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Autore: scrittrice in canna    02/09/2013    2 recensioni
Ziva parte per il funerale di suo padre ma l'abbraccio a Tony la fa ricredere sulla storia di suo padre. Finchè non incontra Aadam, un ragazzo dolce che però rovinerà tutti i piani della ragazza. Una storia che riprende stralci dei migliori momenti dei due e ci aiuterà ad arrivare a fine Settembre ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Tiva everywhere.'
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Capitolo 3
You have always had my back



Al mio arrivo a Washington pensavo che qualcuno sarebbe venuto a prendermi all'aeroporto e invece ero sola, più sola che mai.

Arrivai a casa, mi sdraiai e cominciai a pensare, il sonno non ne voleva sentire eppure ormai era sera e normalmente sarei dovuta crollare, ma quella notte riuscivo solo a far affiorare ricordi, belli o brutti che fossero.

 

"Posso farti vedere una cosa?" disse con uno sguardo malinconico

"Certo." risposi io pronta, armeggiò con il contenuto del suo zaino e tirò fuori una foto: lui, sua madre e una folla di gente come sfondo.

"Era... bellissima." dissi io, lo era davvero.


forse, un giorno, anch'io avrei avuto una foto con mio figlio, forse anche lui avrebbe avuto quegli occhi vedi... forse.

 

"Stavo solo provando la protesi, Tony." dissi io sulla difensiva, mi aveva mostrato la mia foto di quando ero sotto copertura come donna incinta.

"Beh, però sorridevi." esatto...

 

Cullata da questi dolci pensieri mi addormentai, cullata dall'immagine di un volto che non sarebbe mai esistito, un volto che non avrei mai visto con i miei occhi, il volto di un bambino che non sarebbe mai nato.

Il giorno dopo arrivai in ufficio, feci come se tutto quello che era successo a Tel Aviv fosse solo un brutto sogno da dimenticare, provai a pensare ad un modo per rendere Aadam un fantasma del passato, proprio come lo erano mio padre e il resto della mia famiglia. Non ci riuscì.

 

Per un paio di giorni cercai di essere fredda con lui, di non fargli vedere che dentro soffrivo, soffrivo come nessuno mai, soffrivo perché mio padre mi aveva abbandonata, soffrivo perché se ne è andato sapendo che io e lui avevamo litigato, soffrivo perché ero sola, sola a casa, la notte e la mattina, l'unico momento in cui vedevo la mia famiglia era in ufficio eppure non riuscivo ugualmente ad essere felice perché avevo rovinato l'ultima cosa che mi era rimasta...

Quella settimana il caso riguardava Abby e il suo passato, McGee la appoggiò per tutto il tempo il che non fece che ravvivare in me l’idea che quei due siano fatti l’una per l’altro. A quanto pareva però Tony era deciso a rendere tutto più difficile di quanto già in realtà non fosse, mente lavoravamo al caso, Tim era da Abby e Gibbs chissà dove, lui iniziò a parlarmi come un libro aperto: “Senti, so che in questo momento tu non vuoi parlare di quello che è successo, so che stai male, ma devi parlare con qualcuno di questa cosa, è importante e…”

“Davvero, sto bene.” Dissi io cercando di fermare il fiume in piena di parole

“Io non credo. Devi sfogarti con qualcuno, ne hai bisogno. Tenersi tutto dentro non fa bene.”

“Quel qualcuno saresti tu?” forse troppo diretta? Lo vedo congelarsi, il suo volto si iberna, cerca le parole giuste e dopo qualche secondo riesce a dire qualcosa

“Se vuoi.” Sorrisi forzatamente e tornai a lavoro, ma sentivo il suo sguardo su di me e cominciai ad innervosirmi

“Cosa c’è? Lavora DiNozzo! Abbiamo un caso da risolvere!” dissi acida

“Scusa piccola ninja è solo che… non credo che questo atteggiamento ti si addica.” Disse lui poi alzandosi e avvicinandosi verso di me, controllavo ogni sua mossa, conoscevo bene quella parte di lui, quella infantile ma decisa, la stessa che usò quando fece il contro interrogatorio a mio padre…

 

Come le salta in mente di spedire un killer schizofrenico a casa di sua figlia?” aveva detto con il braccio che gli doleva, un po’ per la frattura, un po’ per la pressione di mio padre

Rispettavano i miei ordini.” Urlò lui

Michael?” chiese poi Tony sicuro

Anche lui!” sbraitò papà, il mio collega rivolse uno sguardo alla telecamera per farmi capire che sapeva che io ero lì.

 

Papà… a volte facevi degli errori, è vero, ma volevi farteli perdonare e ora che non ci sei più non potrai più farlo, pensai tra me e me.

“A cosa stavi…”

“Pensando?” dissi io finendo la frase del ragazzo di fronte a me, poi continuai: “A mio padre.”

 

Arrivata a casa mi sdraiai e mi addormentai quasi subito, ma altrettanto velocemente fui svegliata da degli incubi

 

TI prego di sederti alla tavola con me per l’ultima volta.” Sentivo la voce di mio padre rimbombarmi nella testa e poi…

Mio padre ha ucciso Tyler Welks*.” Poi gli spari, Gibbs, il cecchino assoldato, mio padre a terra

ABBA!” le mie urla e il suo corpo, inerte.

 

Cominciai a sudare e ad arrovellarmi tra le coperte, agitata, chiamai mio padre nel sonno, mi scoprì, sentivo caldo nonostante le temperature rigide all’esterno, mi agitai, poi sentì qualcuno svegliarmi…

 

È solo un brutto sogno.” Risentì la voce di Tony che mi calmava nel suo appartamento, la sua mano tenere la mia, il suo corpo seduto vicino al mio, che mi calmava e mi confortava.

 

Ed ecco che mi calmai, smisi di sudare e sentì i brividi, i piedi freddi, mi svegliai, presi le coperte e le alzai fino alle spalle, tornai a dormire, sperando di non incappare più in sogni del genere.
 

i pensieri di una scrittrice in canna
Non sapete cosa ho dovuto fare per pubblicare questo capitolo.
Sono passate due settimane, passate bene le vacanze?
Avete visto il promo? Oh mamma! Lo so a memoria!
"Who's the next target?"
"Ziva David"
Credo che AleTiva avesse ragione dicendo che Tom c'entra qualcosa. (sì, ho letto la tua ff, ma io sono cattiva e non recensisco u.u)
Sono le 2.05 quindi buonanotte! Vi saluto
vostra
scrittrice in canna
   
 
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