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Autore: Fidia    06/03/2008    2 recensioni
Cosa succederebbe se Luna, ormai quasi trentenne, ricevesse una lettera anonima nella quale un mittente misterioso la invita a recarsi a Manchester? Come reagirebbe se diventasse la pedina inconsapevole di un piano efferato?
Centinaia di engimi si accavallano, dando vita ad un intreccio astruso. Omicidi, amori, ritrovamenti, segreti svelati, strani oggetti preziosi, realtà che si ribaltano.
Per Luna, i Ricciocorni Schiattosi non esistono più. Ben presto l'eterna sognatrice si troverà costretta ad aprire gli occhi sul mondo, ad abbandonare la sua connaturata ingenuità e a guardarsi intorno con ragionevolezza.
La mia prima Fan Fiction, spero che vi piaccia... Accetto tutti i tipi di commenti, naturalmente!
-Un omaggio alla regina del giallo, Agatha Christie...
Genere: Malinconico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ditemi se mi conviene continuare o meno! Grazie mille a tutti i lettori... Baci...



CAPITOLO I

La lettera

Luna Lovegood sbuffò spasmodicamente, rimettendo a posto un ciuffo dei suoi capelli fluenti con un fugace gesto della mano. La luce sfolgorante del sole, che stringeva la città in un’insopportabile morsa d’afa, trapelava attraverso le veneziane dell’ufficio, dove si muovevano con aria indaffarata alacri giornalisti. Neanche le più portentose invenzioni magiche potevano smorzare la calura che regnava all’interno della sede del Cavillo. L’aria era greve e sonnacchiosa e tutti i dipendenti dell’ufficio erano visibilmente infastiditi ed insofferenti. Qualche reporter era riuscito a strappare alla redattrice un consenso per fuggire in villeggiatura. All’idea che alcuni dei suoi impiegati se ne stessero in panciolle, comodamente sdraiati in un’affollata spiaggia del South England, Luna reprimeva a stento un sospiro di invidia. Eppure aveva sempre sognato di dirigere Il Cavillo. Come si era sbagliata, da ragazza! La vita non era neanche lontanamente semplice come l’aveva prospettata… Adesso era tenuta a stare lì, dietro quella stramaledetta scrivania. Il suo lavoro dava più delusioni che soddisfazioni. La cosa peggiore era non avere mai tempo per pensare. Ogni volta che provava a chiudere gli occhi e a mettere ordine alle idee, qualcuno la distoglieva bruscamente, riportandola alla realtà. Se la situazione era perennemente estenuante, d’estate raggiungeva livelli di insostenibilità indescrivibili. Il caldo sembrava plasmare una palpabile sensazione di noia. La sede del Cavillo era un pullulare sfibrante di fogli volanti, magicamente incantati, di voci confuse e vaghe e di gesti celeri e ipercinetici.
<< Signorina Lovegood! >>.
La voce del giornalista più capace della redazione risuonò, chiara e nitida, nel trambusto generale dell’ufficio. Luna lasciò che la sua Penna Prendiappunti scrivesse forsennatamente sul foglio di pergamena dinnanzi a lei, e sollevò lentamente lo sguardo su mister Lymstock.
Quest’ultimo era uno dei capiufficio, alle sue dipendenze da circa sette anni. Aveva più o meno la sua stessa età, possedeva una forza straordinaria, un viso bencurato e venato da lineamenti netti ma non grossolani, delle braccia nerborute, un accento scozzese e soprattutto uno spiccato fiuto per gli affari.
<< Qualcosa non va, Terence? >> gli chiese Luna, inarcando appena le sopracciglia.
<< Sono arrivati i risultati dei sondaggi delle vendite… >> rispose questi, con un tono di voce che non prometteva niente di buono. << Abbiamo venduto meno di quattrocento copie, la scorsa settimana! I profitti non hanno compensato la produzione. Rischiamo di colare a picco, di questo passo… >>.
Luna strinse le palpebre, meditabonda. Fino a qualche mese prima era riuscita a dirigere in modo magistrale il suo giornale, sfruttando tutta la sagacia affaristica che aveva scoperto di possedere. Il Cavillo era tuttora apprezzato per il suo strambo umorismo e, tempo prima, era riuscito ad acquistare un numero consistente di lettori accaniti. Le vendite avevano avuto un rialzo inaspettato ed era cresciuto il numero di abbonati. Ma, con l’avvento dell’estate, tutti gli sforzi di Luna si erano dimostrati pressoché vani.
<< Quale credi che sia la causa di questo calo di vendite? >> domandò la donna, senza abbandonare la sua aria trasognante che non palesava il minimo abbattimento.
<< Beh, >> rispose Terence Lymstock, stringendosi nelle spalle robuste, << per la verità credo che ultimamente nessuno sia riuscito a produrre articoli interessanti… >>. Luna annuì. Era la pura verità. Chissà per quale motivo, gli articoli dei giornalisti magici più apprezzati erano stati all'imrpovviso surclassati da quelli della concorrenza. La redazione aveva ricevuto molte lettere di critica negli ultimi tempi, nelle quali i lettori si dicevano molto insoddisfatti dei nuovi trafiletti pubblicati sul giornale. Luna non sapeva più come sostenere la situazione. Con l’arsura torrida che la opprimeva, non riusciva a concentrarsi. Poteva solo fare affidamento su Terence, adesso.
<< Sapresti proporre un rimedio adatto a una situazione tanto drastica? >> gli chiese infatti, con un accento stranamente ironico.
Terence si portò le mani dietro la testa e si abbandonò in balia di un relax immaginario. << Una settimana di vacanze! >> sorrise poi sarcasticamente, con piglio speranzoso.
<< Già, già… >> disse Luna, che considerava Terence la personificazione dell’intuito impeccabile. << Una settimana di vacanze! Forse è quello che ci vuole! >>.
Terence sbarrò gli occhi con meraviglia, combattuto tra il dire che non aveva parlato seriamente e il lasciare che Luna vagliasse la sua ironica proposta. Sembrava che la redattrice pensasse davvero ad una settimana di vacanze. Ma sospendere le attività era davvero la mossa giusta? Prima che Terence potesse aprire bocca, Luna si alzò, puntò la bacchetta sulle proprie labbra ed esclamò: << Sonorus! >>.
Tutti i dipendenti dell’ufficio scoccarono un’occhiata repentina nella sua direzione, in attesa che la redattrice parlasse. Ben presto la voce della donna si propagò per la stanza con l’intensità di un megafono. << Abbandonate i vostri posti di lavoro, vi è concessa una settimana di vacanza! >>.
In risposta all’inaspettata decisione ci fu una miriade di urla di assenso e dal fondo della stanza si levò un’ola.
<< Calma, calma! >> disse Terence, stringendo i denti, mentre i giornalisti si muovevano da un posto all’altro provocando una fastidiosa confusione. Luna aveva detto proprio ciò che lui desiderava, però temeva realmente che una settimana di vacanze non avrebbe fatto risollevare il giornale, che era sprofondato in un’insormontabile crisi.
Ma poi si abbandonò alla realtà. Un periodo di relax, parlando a livello personale, avrebbe fatto davvero comodo…
<< Non ho detto tutto ciò solo per farvi un piacere, >> riprese Luna con la sua solita voce blanda, abbozzando un sorriso sadico, << ma anche e soprattutto perché spero che cerchiate di trovare idee interessanti per il rilancio del Cavillo durante la sospensione dei lavori! Ritorneremo in ufficio tra sette giorni esatti! >>.
Centinaia di fogli di carta furono lanciati in aria. I cronisti erano diventati improvvisamente felici, esagitati, esaltati, impazziti. Terence, da parte sua, sembrava alquanto compiaciuto di essere riuscito ad ottenere senza il minimo sforzo una sospensione dei lavori e pareva volesse attribuirsi tutto il merito della scelta presa da Luna. I dipendenti dell’ufficio si alzarono tumultuosamente, come bambini irrequieti che lasciano i banchi di scuola. Luna e Terence osservarono tacitamente il caos della stanza. Qualcuno augurava delle buone vacanze, qualcun altro esplodeva in applausi inaspettati.
<< E’ fantastico, fantastico! >> blaterava un cronachista.
<< Non lo avevo forse previsto, Joe? >> rispondeva di rimando un altro.
Passarono pochissimi minuti e l’ufficio fu deserto.
Finalmente Terence disse: << Non dicevo certo sul serio, Luna, quando parlavo dei sette giorni di vacanza! Non credi di essere stata avventata? >>.
La redattrice scosse la testa. << Abbiamo davvero bisogno di rimettere ordine alle idee, Terence! Una vacanza è quello che ci vuole! >>.
Abbassarono velocemente le persiane della stanza, con un colpo di bacchetta ben assestato, e rassettarono le scrivanie in un lampo. Quando si chiusero alle spalle la porta dell’ufficio, ubicato al terzo piano di un moderno palazzo di Londra, Terence divenne improvvisamente nevrotico. Sfilando la chiave dalla toppa, Luna non si lasciò sfuggire il particolare atteggiamento dell’amico.
<< Cos’hai? Non sei contento? >>.
Terence annuì e rispose serenamente, pur dando l’impressione di essere all'apice dell’apprensione: << Certo che sì! In ogni caso... senti… mi chiedevo se magari ti... ti va di pranzare con me, oggi… >>.
Luna chinò la testa. Non aveva una vera abilità nel discernere dei comuni inviti da più ambigue richieste di appuntamenti amorosi. Rifiutare sarebbe stato comunque da sciocchi. Terence era un buon uomo, e stare in suo compagnia risultava a Luna tremendamente piacevole. Solo lui sapeva come tirarle su il morale quando ne aveva bisogno ed era davvero il prototipo di amico perfetto.
<< C’è un ristorantino Babbano, qui vicino… >> riprese lui, << ma se preferisci possiamo… >>.
<< No, Terence! >> rispose Luna con fermezza. << Sarebbe più comodo andare a casa mia. Ho dei ghiaccioli freschi al lampone comprati proprio ieri sera, che non vedo l’ora di mangiare… Ho bisogno di relax, e un luogo affollato come un ristorante non farebbe che darmi fastidio… >>.
Terence sembrò vagamente sbalordito dalla risposta, ma poi rispose, sorridendo amabilmente:
<< Oh, allora devo ringraziare te per l’invito! >>.
E scesero le scale, ritrovandosi così dinnanzi al portone d’ingresso dell’edificio.
Luna fu la prima a mettere piede in strada. Il clima era torrido e decine di Babbani circolavano per le vie con aria stanca. Alcuni dei giornalisti del cavillo, unitisi in crocchi, chiacchieravano sui marciapiedi. Torme di automobili sfrecciavano da un posto all’altro. L’atmosfera tipicamente londinese cozzava con la temperatura equatoriale, che non si era mai sentita nella regione. Mentre Terence gli veniva dietro a stento, Luna trotterellò fino a una traversa vicina alla sede del Cavillo e si nascose dietro un obsoleto cassonetto della spazzatura, nel luogo in cui soleva Smaterializzarsi il più delle volte, alla fine di una lunga mattina di lavoro. Dopo che il collega la raggiunse, prese delicatamente la mano di Terence tra le proprie e, senza un avvertimento previo, si Materializzò assieme all’amico dinnanzi al profilo di un’abitazione dall’aria estrosa. Finalmente a casa!
Alla tragica morte di suo padre, nove anni prima, Luna aveva venduto la casa di famiglia e si era trasferita in un sobborgo di Londra, acquistando da un mago di mezza età una dimora piccola ma confortevole. Naturalmente aveva provveduto personalmente all’arredamento, soppiantando tutti i mobili del primo proprietario con suppellettili alquanto bizzarri. Tutti i gingilli e le carabattole appartenute a Xenophilius erano state opportunamente trasportate nella nuova casa cittadina, che adesso appariva insolita quasi quanto la precedente. Le finestre, decorate con luci magiche che sfavillavano a intermittenza, erano invisibili agli occhi Babbani. Delle paraste ornamentali decoravano sobriamente la facciata della casa, e su di esse si snodavano intricate frasche di edera, che germogliavano per magia ogni giorno e appassivano ogni notte. Sull’edificio era stato naturalmente praticato un incanto di sicurezza.
Luna spinse la porta d’ingresso, mentre Terence la seguiva a ruota. La sua mente era totalmente assente, in quel momento. Dinnanzi a sé la donna vedeva solo una settimana di distensione. Forse sarebbe andata in spiaggia...
Tutti questi progetti furono spazzati via dalla sua mente quando Luna si accorse di una lettera che era stata sicuramente imbucata da un gufo e che aveva tutta l’aria di provenire da un mittente mago… Si chinò, la prese tra le mani, la scrutò con aria accigliata.
<< Su, aprila! >> la incitò Terence, che per la verità sembrava più perplesso di lei.
Luna fece scorrere le dita sulla busta, riportante la scritta “RISERVATO”, e staccò il sigillo di ceralacca che impediva l’apertura. La lettera contenuta all’interno dell’involucro aveva un’aria solenne e misteriosa e sembrava circondata da un alone oscuro.
Luna la svolse e lesse.

Carissima signorina Lovegood, assicurati che nessuno ti stia spiando prima di andare avanti nella lettura di questa lettera. Ti scrivo da Manchester, il mio nome non importa. Ho bisogno di vederti al più presto, perché devo confidarti un segreto di vitale rilevanza. Devi raggiungermi qui, nel modo che meno dia nell’occhio. Prendi un treno Babbano, e recati in Davies Road, 80, una contrada alla periferia di Manchester. Spero di vederti entro il 1^ di Agosto. L’unica cosa che ti chiedo è di fidarti. So che sei una ragazza assennata che pondera molto le proprie decisioni. Devo togliermi un peso dal cuore. A presto…

P.S. : brucia la lettera dopo la lettura


Terence esalò un respiro improvviso, scuotendo la testa con aria melodrammatica. Quando fu sicura di aver imparato l’indirizzo a memoria, Luna puntò la bacchetta sulla lettera e le diede fuoco.
<< Che strano… >> commentò poi. << Non conosco nessuno che abiti a Manchester… >>.
Visibilmente scosso, Terence deglutì. << Che assurdità, Luna, che assurdità! >>.
<< Dici che dovrei andare? >>.
L'uomo rise sguaiatamente. << Oh, certo, ti aspetta sicuramente un vecchio amico di infanzia pronto a darti ospitalità… >>.
<< Già, potrebbe essere! >> rispose Luna, con sguardo fantasticante.
Terence scosse la testa, riacquistando la sua consueta compostezza. << Non essere sciocca! Potrebbe essere una trappola! >>
<< Trappola? >> obiettò Luna sbigottita. << Ma io non ho nemici! Chi vorrebbe farmi del male? Un concorrente del Cavillo? Beh, ne dubito, visto che comunque il giornale è andato a rotoli da solo, ultimamente! >>.
Appoggiandosi al trespolo dell’ingresso, Terence lanciò uno sguardo al pianerottolo, incerto su quel che doveva dire. Quando finalmente sembrò soddisfatto dei propri pensieri, domandò con tono falsamente preoccupato: << Hai forse intenzione di andare a Manchester con un treno Babbano, sotto invito di un perfetto sconosciuto che potrebbe ucciderti? >>.
<< Perché no? >> rispose Luna, con cruccio. << Mi meravigliano i tuoi timori, Terence! Hai sempre avuto uno straordinario spirito avventuristico! Anzi, adesso che mi ci fai pensare, te ne sarei grata se venissi con me... >>.
E detto ciò ripose la sua borsetta sul treppiedi ed entrò in cucina, lasciando l’amico in preda ad un’indicibile sorpresa.
Il ragno del Destino, intanto, tesseva un incubo di ineluttabile atrocità, un incubo che avrebbe cambiato inesorabilmente la vita delle sue ignare vittime...

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