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Autore: dis0bey    01/09/2013    3 recensioni
Correva l'anno 2010, Justin e Miranda, 10 e 11 anni, sono amici per la pelle, legati dai loro sorrisi e dalla loro voglia di vivere, il primo è testardo, la seconda è permissiva.
Si trovano un giorno a vivere un'esperienza tragica, un'incidente, dove il primo resta illeso e la seconda finisce in coma vegetativo.
Non saranno anni facili quelli successivi all'incidente, Justin vittima dei suoi sensi di colpa finisce per diventare un ragazzo pericoloso, mentre Miranda continua a dormire, finchè in una calda giornata del luglio 2012 la ragazza si sveglia, ma non trova ciò che si aspettava: la madre pronta ad abbracciarla e Justin pronto ad amarla come solo lui faceva, bensì trova invece un Justin cambiato e una madre ormai defunta, ma trova aiuto nella compagnia dell'ex migliore amico di Justin, finchè i due amici finiranno per incontrarsi, in una situazione a dir poco assurda per Miranda, e cosa si diranno i due?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10.



25 agosto 2012, miranda’s pov.

Quando mi tirai su nel letto, dovetti ricordarmi del perché Justin fosse steso sul tappeto a dormire.

“Dove sei stata?” mi chiese con aria indifferente, ma vedevo nei suoi occhi quel velo di gelosia, che lo stava mangiando vivo.

“Ti interessa? Non mi pare debba rispondere ai tuoi ordini” lo fissai scocciata, e mi diressi verso l’armadio e afferrai il mio pigiama.

“Non che mi interessi, ma sai, non ci sono persone affidabili da queste parti, non voglio che tu sia in pericolo” posò il giornale che stava leggendo, e mi fissò.

L’unica persona poco affidabile da queste parti sei tu!” soddisfatta della mia risposta pronta, entrai nel bagno riservato alla mia camera e aprì l’acqua della doccia, avevo bisogno di una doccia fredda, no ok, calda.

Quando notai che Justin cominciò a russare, gli lanciai un cuscino in testa, che lo fece saltare in piedi, quel povero idiota, non avendo trovato la chiave per aprire la porta si era arreso e si era addormentato sulla prima superficie morbida che aveva trovato.

“Buongiorno” disse, alzandosi in piedi e stiracchiandosi velocemente.

“Ciao” sbadigliai, e tornai in posizione supina, coccolata da qualche leggero raggio di luce che riusciva a penetrare dalla finestra.

“Continui a fare la tirata? Oggi potrei dedicarti un’intera giornata se solo tu volessi!” mi guardò triste, la discussione della sera prima era finita male, la mia frecciatina l’aveva probabilmente ferito, avevo colpito il punto debole di Bieber ovvero..io.

“Se proprio vuoi, dobbiamo tornare nella mia vecchia casa, mi trasferirò lì..”

“In quelle condizioni? Preferisco che vai a vivere sotto i ponti!”

“Justin, non me ne vado oggi, anzi dobbiamo andare a pulire un po’, ho chiamato anche un’impresa di pulizie e un giardiniere, e di certo la porta non se la possono aprire da soli..”

“Ti ricordo che è basta questa – si indicò la spalla destra. – per aprire la porta di casa tua!” lo guardai ridendo.

“Buffone, andiamo dai!”

“Devo andare a cambiarmi! Che schifo, ho i vestiti di ieri..”

“Nessuno ti ha obbligato a dormire qui, lo sai?” lui annuì.

“Se avessi saputo dove tenevi le chiavi, sarei scappato..ero..”

“Ferito? Mi dispiace..” abbassai lo sguardo, afferrando qualcosa dal mucchio di vestiti che avevo nell’armadio.

“Fa nulla, se mi ferisce anche la realtà, non so come andrò avanti..ora muoviti, dovrei avere dei vestiti in macchina, appena hai finito andiamo via, dai muoviti!”



25 agosto 2012, justin’s pov.

“Buongiorno, si..ecco, allora il giardino deve essere tagliato all’inglese, corto, ma non inesistente..potate gli alberi, e piantate qualche fiore..ecco si, questi qui sono perfetti..certo..grazie!” continuavo a fissare le foto sulla mensola del camino, ormai liberate dalla polvere e da qualunque altro tipo di sporcizia, mentre ascoltavo Miranda discutere con il giardiniere.

“Signora Holland! Si, ecco..ha trovato qualcosa da mettere sui letti?..Capisco, allora mi dica cosa devo comprare, tutto quello che serve in casa, ma tutto..si, vado a comprarlo dopo con Justin..grazie!” mi bloccai alla vista di una foto mia e di Miranda, era in un formato abbastanza grande e occupava l’intera parete che andava dalla cappa del camino, al mobile di vetro vicino, in realtà era un collage, tre fotografie, tre carnevali diversi..

“Mario e Luigi, Pippo e Topolino, Pikachu e Ash..” mi voltai a sentire la voce di Miranda, che citava in ordine i modi buffi in cui eravamo vestiti.

“Amici per sempre..” sospirai fissando la piccola Miranda, ormai non così piccola.

“Oltre ogni dolore, ogni litigio, ogni pianto, ogni ferita, ogni incidente..” continuava a citare, tutte quelle parole che ci eravamo detti, ogni volta che ci vestivamo da due migliori amici.

“Posso aggiungere qualcosa?” mi avvicinai, e lei annuì, mi calai verso di lei, e trovai le sue labbra a poca distanza dalle mie.

“Oltre ogni bacio..” mi avvicinai, ancora di più, quando il mio volto venne a contatto, con molta violenza ed irruenza, dal palmo di Miranda.

“Justin!” urlò sconvolta, mentre io mi massaggiavo la guancia che bruciava.

“Dai Miry, scherzavo!”

“Col cazzo, Drew! Ora andiamo, non ho tempo da perdere, dobbiamo comprare molte cose per Manor Lewis!”



25 agosto 2012, miranda’s pov.

“Miranda!” mi voltai e vidi Justin che finiva di appendere alcune stampe di Parigi, Londra e New York sulla parete della mia camera.

“Oddio Justin! Sono bellissime!”

“Cosa ti avevo detto? Se io non ci fossi stato non le avresti nemmeno comprate!” disse facendomi l’occhiolino, sogghignando.

“Justin..ma se tu, mi avevi vietato di comprarle, e hai fatto i capricci, urlando che le avresti riportate al loro posto, se non ti avessi comprato le Red Bull..” lo guardai alzando il sopracciglio divertita.

“Dai, reggimi il gioco, comunque sono fighe, devo ammetterlo, anche se avrei preferito delle foto di Red Bull..decisamente, sì!” mi colpì la fronte con il palmo delle mano, disperata, quel ragazzo di  ormai 18 anni era stupido quanto, se non peggio, lo era a 11 anni.

“Allora, ricapitoliamo! – afferrai il taccuino, che avevo nella tasca posteriore dei pantaloncini dell’Abercrombie & Fitch, e osservai la lunga, anzi lunghissima, lista di cose da dover fare. – Rifare i letti delle varie camere?”

“Fatto!”

“Appendere i vari quadri?”

“Fatto!” sorrise soddisfatto, in fondo li aveva appesi lui, accompagnato da un coro di insulti perché rischiava di appenderli obliqui, ma tutto sommato era stato un ottimo aiutante.

“Riempire il frigo, la dispensa, ed il mobile con i detersivi?”

“Fatto! Certo, con qualche inconveniente, perché qualcuno ha volutamente mangiare alcuni pacchi di biscotti, ma è apposto!” lo fulminai con lo sguardo, avevo voglia di biscotti, non poteva rinfacciarmi la fame.

“Penso sia tutto apposto..” guardai Justin, e poi fissai il letto, malinconica, quel letto 8 anni prima era occupato da mia madre, e qualche notte da degli sconosciuti che trovava nei locali che frequentava con la madre di Justin.

“Cosa c’è, Miry?” Justin notò il silenzio, il mio respiro rotto da laconici singhiozzi, e le mie palpebre pesanti che bruciavano per le lacrime che volevano uscire.

“Niente, pensavo a mia madre, e a quanto avesse lavorato per darmi un tetto sopra la testa, e che ora devo occuparmi di tutto io, ma come posso Justin? Ho 19 anni, non posso farcela da sola..” mi sentì avvolgere, le braccia muscolose di Justin si erano strette intorno la mia vita, in tutti i sensi, mi sentivo protetta, come quando mi abbracciava fino a 8 anni prima.



26 agosto 2012, justin’s pov.

“Pronto?” risposi al telefono stranito ed assonnato al mio iPhone che non cessava di suonare.

“Justin Bieber?”una voce femminile, rauca, vecchia e stanca mi rispose dall’altro lato.

“Si, chi sei?” sbadigliai, e mi tirai su nel letto, mentre aspettavo una risposta fissai l’orologio che segnava ‘6:34 pm.’.

“Sono la signora Reece, Justin! Scusa per il disturbo!” studiai il tono di voce, e riconobbi in lui, o meglio lei, la voce di Cassie Jasmine Reece.

“Non si preoccupi, signora, ha qualcosa da dirmi?”

“Miranda..ecco..stamattina non l’ho trovata nella sua stanza, sai dove possa essere andata?” fissai di nuovo l’orologio, e poi fissai i miei vestiti ammucchiati sul letto, poi focalizzai cosa aveva detto la dottoressa.

“Ne è sicura? Sarà andata a Manor Lewis, non pensa?” mi alzai dal letto, e afferrai i pantaloni della tuta grigi, e li infilai utilizzando una sola mano, mentre l’altra teneva saldamente l’iPhone nero.

“Non credo, anche perché io l’ultima volta che l’ho vista, ovvero poco meno di due ore fa, è venuta a chiedermi se sotto un determinato tipo di shorts stessero meglio delle scarpe, penso sia uscita, forse con un ragazzo? Ha qualche amico oltre te e Chaz?” lasciai la felpa rossa che non avevo nemmeno sfilato prima di fiondarmi nel letto, e afferrai le chiavi della Range Rover che erano poggiate sul comò, e uscì dalla mia camera.

“Non che io sappia, non si preoccupi, vado a cercarla, per ora la chiamo, appena so qualcosa, la avvertirò signora!” scesi le scale, dove Katy mi fermò, piantandosi davanti, cercai di evitarla, ma fu inutile.

“Mi raccomando Justin, ciao!” la vecchia signora staccò la telefonata, e io posai l’iPhone nella tasca posteriore della tuta.

“Katy, mi fai passare?” dissi scocciato, evitando di stare ai suoi giochetti per superarla.

“No, Justin, devi trovarmi un altro posto dove stare, per un qualche tempo” guardai esasperato la richiesta, forse preso dall’ansia che provavo perché Miranda era sparita, focalizzai troppo tardi le parole di Katherine.

“Perché dovrei? Ora fammi passare, devo andare da Miranda” mi decisi a spostarla, e la superai, percorrendo il resto delle scale correndo.

“Mi abbandoni per lei, come due anni fa? Sono tua amica Justin, non esiste esclusivamente lei nella tua vita!” evitai di risponderle, per anni Miranda è stata la mia priorità, quando poi decisi di lasciarla, non fu come avevo immaginato e deciso per il mio futuro, fu completamente l’opposto, ma di quello ormai non importava, la mia principessa era sveglia, ed era sparita, e io dovevo trovarla.

“Justin!” mi voltai, perché oggi avevano tutti bisogno di me? Avevo una calamita attira rompi-coglioni?

“Francisco, dimmi” il ragazzo alto e palestrato, fin troppo simile ad un modello mi raggiunse.

“Ho origliato la tua telefonata..ecco, pensavo, che fosse meglio se tu la chiamassi, se sta bene? Non piombarle vicino all’improvviso, si sentirebbe in pericolo” dovevo essere arrabbiato perché aveva origliato la mia telefonata, o perché aveva osato darmi un consiglio? Ma evitai in entrambi i casi di sfuriare, e feci come il moro aveva proposto, chiamai Miranda, dopo qualche minuto di attesa mi rispose.

“Pronto, Justin!” la sua voce, felice, tranquilla, riposata e melodiosa raggiunse il mio timpano, e ogni muscolo fin poco tempo prima aggrovigliatosi per l’ansia, si distese completamente.

“Miranda!” il mio tono sollevato, la insospettì.

“Justin, successo qualcosa?” la sua voce preoccupata, fece risvegliare i miei neuroni, che cominciarono a zampillare, si stava preoccupando, per me forse? Sì, per me.

“Niente di che piccola, dove sei?”

“Da nessuna parte in particolare, sono uscita a fare un giro..”

“Sei sola?”

“..si” ero ancora più sollevato di prima, almeno non era in pericolo, almeno così credevo.



26 agosto 2012, miranda’s pov.

“Dai che ti sei divertita, ammettilo!” Dylan continuava a solleticarmi i fianchi mentre io mi rotolavo dolorante sul pavimento.

“Dai Dylan, smettila!” tra una risata e l’altra cercavo di interrompere quella piacevole tortura.

“Se ammetti che sei stata bene con me, ti lascio!” gli afferrai i polsi per allontanare da me le sue armi di tortura, invece continuava.

“Ok, sono stata benissimo!” finalmente si stacco da me, e si alzò, visto che si era ritrovato a cavalcioni su di me per solleticarmi meglio.

“Ecco, così ti voglio!” alzai gli occhi al cielo divertita.

“Non alzare gli occhi con me, non mi piace” lo guardai interrogativa, pensando che stesse scherzando, preso dal momento divertente, invece era serio, l’avevo sempre pensato che aveva manie di dominio.

“Dylan, mi parli un po’ di te?” mi alzai e guardai Dylan che si era sistemato sul mio divano, della mia casa, nel mio fottuto soggiorno, davanti la mia televisione, lui, mosso da pena o da una cotta grande come questa casa, divaricò le gambe e mi fece accomodare in mezzo a esse, e con facilità mi sistemai poggiando la testa sulla sua pancia e distesi le gambe sul divano.

“Cosa vuoi sapere piccolina?” afferrò il telecomando, e fece zapping, fino a fermarsi su un canale che mandava una partita dei Lakers, non che io li conoscessi bene, o che seguissi quello sport, ma Justin da piccolo ne andava matto, e aveva la maglia autografata da uno dei giocatori.

“Tutto, sai, è un po’ surreale come cosa, cioè non è che ci conosciamo, da..molto, ecco. Io non ho mai avuto una relazione, in realtà non so nemmeno aggettivare quello che c’è tra noi, cazzo. Farnetico. – senti irrigidirsi ogni parte del corpo di Dylan, alle mia parole. – Comunque, cioè, queste cose succedono nei film, non di certo a me, io non sono una principessa, o almeno non più” alzai lo sguardo verso il moro, che mi fissava divertito, sbuffò, e cominciò a raccontarmi di se, e probabilmente cullata dalle sua parole, e anche dalla troppa stanchezza che avevo accumulato in quegli ultimi giorni, mi addormentai.

Quando mi risvegliai ero nel letto di Manor Lewis, mi guardai intorno contenta di non trovare un corpo nudo estraneo al mio, mi trovai sorprendentemente vestita e stranamente indolenzita, quando portai il mio culo giù da quel letto mi aspettavo qualcuno che mi aspettasse al piano di sotto, qualcuno come Dylan, e invece trovai Justin Bieber in persona che, senza maglietta e scarpe, faceva colazione con i miei cereali preferiti.

“Cosa ci fai qui?” dissi tra uno sbadiglio e l’altro avvicinandomi alla penisola situata in cucina.

“Ieri sei sparita e l’infermiera era preoccupata, hai come al solito le chiavi sotto il secondo vaso e ovviamente sono entrato, pensavo di trovarti morta, sono sollevato di averti trovato viva e soprattutto inviolata nel tuo letto” sgranocchiando i suoi miei cereali mi guardava sorridendo, per quanto il desiderio di sbatterlo al muro e picchiarlo era tanta mi limitai a sorridere e ringraziare il cielo che mi avesse riportato dal mio mio migliore amico.

_

29 agosto 2012, justin’s pov.

Feci cadere gli ultimi due scatoloni sul pavimento di Manor Lewis, e mi sgranchii leggermente le gambe e la schiena distrutte da quel trasloco.

“Katy c’è tutto posso anche mandarti a fanculo ora?”

La ragazza entrò ridendo mentre parlava con Miranda, non capivo come in pochi giorni avessero legato e per quale folle e stupido motivo Miranda, sapendo che Katy cercava casa, l’avesse invitata nella propria, era propria una scellerata.
Lasciai entrambe con un fugace saluto e ritornai a casa mia, percorrendo la strada del ritorno il più velocemente possibile a bordo della mia Range Rover che frenò soltanto fuori la porta di casa.
Quando entrai nella mia dolce dimora, trovai una tale confusione da far invidia alla discarica di Stratford, evitando di calpestare i vestiti che erano sparsi per casa arrivai vicino al camino e dando un pugno sul fondo qualcuno venne ad aprirmi e così accedetti nel ‘Quartier Generale’ come amavano chiamarlo i miei compagni, ma per me era una stanza con delle lucine verdi per fare scena e varie attrezzature per lo spionaggio e tutte le armi che ci servivano per difendere noi stessi da attacchi esterni.

“Justin, ho brutte notizie” Francisco osservava gli schermi che mostravano le immagini video dell’esterno della casa di Miranda, avvicinandomi osservai che all’esterno vi era parcheggiata una Porsche nera corvino da cui uscì Chaz.

“Ha visite, non ne vedo il problema!”

Tutti i membri del clan si girarono verso di me, quando mi sentii i loro sguardi sulle spalle mi resi conto che qualcosa non andava.

“Cosa non so?”

“Pensiamo che Chaz appartenga a Dylan” la prima cosa che trovai fu lo schermo del computer che mostrava Manor Lewis in cui piantai un pugno tale da romperlo.


 
leggimi

sono imperdonabile, ma tra corsi di recupero estivi e vacanze passate tra il mare ed il mio ragazzo non ho avuto dieci secondi liberi, ovviamente ho continuato a scrivere, infatti ho fino al capitolo 20 pronto, ma sono indecisa se continuare a pubblicare o intraprendere una nuova ff, voi che mi consigliate? Per farmi perdonale ecco una piccola anticipazione dell'undicesimo capitolo, che entro qualche giorno leggerete.

Chapter eleven:


‘Justin corri da me, sono in pericolo, vogliono rapirmi…’

Premuto invio la porta crollò sotto le spallate di Dylan e il suo sguardo ricadde prima su di me e poi sull’iphone caduto a terra, estrasse qualcosa dalla tasca e..

 
 
  
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