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Autore: remsaverem    07/03/2008    3 recensioni
Un pericoloso s.i. torna dal passato di Gideon e rapisce Reid.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jason Gideon, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Era un chimico, lui…era un chimico” esordì Gideon dopo un momento di riflessione

“Era un chimico, lui…era un chimico” esordì Gideon dopo un momento di riflessione.
Non era stato facile prenderlo, per niente facile.

Quando la polizia di Las Vegas si era resa conto di trovarsi davanti a un efferato serial killer, questi aveva già fatto sette vittime. L’ottava l’avevano salvata, ma per un soffio. Gideon aveva collaborato da esterno alle indagini, come consulente. E, da bravo profiler, aveva indicato come ritrovare l’ultima persona scomparsa.

Janine Lewis era stata trovata dopo una caccia all’uomo durata giorni, ma quando la squadra di salvataggio era giunta sul luogo, l’S.I., per chissà quali fortuite coincidenze o per ingegnosa intuizione, se n’era già andato. Probabile che avesse seguito tutte le operazioni di recupero dell’ostaggio nascosto nelle vicinanze, rodendosi per la rabbia e rimuginando vendetta per chi aveva osato ostacolare i suoi piani.

Poteva essere questa la causa scatenante della sua “sfida” nei confronti di Gideon?

Nessuno poteva dirlo con certezza.

Certo era il fatto che Reid era nelle sue mani, già da molte ore.

“Usava un metodo per uccidere le sue vittime” continuò Gideon fissando la porta dell’ufficio, quasi aspettandosi di veder comparire Reid, un po’ trafelato, ma vivo e perfettamente in forma.
“Veleno” sibilò Morgan.

“A lui piaceva torturarle, prima dell’inevitabile fine, di cui loro erano sempre consapevoli” si costrinse ad aggiungere Gideon “Joel Bird è un uomo di cinquantadue anni, alto quoziente d’intelligenza, laurea ad Harvard, master in Chimica e farmacologia applicata, un dottorato. Studente modello e primogenito di Rhonda e Sean Bird ricchi possidenti della Virginia, Niente fratelli, pochissimi amici, a 23 anni già lavorava in un’importantissima casa di prodotti chimici: La Bauer”.
“Un curriculum ineccepibile” mormorò Prentiss “Poi cos’è successo?”.

“Di preciso non lo sappiamo”ammise Gideon riluttante. Si vedeva che quel dettaglio, che ancora non aveva portato alla luce, lo infastidiva più del dovuto “ad ogni modo ad un certo punto si è licenziato e…”

“Poco dopo ha dato inizio alla sua attività di rapitore e assassino” terminò per lui Hotch.

“...Ma se è stato così astuto da non farsi prendere per ben sette omicidi, come sei riuscito a trovare l’ottava vittima?” domandò Prentiss.

“Con un po’ di fortuna” rispose Gideon sommesso. Si augurava di averne anche in questo caso…gliene sarebbe servita parecchia, di fortuna.

Reid dove sei?

“Gideon ehi, Gideon” fece Prentiss, leggermente preoccupata.

“Oh scusa, dicevi come l’ho trovato? Ho parlato con genitori, insegnanti maestri, abbiamo guardato sui suoi file, ma niente che sembrasse rilevante, poi…”

Poi, dopo nottate e ore passate a scorrere immagini e a leggere documenti vari alla ricerca di qualche indizio, gli era venuto in mente che avrebbe potuto essere nel luogo dove una volta sorgeva una fabbrica di fertilizzanti chimici dove aveva lavorato in passato.

Adesso però quel luogo non esisteva più. L’avevano raso al suolo e su quell’area adesso sorgeva una palestra.

Dunque l’interrogativo più pressante continuava a porsi: dove si trovava Reid?




Aveva perso il senso del tempo.

Dovevano essere passate ore ed ore.

Sentiva la testa ovattata, le palpebre pesanti, come per un principio di febbre. Aveva chiuso gli occhi a tratti, in un dormiveglia confuso e interrotto. Non riusciva più a sopportare quell’oscurità: desiderava vedere dov’era, orientarsi. Gli pareva di galleggiare nell’oscurità: era una sensazione che lo stava facendo impazzire. Detestava il buio. Lo aveva sempre detestato. Gli metteva addosso un’angoscia ancestrale che non riusciva bene a spiegare.

“Ti prego, non lasciarmi qui così!” gridò ad un tratto “Accendi almeno una luce, ti prego!”

Gli rispose solo l’eco della propria voce.

La stanza doveva essere completamente sgombra per permettere ai suoni di amplificarsi così. E i soffitti dovevano essere alti. Anche il pavimento era ruvido, rustico…forse si trovava in una vecchia colonica, in un casolare di campagna…La sua mente si sforzava di costruire dei punti di riferimento, per arginare quel senso di vuoto in cui gli sembrava di annegare.

Veleno!

Davvero quell’uomo voleva ucciderlo così…senza che lui stesso potesse saperne la ragione?

“Ragione”. Che parola assurda, in una situazione come quella. L’s.i. era uno psicopatico, non agiva secondo la ragione comune. Ma le sue, di ragioni, quali erano? Perché quell’ossessione per Gideon? Doveva arrivarci. Doveva capirlo. Conoscere il proprio rapitore poteva essere la sua sola possibilità di salvezza. A meno che…

“…Hotch, Morgan…aiuto…” sussurrò a mezza voce, reclinando la testa, sempre più pesante, sul pavimento gelido.

Era spaventato. L’idea che nel suo corpo fosse stata iniettata una sostanza che lo avrebbe ucciso era angosciante. Ma doveva cercare di state fermo e calmo.

L’S.I. gli aveva detto che più si fosse agitato, più si sarebbe accorciato il tempo che gli restava da vivere. Perché lo aveva avvertito? Voleva tenerlo in vita il più a lungo possibile?

Gli tornarono in mente le sue ultime parole: “Io desidero che ti trovi”, aveva detto. Era come l’attesa di un appuntamento…e l’attesa lo eccitava. Si divertiva a vedere quanto tempo avrebbero impiegato i suoi compagni a cercarlo, si divertiva a tenerli sulle spine, a girare la clessidra per loro. E tuttavia voleva essere trovato. Da Gideon.

Questo significava una sola cosa: Gideon conosceva l’S.I. lo aveva già incontrato, sapeva con chi aveva a che fare. E sapeva – anche – cosa gli stava accadendo in quel momento.

Jason Gideon, il migliore di tutti i profiler, l’uomo che gli aveva insegnato tanto, la persona a cui avrebbe affidato la propria vita ad occhi chiusi.

Lo avrebbe trovato. Gideon lo avrebbe trovato.

Non doveva aver paura.




L’idea di essere la causa più o meno diretta del rapimento di Reid non lo rallegrava, tutt’altro.
Ma per il bene di Reid non doveva pensarci. Doveva rimanere concentrato sul caso, analizzarlo con obiettività, solo così avrebbe potuto essere d’aiuto. Così come lo era stato in passato, con l’ottava vittima di Bird. A quel tempo non conosceva nemmeno Reid. Quel nome non gli avrebbe detto nulla, a meno che non fosse diventato una delle vittime dell’s.i.
Adesso invece…
Si scrollò di dosso quei pensieri e si impose di pensare con lucidità.
“Possibile che quest’uomo non abbia lasciato più tracce?” si domandava Morgan studiando il fascicolo di Bird.
“Ho verificato in ogni possibile database” intervenne Garcia “ e non ho trovato niente con quel nome a meno che…”
“Certo” osservò Hotch ”quale metodo migliore per passare inosservato?”.
Apparentemento Bird è un individuo tranquillo, mai una multa per semaforo rosso o divieto di sosta, mai una dichiarazione dei redditi fuori tempo limite…ineccepibile, perfetto...persino troppo perfetto…” aggiunse Gideon staccandosi dalla finestra e pensando che forse era stata quell’ansia di perfezione a causare il suo fallimento.
Bird dava sei giorni di tempo alle sue vittime. Non uno di più, né uno di meno. Per torturarle aveva scelto sì un posto isolato, ma che rispondesse ad alcune sue esigenze. Innanzitutto si trattava di un luogo che aveva frequentato in passato, che sentisse suo, un luogo perfetto per i suoi esperimenti.
E così era stato, per sette lunghi delitti.
“Non può trattarsi di un posto simile a quello...ehm dell’altra volta?” azzardò Garcia sporgendosi al di sopra del suo portatile.
“No, lui ha cambiato, lui di sicuro tiene Reid in un posto diverso dal precedente…un luogo che noi non possiamo trovare!” affermò Gideon ricominciando a camminare per la stanza.
“Garcia, tu nel frattempo fai circolare la sua foto in rete, cerca tutto quello che è possibile reperire su di lui senza conoscerne l’identità, segnalazioni, eventuali arresti...sì lo so che non è assolutamente probabile, ma dobbiamo tentare” esclamò Hotch risoluto “E tu JJ. occupati della stampa. Al momento non devono circolare informazioni sul rapimento di Reid”.
“Io e Prentiss andiamo a parlare coi genitori…magari si è fatto vivo con loro” esclamò Morgan risoluto.
Hotch approvò, guardando con la coda dell’occhio Gideon che si era appoggiato al tavolo e non aveva commentato le ultime disposizioni.
Di solito quel suo silenzio stava a significare che approvava e che era già passato al gradino successivo o che stava elaborando una nuova teoria, una nuova certezza che avrebbe portato alla soluzione del caso.
Ma questa volta era diverso.
Diverso perché c’era di mezzo Reid. La sua scomparsa aveva turbato tutti, anche se non era la prima volta che accadeva, ma ognuno cercava di affrontarla in modo diverso.
Hotch però scrutava Gideon accigliato, sapendo quanto tenesse al membro più giovane della loro squadra.
Perché se c’era un punto debole, un vero punto debole in Jason Gideon quello era Reid.
Forse non avrebbero dovuto chiedergli di partecipare alle ricerche, ma se fosse successo qualcosa a Reid e poi lui l’avesse saputo…
Hotch cercò di non pensare a cosa sarebbe potuto succedere.
E inoltre, non c’era persona migliore e più capace per seguire un caso simile.
Solo, Hotch non voleva che questa diventasse l’occasione per riaprire vecchie ferite.
“Trovami Jason…Trovami Jason….si è rivolto a me, in prima persona…direttamente, come se fosse un appello. Trovami ti prego” mormorò tra sé e sé “forse non ce la fa più, forse ha bisogno…lui ha bisogno di me…”.
“Forse pensa che tu possa aiutarlo in qualche modo…la sua potrebbe essere una richiesta d’aiuto…”commentò Hotch.
Gideon annuì serio.
Ma non sapeva come. Come avrebbe potuto aiutare Bird e riuscire a salvare Reid? Capiva che quella doveva essere la chiave di tutto, forse fin dall’inizio. Forse Bird aveva visto qualcosa in lui, qualcosa che lui pensava potesse aiutarlo, perchè ormai era chiaro, voleva essere aiutato e, nel delirio della sua mente, aveva capito che Reid era l’unico modo per farlo tornare in gioco. L’unico modo per catturare tutta la sua attenzione.
“Maledizione, maledizione…” si battè un pugno sul palmo aperto.
Hotch lo guardò più attentamente.
Non andava bene, non andava per niente bene.
Il coinvolgimento emotivo naturalmente era sempre dannoso, ma in questo caso specifico…Forse aveva davvero commesso un grave errore a…
In quel momento rientrarono Morgan e Prentiss, senza nessuna novità. Naturalmente Bird non si era fatto vivo coi parenti.
Morgan si avvicinò discretamente a Hotch e gli sussurrò nell’orecchio “come sta?”.
Era chiaro a chi si riferisse.
Hotch scrollò le spalle.
“Forse ricapitolare quello che sappiamo di lui potrebbe aiutarci” suggerì Prentiss.
Ma nessuno rispose.
“Insomma cosa faceva alle sue vittime prima di avvelenarle?”insistè la donna.
“Si godeva la loro agonia” rispose piano Gideon “per questo usava il veleno…prolungava le sue sensazioni di appagamento. Questo gli dava potere, un senso di stabilità, di dominanza nei confronti delle cose, degli avvenimenti”.
“Sui cadaveri delle vittime precedenti sono stati anche rinvenuti vari segni di ecchimosi, le ha legate, guardate le foto” Morgan mostrò loro alcune foto dei vecchi casi “e non solo…tagli, contusioni, piaghe, segni di bruciature” poi tacque, evitando di approfondire il lungo elenco di sevizie perpetrate da Bird nel corso dei suoi omicidi.
“E’ come se si fosse accanito su di loro…” sussurrò Hotch massaggiandosi il mento con una mano.
“Come una sorta di compensazione per le sue ansie, per i suoi timori, c’è qualcosa che lo turbava…che ha scatenato il tutto” concluse Gideon.
Ma cosa?
Prentiss e Morgan ripresero a sfogliare i passati fascicoli sperando di trovare lì qualche suggerimento.
“Cos’ha detto l’ultima vittima, quella che si è salvata?” domandò Hotch a un certo punto.
Prentiss afferrò il file.
“A parte i rilevi fatti sul luogo vediamo… qui c’è scritto che la donna ha affermato di essere stata tenuta al chiuso e completamente al buio tutto il tempo…qualche volta Bird le parlava, si rivolgeva a lei in modo strano, come se si trattasse di una persona che conosceva…e poi non dice molto…”
“Ci credo, quella poveretta dev’essere rimasta terrorizzata da quell’esperienza. Qui c’è scritto che è ancora in terapia…soffre di allucinazioni…” esclamò Morgan accigliato.
“Non voglio che succeda a Reid” bisbigliò Gideon.
“Non voglio che succeda a Reid” ripetè di nuovo, più forte.
“Nessuno di noi lo vuole Gideon” fece Hotch usando il suo solito tono pacato.
Morgan annuì.
Prentiss si guardò intorno a disagio.
Gideon continuava a scuotere la testa con forza.




[FANFICTION SCRITTA DA GLENDA E REM]

  
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