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Autore: Blooming    02/09/2013    2 recensioni
Joe è il tipico ragazzo sfigato, gioca a giochi online e si chiude spesso in casa, a scuola è preso di mira dai bulli, lui è il più semplice obbiettivo su cui si concentrano. A suo favore si schiera Scott, il nuovo arrivato, lui è bello, ha un fisico da urlo e le ragazzine lo guardano ridacchiando in corridoio. I due fanno amicizia e cominciano a dipendere l'uno dall'altro come veri e propri amici. Parte importante della vita dei due è la madre single e trentenne di Scott che si tira dietro gli sguardi d'odio delle altre madri e gli sguardi 'eccitati' dei ragazzi.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Arrivati a casa di Scott, lui urlò
“Ciao mamma!” ma non ebbe risposta “Okay. È al lavoro! Abbiamo la casa tutta per noi.” Lanciò lo zaino per terra
Ormai non c’era più bisogno di dirmi cosa fare, il cappotto sull’appendiabiti nell’atrio, le scarpe sotto il mobiletto, la cartella dove capitava in salotto.
Scott andò a rubare qualche biscotto, me ne portò uno, in bocca teneva il suo mentre sorrideva
“Muoviti. Saliamo in camera.” Faceva gli scalini due a due, lo seguii
Entrai nella sua stanza che dava sulla strada, davanti alla finestra c’era una quercia. Scott si lanciò sul letto e prese dal cassetto il joystick e me lo lanciò
“Ti va una partita?” ovviamente accettai
Nessuno poteva battermi alla playstation, cominciammo a giocare e Scott cominciò a raccontare un po’ del suo passato
“Praticamente a scuola non avevo molti amici, neanche alle elementari o alle medie, sono sempre stato solo. Mi prendevano tutti per il culo, non so neanche perché lo facessero e io non sapevo difendermi. Trovai uno sfogo nel nuoto e nella pallanuoto, ero bravissimo. Anche adesso lo sono.” Soffocò una risata “E poi pensavo sempre che andando al liceo avrei cambiato ambiente, avrei cambiato gente e avrei trovato sicuramente qualcuno con le mie idee.” Come lo capivo, lo capivo perfettamente, pensavo le stesse cose, aveva una voce triste, lo guardavo, ormai avevamo smesso di giocare
Mi sorrise e continuò la storia
“La prima settimana andò bene, mi piaceva anche frequentare quel luogo ma poi successe un casino, mia mamma usciva con il padre di un ragazzo.” Non mi guardava in faccia, guardava il nulla “Non è che uscissero proprio, sai…” capivo, non gli lasciai dire la parola ‘amanti’ non volevo che facesse diventare sua mamma una poco di buono ai miei occhi, anche se non lo sarebbe mai stata, mi limitai ad annuire “Si vedevano da circa un mese, io sapevo che si vedeva con qualcuno ma non ho mai fatto domande sulle sue relazioni, alla fine vennero scoperti. La moglie di lui entrò in camera mentre stavano insieme. Non so bene cosa successe tra loro tre, so solo che mia mamma tornò a casa piangendo, cercai di consolarla ma non me lo permise e il giorno dopo tutta la scuola ne parlava, parlava di mia madre e di quel padre. Tutti davano la colpa a mia mamma, per loro era solo lei la colpevole. Il figlio della coppia mi venne a cercare durante mensa e mi urlò dietro, diceva che per colpa di mia madre i suoi avevano deciso di separarsi, cercavo di spiegarmi, non doveva prendersela con me, se ne andò urlando che mia madre era una troia.” Scosse leggermente la testa e alzò il sopracciglio biondo “Non ci ho visto più! Gli sono andato dietro, lo fermato e quando si è girato gli ho mollato un pugno sul mento e cominciammo ad azzuffarci. Io gioco a pallanuoto, lui a football. Era un po’ una lotta tra titani. I professori ci vennero a separare. Non venimmo espulsi ne niente ma mia mamma decise di trasferirsi lo stesso e così abbiamo trovato questa scuola con anche la squadra di pallanuoto, mamma ha trovato lavoro a un negozio di cosmetici al centro commerciale e poi continua a fare la parrucchiera a casa.” Tornò a sorridere
Guardò lo schermo della tv, il gioco fermo. Io risi, non riuscivo a fermarmi. Tra le lacrime riuscii a balbettare
“Veramente hai picchiato quello stronzo?” non riuscivo a fermarmi
“Sì. Ma che hai da ridere.” Disse ridendo “E dovevi vedere com’è finito a terra con un solo gancio.”
Rimanemmo a ridere per un bel po’ finché lui non si alzò
“Vuoi qualcosa da bere?” rifiutai cordialmente “Beh io sì.” Corse giù e tornò subito su e si lanciò sul letto, aveva la stanza piena di poster di cantanti e gruppi ma dietro alla porta era appeso il poster di Nicole Scherzinger
“Joe, chiudi la porta per favore.” Mi allungai sul pavimento di moquette e spinsi l’angolo della porta che andò a chiudersi, alzai lo sguardo e mi ritrovai la cantante sopra di me, oblungamente bella “Vieni qui Joe… ti faccio vedere il mio segreto.” Così suonava anche a me inquietante ma Scott a suo modo lo era, non mi posi domande e mi avvicinai al letto, lui si spostò mettendosi orizzontalmente, aprì il secondo cassetto del comodino vicino al letto “Muoviti! Mettiti qua, che se poi entra mia madre…” mi sdraiai accanto a lui che beveva con la cannuccia una coca-cola “Ecco qua!” tirò fuori tre riviste porno
“Mioddio Scott! Ma dove…” lui ridacchiò
“Sono andato nella città vicina, non volevo che qua mi vedessero comprarle. Potevo rubarle ma mi avrebbero beccato sicuramente.” Aprì la pagina centrale “Le ho prese l’altro ieri, aspettavo te per guardale bene. Sai che danno anche dei consigli su come dare piacere alla propria donna?” appoggiò la rivista al pavimento e si sporse di più per riuscire a sfogliarla
“Scott.” Ero abbastanza perplesso, lui mi guardò dando un lungo sorso di coca-cola facendo un rumore disturbante, mi fissò con i suoi occhi azzurri “Non è un po’ gay guardare queste cose insieme?”
Rise da farmi diventare sordo
“Ma che cazzo dici! Idiota!” mi diede un simpatico pugno
“Guarda che certe volte fai male, scemo.” Mi sfregai il braccio dolorante, rimasi perplesso ancora un secondo “Scott?” si voltò di nuovo e mi fissò con lo stesso sguardo di prima “Hai mai fatto sesso?” diede un altro sorso
“No.” Rimasi allibito, non me l’aspettavo
“Ma sei sicuro?”
Rise così tanto che dovette appoggiare la bottiglia sul tavolino per non rovesciarla, ridacchiai nervoso
“Scott! Riprenditi, idiota!” gli tirai una cuscinata
“Ma scusa, tu mi chiedi se sono sicuro se sono vergine e poi mi dici anche che non devo ridere!” si asciugò le lacrime dagli occhi “Si. Sono vergine. E anche questo è un segreto.”
Tornò a riguardare le foto delle ragazze tettone ridacchiando
“Ma scusa, so per certo che ci sono almeno dieci ragazze della scuola che pagherebbero per uscire con te. Perché non te ne approfitti?”
Mentre guardava le foto mi rispose
“Perché non fanno per me. Sono carine okay, ma io non voglio andare a letto con la prima che mi fa l’occhiolino. Quelle sono tutte sceme, passano per il corridoio, mi vedono e ridacchiano correndo via. Ma mai nessuna che mi venga a parlare sul serio. Se le incontro per il corridoio e dico ‘Ciao’ e mi aspetto magari una risposta, che qualcuna di loro si fermi e mi chieda come va o che so io, qualche puttanata per attaccare bottone, e invece ho solo ragazzine che sembrano groupie arrapate perché boh, vedono Eddie Vedder.” Girò una pagina e ridacchiò “Aspetto una che abbia gli stessi miei gusti, che adori mangiare schifezze, che faccia sport quanto basta, che sia simpatica, gentile e che non sia stupida.” Aprì la pagina centrale della seconda rivista “Non voglio una come loro.” Indicò le tre ragazze seminude abbracciate intente a baciarsi “Queste vanno bene solo per una cosa… ne voglio una con cui si possa parlare, il sesso non è poi così importante.”
Mio dio. Un ragazzo di quindici anni che parlava così?! Chi l’aveva mai sentito. Come mai non ci fosse la fila di ragazze davanti a casa sua non l’ho mai capito.
Si girò e guardò il soffitto
“E tu? Ragazze?” le mani dietro la testa, le gambe a ciondoloni
“Ragazze?” chiesi sistemandomi gli occhiali
“Hai mai avuto una ragazza?” ovviamente no
“No. E non credo che ne avrò una presto.”
Quello che Scott disse quel giorno non me lo dimenticherò mai
“Sai Joe, una ragazza dovrebbe ritenersi fortunata a stare con te. Ti conosco da poco e già so che sei un ragazzo speciale, forse, come dici tu sei un po’ sfigato, ma io non lo penso. Sei intelligente, simpatico e so bene che dentro di te c’è un cuore enorme e stai solo aspettando la ragazza giusta.” Si girò sul fianco “Almeno io la penso così.” Mi guardò un secondo “Hai mai provato con le lenti a contatto?”
Non sapevo cosa dire, mi aveva veramente tirato su il morale con quel discorso, sì è vero, sono un maledetto sfigato, verginello, che passa la sera a giocare a World of Warcraft fingendosi un figo da paura. Ma nessuno ha mai avuto un amico come il mio.
Lo guardai un secondo
“Tutto ciò è molto gay lo sai?” lui annuì “Lenti a contatto hai detto?”
“Secondo me se mettessi delle lenti sembreresti un po’ meno sfigato e sicuramente qualche tipa che gioca a quelle robe online a scuola c’è sicuramente, mica puoi essere solo tu l’unico elfo di non so cosa in tutta la città o no?” risi, mi faceva sempre ridere quando cercava di parlare di WoW e non ci riusciva
“Va bene… però sai, non è una cattiva idea.”
Cominciò a fischiettare, io rotolai letteralmente giù dal letto e mi misi a giocare alla playstation, da solo, urlando come un pazzo quando la macchina si schiantava. Mi incazzavo veramente. E tiravo patatine contro lo schermo. Scott ridacchiava colpevole guardando le foto delle ragazze, in due ore avrà sfogliato quelle riviste almeno cento volte.
Alzò una rivista e mi chiamò, mi girai e lui la sventolò
“Poppe.” Urlò
In quel momento entrò la signora William, Scott sgranò gli occhi lanciò a terra la rivista cercando di metterla sotto il letto insieme alle altre. Fiona William rimase un attimo allibita, non so se capì qualcosa o meno e se capì fece finta di niente
“Ciao Scotty.” Gli sorrise rimanendo sulla porta “Ciao Joe, ti fermi a cena?”
“No signora, grazie lo stesso.” Vidi che un po’ ci rimase male ma sapevo che quella donna premurosa che meglio conoscevo come mia madre avrebbe fatto storie se non fossi tornato per cena
Anche Scott c’era rimasto un po’ male ma tanto era venerdì sera e al cinema davano Nemico Pubblico, con Johnny Depp e saremo andati a vedere quello.
Rimasi dai William ancora per un’ora.

 

La mattina di sabato mi svegliai, intorpidito. Avevamo fatto tardi quella sera per via del cinema e la signora William si era offerta di accompagnarmi sotto casa.
Mia mamma non vedeva di buon grado la signora William. A me non importava cosa dicesse di lei o cosa pensasse del fatto che era una ragazza madre e che, oltretutto, fosse molto più attraente di lei.
Scesi in pigiama le scale cercando di non far rumore, ero così addormentato che stavo per cadere dagli scalini ma riuscii a salvarmi per tempo.
Arrivai in cucina, aprii sbadigliando il frigorifero tirando fuori il latte. Sempre più addormentato presi una tazza larga per mangiarci i cereali e prima ancora di versarli arrivò mia madre.
Una donna di quarantacinque anni che vuole sembrare ancora giovane e quindi si riempie di tinte, qualche volta si da al botox, e si mette vestiti decisamente non adatti al suo fisico.
Arrivò, mi diede un veloce bacio, come sempre
“Ieri sei uscito con il tuo amico?” risposi di sì ingurgitando un cucchiaio di cereali “A che ora sei tornato? Non ti ho sentito…”
Inghiottii il boccone quasi soffocandomi, la voce di mia madre era stridula, acuta e fastidiosa
“Siamo tornati per mezzanotte, mezzanotte e mezza. Non poi così tardi…” mi voltai e strizzando gli occhi sorrisi
“Siete tornati a piedi?” girava per la cucina senza un vero scopo, se non quello di rompermi le scatole di prima mattina
“No.” Limitavo a parlare a monosillabi
La vidi irritarsi perché non mi confidavo con lei, sbuffai. Presi la scodella e tornai in camera mia, mi urlò da sotto le scale
“Perché non parli mai con me?” sentivo la sua voce martellante e molesta
Ora ero io quello cattivo, bene.
Mi sdraiai sul letto a mangiare la mia adorata colazione, accesi la tv e guardai un po’ di cartoni, mi arrivò un sms da Scott che diceva -Hey! Ti va di uscire questo pomeriggio?- Non che mi andasse molto di uscire ma Scott era Scott e non potevo dirgli di no. Accettai e decidemmo di incontrarci da lui per le 4.30. Finita la serie di sms mi rimisi di nuovo sotto le coperte e ripresi a dormire con grande disappunto dei miei genitori che volevano vedermi più attivo. Sì, certo. Quando faceva comodo loro io dovevo farmi vedere ma se io venivo pestato a scuola loro non se ne accorgevano neanche.
Alle 3 mi alzai, mi lavai e in un’ora ero pronto per uscire. Senza dire dove andassi ai miei genitori sempre più irritati dal mio comportamento dei recenti mesi, uscii sbattendo la porta, ormai tornavo quando volevo, mi vedevano solo alla sera a cena. Per me era tutto normale, loro non c’erano mai stati ma si sa che quando i bambini perdono un gioco lo vogliono tutto per loro anche se non gli è mai interessato.
Mentre camminavo verso casa William iniziò a nevicare e ciò mi costrinse a una corsa. Bussai contro la porta che mi venne prontamente aperta dalla signora William
“Ciao Joe!” la voce squillante che mi mise allegria
“Salve signora.” Cominciava veramente a fare freddo
“Entra tesoro! Non stare sulla porta.” Si spostò lasciandomi entrare “Fa freddo fuori eh?”
“Si signora.” Mi tolsi il capello e cominciai a togliermi gli scarponi per lasciarli sotto il mobile
Lei rise, una risata cristallina e dolce
“Perché continui a chiamarmi signora non lo so, chiamami pure Fiona.” Mi sorrise dolcemente

 

La signora William aveva trentun’anni. Scott mi aveva raccontato un po’ di lei ma quella stronza di mia madre mi aveva detto un sacco di cattiverie sul suo conto.
Aveva iniziato una mattina mentre facevo colazione. Diceva di aver chiesto in giro notizie sul conto di quella madre troppo sexy e troppo giovane per avere un figlio.
Mi disse che Fiona William era un accalappia uomini, insomma una poco di buono, voci sua una sua relazione con un compagno della vecchia scuola di Scott e per questo che si erano trasferiti. Perché si sa che una madre sexy deve essere per forza facile.
Mi ricordo ancora l’assemblea con i genitori a cui anche gli studenti era permesso partecipare. Ero seduto nella penultima fila degli studenti, dietro i genitori. Sentivo tutto quello che si dicevano le madri gelose e quando entrò Fiona, si voltarono a guardarla facendo una faccia schifata, lei sorrideva. Scott alzò la mano e io lo salutai, venne verso di me. Sentii le madri dire alla mia
“Ma come… tuo figlio frequenta il figlio di quella?” e lei rispondeva
“Purtroppo. Spero solo che quella non faccia niente…” notarono che arrivava Scott e si zittirono tutte
Mi facevano schifo.
Fiona William non era tutte quelle perfidie che si raccontavano in città. Lei era gentile, sempre sorridente e sempre disponibile. Lavorava al centro commerciale, al negozio di cosmetici e profumi e sorrideva sempre.
Quando io e Scott andavamo a fare un giro al centro commerciale lei ci sorrideva, ci offriva il gelato o qualsiasi altra cosa. Il figlio era quasi sempre imbarazzato perché lei era anche fin troppo gentile e premurosa. Io la trovavo una mamma perfetta!
Era sempre contenta di vedermi a casa. Mi accoglieva sempre con un sorriso e mi offriva sempre qualcosa da mangiare, un panino o una fetta di torta.
Quando aveva capito che c’era qualcosa che non andava a scuola la vidi più apprensiva nei miei confronti. Che Scott le avesse detto qualcosa non c’erano dubbi ma mi sembrò strano avere una mamma che mi trattava da figlio e non da soprammobile.
Adoravo la signora William.
Fu lei la mia prima cotta. Non lo dissi mai a Scott, era molto geloso di sua madre e le vuole da sempre un bene dell’anima.

 

Quel pomeriggio nevoso entrai in casa avvolto dal profumo di incenso e dal caldo sorriso di Fiona, rimasi un po’ perplesso quando mi diede il permesso di chiamarla per nome
“Okay…” gli occhiali mi si erano appannati, li tolsi per pulirli con l’angolo del maglione
Lei mi passò accanto sorridendo
“Perché non provi con le lenti a contatto tesoro?” mi mise una mano sulla spalla e scomparì in cucina per poi ritornare con due fette di torta avvolte in due tovaglioli di carta “Scott è su. Mangiatevi queste!”

Io sorrisi
“Grazie mille.” Corsi per le scale
La porta della camera di Scott era chiusa, bussai. Non volevo entrare e beccarlo in situazioni imbarazzanti con certe riviste. Sentii la sua voce
“Entra chiunque tu sia!”
Mi affacciai
“Scott…” spiai un secondo “Posso?”
Era disteso sul letto e leggeva un libro, un libro di scuola che ci avevano dato per letteratura. Entrai portando in mano le torte
“Tieni!” gli diedi una fetta “Tua mamma ti saluta…” mi sedetti alla scrivania “Posso dare un’occhiata a quanti insulti ho ricevuto oggi su facebook mentre tu leggi…?”
“No!” si alzò di scatto soffocandosi con la torta, lo fissai interdetto
“No?” dissi piegando leggermente la testa
“Emh…” con un agile mossa staccò il portatile dal caricatore e ‘lo sequestrò’
“Ma cosa… Cos’hai da nascondere?” cominciai a inseguirlo per la stanza agitando, tra l’altro, la fetta di torta “Scott! Cosa mi nascondi?”
Con una non poco agile mossa riuscii a lanciarmi e afferrargli i piedi, lui cadde sul letto tenendo abbracciato il computer
“Non te lo do! Non posso!” Urlava proteggendo quel tesoro tecnologico
“Dai!” mi sedetti sul letto e tentai di strappargli il pc dalle mani “Mollalo! Mollalo!” io tiravo da una parte e lui dall’altra “Scott!” urlai
“Joe!” urlò lui con gli occhi chiusi e il computer appiccicato al corpo “Non lo mollo!”
A un certo punto, entrambi tiravamo da due parti diverse, prendendoci ad insulti e ridendo, entrò Fiona
“Ragazzi ma che combinate?” guardò la camera e noi due scemi che litigavamo per un computer
Scott mollò di scatto la presa fissando a occhi sgranati la madre, e io che ero ancora in tensione finii letteralmente a culo all’aria cadendo dal letto, non mi ero fatto niente e fu una di quelle cadute che ti sembra di vederti mentre cadi e cominciai a ridere da solo, come un pirla e non riuscivo a fermarmi.
Sia Scott che Fiona mi guardarono un secondo
“Joe stai bene?” chiese lei
Mi rialzai ridendo
“Sisi. Tutto a posto.” Li vidi un po’ sconcertati da questo mio comportamento, in genere ero un ragazzo calmo
Fiona rise allegra e poi scomparve. Appena la sentii scendere le scale guardai Scott con un sorrisetto maligno e aprii il computer, Scott mi guardava preoccupato.
Convinto di aspettarmi un porno ero preparato, era già successo, ma quando riaccesi il computer in stand by mi trovai davanti un video. Un video di Blondie. La cantante.
Alzai la faccia dallo schermo. Scott continuava a fissarmi con occhi da cucciolo
“È questo il tuo grande segreto? Ascolti Katy Perry?” non ci credevo che questo fosse il grande segreto
“E allora? Cosa c’è di male. Cosa?!” Mi strappò il computer dalle mani “È… è figa e ha una bella voce.” Fu la sua giustificazione
Ci mettemmo a giocare alla play ascoltando Katy Perry, Scott cantava addirittura. Fu facile batterlo. A  un certo punto sentimmo la signora William urlare e Scott corse giù per vedere cos’era successo, io lo seguii abbastanza preoccupato.
La signora William era sul tavolo del salotto davanti al computer e sorrideva mentre piangeva
“Mamma? Mamma che cosa…” si avvicinò mettendole una mano sulla spalla
Lei non riusciva a parlare e indicava con il dito lo schermo, Scott lesse velocemente la mail e urlò anche lui, sollevò sua madre e le fece fare un giro roteando, lei rideva, io rimanevo perplesso.
Scott la lasciò andare
“Ti hanno preso. Ti hanno preso! Non ne avevo dubbi!” erano entrambi veramente felici
Fiona si asciugò le lacrime passando l’indice sotto l’occhio, Scott si girò verso di me
“Mamma aveva fatto richiesta di lavoro all’istituto di bellezza della città e le hanno detto che la prendono! L’ha saputo adesso.” Lei rideva felice
“Non sai come sono felice per te Fiona.” Sorrisi, ero veramente contento di questa buona notizia
“Grazie Joe.” Urlò di nuovo “Mamma ha un lavoro nuovo!” corse in cucina “Farò una torta! Vado a comprare le cose. Dobbiamo festeggiare.” Era in tuta e prese solo il cappotto, aprì la porta e subito la richiuse “Ragazzi.” Si voltò e richiuse la porta
Noi la guardammo in un misto di felicità e confusione
“Mamma?” chiese Scott, io mi avvicinai alla finestra e scostai la tenda
“Emh… abbiamo un problema vero?” dissi a Scott che si avvicinò
La neve era caduta fitta e in poche ore tutta la città si era bloccata. Le strade coperte di neve inutilizzabili e non aveva intenzione di smettere. Sentii il telefono vibrarmi nella tasca, era mia mamma
“Pronto?”
“Joe. Tesoro, dove sei?”
“Da Scott, non ti preoccupare.” Risposi seccato
“Si che mi preoccupo. Come fai a tornare a casa adesso?” la voce mi trapanò le orecchie
“Non lo so, non urlare.”
La mamma di Scott aveva sentito e disse rivolgendosi sia a me che al figlio
“Ma può dormire da noi, puoi dormire da noi Joe, dillo alla mamma.”
Mia madre aveva già sentito
“Cosa?!” urlò
La signora William sorrise
“Posso parlare con la tua mamma Joe, magari tra mamme ci si spiega meglio.” Aveva un sorriso veramente bellissimo e dolce, le passai il telefono “Pronto? Salve signora O’Brian, sono Fiona, la mamma di Scott. Sì, lo so che nevica. Sì. Nono. Non si preoccupi, guardi che per me non c’è nessun problema ad ospitarlo, infondo i due ragazzi sono amici.” Allontanò l’apparecchio dall’orecchio e lo fissò sconcertata “Non si preoccupi. Lo porto io domani a casa in macchina. Sì non c’è nessun problema. Okay, allora a domani. Arrivederci.” Mi ridiede il cellulare
“Mamma?”

“Comportati bene e stai attento.” Scema
Misi giù la chiamata
“Sembra che questa notte rimarrai con noi.” Sorrise la signora William
Scott intanto si era fatto un codino ai capelli, mi sorrise e mi tirò un pugno leggero sul braccio
“Hey! Che bello!” era veramente felice, anche io lo ero
Per entrambi era qualcosa di nuovo. Nessuno dei due aveva mai avuto la possibilità di dormire a casa di amici negli anni passati. Non li avevamo mai avuti.
Sorrisi felice. Ero veramente contento.

   
 
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