanti ne hai?
Jack si batté un pugno sul petto: quel rum non se lo stava godendo proprio!
- Nessuno! – frinì scippando la bottiglia a mastro Gibbs, che gli era incautamente passato accanto e posando le pupille sulle onde rosate.
Turner gli si accostò ammiccandogli in un sussurro: - E quello lì? Ti somiglia, sai.
Il pirata diresse il naso verso il mozzo con il codino che scherzava con altri coetanei: - È perché somiglia ad Anamaria, e Anamaria somiglia a me – borbottò astruso, dopo un attimo di imbarazzato mutismo, riattaccando a bere e ancheggiando altrove, lasciando Elizabeth e Will più confusi che persuasi.
Ammesso la parentela fosse stata vera, la sua presenza non sarebbe servita a nessuno dei due, rimuginava con schietto senso pratico. Un altro Turner gli si parò davanti sbarrando il rilassante girovagare per il ponte. Provò a depistarlo ma si impappinò e fu messo alle strette:
- Capitan Jack, posso farvi una domanda?
Acconsentì con un vago cenno della mano, rassegnandosi ad ascoltare cosa avesse mai da chiedergli quel moccioso impertinente.
Il ragazzino assunse un’espressione molto contegnosa, un tenue rossore sugli zigomi arrotondati: - Pirati si nasce o si diventa?
- Perché lo chiedi a me? Perché non lo chiedi ai tuoi? – sbottò esasperato e sgarbato. A quel principiante era capitata una smisurata e inconcepibile fatalità. Ergersi al di sopra di tutti loro, essere lui ad imporre regole a chi aveva scelto di rinnegarle tutte quante. Ma aveva ripudiato di votarsi a quella rotta. Lui, al suo posto, alla sua età, probabilmente avrebbe accettato senza tanti complimenti, se non altro per smacco nei confronti degli adulti.
- Non lo so … Forse perché siete stato voi a trasformarli – bofonchiò il piccoletto, abbozzandogli un sorriso che sperò fosse convincente.
Jack lanciò un’occhiata permalosa alla coppia di Capitani: - Trasformati, dici?
Il giovanotto annuì con impazienza e convinzione: - Allora? Pirati si nasce o si diventa?
Capitan Sparrow sollevò il mento lisciandosi fugacemente le punte dei baffi, raddrizzò il logoro tricorno, poi si impettì serrando le dita attorno alle cinghie che gli circondavano la vita:
- Figliolo, chi lo diventa in fondo ci è nato – schioccò abbonandogli il suo compiacente sogghigno dorato.
Jim rifletté con autentico fervore su quell’affermazione. Doveva ancora pronunciarsi a riguardo del suo futuro. Era un’enorme responsabilità. Si sentiva oppresso e minuscolo, ma anche sicuro di stare optando per la scelta meno tragica. Quantomeno per lui. Ragionava da sensato pirata, era vano aspirare ad interpretare l’eroe della storia. Sul viso gli si schiuse un sentito e ammirato: - Grazie – e corse via, andando ad annunciare la sua decisione ai genitori.
La smorfia di stonato disappunto sulla faccia del navigato filibustiere permase nel notare i melensi sospiri che la vecchia amica d’infanzia inviava ad uno dei presenti: - Ti piace il Capitano Turner … - riconobbe perplesso.
I capelli mielati della fanciulla ondeggiarono nella lieve brezza mattutina: - Lo sai che noi ondine ci innamoriamo spesso. La nostra esistenza è così lunga, dopotutto – mormorò immalinconita Amaryllis, mostrandogli le azzurre e lucide iridi.
A Jack venne istintivo carezzarle una spalla: - Quello lì non ha occhi che per la sua assassina amorosa - bisbigliò calcando lo spregio e l’incomprensione per un tale attaccamento. Era cosa rara, ne aveva conosciuti pochissimi vincoli di una simile forza e durata tra persone.
- Lo so bene – mugugnò rassegnata la ninfa, sfiorando i suoi anelli – Tu invece? – lo colse alla sprovvista, cambiando intonazione e facendosi allusiva.
Quello ebbe una reazione assolutamente strafottente: - Lo sai che i miei amori sono intensi ma brevi. Svolazzo libero e spensierato come un passero.
Amaryllis gli afferrò le treccine per fissarlo negli occhi, stringendogli dopo le mani e concentrandosi: - Hmm … Il tuo cuore non è del tutto libero.
- Ti sbagli! – ribatté prontamente lui, scrollandola e augurandosi che nessuno fosse in ascolto.
La nereide spanse un risolino svagato: - Che baccalà! Ti piace ma la fai scappare continuamente.
- Ora basta! Non devi tornare negli abissi? – frignò imbizzarrito Jack, calamitando le orecchie di tutti su di loro.
La creatura marina si intristì, il respiro mozzo, la saliva amara. Aveva ricevuto un permesso speciale e temporaneo per poter svolgere la funzione di messaggera del suo popolo. Lei non apparteneva al mondo di superficie, ma in quelle poche ore trascorse fuori dal mare lo aveva quasi dimenticato. Aveva perfino meditato di rinunciare alla parziale immortalità del suo corpo.
La sua missione l’aveva compiuta, e, nonostante non avesse incoronato un nuovo sovrano, aveva stipulato nuovi legami con gli umani e ambiva a proteggerli vegliando sulla loro progenie, finché le sarebbe stato concesso.
Affondò il capo sulla giacca del Capitano della Perla abbracciandolo con tenerezza e impartendogli col pensiero altre benevole raccomandazioni, su cui lui divagò con uno sbuffo.
Trovò dietro di sé Jim e travolse in un accorato abbraccio anche lui che si spremette per ricacciare un puerile singhiozzo. Jay Jay le diede la sua stretta senza aspettare che si staccasse dall’amico. Poi fu il turno di Anamaria e di Elizabeth che la biondina si apprestò a salutare insieme, allargando le braccia.
Restava un solo umano: - Ti posso dire addio, Will Turner? – pulsò colorandosi la pelle nivea di un acceso vermiglio.
William sbirciò la predisposizione della moglie, le annuì porgendole una mano che l’ondina ignorò, saltando all’altezza delle sue labbra, sulle quali si soffermò delicatamente qualche secondo: - Grazie di tutto. Non lo dimenticherò – sussurrò angelica, toccandogli una guancia.
- Neanche io – puntualizzò sentitamente la signora Turner, ghermendo il braccio del marito che aveva distolto la fronte sugli stivali.
Jim e Jay Jay erano indecisi se sorridere o irritarsi per non aver ricevuto lo stesso arrivederci, ma si offrirono entrambi di aiutarla a salire sulla balaustra.
Amaryllis guardò tutti vacillando per un ultimo infinito istante, quindi, sorridendo al lieto fine che erano riusciti a comporre insieme, si tuffò dissolvendosi tra la spuma marina.
- Ricorda compare: mai innamorarsi di una femmina sovrannaturale! – raccomandò Jay al coetaneo, restando con lui ad osservare l’acqua sottostante.
- Io non mi sono innamorato! – obiettò inalberato l’altro, pur avendo la salivazione azzerata e il petto in tumulto.
Ricevette dal mulatto una fraterna pacca sulla spalla: - Buona fortuna, BJ.
Gli offrì le nocche e le sbatté contro le sue: - Altrettanta, Jay Jay.


- Sono felice che alla fine tu abbia deciso di restare con noi, Jim.
Il Capitano dell’Olandese Volante affidò il timone al fidato Sputafuoco Bill, sospingendo il figlio a seguirlo in sala nautica, aprendogli la porta e invitandolo ad entrare.
- Faccio sempre in tempo a ripensarci, vero papà? – farfugliò il ragazzino, preoccupandosi per l’asfissiante e imprevista riunione di famiglia in cui si stava catapultando.
Sua madre era in piedi vicino il tavolo con le braccia incrociate sul grembo e l’aria di dovergli impartire qualche rimprovero arretrato.
- Certo. – riprese suo padre, con tono pacato eppure screziato di emozione, affiancando la moglie - Ma credo che il tuo aiuto ci servirà molto nei prossimi mesi.
I due fusero le loro iridi cioccolato l’uno nell’altro, tremando appena. Fu Elizabeth a confessare incantata e quasi incredula la natura dell’evento che li avrebbe coinvolti: - Sta per arrivare un altro Turner, Jimmy.
Will alzò con due dita il viso scosso della compagna, catturandone caldamente le labbra e spegnendo quel contatto con un dolce sorriso.
Jim si sedette su uno sgabello, tenendosi la testa che gli girava: - Diventerò … fratello? – sillabò fissandoli a bocca semiaperta.
Loro si strinsero ancora scambiandosi una carezza sulla fronte e annuendo.
- Davvero? – insistette meravigliato il tredicenne, avvicinandosi e piantando le pupille sulla pancia poco pronunciata della donna.
- Sì. – ribadì lei, prendendogli una mano e posandogliela sul proprio ventre.
Non aveva mai sospettato che gli nascondessero un segreto del genere, e non riusciva a comprenderne pienamente la connotazione. In fin dei conti, sarebbe stata un’altra avventura.
- Allora diventerò il tuo primo ufficiale?


Era affacciato alla balconata del timone, taciturno e corrucciato.
- Capitano, se vi disturba avermi a bordo, a quest’ora i miei uomini avranno riparato i danni accorsi alla Murena … - gli riferì sfuggente, scoprendosi agitata come una ragazzina nell’attendere un suo responso. Non sapeva perché era rimasta incagliata sulla Perla anziché seguire i Turner sull’Olandese.
- Vi concederò un passaggio fino a Isla Cruces … - asserì quello con imperturbata e falsa modestia, non incontrando lo sguardo della piratessa la quale replicò incaponita:
- Vi accompagnerò all’Isola dei Relitti per ripagare il favore. Ed essere certa che rimetterete davvero a posto l’Occhio dell’Oceano – specificò indisposta dalla sua svagata saccenza.
In un battibaleno le mani di Jack la attirarono a sé e la sua bocca fu pervasa dal suo intenso sapore di sale e rum. Si distaccarono sentendosi colpevoli di sbagliare di nuovo, immotivatamente.
Anamaria si ritirò scendendo le scalette, il pirata si stava per sbloccare ma s’imbatté in Jay Jay. Il mozzo mulatto si appese alla ringhiera dondolando e spiandolo con un ghigno perspicace:
- Lei ti piace molto, non è vero?
Jack lo scrutò, ponderando l’opportunità di continuare a spifferare certi segreti con quella sottospecie di scimmia cresciuta. Gli mancava solo il figliastro geloso: - Con mio sommo dispiacere – ammise compunto, leccando dalle labbra il sapore lasciato da quel focoso bacio.
I pirati donna erano la peggiore specie in circolazione.
Ma lui non si sarebbe mai impantanato in un guaio del genere ...

FINE
   
 
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