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Autore: RedDragon    07/03/2008    3 recensioni
Si trovava lì, in quel luogo indefinibile, ormai privo di ogni suono che non fosse il suo respiro spezzato.
Sola...
Cosa sarebbe accaduto se Xena avesse realmente ucciso Gabrielle mentre sono ad Illusia? La guerriera sarebbe stata capace di accettare la morte della compagna avvenuta per mano sua? Come avrebbe reagito a quella perdita?
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Gabrielle, Xena
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Bitter Suite

The Bitter Suite: finale alternativo.

E se Xena avesse davvero ucciso Gabrielle…?

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Desclaimer:

I personaggi presenti nella storia si basano su quelli della serie televisiva di Xena: The Warrior Princess, e sono di proprietà della MCA/Universal Renassiance Pictures, del quale non intendo infrangere nessun copyright.

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Nota1:

Prima di lasciarvi alla lettura di questo primo capitoli mi sembra doverosa una breve nota introduttiva.

Questa fan fiction nasce dall’idea che Xena abbia realmente ucciso Gabrielle nell’episodio The Bitter Suite (Xena e la ruota del fato, terza stagione), e non un’illusione come ci veniva mostrato nel telefilm (grazie a Dio!).

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Inserisco un breve riassunto dell’episodio in questione:

Solan, l’amato figlio di Xena cresciuto dai centauri, viene ucciso da Hope, la figlia demoniaca di Gabrielle che Xena credeva morta ad opera della sua stessa madre.

La guerriera accecata dal dolore per la morte del figlio e per il tradimento di Gabrielle, vuole vendicarsi e così si reca al villaggio amazzone dove il bardo ha trovato rifugio (e dove viene schiacciata dai sensi di colpa per aver mentito a Xena), rapendola e trascinandola alla sommità di un dirupo con l’intenzione di gettarla di sotto. Ma Gabrielle riesce a trascinare con se anche Xena.

Le due donne si risvegliano in un luogo stranissimo, dove si troveranno faccia a faccia con tutti i loro demoni. Illusia…

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Nota2:

In questa storia si parlerà esplicitamente di amore saffico tra le protagoniste, essendo io fermamente convinta che Xena e Gabrielle siano una coppia nel senso più completo del termine.

Se la cosa vi disturba non proseguite con la lettura.

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Ringrazio il forum italiano di Xena: Warrior Princess per avermi dato questa ispirazione.

E Margherita che l’ha letta in anteprima e mi ha aiutato a migliorarla! (grazie infinite!)

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Detto questo vi auguro (spero^^) buona lettura!

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Cap.1

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Your villainous infamy

Tortures your soul.

Descent into evil

Must levy its toll.

The darkness that rots you

Has brought you to this.

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Si trovava lì, in quel luogo indefinibile, ormai privo di ogni suono che non fosse il suo respiro spezzato.

Sola.

No…

Osservava, ancora incredula, la figura mollemente accasciata tra le sue braccia.

No…

Sembrava quasi che dormisse, con i capelli biondi che le ricadevano, leggermente scompigliati, sui tratti del viso disteso e rilassato… troppo rilassato.

Ma quella fanciulla non stava dormendo…

I polmoni non si sarebbero più riempiti della brezza leggera e umida dell’alba, e il cuore non avrebbe più scandito con regolare ritmicità i battiti della sua esistenza. Quegli occhi non si sarebbero più spalancati ad osservare il mondo con la loro caratteristica limpidità e curiosità che li rendeva chiari come non mai, pura essenza della sua anima allegra e spensierata, ma anche tormentata dagli incubi di un destino ingiusto e traditore.

No…

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Le passò l’indice sul volto, seguendo i lineamenti della guancia. Poteva ancora percepire il calore di quella pelle, così morbida, così… giovane…

«Gabrielle… Che cosa ho fatto…» soffiò piano.

Dai suoi occhi chiari una lacrima solitaria sgorgò, scendendo lenta ed andandosi ad infrangere sul vestito verde della fanciulla, accanto ad una chiazza scura che si era espansa a macchiare quell’abito all’altezza del ventre.

Verde, verde come la speranza…

Altre lacrime si unirono alla prima, fino a che il suo viso non ne fu inondato.

Non riusciva a trattenere i singhiozzi, e non voleva nemmeno. Quelli erano la voce del suo dolore, immenso, e delle sue colpe che si levavano alte, rimbombando su quelle pareti.

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«L’hai uccisa.»

Una voce che non aveva nulla di umano sibilò quelle parole con un’impassibile naturalità.

Sollevò la testa di scatto, e sussultò vedendo ergersi davanti e lei un lupo. La cosa che più la colpì non fu che quell’animale, che le appariva maestoso come non mai, le parlasse, ma il suo manto. Candido come la prima neve.

«Cosa…?»

«L’hai uccisa.» ripeté con tono pacato. «L’hai uccisa e ora non ti rimane più nulla.»

«No. Io … io … Gabrielle…» abbassò nuovamente il capo.

Non ce la faceva, non ce l’avrebbe mai fatta.

«Hai portato a termine la tua vendetta, Xena.»

«Chi sei?» chiese con voce tremante.

L’animale si prese un lungo momento per guardarla con i suoi profondi occhi neri.

«Questo non ha importanza. Tu hai ucciso la persona più importante della tua vita, è questo ciò che conta.»

«Mio figlio è morto per colpa sua!» tuonò. «Se lo meritava.» concluse con voce più bassa, mentre i suoi occhi fiammeggiavano ancora d’ira e di dolore.

«Si. Lui è morto per colpa di sua figlia, e lei l’ha uccisa…»

Lei l’ha uccisa. Ha ucciso sua figlia.

Perché solo in quel momento si rendeva conto di questo?

Quanto gli era costato quel gesto? Aveva barattato la sua anima per fare la cosa giusta. Si, ma giusta per chi?

Sicuramente non per Gabrielle. No, per lei la morte non era mai giusta, non era mai la soluzione.

Eppure lo aveva fatto.

«Tutto questo non è giusto.» mormorò, mentre i contorni di tutta quella storia cominciavano a farsi netti, ora che la sua mente non era più ottenebrata dal pensiero incessante della vendetta.

«Sei stata tu a volerlo. Hai scelto tu il destino di entrambe rinnegando i tuoi sentimenti per lei. Tu l’hai uccisa.»

Detto questo il lupo iniziò a dissolversi lentamente.

«Aspetta! Chi sei?» ma il suo grido non fu udito da quella strana creatura.

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Improvvisamente fu colpita da una brezza leggera.

«Ma come è possibile?»

I suoi occhi saettarono in ogni direzione cercando di capire come poteva trovarsi lì.

Era su quell’altura, dove aveva trascinato Gabrielle prima di precipitare entrambe giù e di ritrovarsi in quello strano posto.

Abbassò lo sguardo e vide il suo viso martoriato da graffi e ferite aperte, così come tutto il suo corpo, ora fasciato in una tunica bianca sporca di fango e sangue.

Doveva fare qualcosa.

Non poteva lasciare le cose così, non senza aver tentato il tutto per tutto.

Non permetterò a questo destino di vincermi…

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Le passò due dita sulle labbra e poi risalì per spostarle una ciocca mossa dal vento che stava crescendo impetuoso.

«Gabrielle, mi dispiace tanto. Ma ti giuro che rimetterò le cose a posto.»

Si chinò e le sfiorò le labbra. «Perdonami, amore mio. Perdonami.»

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«Xena!» l’urlo di Ephiny si levò alto, mentre, seguita da un manipolo di guerriere, si avvicinava alle due donne.

Xena immaginava perfettamente la reazione delle amazzoni, in special modo quella di Ephiny. Aveva sempre saputo dell’affetto che la legava a Gabrielle, ed era molto più profondo di quello tra due amiche (sicuramente da parte di Ephiny) o del semplice vincolo di fedeltà che l’amazzone aveva con la sua principessa.

L’intero popolo amazzone avrebbe chiesto a gran voce giustizia per la morte della loro principessa.

Eppure Gabrielle non era mai stata loro, non era mai appartenuta pienamente al fiero popolo di guerriere.

Lei era sempre stata sua. E da sempre, da quella primissima volta in cui i loro sguardi si sono incontrati.

Xena aveva quella certezza anche in quel momento.

Anche ora che le sue mani erano sporche del suo sangue. Dietro tutta la rabbia e l’odio che aveva provato c’era sempre quel sentimento che l’aveva resa la persona che era adesso, quell’amore non era diminuito neanche per un istante.

Ma aveva rovinato tutto…

Quella creatura aveva ragione. Aveva rinnegato il suo amore, e aveva perso la persona più importante della sua vita.

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«Gabrielle!»

Con un balzo l’amazzone scese da cavallo e si fiondò sul corpo dell’amica.

Istintivamente Xena la strinse di più.

«L’hai uccisa!»

Ephiny non riusciva a crederci. Non credeva che Xena sarebbe arrivata a tanto, anche se conosceva bene la rabbia cieca della guerriera.

E lei nonostante tutto non era riuscita a proteggerla.

«Xena, come hai potuto?!» gli occhi marroni si riempirono di lacrime offuscandole la vista.

«Gab… Ehi Gabby… Coraggio svegliati! No. No!»

«Ephiny…»

Gli occhi dell’amazzone fiammeggiarono. «No! Xena, non voglio sentire nemmeno una parola.»

Delicatamente prese il corpo della sua principessa e si sollevò.

Xena non provò nemmeno a fermarla.

Tutto l’odio che ora Ephiny le stava rivolgendo se lo era pienamente meritato.

Il resto delle amazzoni la circondò con le spada sguainate, pronte a scattare ad ogni minimo accenno di attacco da parte della principessa guerriera. Ma Xena non avrebbe fatto nulla, non si sarebbe opposta.

«Dopo i riti funebri - fece una piccola pausa per ingoiare il magone - penserò a quale dovrà essere la tua sorte, Xena.»

La guerriera annuì al tono solenne usato dall’amazzone.

Mi dispiace Ephiny, devo rimettere le cose a posto, dopo se vorrai potrai anche uccidermi.

Si alzò lentamente, quasi non riusciva a mantenersi in piedi.

Fissò Ephiny per un lungo momento. «Ti attenderò con ansia.»

In qualsiasi altro momento quelle parole sarebbero uscite dalla sua bocca con un’intonazione sarcastica, ma non quella volta. Quella era la verità pura e semplice.

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La guerriera si voltò e cominciò a muovere alcuni passi verso la sua cavalcatura. Argo si era rifiutata di obbedirle quella volta, anche lei aveva capito che stava facendo una sciocchezza.

Le spade di alcune amazzoni la bloccarono, producendo un suono metallico quando queste andarono a cozzare contro la sua armatura.

Alzò lo sguardo spento sulle due giovani guerriere che tremarono alla vista di quegli occhi che erano diventati due laghi di dolore.

«Lasciatela andare.» disse Ephiny. «Xena, ricordati che non ci sarà luogo su questa terra o nel regno degli dei in cui potrai nasconderti.» continuò aggrottando le sopracciglia alle spalle della guerriera.

«Non preoccuparti, non ne ho alcuna intenzione.»

Ad un suo cenno del capo le due amazzoni si spostarono con riluttanza, regalando a Xena uno sguardo carico di rancore.

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Xena passò lentamente accanto a Joxer, che non la degnò di uno sguardo, ma continuava a fissare vacuo il corpo di Gabrielle sostenuto dalle braccia dell’amazzone.

Sembrava che il cuore non battesse più. Non pensava che si potesse provare un dolore così straziante. Non avrebbe mai voluto provarlo.

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«Perché l’hai lasciata andare?» chiese dura una delle amazzoni, una volta che Xena si fu allontanata.

Ephiny non si era mossa di un solo passo, spostò lo sguardo sulla sua interlocutrice, alla quale si erano aggiunte anche le altre guerriere. Evidentemente non riuscivano a comprendere.

«Ora dobbiamo pensare ad rendere onore alla nostra principessa. A Xena penseremo dopo.»

«Si, ma così le hai dato la possibilità di fuggire.» continuò non contenta della risposta.

«Xena non fuggirà.» affermò seria. «E anche se fosse, io la troverò e la ucciderò.»

«A Gabrielle non piacerebbe sentirti parlare così.» disse Joxer mentre le carezzava con il dorso la guancia che si stava rapidamente raffreddando.

Ephiny accusò il colpo. «Joxer, lei è morta. È morta per mano di Xena. Io non avrò pace fino a quando non mi sarò vendicata!»

Il volto di Joxer si distorse in un’espressione amara. «Guarda a cosa ha portato la vendetta. Gabrielle non avrebbe voluto. Sono certo che lei … che lei ami ancora Xena, nonostante tutto.»

Dire quelle parole gli aveva fatto più male di quello che avrebbe mai voluto, specialmente perché sapeva che erano vere, esattamente come lo sapeva l’amazzone.

Si asciugò frettolosamente una guancia. «Ora pensiamo a Gabrielle.»

L’amazzone annuì. «Si, hai ragione. Dobbiamo pensare a lei, e omaggiarla come conviene. Il resto verrà dopo.»

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Xena poteva sentire i canti delle amazzoni anche da quella distanza.

Non che li sentisse veramente, ma li percepiva. Rimbombavano nella sua mente, appesantendo ancora di più il suo carico di rimorsi.

Conosceva abbastanza le tradizioni amazzoni da sapere che la pira funebre sarebbe arsa l’indomani all’alba, mentre quella notte si sarebbe preparata la cerimonia che avrebbe accompagnato la principessa Gabrielle ai cancelli dell’eternità.

Sentì le lacrime pungerle agli angoli degli occhi, ma si impose di non lasciarle scendere.

Basta con le lacrime!

Doveva pensare ad un modo per riportare indietro le cose, e anche in fretta. Non aveva più molto tempo.

Improvvisamente una sensazione tristemente conosciuta. Si alzò di scatto, mentre un’espressione di disgusto si dipingeva sui suoi tratti.

«Fatti vedere lurido verme!» tuonò rivolta alla notte.

Un bagliore bluastro illuminò il bosco fitto per alcuni attimi.

«Salve Xena.» disse semplicemente il dio della guerra.

Il capo leggermente chino, la mano sull’elsa nella sua tipica postura, e un sorrisetto appena accennato a stirargli le labbra.

«Ares, maledetto! Che cosa vuoi?!»

Il dio allargò il suo sorrisetto bieco e iniziò a girare intorno alla guerriera.

«Volevo solo sapere come stavi.»

«Vattene.»

«No, no Xena. Io mi preoccupo della tua salute e tu che fai…? Mi cacci. Non è carino.» la canzonò sarcastico.

La guerriera tornò a sedersi ignorando deliberatamente il dio.

«So che cosa stai cercando.» disse serio e sicuro, mentre osservava quella donna forte e determinata che ormai sembrava priva di energie.

«Tu non sai un bel niente.»

Ares scosse la testa. «Credimi Xena, ormai ti conosco. Vuoi trovare un modo per riportare Gabrielle in vita, vero?»

«Non vedo come la cosa possa interessarti.» mormorò sulla difensiva. Sapeva per esperienza che la divinità stava tramando qualcosa, e quel qualcosa non sarebbe stato tanto piacevole e lei in quel momento non aveva le forze per affrontare i suoi giochetti mentali.

«Qui ti sbagli. Io potrei aiutarti… aiutarti a rimettere le cose a posto.»

Xena sollevò lo sguardo fino ad incontrare quello del dio. «Perché? Che vantaggio ne trarresti?»

«Diciamo che è uno scambio equo. Io convinco le parche a cambiare leggermente il corso del destino e tu torni ad essere quello che eri. Diventerai quello che eri destinata ad essere. La Conquistatrice.»

Un lampo passò nello sguardo del dio, un lampo di malizia e di eccitazione.

«Le parche… tu sei pazzo. Io non tornerò ad essere quella di un tempo. -la voce si abbassa di qualche tono- lei non lo vorrebbe mai…»

Ares girò gli occhi spazientito. Possibile che quella mocciosetta la controllasse ancora? Ma non era proprio su quello strano potere che aveva sulla guerriera che lui contava?

Xena avrebbe fatto qualunque cosa per lei. Doveva solo giocarsi bene le sue carte.

«Ma tu l’hai uccisa.»

Il cuore di Xena smise di battere per un secondo. «Si… l’ho fatto…» soffiò piano, tanto piano che Ares quasi non l’udì.

«Pensa. Se voi due non vi foste mai incontrate… lei non avrebbe mai visto il suo sposo morire, non avrebbe mai conosciuto gli adepti di Dahak e l’orrore che si prova la prima volta che si uccide…»

Fece una pausa per osservare la reazione della principessa guerriera alle sue parole.

Sorrise soddisfatto. «Hope non sarebbe mai nata… tuo figlio non sarebbe mai morto…» sibilò vicino al suo orecchio, inebriandosi nel suo profumo avvolgente.

Presto, molto presto ogni cosa di quel meraviglioso corpo sarebbe ritornata al legittimo proprietario: lui!

Xena scosse la testa cercando di allontanare il più possibile quelle parole. Lui le stava dicendo per confonderla, per farla cedere. E maledizione, ci stava riuscendo!

Perché sapeva che tutto quello che stava dicendo era vero!

Ogni dannatissima sillaba uscita da quella bocca ingannatrice era vera! E lei non poteva fare altro che accettarlo.

Quanto ha dovuto soffrire per colpa mia…

Ares schioccò la lingua e fece un passo indietro.

«Pensaci Xena. Quando avrai deciso sai dove trovarmi.»

Detto questo svanì in uno scintillio azzurro.

Xena non si mosse, continuò a tenere lo sguardo fisso in un punto imprecisato. Alcune lacrime avevano ripreso a solcare la curva del suo viso.

Sollevò la testa per incontrare quella distesa di luci che la osservavano immobili.

Gabrielle… Amore mio…

Che cosa devo fare?

In quel cielo incredibilmente fitto le sembrò che una stella brillasse più delle altre.

Sorrise amara. «Grazie.»

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In piedi su di un ramo nascosta dalle fronde, Xena osservava il denso fumo nero salire nel cielo rischiarato dai primi raggi del sole.

Non può credere di stare vivendo quei momenti. Le sembrava di vivere in uno strano incubo, eppure quella era la realtà, come poteva provare il recente taglio sulla mano che ancora le manda piccole fitte. Per non parlare del dolore che provava dentro.

L’anima dilaniata dai sensi di colpa, e dal vuoto che quella perdita ha provocato…

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Silenziosa come un’ombra si allontanò da quel luogo, dove si stava avverando il suo più grande incubo, per dirigersi in un altro e rendere reale uno forse ancora più pericoloso.

Gabrielle, non so se questa è la scelta giusta, ma non posso restare con il rimpianto di averti trascinato su questo sentiero rendendoti infelice.

Ti restituirò la vita che avresti dovuto vivere…

…senza di me.

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Continua…

  
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