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Autore: Colley    01/09/2013    3 recensioni
Lui ride. Ride sempre. Ho per caso i pupazzetti in faccia, io?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II: Collin

 
Amo la mia macchina. Non che sia un gran che, veramente. E’ solo che c’è troppo che mi lega a Ellie. Oh, Ellie è il suo nome. In effetti, se la vedeste passare per strada, pensereste subito che sia un rottame. E avreste totalmente ragione: la vernice gialla, che ho passato sopra quella bianca nel vialetto di casa di mio padre quando avevo solo quattordici anni, è stata grattata via dal tempo -e anche dai non pochi incidenti che ho fatto, creando il panico in città- e pende in alcuni punti. Lo sportello dal lato del passeggero non si apre, né tantomeno si chiude, dal mio ultimo scontro con l’enorme secchio dell’immondizia addossato alla parete di mattoni del diner vicino scuola, e quello dal lato del guidatore è rigato di arancione. E non so come sia successo.
Gli interni, rivestiti di tappezzeria stile divano del nonno ubriacone, -avete presente, no? Fantasia ed enormi quadri marroni, beige e rossi- sono macchiati di coca-cola, cioccolata, cappuccino e, se annusi bene, riesci anche a sentire un leggero olezzo di pipì di gatto. Il pavimento di Ellie, se così si può chiamare, non si vede quasi più: è ricoperto da stupidi volantini pubblicitari, scontrini accartocciati, lattine e cartoni di caffè. Mia cugina giura di aver visto un topo divertirsi tra tutta quella roba un giorno, mentre la accompagnavo in palestra per la sua lezione di balletto.
-Danza classica!- aveva urlato, prendendomi a pugni sul braccio. Io mi sono limitato a ridacchiare un po’, mentre mandavo giù un pezzo di ciambella glassata al cioccolato.
Comunque, non mi interessa quello che dicono mia sorella e mia zia, io non getterò mai via Ellie. Mai. Il motore e tutto il resto funziona ancora abbastanza bene. E certo, potrei armarmi di sacchi per l’immondizia, guanti, disinfettante e, perché no, anche un bel deodorante di quelli a forma di albero da appendere allo specchietto, arancione magari, per rendere omaggio alla misteriosa striscia che decora lo sportello dal mio lato, ma sono troppo pigro per farlo. E poi, finché riuscirò ancora a usare i pedali ed il cambio, non vedo che bisogno ci sia di ripulirla, la mia bellissima e maleodorante Ellie.
Passo due dita sulla vernice non-più-così-gialla e le guardo ridendo: sono grigiastre.
-Sarebbe ora di fare un salto all’autolavaggio, non credi?- scherza mia zia dalla finestra della cucina, poggiando sul davanzale una teglia fumante. -Oh, non pensarci nemmeno. Non è per te, questa ragazzona.- dice sorridendo alla torta. Poi infila la testa in cucina, tira le tendine con le pannocchie, tipo quelle dei Simpson, e sparisce in casa.
Scanso con un calcio un paio di bicchieri accartocciati e guido Ellie intorno alla casa, fuori dal vialetto e finalmente sulla strada. Abbasso tutti i finestrini e accelero più che posso: più o meno tutti quelli che abitano in questa via sono partiti per le vacanze, e quelli rimasti sono troppo vecchi per uscire e soffocare con questo caldo. Sfreccio lungo la strada con gli occhi chiusi per via del vento che me li fa lacrimare. Non so perché, li apro all’improvviso e mi accorgo di essere quasi arrivato all’incrocio, in cui, di solito, qualche macchina c’è per forza. Freno e sterzo verso sinistra, rischiando di andare contro una fontanella, al suono assordante di un clacson. Ellie sgomma lasciando dei segni a terra e si ferma a pochissimi centimetri dalla fontanella. Non so bene quando sia successo, ma ho chiuso di nuovo gli occhi, allora li riapro. La prima cosa che noto, è che ho le mani talmente strette al volante che le nocche sono tutte rosse. Le stacco e inizio a massaggiarle, annusando l’odore di gomma bruciata. Ferma a metà di quello che avrebbe potuto essere un perfetto testacoda, c’è una macchina blu scuro, il cui clacson inizia a suonarmi contro come un pazzo. Scendo dalla macchina sbattendo lo sportello -una mossa non troppo intelligente, dato che rischia di staccarsi dai cardini ogni volta che lo apri o lo chiudi- irritato da quel suono e mi avvicino accigliato alla macchina. I vetri sono oscurati, perciò ci picchietto sopra sempre più forte finché l’imbecille alla guida non smette di suonare e abbassa il vetro. Non è affatto un imbecille. E’un’imbecille.
-Allocco, non ci sei solo tu per strada!- sbotta, poi spinge sull’acceleratore e la guardo sparire lungo la via. Sono troppo spiazzato per rispondere. Insomma,come può qualcuno con un viso così delicato essere in grado di urlare così contro una persona? penso, mentre rientro in macchina e cerco di farla partire. Okay, il motore e tutto il resto non funzionano poi così bene, lo ammetto, ma comunque non ho intenzione di gettare Ellie. O di riverniciarla. Mai. Dovrei trovare una persona come mio zio, che scelga un nuovo colore e mi aiuti. Purtroppo, non ho ancora trovato nessuno di speciale almeno la metà di quanto non lo fosse lui -e dubito succederà mai-, perciò credo resterà per sempre in quelle condizioni. E a me sta bene.
 
L’autolavaggio non è poi così lontano da casa mia, e normalmente, con una strada così deserta, ci impiegherei non più di tre minuti ad arrivare, ma l’incontro con quella tipa mi ha scosso, perciò procedo lentamente. Ho davvero paura di rincontrarla, quella lì. Accendo la radio, che passa musica rap. Bleah. Per fortuna inizia a sentirsi a scatti e diventa silenziosa non appena mi avvicino all’autolavaggio del vecchio Frank, che è al limitare del paese con la superstrada. Un giorno ci passerò davanti suonando il clacson e urlando ‘Addio, babbani!’ mentre imbocco la via della libertà, con la macchina carica di valige strapiene di vestiti e roba che mi servirà al college. Ah, non vedo l’ora.
-Collin!- mi urla Frank non appena sistemo la mia macchina in una delle corsie. Odio questo posto perché è tutto di un solo colore: verde sgargiante.
-Ehi!- scendo dalla macchina e afferro il tubo dell’acqua per darle soltanto una sciacquata; tanto la maggior parte delle macchie non se ne andrà mai, quindi perché sprecare tempo con il sapone e tutta quella roba lì? Frank mi fa l’occhiolino e io inizio a lavare Ellie. In teoria, non si potrebbe usare il tubo dell’acqua per lavare la macchina: o usi le spazzole con i saponi a gettoni, oppure te la lavi nel vialetto. Ma Frank è un vecchio amico di famiglia, quindi per me fa un’eccezione. Oh, e quando dico vecchio non scherzo proprio per niente: Frank è cresciuto con mio zio. Sono sempre stati ottimi amici, quindi ha sempre frequentato casa nostra e tutto il resto. Quando lo zio è morto, Frank è rimasto da noi per un’intera settimana nel caso, non tanto io e Ronnie, ma zia Cher, avesse avuto bisogno di una mano in qualunque cosa, una spalla su cui piangere o che so io. Prima di morire, lo zio ha fatto promettere a me e Ronnie di essere forti per zia Cher e noi abbiamo mantenuto la promessa. Anche se è stato difficile.
Mentre aspetto che Ellie si asciughi, mi siedo sempre sulla panchina mezza scassata accanto al distributore automatico, mio grande amico d’infanzia, a leggere. E, perché no, anche a sgranocchiare qualcosa. Ma l’unico punto della panchina che riesce a tenerti con il sedere sulla plastica, e non sul pavimento, è occupato da una ragazza con la testa immersa nel libro.
-Non importa quanto cerchi di infilarci dentro la testa- dico, avvicinandomi mentre lei sussulta -non riuscirai ad entrarci dentro. Ci ho provato.-
La sento sbuffare e torna al suo libro. Mi piacerebbe tanto poterne leggere il titolo, ma dita sottili me lo impediscono. Mi siedo a terra accanto a lei e la guardo. Non voglio sembrare uno stalker o un maniaco o qualcosa del genere, è solo che l’alternativa sarebbe guardare la pancia di Frank che si spiaccica contro la carrozzeria della macchina che sta lavando. Bleah. Non riesco a vedere molto, però. Solo la carnagione chiara e i capelli castani, sparpagliati sulle spalle. Resto a guardarla per qualche minuto, finché non se ne accorge e chiude il libro di scatto, poi si volta a guardarmi.
-Oh, vedo che sei arrivato tutto intero a destinazione. Che peccato.-
È lei, la ragazza che mi ha urlato contro poco fa! Riconosco gli occhi nocciola contornati da un filo di eyeliner nero e i capelli mossi, la curva delicata del naso e le sopracciglia disordinate. Sono consapevole di aver sgranato gli occhi, ma non riesco a distogliere lo sguardo. La ragazza sbuffa di nuovo e si alza dalla panchina, dirigendosi verso Frank, che ha appena finito di lavarle l’auto. Avrei dovuto notarla subito, lo so. Stupido, dì qualcosa! mi urlo, mentre cammino lentamente verso la macchina con i vetri oscurati. Lei apre lo sportello e si siede, poi resta lì a guardarmi.
-Problemi?- chiede, sbattendo lo sportello. Fa retromarcia e se ne va, lasciandomi lì.
Incantato. Sarà forse perché è l’unica ragazza che ho mai visto leggere, e non atteggiarsi con minigonne e top semitrasparenti in giro per Whitechapel? Mi avvicino a quella che una volta era una panchina per sedermi mentre Frank ridacchia sotto i baffi dietro al registratore di cassa, ma mi imbatto in una copia di Orgoglio e Pregiudizio messa peggio di Ellie.
-Frank!- chiamo, avvicinandomi alla cassa con il libro in mano -quale razza di essere umano tiene un libro così bello in questo stato?-



Written by: Galaxy Leggins
  
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