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Autore: lafilledeEris    04/09/2013    3 recensioni
Hunter Clarington è sparito a poche settimane dalle Regionali. Kurt e Sebastian vengono incaricati, loro malgrado, di andare a recuperare il leader degli Usignoli.
Sarà un viaggio che li porterà ad attraversare l'America. Riusciranno a sopravvivere l'uno all'altro o si scanneranno?
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Dal Cap. I
Un blazer scorrazzava per la scuola, senza fermarsi davanti a niente e a nessuno, travolgendo il povero bidello e rovesciando il secchio piano d’acqua.
“Signor Sterling, il preside lo verrà a sapere” si sentì dire da una voce indistinta.
E a dare l’allarme fu un Usignolo biondo, dal maldestro ciuffo spettinato a causa della corsa e con la cravatta fuori posto. La cravatta fuori posto non era ben vista alla Dalton. Oh, no. Soprattutto se eri un Usignolo: ne andava del buon nome del Glee Club.
“Abbiamo perso un Usignolo!” gridò Jeff a gran voce, aprendo all’improvviso la pesante porta in mogano della sala prove del Glee Club.
Il viso paonazzo e il fiatone furono ciò che lo fecero stramazzare al suolo, poco dopo.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap.I
Ohio








Quella poteva sembrare una mattina come tante alla Dalton Accademy, ma ci sono delle volte in cui il detto “la quiete prima della tempesta” pare calzare a pennello.
Tutto sembrava perfetto nella scuola: i ragazzi che, nei loro blazer ordinati e lindi di lavanderia, si dirigevano in quasi religioso silenzio nelle aule; i professori che si scambiavano convenevoli di prima mattina; le segretarie che smistavano i vari messaggi.
Insomma, nulla poteva sembrare più ordinario. Ma il vero problema, il cataclisma che aveva dato origine  alla fine del mondo, doveva ancora abbattersi sui nostri protagonisti. Ed era proprio dietro l’angolo.
Un blazer scorrazzava per la scuola, senza fermarsi davanti a niente e a nessuno, travolgendo il povero bidello e rovesciando il secchio piano d’acqua.
“Signor Sterling, il preside lo verrà a sapere” si sentì dire da una voce indistinta.
E a dare l’allarme fu un Usignolo biondo, dal maldestro ciuffo spettinato a causa della corsa e con la cravatta fuori  posto. La cravatta fuori posto non era ben vista alla Dalton. Oh, no. Soprattutto se eri un Usignolo: ne andava del buon nome del Glee Club.
“Abbiamo perso un Usignolo!” gridò Jeff a gran voce, aprendo all’improvviso la pesante porta in mogano della sala prove del Glee Club.
Il viso paonazzo e il fiatone furono ciò che lo fecero stramazzare al suolo, poco dopo.
Blaine scattò in piedi per controllare in che condizioni fosse l’amico, ma venne bloccato da Nick che lo anticipò.
“Ehi” gli sussurrò, accarezzando la guancia ancora un po’ colorita.
“Nick”. Il biondo non riusciva ancora ad alzarsi e venne lasciato steso ancora un po’ per terra, sulla morbida moquette color vinaccia dell’aula.
Tutti i ragazzi del coro presenti in quel momento si accalcarono per vedere come stesse il compagno che non riusciva ancora a spiccare parola.
Kurt, nel frattempo, cercava di farsi spazi fra la calca di maglioni blu e blazer, iniziando a sbracciarsi.
“Ragazzi!” tentò una  prima volta, ma tutti parvero ignorarlo. Si schiarì la voce e riprovò. Nulla anche al secondo tentativo, se non il gran vociare dei suoi compagni che continuavano ad  opprimere il malcapitato Jeff.
“A mali estremi, estremi rimedi” si disse.
“Ragazzi!”  Quando tutti si voltarono a guardarlo, capì che aveva avuto la loro attenzione. Aver alzato la voce, aveva avuto il risultato sperato.  “Dovete lasciargli spazio” mimò con la mano di mettere distanza fra loro e Jeff. “ Nick, reggigli le gambe in aria, Blaine vai a prendere degli asciugamani umidi…”
“Hummel passione crocerossina mi mancava, di’ un po’, hai dimenticato la divisa a casa?”
È la legge di Murphy: quando credi che una cosa stia andando male, con Sebastian Smythe nei paraggi, andrà anche peggio.
Questa era la personalissima versione di Kurt. Nei tre anni di scuola passati insieme al ragazzo, aveva capito che, in qualche modo, qualunque cosa facesse, quel ragazzo portava solo un mucchio di guai.
Smythe faceva ogni cosa in maniera teatrale: le sue entrate e le sue uscite da divo, la sue volgarissime battute piene zeppe di doppi sensi, le discussioni per decidere chi doveva accaparrarsi gli assolo migliori – che caso strano finivano con lui che snocciolava in maniera dettagliata i motivi per cui lui doveva avere la parte solista e, alla fine, l’aveva vinta.
Per Gaga, se ne avesse avuto l’occasione, Kurt  gli avrebbe chiuso quella dannata fogna con Pavarotti . Poco importava se poi avesse potuto ricevere delle lamentele dalla protezione animali. Era per una buona causa.
“Smythe, taci! Non hai nulla da fare che non implichi lo stare appiccicato a me, anche mentre sto salvando la pelle ad uno dei nostri compagni? Non hai trovato Hunter a cui rompere le scatole?”
“ E’ di questo di cui vi volevo parlare” disse una voce alle spalle di Kurt.
Tutti si girarono in direzione di Jeff, ora sorretto da Nick che gli aveva fatto poggiare la schiena contro il suo petto, mentre teneva sul collo un asciugamano.
Sebastian agitò la mano, in un  cenno di eloquente menefreghismo.
Jeff  infilò la mano nella tasca interna della giacca e sembrò cercare a tentoni qualcosa. Quando tirò fuori la mano, questa stringeva un biglietto stropicciato e macchiato di qualcosa che sembrava… brillantini?
“Sterling, dove sei stato?” lo prese in girò Sebastian.
“Smettila!” lo rimbrottò Blaine mentre prendeva il biglietto che rimase a mezz’aria, finché non vi si avvicinò.
L’espressione che fece poco dopo aver letto il biglietto non prometteva nulla di buono.
“Allora, che dice?” domandò Thad, quasi timoroso di voler avere una risposta.
Blaine accartocciò il foglio e  imprecò.
“Uh, e così anche Anderson sa dire le parolacce!”
“Sebastian, davvero smettila”. Kurt si accucciò per recuperare il biglietto e quando lo lesse poco gli importò di essere finito col suo regale fondoschiena dritto sulla coda di un ignaro Mr. Pussy che se la diede a gambe dopo aver lanciato quello che parve un miagolio di guerra.
Kurt aveva addosso quindici paia di occhi e sembrava non curarsene, mentre Blaine aveva iniziato a sbattere la testa per terra.
“Dannazione, volete parlare?” sbottò Sebastian, strappando in malo modo il biglietto dalle mani di Kurt che continuava a sbattere la palpebre.
“Cazzo”.  Fu tutto ciò che riuscì a dire una volta letto il messaggio.
“Ora che facciamo?”
“ Ma che è successo?” piagnucolò Trent “ e dov’è Hunter?”
“Hunter” sputò Sebastian fra i denti come se bestemmiasse “ Ci ha abbandonati”.  Lanciò il biglietto in direzione del compagno che lo prese al volo, con non poche difficoltà”.
“Usignoli, qui è il vostro Capitano che vi parla.” Iniziò a leggere a voce alta.
“Ci lascia e ha pure il coraggio di chiamarsi così?” Sebastian scosse il capo, in maniera vigorosa.
“Fai finire Trent!” lo zittì Kurt.
“Dunque, dicevo” si schiarì la gola e ricominciò “Usignoli, qui è il vostro Capitano che vi parla…”
“Giuro che se lo becco lo strozzo con le mie mani!”
“Sebastian, chiudi quella ciabatta!” sbraitò Kurt, furioso.
Trent riprese.
“Usignoli, qui è il vostro Capitano che vi parla…”
“E questo lo abbiamo capito” sbuffò Smythe, al che Kurt si arrabbiò davvero. Gli puntò il dito contro il petto e lo spinse contro il muro.
“Chiudi quella cazzo di bocca”. Kurt non era tipo da reazioni violente, ma Sebastian metteva davvero a dura prova la sua pazienza.
“Uh, Miss Hummel è arrabbiata”. Come risposta Kurt gli tirò la cravatta, sino a farlo tossire.
“Non sai quanto! Trent, continua” ringhiò Kurt, continuando a guardare Sebastian dritto negli occhi.
“U-“
“Salta quel pezzo!”
Blaine prese il biglietto dalle mani di Trent e riprese a leggere.
“L’Accademia Militare mi ha rivoluto con sé. Devo tornare sotto le armi. So che sarete dispiaciuti quando leggerete questo messaggio…”
“Tantissimo” commentò acido Sebastian, prima di beccarsi una gomitata sullo sterno.
“Ho dovuto farlo. Spero possiate capirmi. Hunter”.
“Che facciamo?” commentò Titus, sconsolato, mentre si lasciava crollare sulla poltrona dietro la scrivania.
“Hunter aveva già scelto le canzoni per le Regionali, e abbiamo solo due settimane. Non possiamo ricominciare da capo”.
“Certo che se parlava nuovamente di pomp-“
Blaine colpì Sebastian sulla nuca, con un quotidiano.
“Davvero, stà zitto”.
Kurt fissava il vuoto, in cerca di qualcosa da fare.
 Non poteva permettersi che tutto ciò per cui aveva lavorato crollasse. Dal Glee dipendeva la sua borsa di studio.
E Kurt non era mai stato uno  che rimaneva con le mani in mano.
Non sarebbe finito tutto in malora per colpa di quella zucca vuota di Hunter  Clarington.
O non si sarebbe più chiamato Kurt Elizabeth Hummel.
“Poiché mi sembra ovvio che non possiamo sperare che Hunter torni di sua spontanea volontà…”
“Perché sospetto che sarà un’idea troppo stupida? Ah sì, è una tua idea.”
“Ti sto ignorando”.
“Se mi ignorassi non mi risponderesti”.
“Ci tenevo a fartelo sapere”. Kurt gli fece un sorriso tanto forzato, che gli fecero male le guance.
Blaine batté la mani per attirare l’attenzione dei due che avevano preso a guardarsi in cagnesco.
“Cosa avevi in mente?” domandò, andandosi a sedere sulla scrivania.
“Dobbiamo andare a recuperare  Hunter”.
Nick si battè la mano contro la fronte, mentre Jeff si strozzò con l’acqua che stava bevendo.
“Io l’avevo detto che era un’idea stupida” Sebastian alzò le mani in segno di resa.
“Tranquillo, non devi andarci tu.  L’ultima cosa che voglio è dividere un qualsiasi spazio ristretto con te. Morirei di asfissia da marchetta. Gli Usignoli anziani non possono muoversi, gli unici liberi siamo io, te e Blaine. Quindi, ci andrò con lui”.
“Non vorrei mai viaggiare con te, con cosa ti muovi, con unicorni che vanno a zucchero filato?”
“Tu e la tua arroganza siete il motivo pere cui andrò con Blaine”.
Kurt si girò verso Blaine con un sorriso a trentadue denti, che ricambiò il gesto porgendo il pugno verso Kurt.
Questo andò a picchiettarlo con l’indice e accompagnò il tutto con un “uh!”
Sebastian alzò gli occhi al cielo.
“Che cosa da veri uomini!”
 
 
“Eetciù!”
Il mercoledì diede il buongiorno a Kurt con una sorpresa. Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino, quella per Kurt sarebbe stata una giornata di me.,.ravigliose scoperte.
“Davvero Gurt, bi disbiage!”
No. No. No. No.
Non poteva essere successo veramente. Davvero, l’Universo stava cercando di dirgli qualcosa. O lo odiava a morte.
Esiste un momento, nella nostra vita, in cui il destino decide di tirarci un brutto scherzo. Il suo aveva anche un numero.
Blaine, steso a  letto mezzo moribondo,  aveva trentotto e mezzo di febbre. Sì, insomma era carino con le guance rosse , gli occhi lucidi e i capelli privi di gel. Ma avrebbe voluto vederlo così in altre situazioni.
“Non fa nulla” Kurt fece spallucce, tendendogli la mano. “L’importante è che tu ti riprenda”.
Sorridi, si disse. Sorridi.
In fondo, Kurt ci sperava. Sarebbe potuto stare con Blaine. Da solo con lui. Da quanto aspettava quel momento? Erano precisamente due anni, otto mesi e quattro giorni che cercava di fare breccia nel cuore del giovane Anderson.
Sì, Kurt era un tipo preciso.
Considerando anche il periodo in cui Sebastian ci aveva provato con Blaine, fallendo miseramente.
Ebbene sì,  anche Kurt era finito nel vortice dei triangoli di rosa tinti.
Era un sentimentale, romantico e sognatore. Motivo per cui Sebastian aveva capito che aveva una cotta per Blaine.
A dire il vero, lo avevano capito tutti gli Usignoli. Tranne il diretto interessato. Magari non era poi davvero sveglio come  dava a vedere.
“Gobe varai ber il viaggio ber reguberare Hunter?” soffiò forte nel fazzolettino di carta, che andò poi a fare compagnia agli altri, accatastati affianco al letto.
“Partirò da solo!” spiegò semplicemente Kurt.
“Non buoi!” protestò Blaine “è pericoloso!”
“Blaine, cosa vuoi che mi succeda?” rise Kurt, cercando di tranquillizzarlo.
“C’è  una saggo di gente gattiva in giro, botrebbero provarci con te, o peggio” spalancò i grandi occhi nocciola “ approfittarsi di te” tirò su  col naso.
Ora Kurt si sentiva più tranquillo. Anzi no, per nulla.
Deglutì a vuoto.
“Sei carino a preoccuparti per me” tentò Kurt.
“Ecco perché bi sono breoccubato di cercarti un gompagno di viaggio”.
Kurt si illuminò: niente molestatori o corteggiatori indiscreti, chissà chi lo avrebbe accompagnato degli Usignoli del Consiglio.
“Oh, che cosa carina! Davvero, non dovevi…”
“Ciao, principessa!”
Dannazione.
“Così, saremo compagni di viaggio” lo prese in giro Sebastian “Viva noi!” agitò le mani in aria Sebastian, con una sorriso stampato in faccia.
Perché sorrideva?
A Kurt non piaceva quando Sebastian sorrideva, non era mai un  buon segno. Mai. Quando accadeva potevano succedere tante cose : Crudelia Demon avrebbe salvato dei cuccioli di dalmata dall’abbattimento, Elton John avrebbe trovato la donna della sua vita, Blaine avrebbe donato in beneficenza il ricavato della vendita delle sue scatole di gel.
Il mondo è un posto difficile, soprattutto se ti chiami Kurt Hummel  e nel tuo stesso emisfero abita Sebastian Smythe.
“No, davvero. Ci vado da solo!” esclamò Kurt.
Ma non buoi!” protestò Blaine.
“Già, non puoi!” si aggiunse Sebastian “ non poi privarmi del divertimento di stuzzicarti per vedere quell’antiestetica vena gonfiarsi nel bel mezzo della tua pallida fronte da bambola di porcellana!”
“Io non ho nessuna vena in mezzo alla fronte!”
“Sì, invece!”
“No!”
“Sì”
“Ragazzi!”
I due si voltarono verso Blaine per poi guardarsi.
“E’ colpa sua” si indicarono a vicenda. “Ehi!”
Mentre erano intenti a guardarsi in cagnesco, in camera di Blaine entrò Nick.
“ Hai detto loro che partiranno insieme?” poi scosse il capo “ domanda stupida”.
Poi si avvicinò con circospezione  a Blaine e gli sussurrò all’orecchio “ Ma sei proprio sicuro di ciò che stai facendo? Loro due insieme…”
“Duval! Io sono qui!” si lamentò Sebastian. “ E poi io e Kurt lo facciamo per gli Usignoli. Siamo persone mature. Vero, Kurt?”
Il ragazzo chiamato in causa in quel momento stava giocando con le estremità della cravatta dell’uniforme e a quanto sembrava cercava il modo di metterla attorno al collo di Sebastian e farlo sembrare un incidente.
“Kurt!”
Questi si raddrizzò di colpo.
“Quello che ha detto Sebastian!”
Smythe alzò gli occhi al cielo.
“Prima partiamo, prima tutto questo finirà”.
 
“Io su quella cosa non ci salgo” proferì serio Kurt, squadrando il veicolo davanti a sé.
“Beh, scusa se non è il camper di Barbie”.
“Sebastian!” protestò Kurt “Sono serio. Questa macchina va troppo veloce per i miei gusti e…”
“Da quando ti intendi di macchine?”
Kurt sbuffò sonoramente, arricciando il naso.
“Da una vita?” domandò sarcastico “Mio padre fa il meccanico…”
“Non ci credo, sai come si  pulisce un carburatore?” Sebastian stentava a crederci. L’altro alzò gli occhi al cielo.
“Dico, non so se hai notato le mie mani, ti sembrano quelle di qualcuno che ha avuto a che fare da vicino con carburatori o cose simili” s’indicò i palmi, liberi da imperfezioni.. “E comunque, so quanto corre. È una Aston Martin e ne conosco le potenzialità.”
“Hummel?”
“Sì?”
“Porta le tue chiappe sul sedile del passeggero. Adesso.”
 
 
 
 N.d.a
Credo che tutto questo sia nato quasi per sbaglio. Cioè, in realtà in questo periodo sto scrivendo o drabble o OS, non avevo voglia di impegnarmi in qualcosa di serio. Anche perché mancava L’IDEA. Poi è arrivata, BAAAAMM e lo devo a Vals, perché mi ha spronata a concentrarmi. L’idea iniziale è cambiata tipo tre/quattro volte, poi ho deciso che questa poteva essere quelle giusta.
Mi ero ripromessa di aspettare di aver finito di scrivere tutto prima di pubblicare. Poi di aver scritto almeno quattro capitoli.
Al momento ho finito il primo capitolo ( stai pubblicando Nico, Captain OBV!) e ho iniziato il secondo, ma so già come finirà. Oh, se lo so *risata malefica*
Il titolo del capitolo sarà lo Stato in cui Kurt e Sebastian si trovano in quel momento della storia. Voglio provare l’esperimento di scrivere qualcosa sullo stile on the road, giusto per cambiare e sperimentare varie ambientazioni.
So, ho detto tutto, quindi ora vi lascio, ho un capitolo da finire. YEAH.
N.
 
   
 
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