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Autore: STOP IT    03/09/2013    2 recensioni
Genere: Angst, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sentivo quegli occhi scuri e autoritari puntati su di me.

-“Ovunque ma non in faccia, ti prego.”-

Strinsi gli occhi e serrai i pugni pronto al peggio. Non sarebbe stata la prima volta che mi picchiavano e sicuramente non sarebbe stata nemmeno l’ultima. Era come ‘L’inaugurazione‘ della nuova scuola.

-“Non ho intenzione di picchiarti”-

Aprii gli occhi lentamente e azzardai a posarli su quel viso lungo, stanco e scavato. Riuscii ad analizzarlo meglio: Aveva i capelli neri che gli ricadevano poco prima delle spalle, un piercing tra il naso e il labbro superiore, medusa per l’esattezza (adoravo i piercing) e uno al centro del labbro inferiore, central labret per l’appunto. Quegli occhi che avevano vagato per i corridoi per pochi minuti, si fiondarono nuovamente su di me.

-“Cosa fai ancora qui? Sparisci su, avanti !”-

Non me lo feci ripetere due volte, anche se la cosa mi risultava, come dire.. Strana. Mi dileguai nell’aula di matematica, materia che odiavo con tutto me stesso, non aveva motivo di esistere. C’erano le calcolatrici che facevano tutto al posto tuo, ma soprattutto perché dovevo risolvere problemi altrui, avendo già i miei?! I pensieri profondi che stavo elaborando furono interrotti dall’accensione del megafono di classe

-“P-prova, uno, due, p-prova.. Ehm.. Il signor Mike Fuentes è desiderato in direzione, urgentemente.“-

Quelle parole riecheggiarono per tutta la scuola. Vidi sorrisi di soddisfazione nascere sulle facce dei miei compagni e sentii un ragazzo, avrei giurato si chiamasse Drew ma la mia memoria giocava spesso brutti scherzi, dire: ‘puntuale come al solito. E subito dopo risate varie che furono interrotte bruscamente dal professor Way. Un tipo alquanto strano ed estroverso, se così si poteva dire, con un colore di capelli altrettanto bizzarro, ma era okay. Comunque, chissà chi era quel Mike Fuentes e chissà cosa aveva combinato.. La preside non sembrava molto pacifica .

-“Signor Perry, vuole darci lei la soluzione a questo problema?”-

Fui preso alla sprovvista, ovviamente il professore si era accorto della mia totale mancanza di attenzione, e beh ora.. Ora si, ero nella merda.

-“Ehm.. Sì.. La soluzione a questo problema.. è tutto così complicato che la soluzione deve essere molto semplice”-

-“Mmh si, e quale sarebbe?”-

-“Ah, non saprei professore. Io sono la parte teorica.. Lasci a qualcun altro il privilegio di essere la parte pratica. E’ un posto tanto ambito..”-

Ma cosa cazzo stavo blaterando?! Dovevo imparare a tenere a freno la lingua una volta per tutte.

-“Bene signor Perry, teoricamente la sua è una buona scusante, praticamente due. Grazie, si può sedere”-

Bene, no davvero. Alla grande. Il primo giorno, la prima quasi rissa, il primo due. Nuovo record, complimenti Tony. Il resto dell’ora passo tranquillamente, beh dopo un due cosa poteva accadere più?! Quando la campanella suonò mi precipitai fuori dalla classe come un fulmine, come se fossi stato in un deserto e avessi visto un’oasi in lontananza. Percorsi tutto il corridoio fino ad arrivare al mio sgargiante armadietto blu. Il blu era uno dei colori più fastidiosi esistenti al mondo. Cosa avevano fatto di male il nero ed il grigio per essere sostituiti da questa merda?! Posai gli occhi proprio sull’ufficio della preside mentre la porta si spalancava, ne uscì da dentro quel ragazzone di stamattina. Stessa andatura scocciata, stessa espressione spenta, stessi occhi cupi. Un cappellino messo alla rovescia in testa e un felpone enorme addosso. Che fosse lui quel Mike Fuentes che la preside reclamava in direzione? Mi passò proprio accanto e provai sorpresa o forse spavento nel costatare che avevamo gli armadietti vicini.

-“Che cazzo ti guardi, eh? Non credere che risparmiarti stamattina stia a significare che non le prenderai per il resto dell’anno, stronzetto.”-

-“Sei tu quel Mike Fuentes che hanno annunciato per megafono?”-

Rimase per un attimo meravigliato. Forse si aspettava che mi stessi zitto, o forse che mi cagassi addosso proprio lì, in mezzo al corridoio. Quel che non sapeva era che di bulli che mi perseguitavano ne avevo avute file! Dopo un po’ ci facevi l’abitudine e riuscivi quasi a dialogarci tra un cazzotto e l’altro.

-“Di che malattia soffri stronzetto, eh?”-

-“Come, scusa?!”-

-“Ti ho appena fatto intendere che spezzerò una ad una le tue ossa e tu mi chiedi se ero io quel Mike Fuentes?”-

-“Scusa, non pensavo che i bulli fossero.. riservati.”-

Ancora la mia dannatissima bocca. Vidi i suoi occhi accendersi di rabbia. Mi prese per la gola e mi sbatté contro il suo armadietto. Non riuscivo a respirare e sentivo i miei polmoni supplicare aria.

-“Mi stai prendendo per il culo, eh? Forse dovevo pestarti a sangue già stamattina, ma mi sono detto ‘Dai, è nuovo, fallo prima ambientare‘. è vero che la scuola ti insegna qualcosa: Mai fare atti caritatevoli. Forse avevo pensato che un’opera buona avrebbe salvato il mio culo dagli inferi ed invece sono costretto a massacrarti. “-

Stava per soffocarmi e l’unico pensiero che il mio cervello riuscì ad elaborare con quella poca aria rimasta fu

-“H-hai u-un buon profumo”-

Allentò la presa. Credo più per lo stupore che per un’improvvisa luce divina scesa a chiedere pietà per me dall’alto dei cieli. Ero sicuro che avrebbe mandato a cagare anche lei.

-“Ma che cazz..”-

-“FUENTES! tolga subito le mani da quel ragazzo!”-

Il professor Way. Probabilmente la matematica mi sarebbe piaciuta un po’ di più da quel momento in poi. Caddi a terra a peso morto. Le cose stavano ricominciando ad acquistare colore e quei fastidiosi puntini bianchi stavano scomparendo.

-“Non le è bastata la strigliata di stamattina ? Vuole proprio essere espulso, di nuovo?! Quanto tempo ancora vuole rimanere in questa scuola?! Cresca un po’, Signor Fuentes!”-

Detto ciò il professore si allontanò. Hey prof, non mi lasci solo con lui, la prego. Ma la mia bocca si apriva solo per dire stronzate ed in quel caso, infatti, stette chiusa. Mike se ne andò senza più degnarmi di uno sguardo, grazie a Dio.
Una giornata orrenda. E quando tornai a casa le cose non migliorarono. Trovai un biglietto di mia madre, dove mi diceva che era fuori con Brandon e non sarebbe tornata prima della mezzanotte. Solo. Come adolescente normale avrei dovuto fare i salti di gioia, ma il pensiero che mia madre stesse con quell’ essere quasi ogni sera mi faceva rivoltare lo stomaco. Però era il suo uomo, magari davvero le piaceva, in qualche modo. E poi, chi ero io per giudicare? Non avevo amici, amanti o parenti che avessero il desiderio di stare con me. Ero una persona sgradevole e di poca compagnia. Forse me la meritavo la solitudine, forse ormai era la mia unica compagna, forse non era poi così tanto male. Presi le prime cose che trovai nel frigo anche non avendo fame, dovevo pur impiegare il mio tempo. Avevo una fottuta paura di ritornare in quella scuola il giorno dopo. Non per Mike, né per i professori o per i compagni, solo perché avevo paura di abituarmici. Avevo paura, strano a dirsi, di affezionarmici. Volevo dire che avevo lasciato scuole e posti senza nemmeno sapere che li stavo lasciando. Era una cosa che odiavo. Che l’addio fosse triste o brutto non me ne importava niente, ma quando lasciavo un posto mi piaceva sapere che lo stavo lasciando. Se no, ti sentivi ancora peggio
  
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